Paola

di
genere
saffico

Ti ho vista per la prima volta durante l'ultimo triste inverno. Il classico supermercato sotto casa, quello delle piccole spese quotidiane da fare alla sera al rientro stanca dal lavoro. E' un lunedì, giungo in cassa e ti vedo, siamo tutti sciaguratamente nascosti dietro queste mascherine, spenti da mesi nei nostri entusiasmi, privati di qualsiasi empatia e possibilità relazionali. Ma tu seduta alla cassa illumini questa fredda e cupa giornata, i tuoi occhi azzurri, accolgono, abbracciano ogni cliente, quel magnetismo profondo sembra voglia sedurci tutti. Giunto il mio turno ti chiedo se sei nuova e tu mi rispondi che hai iniziato proprio oggi. Dal tuo cartellino leggo il tuo nome, subito ti dico il mio e mi affretto a dirti, chissà perchè, che io abito a due passi e vengo tutti i giorni.
A casa ti penso tutte le sera, sei sicuramente giovane, comunque decisamente più di me. Avrei voluto vedere la tua bocca, i tuoi denti, sono sicura che sorride in continuazione, non è possibile altrimenti visti i tuoi occhi. Hai dei capelli biondi mossi alla altezza delle spalle.
E così ogni sera anche con quasi nulla da prendere passo al supermercato. Mi ostino in coda alla tua cassa anche se c'è più gente, anche solo per un pacchetto di caramelle. Tu ti accorgi di tutto, di entrambe le cose. La tua capacità relazionale è straordinaria con tutti, ma con me sembra diversa, sembri più esplicita, i tuoi complimenti sono tanti, il tuo sguardo decisamente malizioso, o forse sono tutte mie seghe mentali.
Arriva la primavera che porta giornate più lunghe e forse qualche speranza in più. Una sera decido di sfilarmi il reggiseno prima di entrare, la camicia è bianca e dunque un pochino trasparente, i miei capezzoli spingono sul tessuto, slaccio anche un bottone. Arrivata subito in cassa mi piego ostentatamente per raccogliere i prodotti rimanendo immobile per qualche secondo. Ti guardo e vedo come mi fissi, decidi di bere dalla tua borraccia, ti abbassi la mascherina e poi ti passi la lingua sulle tue labbra, io ti rispondo accarezzandomi i capezzoli da sopra la camicia. Da quel giorno nulla sarà più uguale. Ogni barriera formale crolla, io che entro e senza perdere tempo vado subito alla cassa per acquistare delle tic tac, tu che mi dici che avevi paura non sarei passata visto che siete in chiusura.
A maggio finalmente riaprono i locali e forse un pò di vita, ti chiedo di uscire per una bevuta e tu accetti.
Ci diamo appuntamento in un parcheggio e poi sali con me. Al locale siamo guardinghe e un pò coperte come spesso capita a noi donne. La serata scorre tranquilla, tu mi dici di avere 31 anni (pensavo meno), mi racconti del tuo fidanzato dei tuoi, con cui ancora vivi. Io ti racconto della vita di madre e moglie, ti dico dei miei 48 anni e tu che ti dici incredula pensandomi più giovane.
La serata è stata piacevole, come fra due vecchie amiche, ma purtroppo niente di più, nella prossima uscita decido che ti parlerò qualsiasi cosa debba succedere.
Il nostro secondo incontro, in un caldissimo venerdì di metà giugno, ci ritroviamo al solito parcheggio, tu sali nella mia macchina e ci avviamo. Viste le temperature abbiamo optato entrambe per un vestitino leggero con sandali.
Giunte al locale davanti al nostro drink improvvisamente, senza avere il coraggio di guardarti ti confesso la mia bisessualità, ti racconto della mia lunga storia avvenuta anni prima e ti confesso che mi piaci molto. Ecco l'ho detto! Cala il silenzio, io non riesco ad alzare lo sguardo dal tavolo, poi all'improvviso sento il tuo piede accarezzare il mio, alzo la testa e vedo il tuo sguardo pieno di luce e di passione. Ti chiedo se vuoi bere ancora, tu mi rispondi che vuoi andare. Mentre camminiamo verso la macchina ti prendo la mano e te la stringo. Partiamo in auto senza una meta, ti appoggio la mia mano destra sulla tua coscia sinistra, rimango ferma un attimo poi tu appoggi la tua mano sulla mia invitandomi a proseguire. Io risalgo lungo l'interno coscia fino a giungere vicino alla tua figa bagnatissima, caldissima. Chiudi gli occhi, il tuo respiro accelera, ti prendo il clitoride fra le mie dita (benedetto cambio automatico) e incomincio ad accarezzarlo. Tu ti occhi i tuoi capezzoli orami turgidi. Siamo finalmente giunte al parcheggio, posso usare le dita della mia mano sinistra per scoparti mentre con la destra non mollo il clitoride, ti lecco lungo il collo, ti succhio il lobo dell'orecchio fino quando ti lasci andare ad un orgasmo liberatorio che sembra non finire mai.
Ti giri e fissandomi mi metti la tua lingua in bocca, muovi la tua mano in direzione della mia figa, sono talmente lubrificata che potresti infilarla tutta, mi scopi con tre dita e mi stuzzichi il clitoride con il pollice.
Mi porti all'orgasmo senza levare mai la lingua dalla mia bocca.
Sudate e appagate ci abbracciamo strette lasciandoci andare entrambe ad un pianto liberatorio. Non senza fatica ci separiamo, Paola l'indomani ha la sveglia presto.
Torno verso casa annusando le mie dita, sento ancora il suo odore inebriante, me le porto alla bocca e le succhio con avidità e lussuria....

Serena Rossi

scritto il
2023-10-24
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