Il weekend di relax

di
genere
etero

Finalmente il mio weekend tutto per me stava arrivando. Ultimi pazienti salutati, io e Luca, il mio collega chiudiamo studio, ci salutiamo e ci diamo appuntamento a lunedì.
Ho proprio bisogno di stare da sola, rilassarmi e fare solo ciò che mi va. Il nostro studio fisioterapico è in un piccolo plesso commerciale, qualche negozio, farmacia, tabacchi, edicola, bar e un supermercato ben fornito, che tutti nel quartiere frequentiamo.
Come ogni venerdì arrivo al supermercato con il mio zaino, la mia borsa con le divise e la consapevolezza di non saper cosa comperare.
“Eccola! Dai dimmi che di venerdì sera alle 19.45 stai cercando la verdura fresca e magari anche la possibilità di scelta? “
“ Ciao Giacomo, mi accontento di quello che trovo, specialmente stasera, voglio essere a casa il prima possibile. Sono stanchissima”
Mentre Faccio la mia spesa, parliamo del più e del meno, lo conosco un po perché è il nipote di una mia cara paziente.
Varcata la soglia di casa, mi giro, inserisco la chiave, do qualche mandata, e finalmente inizia il weekend di solitudine e relax che tanto stavo aspettando; i miei sono fuori e non c’è nemmeno bisogno che domenica esca per andare a pranzo da loro.
Sistemo la spesa, e mi accorgo di aver lasciato la borsa con le divise al supermercato, ma…. Non mi interessa, la recupererò lunedì, ho proprio bisogno di starmene a casa.
Mi preparo un bagno, stappo una bottiglia di bianco e mi immergo nell acqua. Bellissimo, rilassante e non so perché anche un po’ piacevolmente eccitante… forse perché da un po’ non mi do piacere da sola, ma non voglio bruciare le tappe così, subito, d altronde è ancora venerdì sera.
Questi weekend di solitudine mi piacciono perché giro per casa solo con una camicia da uomo , slip e un calice di vino bianco; sono dei piccoli regali che mi faccio ogni tanto.
Netflix pronto, pizza, rigorosamente congelata, cotta, bicchiere nuovamente pieno e via, iniziamo con il primo film; non sono nemmeno le 22 e mi sento un po’ ubriachella; forse perché mi sono scolata una bottiglia di vino.
Citofono. Naaaa e il vino, forse ho esagerato.
Citofono. No, è veramente il citofono.
E chi mai può essere?
“Si”
“Chiara?”
“Si”
“Sono Giacomo, ti ho portato la borsa che hai dimenticato al supermercato. Scendo, o devo salire?”
“ dammi 2 minuti, mi vesto e scendo”

Dentro di me imprecavo, che cavolo, già la prima rottura; mi infilo una tuta, scarpette e scendo.
“Non dovevi disturbarti, L avrei recuperata lunedì. Ne ho tante a casa di divise. Sei stato gentile.”
“Figurati”
“Come hai fatto a sapere dove abitavo?”
“Nonna, lei sa tutto di te, per lei oltre alla sua fisioterapista, sei la nipote femmina che avrebbe sempre voluto; in famiglia siamo tutti maschi”
“Che cara che è!”
Un attimo di imbarazzo, c’era uno stallo, ed era educato sdebitarmi.
“Senti ti va un bicchiere di bianco, vuoi salire? “ Speriamo dica di no, speriamo
“ Proprio al volo, perché poi ho un impegno”
“Vieni L ascensore e di qua”.
Non avevo mai guardato Giacomo con occhi diversi da quello di un commesso addetto alla frutta ; era un bel ragazzo, alto, molto alto, snello, castano con un po’ di barba con un viso dolce e rassicurante.
Entriamo in casa, lo invito a sedersi alla penisola e iniziamo a chiacchierare e bere. Gira e rigira passa quasi un ora, e riceve una chiamata:
“Ho avuto un contrattempo, se riesco vi raggiungo, decidete voi, per me va bene qualsiasi cosa, l’importante è che i giorni siano quelli, altrimenti faccio difficoltà a cambiarli”
Sono curiosa, e mi si legge in faccia che voglio sapere! Dio, sembro una bambina, d’altronde sono fatta così, a modo mio!
“Un mio amico si sposa e stanno organizzando l’addio al celibato, vorrebbero andare fuori un weekend m, ma a me non va, quindi gli ho dato come mia disponibilità delle date dove so già che almeno altri due o tre ragazzi non possono. Così loro vanno ed io no, mi sa una cosa così ridicola, che se dici no, sei il solito bacchettone e se ci vado mi spallò a besssstia!”
“Come ti capisco, lo scorso anno mi ha salvato un corso, addio al nubilato ad Ibiza a settembre, a parte costare un patrimonio, ma si sa di una bassezza unica”
Vedo che Giacomo si accorge che è passata più di un ora e mezza, ma non dispiace la sua compagnia e piacevole; si accorge anche della presenza della camicia.
“Non sapevo stessi con qualcuno” rivolgendo lo sguardo verso la camicia.
“Tranquillo e mia. Questa è la mia divisa da weekend di relax, era quello che indossavo prima che arrivassi tu”
“Scusami, me ne vado subito. Ti sto rovinando i piani! “
“La tua compagnia e piacevole, anzi ti va qualcosa da mangiare?”
“Cucino io, posso?” “ va bene, allora ho pasta, pomodorini …”
“Ehi lo so cosa hai comperato” ridiamo insieme. “ Mettiti comoda, e il tuo weekend di relax, se vuoi puoi rimettere la camicia, a me no da fastidio”
Quasi quasi, questa situazione inizia piacermi, mi cambio, però metto dei pantaloncini di jeans.
“Pasta al dente o ben cotta?”
“Rigorosamente al dente! Mi raccomando! “Assaggia”
“Deliziosa, preparo la tavola”
“No, dai mangiamo qui, dalla pentola. Il vino c’è, perché sporcare altro”
Ha ragione, iniziamo a mangiare, ridere e stiamo bene, ma poi mi cade il vino sulla camicia bianca, all altezza del seno, e si intravede L ombra scura del capezzolo.
“Cazzo così però è impossibile. Io sto resistendo a te, la tua camicia, i tuoi seni che ogni tanto fanno capolino, alle tue gambe… ma così no. Non resisterebbe nemmeno un santo!”
Io, spiazzata.
“Voglio dire che quando ho visto che ti sei dimenticata la borsa eri ancora dentro il negozio, ma non ti ho chiamato, voglio dire che vorrei levarti la camicia per baciarti i seni, voglio dire che vorrei accarezzarti le cosce, voglio dire che mi fai sesso, voglio dire che …”
Lo interrompo, “Fallo”
Mi guarda chiedendomi il permesso ancora una volta che inizia.
Ha delle labbra morbide, le mani lisce calde e un profumo che mi inebria.
Parte dal collo, mi accarezza la schiena, poi mi sbottona la camicia, si allontana e mi guarda, e ricomincia.
“Posso slacciare almeno il bottone? Mi fa male chiuso qui” indicandosi il pacco. Sorrido, e così delicato che annuisco. “Faccio io”. Metto una mano li e, il ragazzo e ben dotato…
“Posso tirarlo fuori?”
“Solo se lo vuoi anche tu, altrimenti non fa nulla. Sappi però mi segherò pensando a te a casa.”
Basta parlare.
E depilato, duro ed eccitato, pronto per dare e ricevere piacere.
Lo bacio.
Mi mette sul marmo freddo della cucina, e i miei seni diventanti ancora più duri per il freddo, inarco la schiena e dirigo una sua mano sotto i pantaloncini.
“ anche senza intimo…. Maialina…scherzo, ma mi fai tanto di quel sesso che adesso ti scoperei fino a morire”
“Fallo, sono un lago di eccitazione. Inzuppa il biscotto”
E ridiamo, mentre sento che mi alza leggermente e mi appoggia il suo mente vicino le mie labbra, ed entra. E così delicato che sento solo piacere, tanto piacere e non riesco a resistere, gemiti, miagolii, urli, è ancora gemiti.
“Ehi ehi, se fai così vengo subito, voglio scoparti un po’ prima”
“ non ti preoccupare, vieni tranquillamente, poi continuiamo, il mio massimo piacere è lontano. Prendo la pillola, tranquillo rilassati, vieni”
Dopo qualche minuto sono pervasa da una quantità di liquido che mi scalda tutta e mi fa piacere.
Giacomo e soddisfatto.
Continuiamo.
Giacomo è abbastanza tradizionale, non voglio metterlo in difficoltà, continuiamo.
Raggiunge altri due sborrate e all’ultima abbiamo avuto un orgasmo.
Ridiamo, e ci rendiamo conto di aver e fame.
“Mi vesto e mangiamo “
“Aspetta ho una camicia di la, te la prendo. Però metti solo quella.
Vorrei il dolce dopo”
“Io la metto, ma anche tu fa lo stesso. Però la lasci slacciata.
Anche io voglio il dolce dopo”
Li in piedi, con solo una camicia slacciata eravamo L uno accanto all altra a mangiare e bere, per poi tornare a soddisfare il nostro piacere
scritto il
2023-02-27
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