W gli alpini
di
elena1957
genere
etero
W gli alpini
Nonno era stato un alpino e papà anche, anzi, papà era stato un ufficiale di complemento, si dice così? E ci teneva a precisare in artiglieria da montagna, da bambina mi hanno portato un paio di volte ai loro raduni annuali e mi sono divertita un sacco, ultimamente ho letto sui giornali che ad un raduno a Rimini delle pseudo femministe, io le chiamo così, hanno denunciato di essere state abusate verbalmente dagli alpini, una si è lamentata che uno le ha detto che aveva delle belle gambe e lei, testuali parole ha detto che “si era sentita violentata”, per me questa è scema. Io, una volta, da grande, ci sono andata ad un raduno, per l’esattezza a Verona nel 1990, ho indossato il cappello di papà ed orgogliosamente ho festeggiato, con canti e bevute, il raduno, ho provato un senso di appartenenza, mi è piaciuto molto, anche perché ho passato tre giorni a fare quello che mi piace di più e con chi mi andava, ho ricevuto anche tanti complimenti, alcuni, forse, un po’ pesantini ma quando il vino, la grappa e la birra scorrono a fiumi è una cosa normale, se poi una si veste come ero vestita io, perlopiù, è quasi d’obbligo.
Arrivo a Verona con la mia mercedes rossa, fa caldo e quindi sono in minigonna di jeans e canottierina, avevo prenotato in un piccolo albergo vicino a Piazza Bra, lasciato il bagaglio ho indossato il cappello di papà con la sua penna nera e sono andata un po’ in giro per Verona, il raduno effettivo sarebbe stato la domenica ed era solo venerdì pomeriggio, ma c’erano già in giro un sacco di penne nere e sono iniziati i complimenti e le offerte di bevande, decisamente alcoliche, a sera mi sono ritrovata in un prato con tende, tavoli e panche e bracieri per la carne, ero già alla terza grappa ma reggevo bene, subito ricevo vari inviti a sedermi con gruppi di alpini con le loro mogli o fidanzate e poi un ultimo che accetto :
- Hei bel tenente biondo, vieni a sederti con noi
Era il grado che c’era sul cappello, in effetti era sotto tenente ma papà mi aveva spiegato che lo chiamavano comunque tenente. Era un tavolo tutto di uomini, di tutte le età, camicie a quadri, perlopiù e cappello alpino in testa
- Un piatto ed un bicchiere per il nostro bel tenente
Dissero appena seduta a capotavola, avevano tutti cappelli con il fregio nero, solo il mio aveva il fregio dorato, ero la superiore in grado, ahahah.
Chiaramente, appena seduta mi sono presentata egli altri al tavolo hanno fatto la stessa cosa ma i loro nomi li dimenticai abbastanza presto, lo spiedo ed il vino erano buonissimi, quello alla mia sinistra, un uomo sulla cinquantina con una camicia che rimaneva chiusa sulla pancia a fatica mi chiese:
- Allora Elena, qual è la storia di quel cappello?
- Beh era di papà che era un ex alpino
Mi corresse subito
- Eh eh non ci sono ex alpini, una volta indossato il cappello si è alpini fino alla morte
- Capito, vero, lo diceva anche il nonno.
Si mangiava, e si beveva e loro facevano anche dei cori che io ascoltavo volentieri ricordando quando li sentivo da bambina, dovevo andare in bagno e chiesi dove fosse, uno degli uomini si alzò e mi disse
- Vieni ti accompagno, non è lontano
Lo seguii ed, in effetti, era abbastanza vicino, erano una fila di bagni chimici divisi in uomini e donne, in effetti erano solo tre per le donne ed almeno il doppio per gli uomini, comunque era pulito, uscita mia stava aspettando lì fuori,
- Ti scorto fino al tavolo
- Perché è pericoloso qui?
- Eh non si sa mai, una bella donna come te in giro da sola
- Ma con te mi sento tranquilla
- Non dovresti, sono un alpino, è vero, ma sempre un uomo
- Ma non approfitteresti mai di me, vero?
Mi ero avvicinata al punto da essere quasi contro il suo petto, probabilmente non ero io che parlavo ma il vino che avevo bevuto, lui, comunque, mi circondò la vita con le braccia e cercò le mie labbra con le sue, io gli restituii il bacio, eravamo nascosti dietro una tenda ed in una zona in penombra, mi spinse contro un albero continuando a baciarmi, persi il cappello ed incrociai le gambe ai suoi fianchi.
Sentii subito la protuberanza della sua virilità premere contro la stoffa dei suoi pantaloni e delle mie mutandine, con un braccio mi tenevo al suo collo e con l’altra mano cercavo la cerniera dei suoi pantaloni, la abbassai ed il suo pene, subito, schizzò fuori come una molla, lo presi con una mano e lo portai alla mia farfallina spostando il bordo dei miei slip, lui subito spinse in avanti il bacini e mi penetrò, riportai anche l’altra mano al suo collo e lui, invece, portò le braccia sotto le mie cosce tenendole alzate, la mia schiena strisciava contro il tronco dell’albero ma ero protetta dalla canottierina, per fortuna, l’altro tronco l’avevo nella mia vagina che sembrava non voler mai esaurire la sua spinta, poi successe, cercò di uscire ma strinsi i miei muscoli vaginali e lo costrinsi a venirmi dentro, che goduria ………
Finimmo e ci mettemmo in ordine, avevo bisogno di tornare in bagno per prendere della carta igienica e ripulirmi un po’, quando uscii mi porse il mio cappello che era caduto per terra e me lo rimisi in testa, quando tornammo al tavolo sentimmo i commenti
- Ah chissà dove siete andati voi due, altro che il bagno
- C’era la coda
Dissi
- Immagino fosse lunga
Rispose uno
- Si si, direi quanto basta
Risate, canti ed altro vino, quello che aveva risposto prima circa la lunghezza della coda si alzò e mi venne vicino e mi disse
- Sei in albergo tenente?
- Si vicino piazza Bra
- Uhm un mucchio di strada a quest’ora
- Camminerò
- Beh se vuoi ho la tenda ed è grande abbastanza
- Abbastanza per cosa?
- Per due persone che vogliono riposare
Che si fossero parlati quei due? risposi
- Vedremo poi
- Se vuoi te lo faccio vedere
- Cosa?
- Il posto dov’è la tenda
- Ah capito, no non serve grazie, se dici che è grande abbastanza
- Grande è grande, giudicherai tu
Sussurrò, feci cenno di si con la testa, gli altri intanto cantavano ancora, erano le due quando ci alzammo dal tavolo, eravamo tra i pochi rimasti, però agli altri tavoli c’era ancora chi resisteva, ce ne andammo a gruppetti salutandoci, io seguii il mio alpino ad un paio di passi di distanza, la tenda era una tipo canadese ma più grande, due materassini per terra già gonfiati ed un sacco a pelo con la cerniera su un lato
Aveva una torcia elettrica, l’accese e poi mi disse,
- io aspetto fuori mentre ti spogli e metti a letto
non aspettò la risposta e si spostò dall’ingresso della tenda, entrai togliendomi il cappello alpino ed alla luce della torcia mi spogliai velocemente, aprii la cerniera del sacco a pelo e vidi che , praticamente, diventava grande come una coperta e lo stesi sui due lettini, poi vidi che ce n’era un altro arrotolato in un angolo e svolsi ed aprii anche quello e mi stesi sui materassini coprendomi e lo chiamai, spegnendo però la torcia, entrò nella tenda ed anche lui, per prima cosa tolse il cappello, poi sentii il rumore dei vestiti che si toglieva e quando lo sentii inginocchiarsi sul lato del materassino riaccesi la torcia illuminandolo
- si devo dire che grande sembra grande, vedremo poi
dicendo così mi scoprii e mi misi ginocchioni anch’io sul materassino, chinandomi in avanti, afferrandogli l’uccello con la mano e portandolo alla mia bocca, rimase un attimo immobile poi sentii che le sue mani cominciavano a perlustrare il mio corpo nudo, io, intanto gli leccavo l’asta, che si stava indurendo ed ingrossando a vista d’occhio, gli succhiavo lo scroto e la punta della cappella, lui
- meglio spegnere la torcia, da fuori si vede tutto
allungai la mano e la spensi, anche se , in effetti, il pensiero che da fuori qualcuno potesse , dalle nostre ombre, indovinare quello che facevamo mi eccitava, poi mi girai come un cagnolino gli porsi il mio culetto, e dissi
- prendimi così, soldato
- comandi
fu la risposta, le sue mani sul mio sedere mentre io con una delle mie raggiunsi il suo membro e lo portai a strusciare la cappella tra le mie grandi labbra e poi spinsi all’indietro per farmi penetrare, devo dire che fu particolarmente attento e delicato quanto virile e profondo, io, intanto, accendevo e spegnevo la torcia elettrica ad intervalli irregolari, mi stuzzicava davvero che da fuori vedessero le nostre ombre, chissà se c’era qualcuno che guardava.
Era decisamente bravo, mi accarezzava la schiena, il seno e, intanto mi scopava con colpi lunghi e profondi, senza fretta, capii che gli piaceva anche il mio culetto perché, più di una volta ci infilò il dito, poi il ritmo aumentò e anche la forza, mi tenne prima per i fianchi e poi per i capelli portandomi ad inarcare la schiena sotto i suoi colpi, fino a quando il suo liquido bianco, denso e caldo mi arrivò sulla schiena, poi rimanemmo a riprendere fiato stesi sui sacchi a pelo continuando ad accarezzarci, ero però, talmente fatta ed appagata che quelle carezze mi fecero addormentare. Quando mi svegliai ero molto più presente, eravamo stesi su un fianco, lui dietro di me con un braccio che mi abbracciava e la mano aperta sul mio seno, contro la mia schiena il suo uccello che, appena sfiorai con la mano si impennò facendolo svegliare
- Ehi ci siamo addormentati
- Si ero stanca, e tu?
- Naaa ho chiuso gli occhi per un momento
- Se se per un momento sono due ore che dormiamo
- Vorresti fare altro ?
- Uhm una mezza idea ce l’ho, certo (scherzai) bisogna vedere se ce la fai
- Perché non mi metti alla prova ?
Presi il mio lubrificante anale dalla borsetta che avevo lasciato vicino al mio cappello alpino e glielo porsi
- Usa questo
- Per ?
- Per facilitare l’ingresso
- Forse dimentichi che sono già entrato
- Non da li caro non da lì
- Wow davvero ti va?
- Non te l’avrei dato se no, però fai piano
- Ok
Il suo dito spalmò il lubrificante intorno e dentro il mio buchino e già questo mi dette un brivido, poi sentii che il suo dito spingeva un po’ roteando, poi le dita divennero due, sempre con la frescura del lubrificante e poi eccolo che entra, uhm è grosso davvero, si, così mi piace ecco adesso la cappella è dentro tutta, un altro colpetto qualche altro centimetro guadagnato ancora un po’ ecco ci siamo, cerco di rilassare il più possibile i muscoli dello sfintere, è un po’ doloroso all’inizio ma poi, grazie al lubrificante sarà più facile per lui e bello per me, lo sfintere è strano, a differenza della vagina che si lubrifica da sola lui non lo fa, devi usare un lubrificante esterno, però è estremamente sensibile grazie a tutte le terminazioni nervose ed io raggiungo , di solito, orgasmi favolosi, come accadde anche quella notte. Alla fine il mio alpino aveva un po’ il fiato grosso, io dopo una decina di minuti dalla fine del nostro rapporto, recuperai i miei vestiti e, stando seduta sul materassino mi rivestii per andarmene, riprendendomi, chiaramente, il mio cappello alpino, feci per salutarlo
- Dimmi una cosa Elena
- Dimmi
- Da dove sei uscita? Come ho fatto a conoscerti e a ………………..
- A scoparmi ? ti è spiaciuto ?
- No no è che ……..
- La vita è così, caro, è strana, non si sa mai cosa ci riserva il futuro.
Lo baciai sulle labbra ed uscii dalla tenda rimettendomi in piedi, arrivai in albergo in tempo per la colazione che feci e poi salii in camera a lavarmi prima e poi a riposare, mi aspettava un’altra serata prima del raduno vero e proprio.
Sabato pomeriggio, sempre a zonzo per Verona, oltre agli alpini è una splendida città e vale davvero la pena visitarla, c’erano comunque in giro gruppetti di alpini seduti ai tavolini dei bar ed alcuni in giro con mezzi tipo jeep, moto con sidecar ecc, ho visto anche una vecchia ambulanza con una croce rossa verniciata sulle fiancate, ho messo un paio di jeans di quelli aderenti elasticizzati ed una magliettina corta bianca che mi lasciava scoperta la pancia e, non avendo elastico in vita rimaneva sollevata davanti grazie al mio seno, sempre con il mio bel cappello alpino e con un paio di stivaletti con tacco, poi niente reggiseno e, come intimo, un perizoma bianco con string di pizzo di seta che sporgeva di dietro con un fiocchetto, diversi erano gli apprezzamenti ed anche qualche fischio, poi, quasi al tramonto, da un tizio anziano seduto ad un tavolino
- Ehi bionda, un culo così è solo da sfondare
mi girai e risposi :
- Nonno, da solo non ce la faresti, trovati qualcuno che ti aiuti
E ripresi la mia strada, devo dire, accentuando un po’ l’ancheggiamento ma senza esagerare, dopo una mezz’ora, ferma ad un incrocio mi sento chiamare
- Ehi bionda
Al mio fianco una vecchia jeep con agganciato un carrellino con sopra una damigiana di vino, alla guida il vecchio di prima e dietro seduti altri due quasi vecchi come lui
- Ho trovato gli aiutanti, che dici vieni a fare un giro con questi vecchietti?
Mi misi a ridere e gli risposi indicando la damigiana
- Ma la jeep va a vino?
- No lei no ma noi si, salta su dai, non farti pregare che poi domani ti portiamo in parata con noi
- Non so se sia il caso siete sbronzi
- Forse loro due ma io no, io devo guidare, dai ti facciamo fare un tour di Verona di sera
Sempre ridendo salii sulla jeep che , un po’ a scatti partì, costeggiammo il fiume che attraversa la città, mentre guidava cantava e gli altri gli facevano il coro, ero un po’ preoccupata ma solo per la guida, arrivammo addirittura fuori città
- Dove stiamo andando?
- In un posticino che abbiamo scoperto ieri
Era, praticamente un giardinetto sul lungo fiume con tavoli di legno fissi e panche, un’area pic nic, tirarono fuori dalla jeep una scatola e la posarono su uno dei tavoli, tirarono fuori un paio di bottiglie di grappa, dei bicchieri di carta e dei cartocci con pane, formaggio e salame, poi una lampada di quelle a gas che misero al centro del tavolo, poi dissero qualcosa che non capii in dialetto, non so di che parte e cominciarono a tagliare le cose da mangiare che misero in piatti di plastica e poi a versare la grappa nei bicchieri riempendoli a metà, mangiammo e, intanto mi chiedevano di me, e mi raccontavano dei loro, soprattutto delle loro avventure nell’esercito, poi furono abbastanza alticci e, anch’io non ero proprio sobria, per chiedermi di mostrargli il seno, veramente dissero
- Dai facci vedere le tette
- Nooo
- Dai, se ci fai vedere le tette ti facciamo vedere i nostri muscoli
- Va bene, però sedetevi da quella parte del tavolo
Obbedirono ed io sollevai la maglietta, e furono fischi ed applausi, poi la riabbassai pensavo adesso si togliessero le loro ma si misero in piedi sulla panca , tirarono giù le cerniere dei pantaloni e mi sventolarono davanti i loro uccelli, quelli erano i muscoli che intendevano, che poi muscoli non sono, comunque quella era la scena.
- Allora bionda vuoi assaggiare? Ahahah
- Potrei anche farlo, io ce la farei ma voi?
- Donna di poca fede, non siamo mica bersaglieri che hanno tante piume e tutte mosce, noi una sola penna ma sempre dritta e sull’attenti
- Ahahah non mi sembrano molto sull’attenti
Dissi buttandola sul ridere
- Se quella maglietta la togli insieme al resto ti facciamo vedere
Anch’io dovevo essere sbronza perché lo feci rimanendo solo con gli stivaletti e giù fischi ed applausi e batterono i piedi sulla panca, in effetti i loro attrezzi si stavano alzando e, soprattutto il vecchio era messo bene da quel punto di vista, ma fu uno degli altri due il primo che venne verso di me, si sedette sulla panca al mio fianco e tenendoselo in mano e continuando a segarselo mi disse
- Vieni qui, fammi vedere come vai a cavallo
Lo accontentai mettendomi a cavalcioni di fronte a lui e, tenendogli le mani sulle spalle mi infilai, praticamente da sola il suo pene tra le mie grandi e poi piccole labbra, lui aveva le gambe dalla mia parte della panca ed io le mie dalla parte opposta, quasi stessimo dondolando, ed ero io a muovermi su quel bastone di carne mentre lui mi palpava il seno, non durò molto, 5 o 6 minuti, prima che venisse con un grugnito, però venni anch’io, intanto avevano ripulito il tavolo e mi ci sdraiai sopra, in modo che il secondo potesse scoparmi agevolmente, quello non fu molto gentile ma i suoi colpi un po’ violenti mi piacevano e riuscì a farmi godere due volte, prima che venisse anche lui, poi toccò al vecchio,
- Ti ho detto che ti avrei sfondato il culo ed è quello che voglio fare,
così dicendo mi fece mettere sul tavolo a pancia sotto ma così senza lubrificante mi avrebbe fatto solo male e, nonostante fossi brilla non volevo
- Aspetta, va bene ma devi usare la crema nella mia borsa
- Datemi quella borsa che io sono pronto
Sentii subito dopo la frescura della mia crema nel buchino, anche se il dito del vecchio era duro e nodoso
- Fai piano però
La punta del suo uccello premette contro il mio buchino, per fortuna, grazie alla sera prima, la ricevette agevolmente, poi, però, cominciò il più grosso, soffiai mentre lui spingeva, però anche lui non aveva vita facile, poi, entrando piano piano la mia carne si adeguava ed abituava all’ospite che, comunque, nonostante il dolore, era desiderato, con un sospiro arrivò in fondo e, poi, cominciò a muoversi, ed io venni squassata, immediatamente, da un orgasmo lui si stava divertendo, doveva essere piacevole la sensazione che provava anche per lui, per me lo era, eccome; mi scopava nel culetto con intenzione, e dopo un inizio difficoltoso prese un ritmo abbastanza deciso, che era quello che mi piaceva di più, in alcuni tratti al limite del violento, le sue mani sulle mie chiappette le tenevano allargate, lui, alla fine, non fece in tempo ad uscire prima di inondarmi il sederino con il suo sperma caldo e denso, lo fece con un sospiro profondo e poi mi lasciò li stesa, gli altri due non parlarono ma uno di loro sostituì il vecchio nel mio sfintere, e si divertì anche lui, il terzo non fu da meno. Dopo mi sedetti a fatica rimanendo sul tavolo, il vecchio mi portò un bicchiere di grappa che bevvi avidamente tossendo, gli altri due mi portarono i vestiti ed anche loro bevvero altra grappa. Riuscii a rivestirmi però evitai di mettere il perizoma, e feci un po’ di fatica ad infilare i jeans, mi riportarono in città e chiesi loro di lasciarmi in albergo, non ero in grado di stare ancora in giro, volevo solo fare una lunga doccia calda e poi andare a letto, però mi feci portare in camera del tea caldo.
Il mattino mi alzai con calma, andai in bagno, mi lavai ancora con molta attenzione, stavolta misi un vestitino bianco corto con una cinturina in pelle rossa, sandali rossi tacco 10, biancheria intima sempre bianca in pizzo di seta ed il meraviglioso cappello alpino di papà. Passai tutta la mattina a vedere la sfilata, ci fu la messa, i cori alpini, tutto perfetto, mi ero perfettamente ripresa e, a sera ripresi la mia mercedes rossa e ripartii verso Milano con il cappello alpino di papà sul sedile del passeggero al mio fianco. Mi ero, grazie alla giornata di riposo, completamente ripresa, chiaramente domenica non bevvi alcunché di alcolico, anche perché dovevo guidare, lungo l’autostrada erano diverse le auto ed i pulmini che trasportavano alpini, era stata una splendida esperienza e l’avrei ricordata con piacere, w gli alpini.
Nonno era stato un alpino e papà anche, anzi, papà era stato un ufficiale di complemento, si dice così? E ci teneva a precisare in artiglieria da montagna, da bambina mi hanno portato un paio di volte ai loro raduni annuali e mi sono divertita un sacco, ultimamente ho letto sui giornali che ad un raduno a Rimini delle pseudo femministe, io le chiamo così, hanno denunciato di essere state abusate verbalmente dagli alpini, una si è lamentata che uno le ha detto che aveva delle belle gambe e lei, testuali parole ha detto che “si era sentita violentata”, per me questa è scema. Io, una volta, da grande, ci sono andata ad un raduno, per l’esattezza a Verona nel 1990, ho indossato il cappello di papà ed orgogliosamente ho festeggiato, con canti e bevute, il raduno, ho provato un senso di appartenenza, mi è piaciuto molto, anche perché ho passato tre giorni a fare quello che mi piace di più e con chi mi andava, ho ricevuto anche tanti complimenti, alcuni, forse, un po’ pesantini ma quando il vino, la grappa e la birra scorrono a fiumi è una cosa normale, se poi una si veste come ero vestita io, perlopiù, è quasi d’obbligo.
Arrivo a Verona con la mia mercedes rossa, fa caldo e quindi sono in minigonna di jeans e canottierina, avevo prenotato in un piccolo albergo vicino a Piazza Bra, lasciato il bagaglio ho indossato il cappello di papà con la sua penna nera e sono andata un po’ in giro per Verona, il raduno effettivo sarebbe stato la domenica ed era solo venerdì pomeriggio, ma c’erano già in giro un sacco di penne nere e sono iniziati i complimenti e le offerte di bevande, decisamente alcoliche, a sera mi sono ritrovata in un prato con tende, tavoli e panche e bracieri per la carne, ero già alla terza grappa ma reggevo bene, subito ricevo vari inviti a sedermi con gruppi di alpini con le loro mogli o fidanzate e poi un ultimo che accetto :
- Hei bel tenente biondo, vieni a sederti con noi
Era il grado che c’era sul cappello, in effetti era sotto tenente ma papà mi aveva spiegato che lo chiamavano comunque tenente. Era un tavolo tutto di uomini, di tutte le età, camicie a quadri, perlopiù e cappello alpino in testa
- Un piatto ed un bicchiere per il nostro bel tenente
Dissero appena seduta a capotavola, avevano tutti cappelli con il fregio nero, solo il mio aveva il fregio dorato, ero la superiore in grado, ahahah.
Chiaramente, appena seduta mi sono presentata egli altri al tavolo hanno fatto la stessa cosa ma i loro nomi li dimenticai abbastanza presto, lo spiedo ed il vino erano buonissimi, quello alla mia sinistra, un uomo sulla cinquantina con una camicia che rimaneva chiusa sulla pancia a fatica mi chiese:
- Allora Elena, qual è la storia di quel cappello?
- Beh era di papà che era un ex alpino
Mi corresse subito
- Eh eh non ci sono ex alpini, una volta indossato il cappello si è alpini fino alla morte
- Capito, vero, lo diceva anche il nonno.
Si mangiava, e si beveva e loro facevano anche dei cori che io ascoltavo volentieri ricordando quando li sentivo da bambina, dovevo andare in bagno e chiesi dove fosse, uno degli uomini si alzò e mi disse
- Vieni ti accompagno, non è lontano
Lo seguii ed, in effetti, era abbastanza vicino, erano una fila di bagni chimici divisi in uomini e donne, in effetti erano solo tre per le donne ed almeno il doppio per gli uomini, comunque era pulito, uscita mia stava aspettando lì fuori,
- Ti scorto fino al tavolo
- Perché è pericoloso qui?
- Eh non si sa mai, una bella donna come te in giro da sola
- Ma con te mi sento tranquilla
- Non dovresti, sono un alpino, è vero, ma sempre un uomo
- Ma non approfitteresti mai di me, vero?
Mi ero avvicinata al punto da essere quasi contro il suo petto, probabilmente non ero io che parlavo ma il vino che avevo bevuto, lui, comunque, mi circondò la vita con le braccia e cercò le mie labbra con le sue, io gli restituii il bacio, eravamo nascosti dietro una tenda ed in una zona in penombra, mi spinse contro un albero continuando a baciarmi, persi il cappello ed incrociai le gambe ai suoi fianchi.
Sentii subito la protuberanza della sua virilità premere contro la stoffa dei suoi pantaloni e delle mie mutandine, con un braccio mi tenevo al suo collo e con l’altra mano cercavo la cerniera dei suoi pantaloni, la abbassai ed il suo pene, subito, schizzò fuori come una molla, lo presi con una mano e lo portai alla mia farfallina spostando il bordo dei miei slip, lui subito spinse in avanti il bacini e mi penetrò, riportai anche l’altra mano al suo collo e lui, invece, portò le braccia sotto le mie cosce tenendole alzate, la mia schiena strisciava contro il tronco dell’albero ma ero protetta dalla canottierina, per fortuna, l’altro tronco l’avevo nella mia vagina che sembrava non voler mai esaurire la sua spinta, poi successe, cercò di uscire ma strinsi i miei muscoli vaginali e lo costrinsi a venirmi dentro, che goduria ………
Finimmo e ci mettemmo in ordine, avevo bisogno di tornare in bagno per prendere della carta igienica e ripulirmi un po’, quando uscii mi porse il mio cappello che era caduto per terra e me lo rimisi in testa, quando tornammo al tavolo sentimmo i commenti
- Ah chissà dove siete andati voi due, altro che il bagno
- C’era la coda
Dissi
- Immagino fosse lunga
Rispose uno
- Si si, direi quanto basta
Risate, canti ed altro vino, quello che aveva risposto prima circa la lunghezza della coda si alzò e mi venne vicino e mi disse
- Sei in albergo tenente?
- Si vicino piazza Bra
- Uhm un mucchio di strada a quest’ora
- Camminerò
- Beh se vuoi ho la tenda ed è grande abbastanza
- Abbastanza per cosa?
- Per due persone che vogliono riposare
Che si fossero parlati quei due? risposi
- Vedremo poi
- Se vuoi te lo faccio vedere
- Cosa?
- Il posto dov’è la tenda
- Ah capito, no non serve grazie, se dici che è grande abbastanza
- Grande è grande, giudicherai tu
Sussurrò, feci cenno di si con la testa, gli altri intanto cantavano ancora, erano le due quando ci alzammo dal tavolo, eravamo tra i pochi rimasti, però agli altri tavoli c’era ancora chi resisteva, ce ne andammo a gruppetti salutandoci, io seguii il mio alpino ad un paio di passi di distanza, la tenda era una tipo canadese ma più grande, due materassini per terra già gonfiati ed un sacco a pelo con la cerniera su un lato
Aveva una torcia elettrica, l’accese e poi mi disse,
- io aspetto fuori mentre ti spogli e metti a letto
non aspettò la risposta e si spostò dall’ingresso della tenda, entrai togliendomi il cappello alpino ed alla luce della torcia mi spogliai velocemente, aprii la cerniera del sacco a pelo e vidi che , praticamente, diventava grande come una coperta e lo stesi sui due lettini, poi vidi che ce n’era un altro arrotolato in un angolo e svolsi ed aprii anche quello e mi stesi sui materassini coprendomi e lo chiamai, spegnendo però la torcia, entrò nella tenda ed anche lui, per prima cosa tolse il cappello, poi sentii il rumore dei vestiti che si toglieva e quando lo sentii inginocchiarsi sul lato del materassino riaccesi la torcia illuminandolo
- si devo dire che grande sembra grande, vedremo poi
dicendo così mi scoprii e mi misi ginocchioni anch’io sul materassino, chinandomi in avanti, afferrandogli l’uccello con la mano e portandolo alla mia bocca, rimase un attimo immobile poi sentii che le sue mani cominciavano a perlustrare il mio corpo nudo, io, intanto gli leccavo l’asta, che si stava indurendo ed ingrossando a vista d’occhio, gli succhiavo lo scroto e la punta della cappella, lui
- meglio spegnere la torcia, da fuori si vede tutto
allungai la mano e la spensi, anche se , in effetti, il pensiero che da fuori qualcuno potesse , dalle nostre ombre, indovinare quello che facevamo mi eccitava, poi mi girai come un cagnolino gli porsi il mio culetto, e dissi
- prendimi così, soldato
- comandi
fu la risposta, le sue mani sul mio sedere mentre io con una delle mie raggiunsi il suo membro e lo portai a strusciare la cappella tra le mie grandi labbra e poi spinsi all’indietro per farmi penetrare, devo dire che fu particolarmente attento e delicato quanto virile e profondo, io, intanto, accendevo e spegnevo la torcia elettrica ad intervalli irregolari, mi stuzzicava davvero che da fuori vedessero le nostre ombre, chissà se c’era qualcuno che guardava.
Era decisamente bravo, mi accarezzava la schiena, il seno e, intanto mi scopava con colpi lunghi e profondi, senza fretta, capii che gli piaceva anche il mio culetto perché, più di una volta ci infilò il dito, poi il ritmo aumentò e anche la forza, mi tenne prima per i fianchi e poi per i capelli portandomi ad inarcare la schiena sotto i suoi colpi, fino a quando il suo liquido bianco, denso e caldo mi arrivò sulla schiena, poi rimanemmo a riprendere fiato stesi sui sacchi a pelo continuando ad accarezzarci, ero però, talmente fatta ed appagata che quelle carezze mi fecero addormentare. Quando mi svegliai ero molto più presente, eravamo stesi su un fianco, lui dietro di me con un braccio che mi abbracciava e la mano aperta sul mio seno, contro la mia schiena il suo uccello che, appena sfiorai con la mano si impennò facendolo svegliare
- Ehi ci siamo addormentati
- Si ero stanca, e tu?
- Naaa ho chiuso gli occhi per un momento
- Se se per un momento sono due ore che dormiamo
- Vorresti fare altro ?
- Uhm una mezza idea ce l’ho, certo (scherzai) bisogna vedere se ce la fai
- Perché non mi metti alla prova ?
Presi il mio lubrificante anale dalla borsetta che avevo lasciato vicino al mio cappello alpino e glielo porsi
- Usa questo
- Per ?
- Per facilitare l’ingresso
- Forse dimentichi che sono già entrato
- Non da li caro non da lì
- Wow davvero ti va?
- Non te l’avrei dato se no, però fai piano
- Ok
Il suo dito spalmò il lubrificante intorno e dentro il mio buchino e già questo mi dette un brivido, poi sentii che il suo dito spingeva un po’ roteando, poi le dita divennero due, sempre con la frescura del lubrificante e poi eccolo che entra, uhm è grosso davvero, si, così mi piace ecco adesso la cappella è dentro tutta, un altro colpetto qualche altro centimetro guadagnato ancora un po’ ecco ci siamo, cerco di rilassare il più possibile i muscoli dello sfintere, è un po’ doloroso all’inizio ma poi, grazie al lubrificante sarà più facile per lui e bello per me, lo sfintere è strano, a differenza della vagina che si lubrifica da sola lui non lo fa, devi usare un lubrificante esterno, però è estremamente sensibile grazie a tutte le terminazioni nervose ed io raggiungo , di solito, orgasmi favolosi, come accadde anche quella notte. Alla fine il mio alpino aveva un po’ il fiato grosso, io dopo una decina di minuti dalla fine del nostro rapporto, recuperai i miei vestiti e, stando seduta sul materassino mi rivestii per andarmene, riprendendomi, chiaramente, il mio cappello alpino, feci per salutarlo
- Dimmi una cosa Elena
- Dimmi
- Da dove sei uscita? Come ho fatto a conoscerti e a ………………..
- A scoparmi ? ti è spiaciuto ?
- No no è che ……..
- La vita è così, caro, è strana, non si sa mai cosa ci riserva il futuro.
Lo baciai sulle labbra ed uscii dalla tenda rimettendomi in piedi, arrivai in albergo in tempo per la colazione che feci e poi salii in camera a lavarmi prima e poi a riposare, mi aspettava un’altra serata prima del raduno vero e proprio.
Sabato pomeriggio, sempre a zonzo per Verona, oltre agli alpini è una splendida città e vale davvero la pena visitarla, c’erano comunque in giro gruppetti di alpini seduti ai tavolini dei bar ed alcuni in giro con mezzi tipo jeep, moto con sidecar ecc, ho visto anche una vecchia ambulanza con una croce rossa verniciata sulle fiancate, ho messo un paio di jeans di quelli aderenti elasticizzati ed una magliettina corta bianca che mi lasciava scoperta la pancia e, non avendo elastico in vita rimaneva sollevata davanti grazie al mio seno, sempre con il mio bel cappello alpino e con un paio di stivaletti con tacco, poi niente reggiseno e, come intimo, un perizoma bianco con string di pizzo di seta che sporgeva di dietro con un fiocchetto, diversi erano gli apprezzamenti ed anche qualche fischio, poi, quasi al tramonto, da un tizio anziano seduto ad un tavolino
- Ehi bionda, un culo così è solo da sfondare
mi girai e risposi :
- Nonno, da solo non ce la faresti, trovati qualcuno che ti aiuti
E ripresi la mia strada, devo dire, accentuando un po’ l’ancheggiamento ma senza esagerare, dopo una mezz’ora, ferma ad un incrocio mi sento chiamare
- Ehi bionda
Al mio fianco una vecchia jeep con agganciato un carrellino con sopra una damigiana di vino, alla guida il vecchio di prima e dietro seduti altri due quasi vecchi come lui
- Ho trovato gli aiutanti, che dici vieni a fare un giro con questi vecchietti?
Mi misi a ridere e gli risposi indicando la damigiana
- Ma la jeep va a vino?
- No lei no ma noi si, salta su dai, non farti pregare che poi domani ti portiamo in parata con noi
- Non so se sia il caso siete sbronzi
- Forse loro due ma io no, io devo guidare, dai ti facciamo fare un tour di Verona di sera
Sempre ridendo salii sulla jeep che , un po’ a scatti partì, costeggiammo il fiume che attraversa la città, mentre guidava cantava e gli altri gli facevano il coro, ero un po’ preoccupata ma solo per la guida, arrivammo addirittura fuori città
- Dove stiamo andando?
- In un posticino che abbiamo scoperto ieri
Era, praticamente un giardinetto sul lungo fiume con tavoli di legno fissi e panche, un’area pic nic, tirarono fuori dalla jeep una scatola e la posarono su uno dei tavoli, tirarono fuori un paio di bottiglie di grappa, dei bicchieri di carta e dei cartocci con pane, formaggio e salame, poi una lampada di quelle a gas che misero al centro del tavolo, poi dissero qualcosa che non capii in dialetto, non so di che parte e cominciarono a tagliare le cose da mangiare che misero in piatti di plastica e poi a versare la grappa nei bicchieri riempendoli a metà, mangiammo e, intanto mi chiedevano di me, e mi raccontavano dei loro, soprattutto delle loro avventure nell’esercito, poi furono abbastanza alticci e, anch’io non ero proprio sobria, per chiedermi di mostrargli il seno, veramente dissero
- Dai facci vedere le tette
- Nooo
- Dai, se ci fai vedere le tette ti facciamo vedere i nostri muscoli
- Va bene, però sedetevi da quella parte del tavolo
Obbedirono ed io sollevai la maglietta, e furono fischi ed applausi, poi la riabbassai pensavo adesso si togliessero le loro ma si misero in piedi sulla panca , tirarono giù le cerniere dei pantaloni e mi sventolarono davanti i loro uccelli, quelli erano i muscoli che intendevano, che poi muscoli non sono, comunque quella era la scena.
- Allora bionda vuoi assaggiare? Ahahah
- Potrei anche farlo, io ce la farei ma voi?
- Donna di poca fede, non siamo mica bersaglieri che hanno tante piume e tutte mosce, noi una sola penna ma sempre dritta e sull’attenti
- Ahahah non mi sembrano molto sull’attenti
Dissi buttandola sul ridere
- Se quella maglietta la togli insieme al resto ti facciamo vedere
Anch’io dovevo essere sbronza perché lo feci rimanendo solo con gli stivaletti e giù fischi ed applausi e batterono i piedi sulla panca, in effetti i loro attrezzi si stavano alzando e, soprattutto il vecchio era messo bene da quel punto di vista, ma fu uno degli altri due il primo che venne verso di me, si sedette sulla panca al mio fianco e tenendoselo in mano e continuando a segarselo mi disse
- Vieni qui, fammi vedere come vai a cavallo
Lo accontentai mettendomi a cavalcioni di fronte a lui e, tenendogli le mani sulle spalle mi infilai, praticamente da sola il suo pene tra le mie grandi e poi piccole labbra, lui aveva le gambe dalla mia parte della panca ed io le mie dalla parte opposta, quasi stessimo dondolando, ed ero io a muovermi su quel bastone di carne mentre lui mi palpava il seno, non durò molto, 5 o 6 minuti, prima che venisse con un grugnito, però venni anch’io, intanto avevano ripulito il tavolo e mi ci sdraiai sopra, in modo che il secondo potesse scoparmi agevolmente, quello non fu molto gentile ma i suoi colpi un po’ violenti mi piacevano e riuscì a farmi godere due volte, prima che venisse anche lui, poi toccò al vecchio,
- Ti ho detto che ti avrei sfondato il culo ed è quello che voglio fare,
così dicendo mi fece mettere sul tavolo a pancia sotto ma così senza lubrificante mi avrebbe fatto solo male e, nonostante fossi brilla non volevo
- Aspetta, va bene ma devi usare la crema nella mia borsa
- Datemi quella borsa che io sono pronto
Sentii subito dopo la frescura della mia crema nel buchino, anche se il dito del vecchio era duro e nodoso
- Fai piano però
La punta del suo uccello premette contro il mio buchino, per fortuna, grazie alla sera prima, la ricevette agevolmente, poi, però, cominciò il più grosso, soffiai mentre lui spingeva, però anche lui non aveva vita facile, poi, entrando piano piano la mia carne si adeguava ed abituava all’ospite che, comunque, nonostante il dolore, era desiderato, con un sospiro arrivò in fondo e, poi, cominciò a muoversi, ed io venni squassata, immediatamente, da un orgasmo lui si stava divertendo, doveva essere piacevole la sensazione che provava anche per lui, per me lo era, eccome; mi scopava nel culetto con intenzione, e dopo un inizio difficoltoso prese un ritmo abbastanza deciso, che era quello che mi piaceva di più, in alcuni tratti al limite del violento, le sue mani sulle mie chiappette le tenevano allargate, lui, alla fine, non fece in tempo ad uscire prima di inondarmi il sederino con il suo sperma caldo e denso, lo fece con un sospiro profondo e poi mi lasciò li stesa, gli altri due non parlarono ma uno di loro sostituì il vecchio nel mio sfintere, e si divertì anche lui, il terzo non fu da meno. Dopo mi sedetti a fatica rimanendo sul tavolo, il vecchio mi portò un bicchiere di grappa che bevvi avidamente tossendo, gli altri due mi portarono i vestiti ed anche loro bevvero altra grappa. Riuscii a rivestirmi però evitai di mettere il perizoma, e feci un po’ di fatica ad infilare i jeans, mi riportarono in città e chiesi loro di lasciarmi in albergo, non ero in grado di stare ancora in giro, volevo solo fare una lunga doccia calda e poi andare a letto, però mi feci portare in camera del tea caldo.
Il mattino mi alzai con calma, andai in bagno, mi lavai ancora con molta attenzione, stavolta misi un vestitino bianco corto con una cinturina in pelle rossa, sandali rossi tacco 10, biancheria intima sempre bianca in pizzo di seta ed il meraviglioso cappello alpino di papà. Passai tutta la mattina a vedere la sfilata, ci fu la messa, i cori alpini, tutto perfetto, mi ero perfettamente ripresa e, a sera ripresi la mia mercedes rossa e ripartii verso Milano con il cappello alpino di papà sul sedile del passeggero al mio fianco. Mi ero, grazie alla giornata di riposo, completamente ripresa, chiaramente domenica non bevvi alcunché di alcolico, anche perché dovevo guidare, lungo l’autostrada erano diverse le auto ed i pulmini che trasportavano alpini, era stata una splendida esperienza e l’avrei ricordata con piacere, w gli alpini.
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