Camera 1015

di
genere
confessioni

Chi avrebbe mai immaginato che avrei scoperto il sesso a 56 anni?!
Sono felicemente sposata da circa 30 anni, e mamma per 2 volte. Nonostante tutto questo ho scoperto il sesso, quello vero, solo qualche mese fa.
Vi racconto questa storia, ben sapendo che l'uomo che mi ha fatto scoprire il piacere del sesso ogni tanto passa in questo sito. Il mio racconto non vuole essere altro che un sfogo per aver tradito mio marito, e nel contempo un ringraziamento per lui, che spero legga questo mio racconto. Sì, Carlo, ti voglio raccontare cosa mi hai fatto provare. Per questo uso un titolo che non potrà passare inosservato. Il numero della camera dove è successo il fatto.
Sono ben consapevole che quanto successo nella camera 1015 non si ripeterà più. Per questo voglio che tu sappia cosa realmente ho provato quel pomeriggio con te.

Alla mia età il sesso non è più una priorità. Nel senso che con la vita familiare, il tran tran quotidiano, il lavoro e gli acciacchi dell'età, la sera, giunti a letto, spesso con il marito ci si dà la buona notte e si spegne la luce esausti per le fatiche della giornata.
Domani è un altro giorno, ma ci saranno gli stessi compiti da svolgere.
Alla mia età il sesso diventa sporadico non per mancanza di affetto, di amore o di interesse per il marito. Sono le vicissitudini quotidiane a prendere il sopravvento, e i momenti di intimità si diradano. Ciò nonostante, con mio marito ho sempre avuto rapporti normali. O meglio, fino a qualche mese fa ho creduto di vivere sensazioni meravigliose e mi sono sentita appagata nella stragrande maggioranza delle volte che ho fatto l'amore con lui. Fino a quando…

Fino a quando un uomo, uno sconosciuto di circa 40 anni, ha incrociato il mio cammino.
Vivo in una grande città del Nord, nei pressi di un famoso Grand Hotel. La mattina di un giorno di qualche mese fa, ero in permesso dal lavoro per fare il cambio di stagione negli armadi di casa, ed ero scesa a fare la spesa.
Girato l'angolo tra le corsie del supermercato, con il carrello ho urtato un signore. Con lo spigolo del carrello gli ho preso in pieno il ginocchio. Purtroppo (anche se dovrei dire per fortuna) l'urto è stato forte e lui si è fatto male. Le scuse, l'imbarazzo per averlo colpito, e poi, anche se involontariamente, nella confusione del momento gli si è rotta la confezione di succo di pomodoro che aveva in mano e gli ha macchiato tutti i vestiti.
Dopo avergli prestato soccorso, insieme al personale del locale, ho pagato e sono uscita con lui. Gli ho quasi imposto di permettermi di pagare almeno la lavanderia per i suoi abiti, ma lui ha rifiutato e anzi mi ha offerto un aperitivo.
Siamo entrati nella hall dell'hotel lì accanto, dove alloggiava, e mentre io lo aspettavo seduta al bar, lui è salito a cambiarsi.
Intanto mi andavo calmando dall'agitazione che mi aveva assalita prima per il guaio combinato… anche se ero cosciente che non era stata solo colpa mia, perchè lui pure aveva svoltato l'angolo come se fosse solo nel supermercato. Comunque era andata; ormai la frittata era fatta.

Quando è tornato abbiamo ordinato da bere e chiacchierato un po'. Notavo che mi guardava con impercettibile savoir faire sbirciando nella mia scollatura e lanciando qualche occhiatina alle mie gambe. Quando mi guardava, i suoi occhi mi trasmettevano una sorta di morboso desiderio. Lui non parlava. Mi faceva solo delle domande e ascoltava con attenzione ciò che gli dicevo. Me ne resi conto, e questo mi lusingava.
Mi sentivo rilassata, e mi divertiva quella situazione. Mi fece un complimento per i miei occhi, e poi aggiunse che nel sentirmi parlare della mia quotidianità aveva percepito una sorta di insoddisfazione.
Certo, il mio lavoro e la mia vita al confronto della sua erano assolutamente non paragonabili. Mentre mi parlava notavo i suoi atteggiamenti, i suoi movimenti. Le mani, come gesticolava, la bocca carnosa, gli occhi scuri. Si alzò, e l'occhio mi cadde sulla patta dei suoi pantaloni, come se all'improvviso io volessi sapere come fosse lì sotto. Mi piaceva, e forse lo ha intuito da come lo guardavo.

Guardai l'orologio ed era già mezzogiorno. Cominciai a congedarmi da lui, che non mi tratteneva affatto, con la scusa della spesa da dover portare a casa, anche se ormai i surgelati erano da buttare.
Si è alzato e, mentre mi stringeva la mano, mi ha detto: "Camera 1015. Ti aspetto alle cinque di oggi pomeriggio…". Senza darmi il tempo di rispondere nulla, si è girato e si è allontanato velocemente.
Sono rimasta impietrita. Mi sentivo sconvolta, oltraggiata e offesa. Confusamente ho pensato che era stato terribilmente scurrile, quel suo invito. E mentre correvo a casa, a tratti cercavo di calmarmi, dandomi scuse del tipo che fosse uno zotico, ed a tratti mi sentivo un fuoco montarmi dentro.
Mentre salivo in ascensore, però, ebbi un fremito fra le gambe, e questo mi sconvolse ancora di più. Perchè mi sentivo così, se ero appena stata offesa da uno sconosciuto? D'accordo, l'ho guardato, mi piaceva fisicamente, ho pure avuto un attimo di debolezza e l'ho guardato lì, ma senza alcuna malizia. Parlare con lui mi ha affascinata, ma da qui ad avere certe pulsioni ce ne corre. E poi certe cose sconce non le ho pensate manco per mio marito, perché mai mi ritrovo a pensarle per uno scostumato, irrispettoso e volgare avventore d'hotel?!

Entrai e, riposta velocemente la spesa, mi andai a cambiare.
In bagno, guardandomi allo specchio, ebbi un attimo di panico quando mi vidi la buccia d'arancia sulle gambe e il grosso seno un po' cadente. Mi chiesi cosa avrebbe pensato se mi avesse vista così. Non che io sia da buttare, ma certamente non sono più la bellezza che ero da giovane. Sono una normalissima donna di 55 anni, alta 1,65 ma assolutamente non una dea… anche se dimostro meno degli anni che ho, e molti uomini ancora si voltano quando passo davanti a loro.
Però la sua voce mi rimbombava in testa. Non riuscivo a non pensare alle sue ultime parole: «Camera 1015. Ti aspetto alle cinque di oggi pomeriggio». Guardai l'orologio, ed era ormai quasi l'una… oddìo, ma perchè guardavo che ora fosse? E poi stasera, a mio marito, cosa avrei raccontato? E i ragazzi? Se avessero saputo, cosa avrebbero pensato della loro madre? Ma come mi veniva in mente anche solo di pensarci ancora?
Ma il diavoletto che è in ognuno di noi, la nostra metà più torbida, si impossessò di me e mi fece traballare nelle mie decisioni.

Erano da poco passate le quattro; con mio marito in ufficio e i miei figli a studiare, mi rivestii e mi avviai verso l'hotel.
In ascensore, con la paura di essere fermata da qualcuno e fare la figura della puttana d'albergo, avevo il cuore in gola.
Arrivai alla camera e bussai. La porta si aprì, ed in quel momento è iniziata per me la scoperta del piacere fisico allo stato puro.
Non feci in tempo a entrare che mi guardò come a voler dire «sei in ritardo». Ebbi solo il tempo di esclamare: "Sei stato sfacciatamente audace…", e lui a replicare: "A volte bisogna osare!".
Eravamo ancora dietro la porta che ci siamo tuffati in un bacio appassionato e interminabile. Con le bocche incollate e le lingue che si cercavano impazzite, ci toccavamo dappertutto.
Mi ha denudata mentre ero in piedi con le spalle al muro, e non me ne sono neanche accorta. Non riuscivo a non pensare a quando lo facevo con mio marito, e continuavo a vedermi nel letto di casa, sempre nella stessa posizione. Le sue mani frugavano il mio corpo. Mi accarezzava dappertutto e mi sentivo il fuoco dentro. Non ho mai avuto particolare eccitazione nei preliminari, ma quell'uomo mi stava scaldando come non avevo mai provato prima, anche perchè avevo avuto solo un uomo prima di lui.
Quando un suo dito si è fatto strada nel solco che ho tra le gambe mi è partito un orgasmo. Ho goduto così, in piedi, dietro la porta di una stanza d'albergo, sulla mano di un perfetto sconosciuto. Mi sentivo una puttana a fare quelle cose, ma stavo impazzendo di piacere. Ero tutta un fremito, tremavo come una foglia.

Si abbassò mettendosi in ginocchio, e prese a leccarmi le gambe. Si soffermò dietro le ginocchia, dove non sapevo di avere una zona erogena particolarmente sensibile. Con la faccia rivolta verso il muro, le mani alzate e appoggiate alla parete, con lui che mi toccava dappertutto e una voglia di essere penetrata che non posso descrivere, in un attimo di lucidità mi sono guardata e ho visto che davvero stavo colando liquido. Non capivo, non mi era mai successo prima. I miei sospiri lo guidavano verso i punti più sensibili del mio corpo, e lui, con maestria, mi assecondava. Io non me ne sono resa conto, ma in quella posizione credo di aver avuto più orgasmi.

All'improvviso si rialzò, mi girò e riprese a baciarmi. Stavolta avevo qualcosa di duro che mi premeva contro la pancia. Lui prese una mia mano e la portò sul suo membro.
Ancora ricordo il sussulto che ebbi. Era mostruoso. Non avevo mai immaginato che potessero esistere peni così grossi. Mi assalì una sorta di paura a dovermi lasciare prendere da un coso come quello.
Io non sono pratica di cazzi, mio marito credevo ne avesse uno di tutto rispetto e mai mi sono manco posta il problema delle dimensioni del pene, ma quello era davvero notevole.
Mi inginocchiai e presi a leccarlo. Mi sentivo molto troia a stare in quella posizione. Cercai di accoglierlo in bocca, ma era troppo largo per le mie capacità. Non riuscivo a fare entrare più della grossa cappella. Ero in notevole difficoltà, ansimavo accovacciata a cosce aperte, con la mia passera che continuava a scolare umori mentre affannosamente cercavo di fare un pompino a quel mostro.

Lui capì e mi fece alzare. Mi portò sul letto, quindi si stese a pancia in su; voleva che gli montassi sopra. Ormai ero in preda alla foia e gli chiesi di scoparmi fino a farmi godere come una pazza. Mi disse che mi avrebbe accontentata, ma non prima di avermi penetrata in quel modo. Il motivo lui lo sapeva bene; aveva capito che io non ero avvezza a quelle misure, e che in una altra posizione mi avrebbe fatto più male. Quindi mi fece cenno di avvicinarmi e di salirgli a cavalcioni.
Iniziai lentamente ad affondare sul suo perno durissimo ed eccitato; sentii una enorme quantità di liquidi che mi scendeva lungo la vagina e lubrificava la sua meravigliosa asta di carne. Lui mi prese le chiappe fra le mani e mi diede dolcemente il ritmo; sentivo la sua cappella che mi strusciava lungo le pareti uterine, era bollente, mi faceva impazzire di piacere; poi iniziò a leccarmi le tette e soprattutto i capezzoli, una tale maestria che ebbi subito un orgasmo. Io gli sbattevo le tette sulla faccia, lui le leccava e me le mordicchiava mentre continuavo a montarlo indomita.
Per me era una situazione davvero eccitante per tante ragioni, e proprio per quello mi ero lasciata andare, non avevo più freni inibitori. Scorsi sul viso del mio amante una piccola smorfia di fatica, e non volevo perdere l'occasione di continuare ancora quella magica scopata… così rallentai il ritmo, lo guardai sorridente negli occhi, e sollevandomi leggermente sulle ginocchia, portai la mia mano posteriormente, glielo afferrai e glielo estrassi dalla vagina, continuando però a menarlo lentamente con la mano per non fargli perdere l'erezione ma, intanto, fargli riprendere fiato. Dopo poco, ripresi il «gioco» interrotto, sdraiandomi sul corpo dell'uomo… me lo infilai, come prima, un po' a fatica… oh sì, ora era dentro.
Volevo godere nuovamente di tanta passione, sentivo quel cazzo maestoso che entrava e usciva, appariva e scompariva inghiottito dalla mia vagina… oh, amore… godo ancora, sì… resisti ancora, ti prego… voglio sentirti di più… sìì…così…!!
Ero pervasa da spasmi lungo tutto il corpo, la sua cappella mi baciava l'utero ad ogni colpo, mentre lui mi teneva le tette fra le mani, stuzzicandomi e carezzandomi i capezzoli… lo volli baciare sulla bocca, così fermai la mia cavalcata per accucciarmi sopra di lui ed intrecciare per un minuto le nostre lingue; quindi lo coprii di apprezzamenti per quei teneri e focosi momenti di passione e piacere che mi stava dando. Sentivo il suo uccello pulsare dentro di me, e non vedevo l'ora di sentirlo spruzzare felicità. Ero concentrata a cogliere eventuali segni del suo orgasmo, e pensavo tra me e me: «…adesso mi faccio venire dentro… come mi piacerebbe sentire tutto il suo sperma caldissimo schizzarmi direttamente nell'utero».
Quel pensiero mi eccitò particolarmente, sentivo che stavo per venire di nuovo…

Ebbi un orgasmo convulso. Credendo di avermi fatto male, lui fece come per spingermi indietro, mentre io continuavo a contorcermi in preda a sensazioni indescrivibili. Strinsi le mie cosce più forte intorno ai suoi fianchi, mi risollevai e cominciai a tormentarmi i seni. Avevo gli alluci tutti arricciati, e stavo morendo di godimento.
Mi diede il tempo di prendere fiato, senza mai staccarsi dal mio corpo. Mi chiese di girarmi e non me lo feci ripetere. Ormai ero tutta aperta e pronta farmi sbattere per bene. Eppoi avevo ancora voglia di godere.

Mi misi a pecorina e lui mi impalò da dietro. Anche se lo avevo già sentito, prendere quel coso in quella posizione mi straziava ancora di più. Mi sentivo aperta, spudoratamente posseduta. Un uomo che non conoscevo mi stava facendo scoprire quanto io fossi puttana e vogliosa di farmi sbattere, in quella posizione che tante volte avevo negato a mio marito, con la scusa che provavo fastidio a stare a quattro zampe.
In un colpo solo l'ho accolto tutto. Lui spingeva in avanti e io accompagnavo spingendo il bacino indietro. I suoi movimenti si fecero più secchi e decisi, aumentava il ritmo e io mi sentivo il cazzo sbattere nel cervello. Le tette mi sbatacchiavano a destra e a manca e io cercavo di frenarle stringendole fra le braccia. Ad ogni affondo mugolavo, mordevo le lenzuola per non urlare troppo. Cercavo di girarmi per baciarlo ma non potevo muovermi, non volevo muovermi, da quella posizione. Abbassai la testa e inarcai più che potevo il bacino.
Vidi il riflesso nello specchio sulla porta dell'armadio e notai che la mia passera era coperta di una crema biancastra. Pensai che lui fosse venuto, e glielo chiesi. Mi rispose: "No, quella è tutta roba tua…".
Mi pompava senza sosta. A tratti aumentava il ritmo, a tratti rallentava, ma affondava con decisione e forza. Uscì dal mio corpo perché ebbe il desiderio di leccarmi mentre ero con il culo all'aria. Mi fece scivolare verso il bordo del letto, in modo che lui stesse in piedi e io sul letto, sempre a quattro zampe.
Quando lo riposizionò e spinse, io feci un rumore terribile. Non capivo cosa fosse, non provavo dolore né piacere ma ero imbarazzata. Non avevo mai fatto scorregge mentre facevo sesso… non sapevo ancora che era l'aria entrata nella vagina quando lui era uscito. Che fiocinate che mi ha dato in quel modo. Tutto fuori e poi tutto dentro, e la mia fica cantava il suo piacere. E quanto era lungo. E strillavo che mi piaceva.

Mi fece cambiare posizione. Sdraiata su un fianco, con lui dietro di me. Il suo braccio sinistro mi passava dietro la testa, mi fece sollevare una coscia e mi penetrò. E come posso descrivere questa sensazione?… Lo sentivo in un altro modo. Sembrava che non fosse il cazzo che fino a pochi secondi prima mi aveva spaccata. Ma il suo intento era un altro. In quella posizione aveva la mano destra libera. Libera di potermi massaggiare il clitoride. Cominciò a muoversi avanti e dietro mentre mi sgrillettava il clitoride. Lo tormentava, lo strizzava, e intanto soffocava le mie urla di piacere con dei baci appassionati che non dimenticherò mai più.
Mi dimenavo tutta. Mi sentivo impazzire dal godimento mentre ululavo come una cagna in calore.
Ho resistito poco in quella posizione. Sotto quelle sollecitazioni e quelle stimolazioni mi sono abbandonata completamente ad un altro e più intenso orgasmo. La mia bocca si è staccata dalla sua, e ho preso a urlare a squarciagola.

Ma il suo cazzo magico non aveva ancora finito di stupirmi. Si sfilò da me, mi fece riprendere fiato e, mentre ci coccolavamo come fidanzatini, stesi l'uno di fianco all'altra, gli chiesi come mai lui ancora non fosse venuto. Pensate che ero talmente scema che credevo che non gli fossi piaciuta. Mi disse che tra le sue sfortune/fortune c'era quella di essere particolarmente resistente e lungo a venire. Quello, unito alle dimensioni del suo membro, gli avevano procurato non pochi problemi a far sesso. Sì, perchè molte volte le donne che giacevano con lui provavano troppo dolore e lui non godeva appieno dell'atto sessuale che molte volte si concludeva con una mezza sega. E sottolineò «mezza», perchè per menarlo bene ci vogliono due mani. Infatti io lo tenevo con entrambe le mani sovrapposte e ancora ne usciva la cappella. Ma più della lunghezza mi stupì la circonferenza. Lui stesso non riusciva a coprire la circonferenza tenendolo nella sua mano. Che meraviglia.
Ma tu guarda un po'. Io non ho esperienza diretta, quindi non sono affidabile nel giudizio di merito, ma mi affido ai sentito dire delle amiche e delle colleghe di lavoro, e, da quanto sento, quest'uomo è l'eccezione che conferma la regola. E' un bell'uomo, ha un cazzo mitico e una resistenza che fa invidia ai professionisti del porno. Lo usa divinamente e non gli è facile trovare donne che riescano a sostenere i suoi tempi. Ma allora anche io ero un eccezione? Mi disse che io ero solo in lunga astinenza. Era vero. Mentre giacevo accanto a lui che continuava ad accarezzarmi, mi sono resa conto che non facevo sesso con mio marito da più di tre mesi.
Siamo rimasti così per una decina di minuti circa. Il suo cazzo era sempre in tiro. Toccandolo, mi sembrava più duro di prima. Mi tirai su e presi a leccarlo. Stranamente ora riuscivo ad accoglierne di più. Come una scema, mentre salivo e scendevo sull'asta con la bocca, pensavo che si fosse rimpicciolito. In effetti ero io che a quel punto ero completamente disinibita e abbandonata a quell'estraneo che mi stava deliziando e straziando di piacere.
Buono. Mi piaceva quel sapore. Mentre lo spompinavo avidamente come un'esperta puttana, pensavo che a mio marito l'ho sempre leccato controvoglia. Più ci pensavo, più aumentava la mia foga di prenderne quanto più potessi.

Mi fece girare e ci mettemmo a 69. Cielo, in questa posizione, con me sopra, mi sono sempre negata al mio consorte. Provavo disagio, e trovavo la scusa che mi veniva di fare aria. Con lui no. Gli avevo spiattellato la passera grondante in faccia mentre di bocca mi affannavo sulla sua pertica. Lui. Sì, lui. È stato bravo. Ha capito che ero completamente rilassata e l'ha fatto.
Mentre avevo la bocca occupata, mugolando sempre di più, lui aveva preso a leccarmi il buchetto.
Fino a quel pomeriggio per me l'ano serviva solo per espletare una funzione biologica; in tanti anni, pur avendo notizia dell'esistenza del sesso anale, mai e poi mai avrei immaginato di poterlo provare. E poi quelle pochissime volte, in 26 anni di matrimonio, che mio marito ha solo provato a sfiorami il buco, mi sono incazzata di brutto. Devo ammettere che ai primi tempi ci ho pure provato ad accontentarlo, in fondo era mio marito a chiedermelo. Ma già solo con la punta del dito io provavo dolore e fastidio, e negli anni ci avevo messo una pietra sopra, e quindi era fuori discussione. Il culo non si tocca.
Quel pomeriggio no. Quella lingua sapiente aveva trovato il momento giusto. La sentivo saettare intorno al buchino, e mi piaceva.
Sì, ero io. Ero proprio io. Donna irreprensibile, pudica quasi al limite della bigotteria, che parlavo in modo scurrile e rozzo. Peggio. Ero in compagnia di uno sconosciuto che mi stava scopando come avrei aborrito solo neanche un'ora prima. Stavo mugolando mentre un uomo mi leccava il buco del culo. Lasciai il suo cazzo solo per dirgli che mi piaceva. Gli chiesi di continuare, e lui così fece. Anzi, sentendo un gridolino più intenso, lui spinse la punta della lingua dentro. Tremai. Mi infilò un dito nella passera e continuò a leccarmi il buchetto. Poi prese a massaggiarmi il contorno del buco e mi infilò un dito. Mi piaceva, eccome. Mi faceva impazzire. Mi dava dei fremiti improvvisi e intensi. Fra un fremito e l'altro mi sono accorta che ormai il cazzo era intriso di saliva, ne prendevo parecchio in gola e avevo ancora voglia di sentirmi piena.

Si alzò e mi rimise a pecorina. Senza che io avessi tempo di capire, giacchè la mia mente era già protesa con desiderio a sentirlo dentro di me come prima, mi puntò il culo e diede un colpo secco e deciso.
Ho sentito un dolore straziante. Mi sentivo squartata, impalata, non riuscivo a muovermi, qualsiasi piccolo movimento mi dava dolore e forte bruciore. Mi sentivo mancare il respiro. Lui mi ha afferrata per i fianchi e mi teneva stretta, nel tentativo di farmi stare ferma.
Ero atterrita. Assolutamente immobile. Mentre lacrimavo ebbi la forza solo di chiedergli di smettere, di toglierlo da lì. Non mi ascoltò, rimase immobile e mi disse di star ferma, ancora pochi minuti e mi sarebbe piaciuto. Ma come poteva piacermi, se sentivo un dolore indescrivibile?! Mi allentò la presa ai fianchi, si protese in avanti e prese a stuzzicarmi il clitoride. Poi mi disse: "Per favore, toccati la passera…" …ma che «toccati la passera», io non mi sono mai masturbata in vita mia, vuoi che cominci ora mentre tu mi spacchi il culo?
Mi prese la mano e la accompagnò forzatamente alla fica. Mi faceva strofinare e continuava a forzarmi in quel movimento per me assurdo.
Però ebbe ragione. Piano piano quel dolore lancinante si affievoliva. Il mio sfintere si stava adattando alle dimensioni dell'ospite fino a quel momento molto poco desiderato. Ora riuscivo a fare dei piccolissimi movimenti con il bacino. Mi stavo toccando. Io, proprio io, mi stavo masturbando mentre mi facevo inculare. Non potevo crederci io stessa. Mi sono fatta la mia prima masturbazione a 55 anni, mentre tenevo un tronco nel culo, per giunta appartenente ad un uomo che non era mio marito e di cui anzi non sapevo assolutamente nulla.

Al mio povero maritino gli stavo facendo un palco di corna che non sarebbe riuscito a passare sotto qualsiasi galleria in autostrada, per quanto la stavo facendo sporca. Ma mi piaceva. Il mio dilemma era proprio quello: non mi importava più nulla, in quel momento della mia vita, della mia famiglia. Era un piacere nuovo. Doloroso sì, ma al tempo stesso intenso e diverso. Mi sentivo bene, stavo godendo a più non posso e non avevo alcun rimorso a stare in quella stanza.

Mi sfilò il suo cazzone dal culo, e io ebbi la sensazione che si portasse dietro le mie budella. Si sentì un rumore come lo stappare di una bottiglia di spumante. Mi sentii alleggerita, ma fu un attimo perchè mi inforcò nuovamente la fica. Affondò bene, e venni subito un altra volta. Mi pompava in fica con il cazzone e il culo con due dita, mentre io continuavo a toccarmi il clitoride.
In pratica, il porco si lubrificò il cazzone, prima di riposizionarmelo ancora nel culo. Stavolta non ebbi dolore come prima. Ben lubrificato lo sentivo scivolare dentro di me, mi toccavo con più foga e mi piaceva. Mi stavo massaggiando con tre dita la fica, mentre lui si occupava dello sfintere ormai collassato e rilassato al suo volere. Godevo, godevo tanto. Sentivo che i suoi colpi di reni si facevano più forti e decisi quando raggiungevano il fondo corsa. Su suo consiglio inarcai la schiena più che potevo, lasciai la presa della passera e mi concentrai a farmi inculare per bene. Presi ad urlare: "Sì, inculami ancora…" mentre mugolavo. Mi diceva che gli piaceva sentirmi mugolare sotto i suoi colpi e io, a parole, lo incitavo a fottermi ancora di più, ma in realtà ero in preda al piacere totale.

Il pazzo, mentre mi stava portando al culmine, mi volle far girare con il volto verso lo specchio. Mi disse che voleva vedermi in faccia mentre avrei avuto un orgasmo anale. Lo racconto, ma ancora non ci credo. Fino a poco tempo fa davvero pensavo che fossero tutte fesserie. L'ano non serve a quello scopo. E poi i «sentito dire» non facilitavano certo la curiosità di azzardare una prova. "Fa male. Fa male e non a tutte piace". Ma poi veramente non mi era mai passato per la testa di dar via il culo, manco a mio marito. Invece in quel momento, in quella stanza, con il culo infarcito e pompato da uno sconosciuto affascinante con un cazzo enorme, ero estasiata. Lo vedevo riflesso nello specchio che mi pompava il culo con veemenza, e io stessa vedevo le espressioni di goduria che il mio volto assumeva e ne godevo ancora di più. Mi pompava con forza e diceva che gli piacevano i miei seni ballerini. Mi ballava tutto. Mi sentivo frullare tutto il corpo.
Il ritmo aumentava, le spinte erano più intense e profonde, e io vedevo l'orgasmo sul mio volto. Mi sono beata a vedermi strillare in preda ai piaceri dell'orgasmo anale. Strillavo di piacere, e ancora di più perchè mi vedevo nello specchio in preda ad un piacere mai provato prima.

Poi il corto circuito.
Sì, il mio primo e unico orgasmo anale arrivò con un gran calore dentro di me. Non posso dire di aver sentito il fiotto, perchè non ero più cosciente. Ho avuto un attimo di blackout. Ho preso a tremare tutta, avevo freddo e caldo allo stesso tempo. Un brivido intenso mi ha percorso la schiena, e l'ultima immagine che ricordo è il mio viso con gli occhi all'insù.
Mi sono accasciata sul letto e mi sono sentita venir meno. Nella testa avevo una sorta di vuoto e non riuscivo a parlare, né a pensare. Mugolavo soltanto. Mi contorcevo tutta. I miei muscoli si contraevano e si rilassavano all'improvviso e senza alcuna mia volontà.
Sono rimasta a pancia in giù per non so quanto tempo, e quando ho fatto per voltarmi mi girava la testa.
Quando guardai nuovamente l'orologio vidi che erano quasi le otto. Ero lì da tre ore, anche se non so quanto ho dormito. Quando mi alzai lui era ancora sul letto, stremato. Il suo liquido, che mi colava dappertutto, fu la conferma che aveva goduto dentro di me, nel mio retto ormai deflagrato.

Andai via, e lo salutai solo con un bacio. Non ci dicemmo nulla perchè non avrebbe avuto alcun senso. Entrambi sapevamo che non ci saremmo più rivisti. E devo ammettere che, anche se la voglia di ripetere l'esperienza c'è laddove ne avessi l'opportunità, non lo rifarei. Per un semplice motivo: perchè voglio che questa resti un'esperienza unica.

Sì, Carlo. Sei stato unico, e voglio conservarti così nei miei ricordi. L'unico che mi ha fatto vivere in un solo pomeriggio quello che molte donne su questa terra non vivono nell'arco di una vita intera. Sono stata tua. Tutta e completamente tua. Non mi avresti e non mi avrai mai più, anche se, nella mia mente, io lascio che tu mi prenda ogni volta che mi tocco. Sì, ora mi tocco, e penso a quel pomeriggio.
Si dice che nella vita sia meglio vivere di rimpianti che di rimorsi. Io, fino a prima del nostro incontro, non avrei mai potuto avere cognizione del rimpianto del sesso, perchè non sapevo. Non avevo mai provato il sesso come lo fai tu.
Ora invece so. So che non sei stato un sogno. Ma so anche che la mia realtà è un'altra. Non so quale ricordo conserverai di me. Non so manco se mai leggerai questa specie di confessione liberatoria. Però so che porterò con me il tuo ricordo e traccia del tuo passaggio nella mia vita. Per sempre.
di
scritto il
2024-08-16
3 . 9 K
visite
5 8
voti
valutazione
7.8
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.