Anno sabbatico 4
di
elena1957
genere
etero
Anno sabbatico 4
Passai alcuni giorni in costiera amalfitana e visitai Capri ed Ischia, poi decisi di cambiare mare e partii per la Puglia, Bari, Lecce, Taranto, ancora qualche settimana da turista, ormai era Giugno, l’inverno era finito ed io ero nella parte giusta dell’Italia per godermi l’estate.
Da Lecce andai verso il mare e poi continuai costeggiandolo, entrai in Calabria coste rocciose, piccole spiagge sabbiose, tanti paesi da attraversare, a sera arrivai a Soverato, e trovai un albergo, nulla di speciale ma pulito e comodo, ma non avevano il ristorante, non avevo neanche tanta fame ed entrai in un bar pensando di farmi un panino ed una coca, seduto al banco c’era un ragazzo che stava bevendo, non so cosa, era un po’ più grande di me sicuramente, carino, niente di che comunque, inoltre quella sera non cercavo nulla, volevo solo mangiare il mio panino, bere la mia coca ed andarmene in albergo, avevo guidato tutto il giorno, continuava a guardarmi, forse era anche per come ero vestita con un vestitino corto a fiori allacciato davanti e dei sandali tacco 10, con le gambe accavallate il vestitino era salito e le mie gambe lunghe, sicuramente non sfiguravano, venne vicino al mio tavolo con il bicchiere in mano e
- Scusa, ti ho visto da sola, posso sedermi con te?
Beh era gentile e farlo sedere non significava nulla
- Prego, siediti
Io intanto stavo aspettando il mio panino sorseggiando la coca.
- Piacere, Emanuele
- Ciao io sono Elena
- Ciao Elena sei arrivata adesso?
- Si proprio stasera
- Anch’io nel pomeriggio di dove sei?
- Milano
- Ma dai anch’io in che zona sei?
- Castello Arena
- Ah bello, no io Vigentino, però lavoro in Babila
- E cosa fai qui? Per lavoro?
- Si a vendere case in un nuovo villaggio qui vicino, sostituisco un geometra
- Ah, bello
- E tu invece?
- No io mi sono presa un anno sabbatico e giro un po’ l’Italia
- Fortunata, io l’ho girata quasi esclusivamente per lavoro, mi fermerò fino a fine agosto
Arrivò il mio panino e lui ordinò un martini, mi raccontò che il geometra che sostituiva in tre mesi non aveva venduto neanche un appartamento e pensava che l’avessero mandato giù sperando che cambiasse qualcosa ma mi disse anche che di solito in estate non si vendevano case in località turistiche, normalmente qualcuno andava a vedere perché era in vacanza ma non comprava nulla, quindi non aveva particolari prospettive, avrebbe dovuto inventarsi qualcosa. Io intanto continuavo a mangiare il mio panino, non mi stava annoiando, anche perché ci metteva passione nei suoi discorsi ma io ero stanca e volevo andare a dormire, doveva essere un ragazzo sensibile perché se ne accorse e disse
- Però adesso basta, ti sto facendo addormentare, vorrai andare a dormire e riposare
- Si in effetti sono stanca
- In che albergo sei? Ti accompagno
- Sono qui vicino non importa
Quando gli dissi il nome dell’hotel
Ma va, anch’io sono lì, dai accompagnamici a vicenda.
Ci alzammo e non mi permise di pagare il mio panino e la coca, però esistevano ancora uomini così, passeggiammo qualche minuto ed arrivammo in albergo, alla reception ci dettero le chiavi e lui
- Beh Elena, buina notte, se domattina non ci vediamo a colazione è stato un piacere conoscerti
- Ciao, buona notte anche a te
Andai in camera e dopo una doccia calda mi infilai a letto e mi addormentai subito.
Al mattino mi alzai verso le 10, doccia, trucco dalla finestra vidi che era una bella giornata di sole, allora, pensando di andare un po’ in giro, misi un completino di pizzo di seta bianco dei mini shorts di jeans una magliettina che mi lasciava una spalla scoperta, poi vidi nello specchio la spallina del reggiseno e lo tolsi, mi portai un k-way, scarpe da tennis bianche e scesi a fare colazione, ero da sola, tutti si erano alzati prima di me, allora presi la macchina e partii sempre sul lungomare, ad un certo punto vidi un cartello “Sant’Andrea Apostolo” con una freccia che lo indicava, mi ricordai di quello che mi aveva detto Emanuele la sera prima ed entrai nel villaggio, in effetti d’erano delle case in costruzione ma alcune erano già finite, una freccia indicava ufficio vendite e c’era una macchina blu parcheggiata fuori, mi ci fermai accanto e scesi, la porta era aperta ed entrai, Emanuele era lì
- We ciao, mi hai trovato
- Ero in giro
- Ho lasciato l’albergo stamattina, ho pensato di trasferirmi qui, mi sembrava il caso
Mi guardai in giro, in effetti era un appartamentino completo di angolo cottura, soggiorno, una camera da letto, il bagno ed un portico dalla parte del soggiorno. Emanuele aveva lasciato la giacca e la cravatta della sera prima e aveva un paio di jeans ed una polo Lacoste con delle scarpe da barca, mi disse
- Ho lasciato la giacca e la cravatta, come si può pensare che qualcuno si fidi in un villaggio turistico vi un agente immobiliare con giacca e cravatta, vuoi fare un giro?
- Si dai
In effetti era un cantiere, stavano costruendo anche un albergo, le case erano tutte palazzine basse con appartamenti tutti uguali al piano terra ed al primo piano, costruite ad anfiteatro con in mezzo tanto verde e delle piante d’olivo, il villaggio era separato dalla spiaggia solo da una fascia di pini marittimi, quindi per andare al mare non dovevi attraversare alcuna strada, incontrammo una bella ragazza che si chiamava Silvia, era la ragazza del centro servizi, allora Emanuele disse
- Ragazze visto che è mezzogiorno vi invito a pranzo
E Silvia
- E dove ci porti?
- Ma nel mio nuovo appartamento, chiaramente, cucinerò per voi, stamattina ho fatto la spesa.
Ci sedemmo sotto il suo portico, ci dette del vino bianco da bere e lui si mise in cucina, io e Silvia, intanto facemmo conoscenza, lei era pugliese ed era arrivata da poco, sarebbe rimasta tutta l’estate, era fidanzata ed il fidanzato l’avrebbe raggiunta ad agosto per una quindicina di giorni. Emanuele aveva preparato anche la tavola all’interno, e ci chiamò, spaghetti con il pomodorino fresco, e poi dei gamberoni al cognac, pure bravo in cucina, ed era tutto buono, si scusò di non avere frutta ma andava bene così, dopo pranzo sparecchiò e ficcò tutto nella lavastoviglie, l’ufficio era di nuovo operativo, Silvia mi propose di andare in spiaggia con lei a prendere un po’ di sole, ma le dissi di non avere il costume, e lei
- Oh non ti preoccupare, io lo prendo sempre in topless e le uniche che si lamentano sono le mogli di quelli che hanno già comprato casa e che sono qui nel villaggio
Allora accettai ed andammo in spiaggia lasciando Emanuele al suo lavoro.
Tornammo dopo un paio d’ore, anche Silvia doveva andare ad aprire il suo ufficio, Emanuele era seduto sotto il portico e la porta dell’ufficio era aperta come al mattino, aveva messo sul tavolo dove avevamo pranzato dei depliant ed dei fogli che immagino fossero i contratti da compilare nel caso fosse riuscito a vendere qualcosa. Si alzò ed offrì anche a me un calice di vino bianco e poi ci sedemmo al tavolino sotto il portico in completo relax
- Allora com’era in spiaggia?
- Bellissimo, eravamo solo noi ed un signore che leggeva un libro
- Ah si è un notaio di Roma, l’ho già conosciuto
- È il primo sole dell’anno che prendo
- Non è ancora abbastanza forte, vedrai a luglio, anzi per quanto ti fermi?
- Oh non lo so, vivo giorno per giorno
- Bel modo di affrontare la vita
- Io sono così
A forza di chiacchierare il tempo passava piacevolmente, Emanuele da buon venditore parlava molto ma mi resi conto che sapeva anche ascoltare, cosa rara in un uomo, ad un certo punto si scusò e si alzò
- Scusa, chiudo la porta dell’ufficio, adesso siamo chiusi, tanto non si è visto nessuno
Poi tornò sotto il portico da me e mi propose di andare a cena alla ricerca di un ristorantino e accettai.
Andammo con la sua macchina, una Lancia coupè blu, carina, andammo un po’ a zonzo senza una meta precisa, poi Emanuele vide una freccia che indicava un ristorante e la seguì, era sul mare, sulle rocce, una bella veranda sul mare, wow c’erano anche le candele sui tavoli protette dal vento da una copertura in vetro tipo lampade a petrolio di una volta, scostò anche la sedia per farmi accomodare al tavolo, mio Dio esistevano ancora uomini così? Fu lui a scegliere dal menù chiedendomi, chiaramente, se mi andava bene ed io gli dissi di si, una pasta fresca tipo fusilli che lui mi disse si chiamavano strozzapreti condita con un sughetto a base di pesce con dei gamberetti sgusciati, poi dei filetti di spigola al burro che, sempre lui, mi disse non era di allevamento, da bere visto che disse non c’era un vino particolarmente buono prese una bottiglia di Veuve Cliquot, champagne, uhmmm ci stava provando alla grande.
Era anche spiritoso, mi faceva ridere, era bello passare una serata spensierata, in un ambiente poi, così romantico, una cosa abbastanza nuova per me, arrivò addirittura, visto che c’era la musica di sottofondo, ad invitarmi a ballare alzandosi e porgendomi la mano, io che non mi sono mai vergognata di niente, in quell’occasione, mi guardai intorno ma gli altri commensali non ci stavano guardando, salvo un paio di loro, dopo, imitarci. Ballammo un paio di lenti poi tornammo al tavolo e lui, ancora mi fece accomodare scostandomi la sedia, mamma mia mi aspettavo qualcosa di diverso, mi stava davvero corteggiando, al momento del dolce poi prendemmo un tirami su e lui si fece portare due cucchiaini e de lo dividemmo, anche se io ne mangia di più, una seconda bottiglia di champagne finì e fummo pronti ad andarcene, non mi fece neppure vedere il conto, lasciò i soldi sul tavolo quando ci alzammo per andarcene, così non seppi mai quanto aveva pagato. Facemmo una breve passeggiata lungo la costa rocciosa, lì non c’era spiaggia, e mentre tornavamo alla macchina mi baciò, io, devo essere sincera, non aspettavo altro e accidenti aveva labbra morbide, e la lingua umida e calda, no, non dovevo innamorarmi, non dovevo.
Durante il viaggio di ritorno non parlammo, arrivati al villaggio mi aprì la portiera dell’auto per farmi scendere aiutandomi con una mano, l’auto era bassa e sportiva, quando fui in piedi mi abbracciò di nuovo e mi baciò poi
- Devi proprio tornare in albergo? Perché non ti fermi qui stanotte
- Ma io, veramente …..
- Sono stato troppo precipitoso? Scusami pensavo che anche tu …….
Stavolta lo baciai io non lasciandolo finire
- Si, anch’io.
Entrammo in casa baciandoci e strappandoci quasi i vestiti di dosso, quando fummo a letto lui continuò a baciarmi e, intanto esplorava con la mano il mio corpo ed io facevo altrettanto, era delicato, le sue erano carezze, poi si scostò un attimo guardandomi
- Mio Dio, sei bellissima,
poi sfiorandomi i capezzoli con un movimento circolare delle dita
- I tuoi capezzoli sono straordinari,
sentivo la sua virilità contro la mia gamba e pensai volesse penetrarmi e allargai leggermente le gambe ma non fu così, mise una mano sulla mia farfallina, poi ci infilò un dito fino ad estrarre il clitoride che accarezzò leggermente come fosse un pene, con un dito ne picchiettò la punta delicatamente, poi prese le mie grandi labbra e le portò all’esterno per poi rilasciarle come con un altalena, ma da dove era uscito questo extraterrestre, stavo avendo quasi un orgasmo clitorideo ero eccitatissima, poi usò anche la lingua ed io, dentro di me imploravo “adesso prendimi, prendimi” lo fece con una delicatezza incredibile, entrò dentro di me che ero già fradicia con un unico movimento fluido ed arrivò in fondo, poi stette immobile per qualche istante, appena cominciò a muoversi ebbi il mio primo orgasmo, eravamo abbracciati stretti e ci baciavamo mentre il suo lento e preciso andirivieni mi faceva godere, non mi stava scopando, stavamo facendo l’amore.
Quando aumentò il ritmo capii che anche lui stava arrivando, lo facemmo contemporaneamente, allacciai forte le gambe alle sue natiche, non volevo uscisse, lo volevo sentire tutto dentro di me, il suo sperma nutrì la mia vagina, io con una mano gli accarezzavo i genitali mentre lui ancora si stava svuotando, eravamo accaldati e sudati ma rimanemmo abbracciati continuando a baciarci.
- Come stai?
- Sto benissimo, è stato molto bello
- Bene, anche per me è stato bellissimo
- Dobbiamo rifarlo
- Adesso? Subito? Scusa ma non credo sia possibile
Disse ridendo
- Dai, che ci vuole, vai a fare una doccia e quando torni…..
- Si una doccia vado a farla poi quando torno vedremo
Quando si alzò per andare in bagno gli accarezzai il membro
- Torna presto (riferendomi al membro)
- Viziosa
E ridendo si allontanò, dopo qualche minuto sentii l’acqua della doccia scrosciare e decisi di raggiungerlo, scostai la tenda delle doccia e mi ci infilai
- Ehi non dovevi aspettarmi di là?
- Mi sentivo sola e abbandonata
Ci insaponammo l’un l’altra , e facemmo la doccia insieme, avevamo mezzo allagato il bagno, non avevo tirato la tenda dietro di me, ci asciugammo solo la faccia e poi lui buttò i teli per terra per non scivolare, mi prese in braccio, si avete capito bene, in braccio e mi riportò a letto, ci coricammo così bagnati come eravamo, io accarezzavo il suo pene che si stava risvegliando e lui mi lasciava fare continuando a baciarmi poi
- Come fai ad essere più bella di prima?
Sapeva cosa dire per farti piacere, sentii che era pronto di nuovo, mi misi su un fianco e dissi
- Abbracciami forte
Lui dietro di me non se lo fece ripetere, io con una mano dietro la schiena impugnai il suo scettro e lo diressi verso il mio buchino
- Ehi forse stai sbagliando
- No, no, voglio darti tutto, non ti va ?
- Certo che mi va, solo che non pensavo tu ……
- Si io lo voglio
Anche stavolta fu molto bravo, un po’ per volta avanzando ed arretrando ed avanzando ancora mi penetrò, sentivo il suo scroto contro le mie chiappette, una sua mano mi teneva stretta passando sopra i miei seni e l’altra solleticava la mia farfallina ed il mio clitoride, intanto, come prima, il suo movimento era fluido e profondo, venni sulla sua mano mentre lui mi inondava l’intestino e rimanemmo così per un po’ prima di slegarci e continuare ad accarezzarci e baciarci, poi ci addormentammo felici.
Il mattino dopo Emanuele non era nel letto con me, era presto, al mio orologio le 7,30, mi alzai e così nuda passai in soggiorno, lui era li’ vestito con il caffè caldo pronto ed i cornetti che era andato a comprare, mi baciò e poi facemmo colazione
Alzandomi dopo aver finito dissi-
- Adesso devo andare
si alzò anche lui
- Senti Elena, perché non lasci l’albergo e vieni a stare qui?
- No, meglio che io resti la e poi tu devi lavorare, ci vediamo più tardi,
gli diedi un bacio, mi rivestii e scappai via.
Passammo due mesi così, a volte mi fermavo di notte, a volte facevamo l’amore nell’intervallo del pranzo, lui, intanto stava vendendo case, ne vendette più di 30 e disse che il merito era solo mio che lo ispiravo, poi un giorno, o meglio, una notte mi disse
- Elena, tesoro, devo dirti una cosa
- Dimmi manu
Ormai lo chiamavo così, mi dette un bacio sulla spalla mentre eravamo a letto e
- Elena io sono davvero, ma davvero, innamorato di te, non credo di poter continuare una vita senza te al mio fianco, mi sei indispensabile come l’aria che respiro, mi vuoi sposare?
Così facendo si sporse verso il comodino, lo aprì e ne estrasse un cofanetto che, una volta aperto, conteneva un anello con un diamante sopra, feci un grosso respiro non mi aspettavo una cosa del genere così, dopo soli due mesi e poi, nessuno mi aveva mai chiesto di sposarlo. Come comportarmi per non ferirlo, allora
- Mi hai preso alla sprovvista, non ci avevo mai pensato, anch’io penso di essermi innamorata di te ma non lo so, mi sembra troppo presto, non dobbiamo essere precipitosi continuiamo così poi vedremo, ti prego, non te la prendere, è una decisione importante
- Capisco, è vero, hai ragione, però io sono già sicuro di amarti, però rispetterò i tuoi tempi, stai tranquilla.
Richiuse il cofanetto, mi baciò e lo ripose nel cassetto del comodino, il mattino dopo facemmo colazione come al solito, poi lo salutai e tornai al mio albergo, chiesi il conto, feci portare i bagagli alla mia macchina e partii, forse lo amavo anch’io, forse più di quanto pensavo ma non ero la donna adatta a lui ed il matrimonio, sicuramente, non si adattava al mio essere.
Passai alcuni giorni in costiera amalfitana e visitai Capri ed Ischia, poi decisi di cambiare mare e partii per la Puglia, Bari, Lecce, Taranto, ancora qualche settimana da turista, ormai era Giugno, l’inverno era finito ed io ero nella parte giusta dell’Italia per godermi l’estate.
Da Lecce andai verso il mare e poi continuai costeggiandolo, entrai in Calabria coste rocciose, piccole spiagge sabbiose, tanti paesi da attraversare, a sera arrivai a Soverato, e trovai un albergo, nulla di speciale ma pulito e comodo, ma non avevano il ristorante, non avevo neanche tanta fame ed entrai in un bar pensando di farmi un panino ed una coca, seduto al banco c’era un ragazzo che stava bevendo, non so cosa, era un po’ più grande di me sicuramente, carino, niente di che comunque, inoltre quella sera non cercavo nulla, volevo solo mangiare il mio panino, bere la mia coca ed andarmene in albergo, avevo guidato tutto il giorno, continuava a guardarmi, forse era anche per come ero vestita con un vestitino corto a fiori allacciato davanti e dei sandali tacco 10, con le gambe accavallate il vestitino era salito e le mie gambe lunghe, sicuramente non sfiguravano, venne vicino al mio tavolo con il bicchiere in mano e
- Scusa, ti ho visto da sola, posso sedermi con te?
Beh era gentile e farlo sedere non significava nulla
- Prego, siediti
Io intanto stavo aspettando il mio panino sorseggiando la coca.
- Piacere, Emanuele
- Ciao io sono Elena
- Ciao Elena sei arrivata adesso?
- Si proprio stasera
- Anch’io nel pomeriggio di dove sei?
- Milano
- Ma dai anch’io in che zona sei?
- Castello Arena
- Ah bello, no io Vigentino, però lavoro in Babila
- E cosa fai qui? Per lavoro?
- Si a vendere case in un nuovo villaggio qui vicino, sostituisco un geometra
- Ah, bello
- E tu invece?
- No io mi sono presa un anno sabbatico e giro un po’ l’Italia
- Fortunata, io l’ho girata quasi esclusivamente per lavoro, mi fermerò fino a fine agosto
Arrivò il mio panino e lui ordinò un martini, mi raccontò che il geometra che sostituiva in tre mesi non aveva venduto neanche un appartamento e pensava che l’avessero mandato giù sperando che cambiasse qualcosa ma mi disse anche che di solito in estate non si vendevano case in località turistiche, normalmente qualcuno andava a vedere perché era in vacanza ma non comprava nulla, quindi non aveva particolari prospettive, avrebbe dovuto inventarsi qualcosa. Io intanto continuavo a mangiare il mio panino, non mi stava annoiando, anche perché ci metteva passione nei suoi discorsi ma io ero stanca e volevo andare a dormire, doveva essere un ragazzo sensibile perché se ne accorse e disse
- Però adesso basta, ti sto facendo addormentare, vorrai andare a dormire e riposare
- Si in effetti sono stanca
- In che albergo sei? Ti accompagno
- Sono qui vicino non importa
Quando gli dissi il nome dell’hotel
Ma va, anch’io sono lì, dai accompagnamici a vicenda.
Ci alzammo e non mi permise di pagare il mio panino e la coca, però esistevano ancora uomini così, passeggiammo qualche minuto ed arrivammo in albergo, alla reception ci dettero le chiavi e lui
- Beh Elena, buina notte, se domattina non ci vediamo a colazione è stato un piacere conoscerti
- Ciao, buona notte anche a te
Andai in camera e dopo una doccia calda mi infilai a letto e mi addormentai subito.
Al mattino mi alzai verso le 10, doccia, trucco dalla finestra vidi che era una bella giornata di sole, allora, pensando di andare un po’ in giro, misi un completino di pizzo di seta bianco dei mini shorts di jeans una magliettina che mi lasciava una spalla scoperta, poi vidi nello specchio la spallina del reggiseno e lo tolsi, mi portai un k-way, scarpe da tennis bianche e scesi a fare colazione, ero da sola, tutti si erano alzati prima di me, allora presi la macchina e partii sempre sul lungomare, ad un certo punto vidi un cartello “Sant’Andrea Apostolo” con una freccia che lo indicava, mi ricordai di quello che mi aveva detto Emanuele la sera prima ed entrai nel villaggio, in effetti d’erano delle case in costruzione ma alcune erano già finite, una freccia indicava ufficio vendite e c’era una macchina blu parcheggiata fuori, mi ci fermai accanto e scesi, la porta era aperta ed entrai, Emanuele era lì
- We ciao, mi hai trovato
- Ero in giro
- Ho lasciato l’albergo stamattina, ho pensato di trasferirmi qui, mi sembrava il caso
Mi guardai in giro, in effetti era un appartamentino completo di angolo cottura, soggiorno, una camera da letto, il bagno ed un portico dalla parte del soggiorno. Emanuele aveva lasciato la giacca e la cravatta della sera prima e aveva un paio di jeans ed una polo Lacoste con delle scarpe da barca, mi disse
- Ho lasciato la giacca e la cravatta, come si può pensare che qualcuno si fidi in un villaggio turistico vi un agente immobiliare con giacca e cravatta, vuoi fare un giro?
- Si dai
In effetti era un cantiere, stavano costruendo anche un albergo, le case erano tutte palazzine basse con appartamenti tutti uguali al piano terra ed al primo piano, costruite ad anfiteatro con in mezzo tanto verde e delle piante d’olivo, il villaggio era separato dalla spiaggia solo da una fascia di pini marittimi, quindi per andare al mare non dovevi attraversare alcuna strada, incontrammo una bella ragazza che si chiamava Silvia, era la ragazza del centro servizi, allora Emanuele disse
- Ragazze visto che è mezzogiorno vi invito a pranzo
E Silvia
- E dove ci porti?
- Ma nel mio nuovo appartamento, chiaramente, cucinerò per voi, stamattina ho fatto la spesa.
Ci sedemmo sotto il suo portico, ci dette del vino bianco da bere e lui si mise in cucina, io e Silvia, intanto facemmo conoscenza, lei era pugliese ed era arrivata da poco, sarebbe rimasta tutta l’estate, era fidanzata ed il fidanzato l’avrebbe raggiunta ad agosto per una quindicina di giorni. Emanuele aveva preparato anche la tavola all’interno, e ci chiamò, spaghetti con il pomodorino fresco, e poi dei gamberoni al cognac, pure bravo in cucina, ed era tutto buono, si scusò di non avere frutta ma andava bene così, dopo pranzo sparecchiò e ficcò tutto nella lavastoviglie, l’ufficio era di nuovo operativo, Silvia mi propose di andare in spiaggia con lei a prendere un po’ di sole, ma le dissi di non avere il costume, e lei
- Oh non ti preoccupare, io lo prendo sempre in topless e le uniche che si lamentano sono le mogli di quelli che hanno già comprato casa e che sono qui nel villaggio
Allora accettai ed andammo in spiaggia lasciando Emanuele al suo lavoro.
Tornammo dopo un paio d’ore, anche Silvia doveva andare ad aprire il suo ufficio, Emanuele era seduto sotto il portico e la porta dell’ufficio era aperta come al mattino, aveva messo sul tavolo dove avevamo pranzato dei depliant ed dei fogli che immagino fossero i contratti da compilare nel caso fosse riuscito a vendere qualcosa. Si alzò ed offrì anche a me un calice di vino bianco e poi ci sedemmo al tavolino sotto il portico in completo relax
- Allora com’era in spiaggia?
- Bellissimo, eravamo solo noi ed un signore che leggeva un libro
- Ah si è un notaio di Roma, l’ho già conosciuto
- È il primo sole dell’anno che prendo
- Non è ancora abbastanza forte, vedrai a luglio, anzi per quanto ti fermi?
- Oh non lo so, vivo giorno per giorno
- Bel modo di affrontare la vita
- Io sono così
A forza di chiacchierare il tempo passava piacevolmente, Emanuele da buon venditore parlava molto ma mi resi conto che sapeva anche ascoltare, cosa rara in un uomo, ad un certo punto si scusò e si alzò
- Scusa, chiudo la porta dell’ufficio, adesso siamo chiusi, tanto non si è visto nessuno
Poi tornò sotto il portico da me e mi propose di andare a cena alla ricerca di un ristorantino e accettai.
Andammo con la sua macchina, una Lancia coupè blu, carina, andammo un po’ a zonzo senza una meta precisa, poi Emanuele vide una freccia che indicava un ristorante e la seguì, era sul mare, sulle rocce, una bella veranda sul mare, wow c’erano anche le candele sui tavoli protette dal vento da una copertura in vetro tipo lampade a petrolio di una volta, scostò anche la sedia per farmi accomodare al tavolo, mio Dio esistevano ancora uomini così? Fu lui a scegliere dal menù chiedendomi, chiaramente, se mi andava bene ed io gli dissi di si, una pasta fresca tipo fusilli che lui mi disse si chiamavano strozzapreti condita con un sughetto a base di pesce con dei gamberetti sgusciati, poi dei filetti di spigola al burro che, sempre lui, mi disse non era di allevamento, da bere visto che disse non c’era un vino particolarmente buono prese una bottiglia di Veuve Cliquot, champagne, uhmmm ci stava provando alla grande.
Era anche spiritoso, mi faceva ridere, era bello passare una serata spensierata, in un ambiente poi, così romantico, una cosa abbastanza nuova per me, arrivò addirittura, visto che c’era la musica di sottofondo, ad invitarmi a ballare alzandosi e porgendomi la mano, io che non mi sono mai vergognata di niente, in quell’occasione, mi guardai intorno ma gli altri commensali non ci stavano guardando, salvo un paio di loro, dopo, imitarci. Ballammo un paio di lenti poi tornammo al tavolo e lui, ancora mi fece accomodare scostandomi la sedia, mamma mia mi aspettavo qualcosa di diverso, mi stava davvero corteggiando, al momento del dolce poi prendemmo un tirami su e lui si fece portare due cucchiaini e de lo dividemmo, anche se io ne mangia di più, una seconda bottiglia di champagne finì e fummo pronti ad andarcene, non mi fece neppure vedere il conto, lasciò i soldi sul tavolo quando ci alzammo per andarcene, così non seppi mai quanto aveva pagato. Facemmo una breve passeggiata lungo la costa rocciosa, lì non c’era spiaggia, e mentre tornavamo alla macchina mi baciò, io, devo essere sincera, non aspettavo altro e accidenti aveva labbra morbide, e la lingua umida e calda, no, non dovevo innamorarmi, non dovevo.
Durante il viaggio di ritorno non parlammo, arrivati al villaggio mi aprì la portiera dell’auto per farmi scendere aiutandomi con una mano, l’auto era bassa e sportiva, quando fui in piedi mi abbracciò di nuovo e mi baciò poi
- Devi proprio tornare in albergo? Perché non ti fermi qui stanotte
- Ma io, veramente …..
- Sono stato troppo precipitoso? Scusami pensavo che anche tu …….
Stavolta lo baciai io non lasciandolo finire
- Si, anch’io.
Entrammo in casa baciandoci e strappandoci quasi i vestiti di dosso, quando fummo a letto lui continuò a baciarmi e, intanto esplorava con la mano il mio corpo ed io facevo altrettanto, era delicato, le sue erano carezze, poi si scostò un attimo guardandomi
- Mio Dio, sei bellissima,
poi sfiorandomi i capezzoli con un movimento circolare delle dita
- I tuoi capezzoli sono straordinari,
sentivo la sua virilità contro la mia gamba e pensai volesse penetrarmi e allargai leggermente le gambe ma non fu così, mise una mano sulla mia farfallina, poi ci infilò un dito fino ad estrarre il clitoride che accarezzò leggermente come fosse un pene, con un dito ne picchiettò la punta delicatamente, poi prese le mie grandi labbra e le portò all’esterno per poi rilasciarle come con un altalena, ma da dove era uscito questo extraterrestre, stavo avendo quasi un orgasmo clitorideo ero eccitatissima, poi usò anche la lingua ed io, dentro di me imploravo “adesso prendimi, prendimi” lo fece con una delicatezza incredibile, entrò dentro di me che ero già fradicia con un unico movimento fluido ed arrivò in fondo, poi stette immobile per qualche istante, appena cominciò a muoversi ebbi il mio primo orgasmo, eravamo abbracciati stretti e ci baciavamo mentre il suo lento e preciso andirivieni mi faceva godere, non mi stava scopando, stavamo facendo l’amore.
Quando aumentò il ritmo capii che anche lui stava arrivando, lo facemmo contemporaneamente, allacciai forte le gambe alle sue natiche, non volevo uscisse, lo volevo sentire tutto dentro di me, il suo sperma nutrì la mia vagina, io con una mano gli accarezzavo i genitali mentre lui ancora si stava svuotando, eravamo accaldati e sudati ma rimanemmo abbracciati continuando a baciarci.
- Come stai?
- Sto benissimo, è stato molto bello
- Bene, anche per me è stato bellissimo
- Dobbiamo rifarlo
- Adesso? Subito? Scusa ma non credo sia possibile
Disse ridendo
- Dai, che ci vuole, vai a fare una doccia e quando torni…..
- Si una doccia vado a farla poi quando torno vedremo
Quando si alzò per andare in bagno gli accarezzai il membro
- Torna presto (riferendomi al membro)
- Viziosa
E ridendo si allontanò, dopo qualche minuto sentii l’acqua della doccia scrosciare e decisi di raggiungerlo, scostai la tenda delle doccia e mi ci infilai
- Ehi non dovevi aspettarmi di là?
- Mi sentivo sola e abbandonata
Ci insaponammo l’un l’altra , e facemmo la doccia insieme, avevamo mezzo allagato il bagno, non avevo tirato la tenda dietro di me, ci asciugammo solo la faccia e poi lui buttò i teli per terra per non scivolare, mi prese in braccio, si avete capito bene, in braccio e mi riportò a letto, ci coricammo così bagnati come eravamo, io accarezzavo il suo pene che si stava risvegliando e lui mi lasciava fare continuando a baciarmi poi
- Come fai ad essere più bella di prima?
Sapeva cosa dire per farti piacere, sentii che era pronto di nuovo, mi misi su un fianco e dissi
- Abbracciami forte
Lui dietro di me non se lo fece ripetere, io con una mano dietro la schiena impugnai il suo scettro e lo diressi verso il mio buchino
- Ehi forse stai sbagliando
- No, no, voglio darti tutto, non ti va ?
- Certo che mi va, solo che non pensavo tu ……
- Si io lo voglio
Anche stavolta fu molto bravo, un po’ per volta avanzando ed arretrando ed avanzando ancora mi penetrò, sentivo il suo scroto contro le mie chiappette, una sua mano mi teneva stretta passando sopra i miei seni e l’altra solleticava la mia farfallina ed il mio clitoride, intanto, come prima, il suo movimento era fluido e profondo, venni sulla sua mano mentre lui mi inondava l’intestino e rimanemmo così per un po’ prima di slegarci e continuare ad accarezzarci e baciarci, poi ci addormentammo felici.
Il mattino dopo Emanuele non era nel letto con me, era presto, al mio orologio le 7,30, mi alzai e così nuda passai in soggiorno, lui era li’ vestito con il caffè caldo pronto ed i cornetti che era andato a comprare, mi baciò e poi facemmo colazione
Alzandomi dopo aver finito dissi-
- Adesso devo andare
si alzò anche lui
- Senti Elena, perché non lasci l’albergo e vieni a stare qui?
- No, meglio che io resti la e poi tu devi lavorare, ci vediamo più tardi,
gli diedi un bacio, mi rivestii e scappai via.
Passammo due mesi così, a volte mi fermavo di notte, a volte facevamo l’amore nell’intervallo del pranzo, lui, intanto stava vendendo case, ne vendette più di 30 e disse che il merito era solo mio che lo ispiravo, poi un giorno, o meglio, una notte mi disse
- Elena, tesoro, devo dirti una cosa
- Dimmi manu
Ormai lo chiamavo così, mi dette un bacio sulla spalla mentre eravamo a letto e
- Elena io sono davvero, ma davvero, innamorato di te, non credo di poter continuare una vita senza te al mio fianco, mi sei indispensabile come l’aria che respiro, mi vuoi sposare?
Così facendo si sporse verso il comodino, lo aprì e ne estrasse un cofanetto che, una volta aperto, conteneva un anello con un diamante sopra, feci un grosso respiro non mi aspettavo una cosa del genere così, dopo soli due mesi e poi, nessuno mi aveva mai chiesto di sposarlo. Come comportarmi per non ferirlo, allora
- Mi hai preso alla sprovvista, non ci avevo mai pensato, anch’io penso di essermi innamorata di te ma non lo so, mi sembra troppo presto, non dobbiamo essere precipitosi continuiamo così poi vedremo, ti prego, non te la prendere, è una decisione importante
- Capisco, è vero, hai ragione, però io sono già sicuro di amarti, però rispetterò i tuoi tempi, stai tranquilla.
Richiuse il cofanetto, mi baciò e lo ripose nel cassetto del comodino, il mattino dopo facemmo colazione come al solito, poi lo salutai e tornai al mio albergo, chiesi il conto, feci portare i bagagli alla mia macchina e partii, forse lo amavo anch’io, forse più di quanto pensavo ma non ero la donna adatta a lui ed il matrimonio, sicuramente, non si adattava al mio essere.
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