La clinica del sesso
di
Vixen
genere
etero
Mi chiamo Victoria, ma potete chiamarmi Viki, lo fanno tutti.
Dottoressa Viki però. Al titolo ci tengo.
Sono americana, ma ho scelto di vivere e studiare in Italia, precisamente a Milano. Ho conseguito la laurea in psicologia, poi mi sono specializzata nella cura delle patologie e deviazioni inerenti la sfera della sessualità. Perché questa specializzazione inconsueta? Semplice. Adoro il sesso, e questo era l'unico modo per esplorarne le più pruriginose sfaccettature senza rischiare di compromettere il mio percorso accademico.
Tempo fa ho concepito un'idea che oggi ha preso forma. Ho venduto la casa che i miei mi avevano lasciato, per ristrutturare una spaziosa cascina appena fuori Milano. Qui ho installato una piccola clinica privata che accoglierà pochi e selezionati pazienti alla volta, che si metteranno nelle nostre mani per risolvere i loro problemi.
I loro problemi sessuali.
Il personale non è fisso, collaboro di volta in volta con alcuni dottori, dottoresse, infermieri e infermiere che sono a conoscenza del progetto e ne condividono lo spirito.
Nel mio studio ci siamo io e Lyn, la mia infermiera e segretaria di origini thailandesi.
Oggi vedo il primo paziente.
Arrivo in clinica puntualissima; nel parcheggio, oltre alla Smart di Lyn, c'è una BMW bianca che sembra anche piuttosto costosa. Sorrido, è proprio il genere di auto che mi aspetto che abbia un ospite della mia clinica.
Lyn mi saluta entusiasta, i suoi occhioni neri brillano d'eccitazione perché il nostro primo paziente è già nel mio studio. Mi infila in mano la cartella clinica del soggetto. Ha un'aria particolarmente rilassata, di quelle che ha solo dopo il sesso. I suoi capelli neri però sono in perfetto ordine e il camice scende immacolato e senza pieghe lungo il suo corpo esile e flessuoso. Qualunque cosa abbia fatto, comunque, non l'ha fatta ora e con il paziente, il ché è un bene. Non bisogna interagire coi pazienti PRIMA che abbiano firmato il preventivo e la liberatoria.
Le lunghe dita di Lyn carezzano la mia mano che stringe la cartellina.
- È il primo paziente, ma penso che ci divertiremo…! -mi dice ammiccante nel suo accento orientale… è così bella che sento smuovermi le viscere, mi viene da sdraiarla sulla scrivania, per assaggiare ancora una volta il suo dolce nettare.
Apro la porta del mio studio e saluto un giovane uomo, molto carino, che siede nervosamente sulla sedia di fronte alla mia poltrona.
- Buongiorno, signor… -dico, aprendo la cartelletta.
Nome: Carlo
Cognome: De Rossi
Età: 41
Riferisce: Eiaculazione tardiva
- …De Rossi! -finisco, e lui ricambia il saluto- Mi dà un secondo? -gli dico, dirigendomi al camerino dove vado a cambiarmi.
Mi spoglio completamente, restando in intimo sotto il camice; la temperatura è appositamente tenuta un po' alta nella clinica per impellenti necessità pratiche, visto che i pazienti staranno spesso nudi.
Mentre mi infilo il camice mi guardo riflessa nello specchio: 35 anni, alta, bionda, snella ma procace. Se non avessi avuto un cervello decente e ambizione e voglia di studiare, avrei fatto la pornodiva. «O la puttana di alto bordo…», penso, allacciandomi il camice fino al penultimo bottone in modo che il pizzo nero e la curva del seno si vedano senza troppa fatica.
Le mie labbra rosse e piene ammiccano, in una posa a cuoricino.
Anche se non è per niente detto, preferisco che i pazienti, prima di firmare, dìano per scontato che avranno la possibilità di scoparmi. Sono sicura che aiuterà gli affari.
- Allora, signor De Rossi… -gli dico, sedendomi di fronte a lui ed accavallando le cosce- …vuole riassumermi il suo problema?
Lui si agita un secondo sulla poltrona.
- Il mio problema? Beh, è presto detto: non vengo mai…
- Raggiunge l'eccitazione normalmente?
- Sì. E anche abbastanza presto. E il sesso mi piace… solo che non vengo. Vado avanti per ore. Alle donne piace, all'inizio, ma dopo un po' la cosa non è più tanto divertente: o diventano insicure, e pensano che non mi piacciono, oppure non ce la fanno a tirare fino a quando vengo…
Sapevo che questo lavoro sarebbe stato interessante. Mentre il ragazzo parla, mi scorrono davanti immagini di lui tra le mie cosce che pompa come un forsennato, per ore, ore e ancora ore, davanti, dietro, sopra, sotto. Senza sosta, senza fermarsi…
- Capisco che possa essere fastidioso. Ma dev'essere sicuro di voler guarire da questa cosa… -gli dico, fredda e professionale.
- Lo sono! -mi risponde. «Peccato…», penso tra me.
- Bene, allora!… -dico- …Questo è il preventivo di spesa per la visita e la prima seduta di terapia, e questa è una liberatoria che ci autorizza ad adottare tutte le pratiche necessarie…
- Va bene. Dovrò fare degli esami? -mi chiede.
- Sì, cominceremo con quelli. Segua la mia infermiera, la ricoveriamo nella stanza numero 1.
La terapia.
Due giorni di esami ci hanno fatto escludere cause neurologiche o fisiche per il «problema» del paziente. Nel frattempo l'abbiamo tenuto monitorato mentre sul suo televisore scorrevano in continuazione scene erotiche e pornografiche.
- Il soggetto si eccita normalmente… -dico a Lyn, che insieme a me sta guardando il paziente da dietro il finto specchio- …i suoi picchi sono durante le scene di penetrazione anale. È stato in erezione per 18 ore in due giorni, con fasi di consecutività anche di 4 ore. Si è quasi sempre masturbato, ed ha eiaculato soltanto due volte… -concludo; Lyn mi guarda e si passa la lingua sulle labbra.
- Tocca a noi? -mi chiede.
- Entriamo! -le dico, e la precedo nella stanza.
Il paziente scatta in piedi e si volta, e fa per coprire una vistosa e meravigliosa erezione. Spengo il televisore, mentre lui è a disagio e balbetta scuse inutili.
- Non si preoccupi, signor De Rossi, la sua erezione è normale, e anzi direi che è perfino necessaria. E poi noi siamo delle professioniste, non deve avere pudore…
Lui si tranquillizza, togliendo le mani, mostrandosi a noi estremamente eccitato.
Mi accomodo su una sedia, girandola verso il letto.
- …Ora dobbiamo attendere però che la sua eccitazione scompaia, per poi registrare i tempi di reazione… -continuo, e poi gli snocciolo tutta una serie di dati noiosi che servono a fargli capire che dagli esami fatti risulta che è sano come un pesce.
Dopo diversi minuti è di nuovo rilassato, così come il suo cazzo.
- Bene, non ci resta che verificare la funzionalità meccanica!… -gli dico- …Le piace l'infermiera Lyn?
Lui guarda Lyn leggermente teso e lei gli fa un sorriso incoraggiante, un sorriso meravigliosamente sensuale. Se è un eterosessuale sano non può dire che Lyn non gli piace, quella ragazza è sesso allo stato puro.
- Beh, c…certo che sì… -dice.
Al ché Lyn comincia un sensuale dondolìo di fianchi, mentre con le dita si slaccia il camice e si passa la lingua sulle labbra già umide. Devo stringere il bordo della scrivania per non allungare le mani su di lei, mentre il paziente la guarda con la bocca semiaperta e il cazzo dritto.
- Lei si eccita in modo assolutamente normale… -gli dico, con voce esageratamente e sensualmente rauca- …dovrebbe per favore dire ad alta voce le sensazioni che prova!
Lui deglutisce e contemporaneamente il camice di Lyn cade a terra, rivelando il suo intimo bianco, le calze autoreggenti e gli stivaletti con tacco alto.
Lyn si volta, mostrando al paziente un culo perfetto e sodo, e il filo del perizoma che sparisce nel solco delle sue natiche deliziose; si dà uno schiaffetto sul gluteo e ci sorride.
- Porcamiseria… che gnocca… -balbetta lui.
- Già… -gli faccio eco, ma senza che possa sentirmi.
Lyn si volta, e con passo sexy e sicuro si porta di fronte al paziente che è lì immobile, allunga una mano e gli afferra il cazzo, portandolo come un cagnolino al guinzaglio fino al letto della stanza. Lì, sempre fissandolo negli occhi, dopo essersi lubrificata le mani, comincia a massaggiargli cazzo e testicoli sapientemente.
- Oooohhh… che bello… -geme lui, estasiato da quel tocco- …sono così piccole, così calde…
Lyn prosegue il suo massaggio su quel cazzo perfettamente eretto per parecchi minuti. So benissimo che un simile trattamento avrebbe portato qualunque maschio sano a sborrarle addosso in pochissimo tempo, ma il nostro paziente, a occhi chiusi e capo all'indietro, si gode quel massaggio senza minimamente accennare ad essere vicino all'orgasmo.
Con luce diabolica e risoluta negli occhi, Lyn avvicina le labbra alla cappella turgida del paziente… e in men che non si dica se la lascia sparire tra le fauci.
- Uuuaaaaaauuu… che bocca meravigliosa…! -dice il fortunato, mentre io devo cercare di mantenere il controllo, anche se non vorrei altro che aggregarmi a Lyn.
- Si sente vicino all'orgasmo? -chiedo.
- Nooooh… cioè, è bellissimo, ma non sto per venire… aaaah… accidenti se è brava, infermiera Lyn!! -risponde lui, tra un sospiro e l'altro.
Lyn, dopo lunghissime fatiche, mi guarda sconcertata e si tocca la mascella con una smorfia di dolore. Poi si sdraia e con gesti sensuali si sfila il perizoma, invitando l'uomo a scoparla. Lui non se lo fa ripetere e, aprendole ben bene le cosce, si piazza in una posizione comoda e la penetra con decisione.
Lyn geme di soddisfazione e il paziente urla d'estasi.
- Mi dica, signor De Rossi! Cosa prova? -gli chiedo, ed ora che mi dà le spalle abbandono ogni freno e comincio a toccarmi in mezzo alle gambe.
- È stretta! 'Orca se è stretta! Oddio, è fantasticooo…!! -geme lui, mentre comincia a dare alla scopata un ritmo insostenibile.
Lyn strilla di piacere, mentre col bacino cerca di assecondare le spinte furiose dell'uomo. Come per tutte le asiatiche, la conformazione interna della sua vagina la rende adatta alle penetrazioni di peni di dimensioni ridotte. È perfettamente in grado di ricevere tutti i tipi di cazzo, ma se sono più grossi di una quindicina di centimetri lei li sente il doppio e l'uomo avverte una stretta quasi virginale attorno al cazzo.
- Sì! SÌ! OHHH SÌÌÌ! -strilla Lyn con la sua vocina orientale, venendo e sottolineando con un ulteriore «sì» ogni successivo colpo di lombi del paziente, il quale non sembra avere la minima intenzione di darle tregua.
- E… lei si vorrebbe liberare di… questo? -dico.
- NOOOO! Mi metto io con lei! Mi metto io con leeeei!!! -strilla la mia infermiera.
- Lyn!! -sbraito, riprendendola.
- Mi scusi dottoressa! Ma è troppoohh… sììììhhh… trooppo beeellooohh! -risponde lei senza lucidità.
L'uomo le solleva una gamba e continua a pompare senza tregua la poverina, che comincia a dare segni di cedimento. Gli dico di fermarsi, per dare tregua a Lyn.
- Vede, dottoressa… -mi dice- …posso andare avanti così per ore, anche se la sua fica è strettisima e molto eccitante!
- Va bene. Allora aumentiamo gli stimoli… -dico, riaccendendo il televisore.
- È inutile, le assicuro… -sospira lui.
Allora decido di provarci io. Mi spoglio, e comincio ad accarezzare il corpo dell'uomo, con gesti il più possibile sensuali.
- Le piace il sesso anale, vero? -gli sussurro in un orecchio.
Lui si volta a guardarmi, sorpreso.
- Sì… ma non sempre riesco ad ottenerlo, sa?… Le donne non reggono tanto tempo in quel modo…
Stringo le dita attorno alla base del suo cazzo.
- Lyn, voltati… -le dico, e lei mi guarda con una certa apprensione negli occhi. Appena la mia infermiera preferita esegue l'ordine che le ho dato, io calo sul cazzo del paziente, e comincio a succhiarlo con perizia. Assaporo il delizioso sapore di Lyn, rimasto su quell'incredibile uccello, e di tanto in tanto lascio che rivoli di saliva cadano sull'ano di Lyn, massaggiando con movimenti circolatori la sua muscolatura anale, cercando di prepararla al meglio.
Quando tutto è pronto, accompagno dolcemente il cazzo del paziente all'entrata posteriore di Lyn. Lui, ancora preso dalla foga, non si trattiene minimamente ed affonda con un colpo deciso nel'intestino della mia bellissima infermiera asiatica.
- AaaaoooOOOOAAAAHH!!… -urla Lyn mentre il paziente, senza commentare, riprende la sua scopata esattamente da dove l'aveva lasciata, non curandosi affatto della differenza di orifizio.
- Incredibile… -dice- …è più stretta di figa che di culo!
- Come va? -chiedo mentre intanto lo accarezzo.
- Come al solito… -risponde, continuando a sottoporre Lyn ai suoi colpi possenti.
- Basta! Bastaaaahh! È troppoooh! Aaaaah! Dottoressa Viki, la pregooohh… -la mia infermiera comincia ad implorarmi.
Allontano il paziente dalla povera Lyn, e gli ordino di sdraiarsi sul lettino. Immediatamente gli monto sopra, e comincio a scoparlo ritmicamente, godendomi finalmente quel cazzo infaticabile dentro. Mi libero del reggiseno, poi poggio le mani sul suo addome, per aiutarmi nella cavalcata.
- Dottoressa, lei è fantastica… ma ancora non ci siamo! -dice lui, sospirando.
«Non è umano!!…», penso, mentre mi prende l'urgenza di farlo venire, come se ne andasse della mia carriera. Lo prendo come un punto d'orgoglio.
Schiaccio i fianchi il più possibile sul suo inguine e contemporaneamente accenno un movimento rotatorio del bacino, ma l'unico effetto che ottengo è di aumentare il mio di piacere, e poco dopo sento montare un meraviglioso orgasmo vaginale che esplode dentro di me e che posso lasciar fluire urlando, dato che il paziente non viene ancora.
- Che?… Ma che…? OOOHH SÌÌÌÌ… -sbotta lui ad un certo punto; apro gli occhi e vedo Lyn accucciata tra le sue gambe, intenta a leccargli i testicoli mentre io continuo a cavalcarlo- …ooooohhh! È meraviglioso! Dottoressa, sento che ci siamo quasi! Aaaahhh!
«Quasi?!?» penso!
Continuo a fare l'amazzone su questa macchina del sesso meravigliosa, e un secondo orgasmo mi invade quasi subito, anche perché la lingua di Lyn, mentre stimola lui, lappa la mia figa ad ogni tocco.
Col fiato corto mi sollevo a malincuore dal mio paziente, continuare rischierebbe di diventare doloroso per me. Mi unisco a Lyn, accucciata di fronte al cazzo del paziente, e insieme cominciamo un doppio pompino che manderebbe in orbita perfino un prete omosessuale novantacinquenne. Il nostro paziente geme di piacere, ma continua a non venire… finché a un tratto mi viene un'idea: mi succhio un dito e, senza preavviso, glielo affondo nell'ano.
Immediatamente sentiamo il suo cazzo pulsare; lui si inarca sulla schiena ed erutta una quantità impressionante di sperma, che io e Lyn ci affrettiamo a dividerci golosamente.
Ci ricomponiamo a fatica. Io e la mia infermiera ci apprestiamo a uscire dalla stanza.
- Credo di poter giungere a una diagnosi domani mattina, signor De Rossi. Ora si riposi… e mi raccomando, non si masturbi fino a domani.
Lui mi guarda, ha ancora l'affanno.
- A dire il vero non ci pensavo minimamente. Domani mattina? Va benissimo…
L'indomani, di buon'ora, lo riceviamo in ambulatorio. Lo facciamo spogliare, e Lyn lo imita subito. Il paziente esegue fiducioso i nostri ordini: si mette a quattro zampe sul letto e si lascia bendare da Lyn.
- Questa pratica si chiama «rimming», la gradisce? -gli dico, mentre Lyn si porta dietro di lui e, mentre lo masturba con le mani cosparse d'olio, comincia ad insinuare lentamente e profondamente la lingua nel suo ano.
- Oddìo, che figata! Sììì!… -geme l'uomo.
- Le piace?
- Sììì… sììì. Mi sembra quasi di stare per godere! Incredibile!
Senza ulteriori indugi mi apro il camice. Un dildo di lattice di 18 centimetri, lucido e duro, si erge tra le mie gambe.
Lyn si sposta sotto al paziente e comincia a succhiarglielo… e io, senza avvisarlo e senza ulteriore preparazione, dopo aver lubrificato lo strap-on lo appoggio all'ano del paziente, poi spingo con decisione.
- Che? Ma cos…AAAAAAAAHHHHH… -urla il paziente, e dopo appena due colpi secchi di dildo lo sento gemere e vedo Lyn ingoiare frettolosamente il suo tanto abbondante quanto inaspettato orgasmo.
Pochi minuti dopo, il signor De Rossi entra leggermente claudicante nel mio studio, e si siede, senza poggiare troppo il peso, sulla sedia di fronte a me.
- Direi che è tutto. Lei non ha patologie fisiche o psichiatriche, ha solo una minore sensibilità tattile superficiale, che però è compensata da una di grado maggiore alla stimolazione interna… -gli dico.
- …È tutto? -chiede.
- Beh, è una buona notizia! -gli rispondo- Lei potrà comunque avere una vita sessuale appagante, per lei e per le sue partners…
- Un momento… -mi interrompe lui- …mi faccia capire… questo vuol dire che per godere devo farmi mettere sempre qualcosa… nel didietro?
- Più o meno…!
- Che inculata!! -conclude lui.
- Appunto!
Dottoressa Viki però. Al titolo ci tengo.
Sono americana, ma ho scelto di vivere e studiare in Italia, precisamente a Milano. Ho conseguito la laurea in psicologia, poi mi sono specializzata nella cura delle patologie e deviazioni inerenti la sfera della sessualità. Perché questa specializzazione inconsueta? Semplice. Adoro il sesso, e questo era l'unico modo per esplorarne le più pruriginose sfaccettature senza rischiare di compromettere il mio percorso accademico.
Tempo fa ho concepito un'idea che oggi ha preso forma. Ho venduto la casa che i miei mi avevano lasciato, per ristrutturare una spaziosa cascina appena fuori Milano. Qui ho installato una piccola clinica privata che accoglierà pochi e selezionati pazienti alla volta, che si metteranno nelle nostre mani per risolvere i loro problemi.
I loro problemi sessuali.
Il personale non è fisso, collaboro di volta in volta con alcuni dottori, dottoresse, infermieri e infermiere che sono a conoscenza del progetto e ne condividono lo spirito.
Nel mio studio ci siamo io e Lyn, la mia infermiera e segretaria di origini thailandesi.
Oggi vedo il primo paziente.
Arrivo in clinica puntualissima; nel parcheggio, oltre alla Smart di Lyn, c'è una BMW bianca che sembra anche piuttosto costosa. Sorrido, è proprio il genere di auto che mi aspetto che abbia un ospite della mia clinica.
Lyn mi saluta entusiasta, i suoi occhioni neri brillano d'eccitazione perché il nostro primo paziente è già nel mio studio. Mi infila in mano la cartella clinica del soggetto. Ha un'aria particolarmente rilassata, di quelle che ha solo dopo il sesso. I suoi capelli neri però sono in perfetto ordine e il camice scende immacolato e senza pieghe lungo il suo corpo esile e flessuoso. Qualunque cosa abbia fatto, comunque, non l'ha fatta ora e con il paziente, il ché è un bene. Non bisogna interagire coi pazienti PRIMA che abbiano firmato il preventivo e la liberatoria.
Le lunghe dita di Lyn carezzano la mia mano che stringe la cartellina.
- È il primo paziente, ma penso che ci divertiremo…! -mi dice ammiccante nel suo accento orientale… è così bella che sento smuovermi le viscere, mi viene da sdraiarla sulla scrivania, per assaggiare ancora una volta il suo dolce nettare.
Apro la porta del mio studio e saluto un giovane uomo, molto carino, che siede nervosamente sulla sedia di fronte alla mia poltrona.
- Buongiorno, signor… -dico, aprendo la cartelletta.
Nome: Carlo
Cognome: De Rossi
Età: 41
Riferisce: Eiaculazione tardiva
- …De Rossi! -finisco, e lui ricambia il saluto- Mi dà un secondo? -gli dico, dirigendomi al camerino dove vado a cambiarmi.
Mi spoglio completamente, restando in intimo sotto il camice; la temperatura è appositamente tenuta un po' alta nella clinica per impellenti necessità pratiche, visto che i pazienti staranno spesso nudi.
Mentre mi infilo il camice mi guardo riflessa nello specchio: 35 anni, alta, bionda, snella ma procace. Se non avessi avuto un cervello decente e ambizione e voglia di studiare, avrei fatto la pornodiva. «O la puttana di alto bordo…», penso, allacciandomi il camice fino al penultimo bottone in modo che il pizzo nero e la curva del seno si vedano senza troppa fatica.
Le mie labbra rosse e piene ammiccano, in una posa a cuoricino.
Anche se non è per niente detto, preferisco che i pazienti, prima di firmare, dìano per scontato che avranno la possibilità di scoparmi. Sono sicura che aiuterà gli affari.
- Allora, signor De Rossi… -gli dico, sedendomi di fronte a lui ed accavallando le cosce- …vuole riassumermi il suo problema?
Lui si agita un secondo sulla poltrona.
- Il mio problema? Beh, è presto detto: non vengo mai…
- Raggiunge l'eccitazione normalmente?
- Sì. E anche abbastanza presto. E il sesso mi piace… solo che non vengo. Vado avanti per ore. Alle donne piace, all'inizio, ma dopo un po' la cosa non è più tanto divertente: o diventano insicure, e pensano che non mi piacciono, oppure non ce la fanno a tirare fino a quando vengo…
Sapevo che questo lavoro sarebbe stato interessante. Mentre il ragazzo parla, mi scorrono davanti immagini di lui tra le mie cosce che pompa come un forsennato, per ore, ore e ancora ore, davanti, dietro, sopra, sotto. Senza sosta, senza fermarsi…
- Capisco che possa essere fastidioso. Ma dev'essere sicuro di voler guarire da questa cosa… -gli dico, fredda e professionale.
- Lo sono! -mi risponde. «Peccato…», penso tra me.
- Bene, allora!… -dico- …Questo è il preventivo di spesa per la visita e la prima seduta di terapia, e questa è una liberatoria che ci autorizza ad adottare tutte le pratiche necessarie…
- Va bene. Dovrò fare degli esami? -mi chiede.
- Sì, cominceremo con quelli. Segua la mia infermiera, la ricoveriamo nella stanza numero 1.
La terapia.
Due giorni di esami ci hanno fatto escludere cause neurologiche o fisiche per il «problema» del paziente. Nel frattempo l'abbiamo tenuto monitorato mentre sul suo televisore scorrevano in continuazione scene erotiche e pornografiche.
- Il soggetto si eccita normalmente… -dico a Lyn, che insieme a me sta guardando il paziente da dietro il finto specchio- …i suoi picchi sono durante le scene di penetrazione anale. È stato in erezione per 18 ore in due giorni, con fasi di consecutività anche di 4 ore. Si è quasi sempre masturbato, ed ha eiaculato soltanto due volte… -concludo; Lyn mi guarda e si passa la lingua sulle labbra.
- Tocca a noi? -mi chiede.
- Entriamo! -le dico, e la precedo nella stanza.
Il paziente scatta in piedi e si volta, e fa per coprire una vistosa e meravigliosa erezione. Spengo il televisore, mentre lui è a disagio e balbetta scuse inutili.
- Non si preoccupi, signor De Rossi, la sua erezione è normale, e anzi direi che è perfino necessaria. E poi noi siamo delle professioniste, non deve avere pudore…
Lui si tranquillizza, togliendo le mani, mostrandosi a noi estremamente eccitato.
Mi accomodo su una sedia, girandola verso il letto.
- …Ora dobbiamo attendere però che la sua eccitazione scompaia, per poi registrare i tempi di reazione… -continuo, e poi gli snocciolo tutta una serie di dati noiosi che servono a fargli capire che dagli esami fatti risulta che è sano come un pesce.
Dopo diversi minuti è di nuovo rilassato, così come il suo cazzo.
- Bene, non ci resta che verificare la funzionalità meccanica!… -gli dico- …Le piace l'infermiera Lyn?
Lui guarda Lyn leggermente teso e lei gli fa un sorriso incoraggiante, un sorriso meravigliosamente sensuale. Se è un eterosessuale sano non può dire che Lyn non gli piace, quella ragazza è sesso allo stato puro.
- Beh, c…certo che sì… -dice.
Al ché Lyn comincia un sensuale dondolìo di fianchi, mentre con le dita si slaccia il camice e si passa la lingua sulle labbra già umide. Devo stringere il bordo della scrivania per non allungare le mani su di lei, mentre il paziente la guarda con la bocca semiaperta e il cazzo dritto.
- Lei si eccita in modo assolutamente normale… -gli dico, con voce esageratamente e sensualmente rauca- …dovrebbe per favore dire ad alta voce le sensazioni che prova!
Lui deglutisce e contemporaneamente il camice di Lyn cade a terra, rivelando il suo intimo bianco, le calze autoreggenti e gli stivaletti con tacco alto.
Lyn si volta, mostrando al paziente un culo perfetto e sodo, e il filo del perizoma che sparisce nel solco delle sue natiche deliziose; si dà uno schiaffetto sul gluteo e ci sorride.
- Porcamiseria… che gnocca… -balbetta lui.
- Già… -gli faccio eco, ma senza che possa sentirmi.
Lyn si volta, e con passo sexy e sicuro si porta di fronte al paziente che è lì immobile, allunga una mano e gli afferra il cazzo, portandolo come un cagnolino al guinzaglio fino al letto della stanza. Lì, sempre fissandolo negli occhi, dopo essersi lubrificata le mani, comincia a massaggiargli cazzo e testicoli sapientemente.
- Oooohhh… che bello… -geme lui, estasiato da quel tocco- …sono così piccole, così calde…
Lyn prosegue il suo massaggio su quel cazzo perfettamente eretto per parecchi minuti. So benissimo che un simile trattamento avrebbe portato qualunque maschio sano a sborrarle addosso in pochissimo tempo, ma il nostro paziente, a occhi chiusi e capo all'indietro, si gode quel massaggio senza minimamente accennare ad essere vicino all'orgasmo.
Con luce diabolica e risoluta negli occhi, Lyn avvicina le labbra alla cappella turgida del paziente… e in men che non si dica se la lascia sparire tra le fauci.
- Uuuaaaaaauuu… che bocca meravigliosa…! -dice il fortunato, mentre io devo cercare di mantenere il controllo, anche se non vorrei altro che aggregarmi a Lyn.
- Si sente vicino all'orgasmo? -chiedo.
- Nooooh… cioè, è bellissimo, ma non sto per venire… aaaah… accidenti se è brava, infermiera Lyn!! -risponde lui, tra un sospiro e l'altro.
Lyn, dopo lunghissime fatiche, mi guarda sconcertata e si tocca la mascella con una smorfia di dolore. Poi si sdraia e con gesti sensuali si sfila il perizoma, invitando l'uomo a scoparla. Lui non se lo fa ripetere e, aprendole ben bene le cosce, si piazza in una posizione comoda e la penetra con decisione.
Lyn geme di soddisfazione e il paziente urla d'estasi.
- Mi dica, signor De Rossi! Cosa prova? -gli chiedo, ed ora che mi dà le spalle abbandono ogni freno e comincio a toccarmi in mezzo alle gambe.
- È stretta! 'Orca se è stretta! Oddio, è fantasticooo…!! -geme lui, mentre comincia a dare alla scopata un ritmo insostenibile.
Lyn strilla di piacere, mentre col bacino cerca di assecondare le spinte furiose dell'uomo. Come per tutte le asiatiche, la conformazione interna della sua vagina la rende adatta alle penetrazioni di peni di dimensioni ridotte. È perfettamente in grado di ricevere tutti i tipi di cazzo, ma se sono più grossi di una quindicina di centimetri lei li sente il doppio e l'uomo avverte una stretta quasi virginale attorno al cazzo.
- Sì! SÌ! OHHH SÌÌÌ! -strilla Lyn con la sua vocina orientale, venendo e sottolineando con un ulteriore «sì» ogni successivo colpo di lombi del paziente, il quale non sembra avere la minima intenzione di darle tregua.
- E… lei si vorrebbe liberare di… questo? -dico.
- NOOOO! Mi metto io con lei! Mi metto io con leeeei!!! -strilla la mia infermiera.
- Lyn!! -sbraito, riprendendola.
- Mi scusi dottoressa! Ma è troppoohh… sììììhhh… trooppo beeellooohh! -risponde lei senza lucidità.
L'uomo le solleva una gamba e continua a pompare senza tregua la poverina, che comincia a dare segni di cedimento. Gli dico di fermarsi, per dare tregua a Lyn.
- Vede, dottoressa… -mi dice- …posso andare avanti così per ore, anche se la sua fica è strettisima e molto eccitante!
- Va bene. Allora aumentiamo gli stimoli… -dico, riaccendendo il televisore.
- È inutile, le assicuro… -sospira lui.
Allora decido di provarci io. Mi spoglio, e comincio ad accarezzare il corpo dell'uomo, con gesti il più possibile sensuali.
- Le piace il sesso anale, vero? -gli sussurro in un orecchio.
Lui si volta a guardarmi, sorpreso.
- Sì… ma non sempre riesco ad ottenerlo, sa?… Le donne non reggono tanto tempo in quel modo…
Stringo le dita attorno alla base del suo cazzo.
- Lyn, voltati… -le dico, e lei mi guarda con una certa apprensione negli occhi. Appena la mia infermiera preferita esegue l'ordine che le ho dato, io calo sul cazzo del paziente, e comincio a succhiarlo con perizia. Assaporo il delizioso sapore di Lyn, rimasto su quell'incredibile uccello, e di tanto in tanto lascio che rivoli di saliva cadano sull'ano di Lyn, massaggiando con movimenti circolatori la sua muscolatura anale, cercando di prepararla al meglio.
Quando tutto è pronto, accompagno dolcemente il cazzo del paziente all'entrata posteriore di Lyn. Lui, ancora preso dalla foga, non si trattiene minimamente ed affonda con un colpo deciso nel'intestino della mia bellissima infermiera asiatica.
- AaaaoooOOOOAAAAHH!!… -urla Lyn mentre il paziente, senza commentare, riprende la sua scopata esattamente da dove l'aveva lasciata, non curandosi affatto della differenza di orifizio.
- Incredibile… -dice- …è più stretta di figa che di culo!
- Come va? -chiedo mentre intanto lo accarezzo.
- Come al solito… -risponde, continuando a sottoporre Lyn ai suoi colpi possenti.
- Basta! Bastaaaahh! È troppoooh! Aaaaah! Dottoressa Viki, la pregooohh… -la mia infermiera comincia ad implorarmi.
Allontano il paziente dalla povera Lyn, e gli ordino di sdraiarsi sul lettino. Immediatamente gli monto sopra, e comincio a scoparlo ritmicamente, godendomi finalmente quel cazzo infaticabile dentro. Mi libero del reggiseno, poi poggio le mani sul suo addome, per aiutarmi nella cavalcata.
- Dottoressa, lei è fantastica… ma ancora non ci siamo! -dice lui, sospirando.
«Non è umano!!…», penso, mentre mi prende l'urgenza di farlo venire, come se ne andasse della mia carriera. Lo prendo come un punto d'orgoglio.
Schiaccio i fianchi il più possibile sul suo inguine e contemporaneamente accenno un movimento rotatorio del bacino, ma l'unico effetto che ottengo è di aumentare il mio di piacere, e poco dopo sento montare un meraviglioso orgasmo vaginale che esplode dentro di me e che posso lasciar fluire urlando, dato che il paziente non viene ancora.
- Che?… Ma che…? OOOHH SÌÌÌÌ… -sbotta lui ad un certo punto; apro gli occhi e vedo Lyn accucciata tra le sue gambe, intenta a leccargli i testicoli mentre io continuo a cavalcarlo- …ooooohhh! È meraviglioso! Dottoressa, sento che ci siamo quasi! Aaaahhh!
«Quasi?!?» penso!
Continuo a fare l'amazzone su questa macchina del sesso meravigliosa, e un secondo orgasmo mi invade quasi subito, anche perché la lingua di Lyn, mentre stimola lui, lappa la mia figa ad ogni tocco.
Col fiato corto mi sollevo a malincuore dal mio paziente, continuare rischierebbe di diventare doloroso per me. Mi unisco a Lyn, accucciata di fronte al cazzo del paziente, e insieme cominciamo un doppio pompino che manderebbe in orbita perfino un prete omosessuale novantacinquenne. Il nostro paziente geme di piacere, ma continua a non venire… finché a un tratto mi viene un'idea: mi succhio un dito e, senza preavviso, glielo affondo nell'ano.
Immediatamente sentiamo il suo cazzo pulsare; lui si inarca sulla schiena ed erutta una quantità impressionante di sperma, che io e Lyn ci affrettiamo a dividerci golosamente.
Ci ricomponiamo a fatica. Io e la mia infermiera ci apprestiamo a uscire dalla stanza.
- Credo di poter giungere a una diagnosi domani mattina, signor De Rossi. Ora si riposi… e mi raccomando, non si masturbi fino a domani.
Lui mi guarda, ha ancora l'affanno.
- A dire il vero non ci pensavo minimamente. Domani mattina? Va benissimo…
L'indomani, di buon'ora, lo riceviamo in ambulatorio. Lo facciamo spogliare, e Lyn lo imita subito. Il paziente esegue fiducioso i nostri ordini: si mette a quattro zampe sul letto e si lascia bendare da Lyn.
- Questa pratica si chiama «rimming», la gradisce? -gli dico, mentre Lyn si porta dietro di lui e, mentre lo masturba con le mani cosparse d'olio, comincia ad insinuare lentamente e profondamente la lingua nel suo ano.
- Oddìo, che figata! Sììì!… -geme l'uomo.
- Le piace?
- Sììì… sììì. Mi sembra quasi di stare per godere! Incredibile!
Senza ulteriori indugi mi apro il camice. Un dildo di lattice di 18 centimetri, lucido e duro, si erge tra le mie gambe.
Lyn si sposta sotto al paziente e comincia a succhiarglielo… e io, senza avvisarlo e senza ulteriore preparazione, dopo aver lubrificato lo strap-on lo appoggio all'ano del paziente, poi spingo con decisione.
- Che? Ma cos…AAAAAAAAHHHHH… -urla il paziente, e dopo appena due colpi secchi di dildo lo sento gemere e vedo Lyn ingoiare frettolosamente il suo tanto abbondante quanto inaspettato orgasmo.
Pochi minuti dopo, il signor De Rossi entra leggermente claudicante nel mio studio, e si siede, senza poggiare troppo il peso, sulla sedia di fronte a me.
- Direi che è tutto. Lei non ha patologie fisiche o psichiatriche, ha solo una minore sensibilità tattile superficiale, che però è compensata da una di grado maggiore alla stimolazione interna… -gli dico.
- …È tutto? -chiede.
- Beh, è una buona notizia! -gli rispondo- Lei potrà comunque avere una vita sessuale appagante, per lei e per le sue partners…
- Un momento… -mi interrompe lui- …mi faccia capire… questo vuol dire che per godere devo farmi mettere sempre qualcosa… nel didietro?
- Più o meno…!
- Che inculata!! -conclude lui.
- Appunto!
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