Capriccio di settembre

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Capriccio di settembre

Aveva preso il treno per raggiungere Firenze in una tiepida serata di settembre.
Durante il viaggio, tra una lettura e l'altra, i suoi pensieri si scontravano continuamente con un'immagine fissa: loro due soli in una stanza dalle luci soffuse.
Ciò che sarebbe accaduto poi non avrebbe avuto alcun senso logico: quel viaggio d'altronde doveva essere solo una parentesi nella quotidianità di entrambi.
Al suo arrivo, lei lo attendeva fuori la stazione e nel suo abbraccio percepì immediatamente un calore diverso da quello che aveva sentito altre volte. Stuzzicarsi per dei mesi per poi ritrovarsi di fronte all'inevitabilità delle sensazioni.
Ecco cos'era.
La serata trascorse in risate estemporanee, distratte, cocktail e qualche amico di lei. La città era piuttosto vuota e serena, una pioggia sottile scendeva tra i tetti e le vetrinette dei suggestivi locali del centro.
Sul tardi, circa le 3, si avviarono a casa passando per il parco e i lampioni di luce rarefatta dall'umidità estiva. La tensione vinse sulla leggerezza del lungo rapporto amichevole e in pochi minuti, passeggiando, i loro corpi si sfiorarono e qualcosa di profondo si verificò nel segreto delle loro intimità: quel calore iniziale si era così addensato da trasformarsi silenziosamente in una febbre che prometteva sudore e ardore al solo contatto.
Come scolaretti impertinenti, risero guardandosi negli occhi e lei, in un movimento del tutto istintivo, gli si fece incontro e lui la abbracciò. Camminarono così per alcuni metri. I loro cuori pulsavano scariche elettriche che filtravano da un corpo all'altro nella notte solitaria.
Quando raggiunsero il portone di casa, lui lasciò la presa e lei arrossì leggermente con gli occhi languidi di una passione lasciata per troppo tempo in sospeso.
L'appartamento, in un vecchio palazzo fiorentino, aveva le pareti alte e le imposte di legno, camera di lei era il perfetto esempio di un ordine fantasioso e audace.
Nonostante avessero bevuto abbastanza, lei andò in cucina a prendere una bottiglia di bianco ghiacciata che versò in due calici. Brindarono e sorseggiarono, poi lei andò in bagno a darsi una rinfrescata e lui rimase solo con i suoi pensieri bloccati a due passi dal piacere. Aveva i muscoli in tensione e l'inguine in fiamme. In strada, abbracciati, le mani di lei lo avevano sfiorato sotto l'ombelico e come per effetto di una reazione chimica aveva sentito una pressione enorme esplodergli nei boxer.
La sua mano invece era scivolata sulla parte alta del fondoschiena di lei e solo per un insolito senso del pudore non si era infilata nelle sue mutandine, frugando le prelibatezze.
Adorava i tatuaggi che lei aveva sulle gambe, li trovava incredibilmente eccitanti. In fin dei conti, aveva sempre trovato lei molto eccitante.
Quando tornò dal bagno lo guardò di soppiatto come farebbe un cerbiatto che si sente minacciato da un pericolo invisibile e incombente.
In strada, lei aveva percepito la sua mano come un oggetto dal piacere dolce e allo stesso tempo trasgressivo e per questo si era già bagnata abbandonandosi ai primi segni di un godimento incontrollabile. Lui andò in bagno, si diede una sistemata e nel tentativo di fare pipì si accorse di avere nuovamente una forte erezione. Imbarazzato, fece ritorno in camera tentando di nascondere quella protuberanza. La luce era soffusa, la persiana semichiusa e lei era a letto in posizione seduta, con la testa appoggiata allo schienale e il resto del corpo disteso.
Lui, adesso in pantaloncini e t-shirt, le si sedette accanto fissando vagamente il soffitto.
Come sono rapidi e insignificanti i pensieri in circostanze come questa...
Lei attese. Lui attese, visibilmente incerto nel da farsi.
"Sono così felice che tu sia qui. Sono mesi che ci penso".
La sensualità di quel tono di voce diede l'ultimo colpo alle sue misere riserve e in uno slancio, che più tardi avrebbe definito "inaspettato", la attirò a sé e con vigore e lussuria la baciò sfiorandole il seno con due dita.
Lei, visibilmente più preparata, ricambiò il bacio facendo scivolare la sua mano dal collo al bordo dei suoi pantaloncini.
È proprio vero che non si comanda agli istinti...
In un impeto raccolto in mesi di attesa e messaggi con doppi sensi e sensi subliminali, avrebbe voluto strapparli con decisione quei boxer e sentire il calore della sua carne riempirle il palmo della mano.
Una tempesta di ormoni e dopamina invase la sua mente e quel bacio si trasformò ben presto in una danza di lingue che si incontravano per la prima volta in un lago di saliva e sapori dolciastri. Lei prese le mani di lui e le trascinò verso le sue mutandine, ormai inumidite e prive di difese. La sua mano scavò un solco immaginario lungo la linea delle grandi labbra e quando fece pressione lei ebbe un sussulto e mugolò di piacere. Lui avvertì una gran sensazione di possenza nelle braccia e nelle mani e senza indugiare le sfilò le mutandine e la penetrò prima con un dito, poi con due.
In breve lei ebbe il suo primo orgasmo, accompagnato da una sensazione di immensa felicità. Con un movimento del bacino lei gli andò sopra e lui si ritrovò i suoi capezzoli turgidi e bramosi tra le labbra.
Sentì una pressione energica e decisa quando quel membro, duro come il marmo, invase la sua vagina aperta ormai come un fiore in primavera.
La sua memoria andò a immagini d'amore senza tempo, a un temporale nudo e portentoso d'agosto, a una nuotata in acque termali, a spezie lontane, a godimenti provati o forse solo sognati.
Fu una lunga penetrazione, e lei avvertì come una sensazione di sicurezza mista a eccitazione, brivido e vergogna inspiegabile.
Lui godeva del piacere di lei e si saziava di quella vagina così calda, bagnata, morbida, ospitale, di quegli occhi verdi come uno specchio d'acqua verginale, di quei seni compatti e così tondi. Le sue dita frugarono istintivamente tra le natiche di lei, sode e cariche di una lascivia senza ragione. La sentiva ondeggiare e spingere verso un ulteriore orgasmo che l'avrebbe condotta a punte di inaudita sensualità.
Dovette trattenersi in due diverse occasione per non venirle dentro con la pressione di un getto inatteso.
Emise un gemito e le passò un dito su quel buchetto così delicato e bagnato di riflesso dai rivoli che le uscivano dalla vagina.
Spinse dolcemente e entrò, affondando sino a metà dito.
Dapprima lei non ci fece molto caso. Avvertiva una strana e intensa emozione. Poi tra una spinta e l'altra capì di essere doppiamente penetrata, quasi come se quell'amante così focoso e generoso si fosse in qualche modo sdoppiato, moltiplicando il suo godimento.
Questa volta urlò, tirando la testa indietro e i capelli le si raccolsero selvaggiamente tra le scapole svolazzando nella penombra in una danza wudu.
"Così impazzisco tesoro..." la voce di lei era rotta da una serie di microspasmi che le partivano dai piedi sino alla punta della nuca.
A ogni spinta avvertiva il carico di tanti orgasmi nascosti.
"Impazzisco anch'io..." rispose lui, e nel farlo la prese energicamente dai fianchi e la girò a pancia in sotto con il culo ben proteso verso l'alto.
Fu un'azione del tutto improvvisa e che lasciò lei disarmata e disorientata.
Lui si ritrovò le sue splendide natiche a due passi dal suo membro che ora carezzava in su e in giù tra la linea disegnata splendidamente da quel culo voglioso.
Lei percepì un brivido lieve e concentrato sulla parte interna del suo ventre proprio nell'istante in cui le dita di lui la penetrarono lentamente con la delicatezza di un mimo francese.
Per un paio di minuti quelle dita così affusolate e risolute le fecero toccare vette di un piacere perverso ed esotico. In un flash vide se stessa come una antica principessa persiana immersa in bagni di latte e miele, posseduta e sacrificata a una divinità di una galassia lontana e inconoscibile. Immaginò dei lillà e ne colse il profumo nella stagione degli amori.
Poi sentì una grande pressione e capì che quel membro così atteso ora la stava penetrando anche nel suo didietro lasciandola a tratti senza respiro.
Trattenne... Trattenne... E finalmente esplose in un forte orgasmo che le fece tremare le ginocchia sino a sentirle come fatte di zucchero filato.
Lui la stava scopando e mentre lo faceva una parte della sua mente si innamorava dell'imprevedibilità della vita.
Le sue mani le cinsero i fianchi e in un colpo secco uscì fuori prendendosi il membro tra le mani come se stringesse un manicotto da giardino.
Il suo punto di non ritorno era superato già da un pezzo e ora provava una pressione così violenta nell'inguine che d'istinto dovette alzarsi in piedi tanto era lo spasmo. Con altrettanta decisione lei si voltò avvicinandosi a quel membro che ora le sembrava inspiegabilmente più acceso nel bagliore proveniente dalla finestra aperta dal vento. Accarezzò le sue gambe e lentamente si sporse in avanti massaggiando con le labbra quella cappella così dura.
In pochi minuti lui raggiunse il piacere venendole alla rinfusa sui seni, sulla lingua e in parte sulle lenzuola.
Con in filo d'energia, lui si inginocchiò e la abbracciò sentendo i profumi e i sapori di una notte intensa e lunga come un sogno.
"Non è nuovo morire in questa vita, ma vivere non è neppure nuovo".


di
scritto il
2022-12-10
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