Senza volerlo ho trasformato la mia fidanzata in una escort succhiacazzi
di
L'ex di Martina
genere
etero
TRATTO DA UN’ESPERIENZA REALMENTE VISSUTA (CAMBIANO SOLO I NOMI)
Era il 2005. Dopo tre anni di convivenza il sesso tra me e Martina era diventato meccanico, noioso, routinario. E la cosa non stava bene a nessuno dei due, anche se non avevamo ancora avuto il coraggio di parlarci. Così pensai che, se non davamo una svolta, la nostra relazione avrebbe fatto una brutta fine. Per questo un venerdì pomeriggio decisi di farmi coraggio e dirle qual’era la mia idea. “Sai Marty mi sono un po’ stufato di scopare come facciamo sempre”. Lei, che era una ragazza abbastanza disinibita, annuì: “In realtà per me è la stessa cosa Fabio”. “Ho un’idea – azzardai – Perché non proviamo a realizzare qualcuna delle nostre fantasie sessuali?”. Martina mi lanciò uno sguardo d’intesa e chiese: “C’è qualche fantasia che vorresti realizzare?”. “Assolutamente sì, più di una, ma ce n’è una che mi tormenta da un po’”. “Beh è ora che me la dici” mi invitò lei. “Allora mi piacerebbe immaginare che tu sia una escort che lavora in casa. Io uscirei e dopo un po’ ti telefonerei per prendere un appuntamento e così potremmo fare l’amore immaginando di essere tu la puttana e io il cliente”. Martina fece una smorfia: “Ci sto a patto che mi dici se questa cosa delle escort l’hai già fatta veramente”.
“Non sono mai andato a escort in vita mia, per questo è un mio sogno. Ma dovremmo calarci nelle nostre parti, non saremo noi ma due estranei. Dovremo fare finta di non conoscerci e io ti tratterò da troietta”. Martina annuì convinta: “Oh finalmente ti decidi a fare il porco con me. Lo sai che quando scopiamo ti dico sempre che sono la tua troia”. “Infatti” annuii convinto. “Allora iniziamo subito. Tu esci di casa e tra una mezz’ora mi telefoni e ci accordiamo”. Felice la salutai con un bacio a stampo e uscii. Fu una mezz’ora eterna, mi immaginavo che Martina si sarebbe abbigliata da vera puttana ed ero molto eccitato. La cosa più difficile sarebbe stata trattarla da estranea, ma sentivo che ce la potevo fare. Allo scoccare della mezz’ora telefonai al suo cellulare. “Sì?” rispose dopo alcuni squilli. “Ciao bella figa ci possiamo incontrare?”
“Ma certo” rispose Martina con fare professionale “Tra dieci minuti che adesso ho un cliente”. Wow che immedesimazione. Stavo avendo un’erezione già al pensiero di quello che sarebbe potuto succedere. Mi lanciai: “Però io sono molto selettivo nella scelta delle puttane. Fai bene i pompini?”. “Sono una pompinara professionista, sono cinque anni che faccio questo lavoro”. Ero sempre più stupefatto dal grado di immedesimazione della mia fidanzata. “E lo prendi anche in culo, vero?”. “Oh sì, ma costa di più. 100 solo bocca e figa, 150 se vuoi anche il culo”. “Vada per 150. A dopo”risposi chiudendo la chiamata. Trascorsi nove minuti e mezzo citofonai a casa nostra. “Sali, primo piano” mi rispose Martina con voce professionale. Salii le scale e trovai la porta socchiusa. Entrai in ingresso e mi ritrovai di fronte Martina vestita in intimo con un reggiseno rosso push up e mutandine tanga coordinate e un paio di scarpe altissime con il tacco a spillo che non avevo mai visto in casa. “Sei figa” sorrisi allungando una mano a palpeggiarle il culo. “Vai in bagno a lavarti che ti aspetto” mi ordinò. Rimasi stupefatto dal realismo della scena. Non pensavo che lei sarebbe stata così brava. Andai in bagno, mi tolsi pantaloni e mutande e feci un bidet all’uccello, dopodichè mi avviai verso la camera da letto. Martina era seduta sul bordo, aveva tolto il reggiseno liberando le sue magnifiche poppe terza misura abbondante. “Prima il regalino” fece porgendomi la mano con il palmo aperto. Aspettava veramente i soldi. Presi dal portafoglio 150 euro e glieli diedi. “Adesso – ordinai – inginocchiati sul pavimento e succhiami perbene il cazzo, troia”. Martina mi lanciò un’occhiata carica di rabbia. Non capivo il perché, ma il gioco andò comunque avanti.
Prese a leccare il cazzo dalle palle alla punta e guardandomi negli occhi con sguardo da vera porca. “Brava pompinara, lecca bene il gelato che ti piace leccare i cazzi” mi lasciai andare mentre iniziavo a godere. La sua lingua saettò sulla cappella solleticandola dopodichè sputò sul cazzo e spalmò la saliva sull’asta con la mano. Ero spiazzato, non mi aveva mai fatto un pompino in quel modo. Mi sforzai di lasciarmi completamente andare e iniziai a scatenarmi: “Sì dai prendilo in gola fino ai coglioni, troia succhiacazzi.”. Martina sputò nuovamente due volte sulla cappella e, dopo aver spalmato la saliva, aprì la bocca più che potè e, con mio grande stupore, riuscì ad accogliere veramente il pene fino alle palle. La afferrai con gesto brutale per la nuca spingendola per costringerla a rimanere ferma in quella posizione e, con due dita, le tappai il naso. “Soffoca sul cazzo troia!” urlai ormai del tutto scatenato. Martina diventò paonazza, alchè la mollai e lei prese fiato affannosamente dopo quella apnea. “Che pompinara divina. Quanti cazzi hai già spompinato oggi?” azzardai. La mia fidanzata non si lasciò prendere alla sprovvista e, spavalda, rispose: “Dieci cazzi oggi. Ne prendo circa cinquanta a settimana, 250 cazzi diversi al mese”. “Ma bene puttana e il mio cazzo com’è?”.
Fece una smorfia e diede una risposta che mi lasciò sconcertato: “Nella media. Ho preso cazzi ben più grossi del tuo”. “Ah sì eh puttana! Succhiami i coglioni avanti!”. Obbediente prese in bocca le palle e le succhiò delicatamente. Stavo per sborrare, non ce la facevo più a trattenermi e così le dissi: “Apri la bocca, allunga la lingua che ti riempio di sborra!”. Mi segai brevemente ed eiaculai quattro lunghe schizzate che la colpirono in fronte, sul naso, in un occhio e sul mento. Il suo viso colava sperma da tutte le parti. “Mettiti a pecorina che ti faccio figa e culo” ordinai. Martina assunse la posizione e io, afferratala per i fianchi, la montai prima in figa e poi in culo con una foga incredibile: “Ti piace eh prendere cazzi troia! Scommetto che ne prendi anche tre insieme!”. Gemendo rispose: “Ma certo, basta pagare e faccio tutto”. Le sborrai in culo dopodichè lei si divincolò dalla mia presa e mi guardò con freddezza. “Abbiamo finito. Vestiti e sparisci che aspetto un altro cliente”.
La fissai in silenzio per un interminabile minuto poi dissi: “Martina adesso dai basta. Il gioco è finito”.
Mi guardò beffarda e disse qualcosa che nemmeno del peggiore dei miei incubi avrei voluto sentire: “Mi è piaciuto troppo fare la escort e penso di essere brava. Domani mi dimetto dal lavoro e inizio a fare sul serio la puttana”. “Stai scherzando vero?”. “No caro mio, ho voglia di cazzi, tanti cazzi. Perché sono una vera troia”.
Inutile dire che ci lasciammo quel giorno stesso. Forse il gioco erotico era stato solo il pretesto per lei per rompere gli indugi ed avviarsi alla carriera di escort
Era il 2005. Dopo tre anni di convivenza il sesso tra me e Martina era diventato meccanico, noioso, routinario. E la cosa non stava bene a nessuno dei due, anche se non avevamo ancora avuto il coraggio di parlarci. Così pensai che, se non davamo una svolta, la nostra relazione avrebbe fatto una brutta fine. Per questo un venerdì pomeriggio decisi di farmi coraggio e dirle qual’era la mia idea. “Sai Marty mi sono un po’ stufato di scopare come facciamo sempre”. Lei, che era una ragazza abbastanza disinibita, annuì: “In realtà per me è la stessa cosa Fabio”. “Ho un’idea – azzardai – Perché non proviamo a realizzare qualcuna delle nostre fantasie sessuali?”. Martina mi lanciò uno sguardo d’intesa e chiese: “C’è qualche fantasia che vorresti realizzare?”. “Assolutamente sì, più di una, ma ce n’è una che mi tormenta da un po’”. “Beh è ora che me la dici” mi invitò lei. “Allora mi piacerebbe immaginare che tu sia una escort che lavora in casa. Io uscirei e dopo un po’ ti telefonerei per prendere un appuntamento e così potremmo fare l’amore immaginando di essere tu la puttana e io il cliente”. Martina fece una smorfia: “Ci sto a patto che mi dici se questa cosa delle escort l’hai già fatta veramente”.
“Non sono mai andato a escort in vita mia, per questo è un mio sogno. Ma dovremmo calarci nelle nostre parti, non saremo noi ma due estranei. Dovremo fare finta di non conoscerci e io ti tratterò da troietta”. Martina annuì convinta: “Oh finalmente ti decidi a fare il porco con me. Lo sai che quando scopiamo ti dico sempre che sono la tua troia”. “Infatti” annuii convinto. “Allora iniziamo subito. Tu esci di casa e tra una mezz’ora mi telefoni e ci accordiamo”. Felice la salutai con un bacio a stampo e uscii. Fu una mezz’ora eterna, mi immaginavo che Martina si sarebbe abbigliata da vera puttana ed ero molto eccitato. La cosa più difficile sarebbe stata trattarla da estranea, ma sentivo che ce la potevo fare. Allo scoccare della mezz’ora telefonai al suo cellulare. “Sì?” rispose dopo alcuni squilli. “Ciao bella figa ci possiamo incontrare?”
“Ma certo” rispose Martina con fare professionale “Tra dieci minuti che adesso ho un cliente”. Wow che immedesimazione. Stavo avendo un’erezione già al pensiero di quello che sarebbe potuto succedere. Mi lanciai: “Però io sono molto selettivo nella scelta delle puttane. Fai bene i pompini?”. “Sono una pompinara professionista, sono cinque anni che faccio questo lavoro”. Ero sempre più stupefatto dal grado di immedesimazione della mia fidanzata. “E lo prendi anche in culo, vero?”. “Oh sì, ma costa di più. 100 solo bocca e figa, 150 se vuoi anche il culo”. “Vada per 150. A dopo”risposi chiudendo la chiamata. Trascorsi nove minuti e mezzo citofonai a casa nostra. “Sali, primo piano” mi rispose Martina con voce professionale. Salii le scale e trovai la porta socchiusa. Entrai in ingresso e mi ritrovai di fronte Martina vestita in intimo con un reggiseno rosso push up e mutandine tanga coordinate e un paio di scarpe altissime con il tacco a spillo che non avevo mai visto in casa. “Sei figa” sorrisi allungando una mano a palpeggiarle il culo. “Vai in bagno a lavarti che ti aspetto” mi ordinò. Rimasi stupefatto dal realismo della scena. Non pensavo che lei sarebbe stata così brava. Andai in bagno, mi tolsi pantaloni e mutande e feci un bidet all’uccello, dopodichè mi avviai verso la camera da letto. Martina era seduta sul bordo, aveva tolto il reggiseno liberando le sue magnifiche poppe terza misura abbondante. “Prima il regalino” fece porgendomi la mano con il palmo aperto. Aspettava veramente i soldi. Presi dal portafoglio 150 euro e glieli diedi. “Adesso – ordinai – inginocchiati sul pavimento e succhiami perbene il cazzo, troia”. Martina mi lanciò un’occhiata carica di rabbia. Non capivo il perché, ma il gioco andò comunque avanti.
Prese a leccare il cazzo dalle palle alla punta e guardandomi negli occhi con sguardo da vera porca. “Brava pompinara, lecca bene il gelato che ti piace leccare i cazzi” mi lasciai andare mentre iniziavo a godere. La sua lingua saettò sulla cappella solleticandola dopodichè sputò sul cazzo e spalmò la saliva sull’asta con la mano. Ero spiazzato, non mi aveva mai fatto un pompino in quel modo. Mi sforzai di lasciarmi completamente andare e iniziai a scatenarmi: “Sì dai prendilo in gola fino ai coglioni, troia succhiacazzi.”. Martina sputò nuovamente due volte sulla cappella e, dopo aver spalmato la saliva, aprì la bocca più che potè e, con mio grande stupore, riuscì ad accogliere veramente il pene fino alle palle. La afferrai con gesto brutale per la nuca spingendola per costringerla a rimanere ferma in quella posizione e, con due dita, le tappai il naso. “Soffoca sul cazzo troia!” urlai ormai del tutto scatenato. Martina diventò paonazza, alchè la mollai e lei prese fiato affannosamente dopo quella apnea. “Che pompinara divina. Quanti cazzi hai già spompinato oggi?” azzardai. La mia fidanzata non si lasciò prendere alla sprovvista e, spavalda, rispose: “Dieci cazzi oggi. Ne prendo circa cinquanta a settimana, 250 cazzi diversi al mese”. “Ma bene puttana e il mio cazzo com’è?”.
Fece una smorfia e diede una risposta che mi lasciò sconcertato: “Nella media. Ho preso cazzi ben più grossi del tuo”. “Ah sì eh puttana! Succhiami i coglioni avanti!”. Obbediente prese in bocca le palle e le succhiò delicatamente. Stavo per sborrare, non ce la facevo più a trattenermi e così le dissi: “Apri la bocca, allunga la lingua che ti riempio di sborra!”. Mi segai brevemente ed eiaculai quattro lunghe schizzate che la colpirono in fronte, sul naso, in un occhio e sul mento. Il suo viso colava sperma da tutte le parti. “Mettiti a pecorina che ti faccio figa e culo” ordinai. Martina assunse la posizione e io, afferratala per i fianchi, la montai prima in figa e poi in culo con una foga incredibile: “Ti piace eh prendere cazzi troia! Scommetto che ne prendi anche tre insieme!”. Gemendo rispose: “Ma certo, basta pagare e faccio tutto”. Le sborrai in culo dopodichè lei si divincolò dalla mia presa e mi guardò con freddezza. “Abbiamo finito. Vestiti e sparisci che aspetto un altro cliente”.
La fissai in silenzio per un interminabile minuto poi dissi: “Martina adesso dai basta. Il gioco è finito”.
Mi guardò beffarda e disse qualcosa che nemmeno del peggiore dei miei incubi avrei voluto sentire: “Mi è piaciuto troppo fare la escort e penso di essere brava. Domani mi dimetto dal lavoro e inizio a fare sul serio la puttana”. “Stai scherzando vero?”. “No caro mio, ho voglia di cazzi, tanti cazzi. Perché sono una vera troia”.
Inutile dire che ci lasciammo quel giorno stesso. Forse il gioco erotico era stato solo il pretesto per lei per rompere gli indugi ed avviarsi alla carriera di escort
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