Il mio caro papà
di
Vixen
genere
incesti
Mamma se n'è andata quando avevo 16 anni, lasciandoci da soli… soprattutto papà, che si è sentito crollare il mondo addosso.
Sono dovuta crescere alla svelta, il mio carattere forte mi ha aiutata, ed il fatto di non avere altri parenti vicino mi ha costretta a sfoderarlo rapidamente.
Papà, giovane, brillante e determinato dirigente sul lavoro, in famiglia è sempre stato succube di mamma (è da lei che ho ereditato il carattere), e quando è venuta a mancare lui si è sentito perso e disorientato.
Non ho mai accettato il modo in cui mamma trattava papà, e forse è questa la ragione per cui sono sempre stata più affezionata a lui che a mamma; se cercavo coccole e moine è da lui che andavo, e lui era felice di dispensarmene. Vederlo cosi disorientato mi spinse a superare velocemente lo shock e a far diventare normale almeno la nostra vita quotidiana; trovai una tata tuttofare che badava alla casa e cucinava, e almeno quel problema fu risolto. Più difficile fu evitare che il sentirsi solo lo facesse cadere in depressione; moltiplicai il mio affetto e le mie attenzioni, e per tutto un anno in pratica rimasi appiccicata a lui sera e giorni festivi; facevamo tutto insieme, e il nostro affiatamento era perfetto. In quell'anno, per me, non ci fu che lui.
Lentamente ritornò il papà che conoscevo, brillante e spigliato fuori e anche dentro casa (dove non c'era più nessuno a dominarlo). Io ripresi contatto con le mie amicizie e ricominciai una vita normale.
Oltre a lui, avevo anche il ragazzo, a cui volevo bene e che mi colmava di tenerezze.
Era, insomma, un periodo per me bellissimo e felice.
Tra me e papà c'era un affiatamento perfetto, era (ed è) il mio confidente, tra noi nessun segreto. A lui raccontavo tutto, era il mio unico consigliere… e così mi parve normale, iniziando ad avere una vita sessuale, chiedere a lui, senza vergogna, alcuni consigli su cose del tipo come baciare o come rapportarmi con i ragazzi. Chiedevo senza imbarazzi, e senza imbarazzi ottenevo risposte. Captavo però, con il sesto senso femminile, una punta di gelosia da parte sua, e la cosa, non lo nego, mi piaceva moltissimo… anzi, per alimentare quella sensazione, con la scusa di chiedergli come mi dovessi comportare presi a raccontargli, in dettaglio, alcune delle mie pomiciate; lui non si sottraeva mai a quelle chiacchiere… e a me il raccontargli certe cose mi metteva in uno strano stato d'animo, che rasentava l'eccitazione sessuale.
Quell'ulteriore filo che ci univa, un po' ambiguo, me lo faceva sentire ancora più vicino.
Per i miei 18 anni, e l'ingresso nel mondo degli «adulti», papà mi ha regalato una festa in discoteca, invitando tutti i miei amici ed amiche, ma io ho insistito che ci fosse anche lui, e seppur a fatica sono riuscita a convincerlo. In seguito ho ricevuto i complimenti di tutte le mie amiche: "…Che papà figo che ti ritrovi…", "…È davvero bello, e anche simpatico…", e così via, e devo dire che quella sera io stessa ebbi una sensazione strana: mi veniva da guardare papà, ma come «…un bell'uomo, aitante, simpatico ed affascinante, cui la maturità conferisce un fascino particolare», come lo descrisse, più o meno, una delle mie amiche. Era un pensiero che m'infastidiva, lo so, come m'infastidiva vedere le mie amiche fare le sgallettate con mio padre. Compresi così che papà piaceva alle donne, e la cosa mi dava una curiosa, irritante sensazione, tanto da evitare di fargli trovare le mie amiche in casa al suo ritorno dal lavoro.
Una sera rientrai a casa un po' prima del previsto; sentii papà che canticchiava in bagno, stavo entrando nella mia camera quando un impulso improvviso mi prese.
Silenziosa mi avvicinai al bagno, e dal buio del corridoio, attraverso il gioco di specchi, vidi papà nudo di fronte al lavabo che si sbarbava. Lo guardavo come uomo, bello, atletico, con la vita stretta e i glutei sodi. Rimasi affascinata ad osservarlo, con il cuore che piano piano prese a rimbombarmi in gola e nelle orecchie: volevo che si voltasse, volevo vedere il suo sesso. Non era la prima volta che vedevo papà nudo, ma per me in quel momento era come se lo fosse, perché non mi era mai successo di vederlo in primo piano, attributi in evidenza; lui era sempre stato pudico con me.
Come se avesse percepito il mio desiderio, si girò e mi si mostrò di fronte: i miei occhi furono attratti e magnetizzati dal suo sesso, grosso e tenero allo stesso tempo, così puntato verso il basso, circondato da una chiazza di peli neri. Sentii dentro di me una scarica di adrenalina, come un brivido che mi percorse corpo e cuore, e che sentivo nella gola e nelle tempie. Non so perché, ma anziché allontanarmi e non farmi notare, entrai decisa in bagno. Finsi sorpresa nel vederlo, e lui ebbe un piccolo sobbalzo, più per il mio ingresso deciso che per il fatto che era nudo. Mi misi tranquillamente a chiacchierare con lui, per vedere se essere nudo davanti a me lo imbarazzasse; non notai nulla, proseguì a prepararsi come se nulla fosse. Cercando di non farmi notare, continuavo a guardare il suo sesso, ed ebbi la sensazione, ma senza esserne sicura, che si ingrossasse; ma in quel momento lui ebbe finito di prepararsi, e uscì dal bagno.
Fu in quell'occasione che decisi che non avrebbe più dovuto vedermi come una bambina ma come una donna, allo stesso modo in cui io vedevo lui come un uomo.
Cercavo tutte le occasioni per farmi vedere il più spogliata possibile, ma progressivamente, in modo che per lui diventasse un'abitudine, ed il fatto che si andasse verso la bella stagione mi favorì. Spesso la sera in casa giravo solo in mutandine, con la scusa del caldo; un paio di volte, all'inizio, mi disse di mettermi addosso qualcosa… poi non disse più nulla. Maliziosamente andavo in bagno a far pipì o a far la doccia o il bidet senza chiudere la porta, e facevo in modo che accadesse quando papà era in casa… e notavo che mi osservava; sono sicura che mi vedeva per quello che ero diventata: una splendida ragazza, e non più una bambina.
Nelle sere che passavamo in casa a guardare la TV, mi accoccolavo stretta a lui, cercando il calore del suo corpo, e lui mi ricambiava stringendomi forte forte. Lo stargli vicino mi eccitava… il suo profumo, il suo calore, il suo braccio intorno alle spalle con la mano quasi a sfiorarmi il seno; i capezzoli duri a segnargli evidenti la leggera maglietta.
Quel senso d'eccitazione mi spingeva a volere che anche lui si eccitasse… vedevo che ogni tanto i suoi occhi «cadevano» sulla mia maglietta, ad osservare i capezzoli duri.
L'atmosfera di complicità che si era creata tra noi, una sera, mi spinse a parlare.
"Sai pa', ho un problema con Alex…!". Finsi un leggero imbarazzo perché non stavo per raccontargli una delle solite pomiciate. "Non si accontenta più delle solite cose…".
"Beh, mi sembra normale… ma perché, cosa è successo?".
Rimasi in silenzio per qualche attimo, come a caricare di tensione l'atmosfera, e poi le parole fluirono via da me come da una diga rotta.
"Domenica, sai, eravamo alla festa di Cristina… non era proprio una festa come pensavo, mi sa che era preparata… cioè, eravamo solo tre coppie. Dopo un po' Cristina è sparita, e Alex ha voluto che andassimo nella stanza del fratello di Crì. Ho visto che era un po' su di giri, e anch'io ero molto eccitata…", ho sentito il suo braccio intorno alle spalle contrarsi leggermente, "…ha incominciato a spogliarmi, ma io ho resistito un po' perché avevo paura che entrasse qualcuno; allora lui ha chiuso la porta con la chiave, e a quel punto non avevo più scuse. Lo sai, non mi sono mai denudata completamente con lui, ed ero un po' imbarazzata…".
"Se non volevi prendevi e uscivi…".
"…Ma ero anch'io un po' eccitata…".
"Mmmm… e brava la mia maialina!" mi canzonò, ridendo mentre lo diceva.
"Comunque, Alex era davvero su di giri, e mentre ho finito di spogliarmi, vedevo Alex mangiarmi con gli occhi… mi dava brividini lungo la schiena. Siamo finiti sul letto, e lui mi toccava e leccava il seno…".
"Marta… aspetta… non è che lo avete…".
"Papà, ma no, lo sai che te lo avrei detto; è proprio per come sono andate le cose domenica… come una valanga… che sto chiedendo a te".
"Va bene, vai avanti".
"Ecco… sentivo le sue dita… giù… che mi stuzzicavano… e poi… mi ha aperto le gambe e ha cominciato a baciare e leccare… e dopo un po'…".
"…Hai sentito una scossa elettrica partire dalla micina e arrivare al cervello e ritornare alla micina, e te la sei sentita tutta bagnata…".
"Beh, sì…".
"Marta, è normale. Hai solo avuto un orgasmo!".
"No, ma non è questo il problema… Alex a quel punto voleva… beh, voleva fare l'amore, era eccitatissimo… ma io mi sono gelata perché quello stupido non aveva il preservativo, e visto com'era «conciato» sapevo che non si sarebbe fermato in tempo…", feci una pausa.
"E quindi?" aggiunse lui.
"E quindi… io ero seduta sul letto, lui in piedi in mezzo alle mie gambe, mi ha preso la mano e… l'ho…".
"…Masturbato…?".
"Sì, solo che lui mi ha chiesto di… beh… di baciarlo… lì…", e di sottecchi guardavo la patta dei pantaloni di mio padre, e mi sembrava che fosse più gonfia del solito.
Poiché stavo zitta mi ha sollecitata.
"E tu?… Tu che hai fatto?".
"Non ho voluto farlo; ho detto che non me la sentivo, e lui è stato carino lo stesso e non ha insistito, anche se poi mi è sembrato molto deluso…".
"Marta, ancora non capisco dov'è il problema".
"Ma caspita, papà… non è che mi facesse schifo o che non mi andasse… il problema è che ho avuto paura di non essere capace o brava a farlo, mentre lui era stato bravissimo a… insomma, a farmi godere…".
Mentre parlavo così, con la scusa di sistemarmi meglio, dato che ero semisdraiata su di lui, appoggiai la mano sulla sua coscia, all'attaccatura dell'inguine, e feci leva per risollevarmi un po', lasciando però poi la mano mollemente adagiata sul posto. Attraverso la stoffa leggera dei boxer sentivo la pressione calda del suo sesso contro il dorso della mano; sentivo che l'atmosfera che si era creata, insieme alla pressione della mia mano, lo stavano eccitando.
"E fammi capire… secondo te… ti aspetti che sia io a dirti o a insegnarti come fare a…? No, no, Marta, lascia perdere…".
Così dicendo si alzò e se ne andò in camera sua.
Ma io non volevo lasciar perdere; era il momento giusto, lui non era stato perentorio, ed io capivo quando i suoi «no» erano definitivi.
Aspettai un'oretta, poi lo raggiunsi in camera sua.
"Pa'…" sussurrai, sentendo un grugnito in risposta. Veloce sono saltata sul suo letto, era disteso sul fianco, l'ho abbracciato da dietro spalmandomi sulla sua schiena e, premendo petto ed inguine contro di lui, ho iniziato a dire con voce melensa che avevo solo lui, che lui era il mio confidente.
"Marta… ma ti rendi conto che sono tuo padre?".
Così dicendo si girò sulla schiena per guardarmi con occhi severi.
"Sì, lo so… ma voglio che sia tu ad insegnarmi…" gli risposi, tranquilla e decisa.
Rimasi un attimo a guardarlo fisso, poi allungai la mano e la poggiai sui suoi boxer; lui continuava a guardarmi senza dire nulla, allora ho stretto la mano sentendola piena del suo sesso morbido. Accarezzandolo, lo sentivo irrigidirsi, così mossi la mano per infilarla nei boxer, ma la sua mano mi ha bloccato il polso.
"Marta! Vai a dormire, per favore!".
Quello, per il tono in cui lo disse, era un «no» definitivo; così mi alzai e, dopo avergli augurato la buonanotte, me ne tornai in camera mia.
Mi sono girata e rigirata nel letto per un'oretta, prima di riuscire ad addormentarmi.
La mattina dopo aprii gli occhi di colpo, subito sveglia, e guardai l'orologio: erano le 6:00. Rapida decisione; mi tolsi la maglietta rimanendo solo con gli slip, andai in camera di papà e m'infilai nel suo letto… rimasi un attimo ferma per vedere le sue reazioni, la mia mano ad accarezzare un fianco, poi a stringere il suo sesso morbido da sopra i boxer… nessun rifiuto, la mia mano sotto l'elastico a stringerlo finalmente tra le dita. Caldo, morbido a riempirmi il palmo… mi limitai a stringerlo delicatamente, lo sentivo crescere rapido. Presi a far scorrere lenta la mano su e giù; con un sospiro lui si voltò, sdraiandosi sulla schiena; lo guardavo, teneva gli occhi chiusi, forse pensava fosse un sogno. Abbassai l'elastico e continuai lenta a muovere la mano, il suo sesso era rigido, caldissimo, con la punta paonazza e lucida; mi accoccolai di fianco, avvicinai il viso al suo pene, ne sentii l'odore penetrante… lo guardai di nuovo, poi chiusi le labbra attorno al suo sesso, sentendo finalmente il suo calore sulla mia lingua; a papà sfuggì un sospiro, come se avesse trattenuto il fiato sino a quel momento. Tenendolo stretto tra le labbra lo leccavo con la lingua facendo pressione… e poi, come mi aveva suggerito Alex, iniziai ad ingoiarlo lenta il più possibile e poi a rilasciarlo. Sentire il respiro di papà sempre più rapido e affannoso aumentava la mia eccitazione; così aumentai il ritmo del mio succhiare, il suo sesso nella mia bocca era un pezzo di marmo, sentii un suo "…mmmmm… mmmhhhh…" sospirato, e dalle contrazioni capii che stava per venire; non ci volle molto che sentii la bocca riempirsi e inghiottii… succhiavo e inghiottivo.
Lo lasciai e mi allungai al suo fianco: aveva gli occhi chiusi e il respiro affannoso; presi la sua mano e la portai ad accarezzarmi il seno, e poi la spinsi giù verso la pancia; non faceva alcuna resistenza; la spinsi giù sotto l'elastico degli slip, aprii piano le gambe e sentii le sue dita fare pressione sul mio sesso bagnato. Mi accarezzai tutto intorno usando le sue dita, e poi mi infilai un suo dito dentro, ad aprirmi e sfregarmi. Ebbi subito un orgasmo e mi contrassi, sospirando, con tutto il corpo intorno a quel dito.
Rimasi lì per un bel po' con la testa sul suo petto; poi sentii la sua voce grave.
"…E così alla fine hai fatto quello che ti eri messa in testa…! Marta, ti rendi conto di come hai incasinato la nostra vita?!".
Era sveglio; chissà se lo era sempre stato o se si è svegliato dopo.
"Ma papà, perché dici così? Da quando non c'è più mamma io sento che siamo ancora più uniti, e cosa c'è di male ad esserlo anche fisicamente? È una nostra scelta… e io voglio prendere il posto di mamma…".
"Ma tu non sei la mamma!".
"Ma in me c'è una parte di lei…".
"Marta, devo riflettere molto bene su questa faccenda…".
Quella frase chiudeva per il momento la discussione. Dopo un breve silenzio mi scappò di chiedergli: "Ma almeno sono stata brava? Ti è piaciuto?".
La sua risposta si fece attendere un po'.
"Sì… sei stata bravissima…" disse infine, dopo un sospiro rassegnato.
L'argomento non fu più toccato per diverse settimane, durante le quali il suo umore e il suo modo di fare e di trattarmi tornarono ad essere quelli di sempre, come se non fosse mai successo nulla… capivo che ero ancora io a dover smuovere le acque.
Una sera entrai in bagno mentre lui usciva dalla doccia; iniziai a spogliarmi tranquillamente e, una volta nuda, mi misi dinanzi a lui, guardandolo con aria decisa e tranquilla. Il suo sesso si era risvegliato, e si inturgidiva sempre di più. Dopo un attimo d'indecisione, tuttavia, lui mi ha accarezzato le braccia, poi le spalle, e poi, risalendo fino al mio viso e carezzandolo, mi ha chiesto gentilmente di uscire dal bagno, perché lui doveva prepararsi. Al ché il mio orgoglio non ha più retto: mi sono messa una mano sul fianco in atteggiamento di sfida, ho indicato, guardandolo, il suo membro ormai quasi in tiro e poi ho alzando i miei occhi nei suoi.
"Mamma ti ha mai fatto quello che ti ho fatto io l'altra notte?" gli ho chiesto, decisa.
Quella mia frase cruda deve aver scatenato ricordi e rotto qualche barriera, perché ho visto i suoi occhi diventare acquosi… mi ha sollevata da sotto le ascelle e mi ha preso in braccio come quando ero piccola; ho avvolto le gambe intorno alla sua vita, certa di essere riuscita finalmente ad abbattere le sue resistenze psicologiche. Poi lui mi ha portata in camera mia; mi ha sdraiata sul letto… e qui, sorprendendomi, mi ha adagiata distaccandosi da me. Quindi, senza parlare, è tornato in bagno.
Ho creduto di averlo ferito nei sentimenti, e mi sono preoccupata moltissimo per come gli eventi avrebbero potuto evolversi; ma mi tornava in mente la sensazione del suo corpo nudo, tonico, stretto in mezzo alle mie gambe… la sua pelle calda e umida a contatto con la mia… e poi non ho potuto non notare la sua eccitazione nel momento in cui l'ho serrato nella morsa delle mie gambe, ho sentito il suo membro in piena erezione strofinarsi sulle mie labbra, dandomi sensazioni piacevoli. Nonostante tutto, nonostante la tristezza che avevo nell'anima, ho iniziato a sditalinarmi come una furia, venendo immediatamente.
I giorni seguenti passarono normalmente; i nostri comportamenti erano tornati normalissimi, parlavamo, scherzavamo e discutevamo, e nessuno dei due faceva cenno a quanto accaduto. Di proposito non volli forzare la situazione, aspettando che fosse lui a decidere. Aspettare mi costava certamente, soprattutto la sera, quando, sdraiata nel mio letto, mi aspettavo sempre di vederlo entrare nella mia stanza… spesso mi bagnavo solo al pensiero e mi masturbavo in silenzio.
L'attesa durò circa tre settimane; era un sabato notte, ero uscita con Alex e avevamo fatto l'amore. Ero in camera mia e mi stavo spogliando per entrare in doccia, quando entrò il mio papà; mi osservò, gli dissi "…Ciao", ma lui non mi rispose. Mi si avvicinò, vidi il suo sguardo diretto sui miei slip… e compresi che guardava la macchia al centro degli stessi. Mi voltai dicendo: "…Vado in doccia…", ma sentii la sua mano sulla spalla che mi bloccava e mi costringeva a girarmi. Mi tirò contro di sé e le sue dita mi scostarono gli slip e iniziarono a frugarmi dentro, a sentire tutto il bagnato dei miei umori che ancora m'inzuppava.
"…Se è quello che proprio vuoi…" mi disse solo, quindi mi abbassò e sfilò gli slip, si aprì la vestaglia… mi sentii sollevare proprio come quella mattina nel bagno, ed istintivamente aprii le gambe e le avvolsi strette attorno ai suoi fianchi… potevo provare nuovamente la sensazione di stringere mio padre tra le mie cosce nude, e solo questo pensiero mi faceva sbrodolare tutta. Poi lui spostò indietro il bacino, puntandomi il membro all'ingresso della vagina, e m'impalò letteralmente sul suo cazzo… lì, in piedi, con la mia schiena appoggiata al muro.
Due o tre spinte incredibilmente potenti mi scossero fino al cuore e mi rimbombarono nella testa; già pregustavo il mio orgasmo, quando lui si fermò, completamente infilato dentro di me, e mormorò: "…ma che sto facendo… cosa cazzo sto facendo…".
Si sfilò da me, mi lasciò scendere e chiedendomi perdono fuggì in camera sua.
Quei due o tre colpi, però, per me avevano il sapore della vittoria. Ora sapevo che anche mio padre mi desiderava; dovevo solo vincere le sue ultime resistenze, prendere un'iniziativa definitiva.
Il mattino dopo fui la prima a svegliarmi; corsi in camera sua, lo guardavo dormire rilassato e tranquillo, era in posizione supina… perfetto. Guardai il suo addome con il sesso mollemente adagiato sulla pancia, ebbi subito una voglia pazzesca di lui. Mi chinai e glielo presi tutto in bocca; era bellissimo sentire tra le guance e la lingua quella calda tenerezza. Subito lo sentii reagire, e rapidamente me lo sentivo crescere tra la lingua e il palato; lo succhiai lenta e decisa, portandolo ad una splendida durezza.
Poi, tenendolo con una mano, mi misi a cavalcioni, me lo strofinai contro le labbra e il clitoride, lo usai per aprirmi e poi lenta montai su di lui, scendendo giù decisa per farlo penetrare il più a fondo possibile. Il mio papà era assolutamente immobile, teneva gli occhi chiusi, non sapevo se fosse sveglio, più probabilmente aveva capito che volevo «usarlo», volevo essere io a muovermi al mio ritmo, volevo solo il suo cazzo, e non lui. Con le mani appoggiate al suo petto mossi il bacino roteando lenta, poi salendo e scendendo, mi muovevo avanti e indietro sfregando tutta la mia figa sul suo inguine… accelerai piano il ritmo dei miei movimenti fino a ché mi arrivò un orgasmo come una frustata che mi lasciò senza fiato, e per lunghi attimi mi tolse i sensi. Lentamente ritornai in questo mondo, ero accasciata sul suo petto, guardai papà che rimaneva immobile ad occhi chiusi, le braccia abbandonate mollemente lungo i fianchi; era ancora rigido dentro di me, lo sentivo pulsare nella mia vagina. Aspettai di riprendermi, godendomi la sensazione della mia micia calda e scivolosa piena di lui; guardai incantata la sua fronte e le sue labbra sudate… ricominciai a muovermi, mi stavo portando di nuovo all'orgasmo, un orgasmo tempestoso che esplose facendomi sussultare freneticamente su di lui, aggrappata alle sue spalle, urlando non so cosa, singhiozzando dal piacere…!
Aprì gli occhi, e finalmente mi guardò. Mi sorrise. Mi accorsi che anche lui stava per venire. Mi sfilai rapida e mi chinai a leccare e succhiare i suoi capezzoli irrigiditi, facendo scorrere lenta la mia lingua sulla pancia e sul ventre, poi mi accovacciai di fianco e glielo presi di nuovo in bocca… volevo che mi guardasse mentre lo succhiavo, volevo che vedesse le mie labbra intorno al suo sesso, volevo che mi sentisse inghiottirlo e svuotarlo.
In quella domenica entrambi ci liberammo dai legacci che avevano impedito fino ad allora di essere consapevoli di un fatto molto semplice: ci volevamo fisicamente, in maniera assoluta. Passammo il giorno e la notte seguenti a fare sesso, ci cercavamo di continuo e anche solo l'odore dei nostri corpi era sufficiente ad eccitarci; la consapevolezza, per entrambi, di poter volere e fare ciò che la nostra fantasia immaginava ci rendeva liberi e felici.
Vivevamo certamente uno sdoppiamento della nostra personalità; eravamo in realtà quattro persone: un padre, una figlia e due amanti, che si scambiavano i ruoli nella normale vita in comune… come padre e figlia si discuteva, a volte si litigava, si metteva il muso; come amanti eravamo sullo stesso piano, una donna e un uomo.
C'era in ogni caso una cosa che era singolare (e indicativa): mentre facevamo l'amore non ci parlavamo mai, non parlavamo delle nostre cose o dei nostri pensieri, come se quella situazione fosse confinata in una camera stagna, lontana dalla nostra vita reale.
La nostra «vita reale», in compenso, era migliorata moltissimo, io ero più rilassata e soddisfatta, i miei amici ed amiche mi trovavano più disponibile e allegra, e quando me lo facevano notare rispondevo: "La mancanza di mamma ora è meno pesante".
Anche papà era ritornato a vivere appieno, non aveva più quei suoi cupi momenti di depressione. Usciva più spesso con amici ed amiche… anche le mie, ma ormai non ero più gelosa di lui, o almeno non più come prima.
Ora sono passati un po' di anni; papà si è risposato, con Katia, una brava ragazza che sa farlo felice, ed io sto con il mio nuovo fidanzato Roberto, dato che nel frattempo ho mollato Alex.
Da quando ho detto a papà che Roberto ed io vogliamo un figlio, l'unica cosa che fa alla mia passerina è leccarla, con la solita abilità… in compenso ho imparato a godere tantissimo utilizzando il mio culetto, che non concedo a nessuno… tranne che al mio adorato papà.
Sono dovuta crescere alla svelta, il mio carattere forte mi ha aiutata, ed il fatto di non avere altri parenti vicino mi ha costretta a sfoderarlo rapidamente.
Papà, giovane, brillante e determinato dirigente sul lavoro, in famiglia è sempre stato succube di mamma (è da lei che ho ereditato il carattere), e quando è venuta a mancare lui si è sentito perso e disorientato.
Non ho mai accettato il modo in cui mamma trattava papà, e forse è questa la ragione per cui sono sempre stata più affezionata a lui che a mamma; se cercavo coccole e moine è da lui che andavo, e lui era felice di dispensarmene. Vederlo cosi disorientato mi spinse a superare velocemente lo shock e a far diventare normale almeno la nostra vita quotidiana; trovai una tata tuttofare che badava alla casa e cucinava, e almeno quel problema fu risolto. Più difficile fu evitare che il sentirsi solo lo facesse cadere in depressione; moltiplicai il mio affetto e le mie attenzioni, e per tutto un anno in pratica rimasi appiccicata a lui sera e giorni festivi; facevamo tutto insieme, e il nostro affiatamento era perfetto. In quell'anno, per me, non ci fu che lui.
Lentamente ritornò il papà che conoscevo, brillante e spigliato fuori e anche dentro casa (dove non c'era più nessuno a dominarlo). Io ripresi contatto con le mie amicizie e ricominciai una vita normale.
Oltre a lui, avevo anche il ragazzo, a cui volevo bene e che mi colmava di tenerezze.
Era, insomma, un periodo per me bellissimo e felice.
Tra me e papà c'era un affiatamento perfetto, era (ed è) il mio confidente, tra noi nessun segreto. A lui raccontavo tutto, era il mio unico consigliere… e così mi parve normale, iniziando ad avere una vita sessuale, chiedere a lui, senza vergogna, alcuni consigli su cose del tipo come baciare o come rapportarmi con i ragazzi. Chiedevo senza imbarazzi, e senza imbarazzi ottenevo risposte. Captavo però, con il sesto senso femminile, una punta di gelosia da parte sua, e la cosa, non lo nego, mi piaceva moltissimo… anzi, per alimentare quella sensazione, con la scusa di chiedergli come mi dovessi comportare presi a raccontargli, in dettaglio, alcune delle mie pomiciate; lui non si sottraeva mai a quelle chiacchiere… e a me il raccontargli certe cose mi metteva in uno strano stato d'animo, che rasentava l'eccitazione sessuale.
Quell'ulteriore filo che ci univa, un po' ambiguo, me lo faceva sentire ancora più vicino.
Per i miei 18 anni, e l'ingresso nel mondo degli «adulti», papà mi ha regalato una festa in discoteca, invitando tutti i miei amici ed amiche, ma io ho insistito che ci fosse anche lui, e seppur a fatica sono riuscita a convincerlo. In seguito ho ricevuto i complimenti di tutte le mie amiche: "…Che papà figo che ti ritrovi…", "…È davvero bello, e anche simpatico…", e così via, e devo dire che quella sera io stessa ebbi una sensazione strana: mi veniva da guardare papà, ma come «…un bell'uomo, aitante, simpatico ed affascinante, cui la maturità conferisce un fascino particolare», come lo descrisse, più o meno, una delle mie amiche. Era un pensiero che m'infastidiva, lo so, come m'infastidiva vedere le mie amiche fare le sgallettate con mio padre. Compresi così che papà piaceva alle donne, e la cosa mi dava una curiosa, irritante sensazione, tanto da evitare di fargli trovare le mie amiche in casa al suo ritorno dal lavoro.
Una sera rientrai a casa un po' prima del previsto; sentii papà che canticchiava in bagno, stavo entrando nella mia camera quando un impulso improvviso mi prese.
Silenziosa mi avvicinai al bagno, e dal buio del corridoio, attraverso il gioco di specchi, vidi papà nudo di fronte al lavabo che si sbarbava. Lo guardavo come uomo, bello, atletico, con la vita stretta e i glutei sodi. Rimasi affascinata ad osservarlo, con il cuore che piano piano prese a rimbombarmi in gola e nelle orecchie: volevo che si voltasse, volevo vedere il suo sesso. Non era la prima volta che vedevo papà nudo, ma per me in quel momento era come se lo fosse, perché non mi era mai successo di vederlo in primo piano, attributi in evidenza; lui era sempre stato pudico con me.
Come se avesse percepito il mio desiderio, si girò e mi si mostrò di fronte: i miei occhi furono attratti e magnetizzati dal suo sesso, grosso e tenero allo stesso tempo, così puntato verso il basso, circondato da una chiazza di peli neri. Sentii dentro di me una scarica di adrenalina, come un brivido che mi percorse corpo e cuore, e che sentivo nella gola e nelle tempie. Non so perché, ma anziché allontanarmi e non farmi notare, entrai decisa in bagno. Finsi sorpresa nel vederlo, e lui ebbe un piccolo sobbalzo, più per il mio ingresso deciso che per il fatto che era nudo. Mi misi tranquillamente a chiacchierare con lui, per vedere se essere nudo davanti a me lo imbarazzasse; non notai nulla, proseguì a prepararsi come se nulla fosse. Cercando di non farmi notare, continuavo a guardare il suo sesso, ed ebbi la sensazione, ma senza esserne sicura, che si ingrossasse; ma in quel momento lui ebbe finito di prepararsi, e uscì dal bagno.
Fu in quell'occasione che decisi che non avrebbe più dovuto vedermi come una bambina ma come una donna, allo stesso modo in cui io vedevo lui come un uomo.
Cercavo tutte le occasioni per farmi vedere il più spogliata possibile, ma progressivamente, in modo che per lui diventasse un'abitudine, ed il fatto che si andasse verso la bella stagione mi favorì. Spesso la sera in casa giravo solo in mutandine, con la scusa del caldo; un paio di volte, all'inizio, mi disse di mettermi addosso qualcosa… poi non disse più nulla. Maliziosamente andavo in bagno a far pipì o a far la doccia o il bidet senza chiudere la porta, e facevo in modo che accadesse quando papà era in casa… e notavo che mi osservava; sono sicura che mi vedeva per quello che ero diventata: una splendida ragazza, e non più una bambina.
Nelle sere che passavamo in casa a guardare la TV, mi accoccolavo stretta a lui, cercando il calore del suo corpo, e lui mi ricambiava stringendomi forte forte. Lo stargli vicino mi eccitava… il suo profumo, il suo calore, il suo braccio intorno alle spalle con la mano quasi a sfiorarmi il seno; i capezzoli duri a segnargli evidenti la leggera maglietta.
Quel senso d'eccitazione mi spingeva a volere che anche lui si eccitasse… vedevo che ogni tanto i suoi occhi «cadevano» sulla mia maglietta, ad osservare i capezzoli duri.
L'atmosfera di complicità che si era creata tra noi, una sera, mi spinse a parlare.
"Sai pa', ho un problema con Alex…!". Finsi un leggero imbarazzo perché non stavo per raccontargli una delle solite pomiciate. "Non si accontenta più delle solite cose…".
"Beh, mi sembra normale… ma perché, cosa è successo?".
Rimasi in silenzio per qualche attimo, come a caricare di tensione l'atmosfera, e poi le parole fluirono via da me come da una diga rotta.
"Domenica, sai, eravamo alla festa di Cristina… non era proprio una festa come pensavo, mi sa che era preparata… cioè, eravamo solo tre coppie. Dopo un po' Cristina è sparita, e Alex ha voluto che andassimo nella stanza del fratello di Crì. Ho visto che era un po' su di giri, e anch'io ero molto eccitata…", ho sentito il suo braccio intorno alle spalle contrarsi leggermente, "…ha incominciato a spogliarmi, ma io ho resistito un po' perché avevo paura che entrasse qualcuno; allora lui ha chiuso la porta con la chiave, e a quel punto non avevo più scuse. Lo sai, non mi sono mai denudata completamente con lui, ed ero un po' imbarazzata…".
"Se non volevi prendevi e uscivi…".
"…Ma ero anch'io un po' eccitata…".
"Mmmm… e brava la mia maialina!" mi canzonò, ridendo mentre lo diceva.
"Comunque, Alex era davvero su di giri, e mentre ho finito di spogliarmi, vedevo Alex mangiarmi con gli occhi… mi dava brividini lungo la schiena. Siamo finiti sul letto, e lui mi toccava e leccava il seno…".
"Marta… aspetta… non è che lo avete…".
"Papà, ma no, lo sai che te lo avrei detto; è proprio per come sono andate le cose domenica… come una valanga… che sto chiedendo a te".
"Va bene, vai avanti".
"Ecco… sentivo le sue dita… giù… che mi stuzzicavano… e poi… mi ha aperto le gambe e ha cominciato a baciare e leccare… e dopo un po'…".
"…Hai sentito una scossa elettrica partire dalla micina e arrivare al cervello e ritornare alla micina, e te la sei sentita tutta bagnata…".
"Beh, sì…".
"Marta, è normale. Hai solo avuto un orgasmo!".
"No, ma non è questo il problema… Alex a quel punto voleva… beh, voleva fare l'amore, era eccitatissimo… ma io mi sono gelata perché quello stupido non aveva il preservativo, e visto com'era «conciato» sapevo che non si sarebbe fermato in tempo…", feci una pausa.
"E quindi?" aggiunse lui.
"E quindi… io ero seduta sul letto, lui in piedi in mezzo alle mie gambe, mi ha preso la mano e… l'ho…".
"…Masturbato…?".
"Sì, solo che lui mi ha chiesto di… beh… di baciarlo… lì…", e di sottecchi guardavo la patta dei pantaloni di mio padre, e mi sembrava che fosse più gonfia del solito.
Poiché stavo zitta mi ha sollecitata.
"E tu?… Tu che hai fatto?".
"Non ho voluto farlo; ho detto che non me la sentivo, e lui è stato carino lo stesso e non ha insistito, anche se poi mi è sembrato molto deluso…".
"Marta, ancora non capisco dov'è il problema".
"Ma caspita, papà… non è che mi facesse schifo o che non mi andasse… il problema è che ho avuto paura di non essere capace o brava a farlo, mentre lui era stato bravissimo a… insomma, a farmi godere…".
Mentre parlavo così, con la scusa di sistemarmi meglio, dato che ero semisdraiata su di lui, appoggiai la mano sulla sua coscia, all'attaccatura dell'inguine, e feci leva per risollevarmi un po', lasciando però poi la mano mollemente adagiata sul posto. Attraverso la stoffa leggera dei boxer sentivo la pressione calda del suo sesso contro il dorso della mano; sentivo che l'atmosfera che si era creata, insieme alla pressione della mia mano, lo stavano eccitando.
"E fammi capire… secondo te… ti aspetti che sia io a dirti o a insegnarti come fare a…? No, no, Marta, lascia perdere…".
Così dicendo si alzò e se ne andò in camera sua.
Ma io non volevo lasciar perdere; era il momento giusto, lui non era stato perentorio, ed io capivo quando i suoi «no» erano definitivi.
Aspettai un'oretta, poi lo raggiunsi in camera sua.
"Pa'…" sussurrai, sentendo un grugnito in risposta. Veloce sono saltata sul suo letto, era disteso sul fianco, l'ho abbracciato da dietro spalmandomi sulla sua schiena e, premendo petto ed inguine contro di lui, ho iniziato a dire con voce melensa che avevo solo lui, che lui era il mio confidente.
"Marta… ma ti rendi conto che sono tuo padre?".
Così dicendo si girò sulla schiena per guardarmi con occhi severi.
"Sì, lo so… ma voglio che sia tu ad insegnarmi…" gli risposi, tranquilla e decisa.
Rimasi un attimo a guardarlo fisso, poi allungai la mano e la poggiai sui suoi boxer; lui continuava a guardarmi senza dire nulla, allora ho stretto la mano sentendola piena del suo sesso morbido. Accarezzandolo, lo sentivo irrigidirsi, così mossi la mano per infilarla nei boxer, ma la sua mano mi ha bloccato il polso.
"Marta! Vai a dormire, per favore!".
Quello, per il tono in cui lo disse, era un «no» definitivo; così mi alzai e, dopo avergli augurato la buonanotte, me ne tornai in camera mia.
Mi sono girata e rigirata nel letto per un'oretta, prima di riuscire ad addormentarmi.
La mattina dopo aprii gli occhi di colpo, subito sveglia, e guardai l'orologio: erano le 6:00. Rapida decisione; mi tolsi la maglietta rimanendo solo con gli slip, andai in camera di papà e m'infilai nel suo letto… rimasi un attimo ferma per vedere le sue reazioni, la mia mano ad accarezzare un fianco, poi a stringere il suo sesso morbido da sopra i boxer… nessun rifiuto, la mia mano sotto l'elastico a stringerlo finalmente tra le dita. Caldo, morbido a riempirmi il palmo… mi limitai a stringerlo delicatamente, lo sentivo crescere rapido. Presi a far scorrere lenta la mano su e giù; con un sospiro lui si voltò, sdraiandosi sulla schiena; lo guardavo, teneva gli occhi chiusi, forse pensava fosse un sogno. Abbassai l'elastico e continuai lenta a muovere la mano, il suo sesso era rigido, caldissimo, con la punta paonazza e lucida; mi accoccolai di fianco, avvicinai il viso al suo pene, ne sentii l'odore penetrante… lo guardai di nuovo, poi chiusi le labbra attorno al suo sesso, sentendo finalmente il suo calore sulla mia lingua; a papà sfuggì un sospiro, come se avesse trattenuto il fiato sino a quel momento. Tenendolo stretto tra le labbra lo leccavo con la lingua facendo pressione… e poi, come mi aveva suggerito Alex, iniziai ad ingoiarlo lenta il più possibile e poi a rilasciarlo. Sentire il respiro di papà sempre più rapido e affannoso aumentava la mia eccitazione; così aumentai il ritmo del mio succhiare, il suo sesso nella mia bocca era un pezzo di marmo, sentii un suo "…mmmmm… mmmhhhh…" sospirato, e dalle contrazioni capii che stava per venire; non ci volle molto che sentii la bocca riempirsi e inghiottii… succhiavo e inghiottivo.
Lo lasciai e mi allungai al suo fianco: aveva gli occhi chiusi e il respiro affannoso; presi la sua mano e la portai ad accarezzarmi il seno, e poi la spinsi giù verso la pancia; non faceva alcuna resistenza; la spinsi giù sotto l'elastico degli slip, aprii piano le gambe e sentii le sue dita fare pressione sul mio sesso bagnato. Mi accarezzai tutto intorno usando le sue dita, e poi mi infilai un suo dito dentro, ad aprirmi e sfregarmi. Ebbi subito un orgasmo e mi contrassi, sospirando, con tutto il corpo intorno a quel dito.
Rimasi lì per un bel po' con la testa sul suo petto; poi sentii la sua voce grave.
"…E così alla fine hai fatto quello che ti eri messa in testa…! Marta, ti rendi conto di come hai incasinato la nostra vita?!".
Era sveglio; chissà se lo era sempre stato o se si è svegliato dopo.
"Ma papà, perché dici così? Da quando non c'è più mamma io sento che siamo ancora più uniti, e cosa c'è di male ad esserlo anche fisicamente? È una nostra scelta… e io voglio prendere il posto di mamma…".
"Ma tu non sei la mamma!".
"Ma in me c'è una parte di lei…".
"Marta, devo riflettere molto bene su questa faccenda…".
Quella frase chiudeva per il momento la discussione. Dopo un breve silenzio mi scappò di chiedergli: "Ma almeno sono stata brava? Ti è piaciuto?".
La sua risposta si fece attendere un po'.
"Sì… sei stata bravissima…" disse infine, dopo un sospiro rassegnato.
L'argomento non fu più toccato per diverse settimane, durante le quali il suo umore e il suo modo di fare e di trattarmi tornarono ad essere quelli di sempre, come se non fosse mai successo nulla… capivo che ero ancora io a dover smuovere le acque.
Una sera entrai in bagno mentre lui usciva dalla doccia; iniziai a spogliarmi tranquillamente e, una volta nuda, mi misi dinanzi a lui, guardandolo con aria decisa e tranquilla. Il suo sesso si era risvegliato, e si inturgidiva sempre di più. Dopo un attimo d'indecisione, tuttavia, lui mi ha accarezzato le braccia, poi le spalle, e poi, risalendo fino al mio viso e carezzandolo, mi ha chiesto gentilmente di uscire dal bagno, perché lui doveva prepararsi. Al ché il mio orgoglio non ha più retto: mi sono messa una mano sul fianco in atteggiamento di sfida, ho indicato, guardandolo, il suo membro ormai quasi in tiro e poi ho alzando i miei occhi nei suoi.
"Mamma ti ha mai fatto quello che ti ho fatto io l'altra notte?" gli ho chiesto, decisa.
Quella mia frase cruda deve aver scatenato ricordi e rotto qualche barriera, perché ho visto i suoi occhi diventare acquosi… mi ha sollevata da sotto le ascelle e mi ha preso in braccio come quando ero piccola; ho avvolto le gambe intorno alla sua vita, certa di essere riuscita finalmente ad abbattere le sue resistenze psicologiche. Poi lui mi ha portata in camera mia; mi ha sdraiata sul letto… e qui, sorprendendomi, mi ha adagiata distaccandosi da me. Quindi, senza parlare, è tornato in bagno.
Ho creduto di averlo ferito nei sentimenti, e mi sono preoccupata moltissimo per come gli eventi avrebbero potuto evolversi; ma mi tornava in mente la sensazione del suo corpo nudo, tonico, stretto in mezzo alle mie gambe… la sua pelle calda e umida a contatto con la mia… e poi non ho potuto non notare la sua eccitazione nel momento in cui l'ho serrato nella morsa delle mie gambe, ho sentito il suo membro in piena erezione strofinarsi sulle mie labbra, dandomi sensazioni piacevoli. Nonostante tutto, nonostante la tristezza che avevo nell'anima, ho iniziato a sditalinarmi come una furia, venendo immediatamente.
I giorni seguenti passarono normalmente; i nostri comportamenti erano tornati normalissimi, parlavamo, scherzavamo e discutevamo, e nessuno dei due faceva cenno a quanto accaduto. Di proposito non volli forzare la situazione, aspettando che fosse lui a decidere. Aspettare mi costava certamente, soprattutto la sera, quando, sdraiata nel mio letto, mi aspettavo sempre di vederlo entrare nella mia stanza… spesso mi bagnavo solo al pensiero e mi masturbavo in silenzio.
L'attesa durò circa tre settimane; era un sabato notte, ero uscita con Alex e avevamo fatto l'amore. Ero in camera mia e mi stavo spogliando per entrare in doccia, quando entrò il mio papà; mi osservò, gli dissi "…Ciao", ma lui non mi rispose. Mi si avvicinò, vidi il suo sguardo diretto sui miei slip… e compresi che guardava la macchia al centro degli stessi. Mi voltai dicendo: "…Vado in doccia…", ma sentii la sua mano sulla spalla che mi bloccava e mi costringeva a girarmi. Mi tirò contro di sé e le sue dita mi scostarono gli slip e iniziarono a frugarmi dentro, a sentire tutto il bagnato dei miei umori che ancora m'inzuppava.
"…Se è quello che proprio vuoi…" mi disse solo, quindi mi abbassò e sfilò gli slip, si aprì la vestaglia… mi sentii sollevare proprio come quella mattina nel bagno, ed istintivamente aprii le gambe e le avvolsi strette attorno ai suoi fianchi… potevo provare nuovamente la sensazione di stringere mio padre tra le mie cosce nude, e solo questo pensiero mi faceva sbrodolare tutta. Poi lui spostò indietro il bacino, puntandomi il membro all'ingresso della vagina, e m'impalò letteralmente sul suo cazzo… lì, in piedi, con la mia schiena appoggiata al muro.
Due o tre spinte incredibilmente potenti mi scossero fino al cuore e mi rimbombarono nella testa; già pregustavo il mio orgasmo, quando lui si fermò, completamente infilato dentro di me, e mormorò: "…ma che sto facendo… cosa cazzo sto facendo…".
Si sfilò da me, mi lasciò scendere e chiedendomi perdono fuggì in camera sua.
Quei due o tre colpi, però, per me avevano il sapore della vittoria. Ora sapevo che anche mio padre mi desiderava; dovevo solo vincere le sue ultime resistenze, prendere un'iniziativa definitiva.
Il mattino dopo fui la prima a svegliarmi; corsi in camera sua, lo guardavo dormire rilassato e tranquillo, era in posizione supina… perfetto. Guardai il suo addome con il sesso mollemente adagiato sulla pancia, ebbi subito una voglia pazzesca di lui. Mi chinai e glielo presi tutto in bocca; era bellissimo sentire tra le guance e la lingua quella calda tenerezza. Subito lo sentii reagire, e rapidamente me lo sentivo crescere tra la lingua e il palato; lo succhiai lenta e decisa, portandolo ad una splendida durezza.
Poi, tenendolo con una mano, mi misi a cavalcioni, me lo strofinai contro le labbra e il clitoride, lo usai per aprirmi e poi lenta montai su di lui, scendendo giù decisa per farlo penetrare il più a fondo possibile. Il mio papà era assolutamente immobile, teneva gli occhi chiusi, non sapevo se fosse sveglio, più probabilmente aveva capito che volevo «usarlo», volevo essere io a muovermi al mio ritmo, volevo solo il suo cazzo, e non lui. Con le mani appoggiate al suo petto mossi il bacino roteando lenta, poi salendo e scendendo, mi muovevo avanti e indietro sfregando tutta la mia figa sul suo inguine… accelerai piano il ritmo dei miei movimenti fino a ché mi arrivò un orgasmo come una frustata che mi lasciò senza fiato, e per lunghi attimi mi tolse i sensi. Lentamente ritornai in questo mondo, ero accasciata sul suo petto, guardai papà che rimaneva immobile ad occhi chiusi, le braccia abbandonate mollemente lungo i fianchi; era ancora rigido dentro di me, lo sentivo pulsare nella mia vagina. Aspettai di riprendermi, godendomi la sensazione della mia micia calda e scivolosa piena di lui; guardai incantata la sua fronte e le sue labbra sudate… ricominciai a muovermi, mi stavo portando di nuovo all'orgasmo, un orgasmo tempestoso che esplose facendomi sussultare freneticamente su di lui, aggrappata alle sue spalle, urlando non so cosa, singhiozzando dal piacere…!
Aprì gli occhi, e finalmente mi guardò. Mi sorrise. Mi accorsi che anche lui stava per venire. Mi sfilai rapida e mi chinai a leccare e succhiare i suoi capezzoli irrigiditi, facendo scorrere lenta la mia lingua sulla pancia e sul ventre, poi mi accovacciai di fianco e glielo presi di nuovo in bocca… volevo che mi guardasse mentre lo succhiavo, volevo che vedesse le mie labbra intorno al suo sesso, volevo che mi sentisse inghiottirlo e svuotarlo.
In quella domenica entrambi ci liberammo dai legacci che avevano impedito fino ad allora di essere consapevoli di un fatto molto semplice: ci volevamo fisicamente, in maniera assoluta. Passammo il giorno e la notte seguenti a fare sesso, ci cercavamo di continuo e anche solo l'odore dei nostri corpi era sufficiente ad eccitarci; la consapevolezza, per entrambi, di poter volere e fare ciò che la nostra fantasia immaginava ci rendeva liberi e felici.
Vivevamo certamente uno sdoppiamento della nostra personalità; eravamo in realtà quattro persone: un padre, una figlia e due amanti, che si scambiavano i ruoli nella normale vita in comune… come padre e figlia si discuteva, a volte si litigava, si metteva il muso; come amanti eravamo sullo stesso piano, una donna e un uomo.
C'era in ogni caso una cosa che era singolare (e indicativa): mentre facevamo l'amore non ci parlavamo mai, non parlavamo delle nostre cose o dei nostri pensieri, come se quella situazione fosse confinata in una camera stagna, lontana dalla nostra vita reale.
La nostra «vita reale», in compenso, era migliorata moltissimo, io ero più rilassata e soddisfatta, i miei amici ed amiche mi trovavano più disponibile e allegra, e quando me lo facevano notare rispondevo: "La mancanza di mamma ora è meno pesante".
Anche papà era ritornato a vivere appieno, non aveva più quei suoi cupi momenti di depressione. Usciva più spesso con amici ed amiche… anche le mie, ma ormai non ero più gelosa di lui, o almeno non più come prima.
Ora sono passati un po' di anni; papà si è risposato, con Katia, una brava ragazza che sa farlo felice, ed io sto con il mio nuovo fidanzato Roberto, dato che nel frattempo ho mollato Alex.
Da quando ho detto a papà che Roberto ed io vogliamo un figlio, l'unica cosa che fa alla mia passerina è leccarla, con la solita abilità… in compenso ho imparato a godere tantissimo utilizzando il mio culetto, che non concedo a nessuno… tranne che al mio adorato papà.
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