L'amante nascosto di Candice

di
genere
tradimenti

Quando ero ancora piuttosto inesperta sessualmente - un periodo ormai dimenticato - non avrei mai pensato che gli uomini potessero essere così sensibili al sapiente tocco di una mano femminile. Mi sono accorta, invece, che può essere sufficiente anche un solo dito per abbattere tutte le difese di un maschietto e proiettarlo in un altro universo, fatto di piacere e sottomissione.
Stavo pensando a questa deliziosa caratteristica dell'altro sesso mentre sfioravo con infinita delicatezza l'uccello di Aki, il mio amante maschio preferito. Si era trattato di un incontro imprevisto: il mio ragazzo giapponese studiava con profitto Architettura, grazie anche alla sua capacità di gestire bene il proprio tempo; avevamo quindi stabilito d'incontrarci tutti i venerdì, per un'eccitante scopata multirazziale che non turbasse - anzi propiziasse - il suo percorso universitario. Quella mattina, però, Aki aveva superato un esame con il massimo dei voti e mi aveva chiamato per ricevere la meritata ricompensa del suo impegno. Ero così felice per lui che non potei rifiutargli quello che voleva: tanto, tanto sesso, prospettiva davanti alla quale io non mi ritraevo quasi mai.
Ci accordammo per vederci a casa mia nel pomeriggio. In effetti, il nostro abituale luogo d'incontro era un appartamento che veniva usato come casa di piacere da me e da alcune mie amiche - anche molto intime - per esprimere tranquillamente la propria creatività sessuale al riparo da mariti e compagni; quella settimana, però, la casa non era disponibile a causa di alcuni lavori di manutenzione.
Quando Aki arrivò, lo portai in camera da letto baciandolo a lungo sulle labbra sottili, complimentandomi per il suo risultato scolastico. Gli sbottonai poi la camicia, iniziando a solleticargli e torturargli i capezzoli, per fargli capire, a scanso di equivoci, chi comandava. Il ragazzo fu così pronto ad ubbidirmi e a sottomettersi che gli ordinai di spogliarmi: abbassò quindi la cerniera del mio giubbino, eccitandosi davanti alla canottiera attillata che indossavo senza reggiseno. Lo invitai a baciare i boccioli dei seni che spiccavano già turgidi, per poi dirgli di sfilare la canottiera e di soddisfare le mie tette prosperose con le mani e con la bocca.
Quando fui appagata, lo feci sedere e gli sfilai i pantaloni. "Ora ti farò vedere come si erige un obelisco, bel musetto giallo..."
Premetti forte una mano su palle e uccello, per fare in modo che le mutande diventassero troppo piccole per contenerli. Quando giudicai che l'erezione fosse adeguata, abbassai dolcemente le mutandine e liberai il mio caro pisellino; in realtà era sufficientemente lungo ed il suo spessore e la sua consistenza bastavano ampiamente a soddisfarmi...
Continuai i miei giochetti con un bacio schioccante sulla punta del pene, per poi picchiettare dolcemente i polpastrelli su tutto l'uccello, come se gli piovesse sopra. Feci quindi scorrere lentamente un dito su ciascun fianco del membro, colpendolo poi a destra e sinistra per farlo oscillare dolcemente. Per non lasciare nulla al caso, passai lentamente i miei anelli sulla pelle delicata del membro, privilegiando la parte inferiore del glande; erano lisci ma dotati di scanalature tra una fascia e l'altra: sapevo bene che il loro contatto avrebbe suscitato delle sensazioni irresistibili di piacere...
Terminai la parte più dolce della stimolazione passando le unghie sulle robuste palle e facendo passeggiare piano piano due dita su e giù per il pisello.
"Questi erano solo i preliminari, Aki: ora aumenterò la pressione sulle tue parti basse..." Impugnai saldamente le palle con la sinistra, mentre l'altra mano alternava robuste strizzate dell'uccello ad una manipolazione del glande fatta con tre dita che ruotavano e si muovevano dolcemente su e giù.
Il mio amante era ormai perso in un mare di piacere infinito: decisi quindi di farlo venire per la prima volta stringendo forte la base dell'uccello, mentre passavo dolcemente il palmo dell'altra mano - inumidito dalla mia saliva - sulla punta. Aki capì che era giunto il momento di godere, abbandonandosi ancora di più alle mie carezze. Impiegai un altro paio di minuti cercando di prolungare il più possibile il suo orgasmo, finché il maschietto esplose, liberandosi di tutto lo stress accumulato.
Soddisfatta del mio lavoro, stavo già pregustando la seconda parte della scopata quando sentii, al di là della porta chiusa, il rumore di qualcuno che stava entrando in casa. Dopo un attimo di sconcerto, scoppiai in un'allegra risata: mi resi conto di essermi completamente scordata di pensare al mio maritino, che stava rientrando assolutamente inaspettato per sorprendermi in flagrante adulterio!
Mentre Aki si stava ancora riprendendo dall'estasi dell'orgasmo, pensai in fretta al da farsi; avrei potuto tranquillamente uscire dalla stanza, abbracciare mio marito e sussurrargli nell'orecchio di andare a farsi un giretto: il maschietto avrebbe ubbidito senza discutere ed io avrei finito in pace la scopata. Sarebbe stata la soluzione più semplice, ma anche la più banale ed io odio la banalità...
Diedi quindi alcuni schiaffetti ad Aki per farlo tornare in sé. "Presto tesoro, è tornato mio marito, ti devo nascondere in bagno. Su, vieni!"
Il mio amante si alzò di scatto, tutto spaventato. "Oh Candice, che pasticcio..."
"Non ti preoccupare, amore, penso io a tutto". Impugnai saldamente l'uccello di Aki a mò di guinzaglio e lo condussi in bagno.
"Chiudi bene la porta e aspetta che ti venga a prendere". Gli lasciai un bacio appassionato sulla bocca per farlo stare tranquillo e mi precipitai in soggiorno.
Il mio adorato marito si avvicinò per salutarmi ma io, completamente nuda, non gli lasciai il tempo di parlare: mi gettai su di lui sigillandogli la bocca con le mie labbra e premendogli forte una mano sul sedere. Quando giudicai che l'approccio fosse stato sufficiente a farlo andare in bambola, cominciai a sussurrargli teneramente, da perfetta troietta: "Meno male che sei arrivato, amore, ho tanta voglia di fotterti..."
"E' stupendo, Candice, ma perché sei tutta nuda?" mormorò il maschietto.
"Sono così in calore, bimbo mio, che stavo per farmi venire da sola...per fortuna che sei arrivato...". Lo spogliai in fretta della camicia ed iniziai a tracciare dei disegni astratti sui suoi capezzoli usando le punte delle dita. L'effetto eccitante fu immediato, visto che sapevo benissimo quali fossero i punti deboli di mio marito: era stato così carino da rivelarmeli spontaneamente subito dopo la nostra prima scopata, tanti anni fa; li avrei scoperti ugualmente, ma si era trattato comunque di una vera cortesia...
Lo feci quindi sedere sul divano e gli sbottonai i pantaloni. "Adesso ti faccio proprio un bel pompino, amore, sei contento?"
Non gli lasciai il tempo di rispondere e impugnai saldamente la base del suo uccello, pensando divertita che era veramente uno sballo maneggiarne due diversi a distanza di pochi minuti l'uno dall'altro. Baciai lungamente per tre volte la punta per impostare adeguatamente la conversazione; tenni quindi in bocca ciascuna palla dopo averla leccata con molta cura. Certa di avere ormai la sua attenzione, ricoprii il pisello di teneri bacetti.
L'uccello di mio marito era più corto e meno spesso di quello del mio amante, però mi piaceva ugualmente poiché aveva un aspetto simpatico e tenero; quando i miei baci lo portarono alle sue massime dimensioni, lo tempestai dappertutto con delle veloci leccatine, specialmente intorno al glande, per poi succhiarlo su e giù, su e giù...
Non ci volle molto a farlo venire: era proprio quello che volevo, visto che il mio povero Aki mi aspettava in bagno per finire la nostra lezione di architettura...
Mio marito stava ancora ansimando dopo l'orgasmo, stanco ma felice, quando, per indebolirlo ulteriormente, mi misi sopra di lui e gli chiusi bocca e narici con le mie belle mani ingioiellate; per farlo star buono gli sussurrai piano "shhh, shhh..."
Dopo circa un minuto, gli permisi di respirare e gli dissi, guardandolo fisso con i miei occhi azzurri da gatta in calore: "Ora, tesoro, faremo insieme un gioco nuovo che ho inventato apposta per te..."
Lui mi rivolse uno sguardo ubbidiente e riconoscente e rimase in attesa del suo destino.
Mi alzai dal divano ed andai a prendere un flacone che tenevo da parte per le grandi occasioni: si trattava di un profumo a base di estratto di narciso, che mi aveva regalato Imaan, la mia amante africana. Quella splendida gazzella, metà egiziana e metà marocchina, era esperta nell'uso di fiori, piante ed essenze naturali: quel profumo, mi aveva detto, sarebbe stato ideale per mettere a nanna mio marito quando ne avessi avuto bisogno.
Feci alzare il mio bimbo e, conducendo anche lui per il pisello, lo portai verso il letto dove, fino a poco prima, stavo amoreggiando con Aki. Dopo averlo fatto sdraiare supino, presi un fazzoletto ricamato e lo bagnai con l'essenza di Imaan; mi misi sopra su di lui e glielo premetti sopra bocca e naso.
Il maschietto accennò ad una debole protesta, ma io replicai subito facendolo zittire: "Non resistere, tesoro, rilassati ed addormentati dolcemente...". In realtà avevo deciso di non metterlo a nanna del tutto: volevo sedarlo senza fargli perdere conoscenza, per consentirgli di godere, in parte, dello spettacolo che avevo in mente per lui... Imaan mi aveva spiegato che sarebbe stato sufficiente un minuto di applicazione per ottenere una completa narcosi: mantenni quindi il fazzoletto sul viso per circa trenta secondi, per poi controllare il battito e la pupilla.
"Stai bene, amore? Riesci a sentirmi?" Il bimbo emise un debole mugolio, facendo capire di non essere del tutto addormentato. Lo baciai per ringraziarlo della collaborazione ed andai in bagno per recuperare il mio bel giapponesino.
"Eccomi tesoro, ti ho fatto aspettare un po' ma vedrai che ne valeva la pena". Condussi Aki verso il letto, sempre tenendo per mano il suo bell'uccellino; naturalmente, dovetti vincere la sua resistenza quando vide che mio marito vi era steso sopra.
"Ma Candice, come facciamo con lui?"
"Stai tranquillo, amore, il mio bimbo sta facendo la nanna e non ci disturberà. Vedrai che se ne starà buono buono..."
Ci sdraiammo sul letto vicino al mio consorte ed io spensi i residui dubbi di Aki con un lungo bacio ed una tenera carezza sul culetto.
"Ora sai cosa faremo per finire, cuore mio? Ho pensato ad un ardente e robusto cucchiaio... ti senti pronto?"
Non sentii nemmeno la sua risposta e gli voltai le spalle stringendomi al suo corpo snello ma muscoloso.
"Avanti mio dolce amante, fammi sentire quanto mi adori..."
Aki ubbidì, ormai tranquillizzato, stringendo le mani sui miei seni tondi e sodi ed iniziando ad inserire il pene tra le mie cosce lunghe e affusolate, avvicinandosi alla passera. Mentre iniziava la penetrazione lo sentii sempre più eccitato, segno che la presenza di mio marito lo stimolava a dovere.
Mentre guidavo, andando su e giù con tutto il corpo, la potente spinta del ragazzo che mi prendeva da dietro, guardavo teneramente il mio compagno davanti a me: pensai che vivesse quello che succedeva davanti a lui come un dolcissimo sogno erotico, l'adulterio della sua adorabile moglie con un bel ragazzo orientale. Sapevo bene che si trattava di una delle sue fantasie preferite e quindi non mi sentii assolutamente in colpa per averlo cornificato in quel modo inconsueto. Stavo soddisfacendo due maschietti in un colpo solo: come potevo non sentirmi una dea del sesso bella, seducente e invincibile?
Aki fu veramente impagabile, donandomi un'erezione lunga e potente. Quando si arrese, ci abbandonammo quasi simultaneamente al piacere estremo, restando avvinti per qualche istante prima di crollare sul letto, sfiniti. Guardai mio marito: aveva un'espressione così beata che pensai che fosse venuto anche lui nello stesso momento...presi allora il fazzoletto profumato e glielo premetti di nuovo sul viso, per spedirlo definitivamente nel mondo dei sogni.
"Dormi, tesoro, dormi fino a domani..." gli sussurrai dolcemente.
Tornai da Aki per abbracciarlo e posare il suo capo sul mio seno. Lo guardai teneramente: non mi stancavo mai del suo viso così bello, elegante, dai lineamenti androgini che mescolavano sapientemente bellezza maschile e femminile in modo indefinibile.
Dopo qualche minuto di coccole gli dissi: "Mio dolce amore, è ora che tu vada. Mio marito sta per svegliarsi e non voglio che ti trovi qui: non lo sai che sono una moglie fedele?".
Il ragazzo si alzò prontamente per rivestirsi, assecondandomi come sempre. Lo accompagnai alla porta coprendolo di baci sulle labbra e carezze sulle parti basse e lo salutai rinnovandogli tutto il mio amore.
Tornai quindi sul letto per sdraiarmi abbracciata a mio marito, che dormiva tranquillamente. Pensai allo strano rapporto che ci legava: più lo amavo, più ero irresistibilmente spinta a tradirlo; più lo cornificavo, più cresceva il mio amore per lui...Io, pur amandolo, gli ero spudoratamente infedele; lui godeva immensamente della sua sottomissione. Mi addormentai felice ed appagata, serena come una bambina...
scritto il
2024-06-06
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