L'uomo di casa
di
Scribonio
genere
incesti
RACCONTO DI FANTASIA.
Se vi piace, scriverò il seguito!
Se avete storie personali accadute (sul tema dell'incesto) e che volete che io scriva come racconto, scrivetemi una mail a scribonio53@gmail.com con un estratto della vostra esperienza e tutto ciò che può aiutarmi nel buttare giù il racconto, quelle che mi ispirano di più le scriverò e le pubblicherò qui, tempo permettendo!
Buona lettura!
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Quando mio padre se ne andò lasciò me e mia madre completamente al verde, senza un soldo in tasca né modo di pagare tutti i debiti del bar che aveva gestito per un po' di tempo. Fui io che scoprì per primo il biglietto che aveva lasciato sul tavolo: allora avevo ancora tanto tempo per dedicarmi alle mie passioni e, come tante volte prima, stavo ritornando da una giornata passata fuori con degli amici al campo da Basket. Appena entrato dalla porta capii subito che mio padre se ne era andato: non c'era più la televisione del salotto, né tutti souvenir che gli piaceva collezionare da giovane durante i viaggi, e che ora teneva solo come soprammobili. La lettera lasciata in cucina, spietata e breve, confermò i miei sospetti, accendendo in me una rabbia che non avevo mai provato: se ne era andato con una ragazza, con una ventina di anni in meno di lui, nel paese dei suoi genitori e aveva deciso di non farsi più vedere in città. Aveva intestato tutto a mia madre: mutuo della casa, bar sull'orlo della bancarotta, portandosi dietro i pochi soldi che avevamo.
Quando tornò mia madre le confessai immediatamente della lettera. Le dissi la notizia sussurrandogliela all'orecchio, dopo averla abbracciata e fatta sedere sul divano. Lei pianse per un po', poi mi disse, alla luce della debole lampadina della piccola sala: "Non c'era più amore tra me e tuo padre da anni, ma mi dispiace che se ne sia andato... mi dispiace soprattutto per te, non so come poterti permettere una vita degna..." In quel momento qualcosa dentro me si ruppe. Crebbi, in un certo senso, tutto di colpo e capii che dovevo aiutare mia madre, in un modo o nell'altro.
Le settimane successive furono molto dure: mio padre mandò tutti i documenti per il divorzio e mia madre accettò le condizioni pur di non vederlo più, io mollai l'Università e iniziai a lavorare al bar a tempo pieno rilevandolo a tutti gli effetti. Mia madre lavorava tutto il giorno come me, ci vedevamo poco, giusto il tempo per una frugale cena e poi ognuno tornava nelle proprie stanze: io nella mia piccola camera oramai, lei in quella inutilmente grossa, ora priva di un membro della famiglia.
Una sera tornai al lavoro più tardi del solito, salii le scale che portavano nell'appartamento e aprii la porta. Attraversai il corridoio e, senza mangiare un boccone mi diressi in camera mia. Passando notai la porta semi aperta della camera di mia madre: era sul letto, piangeva silenziosamente, con in mano il telefono dove guardava il profilo Facebook del suo -ormai- ex marito e la sua nuova compagna. Un nuovo moto di rabbia mi ribollii dentro, a tal punto che non chiusi gli occhi quella notte, anche io spiai il suo profilo: la sua nuova ragazza era molto bella, sui 25 anni (più o meno la mia stessa età) dalla carnagione scura, i capelli neri ricci e un fisico magro e giovane. Pareva, dalle foto, che lei lo portasse in posti da giovani, come discoteche e bar di lusso. Fu allora, grazie a quelle foto, che mi venne l'idea.
Il giorno dopo raccolsi i soldi dalla cassa e li spesi tutti in attrezzature e materiali. Chiusi il bar, scrivendo su un foglio che avrei ristrutturato il locale, e così feci. Passai 4 mesi intensi, dove da solo misi a nuovo il bar, lanciandolo come un luogo per giovani.
La prima sera di apertura fu per me una prova, avevo detto a tutti i miei amici di portare qualcuno e applicai ai drink sconti pazzeschi, nella speranza di attirare più persone possibili. All'apertura non ci volevo credere: Il bar appariva pieno, con gente che ballava tra i tavoli e musica che suonava forte dalle casse. Alla fine della serata, quando quasi tutti oramai erano andati via, una donna venne verso di me. Era bionda, con i capelli tirati su da uno chignon alto e poco ordinato, un filo di trucco e un vestito nero molto scollato che risaltava i grossi seni e i fianchi larghi: era mia madre.
"Sei venuta anche tu! Non ci credo!" dissi, alzandomi in piedi stanco.
"Sono io che non ci credo, guarda cosa hai fatto, e lo hai fatto tutto da solo... sono fiero di te!"
Quelle parole mi scaldarono profondamente dentro, dandomi speranza per il futuro. Quando fu il tempo di chiudere il locale mia madre mi diede una mano a pulire e, quando finimmo, ci sedemmo ad un tavolino del retro. Tirai fuori due bicchieri e li riempii di Wiskey e rimasimo qualche secondo in silenzio.
"Ho fatto il conto di quando abbiamo guadagnato sai? Di questo passo, fra un mese avremmo recuperato tutto quello che abbiamo speso per il rinnovamento del locale, tra qualche mese sarà tutto finito."
Lei mi guardò negli occhi, lucidi e disse: "No, tu hai guadagnato tutto questo, io ho contribuito con troppo poco... non merito te ne tutto questo"
Mi alzai di scatto e con due falcate mi misi davanti a lei: "Non dire mai più una cosa del genere! Tu sei mia madre e ti voglio bene. Contribuirai con quanto riesci e so che farai del tuo meglio per aiutarmi." La abbracciai forte. Quando ci staccammo la vidi sorridere: "sei tu l'uomo di casa ora, farò di tutto per aiutarti."
Tutto cambiò una sera. Mi trovavo al lavoro, dove mia madre ogni tanto passava, vestita benissimo come sempre, sempre sola, e ordinava un drink. Rimaneva lì per un po' ad un tavolo, ogni tanto andavo da lei a chiacchierare ma per lo più servivo i clienti, quindi lei spesso se ne andava prima di me e tornava a casa sola. Una sera notai che al suo solito tavolo era seduto anche un ragazzo, giovane e aitante. Parlava con mia madre piano accostandosi al suo orecchio e sfiorandole la mano ogni tanto. Un sentimento strano si fece strada dentro di me, come un moto di gelosia. Ma stavano solo parlando e, in fondo, non c'era nulla di male. Mi concentrai sul lavoro e la serata passò veloce, lasciandomi privo di ogni ricordo di quel evento. Tornai a casa e aprii la porta del mio appartamento. Subito sentii del vociare dalla camera di mia madre. Mi avvicinai di soppiatto e guardai attraverso il buco della serratura della porta chiusa.
Mia madre era davanti all'uomo del bar, il quale aveva i pantaloni calati e il membro già eretto.
"Mio figlio tornerà a breve, devi andare via..." diceva lei con poca convinzione.
"Su dai, se me lo prendi in bocca sarò veloce e me ne vado via subito"
Lei abbassò gli occhi ma non fece inizialmente nulla, stette ferma a guardare il membro dell'uomo. Lui le prese la testa con una mano e la spinse verso il basso, accompagnandola in una lenta discesa. Lei si inginocchiò e, senza guardarlo negli occhi, gli prese l'uccello tra le mani, iniziano a segarlo. Ero impietrito, arrabbiato, frustrato ma soprattutto geloso. Lei lo iniziò a segare con calma, lentamente, passando a una velocità maggiore quando lui iniziò a muovere i fianchi, aiutandola nel suo lavoro e dimostrando il suo apprezzamento. "Dai su, so che sei una porca, succhiamelo, prendimelo in bocca" Lui le disse questo tra un gemito e l'altro. Mia madre non disse nuovamente nulla dopo queste parole, lasciandosi nuovamente accompagnare la testa verso il suo cazzo: non fece resistenza e lo prese in bocca, inizialmente succhiando la cappella, poi leccandogli tutta l'asta con fare sensuale, dimostrando una certa esperienza. Lui non durò molto: le venne addosso, sulla faccia e in bocca, poi la schiaffeggiò leggermente con l'uccello, ridendo. Si tirò su i pantaloni e la salutò. Io mi nascosi in camera e aspettai che l'uomo uscisse da casa mia. Un moto di rabbia e di eccitazione ribolliva in me. Non ce la feci più e uscii dalla mia camera, intenzionato a parlare con mia madre. La trovai in piedi, poco lontano dove aveva spompinato quello sconosciuto. La sua faccia dimostrava la sorpresa di vedermi lì, prima di quanto aveva premeditato. Non le diedi il tempo per parlare. Semplicemente le dissi tutto quanto con un misto di rabbia e gelosia nella voce: "Ti ho visto sai? Prenderlo in bocca a un uomo che manco conoscevi 2 ore fa. Vergognati. Tuo figlio si fa il culo e porta a casa il quadruplo del tuo stipendio e tu lo ringrazi facendoti scopare la bocca da un uomo qualsiasi? Tu divertiti pure, mentre io ho dovuto lasciare gli amici, i divertimenti e la mia ragazza per stare dietro al lavoro e permetterci di tirare avanti... sai io da quanto non mi diverto in quel senso?" Mia madre era rossa in volto, si vergognava profondamente capendo ciò che aveva fatto. Delle lacrime le spuntarono dagli occhi, i quali puntavano a terra. Quando finii di parlare la guardai con giudizio e rammarico. Lei quando parlò lo fece quasi sottovoce: "Hai ragione Alessio, hai ragione davvero... mi sono comportata male e non ho dimostrato rispetto nei tuoi confronti. Oramai i ruoli si sono invertiti, tu sei diventato il padrone di casa, rilevando il mutuo dell'appartamento, e colui che mi fornisce i soldi per la spesa e le bollette... Sei tu a tutti gli effetti l'uomo di casa. Ti prego di perdonarmi, non succederà mai più" A dire questo si chinò, fino a toccare terra con le ginocchia, in una sorta di supplica velata.
Il sentimento dentro di me mutò e, a vederla in quelle condizioni davanti a me, supplichevole, si fece strada un rigonfiamento tra i miei pantaloni. Mi sentivo ancora frustrato e volevo fargliela pagare in un qualche modo. Mi sentii audace e provai ad alzare il tono: "pensi che una scusa possa fartela passare liscia? non basta mica... soprattutto se le scuse vengono da una che si è fatta sborrare addosso da uno sconosciuto. Va a lavarti come prima cosa, prima di riparlarmi."
Lei abbassò ancora di più gli occhi, piena di vergogna per quelle parole che erano però veritiere. Si alzò e mi sorpassò, per andare in bagno. Lì socchiuse la porta alle sue spalle. Stetti a guardare la porta per qualche secondo, poi non resistetti e, furtivamente, mi avvicinai e guardai attraverso la fessura della porta semi chiusa: Mia madre si stava effettivamente lavando, sciacquandosi china sul lavandino la bocca e la faccia. Quando si alzò e si guardò allo specchio notò un po' di sperma sul seno. Allora si slacciò il vestito da sera e lo fecce scivolare sulla sua bassa figura: avevo davanti a me mia madre in reggiseno e slip e per la seconda volta quella sera la vidi come donna.
Mi tastai il pacco, dentro il mio uccello stava esplodendo e agognava libertà. Mia madre si sciacquò la parte del seno sporca e poi si rimise il vestito. Prese un sospiro prima di uscire e aprire la porta, il che mi diede un momento per staccarmi dalla porta e entrare in camera mia. Quando lei mi raggiunse pareva nuovamente vergognarsi per quello che era successo poco prima e, con la testa china, guardava il pavimento.
"Ale, ascolta, se c'è qualsiasi cosa che io possa fare per farmi perdonare la farei... Ma oramai non posso fare nulla, non ho neppure dei soldi per comprarti qualcosa... Mi sento inutile e lo sento, capisco se tu mi vorrai cacciare di casa, troverò un modo per passare la notte..."
"Certo, magari vai a casa di quello la, così ti fai dare un altra ripassata eh?"
Lei alzò gli occhi lucidi verso di me "Non dire questo per favore, non succederà più, lo giuro. Dimmi cosa posso fare per farmi perdonare e lo farò, ti supplico." Dicendo questo cadde di nuovo sulle ginocchia, davanti a me. Il mio uccello era durissimo sotto i pantaloni e a vederla così la mia eccitazione crebbe ancora di più... la ripensai in bagno, in ginocchio con il cazzo di quel tipo tra le mani... A quel punto rischiai il tutto e per tutto e diedi sfogo alla mia fantasia più profonda e recondita, dicendo: "se vuoi farti perdonare allora rifai quello che hai fatto a quell'uomo, solo fallo a me. L'hai detto tu, sono l'uomo di casa, tu invece sei la donna di casa e questo definisce i nostri ruoli e compiti..." Iniziai a parlare con la voce dura che mi si spezzò a metà frase: avevo perso coraggio. Per un secondo di silenzio non vidi la sua faccia, china verso la terra. Pensai di aver rotto il nostro rapporto, di aver valicato il limite. Mi stavo già pensando a una scusa da dirle per ricomporre i pezzi del nostro rapporto quando lei disse, quasi sottovoce: "Sei sicuro che andrebbe bene per te? Io ho 45 anni e oramai non sono più bella come una volta... Però se mi vedi davvero come la donna di casa, io sarei felice di ricoprire per intero questo ruolo e servire te, l'uomo di casa. Lo faccio di mia spontanea volontà come l'ho fatto con tuo padre..."
"Si, lo voglio davvero mamma. Sii la mia donna" parlai con una voce distante, quasi sognante. Passarono qualche secondo, poi lei si avvicinò strisciando le ginocchia a terra fino ad arrivare sotto di me. Mi slacciò i pantaloni e me li fece calare fino a toccare terra, estraendomi successivamente dai pantaloni il membro oramai in una piena erezione. Senza che se lo facesse dire due volte lo iniziò a segare lentamente, poi si fermò e, tirando fuori oscenamente la lingua, iniziò a leccarlo tutto, dalla base alla cappella, con fare esperto. Continuando a segarmi leggermente mi leccò lo scroto, succhiandomi e massaggiandomi le palle con la bocca. Poi salì verso la cappella, turgida e se la mise in bocca, iniziando a succhiarla forte. Un gemito partì dalla mia bocca. Mi abbandonai completamente al piacere lasciandomi pompare l'uccello da mia madre. Poco prima di venire mi staccai da lei. "Non voglio che sia come per il tizio del bar, voglio di più... voglio vederti nuda."
Lei mi guardò inizialmente spaventata: non si aspettava una richiesta del genere probabilmente, si prese il suo tempo per valutare la richiesta ma poi fece un leggero sorriso imbarazzato. "v-va bene..." disse con voce pregna di timidezza. Fece un passo indietro, e si slacciò l'abito da sera. Rimase in un reggiseno nero e degli slip abbinati in pizzo che ora potevo vedere meglio. Il suo seno, di una quarta abbondante, veniva risaltato dal colore nero, così come le sue forme abbondanti e bellissime. Lentamente, con un rosso vivo sul viso per la timidezza, si slacciò il reggiseno, lasciando libere le tette, dai capezzoli induriti dall'eccitazione e le areole rosa larghe. Poi lentamente si abbassò gli slip, girandosi inizialmente la schiena, dandomi così possibilità di osservare il suo magnifico culo, perfetto e rotondo. Quando si girò nuovamente, molto lentamente, si mostrò a me nuda completamente. In mezzo alle gambe un boschetto di peli nascondeva quasi completamente la figa che, prima o poi, avrei voluto conquistare. Ma ora non riuscivo più a resistere: "Mamma, continua a segarmi, prendimelo in bocca perfavore..." Lei si avvicinò d nuovo, questa volta sedendosi sul letto di fianco a me. Si chinò sul mio uccello e iniziò a succhiarlo con più vigore, muovendo contemporaneamente testa e mani. Azzardai a toccarla, inizialmente sulla schiena, per poi scendere sul culo. Lei si mosse, come ad aiutarmi a raggiungere la natica per farmela palpare. Preso dall'eccitazione le diedi un leggero schiaffo sul culo il che risultò in un suo gemito soffocato dal mio cazzo in bocca. Questo mi fece completamente perdere il controllo.
"Mamma, vengo... vengooo!" urlai, stringendole forte la natica. Lei non smise di succhiare né si staccò la bocca dall'uccello. Le venni copiosamente in bocca, muovendo i fianchi e tenendo con la mano sinistra, non occupata sul culo, la testa ferma. Sentii la bocca contrarsi per accogliere il mio seme e la gola muoversi per inghiottirlo tutto. Quando lasciai la testa lei si staccò tirandosi su a sedere bene. La mia mano destra si trovava ancora sotto il suo culo, il che mi fece percepire l'umidità data dagli umori della sua figa: anche lei si era eccitata, e anche molto.
"C-come è stato?" disse timida
"Stupendo mamma, davvero. Non ho mai goduto così tanto." dissi sottovoce. Le forze mi stavano abbandonando e la stanchezza della giornata e delle forti emozioni si stava facendo sentire. Mia madre si alzò, mi guardò e disse: "Potremmo farlo, qualche volta, sarà il mio modo di ringraziarti per tutto quello che fai... mi fa piacere farlo... solo per te, fino a che lo vorrai. Ma nessuno, e dico nessuno, lo deve sapere, okay? Me lo prometti?"
"Te lo prometto, mamma"
"Allora abbiamo un patto, buona notte uomo di casa" dicendo questo uscii dalla mia camera.
Se vi piace, scriverò il seguito!
Se avete storie personali accadute (sul tema dell'incesto) e che volete che io scriva come racconto, scrivetemi una mail a scribonio53@gmail.com con un estratto della vostra esperienza e tutto ciò che può aiutarmi nel buttare giù il racconto, quelle che mi ispirano di più le scriverò e le pubblicherò qui, tempo permettendo!
Buona lettura!
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Quando mio padre se ne andò lasciò me e mia madre completamente al verde, senza un soldo in tasca né modo di pagare tutti i debiti del bar che aveva gestito per un po' di tempo. Fui io che scoprì per primo il biglietto che aveva lasciato sul tavolo: allora avevo ancora tanto tempo per dedicarmi alle mie passioni e, come tante volte prima, stavo ritornando da una giornata passata fuori con degli amici al campo da Basket. Appena entrato dalla porta capii subito che mio padre se ne era andato: non c'era più la televisione del salotto, né tutti souvenir che gli piaceva collezionare da giovane durante i viaggi, e che ora teneva solo come soprammobili. La lettera lasciata in cucina, spietata e breve, confermò i miei sospetti, accendendo in me una rabbia che non avevo mai provato: se ne era andato con una ragazza, con una ventina di anni in meno di lui, nel paese dei suoi genitori e aveva deciso di non farsi più vedere in città. Aveva intestato tutto a mia madre: mutuo della casa, bar sull'orlo della bancarotta, portandosi dietro i pochi soldi che avevamo.
Quando tornò mia madre le confessai immediatamente della lettera. Le dissi la notizia sussurrandogliela all'orecchio, dopo averla abbracciata e fatta sedere sul divano. Lei pianse per un po', poi mi disse, alla luce della debole lampadina della piccola sala: "Non c'era più amore tra me e tuo padre da anni, ma mi dispiace che se ne sia andato... mi dispiace soprattutto per te, non so come poterti permettere una vita degna..." In quel momento qualcosa dentro me si ruppe. Crebbi, in un certo senso, tutto di colpo e capii che dovevo aiutare mia madre, in un modo o nell'altro.
Le settimane successive furono molto dure: mio padre mandò tutti i documenti per il divorzio e mia madre accettò le condizioni pur di non vederlo più, io mollai l'Università e iniziai a lavorare al bar a tempo pieno rilevandolo a tutti gli effetti. Mia madre lavorava tutto il giorno come me, ci vedevamo poco, giusto il tempo per una frugale cena e poi ognuno tornava nelle proprie stanze: io nella mia piccola camera oramai, lei in quella inutilmente grossa, ora priva di un membro della famiglia.
Una sera tornai al lavoro più tardi del solito, salii le scale che portavano nell'appartamento e aprii la porta. Attraversai il corridoio e, senza mangiare un boccone mi diressi in camera mia. Passando notai la porta semi aperta della camera di mia madre: era sul letto, piangeva silenziosamente, con in mano il telefono dove guardava il profilo Facebook del suo -ormai- ex marito e la sua nuova compagna. Un nuovo moto di rabbia mi ribollii dentro, a tal punto che non chiusi gli occhi quella notte, anche io spiai il suo profilo: la sua nuova ragazza era molto bella, sui 25 anni (più o meno la mia stessa età) dalla carnagione scura, i capelli neri ricci e un fisico magro e giovane. Pareva, dalle foto, che lei lo portasse in posti da giovani, come discoteche e bar di lusso. Fu allora, grazie a quelle foto, che mi venne l'idea.
Il giorno dopo raccolsi i soldi dalla cassa e li spesi tutti in attrezzature e materiali. Chiusi il bar, scrivendo su un foglio che avrei ristrutturato il locale, e così feci. Passai 4 mesi intensi, dove da solo misi a nuovo il bar, lanciandolo come un luogo per giovani.
La prima sera di apertura fu per me una prova, avevo detto a tutti i miei amici di portare qualcuno e applicai ai drink sconti pazzeschi, nella speranza di attirare più persone possibili. All'apertura non ci volevo credere: Il bar appariva pieno, con gente che ballava tra i tavoli e musica che suonava forte dalle casse. Alla fine della serata, quando quasi tutti oramai erano andati via, una donna venne verso di me. Era bionda, con i capelli tirati su da uno chignon alto e poco ordinato, un filo di trucco e un vestito nero molto scollato che risaltava i grossi seni e i fianchi larghi: era mia madre.
"Sei venuta anche tu! Non ci credo!" dissi, alzandomi in piedi stanco.
"Sono io che non ci credo, guarda cosa hai fatto, e lo hai fatto tutto da solo... sono fiero di te!"
Quelle parole mi scaldarono profondamente dentro, dandomi speranza per il futuro. Quando fu il tempo di chiudere il locale mia madre mi diede una mano a pulire e, quando finimmo, ci sedemmo ad un tavolino del retro. Tirai fuori due bicchieri e li riempii di Wiskey e rimasimo qualche secondo in silenzio.
"Ho fatto il conto di quando abbiamo guadagnato sai? Di questo passo, fra un mese avremmo recuperato tutto quello che abbiamo speso per il rinnovamento del locale, tra qualche mese sarà tutto finito."
Lei mi guardò negli occhi, lucidi e disse: "No, tu hai guadagnato tutto questo, io ho contribuito con troppo poco... non merito te ne tutto questo"
Mi alzai di scatto e con due falcate mi misi davanti a lei: "Non dire mai più una cosa del genere! Tu sei mia madre e ti voglio bene. Contribuirai con quanto riesci e so che farai del tuo meglio per aiutarmi." La abbracciai forte. Quando ci staccammo la vidi sorridere: "sei tu l'uomo di casa ora, farò di tutto per aiutarti."
Tutto cambiò una sera. Mi trovavo al lavoro, dove mia madre ogni tanto passava, vestita benissimo come sempre, sempre sola, e ordinava un drink. Rimaneva lì per un po' ad un tavolo, ogni tanto andavo da lei a chiacchierare ma per lo più servivo i clienti, quindi lei spesso se ne andava prima di me e tornava a casa sola. Una sera notai che al suo solito tavolo era seduto anche un ragazzo, giovane e aitante. Parlava con mia madre piano accostandosi al suo orecchio e sfiorandole la mano ogni tanto. Un sentimento strano si fece strada dentro di me, come un moto di gelosia. Ma stavano solo parlando e, in fondo, non c'era nulla di male. Mi concentrai sul lavoro e la serata passò veloce, lasciandomi privo di ogni ricordo di quel evento. Tornai a casa e aprii la porta del mio appartamento. Subito sentii del vociare dalla camera di mia madre. Mi avvicinai di soppiatto e guardai attraverso il buco della serratura della porta chiusa.
Mia madre era davanti all'uomo del bar, il quale aveva i pantaloni calati e il membro già eretto.
"Mio figlio tornerà a breve, devi andare via..." diceva lei con poca convinzione.
"Su dai, se me lo prendi in bocca sarò veloce e me ne vado via subito"
Lei abbassò gli occhi ma non fece inizialmente nulla, stette ferma a guardare il membro dell'uomo. Lui le prese la testa con una mano e la spinse verso il basso, accompagnandola in una lenta discesa. Lei si inginocchiò e, senza guardarlo negli occhi, gli prese l'uccello tra le mani, iniziano a segarlo. Ero impietrito, arrabbiato, frustrato ma soprattutto geloso. Lei lo iniziò a segare con calma, lentamente, passando a una velocità maggiore quando lui iniziò a muovere i fianchi, aiutandola nel suo lavoro e dimostrando il suo apprezzamento. "Dai su, so che sei una porca, succhiamelo, prendimelo in bocca" Lui le disse questo tra un gemito e l'altro. Mia madre non disse nuovamente nulla dopo queste parole, lasciandosi nuovamente accompagnare la testa verso il suo cazzo: non fece resistenza e lo prese in bocca, inizialmente succhiando la cappella, poi leccandogli tutta l'asta con fare sensuale, dimostrando una certa esperienza. Lui non durò molto: le venne addosso, sulla faccia e in bocca, poi la schiaffeggiò leggermente con l'uccello, ridendo. Si tirò su i pantaloni e la salutò. Io mi nascosi in camera e aspettai che l'uomo uscisse da casa mia. Un moto di rabbia e di eccitazione ribolliva in me. Non ce la feci più e uscii dalla mia camera, intenzionato a parlare con mia madre. La trovai in piedi, poco lontano dove aveva spompinato quello sconosciuto. La sua faccia dimostrava la sorpresa di vedermi lì, prima di quanto aveva premeditato. Non le diedi il tempo per parlare. Semplicemente le dissi tutto quanto con un misto di rabbia e gelosia nella voce: "Ti ho visto sai? Prenderlo in bocca a un uomo che manco conoscevi 2 ore fa. Vergognati. Tuo figlio si fa il culo e porta a casa il quadruplo del tuo stipendio e tu lo ringrazi facendoti scopare la bocca da un uomo qualsiasi? Tu divertiti pure, mentre io ho dovuto lasciare gli amici, i divertimenti e la mia ragazza per stare dietro al lavoro e permetterci di tirare avanti... sai io da quanto non mi diverto in quel senso?" Mia madre era rossa in volto, si vergognava profondamente capendo ciò che aveva fatto. Delle lacrime le spuntarono dagli occhi, i quali puntavano a terra. Quando finii di parlare la guardai con giudizio e rammarico. Lei quando parlò lo fece quasi sottovoce: "Hai ragione Alessio, hai ragione davvero... mi sono comportata male e non ho dimostrato rispetto nei tuoi confronti. Oramai i ruoli si sono invertiti, tu sei diventato il padrone di casa, rilevando il mutuo dell'appartamento, e colui che mi fornisce i soldi per la spesa e le bollette... Sei tu a tutti gli effetti l'uomo di casa. Ti prego di perdonarmi, non succederà mai più" A dire questo si chinò, fino a toccare terra con le ginocchia, in una sorta di supplica velata.
Il sentimento dentro di me mutò e, a vederla in quelle condizioni davanti a me, supplichevole, si fece strada un rigonfiamento tra i miei pantaloni. Mi sentivo ancora frustrato e volevo fargliela pagare in un qualche modo. Mi sentii audace e provai ad alzare il tono: "pensi che una scusa possa fartela passare liscia? non basta mica... soprattutto se le scuse vengono da una che si è fatta sborrare addosso da uno sconosciuto. Va a lavarti come prima cosa, prima di riparlarmi."
Lei abbassò ancora di più gli occhi, piena di vergogna per quelle parole che erano però veritiere. Si alzò e mi sorpassò, per andare in bagno. Lì socchiuse la porta alle sue spalle. Stetti a guardare la porta per qualche secondo, poi non resistetti e, furtivamente, mi avvicinai e guardai attraverso la fessura della porta semi chiusa: Mia madre si stava effettivamente lavando, sciacquandosi china sul lavandino la bocca e la faccia. Quando si alzò e si guardò allo specchio notò un po' di sperma sul seno. Allora si slacciò il vestito da sera e lo fecce scivolare sulla sua bassa figura: avevo davanti a me mia madre in reggiseno e slip e per la seconda volta quella sera la vidi come donna.
Mi tastai il pacco, dentro il mio uccello stava esplodendo e agognava libertà. Mia madre si sciacquò la parte del seno sporca e poi si rimise il vestito. Prese un sospiro prima di uscire e aprire la porta, il che mi diede un momento per staccarmi dalla porta e entrare in camera mia. Quando lei mi raggiunse pareva nuovamente vergognarsi per quello che era successo poco prima e, con la testa china, guardava il pavimento.
"Ale, ascolta, se c'è qualsiasi cosa che io possa fare per farmi perdonare la farei... Ma oramai non posso fare nulla, non ho neppure dei soldi per comprarti qualcosa... Mi sento inutile e lo sento, capisco se tu mi vorrai cacciare di casa, troverò un modo per passare la notte..."
"Certo, magari vai a casa di quello la, così ti fai dare un altra ripassata eh?"
Lei alzò gli occhi lucidi verso di me "Non dire questo per favore, non succederà più, lo giuro. Dimmi cosa posso fare per farmi perdonare e lo farò, ti supplico." Dicendo questo cadde di nuovo sulle ginocchia, davanti a me. Il mio uccello era durissimo sotto i pantaloni e a vederla così la mia eccitazione crebbe ancora di più... la ripensai in bagno, in ginocchio con il cazzo di quel tipo tra le mani... A quel punto rischiai il tutto e per tutto e diedi sfogo alla mia fantasia più profonda e recondita, dicendo: "se vuoi farti perdonare allora rifai quello che hai fatto a quell'uomo, solo fallo a me. L'hai detto tu, sono l'uomo di casa, tu invece sei la donna di casa e questo definisce i nostri ruoli e compiti..." Iniziai a parlare con la voce dura che mi si spezzò a metà frase: avevo perso coraggio. Per un secondo di silenzio non vidi la sua faccia, china verso la terra. Pensai di aver rotto il nostro rapporto, di aver valicato il limite. Mi stavo già pensando a una scusa da dirle per ricomporre i pezzi del nostro rapporto quando lei disse, quasi sottovoce: "Sei sicuro che andrebbe bene per te? Io ho 45 anni e oramai non sono più bella come una volta... Però se mi vedi davvero come la donna di casa, io sarei felice di ricoprire per intero questo ruolo e servire te, l'uomo di casa. Lo faccio di mia spontanea volontà come l'ho fatto con tuo padre..."
"Si, lo voglio davvero mamma. Sii la mia donna" parlai con una voce distante, quasi sognante. Passarono qualche secondo, poi lei si avvicinò strisciando le ginocchia a terra fino ad arrivare sotto di me. Mi slacciò i pantaloni e me li fece calare fino a toccare terra, estraendomi successivamente dai pantaloni il membro oramai in una piena erezione. Senza che se lo facesse dire due volte lo iniziò a segare lentamente, poi si fermò e, tirando fuori oscenamente la lingua, iniziò a leccarlo tutto, dalla base alla cappella, con fare esperto. Continuando a segarmi leggermente mi leccò lo scroto, succhiandomi e massaggiandomi le palle con la bocca. Poi salì verso la cappella, turgida e se la mise in bocca, iniziando a succhiarla forte. Un gemito partì dalla mia bocca. Mi abbandonai completamente al piacere lasciandomi pompare l'uccello da mia madre. Poco prima di venire mi staccai da lei. "Non voglio che sia come per il tizio del bar, voglio di più... voglio vederti nuda."
Lei mi guardò inizialmente spaventata: non si aspettava una richiesta del genere probabilmente, si prese il suo tempo per valutare la richiesta ma poi fece un leggero sorriso imbarazzato. "v-va bene..." disse con voce pregna di timidezza. Fece un passo indietro, e si slacciò l'abito da sera. Rimase in un reggiseno nero e degli slip abbinati in pizzo che ora potevo vedere meglio. Il suo seno, di una quarta abbondante, veniva risaltato dal colore nero, così come le sue forme abbondanti e bellissime. Lentamente, con un rosso vivo sul viso per la timidezza, si slacciò il reggiseno, lasciando libere le tette, dai capezzoli induriti dall'eccitazione e le areole rosa larghe. Poi lentamente si abbassò gli slip, girandosi inizialmente la schiena, dandomi così possibilità di osservare il suo magnifico culo, perfetto e rotondo. Quando si girò nuovamente, molto lentamente, si mostrò a me nuda completamente. In mezzo alle gambe un boschetto di peli nascondeva quasi completamente la figa che, prima o poi, avrei voluto conquistare. Ma ora non riuscivo più a resistere: "Mamma, continua a segarmi, prendimelo in bocca perfavore..." Lei si avvicinò d nuovo, questa volta sedendosi sul letto di fianco a me. Si chinò sul mio uccello e iniziò a succhiarlo con più vigore, muovendo contemporaneamente testa e mani. Azzardai a toccarla, inizialmente sulla schiena, per poi scendere sul culo. Lei si mosse, come ad aiutarmi a raggiungere la natica per farmela palpare. Preso dall'eccitazione le diedi un leggero schiaffo sul culo il che risultò in un suo gemito soffocato dal mio cazzo in bocca. Questo mi fece completamente perdere il controllo.
"Mamma, vengo... vengooo!" urlai, stringendole forte la natica. Lei non smise di succhiare né si staccò la bocca dall'uccello. Le venni copiosamente in bocca, muovendo i fianchi e tenendo con la mano sinistra, non occupata sul culo, la testa ferma. Sentii la bocca contrarsi per accogliere il mio seme e la gola muoversi per inghiottirlo tutto. Quando lasciai la testa lei si staccò tirandosi su a sedere bene. La mia mano destra si trovava ancora sotto il suo culo, il che mi fece percepire l'umidità data dagli umori della sua figa: anche lei si era eccitata, e anche molto.
"C-come è stato?" disse timida
"Stupendo mamma, davvero. Non ho mai goduto così tanto." dissi sottovoce. Le forze mi stavano abbandonando e la stanchezza della giornata e delle forti emozioni si stava facendo sentire. Mia madre si alzò, mi guardò e disse: "Potremmo farlo, qualche volta, sarà il mio modo di ringraziarti per tutto quello che fai... mi fa piacere farlo... solo per te, fino a che lo vorrai. Ma nessuno, e dico nessuno, lo deve sapere, okay? Me lo prometti?"
"Te lo prometto, mamma"
"Allora abbiamo un patto, buona notte uomo di casa" dicendo questo uscii dalla mia camera.
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