Inverno
di
GM Aminta
genere
dominazione
Svegliarsi con lo stridore delle ruote dei carri sulla strada ghiacciata: è arrivata la prima gelata dell'inverno.
Il Professor List si diresse verso il suo studio, dove una cameriera gli aveva lasciato due croissant ancora caldi su un piattino di porcellana di Capodimonte che sembrava volersi nascondere fra i libri lasciati sparsi sulla scrivania. List non aveva particolarmente fame, e si limitò ad assaggiare uno dei croissant mentre scrutava dalla finestra le strade di Vienna che prendevano vita.
Presto avrebbe preso parte a quel viavai di ignari passanti, diretto all'Università, dove avrebbe finalmente tenuto l'ultima lezione dell'anno. Valutò che prima avrebbe dovuto coprirsi per bene: stava iniziando a nevicare.
Si diresse verso l'ampio guardaroba, rigirandosi tra le mani il secondo croissant. Non c'era traccia della servitù - per fortuna: nella maggior parte dei casi non sopportava avere persone attorno di mattina presto. Era consapevole di essere una persona difficile da trattare, per cui aveva cura di scegliere domestici che sapessero convivere con le sue esigenze, e di cui lui si potesse quindi a sua volta fidare.
Molti studenti si chiedevano come fosse il Professore in privato. Non era particolarmente bello, non era particolarmente simpatico, non era particolarmente socievole. Era una persona decisamente difficile da avvicinare, ma era straordinariamente carismatico a lezione e competente nella sua materia. La sua totale incapacità di adeguarsi alle norme sociali dell'alta società viennese lasciava presumere che avesse avuto qualcuno di molto potente ad aiutarlo a farsi strada nel mondo accademico. Ed in effetti era così. List era strettamente legato ad una famiglia ricchissima, una nullità genealogica dal punto di vista nobiliare, ma una potenza assoluta nel ramo finanziario. Lui, noto nella famiglia per le sue doti intellettuali, stava lavorando ormai da anni alla ricostruzione delle parentele della famiglia per poterla elevare al rango aristocratico, e in cambio gli era stato garantito un posto all'università di Vienna.
A List piaceva studiare e spiegare. Ma essere un Professore, per lui, contava poco. Contava poco il favore degli studenti, da cui era comunque stimato, e ancor meno quello dei colleghi, che lo guardavano con un po' più di diffidenza. E tutto sommato, pensava List, avevano ragione a non fidarsi troppo di lui. E a stargli il più possibile alla larga. Un po' come la sua servitù.
Giunto in camera, List suonò una campanella richiamando Adele. La serva si presentò immediatamente, quasi fosse uscita da dietro una tenda delle vetrate della stanza adiacente (ed in effetti era probabile che fosse proprio così).
List la guardò fiero mentre Adele si inginocchiava e gli premeva le labbra su una pantofola. "Buongiorno Adele!" Esclamò List. Quella ragazza lo metteva sempre di buonumore. Era una giovane donna bellissima e davvero brillante, la rispettava moltissimo. Aiutò la serva ad alzarsi prendendola per mano e portandola con sé verso il guardaroba. "Faresti lezione per me oggi?" le chiese con voce supplichevole. Lei rise e scosse la testa. "Non potrei mai... Voi siete troppo bravo, e poi questa è l'ultima lezione". List sospirò e la guardò mentre si affaccendava a recuperargli gli abiti per la giornata. "Per me saresti perfettamente in grado" borbottò, tornando a sedersi sul letto. Si sentiva molto più eccitato in vista della prima assoluta del Concerto di Beethoven per pianoforte e orchestra che per la sua ultima lezione di Metafisica del 1795.
Adele lo raggiunse per spogliarlo. "Avete messo su un po' di pancia" notò, spingendogli l'indice nell'addome. "Oh sì, sto invecchiando in fretta" rispose lui, afferrandole la mano. "E queste vene non sono da vecchia?" la stuzzicò, scorrendo un dito lungo il dorso della sua mano. Lei lo guardò a bocca aperta, con uno sguardo di finta offesa. "Vecchio rugoso! Ma come vi permettete!" rise, chiudendogli la bocca con le dita della mano che List le aveva preso. Lui gliele morse piano. "Oh, io mi posso permettere quello che voglio, non credi?" replicò, spingendola seduta sul letto, proprio dove si era seduto lui poco prima. "Allora Professore, cosa indossiamo oggi?" le chiese, trasformando quello scambio di posto in uno scambio di ruoli. "Parti dalle calze, Adele" rispose la serva. "Dite che non sono troppo stupida e goffa per un compito del genere?" chiese List, prendendola in giro. Lei non si scompose e gli premette un piede nudo sulla faccia. "Tacete immediatamente. So benissimo cosa sapete fare. E cosa non sapete fare". List, che le stava succhiando le dita del piede che lei gli aveva infilato in bocca, si ritrasse subito, colpito nell'orgoglio e uscendo dal personaggio. "E cos'è che non saprei fare, sciocca serva?" la interrogò, massaggiandole il candido piede cosparso di saliva. Adele rise guardandolo dall'alto. "Oh, moltissime cose". Guardò in aria richiamando alla mente le innumerevoli incapacità del Professore, che nel frattempo le stava riprendendo a baciare i piedi, le caviglie, i polpacci. "Siete un vero orso con gli estranei", cominciò Adele. "Concordo pienamente" approvò il Professore, aprendole la vestaglia e rivelando le sue nudità. "Siete un pessimo musicista" continuò Adele, mentre List immergeva la lingua tra le sue grandi labbra, mugugnando nuovamente in segno di approvazione. Adele spinse con i talloni bagnati sul bordo del materasso, sollevando il bacino e premendolo contro la faccia di List, mentre lui le stimolava il clitoride con le dita. "Avete un pessimo gusto in fatto di vestiti" sospirò la serva. Liszt la ribaltò prona sul letto, si abbassò i pantaloni e da dietro penetrò la vagina gonfia e fradicia di Adele, che spinse in alto i glutei per favorire la penetrazione. "Sei completamente esposta ora" ansimò List. "Sono dentro di te e posso vedere il tuo ano che pulsa. Stai attenta a quello che dici". La strinse ancora più vicino a sé spingendole una mano contro il ventre. Adele tratteneva i gemiti. "Pensate un sacco, ma non... vi ho mai visto... fare un'attività manuale" cercò di continuare. List le sputò sullo sfintere e con un dito iniziò a massaggiarle l'ano. "Sono un bravo pittore, se è questo che intendete". "No.. più che... siete un pessimo cuoco.. o falegname". List la penetrò anche dal secondo orifizio con due dita. "Mmm..." gemette Adele. "Ne stavi dicendo un'altra?" la stuzzicò List, consapevole che Adele non era più in grado di reggere il giovo. "N - nnoh" gemette Adele. "Giusto, è ora che tu la smetta" approvò List, sostituendo le due dita, che le infilò in bocca, con il pene ancora turgido. Adele gli succhiava le dita, mentre la vestaglia si aprì completamente lasciando allo scoperto i seni che ballavano al ritmo delle spinte del professore. List gliene afferrò prontamente uno, maneggiandolo e stimolando il capezzolo con la mano libera, che passò poi nuovamente a stimolare il clitoride. Adelaide era venuta ormai più volte quando il Professore esplose. Stanco, List immerse la faccia nel seno destro della serva che gli massaggiava i capelli. "Siete un bravissimo amante" sussurrò lei, talmente piano che lui non la sentì nemmeno.
Il Professor List si diresse verso il suo studio, dove una cameriera gli aveva lasciato due croissant ancora caldi su un piattino di porcellana di Capodimonte che sembrava volersi nascondere fra i libri lasciati sparsi sulla scrivania. List non aveva particolarmente fame, e si limitò ad assaggiare uno dei croissant mentre scrutava dalla finestra le strade di Vienna che prendevano vita.
Presto avrebbe preso parte a quel viavai di ignari passanti, diretto all'Università, dove avrebbe finalmente tenuto l'ultima lezione dell'anno. Valutò che prima avrebbe dovuto coprirsi per bene: stava iniziando a nevicare.
Si diresse verso l'ampio guardaroba, rigirandosi tra le mani il secondo croissant. Non c'era traccia della servitù - per fortuna: nella maggior parte dei casi non sopportava avere persone attorno di mattina presto. Era consapevole di essere una persona difficile da trattare, per cui aveva cura di scegliere domestici che sapessero convivere con le sue esigenze, e di cui lui si potesse quindi a sua volta fidare.
Molti studenti si chiedevano come fosse il Professore in privato. Non era particolarmente bello, non era particolarmente simpatico, non era particolarmente socievole. Era una persona decisamente difficile da avvicinare, ma era straordinariamente carismatico a lezione e competente nella sua materia. La sua totale incapacità di adeguarsi alle norme sociali dell'alta società viennese lasciava presumere che avesse avuto qualcuno di molto potente ad aiutarlo a farsi strada nel mondo accademico. Ed in effetti era così. List era strettamente legato ad una famiglia ricchissima, una nullità genealogica dal punto di vista nobiliare, ma una potenza assoluta nel ramo finanziario. Lui, noto nella famiglia per le sue doti intellettuali, stava lavorando ormai da anni alla ricostruzione delle parentele della famiglia per poterla elevare al rango aristocratico, e in cambio gli era stato garantito un posto all'università di Vienna.
A List piaceva studiare e spiegare. Ma essere un Professore, per lui, contava poco. Contava poco il favore degli studenti, da cui era comunque stimato, e ancor meno quello dei colleghi, che lo guardavano con un po' più di diffidenza. E tutto sommato, pensava List, avevano ragione a non fidarsi troppo di lui. E a stargli il più possibile alla larga. Un po' come la sua servitù.
Giunto in camera, List suonò una campanella richiamando Adele. La serva si presentò immediatamente, quasi fosse uscita da dietro una tenda delle vetrate della stanza adiacente (ed in effetti era probabile che fosse proprio così).
List la guardò fiero mentre Adele si inginocchiava e gli premeva le labbra su una pantofola. "Buongiorno Adele!" Esclamò List. Quella ragazza lo metteva sempre di buonumore. Era una giovane donna bellissima e davvero brillante, la rispettava moltissimo. Aiutò la serva ad alzarsi prendendola per mano e portandola con sé verso il guardaroba. "Faresti lezione per me oggi?" le chiese con voce supplichevole. Lei rise e scosse la testa. "Non potrei mai... Voi siete troppo bravo, e poi questa è l'ultima lezione". List sospirò e la guardò mentre si affaccendava a recuperargli gli abiti per la giornata. "Per me saresti perfettamente in grado" borbottò, tornando a sedersi sul letto. Si sentiva molto più eccitato in vista della prima assoluta del Concerto di Beethoven per pianoforte e orchestra che per la sua ultima lezione di Metafisica del 1795.
Adele lo raggiunse per spogliarlo. "Avete messo su un po' di pancia" notò, spingendogli l'indice nell'addome. "Oh sì, sto invecchiando in fretta" rispose lui, afferrandole la mano. "E queste vene non sono da vecchia?" la stuzzicò, scorrendo un dito lungo il dorso della sua mano. Lei lo guardò a bocca aperta, con uno sguardo di finta offesa. "Vecchio rugoso! Ma come vi permettete!" rise, chiudendogli la bocca con le dita della mano che List le aveva preso. Lui gliele morse piano. "Oh, io mi posso permettere quello che voglio, non credi?" replicò, spingendola seduta sul letto, proprio dove si era seduto lui poco prima. "Allora Professore, cosa indossiamo oggi?" le chiese, trasformando quello scambio di posto in uno scambio di ruoli. "Parti dalle calze, Adele" rispose la serva. "Dite che non sono troppo stupida e goffa per un compito del genere?" chiese List, prendendola in giro. Lei non si scompose e gli premette un piede nudo sulla faccia. "Tacete immediatamente. So benissimo cosa sapete fare. E cosa non sapete fare". List, che le stava succhiando le dita del piede che lei gli aveva infilato in bocca, si ritrasse subito, colpito nell'orgoglio e uscendo dal personaggio. "E cos'è che non saprei fare, sciocca serva?" la interrogò, massaggiandole il candido piede cosparso di saliva. Adele rise guardandolo dall'alto. "Oh, moltissime cose". Guardò in aria richiamando alla mente le innumerevoli incapacità del Professore, che nel frattempo le stava riprendendo a baciare i piedi, le caviglie, i polpacci. "Siete un vero orso con gli estranei", cominciò Adele. "Concordo pienamente" approvò il Professore, aprendole la vestaglia e rivelando le sue nudità. "Siete un pessimo musicista" continuò Adele, mentre List immergeva la lingua tra le sue grandi labbra, mugugnando nuovamente in segno di approvazione. Adele spinse con i talloni bagnati sul bordo del materasso, sollevando il bacino e premendolo contro la faccia di List, mentre lui le stimolava il clitoride con le dita. "Avete un pessimo gusto in fatto di vestiti" sospirò la serva. Liszt la ribaltò prona sul letto, si abbassò i pantaloni e da dietro penetrò la vagina gonfia e fradicia di Adele, che spinse in alto i glutei per favorire la penetrazione. "Sei completamente esposta ora" ansimò List. "Sono dentro di te e posso vedere il tuo ano che pulsa. Stai attenta a quello che dici". La strinse ancora più vicino a sé spingendole una mano contro il ventre. Adele tratteneva i gemiti. "Pensate un sacco, ma non... vi ho mai visto... fare un'attività manuale" cercò di continuare. List le sputò sullo sfintere e con un dito iniziò a massaggiarle l'ano. "Sono un bravo pittore, se è questo che intendete". "No.. più che... siete un pessimo cuoco.. o falegname". List la penetrò anche dal secondo orifizio con due dita. "Mmm..." gemette Adele. "Ne stavi dicendo un'altra?" la stuzzicò List, consapevole che Adele non era più in grado di reggere il giovo. "N - nnoh" gemette Adele. "Giusto, è ora che tu la smetta" approvò List, sostituendo le due dita, che le infilò in bocca, con il pene ancora turgido. Adele gli succhiava le dita, mentre la vestaglia si aprì completamente lasciando allo scoperto i seni che ballavano al ritmo delle spinte del professore. List gliene afferrò prontamente uno, maneggiandolo e stimolando il capezzolo con la mano libera, che passò poi nuovamente a stimolare il clitoride. Adelaide era venuta ormai più volte quando il Professore esplose. Stanco, List immerse la faccia nel seno destro della serva che gli massaggiava i capelli. "Siete un bravissimo amante" sussurrò lei, talmente piano che lui non la sentì nemmeno.
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