Coloro che restano 3
di
Scribonio
genere
incesti
RACCONTO DI FANTASIA
Buongiorno! Ricordo, come sempre la mia mail scribonio53@gmail.com nel caso mi voleste scrivere, confessarmi un racconto che non riuscite a scrivere (e vorreste che lo facessi io) o lasciarsi intervistare sempre con fine narrativo.
Vi ringrazio e vi lascio alla lettura!
—
Dormii tanto, come non facevo da anni. Mi svegliai tardi, con la luce del sole che filtrava attraverso le tende. Riuscivo a percepire i rumori delle auto fuori dalla finestra, coloro che passeggiavano nel viale alberato poco lontano, una musica in lontananza. Mi sorpresi a sorridere, mentre mi godevo quel caldo che non sembrava più asfissiante grazie alla brezza che muoveva leggermente le lenzuola. Avevo dormito sopra il letto di Melissa: non sapevo se lei avesse dormito con me o meno, seppur già da solo coprivo quasi l'integrità del piccolo letto, ma ne riuscivo ancora a percepire il profumo di balsamo al gelsomino nel cuscino. Mi guardai: ero ancora completamente nudo, con il membro in riposo appoggiato alla gamba. La porta era chiusa e dal resto della casa non parevano venire rumori. Mi alzai, cercando i vestiti: erano stati piegati ordinatamente e riposti sul comodino. Mi vestii e facendo il minimo rumore possibile, uscii furtivamente dalla porta, con la paura di essere visto da Francesca. Quando constatai che il corridoio era vuoto, mi spostai in cucina con più tranquillità. Sentivo dentro di me un sentimento di rilassamento, di tranquillità: potevo quasi definirmi felice. Fui persino contento quando notai l’orologio appeso alla parete della cucina che mi annunciava che erano quasi le undici: era da molti anni che non riuscivo a dormire così tanto. Mi feci un caffè e andai a esplorare la casa alla ricerca di Melissa. Non trovandola, decisi di andare a recuperare il telefono lasciato in camera mia per chiamarla. Lì, però, mi aspettava un messaggio, da parte sua, che mi annunciava che aveva accompagnato Francesca al centro commerciale, per fare delle compere, e che se avevo bisogno di lei potevo scriverle o chiamarla.
Il ricordo della sera prima mi fece sorridere e, anche se non avevo effettivamente bisogno di nulla, non resistetti dal scriverle un messaggio:
“Buongiorno, dormito bene?” Aspettai la sua risposta sbirciando la sua foto profilo: era stata scattata qualche anno prima e la ritraeva sorridente al mare. Dopo pochi secondi vibrò il cellulare, annunciando la sua risposta: “Molto bene grazie, e tu?”
Riflettei sulla risposta, finendo per seguire il buon umore: “Divinamente… non dormivo così tanto e così bene da mesi!”
La sua risposta non si fece attendere questa volta: “Sono davvero felice, non puoi immaginare come sto sorridendo ora.”
Mi sentii coraggioso: “Mostrami, mi farebbe piacere, fatti una foto”
“Se ti rende felice…” Al suo ultimo messaggio allegò un selfie, con uno sguardo timido, non abituato alle fotocamere, accompagnato però da un sorriso sincero in viso. Dallo sfondo riuscii a capire che si trovava in un negozio di una catena di vestiti, famosa per i prezzi bassi: sembrava stesse ferma davanti ad un camerino.
“Stai provando dei vestiti nuovi?” chiesi.
“No, Francesca è riuscita a racimolare qualche soldo dando delle ripetizioni a compagni di corso, così l’ho accompagnata a comprarsi un vestito nuovo per andare ad una festa questa sera.”
Non ero mai riuscito ad inquadrare bene Francesca, una ragazza così schiva e solitaria: mi sembrava strano fosse tipa da feste. Comunque risposi a Melissa: “Anche tu meriteresti un vestito nuovo, uno di quelli belli”
“Non abbiamo i soldi… e comunque non devo andare a nessuna festa hahaha”
“Provane uno, vorrei vederti vestita bene” le chiesi.
Melissa mi chiese di aspettare che Francesca finisse di provare il suo poi, dopo qualche minuto, mi mandò una foto. Era nel camerino, da sola, con un vestito a fiori lungo e dalla gonna ricamata al fondo. In quella visione sembrava ringiovanire di vent'anni: avrei potuto sicuramente scambiarla per una mia coetanea.
“Sei bellissima” riuscii solo a commentare.
Passammo ancora un’oretta a chiacchierare per messaggio, parlando del più e del meno, senza mai toccare nel discorso l’accaduto della notte prima. Mi sembrava di essere tornato a qualche anno prima, dove passavo ore a scrivermi con Alessia. Questa volta però, dietro al telefono, sentivo di avere una persona a cui interessavo davvero: chiacchierammo della cena e di cosa mi sarebbe piaciuto mangiare, se avessi bisogno di nuove camice per il lavoro e dei posti da visitare se fossi riuscito a risparmiare abbastanza soldi per le prossime ferie. Erano conversazioni normali, ma mi scaldò il cuore poterle fare con una donna dolce e sinceramente interessata.
Francesca spese gli ultimi soldi guadagnati offrendo un veloce pranzo a Melissa, restando poi fino a metà pomeriggio fuori casa. Mi confessò, in un messaggio, che l’aveva sorpresa la sua richiesta di uscire insieme, che le era mancato passare quasi un'intera giornata madre-figlia. Fui così felice per loro che uscii a passeggiare nel pomeriggio, riuscendo a godermi profondamente quella meravigliosa giornata di sole.
Rientrai prima dell’ora di cena, con il familiare rumore di pentole sul fuoco. Incontrai Francesca sull’uscio, stava andando alla festa, e la salutai. Era sorprendente come fra lei e Alessia scorresse lo stesso sangue: Francesca non le assomigliava minimamente, con i suoi occhi più scuri, i capelli corti e il piccolo naso all’insù. Anche se minuta di statura, aveva un fisico che pareva più delineato, con curve più accentuate sui seni e sui glutei. Il vestito che si era comprata era bianco, con la gonna che le arrivava sotto le ginocchia. Tra noi non ci fu un saluto propriamente caloroso, ma mi fece piacere che fosse di buon umore anche lei.
Una volta chiusa la porta mi diressi in cucina, dove vidi Melissa, intenta a cucinare la cena, canticchiare. Mi sistemai in silenzio vicino al tavolo, sorridendo mentre la guardavo muoversi così. Non passò molto tempo prima che si girasse, notandomi. Abbassò subito lo sguardo, sorridendo: “Bentornato”.
“Grazie”
Mangiammo chiacchierando, mi sentii bene e percepì in lei un senso di felicità profonda. Subito dopo decidemmo di guardare un po’ di televisione: ci sistemammo, così, sul divano. Eppure, nemmeno i programmi serali, riuscirono a fermare i nostri discorsi. Parlammo di Francesca e della sua carriera universitaria, della vita passata di Melissa e della mia.
Ma poi, finalmente, ci confrontammo sulla sera precedente. Il discorso iniziò con un mio divagare sul mio rapporto con Alessia, quando lei, con mio stupore, mi chiese: “Posso farti una domanda privata?”
“Certo.” Le risposi.
Ci fu un momento di silenzio, in cui abbassò nuovamente lo sguardo, assumendo quello sguardo delle precedenti sere che tanto mi eccitava. Pareva quasi imbarazzata, eccitata ma sottomessa. Un mix che mi dava alla testa.
“Alessia ti faceva finire dentro la sua bocca, come ho fatto ieri sera?” chiese, spiazzandomi.
“Intendo,” continuò “mi è sembrato che ti eccitasse molto, come fosse una cosa sperimentata poche volte.” Il suo volto assunse una tonalità di rosso tenue.
“In realtà,” risposi, cercando di scacciare l’imbarazzo, “non mi dava quasi mai piacere con la bocca… non le piaceva. Tantomeno quando le venivo in bocca.”
Lei si sistemò meglio sul divano con un movimento impacciato.
“Il sesso in generale non era un granché,” continuai “non che mi importasse troppo, l’amavo davvero tanto, ma posso dire che avveniva persino molto di rado.”
“Mi dispiace…” disse.
Quell’atmosfera gioiosa mantenuta tutta la giornata stava calando di molto. Lo spettro del nome di Alessia stava tramutando tutto di nuovo in tristezza. Non volevo dargli questo potere.
“E tu?” chiesi cercando di sorridere, “tu eri soddisfatta con tuo marito?”
Appena finii di parlare mi accorsi di quanto sgarbata era quella domanda e mi maledissi. Lei, invece, sorrise e mi rispose estremamente imbarazzata: “Beh all’inizio facevamo molto sesso ma poi con gli anni, sai… ci si stanca del corpo del partner”.
“Chiunque si stanchi di te non ha capito nulla dalla vita” mi uscì spontaneo.
Melissa abbassò la testa, cercando di nascondere il rossore dietro agli occhiali. Farfugliò qualcosa per ringraziarmi del complimento. Continuai a parlare senza ragionare molto, spontaneamente e senza freni: “Inoltre, quando fai tutto quello che ti chiedo, senza pensarci neppure, mi fa sentire… adorato, credo. Come se volessi davvero soddisfarmi.”
“È così, lo voglio davvero…” rispose lei, come se avesse fiato a sufficienza solo per dirmi quelle parole. Mi avvicinai di qualche centimetro: riuscivo a percepire il suo profumo, a vedere il tremolio eccitato delle sue mani.
Mi lasciai completamente trasportare: “E a te piace?” le sussurrai, avvicinando la mia mano per scostarle una ciocca di capelli dalla fronte. Melissa deglutì, potevo percepire i suoi respiri pesanti e irregolari. Al suo silenzio incalzai: “E a te piace, Melissa, che io ti ordini cosa fare?”
“S-sì… moltissimo” rispose.
Mi abbandonai alla passione completamente. Avvicinai le labbra al suo collo, baciandolo più volte. Melissa sospirò pesantemente, come a liberare tutta l’eccitazione che aveva in corpo. Continuai a baciarla, morderla e succhiarla sul collo, lasciando alle mie mani il compito di accarezzarle tutto il corpo, prendendo le misure delle sue curve. Lei si lasciò toccare e baciare, allargando le gambe e spingendo il corpo sulle mie mani, come a cercare una maggior pressione. Dopo poco tempo mi allontanai da lei, alzandomi. Mi presi il tempo per guardarla: era così bella e sensuale, in una posizione così sottomessa e con lo sguardo desideroso e supplicante delle mie attenzioni.
“Svestiti” le chiesi.
Si alzò velocemente, togliendosi ogni vestito e lasciandolo cadere disordinatamente a terra. Dopo poco tempo si ritrovò completamente nuda davanti a me, tremante di eccitazione. Mi tolsi anche io i vestiti sotto lo sguardo trepidante di Melissa, per poi avvicinarmi e baciarla. La feci sedere sul divano mentre io, chinato su di lei, assaggiavo le sue labbra. Presi la sua mano e la condussi sul mio pene, già in erezione. Lei lo iniziò a massaggiare, passando la mano sul glande e accarezzandolo fino ai testicoli.
Mi staccai dalle sue labbra, aprendo gli occhi. “Dammi piacere con la bocca” le chiesi.
Lei non se lo fece ripetere e, dopo essersi inginocchiata, iniziò a baciare ogni centimetro del membro, alternandolo a leccate e carezze con la mano. Quando iniziò la vera e propria fellatio non potei trattenere un gemito di piacere. Il ritmo del suo movimento era lento, passionale, con risucchi alternati a piacevoli movimenti della lingua. Era perfetto ma volevo di più. Un istinto animalesco, rabbioso, si impadronì di me e io lo lasciai fare. Le appoggiai le mani dietro la testa e le presi delicatamente i capelli.
“Lascia fare a me” dissi.
Melissa si rilassò e smise di muovere la testa. Spinsi la nuca in modo tale che il membro sparisse nella sua bocca, per poi tirarle delicatamente i capelli per allontanarla. Era piacevole, avevo il controllo completo della sua bocca. La cosa mi fece impazzire: le mollai i capelli e le presi la testa, tenendola ferma. Mossi il bacino lentamente, penetrando la sua bocca come fosse il suo sesso. Melissa teneva le labbra serrate attorno al mio membro, le mani appoggiate alle gambe. Iniziai a muovermi sempre più velocemente, accompagnando ogni spinta con un gemito. La guardai: dalla bocca scendeva moltissima saliva che colava sui suoi seni e sulle sue gambe, lubrificando perfettamente il mio pene, gli occhi, lussuriosi e compiaciuti, erano bagnati da qualche lacrima per lo sforzo ma tutto del suo corpo mi confessava il suo piacere. Continuai così per qualche minuto, ma nel momento in cui sentivo l’orgasmo salire mi fermai, allontanandomi. Lei prese fiato per un po’, la saliva che oscenamente le scendeva a bagnarle il corpo. Le lasciai il tempo per prendere fiato.
“Perchè non sei venuto?” Mi chiese, tra un respiro pesante e l’altro, “non ti stava piacendo?”
“Mi stava piacendo così tanto,” risposi “che ho pensato di ricompensarti. Alzati mettiti di nuovo sul divano.”
“Io…” iniziò Melissa “io… non c’è bisogno che tu ti occupi di me, io sono qui per te, per la tua soddisfazione e felicità non la mia.”
“Sarà per la soddisfazione di entrambi” risposi.
Riluttante e tremante si sedette sul divano. Mi avvicinai e le aprii le gambe: il suo sesso era completamente fradicio di umori, in pulsante attesa del mio tocco. Ma non sarebbe stato così facile per lei: “desideri che ti tocchi?”
“Io…” iniziò lei.
“Dimmi se vuoi essere toccata” incalzai.
“Si, ma solo se questo ti fa piacere.”
Le iniziai a toccare le cosce, accarezzandola attorno al sesso ma senza mai avvicinarmi a toccarlo.
“Voglio che tu mi parli, mi dica tutto quello che ti chiedo, voglio che tu ti metta completamente a nudo davanti a me, confessando ogni cosa che ti chiedo.”
Lei annuì. Non l’avevo ancora toccata ma già il suo bacino si muoveva verso di me.
“Se non desideri rispondere ad una domanda o interrompere tutto basta che tu me lo dica, va bene?”
Lei annuì una seconda volta.
Continuai ad accarezzarla attorno al suo meraviglioso sesso, allungando le mani sull’interno coscia, sul pube e sulla pancia, fino ad arrivare ai glutei e ai fianchi. Melissa tremava al mio tocco, muoveva ogni parte del suo corpo per facilitare i movimenti.
“Da quando tuo marito non c’è più hai avuto altri uomini?” chiesi
“No…” rispose con un gemito.
“Ti sarai però masturbata, qualche volta.”
“Si…”
“Quand’è l’ultima volta che ti sei toccata?” Ci mise qualche secondo per rispondermi, ma poi disse: “ieri sera. Dopo che ti ho dato piacere.”
“Dove lo hai fatto?”
“In bagno, quando sono andata a pulirmi. Ho chiuso la tazza del gabinetto e mi ci sono seduta sopra.”
Le sfiorai il clitoride con il dito, suscitando un forte gemito e un piccolo spasmo del suo corpo.
“Come lo hai fatto?”
“Con… con le dita.”
“Così?” Spostai una mano sulla sua vulva, incominciando a massaggiarle il clitoride con la mano. Melissa iniziò a gemere, accompagnando i miei movimenti con la sua anca.
“Sì…” mi rispose infine.
“E a cosa pensavi?”
“Che…” gemette “che entrassi dalla porta, nudo, che mi sorprendessi nell’atto, che mi dicessi che non avevo il permesso di farlo da sola e…”
Ero oltre l’eccitamento, in una sorta di spasmodico stato di libidinosa passione animalesca. Le sue confessioni mi eccitavano ancora di più, volevo che lei godesse al mio tocco, lo desideravo come nessun'altra cosa al mondo.
“E…?” chiesi.
“...E che sostituissi le mie dita con le tue.”
Avvicinai il viso al suo sesso. Gli umori colavano sul divano, la vulva lucida pulsava a ritmo con i miei movimenti sempre più veloci. Le baciai l’interno coscia, per poi morderlo, scaturendo un gemito più forte. Le sue mani si serrarono sul tessuto del divano.
“Continua a parlare, dimmi qualsiasi cosa che ti passa per la testa. Nel momento in cui ti interromperai, lo farò anche io” dissi. Affondai il mio viso tra le sue gambe, baciando le grandi labbra e passando la lingua sull’integrità del sesso, finendo per iniziare a stimolare il clitoride con la lingua.
Melissa emise un forte gemito. Mi posò una mano sulla nuca, incollandomi al suo sesso. Poi iniziò a parlare tra i gemiti: “Nessuno mi aveva mai leccato. Mio marito non ne aveva banalmente voglia, odiava i preliminari, andava dritto alla penetrazione, molto spesso senza aspettare il mio orgasmo.”
Gemette forte, il suo bacino ondeggiava, avvicinandosi e allontanandosi dal mio viso.
“Ho sempre pensato, sbagliando, che fossero principalmente le donne a fare questa pratica ad altre donne così, quando mio marito si addormentava al mio fianco dopo essere venuto, mi toccavo immaginando che al posto delle mie dita ci fosse la lingua di una donna.” Mentre godeva, sospirando e gemendo, godevo anche io, nella consapevolezza che aveva perso qualsiasi freno inibitore, che quella donna così discreta e riservata mi stesse parlando delle sue più segrete fantasie erotiche: sentii come se bramasse a tal punto il mio tocco che sarebbe stata disposta a darmi tutto.
“E ora, che me lo stai facendo tu, sento che non c’è mai stato nulla di così piacevole nella mia vita, che non potevo nemmeno immaginare cosa si provasse realmente. Godo, godo come mai.” Ormai le sue parole erano mischiate ai gemiti, sempre più forti. Godevo anche io ma del suo piacere.
Sentii arrivare il suo orgasmo prima che me lo annunciasse, con un urlo: “Vengo, sto venendo, ahhh!" Il suo corpo tremò tutto, sentii tendersi ogni muscolo del suo corpo, si serrarono le gambe sulla mia testa e le mani mi spinsero più a contatto con il suo sesso. Non mi fermai a stimolarla con la lingua mentre con le mani le stringevo forte le cosce, fino a lasciarle i segni.
Percepivo le sue convulsioni di piacere mentre urlava il mio nome, mentre mi intrappolava a sé, e questo mi portò al limite del piacere. Quando Melissa si rilassò appena mi divincolai dalla sua presa, alzandomi in piedi. Iniziai a masturbarmi sopra di lei, guardandola ancora così, con le gambe oscenamente aperte, bagnata di sudore e saliva, con gli umori che le colavano sul divano: “guarda,” dissi mentre sentivo salire l’orgasmo “guarda con il tuo parlare e il tuo godere mi rende felice.”
“Sì…” la sua risposta parve estremamente lontana mentre venni su di lei. Uno schizzo di seme le cadde in faccia macchiandole una lente degli occhiali, il secondo tra i seni e il terzo sul suo ventre mosso ancora dai respiri spasmodici della passione. Urlai anche io il mio piacere, sentendo ogni muscolo tendersi.
Quando tornò la lucidità mi accasciai di fianco a lei. Rimanemmo in silenzio, fermi in quello stato. Si riuscivano a percepire solo i nostri respiri, ancora pesanti, nella stanza carica dei nostri odori. Rimanemmo fermi a lungo, con le mani che si sfioravano, a goderci quei rimasugli di piacere dati dall’orgasmo e dal saperci in quelle posizioni così oscene, l’uno di fianco a l’altro.
A interromperci fu il rumore sulle scale, passi che si avvicinavano alla porta di casa. In fretta e furia raccogliemmo tutti i vestiti e ci fiondammo nel corridoio. Entrambi ridevamo come due ragazzini. Prima che lei potesse infilarsi in bagno e io nella mia camera le presi un braccio, la avvicinai a me, mentre sentivo la chiave girare nella toppa del chiavistello della porta.
“Desidero fare l’amore con te, Melissa. Tu lo desideri?” Lei rise, annuendo e arrossendo contemporaneamente. Le diedi un bacio e la lasciai entrare in bagno.
“Presto…” mi dissi. Poi chiusi la porta della mia stanza.
Buongiorno! Ricordo, come sempre la mia mail scribonio53@gmail.com nel caso mi voleste scrivere, confessarmi un racconto che non riuscite a scrivere (e vorreste che lo facessi io) o lasciarsi intervistare sempre con fine narrativo.
Vi ringrazio e vi lascio alla lettura!
—
Dormii tanto, come non facevo da anni. Mi svegliai tardi, con la luce del sole che filtrava attraverso le tende. Riuscivo a percepire i rumori delle auto fuori dalla finestra, coloro che passeggiavano nel viale alberato poco lontano, una musica in lontananza. Mi sorpresi a sorridere, mentre mi godevo quel caldo che non sembrava più asfissiante grazie alla brezza che muoveva leggermente le lenzuola. Avevo dormito sopra il letto di Melissa: non sapevo se lei avesse dormito con me o meno, seppur già da solo coprivo quasi l'integrità del piccolo letto, ma ne riuscivo ancora a percepire il profumo di balsamo al gelsomino nel cuscino. Mi guardai: ero ancora completamente nudo, con il membro in riposo appoggiato alla gamba. La porta era chiusa e dal resto della casa non parevano venire rumori. Mi alzai, cercando i vestiti: erano stati piegati ordinatamente e riposti sul comodino. Mi vestii e facendo il minimo rumore possibile, uscii furtivamente dalla porta, con la paura di essere visto da Francesca. Quando constatai che il corridoio era vuoto, mi spostai in cucina con più tranquillità. Sentivo dentro di me un sentimento di rilassamento, di tranquillità: potevo quasi definirmi felice. Fui persino contento quando notai l’orologio appeso alla parete della cucina che mi annunciava che erano quasi le undici: era da molti anni che non riuscivo a dormire così tanto. Mi feci un caffè e andai a esplorare la casa alla ricerca di Melissa. Non trovandola, decisi di andare a recuperare il telefono lasciato in camera mia per chiamarla. Lì, però, mi aspettava un messaggio, da parte sua, che mi annunciava che aveva accompagnato Francesca al centro commerciale, per fare delle compere, e che se avevo bisogno di lei potevo scriverle o chiamarla.
Il ricordo della sera prima mi fece sorridere e, anche se non avevo effettivamente bisogno di nulla, non resistetti dal scriverle un messaggio:
“Buongiorno, dormito bene?” Aspettai la sua risposta sbirciando la sua foto profilo: era stata scattata qualche anno prima e la ritraeva sorridente al mare. Dopo pochi secondi vibrò il cellulare, annunciando la sua risposta: “Molto bene grazie, e tu?”
Riflettei sulla risposta, finendo per seguire il buon umore: “Divinamente… non dormivo così tanto e così bene da mesi!”
La sua risposta non si fece attendere questa volta: “Sono davvero felice, non puoi immaginare come sto sorridendo ora.”
Mi sentii coraggioso: “Mostrami, mi farebbe piacere, fatti una foto”
“Se ti rende felice…” Al suo ultimo messaggio allegò un selfie, con uno sguardo timido, non abituato alle fotocamere, accompagnato però da un sorriso sincero in viso. Dallo sfondo riuscii a capire che si trovava in un negozio di una catena di vestiti, famosa per i prezzi bassi: sembrava stesse ferma davanti ad un camerino.
“Stai provando dei vestiti nuovi?” chiesi.
“No, Francesca è riuscita a racimolare qualche soldo dando delle ripetizioni a compagni di corso, così l’ho accompagnata a comprarsi un vestito nuovo per andare ad una festa questa sera.”
Non ero mai riuscito ad inquadrare bene Francesca, una ragazza così schiva e solitaria: mi sembrava strano fosse tipa da feste. Comunque risposi a Melissa: “Anche tu meriteresti un vestito nuovo, uno di quelli belli”
“Non abbiamo i soldi… e comunque non devo andare a nessuna festa hahaha”
“Provane uno, vorrei vederti vestita bene” le chiesi.
Melissa mi chiese di aspettare che Francesca finisse di provare il suo poi, dopo qualche minuto, mi mandò una foto. Era nel camerino, da sola, con un vestito a fiori lungo e dalla gonna ricamata al fondo. In quella visione sembrava ringiovanire di vent'anni: avrei potuto sicuramente scambiarla per una mia coetanea.
“Sei bellissima” riuscii solo a commentare.
Passammo ancora un’oretta a chiacchierare per messaggio, parlando del più e del meno, senza mai toccare nel discorso l’accaduto della notte prima. Mi sembrava di essere tornato a qualche anno prima, dove passavo ore a scrivermi con Alessia. Questa volta però, dietro al telefono, sentivo di avere una persona a cui interessavo davvero: chiacchierammo della cena e di cosa mi sarebbe piaciuto mangiare, se avessi bisogno di nuove camice per il lavoro e dei posti da visitare se fossi riuscito a risparmiare abbastanza soldi per le prossime ferie. Erano conversazioni normali, ma mi scaldò il cuore poterle fare con una donna dolce e sinceramente interessata.
Francesca spese gli ultimi soldi guadagnati offrendo un veloce pranzo a Melissa, restando poi fino a metà pomeriggio fuori casa. Mi confessò, in un messaggio, che l’aveva sorpresa la sua richiesta di uscire insieme, che le era mancato passare quasi un'intera giornata madre-figlia. Fui così felice per loro che uscii a passeggiare nel pomeriggio, riuscendo a godermi profondamente quella meravigliosa giornata di sole.
Rientrai prima dell’ora di cena, con il familiare rumore di pentole sul fuoco. Incontrai Francesca sull’uscio, stava andando alla festa, e la salutai. Era sorprendente come fra lei e Alessia scorresse lo stesso sangue: Francesca non le assomigliava minimamente, con i suoi occhi più scuri, i capelli corti e il piccolo naso all’insù. Anche se minuta di statura, aveva un fisico che pareva più delineato, con curve più accentuate sui seni e sui glutei. Il vestito che si era comprata era bianco, con la gonna che le arrivava sotto le ginocchia. Tra noi non ci fu un saluto propriamente caloroso, ma mi fece piacere che fosse di buon umore anche lei.
Una volta chiusa la porta mi diressi in cucina, dove vidi Melissa, intenta a cucinare la cena, canticchiare. Mi sistemai in silenzio vicino al tavolo, sorridendo mentre la guardavo muoversi così. Non passò molto tempo prima che si girasse, notandomi. Abbassò subito lo sguardo, sorridendo: “Bentornato”.
“Grazie”
Mangiammo chiacchierando, mi sentii bene e percepì in lei un senso di felicità profonda. Subito dopo decidemmo di guardare un po’ di televisione: ci sistemammo, così, sul divano. Eppure, nemmeno i programmi serali, riuscirono a fermare i nostri discorsi. Parlammo di Francesca e della sua carriera universitaria, della vita passata di Melissa e della mia.
Ma poi, finalmente, ci confrontammo sulla sera precedente. Il discorso iniziò con un mio divagare sul mio rapporto con Alessia, quando lei, con mio stupore, mi chiese: “Posso farti una domanda privata?”
“Certo.” Le risposi.
Ci fu un momento di silenzio, in cui abbassò nuovamente lo sguardo, assumendo quello sguardo delle precedenti sere che tanto mi eccitava. Pareva quasi imbarazzata, eccitata ma sottomessa. Un mix che mi dava alla testa.
“Alessia ti faceva finire dentro la sua bocca, come ho fatto ieri sera?” chiese, spiazzandomi.
“Intendo,” continuò “mi è sembrato che ti eccitasse molto, come fosse una cosa sperimentata poche volte.” Il suo volto assunse una tonalità di rosso tenue.
“In realtà,” risposi, cercando di scacciare l’imbarazzo, “non mi dava quasi mai piacere con la bocca… non le piaceva. Tantomeno quando le venivo in bocca.”
Lei si sistemò meglio sul divano con un movimento impacciato.
“Il sesso in generale non era un granché,” continuai “non che mi importasse troppo, l’amavo davvero tanto, ma posso dire che avveniva persino molto di rado.”
“Mi dispiace…” disse.
Quell’atmosfera gioiosa mantenuta tutta la giornata stava calando di molto. Lo spettro del nome di Alessia stava tramutando tutto di nuovo in tristezza. Non volevo dargli questo potere.
“E tu?” chiesi cercando di sorridere, “tu eri soddisfatta con tuo marito?”
Appena finii di parlare mi accorsi di quanto sgarbata era quella domanda e mi maledissi. Lei, invece, sorrise e mi rispose estremamente imbarazzata: “Beh all’inizio facevamo molto sesso ma poi con gli anni, sai… ci si stanca del corpo del partner”.
“Chiunque si stanchi di te non ha capito nulla dalla vita” mi uscì spontaneo.
Melissa abbassò la testa, cercando di nascondere il rossore dietro agli occhiali. Farfugliò qualcosa per ringraziarmi del complimento. Continuai a parlare senza ragionare molto, spontaneamente e senza freni: “Inoltre, quando fai tutto quello che ti chiedo, senza pensarci neppure, mi fa sentire… adorato, credo. Come se volessi davvero soddisfarmi.”
“È così, lo voglio davvero…” rispose lei, come se avesse fiato a sufficienza solo per dirmi quelle parole. Mi avvicinai di qualche centimetro: riuscivo a percepire il suo profumo, a vedere il tremolio eccitato delle sue mani.
Mi lasciai completamente trasportare: “E a te piace?” le sussurrai, avvicinando la mia mano per scostarle una ciocca di capelli dalla fronte. Melissa deglutì, potevo percepire i suoi respiri pesanti e irregolari. Al suo silenzio incalzai: “E a te piace, Melissa, che io ti ordini cosa fare?”
“S-sì… moltissimo” rispose.
Mi abbandonai alla passione completamente. Avvicinai le labbra al suo collo, baciandolo più volte. Melissa sospirò pesantemente, come a liberare tutta l’eccitazione che aveva in corpo. Continuai a baciarla, morderla e succhiarla sul collo, lasciando alle mie mani il compito di accarezzarle tutto il corpo, prendendo le misure delle sue curve. Lei si lasciò toccare e baciare, allargando le gambe e spingendo il corpo sulle mie mani, come a cercare una maggior pressione. Dopo poco tempo mi allontanai da lei, alzandomi. Mi presi il tempo per guardarla: era così bella e sensuale, in una posizione così sottomessa e con lo sguardo desideroso e supplicante delle mie attenzioni.
“Svestiti” le chiesi.
Si alzò velocemente, togliendosi ogni vestito e lasciandolo cadere disordinatamente a terra. Dopo poco tempo si ritrovò completamente nuda davanti a me, tremante di eccitazione. Mi tolsi anche io i vestiti sotto lo sguardo trepidante di Melissa, per poi avvicinarmi e baciarla. La feci sedere sul divano mentre io, chinato su di lei, assaggiavo le sue labbra. Presi la sua mano e la condussi sul mio pene, già in erezione. Lei lo iniziò a massaggiare, passando la mano sul glande e accarezzandolo fino ai testicoli.
Mi staccai dalle sue labbra, aprendo gli occhi. “Dammi piacere con la bocca” le chiesi.
Lei non se lo fece ripetere e, dopo essersi inginocchiata, iniziò a baciare ogni centimetro del membro, alternandolo a leccate e carezze con la mano. Quando iniziò la vera e propria fellatio non potei trattenere un gemito di piacere. Il ritmo del suo movimento era lento, passionale, con risucchi alternati a piacevoli movimenti della lingua. Era perfetto ma volevo di più. Un istinto animalesco, rabbioso, si impadronì di me e io lo lasciai fare. Le appoggiai le mani dietro la testa e le presi delicatamente i capelli.
“Lascia fare a me” dissi.
Melissa si rilassò e smise di muovere la testa. Spinsi la nuca in modo tale che il membro sparisse nella sua bocca, per poi tirarle delicatamente i capelli per allontanarla. Era piacevole, avevo il controllo completo della sua bocca. La cosa mi fece impazzire: le mollai i capelli e le presi la testa, tenendola ferma. Mossi il bacino lentamente, penetrando la sua bocca come fosse il suo sesso. Melissa teneva le labbra serrate attorno al mio membro, le mani appoggiate alle gambe. Iniziai a muovermi sempre più velocemente, accompagnando ogni spinta con un gemito. La guardai: dalla bocca scendeva moltissima saliva che colava sui suoi seni e sulle sue gambe, lubrificando perfettamente il mio pene, gli occhi, lussuriosi e compiaciuti, erano bagnati da qualche lacrima per lo sforzo ma tutto del suo corpo mi confessava il suo piacere. Continuai così per qualche minuto, ma nel momento in cui sentivo l’orgasmo salire mi fermai, allontanandomi. Lei prese fiato per un po’, la saliva che oscenamente le scendeva a bagnarle il corpo. Le lasciai il tempo per prendere fiato.
“Perchè non sei venuto?” Mi chiese, tra un respiro pesante e l’altro, “non ti stava piacendo?”
“Mi stava piacendo così tanto,” risposi “che ho pensato di ricompensarti. Alzati mettiti di nuovo sul divano.”
“Io…” iniziò Melissa “io… non c’è bisogno che tu ti occupi di me, io sono qui per te, per la tua soddisfazione e felicità non la mia.”
“Sarà per la soddisfazione di entrambi” risposi.
Riluttante e tremante si sedette sul divano. Mi avvicinai e le aprii le gambe: il suo sesso era completamente fradicio di umori, in pulsante attesa del mio tocco. Ma non sarebbe stato così facile per lei: “desideri che ti tocchi?”
“Io…” iniziò lei.
“Dimmi se vuoi essere toccata” incalzai.
“Si, ma solo se questo ti fa piacere.”
Le iniziai a toccare le cosce, accarezzandola attorno al sesso ma senza mai avvicinarmi a toccarlo.
“Voglio che tu mi parli, mi dica tutto quello che ti chiedo, voglio che tu ti metta completamente a nudo davanti a me, confessando ogni cosa che ti chiedo.”
Lei annuì. Non l’avevo ancora toccata ma già il suo bacino si muoveva verso di me.
“Se non desideri rispondere ad una domanda o interrompere tutto basta che tu me lo dica, va bene?”
Lei annuì una seconda volta.
Continuai ad accarezzarla attorno al suo meraviglioso sesso, allungando le mani sull’interno coscia, sul pube e sulla pancia, fino ad arrivare ai glutei e ai fianchi. Melissa tremava al mio tocco, muoveva ogni parte del suo corpo per facilitare i movimenti.
“Da quando tuo marito non c’è più hai avuto altri uomini?” chiesi
“No…” rispose con un gemito.
“Ti sarai però masturbata, qualche volta.”
“Si…”
“Quand’è l’ultima volta che ti sei toccata?” Ci mise qualche secondo per rispondermi, ma poi disse: “ieri sera. Dopo che ti ho dato piacere.”
“Dove lo hai fatto?”
“In bagno, quando sono andata a pulirmi. Ho chiuso la tazza del gabinetto e mi ci sono seduta sopra.”
Le sfiorai il clitoride con il dito, suscitando un forte gemito e un piccolo spasmo del suo corpo.
“Come lo hai fatto?”
“Con… con le dita.”
“Così?” Spostai una mano sulla sua vulva, incominciando a massaggiarle il clitoride con la mano. Melissa iniziò a gemere, accompagnando i miei movimenti con la sua anca.
“Sì…” mi rispose infine.
“E a cosa pensavi?”
“Che…” gemette “che entrassi dalla porta, nudo, che mi sorprendessi nell’atto, che mi dicessi che non avevo il permesso di farlo da sola e…”
Ero oltre l’eccitamento, in una sorta di spasmodico stato di libidinosa passione animalesca. Le sue confessioni mi eccitavano ancora di più, volevo che lei godesse al mio tocco, lo desideravo come nessun'altra cosa al mondo.
“E…?” chiesi.
“...E che sostituissi le mie dita con le tue.”
Avvicinai il viso al suo sesso. Gli umori colavano sul divano, la vulva lucida pulsava a ritmo con i miei movimenti sempre più veloci. Le baciai l’interno coscia, per poi morderlo, scaturendo un gemito più forte. Le sue mani si serrarono sul tessuto del divano.
“Continua a parlare, dimmi qualsiasi cosa che ti passa per la testa. Nel momento in cui ti interromperai, lo farò anche io” dissi. Affondai il mio viso tra le sue gambe, baciando le grandi labbra e passando la lingua sull’integrità del sesso, finendo per iniziare a stimolare il clitoride con la lingua.
Melissa emise un forte gemito. Mi posò una mano sulla nuca, incollandomi al suo sesso. Poi iniziò a parlare tra i gemiti: “Nessuno mi aveva mai leccato. Mio marito non ne aveva banalmente voglia, odiava i preliminari, andava dritto alla penetrazione, molto spesso senza aspettare il mio orgasmo.”
Gemette forte, il suo bacino ondeggiava, avvicinandosi e allontanandosi dal mio viso.
“Ho sempre pensato, sbagliando, che fossero principalmente le donne a fare questa pratica ad altre donne così, quando mio marito si addormentava al mio fianco dopo essere venuto, mi toccavo immaginando che al posto delle mie dita ci fosse la lingua di una donna.” Mentre godeva, sospirando e gemendo, godevo anche io, nella consapevolezza che aveva perso qualsiasi freno inibitore, che quella donna così discreta e riservata mi stesse parlando delle sue più segrete fantasie erotiche: sentii come se bramasse a tal punto il mio tocco che sarebbe stata disposta a darmi tutto.
“E ora, che me lo stai facendo tu, sento che non c’è mai stato nulla di così piacevole nella mia vita, che non potevo nemmeno immaginare cosa si provasse realmente. Godo, godo come mai.” Ormai le sue parole erano mischiate ai gemiti, sempre più forti. Godevo anche io ma del suo piacere.
Sentii arrivare il suo orgasmo prima che me lo annunciasse, con un urlo: “Vengo, sto venendo, ahhh!" Il suo corpo tremò tutto, sentii tendersi ogni muscolo del suo corpo, si serrarono le gambe sulla mia testa e le mani mi spinsero più a contatto con il suo sesso. Non mi fermai a stimolarla con la lingua mentre con le mani le stringevo forte le cosce, fino a lasciarle i segni.
Percepivo le sue convulsioni di piacere mentre urlava il mio nome, mentre mi intrappolava a sé, e questo mi portò al limite del piacere. Quando Melissa si rilassò appena mi divincolai dalla sua presa, alzandomi in piedi. Iniziai a masturbarmi sopra di lei, guardandola ancora così, con le gambe oscenamente aperte, bagnata di sudore e saliva, con gli umori che le colavano sul divano: “guarda,” dissi mentre sentivo salire l’orgasmo “guarda con il tuo parlare e il tuo godere mi rende felice.”
“Sì…” la sua risposta parve estremamente lontana mentre venni su di lei. Uno schizzo di seme le cadde in faccia macchiandole una lente degli occhiali, il secondo tra i seni e il terzo sul suo ventre mosso ancora dai respiri spasmodici della passione. Urlai anche io il mio piacere, sentendo ogni muscolo tendersi.
Quando tornò la lucidità mi accasciai di fianco a lei. Rimanemmo in silenzio, fermi in quello stato. Si riuscivano a percepire solo i nostri respiri, ancora pesanti, nella stanza carica dei nostri odori. Rimanemmo fermi a lungo, con le mani che si sfioravano, a goderci quei rimasugli di piacere dati dall’orgasmo e dal saperci in quelle posizioni così oscene, l’uno di fianco a l’altro.
A interromperci fu il rumore sulle scale, passi che si avvicinavano alla porta di casa. In fretta e furia raccogliemmo tutti i vestiti e ci fiondammo nel corridoio. Entrambi ridevamo come due ragazzini. Prima che lei potesse infilarsi in bagno e io nella mia camera le presi un braccio, la avvicinai a me, mentre sentivo la chiave girare nella toppa del chiavistello della porta.
“Desidero fare l’amore con te, Melissa. Tu lo desideri?” Lei rise, annuendo e arrossendo contemporaneamente. Le diedi un bacio e la lasciai entrare in bagno.
“Presto…” mi dissi. Poi chiusi la porta della mia stanza.
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