Taccuino di Hélène - L'Editore

di
genere
sadomaso

Primo episodio

Dopo circa un anno dal loro unico incontro, lo scrittore Frank Van Harmeen incrociò Hélène per puro caso, dalle parti di Rue des Chapeliers: costei già sapeva della precedente relazione fra lui e la sua amica Michelle, ed era al corrente del fatto che non si fossero più visti da tempo.
Le propose di bere un tè lì vicino nei pressi, ed Hélène sciaguratamente accettò di entrare in quel piccolo bistrot: trasportata in modo assai profondo da un’appassionata discussione letteraria, tutta incentrata sugli strani generi prediletti dallo stesso scrittore, ella si lasciò estorcere una sua confessione. Hélène scriveva racconti erotici.
Da quando aveva iniziato a farlo, nove anni addietro, per la prima volta la sua identità di scrittrice veniva rivelata; era forse quello il più scellerato errore tra i tanti? O era forse l’inevitabile necessità di venire finalmente allo scoperto?
Pregò Frank di non rivelarlo a nessuno, ma quegli si fece promettere torbidamente in cambio, di poter prendere lettura di tutti quanti i suoi racconti; fu così che la sera stessa del venerdì, la sedicente scrittrice gli girò tutti quanti i suoi lavori, opportunamente ordinati e ben illustrati: erano cinque racconti di circa settanta pagine ciascuno, oltre ad un lungo ed ambizioso libro articolato in quarantotto episodi, che raccontava in modo dettagliato la sua adolescenza.
Non passarono nemmeno due giorni, che Frank la chiamò per complimentarsi; pareva sincero ed entusiasta, del resto era esattamente il genere di lavori che egli prediligeva: benché Hélène ricordasse una sua decisa inclinazione verso situazioni ancor più ambigue, egli rivelò che erano piaciuti.
“Tu hai talento signorina Houllier”, le disse citando il suo cognome in modo intenzionalmente formale. “Non devi assolutamente restartene lì nascosta: il mio Editore ha letto alcune righe di Melone rosso caldo, e si è dato disponibile ad incontrarti la settimana prossima. Non è da tutti riuscirci”.
Hélène ristette su due piedi, trafelata. Lavorava sempre presso la sua redazione, non poteva certamente permettersi di venire riconosciuta. Con una buona dose di ingenuità, domandò: “Tu pensi che si possa pubblicare un libro erotico con un nome differente?”.

Erano le cinque del pomeriggio del 27 aprile, Hélène era seduta in una piccola sala d’attesa, davanti alla porta chiusa dell’Editore Thomas Andersen. Aveva legato i capelli e s’era truccata gli occhi in un modo diverso, nel goffo tentativo di confondere la propria identità; un tailleur grigio la stringeva in modo imbarazzante: aveva scelto d’indossarlo proprio perché era uno di quelli che non adoperava quasi mai quando era in redazione; non le calava addosso troppo bene.
Prima di lei, era stata fatta entrare nell’ufficio dell’Editore, una donna bionda magra e giovane, che la segretaria aveva accolto con buona confidenza, chiamandola Lucie; al contrario esatto di Hélène, che era invece stata accolta con un tono decisamente più freddo, quasi persino sprezzante.
L’attesa sembrava già interminabile, mentre dall’interno dell’ufficio la voce dell’uomo, poteva essere udita a tratti; egli possedeva un timbro quasi baritonale, mentre della giovane donna che vi era entrata da oramai diversi minuti, non si poteva percepire nemmeno una singola parola.
Hélène sentiva caldo, stava quasi per scoppiare nelle sue calze e nella gonna; tuttavia, non osava sollevarsi dalla propria poltrona: la infastidiva lo sguardo insistito della segretaria seduta di lato; se ne stava tutta compunta, con le mani sulle ginocchia, la borsetta nera sul grembo, e la sua coda di cavallo ben pettinata che ne completava il profilo.
In un dato frangente, si udì la voce dell’Editore aumentare di tono, in modo fermo e graduale; Hélène ristette leggermente incuriosita: provò a concentrarsi per capire che cosa quegli andasse dicendo, mentre la sua ospite continuava apparentemente a tacere. Era probabile che quegli si fosse avvicinato leggermente alla porta, dal momento che improvvisamente la curiosissima Hélène, poté finalmente comprendere una sua precisa frase: “Questo! …questo tu ti devi ricordare! Lo vedi bene? Guardalo… ancora…”.
Poi apparentemente egli si allontanò dalla porta tornando al proprio posto; lo si intuiva dal fatto che le parole dell’Editore risultavano adesso, nuovamente difficili da comprendere.
Dopo un po’, iniziarono ad alternarsi ad alcuni silenzi; Hélène dedusse che fosse adesso la giovane donna a parlare, e ad un certo punto quel silenzio fu talmente prolungato, da concludere che quella stesse probabilmente leggendo qualcosa: cinque buoni minuti trascorsi in quella maniera.
Un rumore ovattato ma forte, seguito da un sospiro, ruppe quel prolungato incantesimo; Hélène trasalì, che cosa mai era stato quel tonfo? Poi riprese subito la voce dell’Editore, per altrettanti cinque lunghissimi minuti.
Hélène aveva compulsivamente accavallato le gambe, dopo avere a sua volta sussultato sulla poltrona. Che cosa mai era stato quel tonfo? La segretaria aveva udito a sua volta, ma era sembrata piuttosto incuriosita dalla reazione di Hélène.
“Si prepari, adesso tocca a lei” le disse dopo soli due minuti; “…si alzi” insistette. Hélène si sollevò leggermente a fatica, era decisamente tesa in quell’istante, con le gambe che le tremavano. Ma si sforzò parecchio per ricomporsi.
Finalmente la porta dell’ufficio si aprì, e la prima a comparirle dinanzi, fu proprio la giovane donna bionda; si era voltata a salutare in modo formale, e sembrava leggermente rossa in viso. Teneva in mano una spessa cartella piena di documenti, che evidentemente ella non possedeva, quando in precedenza vi aveva fatto il suo ingresso: erano leggermente stropicciati e del tutto disordinati, come se fossero stati ammucchiati lì dentro in modo a dir poco frettoloso; non doveva essere materiale di particolare valore, pensò Hélène tenendo il viso basso.
“Venga avanti signorina Houllier”; l’Editore la chiamava. Hélène attese che l’altra donna uscisse, e non sembrava per nulla soddisfatta, pareva quasi sul punto di scoppiare in lacrime; quindi mosse un passo dentro la stanza e finalmente vide il volto di Thomas Andersen. Notò subito la sigaretta accesa, un dettaglio che rivelava come minimo, una mancanza di rispetto per lei; possedeva una lieve barba e un paio di occhiali con la montatura blu, un taglio di capelli ordinato con la riga di lato ed uno sguardo torvo e severo.
Hélène avanzò leggermente impacciata, tutta stretta nel suo tailleur grigio; mentre egli rimase seduto al suo posto, senza venirle incontro, porgendole semplicemente una mano.
scritto il
2023-01-31
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