Onde d'erba 2

di
genere
fantascienza

Quando si riprese, si accorse che lui si era seduto all'interno della navicella e che la guardava con soddisfazione.
-Entra.- le ordinò con la decisione di chi dispensa comandi dal momento in cui è nato.
Lei si spostò carponi verso di lui sino ad arrivare dentro l'abitacolo, ai piedi del guerriero.
Sentì il portellone chiudersi alle sue spalle.
L'ambiente era buio ed i suoni del mondo esterno erano stati chiusi fuori insieme alla sua unica possibilità di fuga.
Le rimaneva solo una speranza : andare fino in fondo e pregare in un miracolo.
La poca luce che filtrava dalla finestra del portellone illuminava il Verfellen con crudezza , aumentando il contrasto con le zone in ombra del suo corpo.
Per un attimo Cali si perse nell'ammirare quelle forme e poi fermò il suo sguardo sul viso regale e duro del suo carnefice.
Si sorprese nel notare che la sua espressione non era più arrogante ma somigliava più a qualcos'altro ... Aspettativa?
Lui la fissava con un sopracciglio sollevato , entrambe le mani sui braccioli del sedile e le gambe aperte.
La ragazza raddrizzò le spalle e passò le mani prima sulle cosce dell'uomo , poi sull'addome ed infine sul rigonfiamento marmoreo che aveva tra le gambe.
Lo fissò ammaliata mentre pulsava.
Con mani tremanti slanciò la cintura ed i legacci che chiudevano i calzoni aderenti della divisa marziale Verfellen , liberando ansimante quella forma calda dalla sua costrizione.
Un odore forte le colpì narici e cervello.
In altri momenti lo avrebbe trovato disgustoso ma qualcosa dentro di lei si agitava e quell'afrore non faceva che fomentare il suo stato d'animo,  facendola sudare ancora di più.
Passò le dita sul pelo fitto e nero alla base di quel palo di carne e di getto ci buttò il viso dentro, imprimendo l'aroma animale e bellicoso dell'uomo nei suoi polmoni e , attraverso una scarica , nella sua fica.
Si odiò nel sentirsi bagnare le mutande e ancora di più nel pensare che quel cazzo in bocca,  lo desiderava.
Aveva sempre avuto un debole per i ragazzi cattivi ma quello che si accingeva a servire era ben altro.
Era il dannato principe guerriero Verfellen , spietato assassino e nemico della sua fazione.
E lei si sentì come una verginella nell'infilarsi quel membro in bocca, umiliata e pazza di desiderio per un uomo che avrebbe potuto e voluto ucciderla in un istante.
Leccò l'asta , baciò la cappella e succhiò le palle con una voracità poche volte sperimentata fino a quel momento.
Si fece scivolare tutta la sua lunghezza in gola lentamente, sorda ad altri impulsi sensoriali mentre le girava la testa .
Si fermò dal suo lavoro un attimo per pulire la saliva che le stava colando sul mento e finalmente ne notò gli effetti sull'uomo.
Vergit la guardava ad occhi socchiusi , il viso arrossato contratto su un'espressione di totale trasporto.  Ansimava e la sua mano ruvida le tirava I capelli all'indietro mentre si mordeva le labbra dal desiderio .
Impossibile.
Che il grande principe Verfellen non avesse esperienza con le donne?
Questo poteva essere il momento che attendeva .
Dopo l'orgasmo Vergit sarebbe stato fiacco e lento e lei avrebbe potuto sfruttare il momento per tramortirlo e scappare.
Magari sarebbe addirittura riuscita nel suo intento iniziale , rubando le componenti per il suo vascello.
Si, era la sua unica via d'uscita.
Rinvigorita nello spirito si ributtò sul suo lavoro, leccando e succhiando.
Il membro del barbaro le pulsava in mano mentre gli leccava avidamente il glande, lunghe e morbide pennellate che lo facevano fremere e ansimare come un ragazzino.

Si azzardò a sollevarsi abbastanza da portare il proprio sguardo all'altezza del suo.
Gli occhi dell'uomo erano fissi nei suoi mentre lei gli lavorava il membro con le mani bene lubrificate di saliva.
La guardava con un'espressione di perso languore, come a scongiurarla di non fermarsi.
Le portò una mano grande e dura al viso e le carezzò una guancia.
La ragione di Cali andò in mille pezzi mentre si lanciava in avanti a baciarlo.
Le loro lingue si incontrarono frenetiche a stento contenute.
Vergit le mordeva le labbra come se avesse voluto mangiarle e Cali seppe che se non avesse messo una fine a quella situazione,  non avrebbe avuto la forza di fare il necessario per fuggire.
Si staccò dal bacio a malincuore e tornò ad occuparsi della virilità del principe.
Con trasporto lo infilò nuovamente in bocca, questa volta decisa a portarlo al limite .
L'ansimare dell'uomo si fece più forte e Cali si sentì violare la gola dalle forti spinte pelviche che lui imprimeva cercando di affondarle nella carne.
Con un ultimo urlo strozzato , le bloccò il viso tra le mani e le allagò la bocca di seme.
Cali ingoiò sino all'ultima goccia quella sostanza pungente come se fosse stata acqua in un deserto,  stillando dallo sforzo qualche goccia di urina sulle mutandine fradicie di umori.
Lo sentì svuotarsi e pulsare a mano a mano più lentamente sino a fermarsi , desiderando che quel momento non avesse mai fine.
Ma la fine arrivò,  insieme al momento di agire.




Cali si alzò e si rese conto che nella foga dovevano aver premuto il tasto per il controllo del portellone , che in quel momento era aperto sulle colline verdi di Nimeria. Perfetto!
Si girò di scatto in cerca di un oggetto che potesse fungere da arma improvvisata per colpire il Verfellen e trovò quella che sembrava una leva divelta dall'intelaiatura danneggiata dall'impatto col terreno all'atterraggio.
La afferrò e caricò le braccia all'indietro  pronta a colpire , quando vide l'uomo davanti ai suoi occhi.
Era in una posizione simile a quella di quando lo avevo trovato poco prima ma tutto era diverso in lui.
Gli occhi chiusi proiettavano ciglia lunghe e nere sugli zigomi alti , il viso attraente dalla mascella tagliente era rilassato e le labbra semichiuse lasciavano andare piccoli gemiti di piacere residuo ogni volta che il suo corpo veniva scosso da una contrazione.
Ed il suo corpo, oh il suo corpo...
Doveva essersi sganciato la parte alta della divisa perché il petto liscio ne fuoriusciva lucido, fremente e rilassato allo stesso momento.
Il suo membro svettava ancora fiero e duro ma leggermente poggiato su una coscia.
Cali rimase in quella posizione fino a stancarsi le braccia senza trovare la forza di aggredire il suo stesso aggressore.
Una lotta personale la stava squassando dall'interno ma alla fine prevalse lo stomaco e la ragione non potè che arrendersi.
Lasciò cadere la sbarra metallica per terra e si costrinse a girar sui tacchi e fare un passo verso l'uscita su gambe malferme.

scritto il
2024-04-07
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