Schiava e regina

di
genere
sadomaso

Capitolo quarto. I preparativi del matrimonio non mi coinvolsero minimamente, pensarono a tutto loro. Io dovevo solamente sgobbare. Continuai a lavorare come un mulo per 18 ore al giorno dalle 5 a mezzanotte. Anzi, 3 giorni prima del matrimonio, stavo per andare a letto, risposi male al padrone. Si arrabbiò. Enrichetta, rimettila subito al lavoro. Non si deve fermare prima di 48 ore. Nessuna sosta per mangiare, nessuna sosta per il bagno. Se vuole acqua? Lasciala morire di sete. Lo implorai. No padrone, ti prego, sono distrutta, non ce la faccio più. Senza tanti complimenti fui rimessa a faticare. Loro si alternavano nel sorvegliarmi e io distrutta continuavo ad implorare. Basta, per favore, basta, non ce la faccio più, fatemi fare una sosta, datemi qualcosa da mangiare, ho sete, un po' d'acqua per piacere, ho la gola secca. Implorai per 2 giorni ottenendo soltanto di aumentare la mia sofferenza. Alla fine andai a letto per 3 ore. Alle 3 del 6 ottobre fui svegliata e lavorai fino a pochi minuti prima della vestizione. I capelli e il trucco me li fece Enrichetta mentre stiravo. Un attimo prima di vestirmi il padrone mi puni' con 25 staffilate sulle natiche e mi avvisò che tornati a casa avrei ricevuto 50 frustate. Poi sulle natiche pagate mi furono fatte le iniezioni. Zac, aaaaaaaaah, zac, aaaaaaaaah, zac aaaaaaaaah, Zac aaaaaaaaah. A quel punto potei vestirmi. Piansi per tutta la giornata. Ufficialmente perché ero commossa, in realtà perché il vestito sfregava sulle natiche piagate e io vedevo le stelle. Quel giorno mi abbuffai di cibo ma con la fialetta di ferro che avevo bevuto non lo assaporai per niente. Avevo la pancia piena ma era come se non avessi mangiato. Intanto il pensiero era sempre alle frustate che dovevo ricevere. Arrivata a casa non me ne fu risparmiata nemmeno una. Per 2 giorni non potei alzarmi. Il lavoro non fatto lo dovetti recuperare con gli interessi. Intanto, doveva cominciare la vita da regina. Dovevo lavorare dalle 5 alle 17 poi vestirmi e uscire con mio marito. La prima settimana non riuscii nemmeno una volta a finire il lavoro. Risultato, lui usciva e io restavo a casa. Mi toccava finire il lavoro e poi dovevo mettermi nuda contro il muro fino a quando non tornava. Restavo in quella posizione parecchie ore piangendo di continuo. Il padrone alla fine decise che avrei lavorato dalle 3 di notte alle 5 del pomeriggio. Poi interrompevo il lavoro e andavo a cambiarmi tutta sudata e senza lavarmi. Per non perdere tempo dovevo farmi di sopra e restavo senza mangiare. Avrei mangiato la sera. La sera effettivamente si andava a cena con gli amici e io mi abbuffano anche se come sapete col palato rovinato dalle amarissime fialette di ferro non gustavo per niente tutte le leccornie e i manicaretti che mangiavo. Quelle rare sere che non si andava a cena, ma magari al cinema restavo digiuna. Intanto si era creato un altro problema. Uscendo con gli amici si faceva sempre tardi e io non dormivo quasi più. Alcune volte passavo direttamente dal ristorante al pavimento da lavare. Un giorno ebbi un collasso. Mi risvegliai con una flebo al braccio destro e un'altra al braccio sinistro oltre al culo dolorante. Mi avevano fatto non so quante iniezioni. Il medicinale delle flebo cadeva con una lentezza esasperante. Rimasi impalata a letto per 2 giorni. Si decise così di tornare a farmi lavorare dalle 5 alle 17. Se non finivo il lavoro, sarei lo stesso uscita con mio marito ma sarei stata punita la mattina successiva prima di mettermi al lavoro. Inutile dire che da quel momento ogni mattina comincio' con una punizione. Iniezioni, clisteri punitivi, staffilate, sculacciate, schiaffi. C'era solo l'imbarazzo della scelta

scritto il
2024-08-13
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