Ho comprato una schiava parte 6

di
genere
dominazione

Valeria dormiva profondamente, stanca, umiliata, forse spezzata?no, certamente non bastava qualche frustata per domarla.
Io non riuscivo a prendere sonno, così mi sono alzato e spostato in salotto, mi sono versato qualcosa da bere e ho cercato di fare il punto della situazione. Cosa avrei dovuto fare adesso?intendo letteralmente domani mattina…far finta che non sia successo niente?probabilmente si, è quello che ci si sarebbe aspettato da un padrone verso una schiava…e avrei dovuto proseguire su quella strada per affermarmi come tale. Eppure mi sentivo in colpa. Ovviamente non avevo mai frustato nessuno, tantomeno una donna, e provavo un insieme di emozioni, eccitazione, rimorso, desiderio, e…si colpa, come ho già detto, ma non per le frustate, semplicemente perché mi era piaciuto frustarla. La verità è che il soggetto ero io, non lei. Come accennavo, in questi pochi giorni ho scoperto di essere una persona peggiore di quello pensavo. Eppure perché peggiore?era una schiva, l’avevo comprata, potevo farle anche di molto peggio nella completa legalità, perché avevo questa sensazione angosciante allora?avevo in testa un abbozzo di risposta, come un qualcosa di nebuloso a cui avrei dovuto dare un senso ma avevo paura a farlo, perché avrebbe potuto farmi vacillare parecchie certezze, meglio non pensarci, almeno per ora. Cercai di tornare ad un ragionamento molto più concreto, ma qualcosa nei miei pantaloni rifiutava di stare tranquillo, il ricordare quel fantastico culo segnato dalla frusta, le urla, il dolore nei suoi occhi mi aveva procurato un’erezione imponente. Cercai di liberarmene masturbandomi velocemente, ma anche una volta ripulito il mio cazzo non voleva saperne di assopirsi. Cercai di ignorarlo e concentrarmi sull’immediato, avevo alcune possibilità davanti.
La prima, più pacifica, era rivolgermi ad un consulente. Erano psicologi formati dal Secondo Impero proprio per la questione schiavitù, teneva sessioni sia con schiavi con con padroni per far accettare ad ognuno il proprio ruolo e far filare liscia la pena per tutto il tempo necessario. Era un impegno a lungo termine, ma poteva avere un perché, inoltre normalmente era un servizio molto costoso, ma siccome avevo effettuato il servizio militare presso una delle Centurie dell’Impero avevo alcuni diritti extra, oltre a quello di voto e ad usufruire della sanità pubblica, tra cui rientravano anche i consulenti di questo tipo.
La seconda possibilità sarebbe stata scoparla semplicemente per il tempo necessario a farle guarire le ferite, poi alla prima negligenza ripetere tutto da capo. L’ultima, che mi stuzzicava particolarmente, sarebbe stata invece portarla ad una delle feste di cui avevo letto online, ma probabilmente non era pronta, temevo avrebbe dato di matto.
Al secondo bicchiere di whisky decisi che avrei intrapreso la seconda strada, almeno per adesso, e intanto avrei fatto la richiesta per la consulenza, mi sembrava il modo più pacifico e lineare. Alla fine tornai a letto e finalmente riuscii ad addormentarmi.
Il mattino successivo trovai fuori dalla finestra una grigia mattinata di metà inverno, Valeria dormiva ancora, preparai il caffè, aspettai nel silenzio guardando fuori i rami degli alberi mossi dal vento, si piegavano ma senza mai spezzarsi, proprio come lei. Realizzai che da quasi una settimana, da quando ho visto quella maledetta notizia sull’asta, quella donna, che quasi non ricordavo più, era diventata il fulcro assoluto dei miei pensieri, mi aveva fatto interrogare su me stesso, e si, devo ammetterlo, mi aveva fatto mettere in discussione alcune cose che credevo fossero certezze fisse.
Ero perso nei miei pensieri e quasi non mi accorsi che si era alzata e stava entrando in cucina. Non mi guardava, teneva gli occhi bassi.
“Buongiorno Valeria” silenzio. “Come stai?” Che domanda del cazzo, come poteva mai stare…mi guardo con un misto di paura, rancore, e altro che non ho saputo decifrare “fa male”. Lo disse con un filo di voce, abbassando di nuovo gli occhi.
Poi fa una cosa che non mi aspettavo assolutamente “grazie per avermi lavata e medicata”. Ci rimango un attimo, non so bene cosa rispondere “prego” è tutto quello che mi esce. Era di nuovo una strategia, senza dubbio, ma non sapevo come affrontarla. Le chiedo se voleva un caffè, fece un cenno con la testa, glielo preparai, le dissi di sedersi pure, mi rispose “non posso, mi fa male”. Che coglione che ero, ma farse avrà pensato che fosse una domanda per umiliarla ulteriormente. Ormai ero talmente avviluppato da questo gioco perverso che diventavo paranoico persino per quello che dicevo e facevo io stesso.
Presi il telefono e ordinai una cosa, intanto lei andò a lavarsi. Poco dopo il drone consegnò, presi io la scatoletta, quando Valeria uscì dal bagno le dissi di sdraiarsi sul letto, a pancia in giù. In quel momento realizzai che che aveva dormito nel suo letto solo le prime sere, poi era rimasta sempre nel mio. Aprii la scatoletta ed estrassi il tubetto di crema, era anestetica e rigenerante, l’avrebbe aiutata a guarire in fretta e a non sentire il dolore nel frattempo. Comincio a spalmargliela sulle ferite, su quel culo tondo e sodo, bianco, sfregiato dai segni, che lo rendevano ancora più appetibile, più vero in un certo senso, come se quello che lo rendesse così bello fosse la sua imperfezione. Cercai di restare molto leggero per non farle male, ogni tanto emetteva un piccolo gemito, o aveva un sussulto. Guarda un po’, avevo nuovamente il cazzo duro, ormai era praticamente una costante. La massaggiavo delicatamente, cercando di spalmare la crema sulle ferite, quando dopo un po’ la vedo sollevare un pochino il culo ad ogni passaggio…ignoro e continuo, i gemiti di dolore di prima iniziano a diventare sospiri eccitati, il respiro si fa più profondo. Ancora strategia psicologica, bene, il problema è che questa volta non cerco nemmeno di resistere, sono troppo eccitato, la voglio, la vorrei sempre in realtà. La prendo delicatamente sopra i fianchi per non rischiare di farle male e le sollevo il bacino, lei si alza sulle ginocchia e si mette a pecora, le gambe divaricate, la sua bellissima fica pulsante e gocciolante. Poteva fingere questo?forse no, ma ora decisamente non riesco a ragionarci. La penetro per intero con un solo affondo, lentamente ma è così bagnata che scivola tutto senza problemi. Inizio a muovermi la scopo forte, ad ogni colpo le vedo dondolare le tettone e il culo, è splendido…continuo a scoparla, ancora e ancora, lei geme, senza una parola di senso compiuto, poi la sento ansimare di più, accelerare il ritmo, sento i muscoli contrarsi, lancia un urlo di piacere ed è squassata da un orgasmo. È meravigliosa, non resisto oltre e vengo anch’io, dentro di lei, riversando tutto il mio seme nel suo corpo. Si accascia sul letto, e io a fianco a lei. Sono confuso, ma non voglio pensare, solo godermi quel momento. Si avvicina a me, mi si ranicchia a fianco, la abbraccio, appoggia la testa sul mio petto, le accarezzo i capelli. Probabilmente tutto questo è finto, solo altra manipolazione, ma in quel momento sono davvero felice.

Per ogni contatto skylar@libero.it
scritto il
2024-07-16
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