L’s story. Capitolo 28. Formazione – lavoro
di
Laras
genere
dominazione
Cosa davo a mamma quando si ubriacava? Mi rialzo, barcollando vado in cucina: mezzo litro d’acqua, 5 cucchiai di sale. Torno da lui… sento provenire dalla sua giacca una specie di rumore di cicala, ma adesso non ho tempo. Trascino Nando in bagno (ma quanto pesano sti maschi?), lo avvicino alla tazza, lo metto col viso in giù. Se lo guardo mi preoccupo… è pallido e ha le labbra tipo bleu: “Bevi Nando, bevi senatore del mio cuore: ti perdono tutto, mi farò frustare tutte le volte che vorrai, non ti dirò più cose brutte… bevi ora”. Verso piano l’acqua salata… un po’ per volta, non beve tutto… ma qualcosa beve.
Ecco: il rimedio campagnolo funziona più dei farmaci di città. Sostengo Nando, mentre lui vomita l’anima.
Seconda fase: acqua calda e senape… tra 15 minuti vomiterà di nuovo. Vado a cercare i suoi slip e glieli rimetto, nessun deve vederlo ridotto così. Lo sistemo meglio nel bagno: prendo una coperta, dei cuscini, in modo che quando avrà il secondo stimolo non sporchi in giro. Di nuovo quel rumore di cicala… ma che cavolo è? Frugo nella tasca della giacca, eccolo: è un coso di plastica nera con una lucina che lampeggia… boh!
Mi guardo allo specchio: che disastro! Ho le calze smagliate e ho perso una decolleté! Se Nando si sveglia mi vedrà talmente disordinata e brutta che non mi vorrà più! E qui su non ho con che cambiarmi… Sento dei lamenti dal bagno, si è ripreso: tolgo l’altra scarpa e corro da lui. Appena in tempo per la seconda vomitata. Lo pulisco alla bell’e meglio, lo trascino in camera… “Alzati Nando, devi distenderti sul letto”. Lo aiuto e, finalmente è disteso: manca una cosa… torno in sala, apro il bar… coca cola. Verso mezzo bicchiere, ritorno in camera, lo aiuto a berlo. Ora posso aspettare: comincio a rimettermi in ordine.
Un’ora dopo è già tutto tranquillo: la cicala è il modo di controllare che al senatore vada tutto bene. Le due guardie stavano usando Claudio ma, non ricevendo risposta, si sono precitate qui e han fatto aprire la porta. Particolare buffo: Claudio ha gli occhi sognanti e gli scende sperma dal sedere lungo le cosce.
Han chiamato anche Marta che ha preso in mano la situazione e ha risolto tutto, comprese calze e scarpe per me. Di là si sentono i gemiti di Claudio e delle guardie: stanno di nuovo limonando, forse usandolo!
Io sono inginocchiata accanto al letto dove Nando riposa, gli accarezzo il viso, sono quasi perfetta, mi spazzolo i capelli. Marta è giù, prepara qualcosa per la cena di tutti. Le ho chiesto niente per me: sono stata una pessima schiava, non ho accettato la punizione e stavo addirittura per ribellarmi!
Nando riapre gli occhi, non la pensa come me: “L. sei meravigliosa, non ti merito. La nostra è la storia del primo della classe che si innamora della ragazzina più bella della scuola… non te l’ho mai detto, ma sei la prima ragazza con cui ho fatto l’amore… io… io sono un nerd… sono sempre stato il primo in tutto, tranne che nell’amore. E ora io, il nerd del liceo, scopro che la più bella si affida a me senza condizione e mi dà tutto senza chiedere niente. Da oggi lo farò anche io: so di non poter amarti e che non puoi appartenere a un uomo solo, ma io ci sarà sempre”.
Commossa, piango. Gli ho lavato i denti e parte del corpo, come ho potuto… spero tanto che… Sì! avvicina la bocca, mi bacia… E io noto che sta davvero meglio perché… laggiù gli si è alzato qualcosa che spinge per uscire.
Due ore dopo si è completamente ripreso: mangia lentamente del riso in bianco che Marta ha preparato. Anche io ne mangio un po’ e, giustamente, Marta mi ha messo la ciotola accanto ai suoi piedi. Lei, invece, non mangia ma sta inginocchiata ai piedi di Nando, dall’altra parte: aspetta eventuali richieste. E Nando? Nando pensa. Ma quanto pensa questo? Mi sembra di sentire le rotelline del suo cervello che girano.
Nando: “Ancora un po’ di coca cola, per piacere”. Scattiamo entrambe, a quattro zampe e gliela serviamo una accanto all’altra, restando inginocchiate ai suoi piedi. Si accorge che esistiamo, ci guarda entrambe, ogni parte del nostro corpo. Non ha più gli occhi da porco, ma ci guarda… finché: “Che due gnocche che siete!” ride, sereno felice. Poi parla a Marta (ma Claudio dove cavolo si è cacciato?).
Nando: “Signora, ora darò le istruzioni ad L. per martedì. Riferisca al prof. Giovanni che ho preso delle decisioni. Appena potrò farò un salto in Provveditorato per mettere a punto qualche idea. Non ho più bisogno di lei, è libera, buona serata”. Poi si rivolge a me: “Devo assolutamente farmi un doccia, vieni che la facciamo assieme”. Sorrido felice mi alzo, mi prende per mano e, intanto penso: cavoli! ci vogliono con i capelli lunghissimi e poi non capiscono che se li bagniamo ci vorranno almeno due ore per tornare come piace a loro! Non dico niente, ubbidisco e, una volta sotto l’acqua, una lieve pressione mi fa capire cosa vuole: mi inginocchio. Nuda davanti a lui, glielo accarezzo, glielo bacio, glielo lecco, glielo succhio con infinito amore. Ci mette poco e mi riempie la bocca.
Chiedo: “Nando, posso parlare liberamente?”, sono ancora sotto l’acqua, gli lecco l’uccello per pulirglielo. Lui acconsente ad ascoltarmi.
Io: “Nando, hai detto che volevi essere come gli altri che mi possiedono. Ti ricordi quanti orgasmi mi hai fatto avere oggi? E l’ultima volta nell’archivio? Vuoi provare a indovinare quanti ne ho avuti con gli ultimi due uomini che mi hanno penetrata?”. Tace, è visibilmente in difficoltà. Io continuo: “Con quelli ho goduto la metà di quanto mi fai godere tu. Io non sono intelligente come te, ma ti giuro che, se l’uccello grande è importante per avere l’orgasmo… quello che senti nel cuore e nel cervello lo è molto di più”. Taccio, sono rossa: ho detto cose che una ragazza perbene non direbbe mai.
Vede che ho i capezzoli gonfi e verifica che io dica la verità mettendomi una mano sulla patata: sono bagnata, come sempre, specialmente quando mi è vicino lui.
Mi rialza, mi fiocca un dolcissimo bacio d’amore: mi bagno di più e miagolo. Lui: “Calmati, sono senza forze e ho solo un’ora e poco più [ride, ma con dolcezza]: andiamo di la’ che ti devo spiegare”. Penso: “Ma cavolo! come faccio a piacerti se ho solo 1 ora per sistemarmi!”. Ho fatto in tempo ad asciugarlo, lui invece non mi dà il tempo per farlo. Mi fa inginocchiare nuda e bagnata da capo a piedi. Mi mette con gentilezza il sesso moscio nella bocca, poi mi parla.
Nando: “Martedì c’è un convegno sulla formazione che serve alle imprese. Devo parlare alle 11:30, quindi passeremo a prenderti minimo due ore prima: non posso ritardare. Ci sarà una persona importante, che può aiutare molto il vostro gruppo. Devi essere bellissima ma innocente. Devi essere la ragazzina pudica e perbene che ho conosciuto a Pesaro: non provocante, né sexy. Pensa a una giovanissima insegnante: vestita formale ma che, con dei normali movimenti può lasciar vedere qualcosa. Non so, tipo la balza delle calze e le cinghiette del reggicalze. Ci potranno essere dei momenti in cui sarai sola: non dare confidenza a nessuno. Troverò io il momento opportuno per offrirti a quella persona. Tu pensa solo a ubbidire, a tutti e a tutto. Hai capito tutto?”.
Faccio di sì con la testa, Marta mi aiuterà nel vestire, per essere come mi vuole lui. Dopo quello che ho combinato oggi non gli negherò più niente.
È martedì e, alle 11:30 puntuali, Nando espone la sua relazione. Non capisco molto, ma parla benissimo: lo applaudono tuti. È davvero intelligente, e mi cresce l’autostima al pensiero che un uomo così abbia posseduto me prima di ogni altra. Marta mi ha fatto mettere un tailleur color verde tendente al bleu: la gonna è a portafoglio, cioè si apre quando cammino, ma è lunga fino a sopra al ginocchio: devo fare piccoli passi e stare attenta quando siedo, perché si può aprire fino a far vedere che non ho le mutandine sotto. Le decolleté sono bleu, tacco a spillo di 9cm, così arrivo a 167 di altezza e non sembro una bambina: 9cm sono il massimo che riesco a portare senza inciampare. Una camicetta molto da prof: formale ma trasparente, ben coperta dalla giacca del tailleur. Sotto una guepiere bianca con allacciate calze dello stesso colore. Niente perizoma né reggiseno. Zero trucco, come sempre. Niente fede al dito.
Mi han fatta sedere in prima fila, ed essendo la più giovane ho gli occhi di tutti addosso. Ma non ci devo pensare, altrimenti mi emoziono… fingo di ascoltare, ma penso alle cose che il maestro di galateo prova sempre a farmi entrare in testa.
Alle 12:30 c’è il pranzo in piedi: resto dietro a Nando, in mezzo alle sue due guardie del corpo, mentre tutti si fermano a salutare il “mio” senatore. A un certo punto gli si avvicina un signore che sembra suo padre (ma non lo è): non è alto ma è più alto di me. Non è forte, è bruttino e ha la panciona, ma lo sguardo è vivace e furbo, e ha il modo di fare dei potenti. Parlano un po’ e vedo che Nando si sposta per chiedere una caramella alle sue guardie. Così sono visibile e, infatti, il tipo mi nota… rivolge uno sguardo interrogativo a Nando, che subito rimedia: “Commendatore, scusi! Le presento Lara, una mia carissima amica che lavora nel vostro settore: è archivista in Provveditorato e ho voluto che oggi fosse presente perché, sebbene giovanissima, è molto docile. Le spiego: viene da famiglia povera e ha difficoltà caratteriali, non voglio chiamarle psicologiche. Ma, grazie all’aiuto di alcuni uomini buoni, si sta piano piano inserendo nella vita lavorativa normale. Chissà, forse potrebbe essere una situazione replicabile, per il mio partito sarebbe motivo di ottima pubblicità… magari collegando il mondo del lavoro con quell’attività di tipo educativo”.
Alla parola “docile” gli occhi del commendatore brillano di interesse e annuisce alla parola “collegamento”. Intanto si sono avvicinati, il commendatore mi ha stretto la manina tenendomela nella sua un secondo di troppo. Non mi stacca gli occhi di dosso e, quando guarda i miei occhi, ora verdissimi, sembra perdersi.
Commenda: “Ma questa è una cosa molto importante per me! Senatore, dovremmo approfondirla e, se lei avesse tempo, potremmo farlo subito!”. Nando allarga le braccia come per dire: “D’accordo, come vuole”. Il Commendatore dice al Senatore che proprio in quell’edificio, la sua associazione ha una bella sala riunioni all’ultimo piano: “Potremmo farci portare qualcosa da mangiare e mettere a punto i milestone di questo interessante progetto?”. Si va verso l’ascensore… persino io ho capito cosa succederà: sono già rossa e ho abbassato gli occhi.
Resto un po’ indietro con le guardie del corpo, ma sento bene che il Commendatore chiede: “Senatore, ma lei intendeva docile o dolce?”. Anche Nando risponde a bassa voce: “Docile commendatore, è molto docile. Ha avuto un’educazione severa, un’adolescenza difficile e ha qualche problema psicologico: non riesce quasi mai a dire la parola “no” o a ribellarsi. Ma quelle persone stanno insegnandole a vivere bene anche con i suoi handicap”. Il Commenda è sempre più interessato: chiama non so chi e comanda di non essere disturbato per nessuna ragione.
Siamo giunti in quella sala riunioni: bella, spaziosa, ammobiliata in modo elegante, vista sui verdi colli del capoluogo regionale. Il Commendatore è furbo e insiste in modo indiretto: “Dunque, mi diceva di un collegamento che, immagino, sarà più oneroso per noi che il Ministero. Ma lei sa bene che per un progetto tale e relativo investimento, servono garanzie. Come possiamo esser certi che quel metodo educativo per sostenere ragazze come la signorina L. funzioni?”.
Nando serio annuisce: “Capisco. E poco servirebbe la mia parola. Facciamo così: vuole una piccola dimostrazione? Qui? Adesso?”. Il commenda annuisce.
Nando fa cenno alle due guardie di uscire, quindi: “Lara cara, puoi far vedere al Commendator Otello Fabbri quanto sei docile? Tira su la gonna, fino ai fianchi, per piacere… sì, come fanno le bambine, su!”. È tutto molto neutrale, educato, ma divento rossa lo stesso. Con uno sforzo sovrumano porto le manine a prendere i bordi della gonna, poi la sollevo, su, fino a mostrare tutta la fessurina e la pancina.
Al Commendatore scende una goccia di sudore dalla fronte. Senza staccare gli occhi dal centro delle mie gambe, azzarda: “Che cosa bella! Senatore, vorrei provare anche io”. Nando annuisce e fa un gesto della mano come per dire: prego.
Otello: “Signorina, sarebbe così gentile da togliersi tutti i vestiti?”. Tremo, abbasso la testa: lascio cadere la gonna e porto le mani alla giacca. Il biondo dei miei capelli fa un bel contrasto col verde della giacca del tailleur mentre la sbottono. Poi la camicetta. Poi i bottoni della gonna. Sono nuda davanti a loro, con solo la guepiere con le calze allacciate e i tacchi altissimi. Il Commenda sussurra: “Bellissima…”. Mi copro il seno con una manina e la passerina con l’altra. Ma purtroppo questo tipo di umiliazione mi fa sempre bagnare tra le cosce… e spesso si vede quanto sono umida.
Nando: “Commendatore, devo andare. Chiedo la gentilezza di far accompagnare la signorina quando possibile. Mi chiami se questo progetto la convincerà”.
Il Commendatore si avvicina: è allupato ma, per fortuna gentile: “Hai delle bellissime gambe”. Mi accarezza il viso, me lo alza… avvicina le labbra, mi bacia. Ricambio il bacio, con più vergogna che entusiasmo. Mi gira attorno, mi palpa il sedere, ma con delicatezza: “Mamma che culo… il più bello del mondo”. Mi accarezza la schiena, fin a giù. Poi, stando dietro me lo appoggia contro il lato B e mi valuta le tette: lo sento rigidissimo sulle natiche… e, purtroppo, quando gli uomini hanno l’erezione per colpa mia mi sento importante e mi eccito ancora di più. Torna davanti, mi porta al centro del salone tenendomi per una mano.
Piano, mi fa distendere con la schiena sul tavolo e le gambe a penzoloni. Me le apre, china il viso, me la bacia: gemo sottovoce. Mi sente e ringalluzzisce: mi lecca la farfallina. Sapete già quanto sono sensibile in quel modo: gemo più a lungo, sottovoce, perdo il controllo subito… e godo. Un orgasmo delicato, tremo tutta. Lui si alza e, mentre si sbottona i pantaloni, commenta: “Davvero docile, docilissima”.
Mi fa sua… mi sembra che si preoccupi di non farmi male: apprezzo tanto questa attenzione. Lui comincia a spingere quando vede che il suo membro entra con estrema facilità. Ha un pene di misura media, forse medio piccolo: ma, come Nando, lo sa usare bene. Benissimo, perché si trattiene e fa di tutto per prolungare i miei orgasmini all’infinito. Godo di continuo, apro di più le gambe e gliele aggancio ai fianchi… quindi lo tiro verso di me, dentro di me. So che così potrei sembrare spudorata, ma quest’uomo mi piace: si vede che ha un carattere fortissimo, ma nell’amore è attento alle mie reazioni. Mi dà continuo piacere e non posso evitare di sussurrargli un “Grazie Commendatore”. Alzo una manina, gli accarezzo il viso. Lui sorride, sembra contento di me. Avvicina il viso al mio, un altro bacio.
Aumenta la velocità mentre mi sussurra: “Non amo i profilattici e vorrei restare dentro”. Gli sorrido dolcissima, faccio di sì con la testa e ripeto: “Grazie”. Poi con le cosce lo stringo per i fianchi: è bloccato, dentro di me. E spruzza… non so quante volte, ma alla fine scoprirò che mi ha tipo riempita.
Si calma, esce da dentro me, si ricompone. Io mi sento davvero onorata di esser stata posseduta da quest’uomo. Mi aiuta ad alzarmi e a rivestirmi: un’occasione per accarezzarmi di nuovo tutta. Parla tra sé e sé ma in modo che io senta: “Sì, facciamo questo progetto, vediamo come. Finanzieremo per gradi. Vediamo come fare”.
Mi riporta personalmente alla villa, è chiaro che vuol vedere dove abito. Ma nel viaggio, essendo seduti dietro, non resiste e torna a coccolarmi: aperta la giacca, mi accarezza il seno… poi si avvicina e mi lecca i capezzoli: mi si infiammano in un attimo e allora li succhia. È eccitatissimo, lo sento da come respira. È inevitabile che, dopo un’altra carezza sul viso, mi spinga piano la testa verso il centro dei suoi calzoni. Quando ha aperto la patta, bacio la punta, la lecco con affetto. Me lo spinge piano in bocca e quando l’ho accolto tutto, prende il cellulare: “Senatore, buon pomeriggio, Le rubo solo un attimo: non ho il cellulare del Provveditore, potrebbe organizzare lei una piccola riunione? La ringrazio davvero tanto. Spero di sentirla presto”. E mi spruzza in gola, producendone ancora tantissima. Gli piaccio tantissimo, l’ho capito e ho un momento di vergogna, poi mi riprendo. Alzo il viso, cerco i suoi occhi e, di nuovo… “Grazie commendatore”.
Continua
Ecco: il rimedio campagnolo funziona più dei farmaci di città. Sostengo Nando, mentre lui vomita l’anima.
Seconda fase: acqua calda e senape… tra 15 minuti vomiterà di nuovo. Vado a cercare i suoi slip e glieli rimetto, nessun deve vederlo ridotto così. Lo sistemo meglio nel bagno: prendo una coperta, dei cuscini, in modo che quando avrà il secondo stimolo non sporchi in giro. Di nuovo quel rumore di cicala… ma che cavolo è? Frugo nella tasca della giacca, eccolo: è un coso di plastica nera con una lucina che lampeggia… boh!
Mi guardo allo specchio: che disastro! Ho le calze smagliate e ho perso una decolleté! Se Nando si sveglia mi vedrà talmente disordinata e brutta che non mi vorrà più! E qui su non ho con che cambiarmi… Sento dei lamenti dal bagno, si è ripreso: tolgo l’altra scarpa e corro da lui. Appena in tempo per la seconda vomitata. Lo pulisco alla bell’e meglio, lo trascino in camera… “Alzati Nando, devi distenderti sul letto”. Lo aiuto e, finalmente è disteso: manca una cosa… torno in sala, apro il bar… coca cola. Verso mezzo bicchiere, ritorno in camera, lo aiuto a berlo. Ora posso aspettare: comincio a rimettermi in ordine.
Un’ora dopo è già tutto tranquillo: la cicala è il modo di controllare che al senatore vada tutto bene. Le due guardie stavano usando Claudio ma, non ricevendo risposta, si sono precitate qui e han fatto aprire la porta. Particolare buffo: Claudio ha gli occhi sognanti e gli scende sperma dal sedere lungo le cosce.
Han chiamato anche Marta che ha preso in mano la situazione e ha risolto tutto, comprese calze e scarpe per me. Di là si sentono i gemiti di Claudio e delle guardie: stanno di nuovo limonando, forse usandolo!
Io sono inginocchiata accanto al letto dove Nando riposa, gli accarezzo il viso, sono quasi perfetta, mi spazzolo i capelli. Marta è giù, prepara qualcosa per la cena di tutti. Le ho chiesto niente per me: sono stata una pessima schiava, non ho accettato la punizione e stavo addirittura per ribellarmi!
Nando riapre gli occhi, non la pensa come me: “L. sei meravigliosa, non ti merito. La nostra è la storia del primo della classe che si innamora della ragazzina più bella della scuola… non te l’ho mai detto, ma sei la prima ragazza con cui ho fatto l’amore… io… io sono un nerd… sono sempre stato il primo in tutto, tranne che nell’amore. E ora io, il nerd del liceo, scopro che la più bella si affida a me senza condizione e mi dà tutto senza chiedere niente. Da oggi lo farò anche io: so di non poter amarti e che non puoi appartenere a un uomo solo, ma io ci sarà sempre”.
Commossa, piango. Gli ho lavato i denti e parte del corpo, come ho potuto… spero tanto che… Sì! avvicina la bocca, mi bacia… E io noto che sta davvero meglio perché… laggiù gli si è alzato qualcosa che spinge per uscire.
Due ore dopo si è completamente ripreso: mangia lentamente del riso in bianco che Marta ha preparato. Anche io ne mangio un po’ e, giustamente, Marta mi ha messo la ciotola accanto ai suoi piedi. Lei, invece, non mangia ma sta inginocchiata ai piedi di Nando, dall’altra parte: aspetta eventuali richieste. E Nando? Nando pensa. Ma quanto pensa questo? Mi sembra di sentire le rotelline del suo cervello che girano.
Nando: “Ancora un po’ di coca cola, per piacere”. Scattiamo entrambe, a quattro zampe e gliela serviamo una accanto all’altra, restando inginocchiate ai suoi piedi. Si accorge che esistiamo, ci guarda entrambe, ogni parte del nostro corpo. Non ha più gli occhi da porco, ma ci guarda… finché: “Che due gnocche che siete!” ride, sereno felice. Poi parla a Marta (ma Claudio dove cavolo si è cacciato?).
Nando: “Signora, ora darò le istruzioni ad L. per martedì. Riferisca al prof. Giovanni che ho preso delle decisioni. Appena potrò farò un salto in Provveditorato per mettere a punto qualche idea. Non ho più bisogno di lei, è libera, buona serata”. Poi si rivolge a me: “Devo assolutamente farmi un doccia, vieni che la facciamo assieme”. Sorrido felice mi alzo, mi prende per mano e, intanto penso: cavoli! ci vogliono con i capelli lunghissimi e poi non capiscono che se li bagniamo ci vorranno almeno due ore per tornare come piace a loro! Non dico niente, ubbidisco e, una volta sotto l’acqua, una lieve pressione mi fa capire cosa vuole: mi inginocchio. Nuda davanti a lui, glielo accarezzo, glielo bacio, glielo lecco, glielo succhio con infinito amore. Ci mette poco e mi riempie la bocca.
Chiedo: “Nando, posso parlare liberamente?”, sono ancora sotto l’acqua, gli lecco l’uccello per pulirglielo. Lui acconsente ad ascoltarmi.
Io: “Nando, hai detto che volevi essere come gli altri che mi possiedono. Ti ricordi quanti orgasmi mi hai fatto avere oggi? E l’ultima volta nell’archivio? Vuoi provare a indovinare quanti ne ho avuti con gli ultimi due uomini che mi hanno penetrata?”. Tace, è visibilmente in difficoltà. Io continuo: “Con quelli ho goduto la metà di quanto mi fai godere tu. Io non sono intelligente come te, ma ti giuro che, se l’uccello grande è importante per avere l’orgasmo… quello che senti nel cuore e nel cervello lo è molto di più”. Taccio, sono rossa: ho detto cose che una ragazza perbene non direbbe mai.
Vede che ho i capezzoli gonfi e verifica che io dica la verità mettendomi una mano sulla patata: sono bagnata, come sempre, specialmente quando mi è vicino lui.
Mi rialza, mi fiocca un dolcissimo bacio d’amore: mi bagno di più e miagolo. Lui: “Calmati, sono senza forze e ho solo un’ora e poco più [ride, ma con dolcezza]: andiamo di la’ che ti devo spiegare”. Penso: “Ma cavolo! come faccio a piacerti se ho solo 1 ora per sistemarmi!”. Ho fatto in tempo ad asciugarlo, lui invece non mi dà il tempo per farlo. Mi fa inginocchiare nuda e bagnata da capo a piedi. Mi mette con gentilezza il sesso moscio nella bocca, poi mi parla.
Nando: “Martedì c’è un convegno sulla formazione che serve alle imprese. Devo parlare alle 11:30, quindi passeremo a prenderti minimo due ore prima: non posso ritardare. Ci sarà una persona importante, che può aiutare molto il vostro gruppo. Devi essere bellissima ma innocente. Devi essere la ragazzina pudica e perbene che ho conosciuto a Pesaro: non provocante, né sexy. Pensa a una giovanissima insegnante: vestita formale ma che, con dei normali movimenti può lasciar vedere qualcosa. Non so, tipo la balza delle calze e le cinghiette del reggicalze. Ci potranno essere dei momenti in cui sarai sola: non dare confidenza a nessuno. Troverò io il momento opportuno per offrirti a quella persona. Tu pensa solo a ubbidire, a tutti e a tutto. Hai capito tutto?”.
Faccio di sì con la testa, Marta mi aiuterà nel vestire, per essere come mi vuole lui. Dopo quello che ho combinato oggi non gli negherò più niente.
È martedì e, alle 11:30 puntuali, Nando espone la sua relazione. Non capisco molto, ma parla benissimo: lo applaudono tuti. È davvero intelligente, e mi cresce l’autostima al pensiero che un uomo così abbia posseduto me prima di ogni altra. Marta mi ha fatto mettere un tailleur color verde tendente al bleu: la gonna è a portafoglio, cioè si apre quando cammino, ma è lunga fino a sopra al ginocchio: devo fare piccoli passi e stare attenta quando siedo, perché si può aprire fino a far vedere che non ho le mutandine sotto. Le decolleté sono bleu, tacco a spillo di 9cm, così arrivo a 167 di altezza e non sembro una bambina: 9cm sono il massimo che riesco a portare senza inciampare. Una camicetta molto da prof: formale ma trasparente, ben coperta dalla giacca del tailleur. Sotto una guepiere bianca con allacciate calze dello stesso colore. Niente perizoma né reggiseno. Zero trucco, come sempre. Niente fede al dito.
Mi han fatta sedere in prima fila, ed essendo la più giovane ho gli occhi di tutti addosso. Ma non ci devo pensare, altrimenti mi emoziono… fingo di ascoltare, ma penso alle cose che il maestro di galateo prova sempre a farmi entrare in testa.
Alle 12:30 c’è il pranzo in piedi: resto dietro a Nando, in mezzo alle sue due guardie del corpo, mentre tutti si fermano a salutare il “mio” senatore. A un certo punto gli si avvicina un signore che sembra suo padre (ma non lo è): non è alto ma è più alto di me. Non è forte, è bruttino e ha la panciona, ma lo sguardo è vivace e furbo, e ha il modo di fare dei potenti. Parlano un po’ e vedo che Nando si sposta per chiedere una caramella alle sue guardie. Così sono visibile e, infatti, il tipo mi nota… rivolge uno sguardo interrogativo a Nando, che subito rimedia: “Commendatore, scusi! Le presento Lara, una mia carissima amica che lavora nel vostro settore: è archivista in Provveditorato e ho voluto che oggi fosse presente perché, sebbene giovanissima, è molto docile. Le spiego: viene da famiglia povera e ha difficoltà caratteriali, non voglio chiamarle psicologiche. Ma, grazie all’aiuto di alcuni uomini buoni, si sta piano piano inserendo nella vita lavorativa normale. Chissà, forse potrebbe essere una situazione replicabile, per il mio partito sarebbe motivo di ottima pubblicità… magari collegando il mondo del lavoro con quell’attività di tipo educativo”.
Alla parola “docile” gli occhi del commendatore brillano di interesse e annuisce alla parola “collegamento”. Intanto si sono avvicinati, il commendatore mi ha stretto la manina tenendomela nella sua un secondo di troppo. Non mi stacca gli occhi di dosso e, quando guarda i miei occhi, ora verdissimi, sembra perdersi.
Commenda: “Ma questa è una cosa molto importante per me! Senatore, dovremmo approfondirla e, se lei avesse tempo, potremmo farlo subito!”. Nando allarga le braccia come per dire: “D’accordo, come vuole”. Il Commendatore dice al Senatore che proprio in quell’edificio, la sua associazione ha una bella sala riunioni all’ultimo piano: “Potremmo farci portare qualcosa da mangiare e mettere a punto i milestone di questo interessante progetto?”. Si va verso l’ascensore… persino io ho capito cosa succederà: sono già rossa e ho abbassato gli occhi.
Resto un po’ indietro con le guardie del corpo, ma sento bene che il Commendatore chiede: “Senatore, ma lei intendeva docile o dolce?”. Anche Nando risponde a bassa voce: “Docile commendatore, è molto docile. Ha avuto un’educazione severa, un’adolescenza difficile e ha qualche problema psicologico: non riesce quasi mai a dire la parola “no” o a ribellarsi. Ma quelle persone stanno insegnandole a vivere bene anche con i suoi handicap”. Il Commenda è sempre più interessato: chiama non so chi e comanda di non essere disturbato per nessuna ragione.
Siamo giunti in quella sala riunioni: bella, spaziosa, ammobiliata in modo elegante, vista sui verdi colli del capoluogo regionale. Il Commendatore è furbo e insiste in modo indiretto: “Dunque, mi diceva di un collegamento che, immagino, sarà più oneroso per noi che il Ministero. Ma lei sa bene che per un progetto tale e relativo investimento, servono garanzie. Come possiamo esser certi che quel metodo educativo per sostenere ragazze come la signorina L. funzioni?”.
Nando serio annuisce: “Capisco. E poco servirebbe la mia parola. Facciamo così: vuole una piccola dimostrazione? Qui? Adesso?”. Il commenda annuisce.
Nando fa cenno alle due guardie di uscire, quindi: “Lara cara, puoi far vedere al Commendator Otello Fabbri quanto sei docile? Tira su la gonna, fino ai fianchi, per piacere… sì, come fanno le bambine, su!”. È tutto molto neutrale, educato, ma divento rossa lo stesso. Con uno sforzo sovrumano porto le manine a prendere i bordi della gonna, poi la sollevo, su, fino a mostrare tutta la fessurina e la pancina.
Al Commendatore scende una goccia di sudore dalla fronte. Senza staccare gli occhi dal centro delle mie gambe, azzarda: “Che cosa bella! Senatore, vorrei provare anche io”. Nando annuisce e fa un gesto della mano come per dire: prego.
Otello: “Signorina, sarebbe così gentile da togliersi tutti i vestiti?”. Tremo, abbasso la testa: lascio cadere la gonna e porto le mani alla giacca. Il biondo dei miei capelli fa un bel contrasto col verde della giacca del tailleur mentre la sbottono. Poi la camicetta. Poi i bottoni della gonna. Sono nuda davanti a loro, con solo la guepiere con le calze allacciate e i tacchi altissimi. Il Commenda sussurra: “Bellissima…”. Mi copro il seno con una manina e la passerina con l’altra. Ma purtroppo questo tipo di umiliazione mi fa sempre bagnare tra le cosce… e spesso si vede quanto sono umida.
Nando: “Commendatore, devo andare. Chiedo la gentilezza di far accompagnare la signorina quando possibile. Mi chiami se questo progetto la convincerà”.
Il Commendatore si avvicina: è allupato ma, per fortuna gentile: “Hai delle bellissime gambe”. Mi accarezza il viso, me lo alza… avvicina le labbra, mi bacia. Ricambio il bacio, con più vergogna che entusiasmo. Mi gira attorno, mi palpa il sedere, ma con delicatezza: “Mamma che culo… il più bello del mondo”. Mi accarezza la schiena, fin a giù. Poi, stando dietro me lo appoggia contro il lato B e mi valuta le tette: lo sento rigidissimo sulle natiche… e, purtroppo, quando gli uomini hanno l’erezione per colpa mia mi sento importante e mi eccito ancora di più. Torna davanti, mi porta al centro del salone tenendomi per una mano.
Piano, mi fa distendere con la schiena sul tavolo e le gambe a penzoloni. Me le apre, china il viso, me la bacia: gemo sottovoce. Mi sente e ringalluzzisce: mi lecca la farfallina. Sapete già quanto sono sensibile in quel modo: gemo più a lungo, sottovoce, perdo il controllo subito… e godo. Un orgasmo delicato, tremo tutta. Lui si alza e, mentre si sbottona i pantaloni, commenta: “Davvero docile, docilissima”.
Mi fa sua… mi sembra che si preoccupi di non farmi male: apprezzo tanto questa attenzione. Lui comincia a spingere quando vede che il suo membro entra con estrema facilità. Ha un pene di misura media, forse medio piccolo: ma, come Nando, lo sa usare bene. Benissimo, perché si trattiene e fa di tutto per prolungare i miei orgasmini all’infinito. Godo di continuo, apro di più le gambe e gliele aggancio ai fianchi… quindi lo tiro verso di me, dentro di me. So che così potrei sembrare spudorata, ma quest’uomo mi piace: si vede che ha un carattere fortissimo, ma nell’amore è attento alle mie reazioni. Mi dà continuo piacere e non posso evitare di sussurrargli un “Grazie Commendatore”. Alzo una manina, gli accarezzo il viso. Lui sorride, sembra contento di me. Avvicina il viso al mio, un altro bacio.
Aumenta la velocità mentre mi sussurra: “Non amo i profilattici e vorrei restare dentro”. Gli sorrido dolcissima, faccio di sì con la testa e ripeto: “Grazie”. Poi con le cosce lo stringo per i fianchi: è bloccato, dentro di me. E spruzza… non so quante volte, ma alla fine scoprirò che mi ha tipo riempita.
Si calma, esce da dentro me, si ricompone. Io mi sento davvero onorata di esser stata posseduta da quest’uomo. Mi aiuta ad alzarmi e a rivestirmi: un’occasione per accarezzarmi di nuovo tutta. Parla tra sé e sé ma in modo che io senta: “Sì, facciamo questo progetto, vediamo come. Finanzieremo per gradi. Vediamo come fare”.
Mi riporta personalmente alla villa, è chiaro che vuol vedere dove abito. Ma nel viaggio, essendo seduti dietro, non resiste e torna a coccolarmi: aperta la giacca, mi accarezza il seno… poi si avvicina e mi lecca i capezzoli: mi si infiammano in un attimo e allora li succhia. È eccitatissimo, lo sento da come respira. È inevitabile che, dopo un’altra carezza sul viso, mi spinga piano la testa verso il centro dei suoi calzoni. Quando ha aperto la patta, bacio la punta, la lecco con affetto. Me lo spinge piano in bocca e quando l’ho accolto tutto, prende il cellulare: “Senatore, buon pomeriggio, Le rubo solo un attimo: non ho il cellulare del Provveditore, potrebbe organizzare lei una piccola riunione? La ringrazio davvero tanto. Spero di sentirla presto”. E mi spruzza in gola, producendone ancora tantissima. Gli piaccio tantissimo, l’ho capito e ho un momento di vergogna, poi mi riprendo. Alzo il viso, cerco i suoi occhi e, di nuovo… “Grazie commendatore”.
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