Al mare
di
Vixen
genere
tradimenti
Mi chiamo Anna, ho 37 anni e sono sposata da circa otto. Grazie ai guadagni di mio marito posso tranquillamente fare la donnina di casa; infatti sono casalinga e mi dedico alle attività più varie: oltre a tenere la casa sempre in ordine preparo da mangiare, faccio lo shopping necessario, vado in palestra, mi dedico al mio corpo… e da qualche settimana ho anche iniziato a cornificare mio marito. Voi penserete che non abbia alcuna riconoscenza verso il mio uomo, che mi permette di vivere agiatamente senza fare praticamente nulla; in realtà, vi assicuro, non è affatto così.
Il tradimento è nato dal fatto che, dopo il matrimonio, lui ha iniziato un po’ a trascurarmi, ma soprattutto ha iniziato a trascurare sé stesso, non curandosi più dell'aspetto fisico e mettendo su pancia. Fino a ché si trattava solo di qualche chilo in più la cosa poteva non dispiacermi, ma lui ha accumulato ciccia su ciccia, senza ritegno. Va bene, non sarà più un 20enne, ma a 39 anni si è ancora giovani, e secondo me bisogna cercare di sforzarsi di esserlo finchè si può, e quindi anche di conservare il più possibile un aspetto giovanile.
Ma questo è solo il male minore, perché, se a ciò si aggiunge che non usciamo più la sera, che le nostre serate trascorrono ormai noiose davanti alla TV nel silenzio e nella monotonia, che lui non mi considera più come una volta, che da qualche anno in qua il sesso è diventato un evento eccezionale, e che inoltre è diventato anche più taccagno, il quadro che ha portato al tradimento acquista forma e colore. Solo una cosa è rimasta invariata: la sua gelosia. Elio, mio marito, fin da quando ci siamo conosciuti è geloso anche dell’aria che respiro, e non posso permettermi uscite con amici maschi, nemmeno in comitiva mista, che mi ossessiona con le sue paranoie.
Ma allora, mi chiederete, come mai ci sto ancora insieme? Perché lui, in fondo, mi dà sicurezza economica, che di questi tempi non guasta; e poi perché prima del matrimonio mi sembrava un angelo, la sua gelosia mi faceva quasi piacere, e così la mia mente aveva camuffato come cose di poco conto quelli che poi si sarebbero rivelati macroscopici difetti, compreso il fatto di non volere figli.
Quanto a me, per fortuna, il matrimonio non mi ha intaccata minimamente, sia dal punto di vista fisico che di carattere. Come sono fisicamente? Ecco… non sono molto alta (solo 1 metro e 56), ho la pelle chiara, i capelli neri corvini, lunghi e mossi, gli occhi neri e le labbra carnose e pronunciate (dopo che le ho rifatte, approfittando anche di un piccolo incidente). Nonostante la bassa statura, però, sono abbastanza formosa; infatti ho una 6ª misura di seno ed un culo a mappamondo, non esageratamente grande ma tondeggiante e bello sodo grazie ai miei corsi di pilates; poi dei fianchi appena appena larghi e una fighetta con poca peluria, che adoro tenere ben curata.
Fatto questo piccolo preambolo su di me e su mio marito, passo a descrivervi l’avventura del mio primo tradimento.
Il 29 aprile scorso, d’accordo con Elio, avevamo deciso di passare il ponte del primo maggio nella nostra casa al mare di Jesolo. Io ne ero contenta, perché questo voleva dire che forse mio marito aveva deciso di schiodarsi finalmente dalla sua vita apatica. Tuttavia, alla fine, quei programmi si rivelarono solo un buco nell’acqua: il giorno prima, infatti, il mio caro maritino mi disse che al mare quel weekend non ci saremmo potuti andare, perché il 2 maggio aveva dovuto dare appuntamento in ufficio ad un cliente, e che quindi avrebbe dovuto preparare qualche scartoffia. A quel punto mi impuntai, e gli dissi che a Jesolo ci sarei andata da sola, che sarei partita in treno e che lui, se voleva, poteva raggiungermi là una volta finito col suo cliente! Lui iniziò ad incazzarsi, dicendomi che ero matta, e chissà cosa mi ero messa in testa.
Iniziò un forte litigio fra noi, ma solo a parole. Dopo tanto baccano, io puntai i piedi e dissi che sarei partita, con o senza di lui. Anche se incazzato, Elio decise ad un certo punto di assecondare le mie volontà.
E così, la mattina dopo (era un giovedì) mi feci accompagnare da mio marito alla stazione di Brescia, la città dove abitiamo. Mentre mi stava accompagnando alla stazione, Elio ebbe anche da ridire sul mio abbigliamento, dicendomi che avrei potuto anche vestirmi in modo meno appariscente. In realtà non mi pareva affatto: indossavo un tailleur, anche se leggero e piuttosto corto, con una gonna con spacco posteriore fino a oltre metà coscia e delle scarpe aperte con tacco molto alto (che uso sempre, per via della mia statura). Niente, lui insisteva che così conciata ero troppo provocante, quasi oscena. Vabbè che i gusti di mio marito sono condizionati dalla sua gelosia, ma a me piace indossare vestiti che, oltre a farmi stare comoda, valorizzano il mio corpo, e non mi interessa minimamente ciò che gli altri possono pensare.
Embè, sono fatta così…!
Da qui inizia la mia avventura. Il treno, un InterCity, era affollato ed io non avevo nessuna prenotazione, così dovetti restare in piedi fino alla stazione di Verona. Qui, approfittando della sosta, inziai a girare per le carrozze per trovare un posto meno affollato, e, cerca che ti cerca (ma senza successo), mi ritrovai verso le carrozze di coda. Qui, stufa, mi sedetti sul mio trolley davanti all’ingresso di uno scompartimento.
Le tendine dello scompartimento erano aperte, così osservai all’interno: c’era solo un ragazzo, vestito in modo casual e coi capelli tagliati alla militare, che stava leggendo un libro. Iniziai ad osservarlo, e poco dopo lui si girò verso di me e mi sorrise; lo feci anch’io; lui se ne uscì con una battuta, con un accento chiaramente straniero.
- Si sta comodi lì fuori?
- Beh… insomma… mica tanto… -gli risposi.
- Entri pure, i posti sono liberi; gli altri sono scesi tutti a Verona…
Allora entrai nello scompartimento e mi accomodai di fronte a lui, accavallando le gambe.
Fu così che lo conobbi; si chiamava Jace, era un ragazzo americano di 24 anni, mi raccontò di essere un militare dislocato a Vicenza, presso la base NATO, che era in licenza, che amava andare in giro per il mondo e che era diretto in Croazia, ma prima si sarebbe fermato a Jesolo per farsi due giorni di mare. Anch’io gli raccontai di me; gli dissi chi ero, cosa facevo, che ero sposata e che andavo a farmi il weekend lì a Jesolo, per svagarmi e prendere un po’ di sole.
- Ma un posto dove dormire a Jesolo, ce l’hai? -gli chiesi a un certo punto.
- Dormirò in spiaggia, nel mio sacco a pelo… -mi rispose.
Ed io a quel punto, poiché mi pareva un ragazzo ben educato, mi proposi di aiutarlo.
- Se ti va posso ospitarti io! Ho una casa a Jesolo e starò lì fino a domenica.
- E tuo marito? -chiese lui, un po’ preoccupato.
- Non preoccuparti, mio marito mi raggiungerà solo sabato! Però devo chiederti una cosa: appena arriviamo mi dovrai dare una mano, la casa è chiusa da quasi 9 mesi…
Lui accettò la proposta e si offrì volentieri di darmi una mano con la casa. La cosa mi riempì di soddisfazione, sia perché era davvero un bel ragazzo (con un gran bel fisico) e sia perché perlomeno non sarei rimasta da sola nella casa al mare, con tutti quegli episodi strani di cui si sente parlare oggi…
Dopo aver cambiato treno a Mestre, scendemmo alla stazione di San Donà di Piave e poi, di lì, altri 30 minuti di autobus fino a Jesolo.
Arrivammo in paese che erano circa le 13:30. Chiamai subito mio marito per dirgli che ero arrivata, che era tutto a posto e che mi sarei fermata in rosticceria a mangiare qualcosa. Infatti, prima di arrivare a casa mia, portai Jace in una tavola calda self service che era per strada, dove prendemmo qualcosa per torglierci gli stimoli della fame.
Verso le 14:30 entrammo in casa… e non vi dico l’odore acre che c’era. Subito Jace mi aiutò ad aprire le finestre per far circolare l’aria; intanto io mi cambiai e misi ai piedi delle pantofole con la suola in sughero per stare più comoda.
- Qui la prima cosa da fare è una bella scopata a terra, e poi passare uno straccio bagnato… -gli dissi.
Visto che il ragazzo stava sudando per il caldo e la fatica (ci stava dando dentro di gran lena, infatti), gli dissi che, se voleva, poteva tranquillamente togliersi la maglietta. Appena lo fece, mi ritrovai davanti un torace scolpito, che mi faceva sbavare… più lo guardavo e più mi sentivo eccitata; avrei voluto saltargli addosso lì in quel momento e scoparmelo di brutto… ma dovevo pensare alla casa; e poi, fino a sabato, c’era comunque tempo.
Dopo circa 3 ore di pulizie, grazie soprattutto al suo instancabile aiuto, riuscimmo a sistemare tutto; Jace mi aggiustò persino due tapparelle che non andavano bene.
Eravamo tutti e due sudati fradici. Avevamo un urgente bisogno di fare una doccia, così dissi a Jace che dopo la doccia saremmo potuti andare al vicino supermarket, per comprare qualcosa per la cena. Lui, galantemente, mi diede la precedenza nel fare la doccia, e non vi nascondo che sotto di essa mi sditalinai pure. Morivo dalla voglia di avere il suo corpo atletico tra le mie braccia.
Uscita dalla doccia vi entrò lui, e gli feci trovare un asciugamano pulito alla porta. Nel frattempo io andai in camera mia per prepararmi ad andare al supermarket… e siccome mi era venuta una mezza voglia di provocare il mio ospite, colsi l’occasione per indossare qualcosa di un po’ intrigante. Così misi su una canotta scollatissima sul didietro, una minigonna plissettata, degli zoccoli di sughero a zatteroni, e per l’occasione evitai di indossare biancheria intima; in sostanza ero «pronta per l’uso»!
Quando Jace uscì dalla porta del bagno aveva l’asciugamano avvolto in vita; guardai ammirata il suo fisico mozzafiato… e immaginai che, se tanto mi dà tanto, chissà cosa poteva tenere il ragazzo tra le gambe!
Gli dissi di andare tranquillamente in camera da letto a vestirsi. Quando uscì, vestito era ancora più affascinante: maglia elasticizzata aderente con manica lunga fino a metà avambraccio, jeans 501 classici e scarpe da ginnastica… pareva veramente un atleta!
Andammo così a fare un po’ di spesa… solo che c’era un problema: la signora del supermarket mi conosce bene, è una tipa piuttosto pettegola, e di certo, se mi avesse vista in compagnia di Jace, mi avrebbe riempita di domande indiscrete, e forse avrebbe anche potuto malignare con le nostre comuni conoscenze… e se la cosa fosse giunta all'orecchio di mio marito, apriti cielo! Tutto questo lo spiegai a Jace, dicendogli che avremmo dovuto fare un po’ più di strada a piedi e che saremmo andati a fare la spesa da un'altra parte. Lui non si fece problemi, anzi disse che gli avrebbe fatto piacere fare due passi con me.
Mentre tornavamo a casa con le buste del supermercato in mano mi chiamò Elio, e gli raccontai che ero andata a fare la spesa. Lui mi disse che era tornato da poco dal lavoro, e che sarebbe andato a cena con dei suoi colleghi, per cui ci saremmo sentiti la mattina dopo perché avrebbe fatto sicuramente tardi. Io naturalmente gli dissi che per me andava bene… figuriamoci, con quella compagnia che mi ritrovavo!!!!
Rientrati a casa, dissi a Jace che avrei voluto fargli assaggiare uno dei miei piatti preferiti, ovverossia la «pasta alla greca». Mentre gli parlavo notavo i suoi sguardi sempre più audaci sulle mie forme, sapientemente in bilico tra vedo e non vedo; sentivo che aveva voglia di scoparmi… come me, del resto; ma io non volevo farlo così, subito… volevo farlo attendere, per rendere più interessante la serata e pregustare meglio l’incontro.
Finita la cena, che lui dimostrò di gradire molto, gli dissi che mi andava di fare un giro sul lungomare. Lui accettò volentieri, ed uscimmo con lo stesso abbigliamento con cui eravamo andati a fare la spesa.
Verso le 23:00, non aspettandomi più chiamate da parte di mio marito, spensi il cellulare. La serata era piuttosto calda, ma a un certo punto iniziò a tirare una leggera brezza fresca, che mi stava facendo venire i brividi. Lui voleva sfilarsi la maglietta per mettermela sulle spalle… in realtà avrei preferito farmi riscaldare dalle sue braccia muscolose, strette in un tenero abbraccio attorno a me, ma c’era ancora un po’ di gente in giro e non volevo rischiare. Alla fine decidemmo di rientrare in casa.
Una volta a casa, ci guardammo fissi negli occhi per qualche secondo… sapevamo benissimo quello che volevamo, e a quel punto non potevo e non volevo più aspettare oltre.
I nostri corpi si unirono in un caldo abbraccio, e le nostre labbra iniziarono a strusciarsi le une sulle altre. Quel bacio divenne sempre più focoso, ansimante… le nostre lingue si intrecciarono, i nostri corpi morivano dalla voglia.
Per la prima volta dopo anni, stavo limonando con un uomo che non era mio marito. Iniziai a sfilargli la maglietta, lo baciai sui pettorali, scolpiti e senza peli… piano piano mi abbassai, gli sbottonai i jeans e li feci cadere a terra; i suoi slip erano gonfi… oh cielo, quanto erano gonfi! Iniziai a toccare quel gonfiore, mentre lui mi accarezzava i capelli.
A quel punto gli tirai giù anche gli slip… e davanti a me comparve, in tutto il suo splendore, un membro di dimensioni notevoli, già quasi completamente eretto!
Rimasi un po’ esterrefatta, e lui se ne accorse.
- Non ne hai mai visto uno così? -mi disse.
- No. Mio marito non ce l’ha così lungo… e così grosso, poi…
- E’ tutto per te… -mi rispose, con una voce che mi fece venire i brividi.
Lo afferrai; non bastavano due mani per prenderlo tutto; cominciai a masturbarlo piano, lentamente, volevo eccitarlo il più possibile… ma non ce la facevo a resistere, mi sentivo un fiume in piena nelle parti basse. Iniziai a far affondare quel cazzone nella mia bocca vogliosa, le mie mani si appoggiarono ai suoi fianchi e pompavo, aiutata anche dalle carezze di Jace. Il suo cazzo era meraviglioso e gustoso, un gran bel pezzo di carne come non mi sarei mai sognata di prenderne. Lo spompinai con una voracità incredibile, la mia testa andava avanti e indietro, la mia lingua lo avvolgeva morbida e golosa.
Lo pompai per circa 10 minuti, sperando di farlo venire subito e di gustarmi un po’ di succo d’uomo, ma lui non faceva una piega.
- Ma tu non vieni mai? Mi sento la mandibola indolenzita… -gli dissi con tono scherzoso, e poi aggiunsi- …se duri così tanto anche quando scopi, mi farai divertire un sacco.
Lui mi fece rialzare e mi tolse la canotta, iniziando a leccarmi le tettone; poi mi sollevò la minigonna e, quando vide che ero senza mutandine, le sue azioni ebbero un’ulteriore impennata.
- Se lo avessi saputo prima… -mi disse sottovoce in un orecchio.
La situazione mi eccitava sempre di più; lui intanto mi fece stendere sulla poltroncina vicina all’ingresso, dove continuò a leccarmi, dapprima le tette, poi scendendo con la lingua sul mio corpo; quando arrivò verso la figa mi aspettavo che si sarebbe fermato in zona per deliziarmi la passerina di una bella e lunga lappata… e invece non si fermò: continuò a scendere con la lingua lungo l’interno coscia, mi tolse gli zoccoli e iniziò a leccarmi i piedi, dicendo che gli piaceva da morire farlo. Li leccò a lungo, succhiandomi l’alluce con delicatezza e facendomi impazzire; poi mi fece girare di spalle e, piano, risalì verso la fica, che finalmente iniziò a leccarmi, alleviando la sensazione di bruciore che la pervadeva tutta.
Sentivo la sua lingua rusposa entrare nella mia fighetta, mentre con le mani mi massaggiava i fianchi e le natiche. Era incredibile quello che mi stava facendo; sentivo passione e voglia di soddisfarmi in quelle suel carezze orali sulla mia vulva in fiamme… era veramente bravo, mi stava leccando tutti quei punti che di solito solo le donne conoscono… ben presto arrivai ad avere un orgasmo, e mentre venivo, col mio corpo in preda a convulsioni per il piacere, spinsi il mio culo sul suo viso.
Mentre ero lì che godevo ululando come una lupa, lui cominciò a leccarmi diversamente… prese a leccare anche il mio buchino di dietro. Capii subito quali erano le sue intenzioni: pur non avendo propriamente un culo da modella, è però molto bello, è la mia zona intima più sensuale… e mio marito, quando ancora era attratto da me, me lo faceva notare e ne apprezzava molto le forme.
Jace mi sollevò… avrebbe voluto mettermi a pecora, ma io gli dissi di no, che il mio buchetto non l’avevo concesso mai nemmeno a mio marito, e che lui, con quel cazzone che si ritrovava, mi metteva paura.
- Piuttosto adesso voglio scoparti. Vieni… -gli dissi, alzandomi in piedi e dandogli un altro bacio in bocca.
Lo presi per mano e lo portai in camera da letto… e qui lo scaraventai sul letto matrimoniale quasi con violenza. Di fronte a noi, sulla cassettiera, la foto di mio marito mi osservava dal suo comodino. Ma ormai ero determinata, e non c’era più spazio per i ripensamenti.
Non ce la facevo più; lui era disteso sul lettone, col suo arnese bene in tiro, ed io avevo una voglia matta di sentirmelo dentro. Così non aspettai oltre, mi tuffai sul suo corpo e mi misi a cavalcioni su di lui. Muovendomi piano, lasciai che la mia vagina trovasse da sé la punta del suo arnese; quando la raggiunse, e cominciò ad accoglierlo dentro, mi sentii dilatare come non avrei mai immaginato potesse succedere… e quel membro non finiva più di affondare. Mi sollevai col busto per facilitarne l’ingresso… sentivo che quasi mi lacerava, ma quanto godevo non lo saprei nemmeno spiegare. Alla fine, però, riuscii a prendermelo tutto dentro, ed emisi un sospiro di piacere e di soddisfazione insieme.
Non avrei voluto dare subito sfogo al piacere, volevo ritardarlo ancora un po’, godermi la sensazione di sentirmi così piena, ma non ci riuscii, l’istinto di scoparmi quel bel manzo era troppo forte, e così iniziai subito a cavalcarlo. Era stupendo, mi muovevo con movimenti circolari e ondulatori molto lenti, mentre Jace allungava le mani a cercarmi le tette.
Stavo scopando in modo meraviglioso; le mie tettone erano ora prigioniere delle mani del mio amante, ora libere e belle… e in quel caso ne approfittavo per strusciarle delicatamente sul petto di Jace, oppure per schieffeggiargli la faccia con esse.
Ad un tratto lui mi abbracciò e iniziò a darmi dei potenti colpi da sotto; nel frattempo mi infilò un dito nel culo, che dopo una prima resistenza cedette. Iniziai di nuovo a godere, stavolta senza controllo… oh cielo, era bellissimo…
- Oh sì, Jace… sì… spingi forte… aaahhh… scopamiiiii… sempre di più, voglio essere tua… scopami per tutta la notte… mmmm… quanto mi piace il tuo cazzo… mi fai morireeeee… -urlavo senza più ritegno.
Continuava a martellarmi, iniziò a sudare ed io mi sentivo accaldata e rossa in viso, stravolta dal godimento. Dopo un po’ lui smise di pistonarmi da sotto, e si ridistese nuovamente tranquillo e rilassato sul letto; ed io, sempre inchiodata su di lui, potei ricominciare a cavalcarlo con il ritmo dolce e sensuale che tanto mi piace, strappandogli lunghi gemiti di piacere.
Sentivo la mia vagina che aderiva stretta stretta, come un guanto di lattice, al randello di carne del giovane americano, e la punta del suo cazzo che mi solleticava il collo dell'utero… ero completamente piena del membro del mio amante! Allora volli sperimentare un nuovo modo di godere: mi sistemai bene sopra di lui, in modo da non lasciare uscire neanche un centimetro del suo arnese; contrassi forte i muscoli vaginali, per amplificare quella sensazione di pieno assoluto, e poi, ondeggiando piano avanti e indietro, da un lato e dall’altro, strusciavo voluttuosamente il clitoride sul suo pube. In quel modo avevo orgasmi vaginali e clitoridei allo stesso tempo… e le sensazioni erano così intense che mi sembrava di impazzire dal godimento!
Ero in preda all’ennesimo devastante orgasmo, quando sentii squillare il telefono di casa; per fortuna la cornetta era sul comodino di fianco al letto, così mi fu agevole rispondere senza interrompere la mia cavalcata su Jace. Avevo il fiatone, e il cuore mi batteva a mille.
- Mmmmhh… sì, prontoohh?!
- Ciao, Anna, sono io… stai bene?
Cielo, mio marito! Recuperai al volo il contegno e finsi di essermi svegliata in quel momento, per giustificare quel sospiro iniziale. Mi bloccai, e feci cenno a Jace di non fiatare, poggiando il mio dito indice sulle sue labbra.
- Oh… ciao Elio, sei tu… sì, sto bene. È successo qualcosa?
- No, in verità nulla… stavo tornando dalla cena con i colleghi ed ho provato a cercarti sul tuo cellulare, ma era spento. Scusami se ti chiamo a quest’ora, ma volevo sapere come stai…
Seee… sapevo bene io quale fosse la sua preoccupazione: che non fossi a letto con qualcun altro! Sì, perché già in passato la sua gelosia lo aveva spinto più volte, durante le sue trasferte di lavoro, a chiamarmi nel cuore della notte, per mettere alla prova la mia fedeltà. Fedeltà che, devo dire, nonostante tutto gli avevo sempre conservato… almeno fino a quella notte.
- Veramente ero a letto… sai, stamattina ho rimesso a posto la casa, e sono stanca…
- Ah, scusami tanto… e oggi pomeriggio, poi, che cosa hai fatto di bello??
Io, pronta, gli risposi.
- Oggi pomeriggio… sono andata a fare un giro al centro commerciale, te l’ho detto… e sai, a un certo punto mi è venuta voglia di dolce, e così ho preso un bel cannolo, l’ho portato a casa e me lo sono gustato con piacere!!!
Guardai sorridendo il giovane stallone sotto di me, e con un sorriso gli agitai il culo sul pube, in segno di complicità. Lui, per risposta, irrigidì il membro, strappandomi un gemito fuori programma… stavo per tradirmi, ma riuscii a nasconderlo abilmente con una risatina silenziosa.
Che sensazione strana, parlare al telefono con mio marito mentre allo stesso tempo mi stavo scopando un altro uomo. Mi sentivo così porca…
- Ti sarà piaciuto molto, immagino… -fu il commento di mio marito.
- Altroché… adesso ce l’ho tutto nel pancino. Mmmmhh… non immagini quanto piacere mi dà… -dissi, dando un buffetto sul viso a Jace.
- Va bene, Anna, ma non mangiare troppi dolci, che poi ti lamenti della tua linea…
La voce di mio marito incominciava ad infastidirmi; oltretutto in quel momento avevo altro… anzi, un altro, di cui occuparmi con maggior piacere!
- Senti, ora voglio dormire. Dormi bene anche tu! Buonanotte, ci vediamo!!!
- Buonanotte anche a te. Un bacio!!!
Fu Elio a chiudere la telefonata. Lanciai la cornetta sul comodino e, ridendo di gusto, mi spalmai mollemente su quel gran fusto, che mi stava dando così tanto piacere anche durante quella telefonata.
- Altro che dormire… -mi disse lui, baciandomi piano sul collo- …ma sei sicura che non sospetta nulla? Non vorrei che poi…
- Puoi stare tranquillo, non aveva il minimo sospetto. Ora però ho ancora taaaannta voglia di cannolo… tu che dici?
Sorridemmo entrambi e ci baciammo appassionatamente.
L’ho cavalcato a lungo… ero scatenata, mi sentivo una furia del sesso, e lui reggeva bene agli assalti cui lo sottoponevo. Più volte si è lasciato andare a lunghi sospiri, profondi e sensuali, a cui facevano da contrappunto i miei gemiti e i miei urletti.
- Ohh… Jace, che bello… finalmente un cazzo che mi sa lavorare… -gli sussurrai piano all'orecchio- …oh sììì, come mi piace… hai proprio un bel cazzo, sai…? Mmmmhhh…
Godevo sempre di più, ormai venivo in continuazione, e lui, invece, dopo quel po’ po’ di scopata, ancora non cedeva all’orgasmo liberatorio.
Poi Jace mi afferrò e, senza far uscire il cazzo da dentro (non so ancora come abbia fatto), si mise sopra di me… una missionaria da favola, con quel giovane uomo che mi scovolava come una trivella, dandomi tanti altri piacevoli orgasmi.
Andammo avanti così fino alle due di notte, quando finalmente mi disse che stava per venire… allora lo ribaltai ancora una volta, mi sfilai da lui e gli presi il membro tra le mie tettone. Gli feci una gran spagnola; fu una sensazione fantastica sentire quel cazzo grosso e caldo alloggiato tra le mie tette. Nel frattempo che glielo massaggiavo, mi misi a succhiare la parte che fuoriusciva dalle mie tette… e non molto dopo sentii il suo respiro diventare pesante e veloce, ed il suo randello irrigidirsi di più! Capii che dovevo aspettarmi la crema del cannolo da un momento all’altro.
Jace venne in modo impressionante nella mia bocca, innaffiandola di non so quanto seme… e nonostante non mi sia mai piaciuto granché il sapore dello sperma, volli ingoiarlo tutto. La mia bocca era una ventosa, e resistette anche ai tentativi di Jace di liberarsi dalla stretta delle mie labbra, in preda agli spasmi del suo orgasmo.
Ero distrutta ed accaldata… era una vita che non mi facevo una scopata coi fiocchi come quella. Paragonata al contentino coniugale di Elio, il sesso fatto con Jace era veramente di un altro pianeta!
Andai di corsa a farmi una doccia. Quando uscii dal bagno, trovai il mio amante ormai addormentato, e non potei fare a meno di guardare il suo bel cazzo che si stava smosciando del tutto, ma che ancora era un piacere vedere. Mi stesi accanto a lui e lo abbracciai teneramente, dandogli tanti bacini… finché mi addormentai anch’io, esausta ma soddisfatta.
Il giorno dopo lo abbiamo passato facendo sesso praticamente per tutto il tempo, e devo dire che, nonostante ciò, ne avrei fatto ancora di più…! Peccato che il povero Jace non abbia visto il mare neanche una volta, ma non credo gli sia dispiaciuto poi molto!
La mattina del sabato, infine, verso le 11:00, Jace partì per la Croazia ed io lo accompagnai alla stazione, non prima però di essermelo cavalcato e spupazzato ancora una volta, come quella prima notte! In due giorni avevo scopato e goduto talmente tanto da essere a posto col sesso per mesi! Per mia scelta, però, non ho voluto nessun recapito da lui. Chissà se lo reincontrerò mai in futuro.
Dopo averlo visto partire me ne andai al mare. Passai il resto della mattinata sotto l’ombrellone, in attesa che mio marito arrivasse, quello stesso pomeriggio…
Volete sapere come andò quel fine settimana? Esatto, uno schifo! Elio non si è nemmeno degnato di provarci a fare qualcosa con me! Altro che contentino coniugale. Al diavolo! Se fossi stata da sola, almeno mi sarei lasciata corteggiare dal bagnino, che ormai era da un po’ che ci stava provando con me… e magari, chi lo sa, avrebbe anche potuto essere la sua giornata fortunata.
Credo comunque che, visto che ormai ho scoperto il piacere del tradimento, mi concederò altre avventure. E chissenefrega se Elio se ne accorgerà mai…!
Il tradimento è nato dal fatto che, dopo il matrimonio, lui ha iniziato un po’ a trascurarmi, ma soprattutto ha iniziato a trascurare sé stesso, non curandosi più dell'aspetto fisico e mettendo su pancia. Fino a ché si trattava solo di qualche chilo in più la cosa poteva non dispiacermi, ma lui ha accumulato ciccia su ciccia, senza ritegno. Va bene, non sarà più un 20enne, ma a 39 anni si è ancora giovani, e secondo me bisogna cercare di sforzarsi di esserlo finchè si può, e quindi anche di conservare il più possibile un aspetto giovanile.
Ma questo è solo il male minore, perché, se a ciò si aggiunge che non usciamo più la sera, che le nostre serate trascorrono ormai noiose davanti alla TV nel silenzio e nella monotonia, che lui non mi considera più come una volta, che da qualche anno in qua il sesso è diventato un evento eccezionale, e che inoltre è diventato anche più taccagno, il quadro che ha portato al tradimento acquista forma e colore. Solo una cosa è rimasta invariata: la sua gelosia. Elio, mio marito, fin da quando ci siamo conosciuti è geloso anche dell’aria che respiro, e non posso permettermi uscite con amici maschi, nemmeno in comitiva mista, che mi ossessiona con le sue paranoie.
Ma allora, mi chiederete, come mai ci sto ancora insieme? Perché lui, in fondo, mi dà sicurezza economica, che di questi tempi non guasta; e poi perché prima del matrimonio mi sembrava un angelo, la sua gelosia mi faceva quasi piacere, e così la mia mente aveva camuffato come cose di poco conto quelli che poi si sarebbero rivelati macroscopici difetti, compreso il fatto di non volere figli.
Quanto a me, per fortuna, il matrimonio non mi ha intaccata minimamente, sia dal punto di vista fisico che di carattere. Come sono fisicamente? Ecco… non sono molto alta (solo 1 metro e 56), ho la pelle chiara, i capelli neri corvini, lunghi e mossi, gli occhi neri e le labbra carnose e pronunciate (dopo che le ho rifatte, approfittando anche di un piccolo incidente). Nonostante la bassa statura, però, sono abbastanza formosa; infatti ho una 6ª misura di seno ed un culo a mappamondo, non esageratamente grande ma tondeggiante e bello sodo grazie ai miei corsi di pilates; poi dei fianchi appena appena larghi e una fighetta con poca peluria, che adoro tenere ben curata.
Fatto questo piccolo preambolo su di me e su mio marito, passo a descrivervi l’avventura del mio primo tradimento.
Il 29 aprile scorso, d’accordo con Elio, avevamo deciso di passare il ponte del primo maggio nella nostra casa al mare di Jesolo. Io ne ero contenta, perché questo voleva dire che forse mio marito aveva deciso di schiodarsi finalmente dalla sua vita apatica. Tuttavia, alla fine, quei programmi si rivelarono solo un buco nell’acqua: il giorno prima, infatti, il mio caro maritino mi disse che al mare quel weekend non ci saremmo potuti andare, perché il 2 maggio aveva dovuto dare appuntamento in ufficio ad un cliente, e che quindi avrebbe dovuto preparare qualche scartoffia. A quel punto mi impuntai, e gli dissi che a Jesolo ci sarei andata da sola, che sarei partita in treno e che lui, se voleva, poteva raggiungermi là una volta finito col suo cliente! Lui iniziò ad incazzarsi, dicendomi che ero matta, e chissà cosa mi ero messa in testa.
Iniziò un forte litigio fra noi, ma solo a parole. Dopo tanto baccano, io puntai i piedi e dissi che sarei partita, con o senza di lui. Anche se incazzato, Elio decise ad un certo punto di assecondare le mie volontà.
E così, la mattina dopo (era un giovedì) mi feci accompagnare da mio marito alla stazione di Brescia, la città dove abitiamo. Mentre mi stava accompagnando alla stazione, Elio ebbe anche da ridire sul mio abbigliamento, dicendomi che avrei potuto anche vestirmi in modo meno appariscente. In realtà non mi pareva affatto: indossavo un tailleur, anche se leggero e piuttosto corto, con una gonna con spacco posteriore fino a oltre metà coscia e delle scarpe aperte con tacco molto alto (che uso sempre, per via della mia statura). Niente, lui insisteva che così conciata ero troppo provocante, quasi oscena. Vabbè che i gusti di mio marito sono condizionati dalla sua gelosia, ma a me piace indossare vestiti che, oltre a farmi stare comoda, valorizzano il mio corpo, e non mi interessa minimamente ciò che gli altri possono pensare.
Embè, sono fatta così…!
Da qui inizia la mia avventura. Il treno, un InterCity, era affollato ed io non avevo nessuna prenotazione, così dovetti restare in piedi fino alla stazione di Verona. Qui, approfittando della sosta, inziai a girare per le carrozze per trovare un posto meno affollato, e, cerca che ti cerca (ma senza successo), mi ritrovai verso le carrozze di coda. Qui, stufa, mi sedetti sul mio trolley davanti all’ingresso di uno scompartimento.
Le tendine dello scompartimento erano aperte, così osservai all’interno: c’era solo un ragazzo, vestito in modo casual e coi capelli tagliati alla militare, che stava leggendo un libro. Iniziai ad osservarlo, e poco dopo lui si girò verso di me e mi sorrise; lo feci anch’io; lui se ne uscì con una battuta, con un accento chiaramente straniero.
- Si sta comodi lì fuori?
- Beh… insomma… mica tanto… -gli risposi.
- Entri pure, i posti sono liberi; gli altri sono scesi tutti a Verona…
Allora entrai nello scompartimento e mi accomodai di fronte a lui, accavallando le gambe.
Fu così che lo conobbi; si chiamava Jace, era un ragazzo americano di 24 anni, mi raccontò di essere un militare dislocato a Vicenza, presso la base NATO, che era in licenza, che amava andare in giro per il mondo e che era diretto in Croazia, ma prima si sarebbe fermato a Jesolo per farsi due giorni di mare. Anch’io gli raccontai di me; gli dissi chi ero, cosa facevo, che ero sposata e che andavo a farmi il weekend lì a Jesolo, per svagarmi e prendere un po’ di sole.
- Ma un posto dove dormire a Jesolo, ce l’hai? -gli chiesi a un certo punto.
- Dormirò in spiaggia, nel mio sacco a pelo… -mi rispose.
Ed io a quel punto, poiché mi pareva un ragazzo ben educato, mi proposi di aiutarlo.
- Se ti va posso ospitarti io! Ho una casa a Jesolo e starò lì fino a domenica.
- E tuo marito? -chiese lui, un po’ preoccupato.
- Non preoccuparti, mio marito mi raggiungerà solo sabato! Però devo chiederti una cosa: appena arriviamo mi dovrai dare una mano, la casa è chiusa da quasi 9 mesi…
Lui accettò la proposta e si offrì volentieri di darmi una mano con la casa. La cosa mi riempì di soddisfazione, sia perché era davvero un bel ragazzo (con un gran bel fisico) e sia perché perlomeno non sarei rimasta da sola nella casa al mare, con tutti quegli episodi strani di cui si sente parlare oggi…
Dopo aver cambiato treno a Mestre, scendemmo alla stazione di San Donà di Piave e poi, di lì, altri 30 minuti di autobus fino a Jesolo.
Arrivammo in paese che erano circa le 13:30. Chiamai subito mio marito per dirgli che ero arrivata, che era tutto a posto e che mi sarei fermata in rosticceria a mangiare qualcosa. Infatti, prima di arrivare a casa mia, portai Jace in una tavola calda self service che era per strada, dove prendemmo qualcosa per torglierci gli stimoli della fame.
Verso le 14:30 entrammo in casa… e non vi dico l’odore acre che c’era. Subito Jace mi aiutò ad aprire le finestre per far circolare l’aria; intanto io mi cambiai e misi ai piedi delle pantofole con la suola in sughero per stare più comoda.
- Qui la prima cosa da fare è una bella scopata a terra, e poi passare uno straccio bagnato… -gli dissi.
Visto che il ragazzo stava sudando per il caldo e la fatica (ci stava dando dentro di gran lena, infatti), gli dissi che, se voleva, poteva tranquillamente togliersi la maglietta. Appena lo fece, mi ritrovai davanti un torace scolpito, che mi faceva sbavare… più lo guardavo e più mi sentivo eccitata; avrei voluto saltargli addosso lì in quel momento e scoparmelo di brutto… ma dovevo pensare alla casa; e poi, fino a sabato, c’era comunque tempo.
Dopo circa 3 ore di pulizie, grazie soprattutto al suo instancabile aiuto, riuscimmo a sistemare tutto; Jace mi aggiustò persino due tapparelle che non andavano bene.
Eravamo tutti e due sudati fradici. Avevamo un urgente bisogno di fare una doccia, così dissi a Jace che dopo la doccia saremmo potuti andare al vicino supermarket, per comprare qualcosa per la cena. Lui, galantemente, mi diede la precedenza nel fare la doccia, e non vi nascondo che sotto di essa mi sditalinai pure. Morivo dalla voglia di avere il suo corpo atletico tra le mie braccia.
Uscita dalla doccia vi entrò lui, e gli feci trovare un asciugamano pulito alla porta. Nel frattempo io andai in camera mia per prepararmi ad andare al supermarket… e siccome mi era venuta una mezza voglia di provocare il mio ospite, colsi l’occasione per indossare qualcosa di un po’ intrigante. Così misi su una canotta scollatissima sul didietro, una minigonna plissettata, degli zoccoli di sughero a zatteroni, e per l’occasione evitai di indossare biancheria intima; in sostanza ero «pronta per l’uso»!
Quando Jace uscì dalla porta del bagno aveva l’asciugamano avvolto in vita; guardai ammirata il suo fisico mozzafiato… e immaginai che, se tanto mi dà tanto, chissà cosa poteva tenere il ragazzo tra le gambe!
Gli dissi di andare tranquillamente in camera da letto a vestirsi. Quando uscì, vestito era ancora più affascinante: maglia elasticizzata aderente con manica lunga fino a metà avambraccio, jeans 501 classici e scarpe da ginnastica… pareva veramente un atleta!
Andammo così a fare un po’ di spesa… solo che c’era un problema: la signora del supermarket mi conosce bene, è una tipa piuttosto pettegola, e di certo, se mi avesse vista in compagnia di Jace, mi avrebbe riempita di domande indiscrete, e forse avrebbe anche potuto malignare con le nostre comuni conoscenze… e se la cosa fosse giunta all'orecchio di mio marito, apriti cielo! Tutto questo lo spiegai a Jace, dicendogli che avremmo dovuto fare un po’ più di strada a piedi e che saremmo andati a fare la spesa da un'altra parte. Lui non si fece problemi, anzi disse che gli avrebbe fatto piacere fare due passi con me.
Mentre tornavamo a casa con le buste del supermercato in mano mi chiamò Elio, e gli raccontai che ero andata a fare la spesa. Lui mi disse che era tornato da poco dal lavoro, e che sarebbe andato a cena con dei suoi colleghi, per cui ci saremmo sentiti la mattina dopo perché avrebbe fatto sicuramente tardi. Io naturalmente gli dissi che per me andava bene… figuriamoci, con quella compagnia che mi ritrovavo!!!!
Rientrati a casa, dissi a Jace che avrei voluto fargli assaggiare uno dei miei piatti preferiti, ovverossia la «pasta alla greca». Mentre gli parlavo notavo i suoi sguardi sempre più audaci sulle mie forme, sapientemente in bilico tra vedo e non vedo; sentivo che aveva voglia di scoparmi… come me, del resto; ma io non volevo farlo così, subito… volevo farlo attendere, per rendere più interessante la serata e pregustare meglio l’incontro.
Finita la cena, che lui dimostrò di gradire molto, gli dissi che mi andava di fare un giro sul lungomare. Lui accettò volentieri, ed uscimmo con lo stesso abbigliamento con cui eravamo andati a fare la spesa.
Verso le 23:00, non aspettandomi più chiamate da parte di mio marito, spensi il cellulare. La serata era piuttosto calda, ma a un certo punto iniziò a tirare una leggera brezza fresca, che mi stava facendo venire i brividi. Lui voleva sfilarsi la maglietta per mettermela sulle spalle… in realtà avrei preferito farmi riscaldare dalle sue braccia muscolose, strette in un tenero abbraccio attorno a me, ma c’era ancora un po’ di gente in giro e non volevo rischiare. Alla fine decidemmo di rientrare in casa.
Una volta a casa, ci guardammo fissi negli occhi per qualche secondo… sapevamo benissimo quello che volevamo, e a quel punto non potevo e non volevo più aspettare oltre.
I nostri corpi si unirono in un caldo abbraccio, e le nostre labbra iniziarono a strusciarsi le une sulle altre. Quel bacio divenne sempre più focoso, ansimante… le nostre lingue si intrecciarono, i nostri corpi morivano dalla voglia.
Per la prima volta dopo anni, stavo limonando con un uomo che non era mio marito. Iniziai a sfilargli la maglietta, lo baciai sui pettorali, scolpiti e senza peli… piano piano mi abbassai, gli sbottonai i jeans e li feci cadere a terra; i suoi slip erano gonfi… oh cielo, quanto erano gonfi! Iniziai a toccare quel gonfiore, mentre lui mi accarezzava i capelli.
A quel punto gli tirai giù anche gli slip… e davanti a me comparve, in tutto il suo splendore, un membro di dimensioni notevoli, già quasi completamente eretto!
Rimasi un po’ esterrefatta, e lui se ne accorse.
- Non ne hai mai visto uno così? -mi disse.
- No. Mio marito non ce l’ha così lungo… e così grosso, poi…
- E’ tutto per te… -mi rispose, con una voce che mi fece venire i brividi.
Lo afferrai; non bastavano due mani per prenderlo tutto; cominciai a masturbarlo piano, lentamente, volevo eccitarlo il più possibile… ma non ce la facevo a resistere, mi sentivo un fiume in piena nelle parti basse. Iniziai a far affondare quel cazzone nella mia bocca vogliosa, le mie mani si appoggiarono ai suoi fianchi e pompavo, aiutata anche dalle carezze di Jace. Il suo cazzo era meraviglioso e gustoso, un gran bel pezzo di carne come non mi sarei mai sognata di prenderne. Lo spompinai con una voracità incredibile, la mia testa andava avanti e indietro, la mia lingua lo avvolgeva morbida e golosa.
Lo pompai per circa 10 minuti, sperando di farlo venire subito e di gustarmi un po’ di succo d’uomo, ma lui non faceva una piega.
- Ma tu non vieni mai? Mi sento la mandibola indolenzita… -gli dissi con tono scherzoso, e poi aggiunsi- …se duri così tanto anche quando scopi, mi farai divertire un sacco.
Lui mi fece rialzare e mi tolse la canotta, iniziando a leccarmi le tettone; poi mi sollevò la minigonna e, quando vide che ero senza mutandine, le sue azioni ebbero un’ulteriore impennata.
- Se lo avessi saputo prima… -mi disse sottovoce in un orecchio.
La situazione mi eccitava sempre di più; lui intanto mi fece stendere sulla poltroncina vicina all’ingresso, dove continuò a leccarmi, dapprima le tette, poi scendendo con la lingua sul mio corpo; quando arrivò verso la figa mi aspettavo che si sarebbe fermato in zona per deliziarmi la passerina di una bella e lunga lappata… e invece non si fermò: continuò a scendere con la lingua lungo l’interno coscia, mi tolse gli zoccoli e iniziò a leccarmi i piedi, dicendo che gli piaceva da morire farlo. Li leccò a lungo, succhiandomi l’alluce con delicatezza e facendomi impazzire; poi mi fece girare di spalle e, piano, risalì verso la fica, che finalmente iniziò a leccarmi, alleviando la sensazione di bruciore che la pervadeva tutta.
Sentivo la sua lingua rusposa entrare nella mia fighetta, mentre con le mani mi massaggiava i fianchi e le natiche. Era incredibile quello che mi stava facendo; sentivo passione e voglia di soddisfarmi in quelle suel carezze orali sulla mia vulva in fiamme… era veramente bravo, mi stava leccando tutti quei punti che di solito solo le donne conoscono… ben presto arrivai ad avere un orgasmo, e mentre venivo, col mio corpo in preda a convulsioni per il piacere, spinsi il mio culo sul suo viso.
Mentre ero lì che godevo ululando come una lupa, lui cominciò a leccarmi diversamente… prese a leccare anche il mio buchino di dietro. Capii subito quali erano le sue intenzioni: pur non avendo propriamente un culo da modella, è però molto bello, è la mia zona intima più sensuale… e mio marito, quando ancora era attratto da me, me lo faceva notare e ne apprezzava molto le forme.
Jace mi sollevò… avrebbe voluto mettermi a pecora, ma io gli dissi di no, che il mio buchetto non l’avevo concesso mai nemmeno a mio marito, e che lui, con quel cazzone che si ritrovava, mi metteva paura.
- Piuttosto adesso voglio scoparti. Vieni… -gli dissi, alzandomi in piedi e dandogli un altro bacio in bocca.
Lo presi per mano e lo portai in camera da letto… e qui lo scaraventai sul letto matrimoniale quasi con violenza. Di fronte a noi, sulla cassettiera, la foto di mio marito mi osservava dal suo comodino. Ma ormai ero determinata, e non c’era più spazio per i ripensamenti.
Non ce la facevo più; lui era disteso sul lettone, col suo arnese bene in tiro, ed io avevo una voglia matta di sentirmelo dentro. Così non aspettai oltre, mi tuffai sul suo corpo e mi misi a cavalcioni su di lui. Muovendomi piano, lasciai che la mia vagina trovasse da sé la punta del suo arnese; quando la raggiunse, e cominciò ad accoglierlo dentro, mi sentii dilatare come non avrei mai immaginato potesse succedere… e quel membro non finiva più di affondare. Mi sollevai col busto per facilitarne l’ingresso… sentivo che quasi mi lacerava, ma quanto godevo non lo saprei nemmeno spiegare. Alla fine, però, riuscii a prendermelo tutto dentro, ed emisi un sospiro di piacere e di soddisfazione insieme.
Non avrei voluto dare subito sfogo al piacere, volevo ritardarlo ancora un po’, godermi la sensazione di sentirmi così piena, ma non ci riuscii, l’istinto di scoparmi quel bel manzo era troppo forte, e così iniziai subito a cavalcarlo. Era stupendo, mi muovevo con movimenti circolari e ondulatori molto lenti, mentre Jace allungava le mani a cercarmi le tette.
Stavo scopando in modo meraviglioso; le mie tettone erano ora prigioniere delle mani del mio amante, ora libere e belle… e in quel caso ne approfittavo per strusciarle delicatamente sul petto di Jace, oppure per schieffeggiargli la faccia con esse.
Ad un tratto lui mi abbracciò e iniziò a darmi dei potenti colpi da sotto; nel frattempo mi infilò un dito nel culo, che dopo una prima resistenza cedette. Iniziai di nuovo a godere, stavolta senza controllo… oh cielo, era bellissimo…
- Oh sì, Jace… sì… spingi forte… aaahhh… scopamiiiii… sempre di più, voglio essere tua… scopami per tutta la notte… mmmm… quanto mi piace il tuo cazzo… mi fai morireeeee… -urlavo senza più ritegno.
Continuava a martellarmi, iniziò a sudare ed io mi sentivo accaldata e rossa in viso, stravolta dal godimento. Dopo un po’ lui smise di pistonarmi da sotto, e si ridistese nuovamente tranquillo e rilassato sul letto; ed io, sempre inchiodata su di lui, potei ricominciare a cavalcarlo con il ritmo dolce e sensuale che tanto mi piace, strappandogli lunghi gemiti di piacere.
Sentivo la mia vagina che aderiva stretta stretta, come un guanto di lattice, al randello di carne del giovane americano, e la punta del suo cazzo che mi solleticava il collo dell'utero… ero completamente piena del membro del mio amante! Allora volli sperimentare un nuovo modo di godere: mi sistemai bene sopra di lui, in modo da non lasciare uscire neanche un centimetro del suo arnese; contrassi forte i muscoli vaginali, per amplificare quella sensazione di pieno assoluto, e poi, ondeggiando piano avanti e indietro, da un lato e dall’altro, strusciavo voluttuosamente il clitoride sul suo pube. In quel modo avevo orgasmi vaginali e clitoridei allo stesso tempo… e le sensazioni erano così intense che mi sembrava di impazzire dal godimento!
Ero in preda all’ennesimo devastante orgasmo, quando sentii squillare il telefono di casa; per fortuna la cornetta era sul comodino di fianco al letto, così mi fu agevole rispondere senza interrompere la mia cavalcata su Jace. Avevo il fiatone, e il cuore mi batteva a mille.
- Mmmmhh… sì, prontoohh?!
- Ciao, Anna, sono io… stai bene?
Cielo, mio marito! Recuperai al volo il contegno e finsi di essermi svegliata in quel momento, per giustificare quel sospiro iniziale. Mi bloccai, e feci cenno a Jace di non fiatare, poggiando il mio dito indice sulle sue labbra.
- Oh… ciao Elio, sei tu… sì, sto bene. È successo qualcosa?
- No, in verità nulla… stavo tornando dalla cena con i colleghi ed ho provato a cercarti sul tuo cellulare, ma era spento. Scusami se ti chiamo a quest’ora, ma volevo sapere come stai…
Seee… sapevo bene io quale fosse la sua preoccupazione: che non fossi a letto con qualcun altro! Sì, perché già in passato la sua gelosia lo aveva spinto più volte, durante le sue trasferte di lavoro, a chiamarmi nel cuore della notte, per mettere alla prova la mia fedeltà. Fedeltà che, devo dire, nonostante tutto gli avevo sempre conservato… almeno fino a quella notte.
- Veramente ero a letto… sai, stamattina ho rimesso a posto la casa, e sono stanca…
- Ah, scusami tanto… e oggi pomeriggio, poi, che cosa hai fatto di bello??
Io, pronta, gli risposi.
- Oggi pomeriggio… sono andata a fare un giro al centro commerciale, te l’ho detto… e sai, a un certo punto mi è venuta voglia di dolce, e così ho preso un bel cannolo, l’ho portato a casa e me lo sono gustato con piacere!!!
Guardai sorridendo il giovane stallone sotto di me, e con un sorriso gli agitai il culo sul pube, in segno di complicità. Lui, per risposta, irrigidì il membro, strappandomi un gemito fuori programma… stavo per tradirmi, ma riuscii a nasconderlo abilmente con una risatina silenziosa.
Che sensazione strana, parlare al telefono con mio marito mentre allo stesso tempo mi stavo scopando un altro uomo. Mi sentivo così porca…
- Ti sarà piaciuto molto, immagino… -fu il commento di mio marito.
- Altroché… adesso ce l’ho tutto nel pancino. Mmmmhh… non immagini quanto piacere mi dà… -dissi, dando un buffetto sul viso a Jace.
- Va bene, Anna, ma non mangiare troppi dolci, che poi ti lamenti della tua linea…
La voce di mio marito incominciava ad infastidirmi; oltretutto in quel momento avevo altro… anzi, un altro, di cui occuparmi con maggior piacere!
- Senti, ora voglio dormire. Dormi bene anche tu! Buonanotte, ci vediamo!!!
- Buonanotte anche a te. Un bacio!!!
Fu Elio a chiudere la telefonata. Lanciai la cornetta sul comodino e, ridendo di gusto, mi spalmai mollemente su quel gran fusto, che mi stava dando così tanto piacere anche durante quella telefonata.
- Altro che dormire… -mi disse lui, baciandomi piano sul collo- …ma sei sicura che non sospetta nulla? Non vorrei che poi…
- Puoi stare tranquillo, non aveva il minimo sospetto. Ora però ho ancora taaaannta voglia di cannolo… tu che dici?
Sorridemmo entrambi e ci baciammo appassionatamente.
L’ho cavalcato a lungo… ero scatenata, mi sentivo una furia del sesso, e lui reggeva bene agli assalti cui lo sottoponevo. Più volte si è lasciato andare a lunghi sospiri, profondi e sensuali, a cui facevano da contrappunto i miei gemiti e i miei urletti.
- Ohh… Jace, che bello… finalmente un cazzo che mi sa lavorare… -gli sussurrai piano all'orecchio- …oh sììì, come mi piace… hai proprio un bel cazzo, sai…? Mmmmhhh…
Godevo sempre di più, ormai venivo in continuazione, e lui, invece, dopo quel po’ po’ di scopata, ancora non cedeva all’orgasmo liberatorio.
Poi Jace mi afferrò e, senza far uscire il cazzo da dentro (non so ancora come abbia fatto), si mise sopra di me… una missionaria da favola, con quel giovane uomo che mi scovolava come una trivella, dandomi tanti altri piacevoli orgasmi.
Andammo avanti così fino alle due di notte, quando finalmente mi disse che stava per venire… allora lo ribaltai ancora una volta, mi sfilai da lui e gli presi il membro tra le mie tettone. Gli feci una gran spagnola; fu una sensazione fantastica sentire quel cazzo grosso e caldo alloggiato tra le mie tette. Nel frattempo che glielo massaggiavo, mi misi a succhiare la parte che fuoriusciva dalle mie tette… e non molto dopo sentii il suo respiro diventare pesante e veloce, ed il suo randello irrigidirsi di più! Capii che dovevo aspettarmi la crema del cannolo da un momento all’altro.
Jace venne in modo impressionante nella mia bocca, innaffiandola di non so quanto seme… e nonostante non mi sia mai piaciuto granché il sapore dello sperma, volli ingoiarlo tutto. La mia bocca era una ventosa, e resistette anche ai tentativi di Jace di liberarsi dalla stretta delle mie labbra, in preda agli spasmi del suo orgasmo.
Ero distrutta ed accaldata… era una vita che non mi facevo una scopata coi fiocchi come quella. Paragonata al contentino coniugale di Elio, il sesso fatto con Jace era veramente di un altro pianeta!
Andai di corsa a farmi una doccia. Quando uscii dal bagno, trovai il mio amante ormai addormentato, e non potei fare a meno di guardare il suo bel cazzo che si stava smosciando del tutto, ma che ancora era un piacere vedere. Mi stesi accanto a lui e lo abbracciai teneramente, dandogli tanti bacini… finché mi addormentai anch’io, esausta ma soddisfatta.
Il giorno dopo lo abbiamo passato facendo sesso praticamente per tutto il tempo, e devo dire che, nonostante ciò, ne avrei fatto ancora di più…! Peccato che il povero Jace non abbia visto il mare neanche una volta, ma non credo gli sia dispiaciuto poi molto!
La mattina del sabato, infine, verso le 11:00, Jace partì per la Croazia ed io lo accompagnai alla stazione, non prima però di essermelo cavalcato e spupazzato ancora una volta, come quella prima notte! In due giorni avevo scopato e goduto talmente tanto da essere a posto col sesso per mesi! Per mia scelta, però, non ho voluto nessun recapito da lui. Chissà se lo reincontrerò mai in futuro.
Dopo averlo visto partire me ne andai al mare. Passai il resto della mattinata sotto l’ombrellone, in attesa che mio marito arrivasse, quello stesso pomeriggio…
Volete sapere come andò quel fine settimana? Esatto, uno schifo! Elio non si è nemmeno degnato di provarci a fare qualcosa con me! Altro che contentino coniugale. Al diavolo! Se fossi stata da sola, almeno mi sarei lasciata corteggiare dal bagnino, che ormai era da un po’ che ci stava provando con me… e magari, chi lo sa, avrebbe anche potuto essere la sua giornata fortunata.
Credo comunque che, visto che ormai ho scoperto il piacere del tradimento, mi concederò altre avventure. E chissenefrega se Elio se ne accorgerà mai…!
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