Cuore desolato

di
genere
etero



Alice imboccò la statale in direzione del bosco oltre le colline e si accese una canna. Era sola, stanca, elettrizzata e confusa. L'odore tenue dei sedili in pelle della sua auto si mischiò con quello vanigliato del suo profumo, mentre fuori la strada bagnata esalava miasmi di umidità che si disperdevano nell'aria come nuvole di fumo trasparente.
Era la terza volta che accettava l'invito segreto di quella gente e come era già successo in passato il suo cuore pulsava così forte da sentirselo in ogni parte del corpo.
Un senso di disorientamento le fece quasi perdere il controllo, gettò la canna dal finestrino e svoltò per il lungo viale alberato che conduce alla faggeta.
Lì, una volta scesa dalla macchina, si sarebbe ritrovata sola a combattere contro i suoi mostri e tutte quelle figure che la morale escogita per arginare gli istinti più imprevedibili.
Rallentò e si mise in cerca di un segnale che indicasse il luogo preciso per fermarsi. Dopo qualche minuto, sul ciglio della strada, scorse un fazzoletto rosso appeso a un cartello stradale che indicava la possibilità di presenza di cervi.
Alice parcheggiò, raccolse un giacchetto di felpa dal sedile posteriore e si incamminò lungo un sentiero di rami e foglie autunnali. Il manto morbido le solleticava i piedi avvolti nei sandali estivi, mentre il suo vestitino attillato ed estremamente corto le dava un po' fastidio alla schiena e ai seni.
Alice era bella, tonica e rotonda nei punti giusti, ma questo non bastava nel mondo in superficie e spesso i suoi coetanei la trovavano insulsa e poco spigliata.
"Che te ne fai di un bel culo se questa stronza non è nessuno!"
E allora Alice si era stancata e aveva iniziato a sondare il mondo sommerso del web, dove chiunque può avere un'altra identità ed esplorare gli angoli più scandalosi delle proprie frustrazioni senza sentirsi in colpa. Dove i like sono di carne viva e i commenti bruciano il sangue e fanno godere di un piacere sinistro e osceno da sbavare sul display.
Alice trovò un altro indizio appeso all'estremità di un ramo e le si illuminarono gli occhi: "seguimi e fa' quello che ti dico!"
Un vento lieve si infilò sotto il vestito come a voler smorzare un calore in lenta crescita e quando un raggio di sole balenò dalle cime degli alti arbusti la sua mente vagò nel ricordo di piaceri ed esperienze perse o forse mai vissute: vide se stessa di fronte a uno specchio intenta a frugare i suoi capezzoli con una mano, e con l'altra raggiungere un intenso orgasmo e passare le sue dita in bocca, leccandole dalla punta in giù. Vide gente intenta a scopare e a urlare di piacere in un salone con un grande tappeto persiano al centro, un'orgia di volti e corpi nudi, sudati e pieni di materia colante.
Trovò un altro indizio in cui c'era scritto in caratteri eleganti "spogliati e va' verso la panchina": in lontananza notò proprio una panchina di legno, si tolse il vestito e completamente nuda si avviò.
I suoi fianchi ondeggiavano sinuosamente perché sapeva di essere osservata e quando raggiunse la panchina e lesse l'ultimo indizio, i suoi capezzoli si indurirono e le ombre della quotidianità sparirono lasciando il posto al regno dei sensi.
"Piegati in avanti e apri il culo!"
Una folata alzò un mucchietto di foglie giallastre ai piedi di un vecchio faggio e il sole si fece spazio tra la boscaglia come l'occhio di un riflettore su un proscenio.
Alice si mise carponi con le mani e le ginocchia sul legno morbido con il culo in bella vista, i seni
sodi e ciondolanti e i capelli lisci come la seta che coprivano le guance rosse di imbarazzo.
In quella posizione sentiva scorrere lentamente il sangue dal collo alla schiena e giù fino alla linea che separa il suo buchino dalla vagina.
Avvertì qualcosa muoversi tra i rami e avanzare pesantemente sul sentiero di foglie dietro di sé e si voltò di scatto per dare un'occhiata: vide un'ombra, poi riconobbe una figura mascherata che si nascose dietro un albero.
I due si osservarono a distanza per dei minuti quasi come se entrambi fossero sicuri di non essere notati.
Un gioco a distanza, uno scambio di umori e un calore così febbrile da far tremare le ginocchia.
Alice, coperta dai suoi capelli, spiava l'uomo e intanto qualcosa colava dalla sua vagina e finiva sulle coscie.
Avrebbe voluto passare un dito sulle sue grandi labbra per sentire quella sensazione prendere vita e bagnarle i polpastrelli ma rimase immobile, in attesa di una svolta.
Un cervo attirò la sua attenzione muovendosi con leggiadria a pochi passi dalla panchina: fu un'apparizione improvvisa che strappò un piccolo sorriso dal volto contratto dal piacere di Alice e per un istante l'animale e la ragazza si fissarono negli occhi.
Poi il cervo scattò intimorito da una presenza dietro Alice e fuggì tra i cespugli.
Lei si voltò nuovamente e questa volta il suo partner era a un passo dal suo culo.
La maschera bianca celava appena uno sguardo già carico di tensione sessuale, fisso su un obbiettivo apparentemente inerte.
Le mani dell'uomo si posarono sulle natiche di Alice, aprendole e facendo scorrere un dito possente lungo tutta la fessura da sopra a sotto. Poi si sistemò la maschera in modo da scoprire la bocca e piegandosi in avanti iniziò a leccare il suo buchetto.
Alice sussultò e un brivido secco si impossessò della sua spina dorsale e d'istinto inarcò il fondoschiena schiacciando il culo sulla maschera dello sconosciuto.
Provò un piacere così forte che si sentì completamente in balìa degli eventi.
Quell'uomo avrebbe potuto farle tutto e lei lo avrebbe lasciato fare e avrebbe goduto ancora e ancora.
L'uomo si alzò in piedi, si passò il dorso della mano sulle labbra e dalla tasca dei pantaloni tirò fuori una boccetta di plastica che conteneva un liquido trasparente. Se ne versò una quantità generosa su un dito e con lo stesso penetrò il culo di Alice che ansimò piegando la testa su un lato.
Ebbe il primo, lungo orgasmo che durò stranamente anche quando l'uomo tirò fuori il suo dito per sbottonarsi i pantaloni.
Il suo membro gonfissimo brillò nell'aria rarefatta dai raggi solari come la punta di un martello pronta a battere sull'incudine.
L'uomo affondò con delicatezza fino a che i testicoli non toccarono il culo di Alice provocandole una sensazione mista a smarrimento, dolore e godimento mai provata prima.
L'uomo poggiò una gamba sulla panchina per avere una maggiore capacità di spinta, sovrastando la ragazza con una parte del suo corpo e mentre la scopava con decisione la afferrò per i capelli.
Alice si passò una mano sotto la pancia fino alla vagina, masturbandosi al ritmo dei colpi nel suo culo e quando venne per la seconda volta un getto viscoso fluì sulle sue gambe fino alla panchina.
I fianchi dell'uomo tremarono improvvisamente e un rantolo soffocato, reso ancor più inquietante dalla sua maschera, uscì dalla sua bocca accompagnato da una lunga esclamazione di piacere: "Vengooo!"
Alice sentì un calore gelatinoso invaderle il culo e scendere piano piano verso la sua vagina.
Poi l'uomo si ritrasse, tenendo il suo membro gocciolante in mano e afferrando la ragazza dalle spalle la fece mettere in ginocchio e le infilò la grossa cappella in bocca.
Alice, in preda a un'indicibile frenesia, ingoiò e leccò tutto massaggiando quei testicoli così gonfi e arrossati.
Quando ebbe finito, l'uomo si piegò e le diede un bacio sulla guancia e così come aveva fatto il cervo sparì nel bosco lasciando le sue orme sul terreno.
Alice restò in quella posizione finché non le venne di fare pipì, e mentre la faceva si passò due dita sul clitoride e il sole si nascose dietro le nuvole e il sipario calò proprio come si era alzato. Casualmente.


di
scritto il
2023-03-16
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