Tradisco la mia ragazza con la più figa della scuola
di
Gr446
genere
tradimenti
4
Era arrivato il giorno della prima. Come al solito le ansie aumentavano di ora in ora, per dare il massimo durante lo spettacolo. Si rideva e si scherzava, ma scattata l'ultima ora ognuno di noi prendeva la concentrazione come voleva. A pochi minuti dall'inizio, Eleonora mi prese da parte perché voleva parlarmi di una cosa. Andammo nello stanzone sotto il palcoscenico, così da avere uno spazio riservato a noi. Dopo esserci chiesti come stavamo, Eleonora andò al sodo, dicendomi che quello che era successo sabato era stato assolutamente uno sbaglio, per quanto fosse stata la cosa più eccitante e bella che gli sarebbe successa in tutta la sua vita, e che, come io amavo ancora Giulia, lei amava Marco. Era la prima volta che ne riparlavamo. Le dissi che ero d'accordo e ci lasciammo con la promessa che non lo avremmo mai più fatto e che saremmo rimasti buoni amici. Ci abbracciamo, ci demmo un lungo bacio d'addio e raggiungemmo gli altri.
Lo spettacolo fu un successo. Tutti ci fecero i complimenti, anche i nostri rispettivi fidanzati che vennero a trovarci dietro nei camerini e che poi vennero con noi e tutti gli altri nella tradizionale cena che si ripeteva ogni anno al termine dello spettacolo. Era l'ultimo momento per divertirsi tutti insieme e io ed Eleonora, i protagonisti, bevemmo molto per festeggiare. Rimanemmo fino a tardi, poi Eleonora, visibilmente ubriaca, verso le 3:30 venne riaccompagnata a casa dal ragazzo. Io rimasi ancora un po' con Giulia e gli altri. A un certo punto, andai in bagno per pisciare e portai dietro il telefono. Vidi che avevo un messaggio da Eleonora.
"Ehi" diceva. Poi ne arrivò un altro: "sono ancora sveglia... fai finta di farti accompagnare da quella troia della tua ragazza a casa poi raggiungimi" e allegò a questo messaggio una foto di lei completamente nuda con la fica aperta. Il mio cazzone si indurì all'istante. Allora tornai al tavolo e mi inventai la stanchezza come scusa per andare. In realtà ero più sveglio come mai.
Mi feci accompagnare dalla mia ragazza a casa. Le comunicai che ero molto stanco e volevo andare. Pomiciammo un po' poi entrai in casa. Sentii lei andarsene. Aspettai un minuto, poi riuscii e quasi di corsa andai da Eleonora. Mi disse di suonare e così feci. Mi aprii. La casa era al buio, ma sentivo la sua voce che mi chiamava da sopra. Ormai conoscevo la strada. La trovai distesa sul letto a sgrillettarsi la fica. Io nel tragitto mi ero spogliato e arrivai da lei seminudo, con i miei muscoli in bella vista e solo le mutande che cercavano di contenere il mio cazzone. Lei mi disse di fermarmi e di guardarla mentre si masturbava pensando a lui. E così la vedevo che si contorceva dal piacere e ansimava, mentre ci dava sotto con le sue dita. Venne poco dopo in un lago, mentre io ormai da un po' avevo il mio cazzone nelle mie mani e mi segavo mentre vedevo la più figa della scuola che veniva per me.
Finito il lavoretto, Eleonora si alzò dal letto e mi si fece incontro. Mi prese il cazzone in mano. Io gemetti perché sapeva proprio che corde toccare e come farmi godere.
"Ma la promessa" dissi maliziosamente per provocarla.
"La manterremo, ma oggi ho visto come quella troiaccia della tua ragazza cercava di marcare il territorio, senza sapere che io sono la tua troia, l'unica con cui hai veramente scopato" disse.
Dopo quella risposta, non ci vidi più. La presi per il collo, la guardai per un attimo e poi iniziai a baciarla, con una foga mai vista. Poi il collo, poi le tette, poi la presi in braccio, la buttai sul letto e le stuzzicai la figa fino a farla venire. Poi mi tirai in piedi e lei, a pecora, mi prese il cazzone in bocca. Era avida del mio cazzone, lo lubrificava e mentre le tenevo i capelli andava sempre più in fondo, soffocava ma si sentiva piena di quel cazzone. Lo amava e lo venerava. Leccava la cappella come una maestra, lo succhiava e poi giù fino in fondo.
"Scopami Leo" disse "non ce la faccio più, sono tutta bagnata".
Con una forza che non so da dove mi veniva, la presi, la girai e la stantuffai mentre la guardavo negli occhi. Feci caso al suo volto: si vedeva che si sentiva piena di quel cazzone, mentre io le sbattevo il mio pisellone fino all'utero e le mie palle sbattevano all'ingresso della sua fica. Poi mi chiede di cavalcare quel cazzone. Allora mi stesi e lei si impalò in men che non si dica. Fui sul punto di scaricarle tutta la sborra dentro, perché cavalcava come mai nessuna mi aveva fatto. Andava su e giù forsennata e lo faceva gemendo e ansimando e dicendo che ne voleva sempre più. Poi si piegò leggermente e mi twerkò sul cazzo. Dio che sensazione: sentivo il cazzo che talmente lubrificato scivolava su e giù nella sua fica. Andammo avanti così per un paio di minuti.
"Leo, voglio che adesso mi sfondi anche il culo" disse "almeno hai stantuffato ogni mio buco". Ero eccitatissimo perché Giulia non voleva mai. Quindi la girai a pecora e, mentre la scopavo a pecora, infilavo le mie dita nel suo buchetto. Lei ansimava sempre più forte mentre emnrre ne mettevo uno poi due, poi tre. Era pronta. Mi disse che lo voleva sentire tutto. Così la misi a gattoni sul letto e io salii sopra di esso. Misi il mio cazzone all'entrata e lentamente lo feci entrare. Eleonora soffirva un po', mentre io sentivo che quella srettezza faceva salire il mio ormone. Arrivato in fondo non ci vidi più e la scopai fosennatamente. Sopra di lei, mentre gemeva, la inculavo con forza e con una mano le tiravo i capelli, con l'altro la sculacciavo dicendo che era un troia.
"Hai capito che sei mia ora, che sei in mio potere" le dissi e nel mentre sapevo di essere al limite "vuoi la mia calda sborra nello stomaco troia? Vuoi sentirla anche lì?".
"Sììììì" urlò "riempimi tutta". Le diedi altre due stantuffate poi mi svuoto in lei. Caddi sfinito al suo fianco e ci addormentammo.
Oggi io ed Eleonora abbiamo lasciato i nostri rispettivi fidanzati e stiamo insieme felicemente.
Era arrivato il giorno della prima. Come al solito le ansie aumentavano di ora in ora, per dare il massimo durante lo spettacolo. Si rideva e si scherzava, ma scattata l'ultima ora ognuno di noi prendeva la concentrazione come voleva. A pochi minuti dall'inizio, Eleonora mi prese da parte perché voleva parlarmi di una cosa. Andammo nello stanzone sotto il palcoscenico, così da avere uno spazio riservato a noi. Dopo esserci chiesti come stavamo, Eleonora andò al sodo, dicendomi che quello che era successo sabato era stato assolutamente uno sbaglio, per quanto fosse stata la cosa più eccitante e bella che gli sarebbe successa in tutta la sua vita, e che, come io amavo ancora Giulia, lei amava Marco. Era la prima volta che ne riparlavamo. Le dissi che ero d'accordo e ci lasciammo con la promessa che non lo avremmo mai più fatto e che saremmo rimasti buoni amici. Ci abbracciamo, ci demmo un lungo bacio d'addio e raggiungemmo gli altri.
Lo spettacolo fu un successo. Tutti ci fecero i complimenti, anche i nostri rispettivi fidanzati che vennero a trovarci dietro nei camerini e che poi vennero con noi e tutti gli altri nella tradizionale cena che si ripeteva ogni anno al termine dello spettacolo. Era l'ultimo momento per divertirsi tutti insieme e io ed Eleonora, i protagonisti, bevemmo molto per festeggiare. Rimanemmo fino a tardi, poi Eleonora, visibilmente ubriaca, verso le 3:30 venne riaccompagnata a casa dal ragazzo. Io rimasi ancora un po' con Giulia e gli altri. A un certo punto, andai in bagno per pisciare e portai dietro il telefono. Vidi che avevo un messaggio da Eleonora.
"Ehi" diceva. Poi ne arrivò un altro: "sono ancora sveglia... fai finta di farti accompagnare da quella troia della tua ragazza a casa poi raggiungimi" e allegò a questo messaggio una foto di lei completamente nuda con la fica aperta. Il mio cazzone si indurì all'istante. Allora tornai al tavolo e mi inventai la stanchezza come scusa per andare. In realtà ero più sveglio come mai.
Mi feci accompagnare dalla mia ragazza a casa. Le comunicai che ero molto stanco e volevo andare. Pomiciammo un po' poi entrai in casa. Sentii lei andarsene. Aspettai un minuto, poi riuscii e quasi di corsa andai da Eleonora. Mi disse di suonare e così feci. Mi aprii. La casa era al buio, ma sentivo la sua voce che mi chiamava da sopra. Ormai conoscevo la strada. La trovai distesa sul letto a sgrillettarsi la fica. Io nel tragitto mi ero spogliato e arrivai da lei seminudo, con i miei muscoli in bella vista e solo le mutande che cercavano di contenere il mio cazzone. Lei mi disse di fermarmi e di guardarla mentre si masturbava pensando a lui. E così la vedevo che si contorceva dal piacere e ansimava, mentre ci dava sotto con le sue dita. Venne poco dopo in un lago, mentre io ormai da un po' avevo il mio cazzone nelle mie mani e mi segavo mentre vedevo la più figa della scuola che veniva per me.
Finito il lavoretto, Eleonora si alzò dal letto e mi si fece incontro. Mi prese il cazzone in mano. Io gemetti perché sapeva proprio che corde toccare e come farmi godere.
"Ma la promessa" dissi maliziosamente per provocarla.
"La manterremo, ma oggi ho visto come quella troiaccia della tua ragazza cercava di marcare il territorio, senza sapere che io sono la tua troia, l'unica con cui hai veramente scopato" disse.
Dopo quella risposta, non ci vidi più. La presi per il collo, la guardai per un attimo e poi iniziai a baciarla, con una foga mai vista. Poi il collo, poi le tette, poi la presi in braccio, la buttai sul letto e le stuzzicai la figa fino a farla venire. Poi mi tirai in piedi e lei, a pecora, mi prese il cazzone in bocca. Era avida del mio cazzone, lo lubrificava e mentre le tenevo i capelli andava sempre più in fondo, soffocava ma si sentiva piena di quel cazzone. Lo amava e lo venerava. Leccava la cappella come una maestra, lo succhiava e poi giù fino in fondo.
"Scopami Leo" disse "non ce la faccio più, sono tutta bagnata".
Con una forza che non so da dove mi veniva, la presi, la girai e la stantuffai mentre la guardavo negli occhi. Feci caso al suo volto: si vedeva che si sentiva piena di quel cazzone, mentre io le sbattevo il mio pisellone fino all'utero e le mie palle sbattevano all'ingresso della sua fica. Poi mi chiede di cavalcare quel cazzone. Allora mi stesi e lei si impalò in men che non si dica. Fui sul punto di scaricarle tutta la sborra dentro, perché cavalcava come mai nessuna mi aveva fatto. Andava su e giù forsennata e lo faceva gemendo e ansimando e dicendo che ne voleva sempre più. Poi si piegò leggermente e mi twerkò sul cazzo. Dio che sensazione: sentivo il cazzo che talmente lubrificato scivolava su e giù nella sua fica. Andammo avanti così per un paio di minuti.
"Leo, voglio che adesso mi sfondi anche il culo" disse "almeno hai stantuffato ogni mio buco". Ero eccitatissimo perché Giulia non voleva mai. Quindi la girai a pecora e, mentre la scopavo a pecora, infilavo le mie dita nel suo buchetto. Lei ansimava sempre più forte mentre emnrre ne mettevo uno poi due, poi tre. Era pronta. Mi disse che lo voleva sentire tutto. Così la misi a gattoni sul letto e io salii sopra di esso. Misi il mio cazzone all'entrata e lentamente lo feci entrare. Eleonora soffirva un po', mentre io sentivo che quella srettezza faceva salire il mio ormone. Arrivato in fondo non ci vidi più e la scopai fosennatamente. Sopra di lei, mentre gemeva, la inculavo con forza e con una mano le tiravo i capelli, con l'altro la sculacciavo dicendo che era un troia.
"Hai capito che sei mia ora, che sei in mio potere" le dissi e nel mentre sapevo di essere al limite "vuoi la mia calda sborra nello stomaco troia? Vuoi sentirla anche lì?".
"Sììììì" urlò "riempimi tutta". Le diedi altre due stantuffate poi mi svuoto in lei. Caddi sfinito al suo fianco e ci addormentammo.
Oggi io ed Eleonora abbiamo lasciato i nostri rispettivi fidanzati e stiamo insieme felicemente.
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