Cos'è l'amicizia femminile
di
La Recherche
genere
masturbazione
Era uscito senza far rumore per la sua partita di calcetto del sabato mattina. Così mi aveva permesso dormire a lungo.
Una volta svegliatami, riempita e accesa la jacuzzi, ero ora pronta per un bagno che avrebbe prolungato il mio relax.
Avevo già infilato un piede nell’acqua tiepida quando suonò il campanello del cancelletto. Una sequenza di due squilli rapidi: intuii che al calcetto non era seguita la solita birra con i compagni di gioco.
Schiacciai direttamente il tasto con il simbolo della chiave e, sapendo che almeno per il portoncino di ingresso Michele avrebbe potuto usare la sua chiave, non scesi ad aprirgli e ad accoglierlo, ma mi accomodai nella vasca.
Conoscendo il mio pollo, in meno di un minuto sarebbe già stato davanti al frigorifero, pronto a soddisfare la sua fame post sport. Immersa nella vasca e nei miei pensieri 100% relax, immaginai che una volta sazio sarebbe salito a raccontare della partita.
“Bello questo!”, irruppe invece squillante la voce di Valeria, apparsa sulla porta del bagno con in mano il mio sex toy doppio fallo. “Non ho mai provato, raccontami com’é. Ti prego”, disse ridendo e con fare falsamente ingenuo.
In pochi secondi di stordimento realizzai, nell’ordine, che:
1. mi ero dimenticata della proposta della mia amica, ieri sera al telefono, di prendere un caffè assieme da me al suo ritorno dal jogging mattutino,
2. quel deficiente di mio marito era uscito di casa senza chiudere la il portoncino a chiave (un grazie alla sua cura della mia sicurezza),
3. entrando in casa Valeria aveva inevitabilmente visto sul divano in soggiorno il gioco con il quale io e Michele ci eravamo scaldati ieri sera.
Mi immaginai rossa in volto, ma volendo mostrare indifferenza, commentai l’inaffidabilità di Michele e la pericolosità del lasciare la casa aperta. “Eh si -scherzò lei- ti ha messo in balia di quelle orde di persone in grado di scavalcare quella recinzione stile Fort Knox che protegge il giardino”.
Ancora sulla porta, sorrise scherzosa indicando l’oggetto che aveva in mano. Avrei voluto nascondermi sotto le bolle della jacuzzi, ma Valeria mi incalzò: “Allora? Dimmi: te lo ha regalato Michele per aggiungere pepe al vostro ménage di copia? Lo hai comprato tu per insoddisfazione? Lo usi da sola o ci giocate assieme? E soprattutto: com’è?”.
Così dicendo, restò li con uno sguardo di attesa. Elusi le domande chiedendo com’era andata la corsa. Lei, con ancora in mano quel coso, lo agitò dicendomi: “Non cercare di cambiare discorso, non funziona. Comunque bene: ho fatto 12.8 km in un’ora e mezza. Sono anche passata dal campo da calcio: i nostri uomini oggi hanno il quadrangolare con pizza finale aperta alle famiglie. Devi vedere che organizzazione: tendoni come all’Octoberfest. Stavano vincendo quando sono passata.”
“Bene -dissi- potremmo raggiungerli e mangiare li.”
“E no, amica mia, prima mi racconti di questo coso”, disse alzando la mano che lo impugnava. “Poi magari me lo presti e lo porto a casa, che vista l’apatia sessuale di mio marito potrebbe essere un più che valido sostituto da tenere …a portata di mano”.
Sempre cercando di sfuggire alle sue domande proposi: “Fatti la doccia qui con calma, non passare neanche da casa: ti do io qualcosa da metterti. Poi ci beviamo un caffè e andiamo a piedi al campo da calcio. E intanto magari ti racconto”.
Valeria guardò il suo Apple Wach, poi alzò le pupille pensando e disse: “Devo lavare anche i capellI, ma si può fare: abbiamo tutto il tempo. E userò quel coso lì”, affermò indicando con il movimento del volto l’asciugacapelli Dyson appeso al fianco dello specchio.
Finalmente mollò quell’oggetto con due falli paralleli che teneva in mano e e che ora svettavano sul bordo della vasca. Slegò la coda di capelli, andò innanzi al box di vetro, lo aprì e fece scorrere l’acqua. Intanto le indicai la spugna che avrebbe potuto utilizzare e raccontai qualcosa sulle caratteristiche del balsamo che c’era nella doccia e sulla capacità, del sapone naturale che avrebbe usato, di dare morbidezza alla pelle.
Si sfilò le scarpe usando i piedi, senza sedersi, senza slacciarle. Tolse la canottiera da jogging facendo passare anche i lunghi capelli, ripetè il movimento con il bra sportivo e poi in un tutt’uno sfilò pantaloni, intimo e calze. Non erano i leggings a modellarle il sedere: è proprio tondo e sodo di suo e grazie al fitness che lei pratica. Lo constato con invidia ogni volta che siamo nude negli spogliatoi della palestra o in costume al mare.
Piegati gli indumenti e appoggiatili sul mobile del lavabo, entrò nella doccia e riprese con le sue domande. “Dai Vale -le risposi- tra idromassaggio e rumore della doccia c’è troppo chiasso: non ti sento e non posso certo poi urlare.”
Con il cristallo della doccia opacizzato, di Valeria vedevo l’ombra slanciata intenta a lavarsi corpo e capelli. Disse qualcosa a conferma delle qualità del balsamo, utilizzò lentamente la grande spugna naturale di mare con il sapone all’olio d’oliva, si sciacquò a lungo. Aprì la porta del box e, anticipata da una nuvola di vapore, uscì soddisfatta commentando la bellezza di una doccia dopo lo sport.
Si tamponò i capelli e poi avvolse l’asciugamano come un turbante in testa. Prendendomi di sprovvista, con due passi entrò nella vasca sedendosi difronte a me che rannicchiare le gambe per lasciarle spazio.
“Allora, confessa: com’è?”, disse riprendendo in mano l’oggetto della sua curiosità. “Da quanto lo hai? L’hai comprato tu o è un regalo di Michele?”
Sono all’angolo, in tutti i sensi, e ridendo le racconto: “Sai com’è: da qualche tempo ci ha preso il pensiero di inserire qualche novità nel nostro, come dici tu, ménage. Michele ha proposto l’dea un sex toy. Navigando, come per gioco, su Amazon abbiamo visto una quantità e varietà di prodotti assurda. Ti giuro: ero incredula. Per ogni oggetto trovavamo una ragione critica che ci faceva proseguire oltre: volgare, avveniristico, tecnologico, fantasioso, grande, banale, ecc… Scorrendo di pagina in pagina siamo arrivati alla sezione dei doppi e mi sono accorta che mi incuriosivano. Anche Michele si è reso conto di una mia maggiore attenzione e quando siamo capitati davanti a questo -le dico prendendoglielo di mano- siamo entrambi scoppiati a ridere per il nome: Romolo e Remo”.
“Originale -rise Valeria toccando con le punte di indice e medio prima l’una, poi l’altra cappella- , ma non è per il nome che lo avete scelto, immagino”.
“Vero -le risposi guardandola in volto-, ma quello ci ha fatto soffermare sul prodotto: abbiamo aperto la scheda e letto le caratteristiche e le dimensioni: c’era in due formati, questo è quello piccolo, diciamo entry level. Michele ha ironizzato sul fatto che io fossi interessata al concetto di doppio; ho risposto in un qualche modo stando al gioco e lui ha cliccato sull’ordine immediato! Gli ho detto che aveva fatto una cazzata, che non lo volevo, che …insomma dovevamo sperare nell’assoluto anonimato del pacco. E che comunque l’account era a nome suo e chissà quali suggerimenti di acquisto d’ora in poi Amazon gli avrebbe mandato”.
Valeria mi guardava con occhi luminosi, poi mi disse che per com’é il suo uomo a lei non sarebbe mai potuta succedere una fortuna (si, ha detto fortuna) come quella di condividere quella ricerca e ricevere quel dono.
Spostò le dita, unendole, nello spazio tra i due membri paralleli e osservò come quello “posteriore” fosse per diametro e lunghezza assai più piccolo dell’altro. Quindi chiese: “Ma com’è due in una volta sola?”
“E che ne so!” le risposi “il pacco è arrivato martedì, io sono tornata dal convegno di Trieste giovedì tardi e…”
“Non dirmi che era sul divano come oggetto d’arredamento, dai!”, obiettò Valeria.
“Certo che no, ieri sera con Michele abbiamo aperto la scatola, poi l’ho lavato con perizia; eravamo giù in sala e abbiamo iniziato a giocarci, ma veramente un minuto e solo …davanti.”
“Ha trascurato il piccolino?” disse lei.
“Vale, non è che io sia avvezza a …. Cioè, proprio: mai provato dietro. Tra l’altro, per come indicato sulla confezione, proprio per il dietro ci vuole un lubrificante all’acqua. Ho un gel in casa, ma chimico e non sapevo se per questo materiale plastico fosse adatto. Insomma, mica volevo problemi la prima volta. Ma poi, soprattutto, già vedendomi iniziare a giocare davanti, Michele si è ingrifato come un cinghiale e … Insomma: siamo saliti in camera senza questo coso per una scopata impetuosa quanto rapida”.
Negli occhi di Valeria ho visto una punta di delusione. “Evidentemente preferivi tuo marito al provare …Romolo e Remo, perché alternative naturali per la lubrificazione ne hai in casa. E ci arrivi da sola”.
Mi riprese di mano l’oggetto e iniziò a parlargli: “Poverini, pronti per fare il vostro lavoro e, invece, subito abbandonati sul cuscino di un divano. Tu almeno -disse toccando il fallo più grande- un minimo sei servito, ma tu, piccolo Remo, sei stato proprio trattato male”. E, così dicendo, gli diede dei bacini sulla cappella. L’immagine era intrigante, confesso.
“Ma ora rimediamo!”, esclamò Valeria.
“In che senso?”, risposi.
“Sei immersa nell’acqua, che è lubrificante. E che è calda: ciò che certamente ha rilassato i tuoi muscoli, tutti…. Hai un debito verso Remo, che ora come vedi sto lavando minuziosamente come il fratello”, disse facendo come una sega sottacqua prima all’uno e poi all’altro.
“Dai, alza le gambe e appoggiale sul bordo della vasca”.
“Ma sei matta?”, le rispondo.
“Bella mia, non fare la timida. Lo hai detto tu: il doppio ti incuriosisce. Io me ne sto in disparte zitta e buona. Sei qua da sola senza nulla e nessuno che possa interrompere, distrarre, disturbare. E questo povero piccolo fallo abbandonato…” disse riprendendo a baciarlo.
“Poi pensa il vantaggio: quando lo userai con Michele non avrai paura di cosa debba accadere”, affermò.
Con una mano mi alzò con destrezza il piede sul quale ero maggiormente appoggiata e scivolai nell’acqua in posizione più sdraiata.
Risi, imbarazzata e attratta dalla situazione. Valeria mi pose l’oggetto dicendomi con voce suadente e con grande lentezza: “Goditeli”.
Era una situazione stranissima, scherzosa, ma l’idea di provare quel doppio per me e non giocando assieme a Michele mi aveva colto di sorpresa. Le parole di Valeria, i suoi gesti, il suo sguardo, davano un senso di gioco e di leggerezza. Direi di giovinezza.
Romolo e Remo galleggiavano pesanti ora sopra il mio pube, quasi accarezzandolo.
“Dai!”, dissi e adagiai le gambe sul bordo della vasca. Valeria si spostò il più possibile verso l’estremo della vasca e schiacciò il tasto che accende le luci Led rosse sottacqua. Con la luce del giorno fecero poco effetto, ma creavano comunque un’atmosfera ulteriormente rilassante.
Con titubanza iniziai a passare piano piano Romolo sulle le mie labbra: giù e su, giù e su delicatamente. Poi, quando risaliva, iniziai a fare pressione sul clitoride. Piano. Chiusi gli occhi e lasciai adagiare la mia testa al bordo della vasca. Il mio respiro era profondo, la mia mano sempre meno timida nel muovere quel fallo. Le labbra si schiudevano progressivamente. Vi appoggiai la cappella e con una pressione leggera la guidai nell’ingresso. Ruotai Romolo un pochettino da una parte, poi dall’altra, quindi con più convinzione spinsi la sua cappella a entrare nella mia vagina. E uscire. E rientrare e uscire nuovamente. Era un piacere lento che cresceva. Tre, quattro, cinque volte poi spinsi con delicatezza, ma con maggiore determinazione. Non era più solo la cappella: Romolo era dentro. Lo muovevo avanti e indietro. Poi lo ruotai lievemente a raggiungere punti diversi dentro di me. Quindi ancora avanti e indietro, piano. Una lenta meraviglia.
Sentivo Remo che puntellava delicatamente, sotto, ogni qual volta Romolo era ben dentro di me; con l’angolo della mia impugnatura, mantenevo la sua presenza come discreta, non invasiva.
La pienezza che mi riserva Romolo era sempre più soddisfacente, il mio respiro si faceva più corto, il movimento più veloce. Contraevo i muscoli della mia vagina, poi li rilasciavo. Quella piccola cappella sotto era sempre più impertinente nel suo puntare. Era accattivante.
“Si, lo voglio”, dissi a me stessa senza proferir parola. Scivolai ancora qualche centimetro nell’acqua, il mio bacino era in una posizione che agevola ancor di più l’azione di Remo. Impugnai il dildo con entrambe le mani: quella destra continuava la sua azione avanti e indietro, che rallentai, mentre la sinistra cambiò l’inclinazione del gioco e spinse sempre più la piccola cappella sulla mia rosellina. Romolo si muoveva ora piano dentro di me, continuando a darmi piacere, ma tutta la mia attenzione ora era però tutta sotto.
Passai la mano sinistra all’esterno della coscia, la portai in basso ad allargare la natica un pochettino; poi pollice indice e medio presero la base della cappella di Remo e spinsero piano, piano. Sentivo la dilatazione progredire. Era una sensazione insolita, ma non propriamente dolore. Era come pregustare la pienezza… Ancora. Assaporavo il momento. Mi rilassai e al contempo continuai a spingere delicatamente.
Come superata una barriera, ora il piccolo Remo era scivolato dentro. Ed era incredibile.
La mano destra muoveva in sincronia i due falli: pianissimo. La sinistra, invece, era tornata vicino a lei, ma senza impugnare nulla: era adagiata sul pube.
Provavo un piacere nuovo, completo. Aumentai leggermente la velocità del movimento. Più in dentro. Poi piano tutto fuori. E poi di nuovo dentro, con più convinzione. Contemporaneamente sopra e sotto. Mi morsi il labbro inferiore. Il respiro si faceva sempre più corto. Ero piena, anche di piacere. Piena. Sentii una scossa montare da un punto che non sapevo neppure identificare, e poi cresce a ogni mio movimento. Con la mano sinistra afferrai il bordo della vasca per tenermi. Stava arrivando: uno, due, tre movimenti della mia mano meno composti di prima e …libera esplosi in un orgasmo composto da una grande e lunga scossa. Poi altre tre sempre più piccole, ma ciascuna inattesa.
Mi abbandonai a quel piacere. Me lo godevo tutto.
Rimasi stordita da quell’orgasmo per non so quante decine di secondi.
Ricordo che fu il rumore dell’idromassaggio ciò che, di esterno a me, ho percepito come prima cosa. In un baleno ho, poi, realizzato tutto e aperto gli occhi imbarazzatissima verso Valeria.
La vidi: era seduta sul bordo della vasca di fronte a me: una gamba nell’acqua, l’altra piegata con il piede anch’esso sul bordo. Il busto eretto, la testa ripiegata in avanti con i lunghi capelli bagnati che coprivano il viso. Il ventre piatto che si contraeva, le costole inferiori che apparivano e sparivano con i respiri veloci. Una mano palpava con forza il piccolo seno, il cui capezzolo era schiacciato tra due dita. L’altra era li, in mezza alle sue gambe aperte: medio e anulare scomparivano sotto un’ordinata striscia di peli, muovendosi dentro Valeria.
Venne, quasi senza far rumore. Ma venne, eccome.
Poi scosse la testa, il suo viso si liberò: “Scusa, ma eri l’immagine più eccitante che io abbia mai visto”, disse. Mi alzai subito, andai vicina al suo volto: “E tu la più erotica che mi sia mai apparsa. Ti giuro”. Così dicendo schioccai un bacio sulle sue labbra.
Uscii dalla vasca, la spensi. Raccolsi la spugna che le era caduta a terra; la aiutai ad alzarsi e a asciugarsi. Indossai il mio accappatoio e abbracciandola la portai davanti allo specchio. Presi spazzola spazzola e l’asciugacapelli. Guardandoci negli negli occhi attraverso lo specchio le dissi: “Ti devo un favore”. “Fidati -rispose-, siamo pari”. Scoppiammo a ridere e quasi in coro dicemmo: “Questa cosa è un segreto.”
Una volta svegliatami, riempita e accesa la jacuzzi, ero ora pronta per un bagno che avrebbe prolungato il mio relax.
Avevo già infilato un piede nell’acqua tiepida quando suonò il campanello del cancelletto. Una sequenza di due squilli rapidi: intuii che al calcetto non era seguita la solita birra con i compagni di gioco.
Schiacciai direttamente il tasto con il simbolo della chiave e, sapendo che almeno per il portoncino di ingresso Michele avrebbe potuto usare la sua chiave, non scesi ad aprirgli e ad accoglierlo, ma mi accomodai nella vasca.
Conoscendo il mio pollo, in meno di un minuto sarebbe già stato davanti al frigorifero, pronto a soddisfare la sua fame post sport. Immersa nella vasca e nei miei pensieri 100% relax, immaginai che una volta sazio sarebbe salito a raccontare della partita.
“Bello questo!”, irruppe invece squillante la voce di Valeria, apparsa sulla porta del bagno con in mano il mio sex toy doppio fallo. “Non ho mai provato, raccontami com’é. Ti prego”, disse ridendo e con fare falsamente ingenuo.
In pochi secondi di stordimento realizzai, nell’ordine, che:
1. mi ero dimenticata della proposta della mia amica, ieri sera al telefono, di prendere un caffè assieme da me al suo ritorno dal jogging mattutino,
2. quel deficiente di mio marito era uscito di casa senza chiudere la il portoncino a chiave (un grazie alla sua cura della mia sicurezza),
3. entrando in casa Valeria aveva inevitabilmente visto sul divano in soggiorno il gioco con il quale io e Michele ci eravamo scaldati ieri sera.
Mi immaginai rossa in volto, ma volendo mostrare indifferenza, commentai l’inaffidabilità di Michele e la pericolosità del lasciare la casa aperta. “Eh si -scherzò lei- ti ha messo in balia di quelle orde di persone in grado di scavalcare quella recinzione stile Fort Knox che protegge il giardino”.
Ancora sulla porta, sorrise scherzosa indicando l’oggetto che aveva in mano. Avrei voluto nascondermi sotto le bolle della jacuzzi, ma Valeria mi incalzò: “Allora? Dimmi: te lo ha regalato Michele per aggiungere pepe al vostro ménage di copia? Lo hai comprato tu per insoddisfazione? Lo usi da sola o ci giocate assieme? E soprattutto: com’è?”.
Così dicendo, restò li con uno sguardo di attesa. Elusi le domande chiedendo com’era andata la corsa. Lei, con ancora in mano quel coso, lo agitò dicendomi: “Non cercare di cambiare discorso, non funziona. Comunque bene: ho fatto 12.8 km in un’ora e mezza. Sono anche passata dal campo da calcio: i nostri uomini oggi hanno il quadrangolare con pizza finale aperta alle famiglie. Devi vedere che organizzazione: tendoni come all’Octoberfest. Stavano vincendo quando sono passata.”
“Bene -dissi- potremmo raggiungerli e mangiare li.”
“E no, amica mia, prima mi racconti di questo coso”, disse alzando la mano che lo impugnava. “Poi magari me lo presti e lo porto a casa, che vista l’apatia sessuale di mio marito potrebbe essere un più che valido sostituto da tenere …a portata di mano”.
Sempre cercando di sfuggire alle sue domande proposi: “Fatti la doccia qui con calma, non passare neanche da casa: ti do io qualcosa da metterti. Poi ci beviamo un caffè e andiamo a piedi al campo da calcio. E intanto magari ti racconto”.
Valeria guardò il suo Apple Wach, poi alzò le pupille pensando e disse: “Devo lavare anche i capellI, ma si può fare: abbiamo tutto il tempo. E userò quel coso lì”, affermò indicando con il movimento del volto l’asciugacapelli Dyson appeso al fianco dello specchio.
Finalmente mollò quell’oggetto con due falli paralleli che teneva in mano e e che ora svettavano sul bordo della vasca. Slegò la coda di capelli, andò innanzi al box di vetro, lo aprì e fece scorrere l’acqua. Intanto le indicai la spugna che avrebbe potuto utilizzare e raccontai qualcosa sulle caratteristiche del balsamo che c’era nella doccia e sulla capacità, del sapone naturale che avrebbe usato, di dare morbidezza alla pelle.
Si sfilò le scarpe usando i piedi, senza sedersi, senza slacciarle. Tolse la canottiera da jogging facendo passare anche i lunghi capelli, ripetè il movimento con il bra sportivo e poi in un tutt’uno sfilò pantaloni, intimo e calze. Non erano i leggings a modellarle il sedere: è proprio tondo e sodo di suo e grazie al fitness che lei pratica. Lo constato con invidia ogni volta che siamo nude negli spogliatoi della palestra o in costume al mare.
Piegati gli indumenti e appoggiatili sul mobile del lavabo, entrò nella doccia e riprese con le sue domande. “Dai Vale -le risposi- tra idromassaggio e rumore della doccia c’è troppo chiasso: non ti sento e non posso certo poi urlare.”
Con il cristallo della doccia opacizzato, di Valeria vedevo l’ombra slanciata intenta a lavarsi corpo e capelli. Disse qualcosa a conferma delle qualità del balsamo, utilizzò lentamente la grande spugna naturale di mare con il sapone all’olio d’oliva, si sciacquò a lungo. Aprì la porta del box e, anticipata da una nuvola di vapore, uscì soddisfatta commentando la bellezza di una doccia dopo lo sport.
Si tamponò i capelli e poi avvolse l’asciugamano come un turbante in testa. Prendendomi di sprovvista, con due passi entrò nella vasca sedendosi difronte a me che rannicchiare le gambe per lasciarle spazio.
“Allora, confessa: com’è?”, disse riprendendo in mano l’oggetto della sua curiosità. “Da quanto lo hai? L’hai comprato tu o è un regalo di Michele?”
Sono all’angolo, in tutti i sensi, e ridendo le racconto: “Sai com’è: da qualche tempo ci ha preso il pensiero di inserire qualche novità nel nostro, come dici tu, ménage. Michele ha proposto l’dea un sex toy. Navigando, come per gioco, su Amazon abbiamo visto una quantità e varietà di prodotti assurda. Ti giuro: ero incredula. Per ogni oggetto trovavamo una ragione critica che ci faceva proseguire oltre: volgare, avveniristico, tecnologico, fantasioso, grande, banale, ecc… Scorrendo di pagina in pagina siamo arrivati alla sezione dei doppi e mi sono accorta che mi incuriosivano. Anche Michele si è reso conto di una mia maggiore attenzione e quando siamo capitati davanti a questo -le dico prendendoglielo di mano- siamo entrambi scoppiati a ridere per il nome: Romolo e Remo”.
“Originale -rise Valeria toccando con le punte di indice e medio prima l’una, poi l’altra cappella- , ma non è per il nome che lo avete scelto, immagino”.
“Vero -le risposi guardandola in volto-, ma quello ci ha fatto soffermare sul prodotto: abbiamo aperto la scheda e letto le caratteristiche e le dimensioni: c’era in due formati, questo è quello piccolo, diciamo entry level. Michele ha ironizzato sul fatto che io fossi interessata al concetto di doppio; ho risposto in un qualche modo stando al gioco e lui ha cliccato sull’ordine immediato! Gli ho detto che aveva fatto una cazzata, che non lo volevo, che …insomma dovevamo sperare nell’assoluto anonimato del pacco. E che comunque l’account era a nome suo e chissà quali suggerimenti di acquisto d’ora in poi Amazon gli avrebbe mandato”.
Valeria mi guardava con occhi luminosi, poi mi disse che per com’é il suo uomo a lei non sarebbe mai potuta succedere una fortuna (si, ha detto fortuna) come quella di condividere quella ricerca e ricevere quel dono.
Spostò le dita, unendole, nello spazio tra i due membri paralleli e osservò come quello “posteriore” fosse per diametro e lunghezza assai più piccolo dell’altro. Quindi chiese: “Ma com’è due in una volta sola?”
“E che ne so!” le risposi “il pacco è arrivato martedì, io sono tornata dal convegno di Trieste giovedì tardi e…”
“Non dirmi che era sul divano come oggetto d’arredamento, dai!”, obiettò Valeria.
“Certo che no, ieri sera con Michele abbiamo aperto la scatola, poi l’ho lavato con perizia; eravamo giù in sala e abbiamo iniziato a giocarci, ma veramente un minuto e solo …davanti.”
“Ha trascurato il piccolino?” disse lei.
“Vale, non è che io sia avvezza a …. Cioè, proprio: mai provato dietro. Tra l’altro, per come indicato sulla confezione, proprio per il dietro ci vuole un lubrificante all’acqua. Ho un gel in casa, ma chimico e non sapevo se per questo materiale plastico fosse adatto. Insomma, mica volevo problemi la prima volta. Ma poi, soprattutto, già vedendomi iniziare a giocare davanti, Michele si è ingrifato come un cinghiale e … Insomma: siamo saliti in camera senza questo coso per una scopata impetuosa quanto rapida”.
Negli occhi di Valeria ho visto una punta di delusione. “Evidentemente preferivi tuo marito al provare …Romolo e Remo, perché alternative naturali per la lubrificazione ne hai in casa. E ci arrivi da sola”.
Mi riprese di mano l’oggetto e iniziò a parlargli: “Poverini, pronti per fare il vostro lavoro e, invece, subito abbandonati sul cuscino di un divano. Tu almeno -disse toccando il fallo più grande- un minimo sei servito, ma tu, piccolo Remo, sei stato proprio trattato male”. E, così dicendo, gli diede dei bacini sulla cappella. L’immagine era intrigante, confesso.
“Ma ora rimediamo!”, esclamò Valeria.
“In che senso?”, risposi.
“Sei immersa nell’acqua, che è lubrificante. E che è calda: ciò che certamente ha rilassato i tuoi muscoli, tutti…. Hai un debito verso Remo, che ora come vedi sto lavando minuziosamente come il fratello”, disse facendo come una sega sottacqua prima all’uno e poi all’altro.
“Dai, alza le gambe e appoggiale sul bordo della vasca”.
“Ma sei matta?”, le rispondo.
“Bella mia, non fare la timida. Lo hai detto tu: il doppio ti incuriosisce. Io me ne sto in disparte zitta e buona. Sei qua da sola senza nulla e nessuno che possa interrompere, distrarre, disturbare. E questo povero piccolo fallo abbandonato…” disse riprendendo a baciarlo.
“Poi pensa il vantaggio: quando lo userai con Michele non avrai paura di cosa debba accadere”, affermò.
Con una mano mi alzò con destrezza il piede sul quale ero maggiormente appoggiata e scivolai nell’acqua in posizione più sdraiata.
Risi, imbarazzata e attratta dalla situazione. Valeria mi pose l’oggetto dicendomi con voce suadente e con grande lentezza: “Goditeli”.
Era una situazione stranissima, scherzosa, ma l’idea di provare quel doppio per me e non giocando assieme a Michele mi aveva colto di sorpresa. Le parole di Valeria, i suoi gesti, il suo sguardo, davano un senso di gioco e di leggerezza. Direi di giovinezza.
Romolo e Remo galleggiavano pesanti ora sopra il mio pube, quasi accarezzandolo.
“Dai!”, dissi e adagiai le gambe sul bordo della vasca. Valeria si spostò il più possibile verso l’estremo della vasca e schiacciò il tasto che accende le luci Led rosse sottacqua. Con la luce del giorno fecero poco effetto, ma creavano comunque un’atmosfera ulteriormente rilassante.
Con titubanza iniziai a passare piano piano Romolo sulle le mie labbra: giù e su, giù e su delicatamente. Poi, quando risaliva, iniziai a fare pressione sul clitoride. Piano. Chiusi gli occhi e lasciai adagiare la mia testa al bordo della vasca. Il mio respiro era profondo, la mia mano sempre meno timida nel muovere quel fallo. Le labbra si schiudevano progressivamente. Vi appoggiai la cappella e con una pressione leggera la guidai nell’ingresso. Ruotai Romolo un pochettino da una parte, poi dall’altra, quindi con più convinzione spinsi la sua cappella a entrare nella mia vagina. E uscire. E rientrare e uscire nuovamente. Era un piacere lento che cresceva. Tre, quattro, cinque volte poi spinsi con delicatezza, ma con maggiore determinazione. Non era più solo la cappella: Romolo era dentro. Lo muovevo avanti e indietro. Poi lo ruotai lievemente a raggiungere punti diversi dentro di me. Quindi ancora avanti e indietro, piano. Una lenta meraviglia.
Sentivo Remo che puntellava delicatamente, sotto, ogni qual volta Romolo era ben dentro di me; con l’angolo della mia impugnatura, mantenevo la sua presenza come discreta, non invasiva.
La pienezza che mi riserva Romolo era sempre più soddisfacente, il mio respiro si faceva più corto, il movimento più veloce. Contraevo i muscoli della mia vagina, poi li rilasciavo. Quella piccola cappella sotto era sempre più impertinente nel suo puntare. Era accattivante.
“Si, lo voglio”, dissi a me stessa senza proferir parola. Scivolai ancora qualche centimetro nell’acqua, il mio bacino era in una posizione che agevola ancor di più l’azione di Remo. Impugnai il dildo con entrambe le mani: quella destra continuava la sua azione avanti e indietro, che rallentai, mentre la sinistra cambiò l’inclinazione del gioco e spinse sempre più la piccola cappella sulla mia rosellina. Romolo si muoveva ora piano dentro di me, continuando a darmi piacere, ma tutta la mia attenzione ora era però tutta sotto.
Passai la mano sinistra all’esterno della coscia, la portai in basso ad allargare la natica un pochettino; poi pollice indice e medio presero la base della cappella di Remo e spinsero piano, piano. Sentivo la dilatazione progredire. Era una sensazione insolita, ma non propriamente dolore. Era come pregustare la pienezza… Ancora. Assaporavo il momento. Mi rilassai e al contempo continuai a spingere delicatamente.
Come superata una barriera, ora il piccolo Remo era scivolato dentro. Ed era incredibile.
La mano destra muoveva in sincronia i due falli: pianissimo. La sinistra, invece, era tornata vicino a lei, ma senza impugnare nulla: era adagiata sul pube.
Provavo un piacere nuovo, completo. Aumentai leggermente la velocità del movimento. Più in dentro. Poi piano tutto fuori. E poi di nuovo dentro, con più convinzione. Contemporaneamente sopra e sotto. Mi morsi il labbro inferiore. Il respiro si faceva sempre più corto. Ero piena, anche di piacere. Piena. Sentii una scossa montare da un punto che non sapevo neppure identificare, e poi cresce a ogni mio movimento. Con la mano sinistra afferrai il bordo della vasca per tenermi. Stava arrivando: uno, due, tre movimenti della mia mano meno composti di prima e …libera esplosi in un orgasmo composto da una grande e lunga scossa. Poi altre tre sempre più piccole, ma ciascuna inattesa.
Mi abbandonai a quel piacere. Me lo godevo tutto.
Rimasi stordita da quell’orgasmo per non so quante decine di secondi.
Ricordo che fu il rumore dell’idromassaggio ciò che, di esterno a me, ho percepito come prima cosa. In un baleno ho, poi, realizzato tutto e aperto gli occhi imbarazzatissima verso Valeria.
La vidi: era seduta sul bordo della vasca di fronte a me: una gamba nell’acqua, l’altra piegata con il piede anch’esso sul bordo. Il busto eretto, la testa ripiegata in avanti con i lunghi capelli bagnati che coprivano il viso. Il ventre piatto che si contraeva, le costole inferiori che apparivano e sparivano con i respiri veloci. Una mano palpava con forza il piccolo seno, il cui capezzolo era schiacciato tra due dita. L’altra era li, in mezza alle sue gambe aperte: medio e anulare scomparivano sotto un’ordinata striscia di peli, muovendosi dentro Valeria.
Venne, quasi senza far rumore. Ma venne, eccome.
Poi scosse la testa, il suo viso si liberò: “Scusa, ma eri l’immagine più eccitante che io abbia mai visto”, disse. Mi alzai subito, andai vicina al suo volto: “E tu la più erotica che mi sia mai apparsa. Ti giuro”. Così dicendo schioccai un bacio sulle sue labbra.
Uscii dalla vasca, la spensi. Raccolsi la spugna che le era caduta a terra; la aiutai ad alzarsi e a asciugarsi. Indossai il mio accappatoio e abbracciandola la portai davanti allo specchio. Presi spazzola spazzola e l’asciugacapelli. Guardandoci negli negli occhi attraverso lo specchio le dissi: “Ti devo un favore”. “Fidati -rispose-, siamo pari”. Scoppiammo a ridere e quasi in coro dicemmo: “Questa cosa è un segreto.”
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racconto sucessivo
Valeria, irresistibile per me
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