L'uomo di casa 2

di
genere
incesti

RACCONTO DI FANTASIA
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Buona lettura!

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Quando la sveglia suonò, il giorno seguente, mi parve fosse stato tutto un sogno. Mi alzai distrattamente, e mi guardai in giro alla ricerca anche del più piccolo segno di quello che era accaduto ieri sera, il quale mi sembrava distante, lontano, come avvolto da una nuvola di fumo e nebbia. Fuori dalla finestra la pioggia batteva forte sulle persiane chiuse dalle quali entrava un sottile raggio di grigia luce autunnale. Mi feci una doccia, riprendendo controllo sul ricordo e le emozioni della sera prima. Poco mi sorprese la potente erezione alla luce di quei momenti, ma dovetti ignorarla: ero in ritardo per il lavoro. Prima di uscire vagai un po' per la casa vuota: era in effetti normale che lo fosse, mia madre usciva per andare a lavoro prima di me, ma la sua assenza la percepivo più forte, quasi fosse il preludio di un assenza eterna. Mi ricordai improvvisamente il senso di solitudine provata quando mesi prima mio padre aveva preso le poche cose a cui teneva ed era uscito, andandosene per sempre. Un senso ancora più forte mi colpii allo stomaco e un dolore forte, dietro al plesso solare, fece capolino dal nulla. E se avessi rovinato tutto? L'avevo trattata con troppa durezza? Ero trafitto dal senso di colpa che mi portava ad immaginarla sola ora, a vagare con la macchina lontano da questa città, da questa casa, lontano da me.

Passai la giornata al lavoro con questo pensiero fisso, distraendomi spesso dai miei soliti compiti. Sapevo bene che avrei potuto scriverle un messaggio, ma qualcosa mi bloccava, quando ci pensavo una paura più profonda si faceva strada tra la mia testa: e se poi questo pensiero oscuro divenisse realtà certa?
La giornata continuò e si concluse come molte altre. Quando chiusi finalmente il locale e uscii fuori, constatai che la pioggia non aveva deciso di terminare, anzi, pareva non aver desistito un attimo nel corso della giornata. Corsi in macchina, bagnandomi un poco i vestiti, e partii per tornare a casa. Le luci dei lampioni parevano spiare le mie insicurezze ogni volta che comparivano avanti e dietro di me e ogni volta che mi fermavo per un semaforo rosso saliva ancor più l'ansia per quel pensiero fisso. Parcheggiai la macchina e salii in casa. Prima di aprire la porta presi un grosso respiro. Infine entrai. Le luci erano spente, l'entrata silenziosa. Una vampata di paura si impadronì di me rendendomi definitivamente agitato. Mi tolsi le scarpe velocemente e iniziai a cercarla silenziosamente per tutta la casa. Attraversai la cucina e mi affrontai il corridoio delle due camere, tutto era vuoto. Poi sentii qualcosa. Un rumore proveniente dal bagno. Feci qualche passo verso la porta e mi misi ad ascoltare: era definitivamente la voce di mamma. Tirai un sospiro di sollievo, pesante e lungo, che mi portò un leggero sorriso sul volto.

In quel momento la porta del bagno si aprii: mamma era appena uscita dalla doccia, aveva ancora i capelli bagnati e un asciugamano corto a coprirle parzialmente il corpo. La osservai per un secondo, era bellissima. Nei miei pantaloni si fece largo una nuova erezione che cercai meccanicamente di nascondere. Ma era troppo tardi.
Mia madre mi guardò sorpresa, poi abbassò la testa per nascondere parzialmente la faccia rossa.
"S-sono m-molto felice di vederti" azzardai a dire per rompere il silenzio. Non avevo pensato a cosa dire dopo gli avvenimenti del giorno prima. Immagino che in un modo o nell'altro sarebbe stato imbarazzante. Guardai la sua faccia rossa. L'avevo vista tante volte uscire dal bagno in asciugamano, si vestiva in camera sua, si vergognava per ieri sera? Quali saranno stati i suoi pensieri per tutta la giornata? Poi un nuovo pensiero mi apparve in testa: e se pensasse che la stessi spiando? In fondo ero in piedi davanti alla sua porta con un erezione...
"Sono appena arrivato!" aggiunsi cercando di toglierle qualsiasi dubbio.
"Sei bagnato... dovresti farti una doccia calda e rilassante... immagino che tu abbia lavorato duramente oggi" disse lei dolcemente, senza guardarmi in faccia, ma con un sorriso gentile e le goti ancora arrossate.
"Si, ho paura di prendermi un raffreddore... Piove molto fuori"
Lei non disse nulla, fece un piccolo passo laterale e mi passò affianco sussurrandomi un leggero "permesso" per poi entrare e chiudersi in camera.
Entrai in bagno e mi spogliai. Mentre mi riscaldavo sotto la doccia mi resi conto che il comportamento di mia madre era effettivamente cambiato notevolmente. Non dico che con me, anche da più piccolo, si fosse comportata in maniera autoritaria, però di certo mi guardava almeno negli occhi. Mio padre era quello burbero e severo, sia con me che spesso con mia madre. E lei si comportava con lui... esattamente come ora si comporta con me!
La immaginai per qualche minuto, come si comportava nell'intimità mio padre con lei? Di certo era dominante, come lo era nella vita quotidiana... e a lei piaceva? Il mio pene non cedeva di un millimetro e anche quando mi asciugai e mi infilai dei pantaloncini corti e una maglietta pulita che usavo come pigiama non pareva perdere l'erezione. Uscii dal bagno e un profumo di ragù mi avvolse.

Entrai in cucina e la vidi all'opera tra i fornelli, intenta a impiattare della pasta. La tavola era imbandita bene, come la preparava quando era domenica e mio padre voleva festeggiare, con i bicchieri buoni e del vino. Mi sedetti senza dire nulla, ma con un sorriso che parlava per me. Mangiai di gusto, senza chiacchierare troppo per la fame. Mia madre al mio fianco mangiava più lentamente, tirandomi un occhiatina e un sorriso dolce ma con il suo tipico velo di vergogna.
Una volta finito mi lasciai andare sulla sedia, tirando un sospiro soddisfatto. Mia madre ritirò i piatti, facendomi un segno di stare fermo nel momento in cui provai ad alzarmi per aiutarla. Sparacchiò velocemente e io stetti fermo a guardarla: era bellissima anche così con i capelli mezzi bagnati tirati su in una crocchia distratta, con una maglietta vecchia e un paio di pantaloncini corti. Sorseggiai il vino e la guardai. Una volta finito lei si girò verso di me e sorrise leggermente, guardando verso il basso. Ripensai a quello su cui avevo riflettuto in doccia e, aiutato nel coraggio da quel poco di vino bevuto provai ad adottare alcuni dei comportamenti tipici di mio padre, giusto per provare la mia teoria.
"Pensavo di andare a letto ora" disse lei
"Si, è una buona idea... prima però ho da chiederti una cosa. Mi sono stirato un po' la spalla oggi mentre sollevavo un pacco di bottiglie in magazzino, non è che me la massaggeresti?" dissi questo guardandola dritta negli occhi, anche se i suoi erano fissi al pavimento.
"C-certo" disse piano e si avvicinò a me. Mi rilassai e mi appoggiai al tavolo mentre le delicate mani di mia madre iniziavano a massaggiarmi la spalla che avevo precedentemente indicato.
"Aspetta" tentai "Mi tolgo la maglia così fai meno fatica"
Mi tolsi la maglia con un gesto e la buttai a terra, poco lontano da me. Mamma, silenziosa, la raccolse, la piegò velocemente e la posò sul tavolo poco lontano da me. Continuò il massaggio. Mi rilassai parecchio, ma l'immagine di quelle mani sul mio cazzo continuavano a tornarmi e tormentarmi. La desideravo. La desideravo fortissimo.
"Va meglio?" chiese lei dopo una decina di minuti. Io mi alzai, sempre senza maglia, stagliandomi sopra di lei. Mamma era di certo più bassa di me di almeno una spanna e ora, che eravamo molto vicini da sentire il profumo del suo bagnoschiuma, la differenza si notava di più. Mi infuse un senso di potere e di dominanza che mi diede alla testa, o almeno, nuovamente, al cazzo che era dolorante dalle continue erezioni, ma che pure sfiorava la pancia di mia madre.
"Quasi" dissi con voce bassa "ma lasciamo perdere..."
Lei alzò lo sguardo. I suoi occhi mi guardarono luccicanti per un attimo, la bocca semiaperta per la sorpresa di quel mio gesto. Abbassò lo sguardo velocemente, appena il suo sguardo incrociò il mio, che era fermo su di lei. Quando abbassò lo sguardo vide l'erezione che puntava a lei, coperta solo dai pantaloncini leggeri. Stette un secondo così, nessuno dei due aveva intenzione di fare nulla. Il silenzio era rotto solo dai nostri pesanti respiri asincroni pieni di eccitazione. Poi lei fece un passo indietro, sempre guardando in direzione dei suoi piedi. Dopo tutti quei secondi non sapevo cosa fare, il coraggio mi era venuto a mancare. Sapevo che avrei dovuto fare io il primo passo ma non ero mosso dalle stesse emozioni di rabbia di ieri e quindi mi risultava più complesso. Feci un passo verso di lei. Lei trattenne deglutì e trattenne il respiro, in che mi eccitò di più. Poi la sorpassai, diretto alla mia camera.
"Ale" disse, rompendo il silenzio "aspetta..."
Mi girai a guardarla. "Posso fare ancora qualcosa per te, qualsiasi cosa per farti sentire meglio?" La sua faccia avvampò mentre mi diceva queste cose. Il coraggio mi ritornò ma volli continuare con l'idea di comportarmi come mio padre... o per lo meno come immaginavo si comportasse con lei.
"S-sai bene cosa potresti fare" dissi, con voce inizialmente tremolante ma che dissimulai in un tono basso e sicuro verso la fine.
"Se ti farà sentire meglio posso fare qualsiasi cosa che tu abbia in mente, solo ho bisogno, anzi vorrei, che tu me lo ordin..." si bloccò a metà frase, per poi correggersi subito dopo, rossa in volto "...che tu me lo chiedessi"
Il respiro di entrambi si fece pesante e per un secondo o due fu tutto quello che riuscii a sentire. Dovevo fare le cose con calma oppure avrei fatto un casino. Me lo sentivo. Mi sarei svegliato domani mattina con la stessa paura di oggi e così via, finché non si sarebbe realizzata.
"Bene..." dissi infine. Presi tempo e camminai lentamente verso la sedia da cui mi ero appena alzato. Le passai molto vicino e volutamente la continuai a guardare. Lei non reggeva il mio sguardo. Mi sedetti su una sedia e la guardai, con sguardo fermo e deciso.
"Vorrei... anzi voglio... che tu ti spogli per me..." Sentii la bocca secca quando, al mio comando, come ieri, mia madre si iniziò a spogliare. Liberò dalla maglietta il seno dai capezzoli turgidi e, lentamente si sfilò i pantaloni. Rimase per un secondo con lo slip di pizzo nero, elegante e sensuale nella sua semplicità. Poi si sfilò anche quello. Rimasi di sasso: il suo pube, ieri coperto da una peluria incolta, era completamente rasata, esaltando uno spicchio della sua rosa figa dalle labbra grosse.
"Va bene così, uomo di casa?" disse quasi sospirando e portandosi le mani in grembo senza nascondere nulla, in un azione quasi meccanica, come fatta per anni.
"Si, sei molto bella..." presi un respiro e azzardai "ti sei depilata, lo hai fatto per me?" Lei chinò nuovamente lo sguardo, stringendosi tra le spalle. Un ondata di eccitazione dovuta al potere mi pervase. Mi alzai in piedi e iniziai a girarle intorno. Mi fermai dietro per qualche secondo, per ammirarle il sedere, tondo e abbondante, poi continuai il mio giro.
"Ti ho fatto una domanda, immagino tu non abbia sentito" dissi, concedendomi a quel tono usato ieri sera e alla eccitazione. "Voglio che tu mi risponda sempre"
"S-si"
"Si, cosa? non ho capito" dissi, irriverente
"Si, mi sono depilata per te... dopo ieri sera volevo farmi piacente... so che a voi giovani piace così"
Il cazzo mi scoppiava nei pantaloni, mi sentivo già bagnato.
"Io non ho preferenze in merito, basta che sia ordinata. Vorrei che me lo chiedessi da ora in poi. Intendo che mi chiedessi tutto, senza presupporre niente. Voglio che tu mi chieda cosa mi piace." dicendo questo mi fermai davanti a lei, finendo di girarle attorno come in un ispezione.
"Sarò sincero e diretto. A vederti così mi scoppia il cazzo nei pantaloni. Tiramelo fuori per favore." dissi gentile
"V-va bene" Si chinò fino ad inginocchiarsi poi lentamente mi prese i pantaloni e liberò il mio cazzo. La cappella pulsava a qualche centimetro dal suo volto.
"Cosa vuoi che faccia ora?"
"Prendilo in bocca, come hai fatto ieri."
Lei non aspettava altro. Prese l'uccello in mano e iniziò a baciarlo sulla punta. Poi scese baciando tutta l'asta e si fermò sulle palle, che mi prese a leccare lentamente. Un senso di piacere estremo mi pervase nel momento che iniziò a succhiarmi le palle, prima una e poi l'altra, accarezzandoli con la lingua mentre erano in bocca.
"Ahh" mi lasciai sfuggire.
Lei risalì per tutta l'asta e poi prese a succhiarmi la cappella, con far lento e sensuale. Iniziò a pompare lentamente, giocando con la lingua mentre scendeva e saliva. Poi si fermò improvvisamente. Mi guardò per mezzo secondo, osservando la mia faccia pervasa dal piacere e dalla lussuria. La saliva grondava tutto il mio cazzo e colava dalla sua bocca in maniera oscena, seppur il suo volto era quello di mamma, la mia mamma. Quando aprì la bocca lo prese tutto, fino in gola. Iniziò a spompinarmi così, con dolcezza ma profondità. Godevo tanto. Godevo nel vederla in ginocchio, ai miei piedi. Godevo nel vederla in quello stato osceno. Godevo per quello che mi stava facendo.
Non resistetti più: con le mani le afferrai la testa, tirandole leggermente i capelli. lei fece leggero gridolino di piacere misto a sorpresa, seppur soppresso dal mio cazzo nella sua bocca.
"Fermami se non vuoi o se ti faccio del male" dissi, con tono fermo e deciso, pervaso dal godimento del momento. Iniziai a muovere i fianchi, tenendole ferma la testa. Lei mi guardava dal basso, con occhi lacrimanti per lo sforzo. Mi muovevo velocemente affondando nella sua bocca l'integrità del cazzo, fino a toccarle la gola. Non pareva avere conati di vomito, il che mi eccitò ancora di più. Mi sentivo il potere di usarla a mio piacimento: le stavo scopando la testa. Questo pensiero mi fece raggiungere il limite ma quello che me lo fece valicare fu una visione: la sua mano era tra le sue cosce e si muoveva molto velocemente. Si stava masturbando mentre le fottevo la bocca.
"Vango mamma, prendilo, prendilo" solo dei gorgoglii vennero dalla sua bocca, finchè non la vidi chiudere gli occhi e prendere i vari schizzi di sperma. La sua mano non finiva di muoversi e i suoi gemiti sommessi dal mio seme nella sua bocca erano il sintomo della sua vicinanza all'orgasmo. Quando finii non ci pensai nemmeno due volte.
"Alzati ora, in fretta, mentre ingoi" Estrassi il cazzo dalla sua bocca e la aiutai ad alzarsi fra il suo stupore e il suo deglutire. Mi accorsi che aveva tolto furtivamente la mano dalle sue gambe, come se non gli fosse concesso godere. Ma io volevo concederglielo. Io volevo far godere mia madre, la mia donna.

La alzai con facilità data la sua stazza e la feci sedere sul tavolo, facendo rovesciare il bicchiere di vino sulla maglietta del pigiama. Le allargai le gambe, scoprendo la sua meravigliosa figa rosa aperta e grondante di umori.
"Ah" lei fece. La guardai negli occhi e, lentamente, mi avvicinai con il viso. Appena la sfiorai con la lingua la sentii gemere, avvicinando il bacino al mio viso. Mi chiedeva di farla godere. Iniziai a leccare tutta la figa, prima attorno, giocando con le grandi labbra, poi con il clitoride. Lei oramai gemeva forte, muovendo avanti e indietro il bacino.
"Vuoi che ti penetri con le mie dita?" le dissi.
"Si... Si ti supplico" disse lei tra un gemito e l'altro.
Senza farla aspettare le infilai un dito nella vagina, trovandola già aperta e pronta ad accogliermi. Feci una o due movimenti, poi ne infilai una seconda per farmele avvolgere entrambe. Non passarono troppi secondi prima che le sue gambe, piegate per appoggiarsi sul tavolo, iniziarono a tremare.
Mia madre venne urlando, tirando fuori i mesi di astinenza e l'eccitazione che provava in quel momento. Non mi fermai e continuai a leccarla, trovandomi il viso e la bocca piena dei suoi dolci umori. Strinse le gambe serrando la mia testa finché anche l'ultimo dei suoi spasmi finì. Allentò la presa ma rimase sdraiata sul tavolo, tra il vino rovesciato, senza guardarmi, ma con un espressione sul volto che pareva non appartenerle.
"Domani voglio questa" dissi indicando la sua vagina, sfiorandola e facendole venire un brivido.
"Non desidero altro" disse sottovoce, ancora ansimante, fissando di lato "Ho sperato tutto il giorno che te la prendessi questa sera. Ma posso aspettare domani sera... passerò tutto domani desiderando di rincontrarti."
scritto il
2023-09-16
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