Parlami di lui

di
genere
gay

“Parlami di lui,” disse Vince mettendo una mano sulla mia coscia e chinandosi più vicino a me.
“Perché vuoi sentirlo ancora?” chiesi.
“Fallo e basta. Com’era? Che aspetto aveva?”
Lui cominciò a baciarmi il collo. La sua mano andò al mio inguine. Delicatamente cominciò a massaggiare tra le mie cosce.
“Te l’ho già raccontato, perché vuoi farmelo raccontare di nuovo?”
Sapevo fin troppo bene la risposta, ma volevo sentirglielo dire.
“Sai come mi eccita.”
Mise la mia mano sul suo inguine e potevo sentire che cominciava ad indurirsi al mio tocco.
“Vedi? Solo il pensiero di lui me lo fa diventare duro.”
Emisi un sospiro di finta disperazione e mi comportai come se stessi cercando di ricordarmi la storia, cosa che non era difficile. Lui voleva sentire delle mie passate esperienze sessuali, specialmente della prima volta che ero venuto. Gli avevo raccontato quella storia così tante volte che avrebbe dovuto conoscerla a memoria. Desideravo che non me la facesse raccontare così spesso, odiavo il pensiero. Non era precisamente la storia delicata che pensavo dovesse essere. Era accaduto dieci anni prima, quando ero all’ultimo anno di liceo.
Avevo appena compiuto diciotto anni il che voleva dire che potevo legalmente fare qualsiasi cosa volessi, e quello che volevo di più era andare al Crush, il club gay più alla moda della città. Almeno questo era quello che avevo sentito. Vivendo in una piccola città, non era precisamente il più trendy dei luoghi ma quando parcheggiai la macchina nel piccolo parcheggio mi vennero i brividi. Finalmente ero in un luogo dove ognuno era libero. Nessuno più che chiedeva se i ragazzi fossero etero o gay. Lì ognuno era gay e se non lo fossi stato avresti meritato di essere pestato perché eri fuori del loro ambiente.
Ricordo che ero dannatamente nervoso quando diedi la mia carta d’identità all’uomo; ero sicuro che non mi avrebbe fatto entrare ma, dopo averci dato un’occhiata, mi bollò la mano ed io entrai. La mia prima impressione fu una disillusione. Il luogo era piccolo, fumoso, scuro, ed i ragazzi al bar erano delle vecchie checche. Ma avevo aspettato così a lungo questo momento che decisi di dargli un'opportunità.
Mi avviai al bar senza poter evitare gli sguardi di elementi poco attraenti. Era come se io lanciassi un segnale di carne fresca; tutti mi stavano squadrando, non avevano mai visto prima di allora un magro diciottenne? Al bar molti uomini si avvicinarono ma nessuno attirò veramente il mio interesse. Per non parlare del fatto che ero così nervoso ed impaurito che ero sicuro che tutti se ne stessero accorgendo.
Dopo un paio di ore me ne andai, ero deluso del mio primo esperimento in un club gay. Quando salii in macchina si avvicinò un uomo ed abbassò il suo finestrino.
“Ehi là,” disse. “Vieni dal Crush?”
Io ero troppo spaventato per dire qualche cosa, avevo sentito troppe storie di pestaggi a gay per non esserlo. Tutto quello che riuscii a fare fu scuotere la testa in affermazione, dovevo avere un aspetto tanto paranoico che lui scoppiò in una risata.
“Mi spiace, non volevo ridere, non allarmarti, sono innocuo.”
Io mi rilassai un po’ e per la prima volta notai quanto era incredibilmente attraente. Sembrava avere circa 25 anni, con capelli biondi ed il più bel paio di occhi verdi che avessi mai visto.
“Mi spiace. Dovrei sapere che non è la cosa migliore avvicinarsi ai ragazzi nel parcheggio. Mi stavo solo chiedendo se valeva la pena di entrare stasera,” sorrise. “Qualche volta è bene altre no.”
Quel bel fusto era gay. Quello fu l'unico pensiero che attraversò la mia mente.
“Mi spiace amico, penso che stasera non sia il caso,” dissi.
“Bene, stai andando a casa?”
Non ci potevo credere. La mia mente stava correndo.
“Sì vorrei tornare a casa.”
Appena quelle parole mi uscirono dalla bocca me ne pentii.
“Posso proporti di venire con me per un drink da qualche parte?” chiese.
Prima di fare casino per la seconda volta, risposi rapidamente, “Sicuro, buona idea.”
“Bene. Veramente non so dove potremmo fare un giro per trovare un posto se ti va?”
Senza pensarci mi dissi d’accordo e salii in macchina con lui. Da vicino era ancora più caldo. Era vestito casual ed avrebbe dovuto essere il primo indizio che lui non stava andando al club ma in quel momento non stavo pensando chiaramente.
Non appena partimmo mise una mano sul mio ginocchio. Io non ci feci caso, mi piaceva davvero. Stava diventandomi duro. Parlammo per un po’ mentre lui guidava.
“Puoi mettere la mano sulla mia gamba se vuoi,” mi disse.
Io esitai un po’ ma feci come diceva. Indossava pantaloncini da pallacanestro che non stavano nascondendo il fatto che era completamente eccitato. Lasciai che la la mia mano lentamente risalisse la sua coscia ma ero ancora esitante nel farlo completamente.
“È ok se vuoi andare avanti,” mi incoraggiò. “Hai mai toccato il cazzo di un altro uomo?” chiese. Io scossi la testa ed in quel momento più di qualsiasi cosa io volevo toccare il suo. “Qui,” disse tirandosi giù i pantaloncini per rivelare un grande cazzo duro.
Io non sapevo cosa fare se non fissarlo. Aveva una grande testa porpora della taglia di un grosso fungo e stava versando un liquido chiaro. Era pre eiaculazione, ogniqualvolta ero veramente eccitato anch’io ne versavo un sacco.
“Ti piace?” chiese.
Penso di aver detto di sì ma ero così affascinato che non so se lo dissi a parole.
“Puoi assaggiarlo,” disse. “Mettici su la bocca.”
Rallentò un po’ la macchina, io mi chinai e misi la bocca sulla testa del suo uccello. Era la cosa più strana avere il cazzo di un altro uomo nella mia bocca. La sua pre eiaculazione era molto salata, più salata della mia ma aveva un buon gusto.
“Cazzo! sì, scendi completamente.”
Sentii la macchina curvare e poi fermarsi. Parcheggiò e si appoggiò indietro sul sedile per darmi una migliore angolazione.
“Mmmm sì, uomo, succhialo,” era tutto quello che continuava a dire.
Io non avevo idea di quello che stavo facendo ma dal suo lamentarsi capii che stavo facendo un lavoro dannatamente buono.
“Ti piace quel grosso cazzo?” chiese. “Sì so che ti piace questo grosso uccello!”
La sua mano pigiò contro la mia nuca e mi spinse giù. Io quasi ci soffocai sopra. Tutto quello che riuscii a pensare era che dovevo respirare attraverso il naso.
Pensai che non mi avrebbe mai più permesso di alzarmi, che la mia mascella si sarebbe slogata. Poi cominciò a spingere la mia testa giù sempre più velocemente. Le mie labbra afferrarono più strettamente la sua verga.
“Cazzo sì! Vuoi questo carico? Vuoi mangiare la mia sborra?” gridò mentre sparava un grande carico di sperma nella mia bocca.
Il suo eiaculare mi colse di sorpresa. Non c'era niente che potevo fare se non ingoiarlo. Specialmente perché veniva e veniva. Non dirò che non mi piacque, ma era qualche cosa che avevo sperato accadesse con qualcuno col quale avevo una relazione. Quando mi tirai via, nessuno di noi aveva molto da dire. Tentai di avvicinarmi per baciarlo ma lui si tirò via.
“Dammi ascolto, uomo, non vedo un posto dove potremmo andare per un drink.”
Io non risposi.
“Che ne diresti di sentirci un’altra sera? È un po’ tardi,” disse.
Io mi limitai ad un’alzata di spalle che lui prese per un sì. Spingendo il cazzo molle nei pantaloncini avviò il motore e partimmo. Quando arrivammo alla mia macchina io scesi dalla sua. Non riuscii a dire una parola, ero troppo occupato ad asciugarmi le lacrime. Mentre ripartiva mi sembrò mi salutasse con la mano ma avrebbe potuto essere solo la mia immaginazione. Quella fu una delle notti peggiori della mia vita ed odiavo riviverlo. Lo facevo solamente perché eccitava sempre Vince.
Quando finii la mia storia, Vince era duro come una pietra, praticamente sopra di me e pigiava contro la mia gamba.
“Ti è sempre piaciuto succhiare il cazzo, non è vero?” chiese.
“Oh sì, mi piace succhiare.”
“Oh sì? Vuoi succhiare il mio cazzo come hai succhiato quel ragazzo?” disse mettendo il suo inguine davanti alla mia faccia.
Mi appoggiai indietro mentre lui si apriva la cerniera dei pantaloni. Io ero pronto per il suo grosso pezzo di carne. Lui tirò giù i pantaloni abbastanza per far uscire l’uccello che colava molta pre eiaculazione. Io aprii la bocca, lui ve lo seppellì profondamente e dapprima soffocai. Avvolsi le labbra intorno alla base della sua virilità palpitante e con la lingua gli accarezzai l’asta.
“Oh sì cazzo, lavorami l’uccello.”
Le sue parole mi fecero succhiare più forte.
“Succhia maledettamente quel cazzo da quel succhia cazzi che sei sempre stato.”
Mi afferrai ai braccioli del divano per evitare di precipitare.
“E’ così che lo succhiavi?” chiese. “Il mio cazzo ha un sapore migliore del suo?”
Mi fotteva la faccia duramente e profondamente. Mi piaceva quando diventava rude così. Mi piaceva quando mi faceva sentire una puttana. Afferrai il retro dei suoi pantaloni mentre lui era pronto a venirmi dentro. La sua verga venata esplose come un geyser rilasciando un fiume di sperma nella mia bocca affamata.
“Siii cazzooo!! Prendi il mio carico!” gridò mentre si scaricava fiotto dopo fiotto della sua crema nella mia gola affamata.
Lo presi tutto senza perderne una goccia. Quando si estrasse tirò le mie labbra alle sue. La sua lingua scivolò nella mia bocca ed io condivisi con lui il gusto del suo sperma. Non potevo fare a meno di pensare che le cose sono diverse quando sei con qualcuno di cui ti preme. Era molto meglio.
Molti mesi dopo quella prima volta incontrai quel ragazzo al centro commerciale. Lui dava la mano ad una donna incinta, li salutai entrambi.
di
scritto il
2013-05-27
4 . 5 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Autostop

racconto sucessivo

Un anno da ricordare
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.