Anno sabbatico 1 e 2
di
elena1957
genere
etero
Anno sabbatico 1
Eccomi a 24 anni, il 1981 per me un anno bellissimo, avevo deciso di andare in giro a conoscere il mio Paese, l’Italia, i nonni non erano molto d’accordo ma promisi di chiamarli spesso e di mandargli cartoline dei posti che avrei visitato, il problema erano i bagagli, sul mio maggiolino, avevo ancora quello, non c’era tanto spazio per le valigie e io ne avevo una solo di scarpe, figuriamoci le altre, vero che avrei comprato tante cose mentre viaggiavo ma impossibile con la mia vw. Il nonno non volle darmi la sua mercedes, mi venne in soccorso la nonna, la sorella aveva una fiat 132, non che mi piacesse molto ma aveva un bel baule e il resto avrei potuto metterlo sui sedili dietro, era azzurra carta da zucchero, anche il colore…….. mah sarebbe andata bene comunque.
Alla fine ci stette tutto, 4 valigie, tre borsoni ed il mio beauty, passai le feste con i nonni ed il 7 gennaio partii non volevo fare tragitti troppo lunghi ma non feci programmi e decisi di partire da Torino, da Milano circa 130 km di autostrada, ci misi poco più di un ora ed alloggiai in un albergo che mi aveva consigliato il nonno, il Dogana Vecchia in pieno centro, un albergo storico, un po’ vecchiotto ma ben arredato e furono molto gentili tutti quanti, feci la turista un paio di giorni, la mole antonelliana, il museo egizio ed un po’ a zonzo in centro, la città mi dava però una sensazione di grigiore, non so, non è che mi piacesse molto quindi ripartii e decisi di andare a sciare in Val d’Aosta, mi avevano parlato di un nuovo complesso a Pila e con la mia bella cartina del tci ci arrivai senza grossi problemi, sbagliai strada solo 2 volte. Sistemata in albergo 4 passi in Paese per comprare una tuta da sci, l’attrezzatura l’avrei noleggiata, non sciavo da quando ero bambina e, quindi, andai alla sede della scuola di sci per organizzare qualche lezione e mamma mia, era biondo con ci capelli ricci, gli occhi azzurro cielo alto quasi un metro e novanta con due spalle…….. mi disse di essere uno dei maestri, però in quel periodo erano tutti molto impegnati, chiaramente feci la smorfiosa e mentre gli parlavo continuavo a toccarlo, il petto il braccio insomma dopo un quarto d’ora avevo una lezione fissata per il giorno dopo alle 14, ci ero riuscita.
Noleggiai l’attrezzatura in un negozio non lontano e comprai un paio di doposci, con i miei stivali avevo i piedi freddi, tornata in albergo cenai con gli altri ospiti ma andai a letto presto. Al mattino, dopo una bella colazione feci un giretto e poi tornai in camera, dovevo prepararmi per la lezione, prima controllai lo stato della peluria e mi rasai di nuovo gambe ed ascelle, poi passai alla farfallina, lasciai la leggera peluria bionda che la sovrastava, poi misi in azione il mio piano, misi i calzettoni di lana poi decisi di mettere un completo intimo di pizza bianco con slip sgambati a vita alta e sopra indossai la mia nuova tuta da sci, guanti, occhiali e il resto dell’attrezzatura li avrei ritirati in negozio, mi ero acconciata i capelli con una coda di cavallo e avevo una fascia di lana in testa. Arrivata alle piste vidi subito il “mio” maestro salutare una coppia di allievi, mi venne subito incontro e mi disse che avremmo fatto una pista facile per vedere a che punto fosse la mia preparazione, chiaramente non ebbi obiezioni, sapevo già cosa fare e così alla fine della pista “facile” mi ritrovai con il sedere per terra lamentando un dolore alla caviglia, Pietro, così si chiamava, voleva chiamare qualcuno del soccorso ma, gli dissi che se mi aiutava sarei riuscita ad arrivare il albergo, fu molto carino e mi sorresse fino in camera, poi, addirittura mi tolse lui gli scarponi da sci ed i calzettoni e mi controllò la caviglia,
- Penso non sia nulla di grave, forse poco più di una storta
- Grazie, già mi fa meno male
- Bene, sono contento, adesso ti lascio e torno al lavoro
Mi alzai dalla poltrona
- No no, non ti alzare vado da solo
- Mah io veramente volevo dirti che ho ancora mezz’ora di lezione
E dicendo così avevo tirato giù la cerniera della tuta fino alla vita ed allacciato le maniche ai miei fianchi
- Non mi aiuti a toglierla?
Immagino che i maestri di sci fossero abituati a queste cose, perché lui non si scompose, mi fece sedere di nuovo e mi sfilò la tuta dalle gambe, lui si tolse la giacca, aveva un completo da sci con le bretelle, io mi appoggiai soltanto alla poltrona piegandomi in avanti, lui aveva le mani fredde ma mi sfilò le mutandine, la sua lingua però era calda e la mia farfallina apprezzò moltissimo, poi sentii il rumore della sua cerniera e basto poco perché, al posto della lingua, sentissi la punta del suo pene farsi strada tra le mie grandi labbra, direi che, pur non avendolo visto ma solo sentito, era notevole.
Era bravo, si vede che era esperto, lentamente andava dentro e fuori, quando arrivava in fondo spingeva verso l’alto, in più mi infilava, roteandolo, un dito nel culetto, quando aumentò il ritmo con una mano mi prese la coda di cavallo e mi tirò la testa indietro, ecco che arriva , mi sbatteva sempre più forte e poi …… un primo schizzo bollente nella mia vagina ed il resto sul culetto e sulla schiena, mi girai lasciandomi andare sulla poltrona e mi impadronii del suo membro ripulendolo della sua sborra e dei miei umori con la lingua, cosa che lui lasciò fare tenendomi una mano sulla testa.
Quando finii lui si rimise l’uccello nei pantaloni e mi disse
- Per quanti giorni ti fermi?
- Dipende, che impegni hai nei prossimi giorni?
- Perché che cosa vuoi farmi?
- Io nulla voglio che sia tu a farmi qualcosa,
mi dette uno schiaffo sul culetto
- Beh questo lo voglio me lo dai?
- Se farai il bravo
- Domani devo lavorare, dopodomani mi do malato e sono tutto il giorno per te e per lui
Dandomi un altro schiaffo sul sedere
Mi diede un bacio e se ne andò.
Me ne andai dopo due giorni e avemmo tutti e due quello che volevamo, il giorno che mi dedicò fu particolarmente apprezzato sia dalla mia cosina che dal mio culetto, speravo, nel mio viaggio d’istruzione in Italia di trovare altre situazioni del genere, e partii per Genova.
Anno sabbatico 2
È strano per una di Milano andare d’inverno in una città di mare, eppure ero lì, non conoscevo Genova se non dalle canzoni di De Andrè non volevo fermarmi molto, volevo andare nelle 5 terre e a Portofino, arrivai a Genova in serata e, prima di andare in albergo girai un po’ alla ricerca di un ristorante, mi fermai in un piccolo locale vicino al porto ma mangiai solo un caciucco, una specie di zuppa di pesce, mentre guardavo fuori dalla vetrina vidi un paio di prostitute e clienti che si fermavano e poi ripartivano con o senza di loro, una tornò dopo un quarto d’ora, controllai l’orologio. Comunque dopo aver pagato il conto e finito il caffè me ne andai in albergo, dopo una doccia mi infilai nuda, come al solito, e lessi qualche pagina di un libro di Moravia, ma non riuscivo a concentrarmi, spensi la luce e mi addormentai, o almeno ci provai perché continuavano a tornarmi in mente le prostitute che avevo visto quella sera, proprio pensandoci la mia mano andò automaticamente alla mia passerina e mi auto gratificai, poi, senza lavarmi mi addormentai succhiandomi le dita.
Il mattino dopo, ormai avevo deciso, non lo avevo mai pensato prima di quella notte ma ormai ero partita, avrei fatto la puttana a Genova, almeno per una notte. Andai in un grande magazzino e comprai della biancheria intima dozzinale, autoreggenti che badai a pagare poco, poi una minigonna di finta pelle, un maglioncino corto ed un giubbetto di pelliccia ecologica che mi lasciasse bene in vista il sedere.
Uscii dall’albergo la sera verso le 10 con una borsa grande dove avevo messo il giubbottino di pelliccia, sopra i vestiti che avevo comprato indossavo un cappotto maxi, entrai in un bar vicino al porto ed in bagno tolsi il cappotto infilandolo nella borsa e misi il giubbettino. Poi bevvi un cognac ed uscii in strada però non fermandomi come avevo visto fare ma passeggiando, forse era troppo presto perché stavo stancandomi a camminare sui tacchi alti, una macchina mi passò a fianco rallentando ma non si fermò, però dopo poco fece inversione e si mise al mio fianco, si aprì un finestrino
- Ehi bella
Mi fermai e mi girai verso l’uomo, l’accento era ligure, l’auto era una 127 verde
- Ciao
- Allora cara quanto costa?
Ecco, non avevo idea dei prezzi e sparai
- 50
- 50.000 ? e che ce ‘l’hai d’oro?
- 50.000 servizio completo
Dissi
- Cara siamo in due 50.000 in tutto ti va?
- Facciamo 60.000 allora
- Allora va bene, dai Sali, dove andiamo?
- Non lo so sono arrivata oggi non ho ancora un albergo
- Ce l’abbiamo noi un posto dai sali che andiamo a divertirci un po’
Il compagno scese, spostò il sedile e mi fece entrare in macchina di dietro, poi partirono sgommando, dopo un quarto d’ora si fermarono davanti ad un alberghetto, entrando il passeggero mi teneva una mano sul culo, non c’era nessuno alla reception, l’autista prese una chiave dal pannello e andammo al secondo piano a piedi, la stanza non era un granchè, c’era il pavimento di linoleum ed il bagno non era pulitissimo
- Dai spogliati, vediamo come sei fatta
Intanto loro lo stavano già facendo
Tolsi il giubbetto lanciandolo su una sedia, poi il maglioncino ed infine la gonna
- direi che non abbiamo scelto male
tolsi anche il reggiseno ed uno dei due mi venne vicino e mi prese un seno in mano come per soppesarlo, poi, con l’altra mi strappò gli slip e rimasi con le autoreggenti e le scarpe, mi spinse verso il letto, l’altro mi prese il mento con una mano e mi portò a piegarmi in avanti portando la mia faccia all’altezza del suo membro chiarendo subito con quel gesto quello che voleva, cominciai a leccargli e succhiargli il cazzo mentre l’altro mi infilava le dita nella farfallina e nel culo, intanto si sedette sul letto al mio fianco mi prese un polso e portò la mia mano al suo pene che cominciai a segare, poi ad un certo punto mi spinsero sul letto a gambe larghe ed uno dei due mi penetrò subito, mentre mi scopava ci girammo e mi trovai sopra di lui e l’altro allora, appoggiò la cappella al mio buchino, entrava un pochino e poi usciva, la volta dopo un po’ di più e poi usciva ancora, e così per altre due o tre volte fino a quando entrò con tutta la cappella ed allora cominciò a spingere, ora li avevo tutti e due, e mi fecero ballare sui loro membri che, devo dire erano normali ma la cosa mi piacque molto comunque
- abbiamo trovato una puttana che gode davvero
e continuarono imperterriti fino a quando, pronti per eiaculare uscirono dal mio corpo e misero i loro cazzi davanti alla mia faccia spruzzandomi il viso e la bocca con il loro seme caldo. Andai in bagno a lavarmi, per fortuna c’era l’acqua calda, quando tornai li trovai seduti sul letto, mi dissero di togliere le scarpe e le calze,
- ora facciamo un giochino, vedrai che ti piacerà
con le calze mi legarono i polsi alla testiera del letto, ma non erano strette, un gioco di ruolo, in ginocchio ai miei fianchi passavano il cazzo su tutto il mio corpo, con quelli picchiarono anche il mio seno come fossero dei bastoni, i miei capezzoli reagirono subito, poi uno dei due mi si mise tra le gambe e senza tanto riguardo mi infilò il suo membro nel buchino scopandomi nel culetto, l’altro rimase a guardare tenendosi il cazzo in mano, questo fu abbastanza forte e deciso nei suoi affondi ma il leggero dolore mi piaceva ed ebbi un orgasmo
- hai capito questa viene anche quando glielo metti nel culo
toccò all’altro, del resto avevo le mani legate, nel seguito della nottata mi scoparono ancora, sia insieme che da soli, mi cambiarono anche posizione, mi legarono a pancia in giù con due cuscini sotto la pancia e continuarono a scoparmi, ero davvero sfatta e dopo l’ultima serie di inculate, sfinita e sporca della loro sperma e dei miei umori restai li sdraiata nella posizione in cui mi avevano legato e mi addormentai, passarono un paio d’ore e non era ancora l’alba quando mi svegliai, non ero più legata e, un po’ a fatica mi alzai dal letto ed andai in bagno a lavarmi e sistemarmi anche il trucco, poi, senza più le calze e le mutandine mi rivestii, lasciai li, oltre al reggiseno anche il giubbino di pelo sintentico, misi il cappotto maxi, presi le 60.000 lire che avevano lasciato sul comodino e tornai al mio albergo chiamando un taxi dal telefono che c’era sul banco della reception comunque sempre vuota.
Passai la giornata in camera, poi il mattino dopo mi imbarcai con la mia macchina sul traghetto per la sardegna.
Isola bellissima, anche d’inverno, decisi di fare il periplo dell’isola partendo da Olbia andando verso nord per poi tornare indietro con qualche puntatina all’interno, mi fermai a dormire a Villasimius, al quarto albergo dove provai trovai aperto, gli altri erano tutti chiusi visto il periodo, gli unici altri ospiti erano degli operai che stavano costruendo delle case ma ero ancora un po’ provata da Genova e non avevo voglia di mettermi in gioco anche se gli sguardi che mi lanciavano in sala da pranzo erano eloquenti, dopo 4 giorni a zonzo e nel viaggio di ritorno ad Olbia mi ritrovai durante una delle mie puntatine all’interno in un paesino che si chiamava Ossi, mi fermai a mangiare in una specie di trattoria, assaggiai del formaggio spettacolare, chiesi al proprietario dove potevo comprarne e mi indirizzò da un vecchio pastore che raggiunsi nel suo casolare dopo 4 km di strada sterrata in mezzo al nulla, c’erano recinti e ricoveri con pecore e capre, e 4 cani accolsero la mia macchina abbaiando, da una porta uscì un anziano, l’età indefinita, con la barba bianca corta ed un berretto in testa, zittì i cani e poi mi disse da lontano
- scenda pure, non le fanno nulla ci sono io
scesi dalla macchina, in effetti un po’ in ansia, e gli andai incontro, vecchio era vecchio ma non seppi dargli un’età, aveva il viso rugoso e quando mi strinse la mano la sua era ruvida e callosa,
- buonasera, mi ha indirizzato qui il signore della trattoria in Paese, per il formaggio
- ah certo venga stavo lavorando il latte
però era gentile, nonostante l’aspetto, mi condusse dentro il fabbricato dal quale era uscito, c’era il fuoco acceso ed un pentolone con qualcosa dentro che una signora, anziana anche lei, stava rimestando con una specie di grosso cucchiaio di legno e lui
- questa è mia sorella, ogni tanto viene ad aiutarmi
contro una parete c’erano delle tavole di legno con sopra delle forme di formaggio, e lui
- lo vuole più o meno stagionato?
- Stagionato grazie, lo preferisco
- Certo, stagionato è meglio
Prese una forma di formaggio la avvolse in un pezzo di carta marrone e con una bilancia dei quelle che si tenevano in mano lo pesò, mi disse
- Sono quasi 2 kg signorina, fanno 10.000
Lo pagai ringraziandolo
- Signorina vuole vedere le mie pecore?
- Si si certo
Non so quante fossero sotto quel ricovero ma erano davvero tante e tutte ammassate, qualcuna a terra ed altre in piedi
- Venga le faccio vedere gli agnellini
Ce n’erano una decina, ne prese uno e me lo diede in braccio, che tenero, glielo restituii ed uscimmo , lo ringraziai e risalii in macchina, ormai era già il tramonto volevo comunque arrivare ad Olbia per andare in un albergo ed al mattino presto imbarcarmi di nuovo per andare a Livorno.
Sarà stato il buio, la macchina carica di bagagli o la strada sterrata che beccai una pietra e mi scoppiò una gomma, e adesso? Ero al meno ad un kilometro dal casolare e ce ne volevano ancora 3 per arrivare in paese, decisi piano piano e al buio di tornare al casolare, quando arrivai e, per fortuna che avevo le scarpe da jogging e i jeans ero anche infreddolita, ma mi ero dimenticata dei cani, e, come al pomeriggio si apriì una porta ed il pastore uscì con un torcia elettrica ma aveva anche un fucile in mano
- Chi c’è, c’è qualcuno ?
- Sono io, Elena, quella di prima mi scusi
Illuminandomi con la torcia
- Cos’è successo signorina qualche problema?
- Mi è scoppiata una gomma sulla strada, a circa 1 km
- Si è fatta niente?
- No per fortuna andavo piano
- Venga venga non si preoccupi per la macchina, da lì non passa mai nessuno, solo io
Mi fece entrare in casa, nel camino un bel fuoco
- Si sieda qui a scaldarsi, fuori fa freddo
- Grazie
- Sto mangiando, ma solo pane e formaggio, non posso offrirle altro a meno che non voglia un po’ di latte caldo
- Grazie va bene il formaggio ma adesso come faccio per la macchina?
Spostò il tavolino di fronte a me e prese anche lui una sedia, dividemmo pane e formaggio ed una brocca d’acqua
- Ce l’ha la ruota di scorta?
- Non lo so
- Beh senta, fino a domattina non possiamo fare niente, ho un'altra camera può fermarsi qui
- Non vorrei disturbare
- Non si preoccupi, poi io sono sempre solo, a parte mia sorella che ogni tanto viene ad aiutarmi di giorno e vado in paese solo per le provviste e per vendere il mio formaggio.
Il formaggio ed anche il pane erano buonissimi e mi stavo scaldando al fuoco che scoppiettava ogni tanto nel camino
- È qualche pezzo di legna più fresco, per questo ogni tanto scoppietta
- Ma lei allora vive sempre qui da solo?
- Si signorina
- Mi chiami Elena
- Va bene Elena io sono Ettore, si sempre qui e da solo con le mie pecore ed i miei cani, da quando sono tornato dal servizio militare dopo la guerra
La guerra, mi sembrava tanto tempo fa, erano già passati quasi 40 anni infatti
- Ettore se posso, quanti anni ha?
- Il 13 del prossimo mese ne faccio 70
- Auguri
Intanto si era alzato, aveva tolto i piatti e le posate ed aveva preso una bottiglia di liquido trasparente
- Grazie, ne vuole? Guardi che è forte
Beh di fuori adesso ero calda, ci voleva anche qualcosa che mi riscaldasse dentro
- Si grazie, mezzo bicchiere però
- Ettore e sua moglie? Non si è mai sposato?
- No no, a me piace vivere così, non è una vita adatta ad una donna
Il primo mezzo bicchiere mi bruciava ancora in gola ma Ettore me ne aveva versato un altro e ne avevo già bevuto metà
- E come fa?
- A fare cosa?
- Beh insomma, le donne ………
- Ah voi ragazze di oggi non avete peli sulla lingua eh
Finii il mio bicchiere
- No è che non mi sembra normale
- Beh vado in paese ogni tanto
- Ah ecco
- Poi ormai alla mia età
Volevo essere gentile
- Beh non è mica cosi’ vecchio
- Eh insomma
Mi ero davvero sciolta dopo il terzo bicchiere non sentivo più le gambe però ero lucidissima.
- Se vuole le faccio vedere la stanza
Guardai l’orologio erano solo le 10
- È ancora presto
- Vedi Elena io mi alzo alle 5 e faccio uscire le pecore, a quest’ora, di solito, sono già a letto, resta pure qui vicino al fuoco comunque la stanza è quella porta lì, il bagno invece è, quando entri sulla sinistra, è comunicante anche con la mia stanza.
- Va bene grazie, buona notte
Avevo solo la borsa piccola da viaggio che mi ero portata dietro dalla macchina che, comunque, avevo chiuso bene, ne tirai fuori il mio libro e rimasi vicino al camino a leggere, però la bottiglia era sempre sul tavolo e me ne versai un altro bicchiere.
Poi, dopo una mezz’ora me ne andai in camera, c’era un lettino ad una piazza, la porta che dava in bagno era a vetri smerigliati, comunque faceva freddo, tenni la biancheria addosso e mi infilai sotto le coperte, sotto il lenzuolo doveva esserci il vello di una pecora, come del resto sopra le coperte come copriletto e stavo davvero calda, sarà stato il liquore fatto in casa ma mi addormentai quasi subito. Mi svegliai quando si accese la luce del bagno, dal letto potevo vedere la figura di Ettore che davanti al Water stava pisciando, beh ad una certa età….. poi guardai meglio, perché io riuscissi a vedere quello che aveva in mano doveva essere ben lungo, però, hai capito Ettore.
Si spense la luce del bagno ed io mi girai nel lettino dall’altra parte ma continuavo sempre a pensare a quello che avevo appena visto, era passata una mezz’ora che mi alzai e andai anch’io in bagno, anche dalla parte sua la porta era a vetri, appoggiando l’orecchio sentii che si era di nuovo addormentato, non stava proprio russando, aveva solo il respiro, come dire, pesante, allora tolsi la biancheria e la appesi ad un attaccapanni, poi provai ad aprire la porta dalla sua parte, non era chiusa a chiave ed entrai in camera sua, lui aveva un letto più largo del mio ma non matrimoniale, solo più grande, sollevai un lembo della coltre e mi infilai nel letto al suo fianco, si girò di scatto
- Ma cosa…..
- Ho freddo di la’ posso stare quì con te?
- Ma io
Mi strinsi a lui e gli sussurrai
- Consideralo un regalo di compleanno
Pensai sarebbe stata una cosa veloce e poi avremmo dormito abbracciati fino a quando si sarebbe alzato per andare dalle sue pecore, beh non fu per niente così, la mia mano andò al suo membro che si stava già indurendo, avevo visto giusto, non era troppo grosso ma lungo sì, ci baciammo anche ed era bravo, almeno mi piaceva ed aveva un alito fresco, si vede che curava molto la sua igiene orale, lo sentivo indurirsi, però nonostante l’età ci stava mettendo davvero poco, rimanemmo così sul fianco, misi una gamba sulle sue e portai avanti il bacino si infilò dentro di me senza sforzo, arrivò in fondo solleticando la bocca del mio utero e lanciai un urletto, si fermò subito
- Non ti preoccupare, va bene così continua vai bene
Beh non se lo fece ripetere ma quanto era forte, movimenti fluidi e continui e, soprattutto, profondi, e continuava a baciarmi, il suo petto pelosissimo contro il mio, le sue mani forti sulle mie chiappette, chi aveva detto che era vecchio? Averne. Continuò per oltre 10 minuti aumentando e diminuendo la velocità del suo andirivieni dentro di me, poi accellerò e capii che stava venendo, io lo anticipai di qualche secondo, lui fece per uscire ma io lo artigliai con le mie gambe dicendogli
- No no ti voglio dentro, vienimi dentro
E quanta sborra densa e calda versò dentro di me, ero davvero soddisfatta, una delle scopate migliori della mia vita, poi il suo pene scivolò fuori dalla mia vagina, e ci baciammo di nuovo, si spostò leggermente ed accese una piccola luce sul comodino che aveva a fianco, scostò le coperte e disse
- Voglio vedere quanto sei bella e quanto sono stato fortunato,
grazie alla luce mi guardai intorno, c’era una parete completa piena di libri, beh non era proprio uno sprovveduto e, sicuramente anche colto, il fatto che facesse il pastore in un posto isolato dal mondo probabilmente era dovuto solo ad una precisa scelta dettata dalla sua passione per quel lavoro.
Cosa si erano perse le donne di quella zona non sposandolo!! Rimanemmo abbracciati al caldo sotto le coperte, ogni tanto un bacio, molte carezze, mi baciò anche i capezzoli e li succhiò pure, caspita il vecchietto, le sue mani accarezzarono il mio sedere
- Hai un bel sederino
- Uhm lo vuoi?
- Ah perché me lo daresti?
- A te darei ogni cosa
Poi infilai la testa sotto le coperte, raggiunsi il suo inguine e cominciai a baciargli e leccargli il pene, era passata solo una mezz’oretta dal nostro rapporto di prima, ma il suo membro reagiva già agli stimoli della mia bocca, il suo respiro era più profondo mentre succhiavo e leccavo ed insalivavo il suo pene, si indurì di nuovo, se possibile più di prima, allora mi misi sulla pancia alzando il culetto e lui che era al mio fianco si mise per un momento dietro di me, poi tentò la penetrazione, lo fece a piccoli colpi avanzando nel mio corpo un centimetro alla volta, poi mi si sdraiò sopra, con le mani mi afferrò i seni e cominciò a muoversi dentro di me, doveva piacergli molto il mio culetto perché non passò molto tempo prima che inondasse il mio intestino e si lasciò andare con la testa sulla mia spalla, rimanemmo abbracciati baciandoci ogni tanto fino a quando ci addormentammo. Il sole dalla finestra mi svegliò, mi stirai e scoprii di essere da sola, andai in bagno e feci una doccia, recuperai la mia biancheria ed in camera mia mi rivestii, andata nell’altra stanza trovai del caffè del latte caldo e del pane, dopo di che sentii il rumore di un motore ed uscii dalla porta, era lui che arrivava con la mia macchina, sapeva anche guidare non ci avevo pensato.
- Ciao, avevi la ruota di scorta
gli diedi un bacio leggero sulle labbra e gli dissi
- Grazie
- Elena, devo dirti la verità, ero tentato di non fare nulla, anzi, te ne avrei bucata un’altra di ruota per farti rimanere, poi ho pensato non fosse giusto, mi hai fatto un grande regalo, te ne devo essere grato.
Stavolta lo baciai con passione, poi lui mi aprì la portiera dell’auto invitandomi a salirci,
- Buona fortuna Elena qualunque cosa tu cerchi spero possa trovarla.
Lo guardai nello specchietto mentre mi allontanavo in macchina, dopo un po’ chinè la testa ed andò dalle sue pecore circondato dai suoi cani.
Eccomi a 24 anni, il 1981 per me un anno bellissimo, avevo deciso di andare in giro a conoscere il mio Paese, l’Italia, i nonni non erano molto d’accordo ma promisi di chiamarli spesso e di mandargli cartoline dei posti che avrei visitato, il problema erano i bagagli, sul mio maggiolino, avevo ancora quello, non c’era tanto spazio per le valigie e io ne avevo una solo di scarpe, figuriamoci le altre, vero che avrei comprato tante cose mentre viaggiavo ma impossibile con la mia vw. Il nonno non volle darmi la sua mercedes, mi venne in soccorso la nonna, la sorella aveva una fiat 132, non che mi piacesse molto ma aveva un bel baule e il resto avrei potuto metterlo sui sedili dietro, era azzurra carta da zucchero, anche il colore…….. mah sarebbe andata bene comunque.
Alla fine ci stette tutto, 4 valigie, tre borsoni ed il mio beauty, passai le feste con i nonni ed il 7 gennaio partii non volevo fare tragitti troppo lunghi ma non feci programmi e decisi di partire da Torino, da Milano circa 130 km di autostrada, ci misi poco più di un ora ed alloggiai in un albergo che mi aveva consigliato il nonno, il Dogana Vecchia in pieno centro, un albergo storico, un po’ vecchiotto ma ben arredato e furono molto gentili tutti quanti, feci la turista un paio di giorni, la mole antonelliana, il museo egizio ed un po’ a zonzo in centro, la città mi dava però una sensazione di grigiore, non so, non è che mi piacesse molto quindi ripartii e decisi di andare a sciare in Val d’Aosta, mi avevano parlato di un nuovo complesso a Pila e con la mia bella cartina del tci ci arrivai senza grossi problemi, sbagliai strada solo 2 volte. Sistemata in albergo 4 passi in Paese per comprare una tuta da sci, l’attrezzatura l’avrei noleggiata, non sciavo da quando ero bambina e, quindi, andai alla sede della scuola di sci per organizzare qualche lezione e mamma mia, era biondo con ci capelli ricci, gli occhi azzurro cielo alto quasi un metro e novanta con due spalle…….. mi disse di essere uno dei maestri, però in quel periodo erano tutti molto impegnati, chiaramente feci la smorfiosa e mentre gli parlavo continuavo a toccarlo, il petto il braccio insomma dopo un quarto d’ora avevo una lezione fissata per il giorno dopo alle 14, ci ero riuscita.
Noleggiai l’attrezzatura in un negozio non lontano e comprai un paio di doposci, con i miei stivali avevo i piedi freddi, tornata in albergo cenai con gli altri ospiti ma andai a letto presto. Al mattino, dopo una bella colazione feci un giretto e poi tornai in camera, dovevo prepararmi per la lezione, prima controllai lo stato della peluria e mi rasai di nuovo gambe ed ascelle, poi passai alla farfallina, lasciai la leggera peluria bionda che la sovrastava, poi misi in azione il mio piano, misi i calzettoni di lana poi decisi di mettere un completo intimo di pizza bianco con slip sgambati a vita alta e sopra indossai la mia nuova tuta da sci, guanti, occhiali e il resto dell’attrezzatura li avrei ritirati in negozio, mi ero acconciata i capelli con una coda di cavallo e avevo una fascia di lana in testa. Arrivata alle piste vidi subito il “mio” maestro salutare una coppia di allievi, mi venne subito incontro e mi disse che avremmo fatto una pista facile per vedere a che punto fosse la mia preparazione, chiaramente non ebbi obiezioni, sapevo già cosa fare e così alla fine della pista “facile” mi ritrovai con il sedere per terra lamentando un dolore alla caviglia, Pietro, così si chiamava, voleva chiamare qualcuno del soccorso ma, gli dissi che se mi aiutava sarei riuscita ad arrivare il albergo, fu molto carino e mi sorresse fino in camera, poi, addirittura mi tolse lui gli scarponi da sci ed i calzettoni e mi controllò la caviglia,
- Penso non sia nulla di grave, forse poco più di una storta
- Grazie, già mi fa meno male
- Bene, sono contento, adesso ti lascio e torno al lavoro
Mi alzai dalla poltrona
- No no, non ti alzare vado da solo
- Mah io veramente volevo dirti che ho ancora mezz’ora di lezione
E dicendo così avevo tirato giù la cerniera della tuta fino alla vita ed allacciato le maniche ai miei fianchi
- Non mi aiuti a toglierla?
Immagino che i maestri di sci fossero abituati a queste cose, perché lui non si scompose, mi fece sedere di nuovo e mi sfilò la tuta dalle gambe, lui si tolse la giacca, aveva un completo da sci con le bretelle, io mi appoggiai soltanto alla poltrona piegandomi in avanti, lui aveva le mani fredde ma mi sfilò le mutandine, la sua lingua però era calda e la mia farfallina apprezzò moltissimo, poi sentii il rumore della sua cerniera e basto poco perché, al posto della lingua, sentissi la punta del suo pene farsi strada tra le mie grandi labbra, direi che, pur non avendolo visto ma solo sentito, era notevole.
Era bravo, si vede che era esperto, lentamente andava dentro e fuori, quando arrivava in fondo spingeva verso l’alto, in più mi infilava, roteandolo, un dito nel culetto, quando aumentò il ritmo con una mano mi prese la coda di cavallo e mi tirò la testa indietro, ecco che arriva , mi sbatteva sempre più forte e poi …… un primo schizzo bollente nella mia vagina ed il resto sul culetto e sulla schiena, mi girai lasciandomi andare sulla poltrona e mi impadronii del suo membro ripulendolo della sua sborra e dei miei umori con la lingua, cosa che lui lasciò fare tenendomi una mano sulla testa.
Quando finii lui si rimise l’uccello nei pantaloni e mi disse
- Per quanti giorni ti fermi?
- Dipende, che impegni hai nei prossimi giorni?
- Perché che cosa vuoi farmi?
- Io nulla voglio che sia tu a farmi qualcosa,
mi dette uno schiaffo sul culetto
- Beh questo lo voglio me lo dai?
- Se farai il bravo
- Domani devo lavorare, dopodomani mi do malato e sono tutto il giorno per te e per lui
Dandomi un altro schiaffo sul sedere
Mi diede un bacio e se ne andò.
Me ne andai dopo due giorni e avemmo tutti e due quello che volevamo, il giorno che mi dedicò fu particolarmente apprezzato sia dalla mia cosina che dal mio culetto, speravo, nel mio viaggio d’istruzione in Italia di trovare altre situazioni del genere, e partii per Genova.
Anno sabbatico 2
È strano per una di Milano andare d’inverno in una città di mare, eppure ero lì, non conoscevo Genova se non dalle canzoni di De Andrè non volevo fermarmi molto, volevo andare nelle 5 terre e a Portofino, arrivai a Genova in serata e, prima di andare in albergo girai un po’ alla ricerca di un ristorante, mi fermai in un piccolo locale vicino al porto ma mangiai solo un caciucco, una specie di zuppa di pesce, mentre guardavo fuori dalla vetrina vidi un paio di prostitute e clienti che si fermavano e poi ripartivano con o senza di loro, una tornò dopo un quarto d’ora, controllai l’orologio. Comunque dopo aver pagato il conto e finito il caffè me ne andai in albergo, dopo una doccia mi infilai nuda, come al solito, e lessi qualche pagina di un libro di Moravia, ma non riuscivo a concentrarmi, spensi la luce e mi addormentai, o almeno ci provai perché continuavano a tornarmi in mente le prostitute che avevo visto quella sera, proprio pensandoci la mia mano andò automaticamente alla mia passerina e mi auto gratificai, poi, senza lavarmi mi addormentai succhiandomi le dita.
Il mattino dopo, ormai avevo deciso, non lo avevo mai pensato prima di quella notte ma ormai ero partita, avrei fatto la puttana a Genova, almeno per una notte. Andai in un grande magazzino e comprai della biancheria intima dozzinale, autoreggenti che badai a pagare poco, poi una minigonna di finta pelle, un maglioncino corto ed un giubbetto di pelliccia ecologica che mi lasciasse bene in vista il sedere.
Uscii dall’albergo la sera verso le 10 con una borsa grande dove avevo messo il giubbottino di pelliccia, sopra i vestiti che avevo comprato indossavo un cappotto maxi, entrai in un bar vicino al porto ed in bagno tolsi il cappotto infilandolo nella borsa e misi il giubbettino. Poi bevvi un cognac ed uscii in strada però non fermandomi come avevo visto fare ma passeggiando, forse era troppo presto perché stavo stancandomi a camminare sui tacchi alti, una macchina mi passò a fianco rallentando ma non si fermò, però dopo poco fece inversione e si mise al mio fianco, si aprì un finestrino
- Ehi bella
Mi fermai e mi girai verso l’uomo, l’accento era ligure, l’auto era una 127 verde
- Ciao
- Allora cara quanto costa?
Ecco, non avevo idea dei prezzi e sparai
- 50
- 50.000 ? e che ce ‘l’hai d’oro?
- 50.000 servizio completo
Dissi
- Cara siamo in due 50.000 in tutto ti va?
- Facciamo 60.000 allora
- Allora va bene, dai Sali, dove andiamo?
- Non lo so sono arrivata oggi non ho ancora un albergo
- Ce l’abbiamo noi un posto dai sali che andiamo a divertirci un po’
Il compagno scese, spostò il sedile e mi fece entrare in macchina di dietro, poi partirono sgommando, dopo un quarto d’ora si fermarono davanti ad un alberghetto, entrando il passeggero mi teneva una mano sul culo, non c’era nessuno alla reception, l’autista prese una chiave dal pannello e andammo al secondo piano a piedi, la stanza non era un granchè, c’era il pavimento di linoleum ed il bagno non era pulitissimo
- Dai spogliati, vediamo come sei fatta
Intanto loro lo stavano già facendo
Tolsi il giubbetto lanciandolo su una sedia, poi il maglioncino ed infine la gonna
- direi che non abbiamo scelto male
tolsi anche il reggiseno ed uno dei due mi venne vicino e mi prese un seno in mano come per soppesarlo, poi, con l’altra mi strappò gli slip e rimasi con le autoreggenti e le scarpe, mi spinse verso il letto, l’altro mi prese il mento con una mano e mi portò a piegarmi in avanti portando la mia faccia all’altezza del suo membro chiarendo subito con quel gesto quello che voleva, cominciai a leccargli e succhiargli il cazzo mentre l’altro mi infilava le dita nella farfallina e nel culo, intanto si sedette sul letto al mio fianco mi prese un polso e portò la mia mano al suo pene che cominciai a segare, poi ad un certo punto mi spinsero sul letto a gambe larghe ed uno dei due mi penetrò subito, mentre mi scopava ci girammo e mi trovai sopra di lui e l’altro allora, appoggiò la cappella al mio buchino, entrava un pochino e poi usciva, la volta dopo un po’ di più e poi usciva ancora, e così per altre due o tre volte fino a quando entrò con tutta la cappella ed allora cominciò a spingere, ora li avevo tutti e due, e mi fecero ballare sui loro membri che, devo dire erano normali ma la cosa mi piacque molto comunque
- abbiamo trovato una puttana che gode davvero
e continuarono imperterriti fino a quando, pronti per eiaculare uscirono dal mio corpo e misero i loro cazzi davanti alla mia faccia spruzzandomi il viso e la bocca con il loro seme caldo. Andai in bagno a lavarmi, per fortuna c’era l’acqua calda, quando tornai li trovai seduti sul letto, mi dissero di togliere le scarpe e le calze,
- ora facciamo un giochino, vedrai che ti piacerà
con le calze mi legarono i polsi alla testiera del letto, ma non erano strette, un gioco di ruolo, in ginocchio ai miei fianchi passavano il cazzo su tutto il mio corpo, con quelli picchiarono anche il mio seno come fossero dei bastoni, i miei capezzoli reagirono subito, poi uno dei due mi si mise tra le gambe e senza tanto riguardo mi infilò il suo membro nel buchino scopandomi nel culetto, l’altro rimase a guardare tenendosi il cazzo in mano, questo fu abbastanza forte e deciso nei suoi affondi ma il leggero dolore mi piaceva ed ebbi un orgasmo
- hai capito questa viene anche quando glielo metti nel culo
toccò all’altro, del resto avevo le mani legate, nel seguito della nottata mi scoparono ancora, sia insieme che da soli, mi cambiarono anche posizione, mi legarono a pancia in giù con due cuscini sotto la pancia e continuarono a scoparmi, ero davvero sfatta e dopo l’ultima serie di inculate, sfinita e sporca della loro sperma e dei miei umori restai li sdraiata nella posizione in cui mi avevano legato e mi addormentai, passarono un paio d’ore e non era ancora l’alba quando mi svegliai, non ero più legata e, un po’ a fatica mi alzai dal letto ed andai in bagno a lavarmi e sistemarmi anche il trucco, poi, senza più le calze e le mutandine mi rivestii, lasciai li, oltre al reggiseno anche il giubbino di pelo sintentico, misi il cappotto maxi, presi le 60.000 lire che avevano lasciato sul comodino e tornai al mio albergo chiamando un taxi dal telefono che c’era sul banco della reception comunque sempre vuota.
Passai la giornata in camera, poi il mattino dopo mi imbarcai con la mia macchina sul traghetto per la sardegna.
Isola bellissima, anche d’inverno, decisi di fare il periplo dell’isola partendo da Olbia andando verso nord per poi tornare indietro con qualche puntatina all’interno, mi fermai a dormire a Villasimius, al quarto albergo dove provai trovai aperto, gli altri erano tutti chiusi visto il periodo, gli unici altri ospiti erano degli operai che stavano costruendo delle case ma ero ancora un po’ provata da Genova e non avevo voglia di mettermi in gioco anche se gli sguardi che mi lanciavano in sala da pranzo erano eloquenti, dopo 4 giorni a zonzo e nel viaggio di ritorno ad Olbia mi ritrovai durante una delle mie puntatine all’interno in un paesino che si chiamava Ossi, mi fermai a mangiare in una specie di trattoria, assaggiai del formaggio spettacolare, chiesi al proprietario dove potevo comprarne e mi indirizzò da un vecchio pastore che raggiunsi nel suo casolare dopo 4 km di strada sterrata in mezzo al nulla, c’erano recinti e ricoveri con pecore e capre, e 4 cani accolsero la mia macchina abbaiando, da una porta uscì un anziano, l’età indefinita, con la barba bianca corta ed un berretto in testa, zittì i cani e poi mi disse da lontano
- scenda pure, non le fanno nulla ci sono io
scesi dalla macchina, in effetti un po’ in ansia, e gli andai incontro, vecchio era vecchio ma non seppi dargli un’età, aveva il viso rugoso e quando mi strinse la mano la sua era ruvida e callosa,
- buonasera, mi ha indirizzato qui il signore della trattoria in Paese, per il formaggio
- ah certo venga stavo lavorando il latte
però era gentile, nonostante l’aspetto, mi condusse dentro il fabbricato dal quale era uscito, c’era il fuoco acceso ed un pentolone con qualcosa dentro che una signora, anziana anche lei, stava rimestando con una specie di grosso cucchiaio di legno e lui
- questa è mia sorella, ogni tanto viene ad aiutarmi
contro una parete c’erano delle tavole di legno con sopra delle forme di formaggio, e lui
- lo vuole più o meno stagionato?
- Stagionato grazie, lo preferisco
- Certo, stagionato è meglio
Prese una forma di formaggio la avvolse in un pezzo di carta marrone e con una bilancia dei quelle che si tenevano in mano lo pesò, mi disse
- Sono quasi 2 kg signorina, fanno 10.000
Lo pagai ringraziandolo
- Signorina vuole vedere le mie pecore?
- Si si certo
Non so quante fossero sotto quel ricovero ma erano davvero tante e tutte ammassate, qualcuna a terra ed altre in piedi
- Venga le faccio vedere gli agnellini
Ce n’erano una decina, ne prese uno e me lo diede in braccio, che tenero, glielo restituii ed uscimmo , lo ringraziai e risalii in macchina, ormai era già il tramonto volevo comunque arrivare ad Olbia per andare in un albergo ed al mattino presto imbarcarmi di nuovo per andare a Livorno.
Sarà stato il buio, la macchina carica di bagagli o la strada sterrata che beccai una pietra e mi scoppiò una gomma, e adesso? Ero al meno ad un kilometro dal casolare e ce ne volevano ancora 3 per arrivare in paese, decisi piano piano e al buio di tornare al casolare, quando arrivai e, per fortuna che avevo le scarpe da jogging e i jeans ero anche infreddolita, ma mi ero dimenticata dei cani, e, come al pomeriggio si apriì una porta ed il pastore uscì con un torcia elettrica ma aveva anche un fucile in mano
- Chi c’è, c’è qualcuno ?
- Sono io, Elena, quella di prima mi scusi
Illuminandomi con la torcia
- Cos’è successo signorina qualche problema?
- Mi è scoppiata una gomma sulla strada, a circa 1 km
- Si è fatta niente?
- No per fortuna andavo piano
- Venga venga non si preoccupi per la macchina, da lì non passa mai nessuno, solo io
Mi fece entrare in casa, nel camino un bel fuoco
- Si sieda qui a scaldarsi, fuori fa freddo
- Grazie
- Sto mangiando, ma solo pane e formaggio, non posso offrirle altro a meno che non voglia un po’ di latte caldo
- Grazie va bene il formaggio ma adesso come faccio per la macchina?
Spostò il tavolino di fronte a me e prese anche lui una sedia, dividemmo pane e formaggio ed una brocca d’acqua
- Ce l’ha la ruota di scorta?
- Non lo so
- Beh senta, fino a domattina non possiamo fare niente, ho un'altra camera può fermarsi qui
- Non vorrei disturbare
- Non si preoccupi, poi io sono sempre solo, a parte mia sorella che ogni tanto viene ad aiutarmi di giorno e vado in paese solo per le provviste e per vendere il mio formaggio.
Il formaggio ed anche il pane erano buonissimi e mi stavo scaldando al fuoco che scoppiettava ogni tanto nel camino
- È qualche pezzo di legna più fresco, per questo ogni tanto scoppietta
- Ma lei allora vive sempre qui da solo?
- Si signorina
- Mi chiami Elena
- Va bene Elena io sono Ettore, si sempre qui e da solo con le mie pecore ed i miei cani, da quando sono tornato dal servizio militare dopo la guerra
La guerra, mi sembrava tanto tempo fa, erano già passati quasi 40 anni infatti
- Ettore se posso, quanti anni ha?
- Il 13 del prossimo mese ne faccio 70
- Auguri
Intanto si era alzato, aveva tolto i piatti e le posate ed aveva preso una bottiglia di liquido trasparente
- Grazie, ne vuole? Guardi che è forte
Beh di fuori adesso ero calda, ci voleva anche qualcosa che mi riscaldasse dentro
- Si grazie, mezzo bicchiere però
- Ettore e sua moglie? Non si è mai sposato?
- No no, a me piace vivere così, non è una vita adatta ad una donna
Il primo mezzo bicchiere mi bruciava ancora in gola ma Ettore me ne aveva versato un altro e ne avevo già bevuto metà
- E come fa?
- A fare cosa?
- Beh insomma, le donne ………
- Ah voi ragazze di oggi non avete peli sulla lingua eh
Finii il mio bicchiere
- No è che non mi sembra normale
- Beh vado in paese ogni tanto
- Ah ecco
- Poi ormai alla mia età
Volevo essere gentile
- Beh non è mica cosi’ vecchio
- Eh insomma
Mi ero davvero sciolta dopo il terzo bicchiere non sentivo più le gambe però ero lucidissima.
- Se vuole le faccio vedere la stanza
Guardai l’orologio erano solo le 10
- È ancora presto
- Vedi Elena io mi alzo alle 5 e faccio uscire le pecore, a quest’ora, di solito, sono già a letto, resta pure qui vicino al fuoco comunque la stanza è quella porta lì, il bagno invece è, quando entri sulla sinistra, è comunicante anche con la mia stanza.
- Va bene grazie, buona notte
Avevo solo la borsa piccola da viaggio che mi ero portata dietro dalla macchina che, comunque, avevo chiuso bene, ne tirai fuori il mio libro e rimasi vicino al camino a leggere, però la bottiglia era sempre sul tavolo e me ne versai un altro bicchiere.
Poi, dopo una mezz’ora me ne andai in camera, c’era un lettino ad una piazza, la porta che dava in bagno era a vetri smerigliati, comunque faceva freddo, tenni la biancheria addosso e mi infilai sotto le coperte, sotto il lenzuolo doveva esserci il vello di una pecora, come del resto sopra le coperte come copriletto e stavo davvero calda, sarà stato il liquore fatto in casa ma mi addormentai quasi subito. Mi svegliai quando si accese la luce del bagno, dal letto potevo vedere la figura di Ettore che davanti al Water stava pisciando, beh ad una certa età….. poi guardai meglio, perché io riuscissi a vedere quello che aveva in mano doveva essere ben lungo, però, hai capito Ettore.
Si spense la luce del bagno ed io mi girai nel lettino dall’altra parte ma continuavo sempre a pensare a quello che avevo appena visto, era passata una mezz’ora che mi alzai e andai anch’io in bagno, anche dalla parte sua la porta era a vetri, appoggiando l’orecchio sentii che si era di nuovo addormentato, non stava proprio russando, aveva solo il respiro, come dire, pesante, allora tolsi la biancheria e la appesi ad un attaccapanni, poi provai ad aprire la porta dalla sua parte, non era chiusa a chiave ed entrai in camera sua, lui aveva un letto più largo del mio ma non matrimoniale, solo più grande, sollevai un lembo della coltre e mi infilai nel letto al suo fianco, si girò di scatto
- Ma cosa…..
- Ho freddo di la’ posso stare quì con te?
- Ma io
Mi strinsi a lui e gli sussurrai
- Consideralo un regalo di compleanno
Pensai sarebbe stata una cosa veloce e poi avremmo dormito abbracciati fino a quando si sarebbe alzato per andare dalle sue pecore, beh non fu per niente così, la mia mano andò al suo membro che si stava già indurendo, avevo visto giusto, non era troppo grosso ma lungo sì, ci baciammo anche ed era bravo, almeno mi piaceva ed aveva un alito fresco, si vede che curava molto la sua igiene orale, lo sentivo indurirsi, però nonostante l’età ci stava mettendo davvero poco, rimanemmo così sul fianco, misi una gamba sulle sue e portai avanti il bacino si infilò dentro di me senza sforzo, arrivò in fondo solleticando la bocca del mio utero e lanciai un urletto, si fermò subito
- Non ti preoccupare, va bene così continua vai bene
Beh non se lo fece ripetere ma quanto era forte, movimenti fluidi e continui e, soprattutto, profondi, e continuava a baciarmi, il suo petto pelosissimo contro il mio, le sue mani forti sulle mie chiappette, chi aveva detto che era vecchio? Averne. Continuò per oltre 10 minuti aumentando e diminuendo la velocità del suo andirivieni dentro di me, poi accellerò e capii che stava venendo, io lo anticipai di qualche secondo, lui fece per uscire ma io lo artigliai con le mie gambe dicendogli
- No no ti voglio dentro, vienimi dentro
E quanta sborra densa e calda versò dentro di me, ero davvero soddisfatta, una delle scopate migliori della mia vita, poi il suo pene scivolò fuori dalla mia vagina, e ci baciammo di nuovo, si spostò leggermente ed accese una piccola luce sul comodino che aveva a fianco, scostò le coperte e disse
- Voglio vedere quanto sei bella e quanto sono stato fortunato,
grazie alla luce mi guardai intorno, c’era una parete completa piena di libri, beh non era proprio uno sprovveduto e, sicuramente anche colto, il fatto che facesse il pastore in un posto isolato dal mondo probabilmente era dovuto solo ad una precisa scelta dettata dalla sua passione per quel lavoro.
Cosa si erano perse le donne di quella zona non sposandolo!! Rimanemmo abbracciati al caldo sotto le coperte, ogni tanto un bacio, molte carezze, mi baciò anche i capezzoli e li succhiò pure, caspita il vecchietto, le sue mani accarezzarono il mio sedere
- Hai un bel sederino
- Uhm lo vuoi?
- Ah perché me lo daresti?
- A te darei ogni cosa
Poi infilai la testa sotto le coperte, raggiunsi il suo inguine e cominciai a baciargli e leccargli il pene, era passata solo una mezz’oretta dal nostro rapporto di prima, ma il suo membro reagiva già agli stimoli della mia bocca, il suo respiro era più profondo mentre succhiavo e leccavo ed insalivavo il suo pene, si indurì di nuovo, se possibile più di prima, allora mi misi sulla pancia alzando il culetto e lui che era al mio fianco si mise per un momento dietro di me, poi tentò la penetrazione, lo fece a piccoli colpi avanzando nel mio corpo un centimetro alla volta, poi mi si sdraiò sopra, con le mani mi afferrò i seni e cominciò a muoversi dentro di me, doveva piacergli molto il mio culetto perché non passò molto tempo prima che inondasse il mio intestino e si lasciò andare con la testa sulla mia spalla, rimanemmo abbracciati baciandoci ogni tanto fino a quando ci addormentammo. Il sole dalla finestra mi svegliò, mi stirai e scoprii di essere da sola, andai in bagno e feci una doccia, recuperai la mia biancheria ed in camera mia mi rivestii, andata nell’altra stanza trovai del caffè del latte caldo e del pane, dopo di che sentii il rumore di un motore ed uscii dalla porta, era lui che arrivava con la mia macchina, sapeva anche guidare non ci avevo pensato.
- Ciao, avevi la ruota di scorta
gli diedi un bacio leggero sulle labbra e gli dissi
- Grazie
- Elena, devo dirti la verità, ero tentato di non fare nulla, anzi, te ne avrei bucata un’altra di ruota per farti rimanere, poi ho pensato non fosse giusto, mi hai fatto un grande regalo, te ne devo essere grato.
Stavolta lo baciai con passione, poi lui mi aprì la portiera dell’auto invitandomi a salirci,
- Buona fortuna Elena qualunque cosa tu cerchi spero possa trovarla.
Lo guardai nello specchietto mentre mi allontanavo in macchina, dopo un po’ chinè la testa ed andò dalle sue pecore circondato dai suoi cani.
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