Schiava e regina
di
Gisella gis
genere
sadomaso
Capitolo quinto. Le punizioni del mattino erano più pesanti di quanto mi aspettassi. Si cominciò con un clistere. Fui riempita come un uovo da 5 litri di acqua saponata, fui tappata e messa in ginocchio a pulire il pavimento del salone. Cominciarono i crampi allo stomaco che venivano amplificati da quella posizione che mi vedeva piegata in 2. Cominciai a sudare, a smaniare, a gridare di dolore. Ahi, ahi, ahi, mi fa male la pancia, vi prego fatemi andare in bagno, non ce la faccio più, sto male, mi scoppia la pancia, che dolore, che dolore, aaaah, aaaah, aaaah, aaaaaaaaah. Sto morendo, non ce la faccio più, non c'è la faccio più, non ce la faccio piuuuu'. Enrichetta non faceva altro che gridarmi "lavora bastarda, lo devi trattenere ancora." Io continuavo a gridare di dolore e a soffrire come una cagna bastonata. Le coliche sempre più forti, mi squassavano il ventre e io continuavo a chiamare e non ottenere il bagno. Dopo una lunghissima agonia mi fu concesso di liberarmi. Tutta scombussolata fui messa a lavare i panni allo sfregatoio i cui movimenti che dovevo fare, facevano aumentare lo scombussolamento. L'idea piacque a Enrichetta che cominciò a farmi il clistere una mattina si e una no. Intanto cominciai la vita da regina uscendo ogni pomeriggio con mio marito. Mettevo bei vestiti, scarpe e gioielli su un corpo sudato e sporco, visto che mi era vietato di lavarmi. Puzzavo e gli amici alla lunga se ne accorsero. Cominciarono prima con le battutine, poi con le risatine, poi chiesero a mio marito:"ma tua moglie sì lava?" Raramente rispose mio marito. Vuoi che la laviamo noi? Fate pure. Bene, andiamo nella mia casa di campagna, c'è un bel pozzo. Io ero atterrita, cosa volevano farmi, stavano forse scherzando? Mi accorsi che non erano mai stati così seri. Arrivati in campagna mi fu ordinato di spogliarmi. Rifiutai. Dopo pochi secondi fui afferrata da parecchie mani che mi spogliarono completamente. I polsi mi furono legati ad una corda e fui calata nel pozzo. Io gridavo:"no,no, vi prego fatemi uscire, no, no, noooo. Arrivai a contatto con l'acqua. Aaaaaaaaah, aaaaaaaaah e gelata, è fredda, è gelata, fatemi uscire, fatemi uscire, fatemi uscireeeee. A un certo punto anche la testa fu dentro l'acqua. Fecero in modo che la testa fosse fuori dall'acqua e mi lasciarono dentro l'acqua gelata per una buona mezz'ora. Ancora tutta bagnata fui fatta rivestire, fradicia tornai a casa e così me ne andai a letto. Un'altra sera mio marito decise di farmi punire dagli amici. Dovevo essere sculacciata. Fu incaricato Giovanni un omone con due mani grossissime. Senza tanti complimenti fui messa di traverso sulle sue gambe, mi abbassò le mutande e cominciò a sculacciarmi. Io mi dimenavo e gridavo;"basta, basta, fa male, ahi, ahi, aiuto, aiuto, padrone ti prego, intervieni, ahi, basta basta, basta, bastaaaa. Alla fine dopo una cinquantina di sculaccioni avevo le natiche in fiamme ed ero rossa dalla vergogna. Divenni lo zimbello di tutti. Provai qualche sera a non uscire ma il padrone mi riempì la faccia di schiaffi. Una volta fui punita col clistere che dovevo ricevere l'indomani mattina. L'indomani Enrichetta fece finta di non saperlo e me ne fece un altro. Quando lo dissi al padrone lui si rivolse ad Enrichetta. Pensai che volesse rimproverarla. "Fagliene un altro ancora, così la smette di lamentarsi. Non credevo alle mie orecchie. Dopo pochi minuti avevo nuovamente acqua in pancia, dolori fortissimi e gridavo a squarciagola.
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