Dietro le Tende

di
genere
fisting

Come venni a sapere di "Dietro le Tende" sarebbe lungo da raccontare. Lo venni a sapere e basta. All'inizio era solo una diceria che mi incuriosiva. Si diceva che c'era un cinema in città che aveva pensato per incrementare gli affari di offrire qualcosa di più che non le pellicole porno che condivideva con gli altri cinema. Non che le pellicole fossero rilevanti, nei cinema "a luci rosse" si andava per trovare tre cose: il sesso, il buio e l'anonimato.
Quei cinema erano una zona franca, almeno per gli uomini. C'erano desideri che fuori da quei cinema non si confidavano neanche a se stessi, gli stessi desideri che dentro quei cinema venivano soddisfatti. Senza tante domande e senza tanti discorsi. Io mi vergognavo troppo per frequentarli ma lo sapevo. Gli uomini e i ragazzi in quei cinema ci andavano per scoparsi a vicenda, per incularsi e farsi inculare, per succhiare cazzi, per farsi ricoprire di sborra, per umiliare ed essere umiliati. Non a caso il centro nevralgico di quei cinema erano i bagni, dove si scopava in fretta, con la puzza di piscio nelle narici, perché non c'era detersivo che riuscisse a toglierlo quell'odore. E si diceva anche che nei bagni i più depravati costringessero o acconsentissero a farsi pisciare addosso.
Il proprietario del cinema Cristallo aveva pensato bene di organizzare ogni tanto qualcosa di aggiuntivo rispetto al film. Il proprietario forse sognava di essere un impresario del mondo dello spettacolo, fatto sta che penava che il suo cinema avesse bisogno di "attrazioni" che non fossero i soliti film. O il solito traffico dentro e fuori i bagni. Quando riusciva a trovare i soggetti giusti per le sue "attrazioni" scattava un passaparola e il cinema si riempiva in maniera abnorme. I soggetti delle sue "attrazioni" erano giovani disposti a tutto che ogni tanto Il proprietario riusciva a circuire, promettendo qualche soldo o millantando entrature nel mondo del cinema, o dei giri della prostituzione per le alte sfere. Il malcapitato veniva incatenato bendato in corrispondenza di una uscita di sicurezza, nello spazio tra le tende e le porte di uscita. Era uno spazio inusuale, le porte d'emergenza erano alla fine di un corridoio e nei muri del corridoio c'erano delle rientranze. In una di queste il proprietario del cinema aveva fatto fissare anelli e catene e aveva sistemato un materasso per terra. Il corridoio era stato così trasformato in uno spazio che conteneva uno schiavo di cui approfittare.
Da quelle tende che celavano originariamente l'uscita di sicurezza era venuto fuori il nome con cui le "attrazioni" venivano pubblicizzate. Uno potrebbe obiettare che "Dietro le Tende" si facevano le stesse cose che nei bagni, tecnicamente era così. Perché allora pagare il supplemento e mettersi in coda? La gente lo faceva perché dietro la tenda c'era un giocattolo a cui si poteva fare tutto. O almeno tutto quello che non facesse sanguinare. E perché il giocattolo era giovane fresco e bello, ben al di sopra della fauna media dei bagni.
"Dietro le Tende" divenne a poco a poco l'ossessione del mie notti e plasmò le mie fantasie aggiungendo ad esse nuove immagini, nuovi scenari. Mi pensavo immerso nel buio, incatenato e bendato, in attesa che da quel buio spuntasse una creatura in carne ed ossa pronta a violarmi e a farsi servire. Una persona anonima via l'altra. Senza parole. Solo insulti, apprezzamenti pesanti, richieste imperiose. Immaginavo il dolore e il piacere, la sborra che mi riempiva e mi ricopriva, che mi saziava riempendomi lo stomaco, che tracimava dal buco del culo e scendeva piano piano sulle cosce. Immaginavo il momento dell'attesa, quando chi mi aveva appena usato era uscito e il prossimo nella coda non era ancora entrato. Era il momento in cui nella mia testa vorticavano le domande e le fantasie. Cosa mi avrebbe fatto il prossimo? Immaginavo gente che veniva per stuprarmi certo, ma avevo anche fantasie più violente. Immaginavo persone che si mettevano in coda solo per picchiarmi, per prendermi a sberle, per torcermi i capezzoli o i coglioni fino quasi a strapparli, per pisciarmi addosso o ancora meglio in bocca. Uomini viziosi di una certa età, fuori forma, panciuti, pelosi, coi cazzi molli, che facevano la fila solo per infilarmi il cazzo in bocca, rilasciare i muscoli e farsi una bella pisciata in un cesso umano.
Notte dopo notte, fantasia dopo fantasia maturai a mia decisione. Dietro quelle tende volevo entrarci veramente, di mia spontanea volontà, nudo e pronto a farmi usare.

Non fu semplice ma riuscii a contattare il proprietario del cinema. Era un bastardo. Quando io mi offrii per la performance dietro le tende, lui capì che ero tanto affascinato dall'idea che ci mancava poco che pagassi invece che essere pagato. Mi disse che poteva darmi la stessa cifra dei ragazzi più richiesti solo se i miei clienti avessero potuto portare... giocattoli, strumenti, arnesi. Cose da usare su di me, sempre con la clausola che il sangue fosse escluso. Acconsentii. Fu quell'accordo che generò esperienze ben al di là di ciò che avevo immaginato.
La prima sera tornai a casa contuso e dolorante, volevo farmi una doccia ma quando entrai in bagno fui solo capace di vomitare il liquido giallastro che mi riempiva lo stomaco, piscio reso più denso dalle molte sborrate che avevo inghiottito. Il culo era semiaperto e dolorante, per un paio di giorni continuai a cagare globi di muco, il modo in cui il mio corpo reagiva all'irritazione e alle escoriazioni del retto. Guardavo i lividi gialli e neri che decoravano ogni punto del mio corpo. Mi facevano male i coglioni martoriati. Ero contento. Mi masturbavo pensando ai momenti più viziosi e perversi che avevo vissuto. C'era in me una sorta di grosso "finalmente". Che magnifica puttana sfondata che ero diventata, finalmente. Che pezzo di carne da bassa macelleria!
Lo rifeci presto. E poi ancora e ancora e ancora. Diventai dipendente da quelle serate, e come tutte le dipendenze andare dietro quelle tende era qualcosa che facevo sempre più di frequente, diminuendo gli intervalli fra una sessione e l'altra per mantenere lo steso livello di eccitazione e di soddisfazione. Una sera qualcuno portò una candela e si divertì a spegnerla infilandomela in culo, in fin dei conti le bruciature non sanguinano. Un altro portò un arnese che si era fatto da solo copiandolo da certe figure di un libro sull'inquisizione, una sorta di pera che si apriva in tre parti che si allargavano mano a mano che si girava una vite. Anche quella mi finì dentro il culo, per dilatarmelo allo spasimo. Una vera e propria tortura che durò fino a che qualcuno non intervenne perché quella cosa mi stava rovinando.


L'esperienza più devastante la feci una delle ultime sere prima che il cinema venisse chiuso. Non ci crederete ma me la procurò una donna. Pagò per rimanere sola con me dopo l'ultimo spettacolo. per non essere disturbata e importunata. Io era già nelle solite condizioni in cui mi avevano lasciato decine di amplessi e di variazioni sul tema "facciamoci questa troia". Lei mi voleva incatenato ma senza bende. Entrò e mi guardò in silenzio poi mi disse che potevo chiamarla Signora.
Dalla sua borsetta tirò fuori una spatolina e cominciò a raschiarmi via la sborra che mi ricopriva, facendomela mangiare. Poi disse che adesso che ero quasi pulito poteva cominciare. Aveva un frustino piuttosto corto, con una impugnatura che finiva con un pomolo decorato. Lo usò senza risparmio, su tutte le parti più sensibili del mio corpo. Un dolore atroce di cui io la ringraziavo chiamandola come lei mi aveva suggerito: "Signora".
Quando fu stanca di colpirmi mi si mise dietro la schiena e prese a leccarmi e mordicchiarmi la parte alta delle spalle, il collo, la nuca, le orecchie. Poi mi prese per i capelli e li tirò indietro e contemporaneamente mi penetrò con il manico del frustino, pomolo in avanti. Un unico fluido movimento e mi seppellì quel piccolo scettro nelle viscere, cominciando a scoparmi furiosamente facendolo uscire tutto prima di sbatterlo dentro ancora e ancora, metodicamente, violentemente. Con un intento maligno e cattivo. Io gridavo e la ringraziavo, il mio cazzo duro come una pietra. Poi successe l'incidente. Mi confessò in seguito di averlo fatto apposta. Il pomolo del suo frustino si sfilò dal manico e rimase dentro di me. Lei disse "Merda, ora devo rompermi il cazzo a tirarlo fuori."

Fece seguire i fatti alle parole. Senza nessuna grazia le sue dita presero possesso del mio culo, scavando bene a fondo, con prepotenza imperiosa. Quando spinse dentro con quattro dita non potei fare a meno di gemere e di implorarla che mi spaccasse senza nessuna pietà, senza nessun ritegno. Lei mi girò il palmo dentro, in maniera viziosa, continuando a cercare il pomolo e rassicurandomi: non avrebbe avuto nessuna pietà, non ne aveva mai avuto la minima intenzione. Il pomolo era finito in profondità quindi lei si unse la mano di lubrificante, aggiunse semplicemente il pollice alle altre quattro dita e spinse. Il mio culo era già semiaperto e distrutto da quella decina di cazzi che si erano svuotati dentro di me quella sera, ma questa era un'altra cosa. Era la prima volta che prendevo una intera mano dentro il culo. Fu una sensazione suprema, fisica ma anche mentale. Sentivo il suo pugno farsi strada dentro di me, aperto e poi chiuso, girare prima a destra e poi a sinistra. E poi spingersi un po' più dentro per ricominciare a cercare. Mi stava letteralmente accarezzando l'intestino. Una sensazione di violazione come non ne avevo provato fino ad allora. A un certo punto lei trovò il pomolo, lo strinse in mano e lo tirò fuori. Io sborrai.

Ormai era lanciato per una tangente che fino a poco prima non sapevo neanche esistesse. Le dissi "Signora, ti prego continua". Lei mi sollevò il viso e mi guardò negli occhi, studiandomi. Aveva occhi verdi e capelli corti neri irti e rasati sulle tempie. Chiese "Ne sei sicuro? Quanto vuoi prenderne?" "Inculami anche con tutto il braccio se vuoi, distruggimi se ti pare, non mi importa, rifallo e basta, e ne prego!"
Lei mi fece stendere sul materasso, mi portò le gambe divaricate quasi a toccare le spalle e mi disse "Tienile ferme così." Prese il flacone di lubrificante e me lo infilò dentro il culo per più di metà e spruzzò dentro una generosa dose.
Poi mi accontentò e mi distrusse. Ritornò dentro di me con la mano chiusa a pugno e spinse più a fondo. Poi uscì, mi fece vedere il pugno, sorrise e lo infilò di nuovo, e lo rifece ancora.Prese a scoparmi così e ogni volta che entrava avanzava un po' di più. Io impazzivo, per quello che provavo, che vedevo, per l'odore di lubrificante, di sborra e piscio, per il gusto salato che avevo in bocca, le mie lacrime, il mio sudore. A anche i mio sangue, perché mi ero morso la lingua.
Incredulo osservavo la mia pancia che si deformava, come se un animale vi si muovesse dentro. Capivo quelli che avevano la fantasia di farsi stuprare da qualche bestia aliena che lasciasse le sue uova dentro l'intestino, per essere covate dal calore interno e poi schiudersi in esseri invasivi che ti percorrevano e titillavano da dentro. Lo sognavo anch'io quel sogno mentre il pugno della Signora usciva e rientrava, con prepotenza, devastandomi, dominandomi, distruggendomi, dicendo che non ero niente, che ero solo un buco di culo slabbrato che non si meritava un normale cazzo, ma solo una mano brutale. Mentre mi scopava le viscere prese a schiaffeggiami il cazzo. Mi irrigidii e voltai gli occhi indietro. Venni spingendo in aria e contorcendomi. Tremavo come in preda ad un attacco epilettico, farfugliavo cose appena intellegibili, quasi senza senso: che sentire la sua mano nel retto non mi bastava, che volevo che invadesse zone di me di cui non sapevo neanche i nomi, che volevo che risalisse il mio intestino, fino a vedere scomparire il suo braccio fino alla spalla. Lei mi ascoltava intenta, con occhi che brillavano ed ogni richiesta veniva esaudita. Praticamente mi impalò. Non so se lo fece con tutto il braccio fino alla spalla.So solo che a un certo punto le sensazioni divennero troppo forti. Abbandonai il mondo condiviso da tutti e me ne andai in uno spazio tutto mio abitato solo da me, dal quel braccio e da quelle sensazioni estreme. Era intenso da stare male. Sentivo crescere una nausea causata dalle spinte innaturali sui miei organi interni. Ebbi dei conati. Persi brevemente conoscenza.

Ricordo poco della parte finale di quel primo incontro con la Signora. So che quando finì non ero in condizione di tornare a casa da solo. Mi accompagnò lei a casa sua, mi ripulì, spalmò pomate e unguenti sui miei lividi, mi diede qualche goccia calmante e sedativa e mi mise a letto. Il giorno dopo mi parlò dei suoi progetti.

Una settimana dopo quella sera segnalazioni anonime avvertirono la polizia, Il cinema Cristallo venne chiuso. Io e la Signora non ne fummo per nulla sorpresi. Dopo qualche settimana si sparse la voce che da qualche parte in città "Dietro le Tende" aveva ricominciato a dispensare le sue "attrazioni" in qualche vecchio capannone di una zona industriale dismessa. Io ero la stella fissa di quelli spettacoli. La Signora si esponeva meno, gestiva questo nuovo "club" sui generis. Ogni tanto si faceva riprendere dalle sue voglie, facendo vedere a poco selezionato pubblico cosa volesse dire "sesso estremo". Poi, come si dice, tornavamo insieme a casa, esausti ma contenti, a inventarci la nostra maniera di essere amanti.

Adesso siete avvertiti, se sentite qualcuno che parla di passare una serata "Dietro la Tende" sapete di cosa si tratta, Sta a voi decidere se avete stomaco abbastanza.



scritto il
2024-10-01
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