Chiodo fisso

di
genere
sentimentali

Io Stefano,lei Iris, colleghi.
Sposati entrambi.
Una storia di amicizia fraterna, di volersi bene contro tutto e tutti, contro la falsità che circola nella società folta di gente falsa e incoerente.
Tornando al senso di questo racconto, vi descrivo quello che è di noi. Lei poco più che quarantenne, io 10 anni meno di lei; lei donna semplice, nessun esubero, forme giuste, testa a posto; io poveraccio scarno di autostima.
Un rapporto nato per scambio di stima, consolidato sempre più col passare degli anni fino a sfociare in un'amicizia intima, talvolta segreta, confidenziale fin troppo.
Un messaggio dopo l'altro, una confidenza dopo l'altra, lei amante dell'amore, del sesso, dell'erotismo anche spinto e profondo, io semplicemente uomo che apprezza sicuramente il suo lato umano, ma che va in tilt quando pensa alla sua intimità, ai suoi desideri, ai suoi modi di fare, di pensare.
Ebbene, stesso luogo di lavoro, colleghi, qualche abbraccio di troppo, qualche coccola frequente e poi il tempo passa, ci si lega, tanto...rapporto sempre più confidenziale, io matto per il suo culo, qualche palpatina segreta...ma in fondo siamo amici, fraterni.
E poi la mattina, stesso turno, la colazione insieme, le telecamere spiano ciò che succede, ma ci vogliamo bene ci apprezziamo, e il buongiorno diventa un bacio, sulla guancia, poi sulle labbra...caspita che labbra.
Io sono in tilt, lo sa anche lei, ma sono consapevole di non avere nulla che le faccia sentire quello che sento io, che la faccia sentire sulle nuvole come lei fa sentire me. Però mi vuole bene e mi regala queste follie.
Svegliatomi da questa introduzione poetica, romantica e lieta, veniamo al dunque.
7:30 del mattino, lei mi raggiunge sul luogo di lavoro, il buongiorno è un regalo su quelle labbra fantastiche, ci avviamo nella zona break e parliamo del più e del meno.
Il suo odore è unico, lo riconoscerei tra tanti, siamo soli, di nuovo soli, stamattina ho deciso di non masturbarmi per dar sfogo all'alzabandiera giornaliero. Gli ormoni mi spingono, mi spingono verso di lei, fallo Stefano, fallo.
E allora butto per aria l'imbarazzo, la difficoltà del momento, butto via la paura di ricevere una cinquina sul volto, e mi avvicino a lei, l'orologio mi da 30 minuti scarsi di follia, è un conto alla rovescia prima che arrivi qualcuno.
E allora lo faccio, la prendo dai fianchi, la bacio, e quando mi aspetto una spinta di rifiuto, è la sua lingua che mi conquista, che mi lega a lei.
Le mie mani sul suo culo, i suoi occhi chiusi mi danno consenso...anche un frigo basso li vicino mi dice che si offre a noi. Ora sono io a spingerla e finisce stesa proprio su quel frigo, i pantaloni della sua divisa sorretti solo da un elastico in vita accompagnano le intenzioni delle mie mani e sembrano scivolare da soli verso le caviglie. È mia, lo è lei e lo è l'occasione in quel momento. Mi catapulto col volto tra le sue cosce, finalmente! Il desiderio più bello si sta avverando, conosco un suo nuovo odore, riconosco quell'intimo che mi aveva già mostrato in foto chiedendomi maliziosamente di raggiungerla per asciugarle i capelli.
Non sarà sicuramente stato un succo all'ananas a dare fragranza a quell'odore di figa, come mi aveva detto di sapere. Era il suo odore, anche questo unico e inebriante, come se avessi dato un'identità anche a quello, un odore che ben presto diventa sapore, ed è la mia lingua a comunicarmene le caratteristiche. Stavo scopando la sua figa, lo stavo facendo con la lingua, che conservava ancora il sapore del bacio che aveva preceduto quel gioco di muscoli e nervi tra le sue gambe. La mutanda era ancora li, appena spostata du un lato, scenografico tessuto già macchiato di umidi umori. Non sono sicuro di aver raggiunto i suoi standard, ma i suoni che emetteva mi davano coraggio, mi davano stimoli per fare di più.
Oltretutto erano passati solo 9 minuti dopo le 7:30...
scritto il
2023-05-29
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