L’evoluzione sessuale seconda parte
di
ReHartù
genere
zoofilia
Nonostante eravamo andate a dormire stanchissime e molto tardi, alle 7.30 sia io che Giada eravamo già sveglie, spinte da una nuova energia che ci motivava, facemmo una veloce colazione e dopo il quotidiano passaggio in bagno ci ritrovammo una al fianco dell’altra con i nostri notebook a fare altre ricerche sulla zoofilia. Vivendo in un appartamento di media grandezza, sito in un condominio con riscaldamento centralizzato, la temperatura interna era costantemente di ventidue gradi, questa condizione ci consentiva di vivere il nostro appartamento comodamente, infatti, sia io sia Giada quando eravamo in casa, indossavamo solo delle magliette molto comode che a stento coprivano i nostri meravigliosi culi. Come due brave ricercatrici universitarie, ognuna era immersa nel suo monitor a leggere e analizzare vari siti che parlavano di quella che solo ventiquattro ore prima non sarebbe mai stata una nostra preoccupazione. Trascorremmo quasi due ore senza scambiare una parola, analizzavamo e cercavamo di capire se Ralf avrebbe mai potuto comportarsi come i tanti cani che avevamo visto nei numerosi video presenti in rete. Mentre noi “studiavamo” Ralf era sotto il tavolo e ci osservava in silenzio, Giada mi fece notare che la razza dei Labrador era quella che compariva nella maggior parte dei video presenti in rete, questo la persuase che il nostro cucciolone aveva una predisposizione naturale per realizzare la nostra nuova perversione. Mentre stavamo discutendo di queste fantasie, notai che Giada si era bloccata di colpo, allora incuriosita mi feci leggermente indietro con la sedia cosi da poterla osservare meglio. Nel vedere quella scena fui colta da una grande gioia, le nostre speranze erano giuste e si stavano realizzando. Infatti, Ralf si era alzato sulle zampe posteriori trovandosi così con la fica di Giada davanti agli occhi, evidentemente anche lui come me non riusciva a resistere a quello spettacolo e iniziò a leccarla. Non passarono neanche tre minuti che Giada tremava come posseduta agitandosi sulla sedia come un’ossessa. Un orgasmo violento e inatteso la raggiunse ma ciò nonostante rimase seduta a gambe divaricate spingendo il bacino verso l’esterno andando incontro a quella famelica lingua. Io per vedere meglio la scena mi alzai dalla mia sedia mettendomi alle spalle di Giada, che appoggiata alla spalliera della sedia aveva reclinato la testa all’indietro. Io come un automa mi abbassai su di lei e inizia a baciarla, stata ricevendo la mia lingua nella sua bocca e quella di Ralf tra le gambe, la mia mano sinistra si era intrufolata sotto la maglietta di cotone impossessandosi di un seno, mentre la destra era intenta a darmi piacere stuzzicando il mio clitoride. Fummo inondate di vari orgasmi tutti molto intensi e di diversa durata. Esauste ci sedemmo sul divano e notammo di Ralf ci guardava con uno sguardo particolare come se fosse triste, offeso, cose se si fosse sentito escluso o meglio non considerato, ci accorgemmo che mentre ci guardava dal fodero faceva capolino il suo pene di un rosso intenso quasi fosse carne viva e delicatamente lo leccava. Restammo immobili per qualche minuto senza dire una parola guardando Ralf che si dava piacere da solo ma una chiamata al cellulare ci riportò nel mondo reale, era Andrea l’amico della sera prima che ci voleva salutare. Questo ragazzo era sempre molto educato e molto timido ma al telefono si trasformava in un ragazzo sicuro con una conversazione simpatica e anche allusiva l’esatto contrario del ragazzo che la sera prima si era eclissato come se avesse avuto paura di noi due. La conversazione non durò molto un veloce saluto senza nessun accenno a quanto era successo tra noi e l’impegno che appena le condizioni lo consentivano ci saremmo incontrati nuovamente. Le ore scorrevano e sentimmo suonare il campanello al piano, mi diedi una sistemata veloce e andai ad aprire, erano Serena e Giacomo i figli dei nostri vicini che avevano bisogno di aiuto per la versione di latino e per la traduzione d’inglese. Da quando era iniziato il lockdown, la madre dei due ragazzi ci aveva chiesto se i loro figli di tanto in tanto potevano approfittare delle nostre competenze. Vi confesso che questa richiesta ci aveva molto divertito perché Giada commentandola mi aveva detto “speriamo che non vogliano approfittare delle nostre competenze sessuali”. I due ragazzi erano molto belli, castano chiara lei e più scuro lui entrambi alti e longilinei con un fisico atletico, Serena aveva da poco festeggiato il suo diciottesimo compleanno e frequentava il quarto anno delle superiori, mentre Giacomo che aveva venti anni a causa di un incidente aveva perso un anno altrimenti oggi frequenterebbe il suo primo anno da universitario. Ogni volta la visita di Serena e Giacomo per noi era una rigenerazione ormonale, un’iniezione di freschezza, oltre ad una gioia in questo periodo di restrizioni sociali, ti riempivano la casa portando tanta allegria, poi amavano Ralf che subissavano di coccole che lui ricambiava con grandi feste. Prima ancora che i ragazzi si sedessero mi preoccupai di aprire il balcone e arieggiare, l’odore di sesso si percepiva in modo ancora forte. I ragazzi, che ormai erano di casa, presero posto intorno al tavolo e aprirono i loro libri. La casualità a volte ti mette in situazioni veramente particolari, infatti la bella Serena quel giorno doveva tradurre un estratto da Ode del Sublime, in questa ode la poetessa confessa il turbamento profondo che la coglie assistendo a una scena di seduzione: una ragazza del tiaso, la scuola femminile che la poetessa dirige a Lesbo, è in compagnia di un uomo e intrattiene con lui una conversazione. Poiché la poca predisposizione allo studio di Giacomo distraeva la sorella, proposi di dividerci e Serena ed io ci ritirammo nello studiolo cosi da evitare distrazioni. Ci sediamo una di fianco all’altra, e Serena subito inizia a leggere, io approfittando della “particolarità” del testo inizio a parlare della bravura della poetessa nello scegliere le sensazioni "più elevate" e "più tese", connettendole tra loro e creando una perfetta unità di sentire, così da raggiungere il sublime. Serena mi guarda con uno sguardo che ha qualcosa di diverso, è quasi estasiata, io allora inizio a farle qualche domanda più intima e lei si apre.
Io ho sempre amato studiare e gli studi classici e la lettura mi hanno dato quell’apertura mentale di cui sono tanto orgogliosa. Serena quasi estasiata segue le mie spiegazioni, oserei dire che dal suo sguardo traspare amore, mentre traduciamo, stiamo approfondendo anche alcuni aspetti della nostra conoscenza e qual è il nostro rapporto con l’amore. Serena mi confessa di aver studiato a fondo Saffo, la poetessa vissuta nell’isola greca di Lesbo, se con questa notizia l’intenzione di Serena è di mandare un messaggio, questo era arrivato in maniera forte e chiaro. Mentre siamo impegnati, tutti assorti nello studio, sentimmo nuovamente suonare il campanello al piano, il che significava che a bussare era un inquilino del nostro palazzo. Sul nostro pianerottolo oltre al nostro appartamento ce ne sono altri tre, in uno vive Sara con i suoi due figli, in un altro la simpaticissima signora Marie e nel terzo una bella coppia di giovani professionisti. Ritorniamo a noi, esco dallo studiolo per andare ad aprire la porta e con la coda dell’occhio noto che Giada con un movimento veloce si sta sistemando la sua maglietta unico indumento indossato a proteggere la sua nudità. Apro la porta, è Sara la mamma dei nostri giovani amici che considerata l’ora ci invita tutti a trasferirci nel suo appartamento per magiare insieme. Onestamente non avendo preparato nulla, ma anche perché conosciamo l’arte culinaria di Sara, non accenniamo neanche quel rifiuto che spesso per cortesia si contrappone a un invito. Rispondo che ancora non abbiamo finito ma accettiamo volentieri l’invito e che dopo pranzo riprenderemo a studiare. Sara mi dice che è già tutto pronto e ci aspetta di là e ci concede ancora dieci minuti dopo di che il pranzo è servito in tavola. Chiudo la porta e mi dirigo verso Giada e Giacomo per informarli dell’invito, e il mio occhio malandrino nota che il giovanotto ha una bella erezione che spinge nei pantaloni, incrocio lo sguardo della mia amante le sorrido con malizia e complicità e ritorno da Serena. Pochi minuti dopo, ci trasferiamo tutti nell’appartamento adiacente al nostro, dove è ammesso anche Ralf, non tutti i condomini amano i cani, Sara fin da piccolo ha legato con quel cagnolino che lei definisce un “batuffolo di amore”. Sara è una dipendente del ministero dei Trasporti, con posizione apicale, da quattro anni vedova e in questo periodo, come la maggior parte dei lavoratori pubblici, lavora da casa in smart working. Avendo già mangiato tutti insieme, sappiamo che non ci sono posti assegnati, per cui liberamente ognuno occupa un posto intorno alla tavola e iniziammo a degustare le pietanze della cucina campana terra di origine di Sara, ma anche mie. Sara è la classica donna solare, di una simpatia innata, tipica di noi campani. La nostra dolce mamma nonostante le due maternità, la prima avuta a ventitré anni è una gran bella donna, con un fisico che ricorda molto quello della figlia, anche se ha un seno e un culo leggermente più pronunciati, e la carnagione più scura. Senza tanti giri di parole è una bella quarantenne che per strada faceva girare gli uomini e non solo gli uomini. Tra le varie cose ha preparato anche il mio piatto preferito “la parmigiana” sapendo che ne sono ghiotta. Tra una chiacchiera e un’altra, mangiamo tutto con molto gusto accompagnando l’ottimo cibo con la Falanghina che io e Giada abbiamo portato. Satolli conversiamo amabilmente e Serena si alza per preparare il caffè, mentre Giacomo si scusa e si ritira nel bagno, mentre bevo il caffè Sara che sta sparecchiando, accidentalmente urta il mio braccio facendomi versare il caffè addosso. Subito visibilmente imbarazzata, si scusa ed io la tranquillizzo dicendole che bastava un po’ d’acqua per risolvere il tutto. Le chiedo se potevo utilizzare il bagno, lei per tutta risposta m’invita a utilizzare in suo ricavato nella sua camera personale visto che l’altro è occupato dal figlio. Conosco la casa, quindi mi alzo e mi avvio verso la stanza da bagno, entro in camera di Sara e come sempre noto che è tutto perfettamente in ordine, percorro il piccolo corridoio formato tra il letto e il comò che mi conduce nel bagno, e noto che in un cassetto lasciato aperto c’è uno stano oggetto, non mi soffermo ed entro nel bagno e inizio a smacchiare la mia maglietta. Il mio pensiero però ritorna a quell’oggetto che mi ricorda immagini viste nella ricerca fatta in internet, e, infatti, capisco che si trattava di un dildo che ha la forma di un cazzo di cane. Per eliminare meglio la macchia di caffè sfilo la maglietta e con il seno al vento inizio a sciacquarla nel lavandino. Ho la sensazione di essere osservata, ed infatti mi giro e vedo Sara appoggiata allo stipite della porta che mi guarda. Con una voce sensualissima mi dice “Fiorella sei meravigliosa” e subito dopo aver pronunciato questa frase innocente, noto un leggero rossore sulle sue guance. La ringrazio per il complimento e lei mi carezza delicatamente il seno sinistro, questo gesto, che per qualcuno potrebbe essere materno, mi procura una sensazione forte come se fossi stata colpita da una scarica elettrica. I nostri occhi si fissano scambiandoci uno sguardo intenso che annulla il tempo, e solo il vociare proveniente dalla sala da pranzo ci riporta alla realtà, e così ritorniamo in sala, dove gli altri ci aspettavano. Nel fare il percorso a ritroso noto che il cassetto nel quale avevo visto lo strano dildo ora era chiuso, per cui ho pensato, che Sara con la scusa di vedere se riuscivo a smacchiare la maglietta era venuta a chiudere il cassetto custode del suo particolare giocattolo d’amore. In sala si respira un’aria familiare, di amicizia e complicità e questo rispetto alle notizie legate alla pandemia che sta martoriando il paese ci fa sentire leggermente meglio. Serena mi chiese se vogliamo riprendere la nostra versione, ed io subito risposi di sì. Giacomo, che come la maggior parte dei maschi non ama lo studio, chiese a Giada di restare ancora a parlare e fare compagnia alla sua bella mamma che sta sistemandola cucina. Serena ed io ci congediamo per ritornare nel nostro studiolo dove ci aspettava la poetessa di Lesbo, mentre tutti gli altri compreso Ralf restano a parlare e sorseggiare un ottimo Rum Zacapa che per l’occasione Sara ha stappato. Serena occupa il suo posto allo scrittoio mentre io resto in piedi appoggiandomi con il mio sedere al bordo dello scrittoio così da trovarci una di fianco all’altra ma potendoci guardare negli occhi. Serena inizia a tradurre, è molto brava, ma ho la sensazione che quell’autore lo conoscesse particolarmente, mentre scrive, si ferma per commentare e la penna le cade. Si china per raccoglierla e la sua testa si trova proprio sotto il bordo della mia maglietta, la vedo che si sofferma a guardare il mio sesso, e penso che ne senta l’odore, risale e nel farlo mi accarezza una gamba. Ha il viso rosso, la mano un po’ sudata e tremante, ma tutto questo provoca in me un’eccitazione enorme. Io la guardo con dolcezza e le accarezzo i sui morbidi capelli, la sua mano è come bloccata, non la ritrae, non sale è ferma, allora io carezzandole il viso arrivo sotto il suo mento e con una lieve pressione lo spingo verso l’alto, costringendola a guardarmi negli occhi e contemporaneamente mi abbasso per posare le mie labbra sulle sue. Serena dopo un attimo, dove resta a bocca chiusa passa al contrattacco, dischiude leggermente la bocca e fa scivolare la sua lingua nella mia bocca iniziando a farla ballare insieme con la mia. Ora anche lei si è alzata e mi sovrasta leggermente in altezza, ha le sue mani ai lati della mia testa, all’altezza delle mandibole, quasi come se temesse che le sfuggissi. Le mie mani dopo ave accarezzato la sua schiena scendono verso il basso e s’insinuano a fatica tra i nostri corpi che sono schiacciati l’uno all’altro, incontro l’elastico della tuta e delicatamente lo forzo e subito sento il contatto caldo con il suo pancino dai muscoli ben delineati, e sento che quel contatto le fa venire la pelle d’oca. La marcia della mia mano prosegue, e ora trova il secondo elastico molto più sottile ma che protegge qualcosa di molto più ambito e prezioso. Con molta naturalezza, supero anche quest’ultima barriera e i miei polpastrelli si trovano a contatto con il suo triangolo di morbidi peli. Serena continua a mantenermi il viso e a baciarmi, quasi come se non volesse più staccarsi da me forse per non incontrare il mio sguardo. Entrambe abbiamo il respiro affannoso, la situazione mi eccita, conosco questa famiglia da anni e questa situazione un po’ m’imbarazza. In tanti anni che abito in questo condominio, sullo stesso pianerottolo, i miei vicini non sono mai stati oggetto delle mie fantasie o attenzioni erotiche, ora però in meno ventiquattro ore sembra che ogni essere vivente stesse diventando per me una possibile preda sessuale. Serena è letteralmente incollata alla mia bocca, le mie dita iniziavano a darle piacere. Dal piccolo boschetto sono scesa delicatamente ad accarezzare la sua fessura, con una piccola pressione ho separatole grandi labbra e grazie alla mia conoscenza del corpo femminile ho subito trovato il piccolo clitoride che sapientemente sto facendo inturgidire. La giovane fica di Serena secerne tantissimi umori, che si raccolgono nella mia mano e favoriscono lo sfregamento, il suo respiro si è fatto sempre più affannoso e il suo pube spinge contro la mia mano come se volesse che questa penetrasse nel suo ventre. Anch’io ho la fica in fiamme, allora prendo la mano di Serena e la sposto tra le mie gambe, solo ora lei si stacca da me, come se quel mio gesto l’avesse autorizzata a muoversi. Con la mano sinistra le sto carezzando il seno bello sodo ma molto più grande del mio, oserei dire grande quasi quanto quello della madre, questo pensiero per un attimo mi fa pensare che Sara, la madre, sicuramente a letto deve essere un vulcano e che ha tanta energia erotica da sprigionare. Nonostante Serena non è molto pratica, nonostante il suo continuo incespicare mi fa raggiungere un potente orgasmo e dopo poco anche lei è scossa dalle contrazioni che partono dal suo inguine per disperdersi in tutto il corpo. Ora ha serrato forte le gambe imprigionando la mia mano quasi come se volesse farla restare in quella posizione in eterno. Restiamo in piedi abbracciate e in silenzio per un po’ fin quando i nostri respiri ritornano normali, la mano mi duole, finalmente allenta la morsa e mi libera, restiamo ancora abbracciate per qualche minuto ed io le massaggio la nuca e la schiena dopodiché mi abbasso per tirare su il pantalone della tuta di Serena e l’aiuto a ricomporsi. Ci scambiammo un altro lungo bacio e subito dopo ci rituffammo in Saffo ma questa volta si tratta della poetessa greca da tradurre. Si sono fatte quasi le 18.00 quando Giada e Ralf rientrano e noi con fatica siamo alla fine della versione, Giada ci guarda e si tuffa sul divano accendendo il televisore. Finalmente abbiamo completato la versione, Serena alludendo dice che per la prima volta studiare greco è stato un piacere, raccoglie il suo libro, il vocabolario e si avvia verso la porta ma Ralf si avvicina e inizia ad annusarla con insistenza spingendo il suo naso tra le sue gambe, noto un certo imbarazzo, richiamo Ralf e gli ordino di andare a cuccia e tutto torna alla normalità. Subito dopo Serena si congeda da noi salutando e ringraziando per tutto. Rimaste nuovamente noi tre soli, visto il comportamento che Ralf pochi minuti prima ha avuto, dico a Giada che forse il nostro bel cucciolone ha necessità di accoppiarsi, Giada assorta a seguire un programma non mi rispose. Vado in bagno e mentre sono seduta sul vaso per fare pipi noto che le mie minuscole mutandine sono impregnate di umori vaginali e ripenso al piacere che Serena mi ha donato e alla bella giornata trascorsa. Ho un pensiero che continua a tormentarmi, per cui ritorno nello studiolo, prendo il portatile e faccio una ricerca, dopo poco trovo quello che cercavo, mi avvicino a Giada e le mostro lo strano dildo dalla forma del pene canino. Giada mi guarda perplessa, non capisce, allora le racconto che quando sono andata in bagno a pulire la maglietta ho visto quell’oggetto in camera di Sara. Giada con il suo sorrisetto ironico commenta la notizia “se il lockdown continua in questo palazzo, ne succederanno davvero delle belle”. Poi e mi fa notare che Sara sono anni che è vedova è giovane molto carina e dovrà pure trovare un modo per il suo piacere, rispondo che condivido ma non capisco perché un dildo dalle forme di un cane e non uno umano. La sera con la sua oscurità ha avvolto la città, da quando il traffico ha subito limitazioni, gli unici rumori che arrivavano sono i suoi delle trasmissioni televisive che si amplificavano nella tromba delle scale, su tutti, però predominava ”L’Eredità” la trasmissione di RAI 1 che la signora Maria, l’arzilla settantenne nostra dirimpettaia, come ogni sera segue a tutto volume. Si è fatta ora di cena, chiedo a Giada se ha fame e cosa preferisce per cena, mi rispose che dopo il pranso di Sara possiamo restare digiune per almeno una settimana, dopo questa risposta decido di preparare due tisane drenanti. Noi chiaramente ci sentiamo ancora piene ma il povero Ralf ha fame, quindi gli riempio la ciotola di croccantini gli metto l’acqua fresca e vado a sistemarmi sul divano con Giada. Mi sistemo al suo fianco e nel farlo faccio muovere il mouse del mio notebook che è ancora acceso in modalità sospensione, il movimento riattiva il computer e tutto schermo ricomparve l’immagine del dildo color carne viva. Giada mi guarda, è uno sguardo che insieme racchiudeva tanti interrogativi ma anche tanta sensualità, Ralf dopo aver svuotato la ciotola si è sdraiato ai nostri piedi e si stava leccando la punta del pisello, che fa appena capolino fuori dalla sua guaina di pelo.
Mentre io guardo la tv, Giada si è immersa nella lettura di un libro, ricevo la notifica di whatsapp, apro e vedo che Sara mi augura la buona notte, stupita per questa inattesa gentilezza resto un attimo interdetta e non rispondo. Dopo poco le invio un "grazie e l’emoticon del bacio", immediatamente ricevo la risposta “peccato che sia virtuale, con quelle belle labbra sono sicura che baci benissimo, ma si capisce dalla felicità che emanano gli occhi di Giada”. Sara in un solo colpo mi manda più segnali, resto un attimo disorientata, io e Giada non siamo le tipe da effusioni in pubblico, inoltre la nostra casa è frequentata da giovani uomini, capisco che il dubbio possa anche averlo ma ha meravigliato la certezza che dimostra alludendo che tra me e Giada ci stia una storia di amore e di sesso. Questo per me è irrilevante, è quel “peccato che sia virtuale” che mi ha colpita, che ha sollecitato la via voglia e ha subito provocato una reazione nella parte bassa del mio corpo. Decido di stare al gioco “ perché non iniziare a una conoscenza che dal virtuale può…” e volutamente non finisco la frase. Subito vedo la doppia spunta che indica la notifica di avvenuta lettura e capisco che sta aspettando le mie risposte. La immagino nel suo letto con la schiena appoggiata alla spalliera del letto e lo sguardo sul cellulare. Non finisco di idealizzarla nel suo letto che mi risponde “magari” e subito dopo la fotografia del bacio, ma non si tratta di un’emoticon ma delle sue labbra. Io prontamente scrivo “meravigliose sarebbe bello poterle bacare, ma vista la situazione mi accontenterei ammirarti”. Sara subito mi chiede, dove sono e Giada cosa sta facendo, capisco che vuole propormi qualcosa ma teme una reazione della mia compagna.
Giada è immersa nella sua lettura, in pratica è come se non ci fosse, io per aver risposto a un saluto di Sara, ricevuto tramite whatsapp, ho dato inizio a una vera chat tra noi due. Mi sento come un pesciolino che ha abboccato l’amo, e questa volta da predatrice sono diventata la preda della bella vedova. Un semplice saluto della buonanotte ha dato inizio a uno scambio di messaggi che da innocenti si sono prima trasformati in provocatori e poi in espliciti messaggi erotici.
Continua…
Io ho sempre amato studiare e gli studi classici e la lettura mi hanno dato quell’apertura mentale di cui sono tanto orgogliosa. Serena quasi estasiata segue le mie spiegazioni, oserei dire che dal suo sguardo traspare amore, mentre traduciamo, stiamo approfondendo anche alcuni aspetti della nostra conoscenza e qual è il nostro rapporto con l’amore. Serena mi confessa di aver studiato a fondo Saffo, la poetessa vissuta nell’isola greca di Lesbo, se con questa notizia l’intenzione di Serena è di mandare un messaggio, questo era arrivato in maniera forte e chiaro. Mentre siamo impegnati, tutti assorti nello studio, sentimmo nuovamente suonare il campanello al piano, il che significava che a bussare era un inquilino del nostro palazzo. Sul nostro pianerottolo oltre al nostro appartamento ce ne sono altri tre, in uno vive Sara con i suoi due figli, in un altro la simpaticissima signora Marie e nel terzo una bella coppia di giovani professionisti. Ritorniamo a noi, esco dallo studiolo per andare ad aprire la porta e con la coda dell’occhio noto che Giada con un movimento veloce si sta sistemando la sua maglietta unico indumento indossato a proteggere la sua nudità. Apro la porta, è Sara la mamma dei nostri giovani amici che considerata l’ora ci invita tutti a trasferirci nel suo appartamento per magiare insieme. Onestamente non avendo preparato nulla, ma anche perché conosciamo l’arte culinaria di Sara, non accenniamo neanche quel rifiuto che spesso per cortesia si contrappone a un invito. Rispondo che ancora non abbiamo finito ma accettiamo volentieri l’invito e che dopo pranzo riprenderemo a studiare. Sara mi dice che è già tutto pronto e ci aspetta di là e ci concede ancora dieci minuti dopo di che il pranzo è servito in tavola. Chiudo la porta e mi dirigo verso Giada e Giacomo per informarli dell’invito, e il mio occhio malandrino nota che il giovanotto ha una bella erezione che spinge nei pantaloni, incrocio lo sguardo della mia amante le sorrido con malizia e complicità e ritorno da Serena. Pochi minuti dopo, ci trasferiamo tutti nell’appartamento adiacente al nostro, dove è ammesso anche Ralf, non tutti i condomini amano i cani, Sara fin da piccolo ha legato con quel cagnolino che lei definisce un “batuffolo di amore”. Sara è una dipendente del ministero dei Trasporti, con posizione apicale, da quattro anni vedova e in questo periodo, come la maggior parte dei lavoratori pubblici, lavora da casa in smart working. Avendo già mangiato tutti insieme, sappiamo che non ci sono posti assegnati, per cui liberamente ognuno occupa un posto intorno alla tavola e iniziammo a degustare le pietanze della cucina campana terra di origine di Sara, ma anche mie. Sara è la classica donna solare, di una simpatia innata, tipica di noi campani. La nostra dolce mamma nonostante le due maternità, la prima avuta a ventitré anni è una gran bella donna, con un fisico che ricorda molto quello della figlia, anche se ha un seno e un culo leggermente più pronunciati, e la carnagione più scura. Senza tanti giri di parole è una bella quarantenne che per strada faceva girare gli uomini e non solo gli uomini. Tra le varie cose ha preparato anche il mio piatto preferito “la parmigiana” sapendo che ne sono ghiotta. Tra una chiacchiera e un’altra, mangiamo tutto con molto gusto accompagnando l’ottimo cibo con la Falanghina che io e Giada abbiamo portato. Satolli conversiamo amabilmente e Serena si alza per preparare il caffè, mentre Giacomo si scusa e si ritira nel bagno, mentre bevo il caffè Sara che sta sparecchiando, accidentalmente urta il mio braccio facendomi versare il caffè addosso. Subito visibilmente imbarazzata, si scusa ed io la tranquillizzo dicendole che bastava un po’ d’acqua per risolvere il tutto. Le chiedo se potevo utilizzare il bagno, lei per tutta risposta m’invita a utilizzare in suo ricavato nella sua camera personale visto che l’altro è occupato dal figlio. Conosco la casa, quindi mi alzo e mi avvio verso la stanza da bagno, entro in camera di Sara e come sempre noto che è tutto perfettamente in ordine, percorro il piccolo corridoio formato tra il letto e il comò che mi conduce nel bagno, e noto che in un cassetto lasciato aperto c’è uno stano oggetto, non mi soffermo ed entro nel bagno e inizio a smacchiare la mia maglietta. Il mio pensiero però ritorna a quell’oggetto che mi ricorda immagini viste nella ricerca fatta in internet, e, infatti, capisco che si trattava di un dildo che ha la forma di un cazzo di cane. Per eliminare meglio la macchia di caffè sfilo la maglietta e con il seno al vento inizio a sciacquarla nel lavandino. Ho la sensazione di essere osservata, ed infatti mi giro e vedo Sara appoggiata allo stipite della porta che mi guarda. Con una voce sensualissima mi dice “Fiorella sei meravigliosa” e subito dopo aver pronunciato questa frase innocente, noto un leggero rossore sulle sue guance. La ringrazio per il complimento e lei mi carezza delicatamente il seno sinistro, questo gesto, che per qualcuno potrebbe essere materno, mi procura una sensazione forte come se fossi stata colpita da una scarica elettrica. I nostri occhi si fissano scambiandoci uno sguardo intenso che annulla il tempo, e solo il vociare proveniente dalla sala da pranzo ci riporta alla realtà, e così ritorniamo in sala, dove gli altri ci aspettavano. Nel fare il percorso a ritroso noto che il cassetto nel quale avevo visto lo strano dildo ora era chiuso, per cui ho pensato, che Sara con la scusa di vedere se riuscivo a smacchiare la maglietta era venuta a chiudere il cassetto custode del suo particolare giocattolo d’amore. In sala si respira un’aria familiare, di amicizia e complicità e questo rispetto alle notizie legate alla pandemia che sta martoriando il paese ci fa sentire leggermente meglio. Serena mi chiese se vogliamo riprendere la nostra versione, ed io subito risposi di sì. Giacomo, che come la maggior parte dei maschi non ama lo studio, chiese a Giada di restare ancora a parlare e fare compagnia alla sua bella mamma che sta sistemandola cucina. Serena ed io ci congediamo per ritornare nel nostro studiolo dove ci aspettava la poetessa di Lesbo, mentre tutti gli altri compreso Ralf restano a parlare e sorseggiare un ottimo Rum Zacapa che per l’occasione Sara ha stappato. Serena occupa il suo posto allo scrittoio mentre io resto in piedi appoggiandomi con il mio sedere al bordo dello scrittoio così da trovarci una di fianco all’altra ma potendoci guardare negli occhi. Serena inizia a tradurre, è molto brava, ma ho la sensazione che quell’autore lo conoscesse particolarmente, mentre scrive, si ferma per commentare e la penna le cade. Si china per raccoglierla e la sua testa si trova proprio sotto il bordo della mia maglietta, la vedo che si sofferma a guardare il mio sesso, e penso che ne senta l’odore, risale e nel farlo mi accarezza una gamba. Ha il viso rosso, la mano un po’ sudata e tremante, ma tutto questo provoca in me un’eccitazione enorme. Io la guardo con dolcezza e le accarezzo i sui morbidi capelli, la sua mano è come bloccata, non la ritrae, non sale è ferma, allora io carezzandole il viso arrivo sotto il suo mento e con una lieve pressione lo spingo verso l’alto, costringendola a guardarmi negli occhi e contemporaneamente mi abbasso per posare le mie labbra sulle sue. Serena dopo un attimo, dove resta a bocca chiusa passa al contrattacco, dischiude leggermente la bocca e fa scivolare la sua lingua nella mia bocca iniziando a farla ballare insieme con la mia. Ora anche lei si è alzata e mi sovrasta leggermente in altezza, ha le sue mani ai lati della mia testa, all’altezza delle mandibole, quasi come se temesse che le sfuggissi. Le mie mani dopo ave accarezzato la sua schiena scendono verso il basso e s’insinuano a fatica tra i nostri corpi che sono schiacciati l’uno all’altro, incontro l’elastico della tuta e delicatamente lo forzo e subito sento il contatto caldo con il suo pancino dai muscoli ben delineati, e sento che quel contatto le fa venire la pelle d’oca. La marcia della mia mano prosegue, e ora trova il secondo elastico molto più sottile ma che protegge qualcosa di molto più ambito e prezioso. Con molta naturalezza, supero anche quest’ultima barriera e i miei polpastrelli si trovano a contatto con il suo triangolo di morbidi peli. Serena continua a mantenermi il viso e a baciarmi, quasi come se non volesse più staccarsi da me forse per non incontrare il mio sguardo. Entrambe abbiamo il respiro affannoso, la situazione mi eccita, conosco questa famiglia da anni e questa situazione un po’ m’imbarazza. In tanti anni che abito in questo condominio, sullo stesso pianerottolo, i miei vicini non sono mai stati oggetto delle mie fantasie o attenzioni erotiche, ora però in meno ventiquattro ore sembra che ogni essere vivente stesse diventando per me una possibile preda sessuale. Serena è letteralmente incollata alla mia bocca, le mie dita iniziavano a darle piacere. Dal piccolo boschetto sono scesa delicatamente ad accarezzare la sua fessura, con una piccola pressione ho separatole grandi labbra e grazie alla mia conoscenza del corpo femminile ho subito trovato il piccolo clitoride che sapientemente sto facendo inturgidire. La giovane fica di Serena secerne tantissimi umori, che si raccolgono nella mia mano e favoriscono lo sfregamento, il suo respiro si è fatto sempre più affannoso e il suo pube spinge contro la mia mano come se volesse che questa penetrasse nel suo ventre. Anch’io ho la fica in fiamme, allora prendo la mano di Serena e la sposto tra le mie gambe, solo ora lei si stacca da me, come se quel mio gesto l’avesse autorizzata a muoversi. Con la mano sinistra le sto carezzando il seno bello sodo ma molto più grande del mio, oserei dire grande quasi quanto quello della madre, questo pensiero per un attimo mi fa pensare che Sara, la madre, sicuramente a letto deve essere un vulcano e che ha tanta energia erotica da sprigionare. Nonostante Serena non è molto pratica, nonostante il suo continuo incespicare mi fa raggiungere un potente orgasmo e dopo poco anche lei è scossa dalle contrazioni che partono dal suo inguine per disperdersi in tutto il corpo. Ora ha serrato forte le gambe imprigionando la mia mano quasi come se volesse farla restare in quella posizione in eterno. Restiamo in piedi abbracciate e in silenzio per un po’ fin quando i nostri respiri ritornano normali, la mano mi duole, finalmente allenta la morsa e mi libera, restiamo ancora abbracciate per qualche minuto ed io le massaggio la nuca e la schiena dopodiché mi abbasso per tirare su il pantalone della tuta di Serena e l’aiuto a ricomporsi. Ci scambiammo un altro lungo bacio e subito dopo ci rituffammo in Saffo ma questa volta si tratta della poetessa greca da tradurre. Si sono fatte quasi le 18.00 quando Giada e Ralf rientrano e noi con fatica siamo alla fine della versione, Giada ci guarda e si tuffa sul divano accendendo il televisore. Finalmente abbiamo completato la versione, Serena alludendo dice che per la prima volta studiare greco è stato un piacere, raccoglie il suo libro, il vocabolario e si avvia verso la porta ma Ralf si avvicina e inizia ad annusarla con insistenza spingendo il suo naso tra le sue gambe, noto un certo imbarazzo, richiamo Ralf e gli ordino di andare a cuccia e tutto torna alla normalità. Subito dopo Serena si congeda da noi salutando e ringraziando per tutto. Rimaste nuovamente noi tre soli, visto il comportamento che Ralf pochi minuti prima ha avuto, dico a Giada che forse il nostro bel cucciolone ha necessità di accoppiarsi, Giada assorta a seguire un programma non mi rispose. Vado in bagno e mentre sono seduta sul vaso per fare pipi noto che le mie minuscole mutandine sono impregnate di umori vaginali e ripenso al piacere che Serena mi ha donato e alla bella giornata trascorsa. Ho un pensiero che continua a tormentarmi, per cui ritorno nello studiolo, prendo il portatile e faccio una ricerca, dopo poco trovo quello che cercavo, mi avvicino a Giada e le mostro lo strano dildo dalla forma del pene canino. Giada mi guarda perplessa, non capisce, allora le racconto che quando sono andata in bagno a pulire la maglietta ho visto quell’oggetto in camera di Sara. Giada con il suo sorrisetto ironico commenta la notizia “se il lockdown continua in questo palazzo, ne succederanno davvero delle belle”. Poi e mi fa notare che Sara sono anni che è vedova è giovane molto carina e dovrà pure trovare un modo per il suo piacere, rispondo che condivido ma non capisco perché un dildo dalle forme di un cane e non uno umano. La sera con la sua oscurità ha avvolto la città, da quando il traffico ha subito limitazioni, gli unici rumori che arrivavano sono i suoi delle trasmissioni televisive che si amplificavano nella tromba delle scale, su tutti, però predominava ”L’Eredità” la trasmissione di RAI 1 che la signora Maria, l’arzilla settantenne nostra dirimpettaia, come ogni sera segue a tutto volume. Si è fatta ora di cena, chiedo a Giada se ha fame e cosa preferisce per cena, mi rispose che dopo il pranso di Sara possiamo restare digiune per almeno una settimana, dopo questa risposta decido di preparare due tisane drenanti. Noi chiaramente ci sentiamo ancora piene ma il povero Ralf ha fame, quindi gli riempio la ciotola di croccantini gli metto l’acqua fresca e vado a sistemarmi sul divano con Giada. Mi sistemo al suo fianco e nel farlo faccio muovere il mouse del mio notebook che è ancora acceso in modalità sospensione, il movimento riattiva il computer e tutto schermo ricomparve l’immagine del dildo color carne viva. Giada mi guarda, è uno sguardo che insieme racchiudeva tanti interrogativi ma anche tanta sensualità, Ralf dopo aver svuotato la ciotola si è sdraiato ai nostri piedi e si stava leccando la punta del pisello, che fa appena capolino fuori dalla sua guaina di pelo.
Mentre io guardo la tv, Giada si è immersa nella lettura di un libro, ricevo la notifica di whatsapp, apro e vedo che Sara mi augura la buona notte, stupita per questa inattesa gentilezza resto un attimo interdetta e non rispondo. Dopo poco le invio un "grazie e l’emoticon del bacio", immediatamente ricevo la risposta “peccato che sia virtuale, con quelle belle labbra sono sicura che baci benissimo, ma si capisce dalla felicità che emanano gli occhi di Giada”. Sara in un solo colpo mi manda più segnali, resto un attimo disorientata, io e Giada non siamo le tipe da effusioni in pubblico, inoltre la nostra casa è frequentata da giovani uomini, capisco che il dubbio possa anche averlo ma ha meravigliato la certezza che dimostra alludendo che tra me e Giada ci stia una storia di amore e di sesso. Questo per me è irrilevante, è quel “peccato che sia virtuale” che mi ha colpita, che ha sollecitato la via voglia e ha subito provocato una reazione nella parte bassa del mio corpo. Decido di stare al gioco “ perché non iniziare a una conoscenza che dal virtuale può…” e volutamente non finisco la frase. Subito vedo la doppia spunta che indica la notifica di avvenuta lettura e capisco che sta aspettando le mie risposte. La immagino nel suo letto con la schiena appoggiata alla spalliera del letto e lo sguardo sul cellulare. Non finisco di idealizzarla nel suo letto che mi risponde “magari” e subito dopo la fotografia del bacio, ma non si tratta di un’emoticon ma delle sue labbra. Io prontamente scrivo “meravigliose sarebbe bello poterle bacare, ma vista la situazione mi accontenterei ammirarti”. Sara subito mi chiede, dove sono e Giada cosa sta facendo, capisco che vuole propormi qualcosa ma teme una reazione della mia compagna.
Giada è immersa nella sua lettura, in pratica è come se non ci fosse, io per aver risposto a un saluto di Sara, ricevuto tramite whatsapp, ho dato inizio a una vera chat tra noi due. Mi sento come un pesciolino che ha abboccato l’amo, e questa volta da predatrice sono diventata la preda della bella vedova. Un semplice saluto della buonanotte ha dato inizio a uno scambio di messaggi che da innocenti si sono prima trasformati in provocatori e poi in espliciti messaggi erotici.
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