La ragazza del treno
di
Tigro
genere
etero
Premessa: questo racconto é in parte tratto da fatti reali. Sta a voi capire dove finisce la realtà e dove inizia la fantasia.
Se, come me, fate i pendolari da anni avrete sicuramente stretto amicizia con altri compagni di avventura conosciuti sui mezzi o semplicemente avete memorizzato le facce delle persone che fanno il vostro stesso tragitto. Magari siete anche rimasti folgorati dalla bellezza di una persona e avete passato il tempo del tragitto a guardarla e memorizzarne i tratti, scrutarne i movimenti e fare fantasie.
Ecco, questa storia inizia con uno di questi momenti. Come ogni lunedì arrivo in stazione e prendo il solito treno. Cerco un posto dove sedermi e vengo appunto folgorato dalla bellezza che ho davanti: una ragazza bionda, con grandi occhiali da vista e piercing al naso, la pelle bianca come il latte (senza lattosio nel mio caso) e gli occhi di un grigio che io di solito chiamo “Grigio caccia militare”.
Per il resto della settimana ogni giorno mi siedo di fronte a lei e provo a incrociare il suo sguardo, ma lei è persa a guardare fuori dal finestrino e le maledette AirPods non permettono la conversazione.
Lei mi piace molto e la voglia anche solo di sentire la sua voce è tanta. Ma non voglio sembrare il solito maniaco da treno come purtroppo ne ho visti in questi anni. Decido quindi di usare un metodo analogico ma efficace: scrivere un bigliettino e lasciarglielo prima di scendere alla mia fermata, in modo tale che non sia costretta a leggerlo davanti a me.
Scelgo con cura le parole che scrivo nel bigliettino, lascio il mio numero di telefono in fondo e lo richiudo scrivendo “leggimi” su un lato.
La mattina dopo ho il cuore a mille. Fortunatamente il sedile davanti a lei è libero, lei è splendida come sempre e persa nel guardare fuori dal finestrino. Arrivo alla mia fermata e appoggio il bigliettino sul coperchio del cestino dei rifiuti. Lei si gira, lo guarda e mi guarda con aria interrogativa. Silenziosamente le indico il bigliettino, la saluto con la mano e mi alzo per scendere. Una volta sceso guardo il finestrino dove è seduta e sta leggendo il bigliettino, poi il treno riparte.
La giornata lavorativa prosegue senza nessuna avvisaglia. Inizio a pensare che nel migliore dei casi avesse buttato il bigliettino o nel peggiore fosse andata in caserma a denunciarmi per stalking. Finito il lavoro vado in palestra, recupero il telefono che era rimasto nell’armadietto in modalità aereo e mi trovo un messaggio Whatsapp da un numero sconosciuto ma con un viso conosciuto come immagine del profilo.
Aspetto di essere a casa per leggere il messaggio e penso “dai almeno non mi ha denunciato”. Per farla breve, si tratta del più classico “due di picche”: mi fa i complimenti per le parole che le ho scritto, è rimasta sorpresa dal metodo di approccio ma alla fine non vuole approfondire la nostra conoscenza…anzi, “non può”.
Quest’ultima frase mi fa pensare che sia fidanzata e la prendo con filosofia: alla fine l’ho fatta sorridere e ho fatto una cosa bella, è quello che conta.
Decido di non cercarla più sul treno ma mi tengo il numero salvato…non si sa mai. Qualche settimana dopo mi presento in stazione e salgo sul mio solito treno che però non parte. Il capotreno annuncia che a causa del maltempo è caduto un albero sui binari, la linea è interrotta e non si sa in quanto tempo sarà liberata.
La reazione delle persone è prevedibile: imprecazioni, telefonate, messaggi…tutti vogliono disperatamente arrivare al lavoro. Tranne me. La problematica è abbastanza grande da permettermi di prendere una giornata di ferie che devo pensare a come riempire dato che si rivela inaspettata. Scendo dal treno e mi dirigo verso il sottopasso quando mi sento
chiamare da una voce sconosciuta. Mi giro ed è lei: Alessia, la ragazza del bigliettino. Mi viene incontro e mi dice “scusami ma conosco solo te sul treno, non so come tornare a casa e nessuno che conosco può venire a prendermi qui, potresti darmi un passaggio?”.
Come faccio a dire di no a quei grandi occhi imploranti e quelle guance rosse?
C’è un problema però: abito a 15 minuti dalla stazione, ci vengo a piedi e il temporale che ha provocato il problema sulla linea si sta avvicinando minacciosamente.
Le spiego la situazione e le chiedo se avesse paura di bagnarsi, abbozza un sorriso e mi risponde “non ho altra scelta, almeno torno a casa”.
Va bene, estraiamo gli ombrelli e ci mettiamo in marcia. Il temporale ci investe in pieno con vento forte e pioggia praticamente orizzontale. Quando arriviamo al mio appartamento dico ad Alessia di rimanere ferma sull’ingresso. Vado in camera e le porgo dei vestiti asciutti indicandole il bagno e dicendole “sei bagnata come un pulcino, adesso cambiati e asciugati poi vediamo cosa fare con i tuoi vestiti, lasciali pure per terra”. La sua pelle bianca diventa rossa sulle guance, sgrana gli occhi e balbetta un “grazie”. La aspetto per cambiarmi anch’io ed esce con addosso la felpa e i pantaloni della tuta che le ho dato. Avete presente quelle persone che non importa cosa abbiano addosso ma sono sempre belle? Ecco, Alessia è una di quelle. Le sorrido quando esce e le dico di accomodarsi in salotto. Mi do un’asciugata, mi cambio anch’io e la raggiungo. Nonostante siamo a luglio la tempesta ha abbassato la temperatura e Alessia è raggomitolata sul divano. Le chiedo se ha freddo e annuisce.
Anch’io ho freddo nonostante i vestiti cambiati e mi si accende la lampadina sotto forma della domanda “vuoi una tazza di tè?”.
Alessia sorride e annuisce, io vado in cucina a mettere su l’acqua e lei mi segue come un’ombra. Si siede al tavolo e non mi perde di vista un attimo mentre metto le tazze in microonde e poi metto le bustine in infusione.
Le porgo la tazza e la prende con entrambe le mani per scaldarsi. Le chiedo se é tutto a posto dato il suo silenzio e lei annuisce, poi ci pensa un attimo e dice “scusa ma non mi aspettavo tutta questa gentilezza da parte tua, io pensavo di cavarmela con un passaggio a casa e invece…”. Le rispondo che non avrei potuto accompagnarla a casa in quelle condizioni, si sarebbe potuta ammalare. Finalmente sorride e dice “prima il bigliettino, poi questo…credo di aver sbagliato su di te Fabio, sei il primo uomo che conosco che non ci prova palesemente”.
Le rispondo “mi hai detto che non potevi approfondire la nostra conoscenza e rispetto questa decisione, ma questo non mi vieta di aiutarti. D’altronde mi hai chiesto tu aiuto no?” Finalmente ride e dice “si, hai ragione” poi mi tocca la mano “grazie, sei una brava persona”.
Rispondo “prego, mi fa piacere che tu lo apprezzi”.
Sorridiamo e lei mi stringe la mano, poi finiamo il té e mi chiede di accompagnarla a casa. Durante il tragitto Alessia si apre un po' con me e mi racconta del suo lavoro, dei suoi interessi e del perchè mi ha rifiutato: arriva da una serie di incontri disastrosi con ragazzi che pensano solo alla palestra, al calcio e a scopare senza sentimento aspettandosi di piacere per gli addominali. Questo l’ha portata a dire di no in automatico a qualsiasi tentativo di approccio. Non è fidanzata come pensavo, è solo sfortunata e disillusa.
Arriviamo sotto casa sua e arriva il momento di salutarci. L’imbarazzo si taglia con il coltello ed é lei a romperlo dandomi un bacio sulla guancia e dicendo “grazie per tutto, non so come sdebitarmi ma ci penserò” le rispondo “non preoccuparti, ho fatto solo quello che sentivo di fare”. Mi dà un altro bacio e ci salutiamo.
La mattina dopo (era un venerdì) mi sveglio e mi trovo un vocale di Alessia inviato a tarda notte: “Ciao Fabio, scusa per l’ora ma questa cosa mi sta facendo perdere il sonno, per
fortuna che domani lavoro da casa. Avrei voluto tanto che tu mi baciassi come si deve prima, forse avrei dovuto baciarti io…insomma, se stasera non hai impegni ti aspetto da me, voglio baciarti”. Si percepisce il desiderio nella sua voce, in mezzo all’imbarazzo. Le rispondo che anch'io avrei voluto baciarla ma quella sera avremmo rimediato. Suono alla sua porta e mi apre con un vestito leggero e lungo, di quelli che vanno di moda adesso e lasciano scoperti i fianchi. Non mi da il tempo di salutarla che mi trovo le sue braccia al collo e le sue labbra sulle mie, mi sta baciando come se non aspettasse altro da tutto il giorno. Le mie mani si posano su quei fianchi lasciati nudi dal vestito e la pelle è esattamente come la immaginavo: morbida e vellutata. Continuiamo a baciarci e le mie mani non si muovono dai suoi fianchi, siamo cristallizzati lì nell’ingresso a fare quello che entrambi desideravamo.
Dopo quel bacio lunghissimo Alessia si stacca e senza sciogliere l’abbraccio mi dice “Spero tu faccia sesso con lo stesso cuore con cui mi hai aiutata, perchè preferisco farlo con te piuttosto che con l’ennesimo belloccio egoista che mi usa e basta”. Lo ammetto, questa frase mi ha fatto sciogliere il cuore. Detto questo fa un passo indietro, si slaccia il vestito e lo fa cadere a terra rivelando ciò che finora era solo nei miei sogni: un corpo a clessidra con un seno della giusta dimensione ma sodissimo, cosce tornite, un ventre delizioso e nemmeno un pelo sul pube. Adesso sono io che vado verso di lei, torno ad afferrarla per i fianchi e la tiro a me per baciarla con più passione. Le lingue si intrecciano e le sue mani mi accarezzano la schiena fino ai miei glutei mentre sento il suo corpo caldo contro il mio. Mentre continuiamo a baciarci io mi sbottono la camicia e lei come per telepatia mi slaccia i jeans. Poi si inginocchia, me li abbassa assieme ai boxer e inizia un pompino appassionato. Non ha fretta, non vuole mostrare le sue doti orali, non vuole farmi venire, vuole solo godersi il momento insieme a me. Le labbra non si staccano per un attimo dal mio membro, sia quando lo fa scorrere dentro la sua bocca che quando lo bacia e lo lecca mentre i polpastrelli mi sfiorano i testicoli provocandomi brividi e gemiti. Ogni tanto apre gli occhi per osservare le mie reazioni ma subito dopo li richiude per tornare in quello stato di trance. Dopo essersi dedicata a me si alza e mi porge la mano. La prendo e lei mi fa strada in salotto facendomi godere lo spettacolo dei suoi glutei. Ci avviciniamo al divano e mi dice “siediti, se non ti dispiace vorrei stare io sopra” con un sorriso malizioso a cui non posso dire di no. Mi siedo obbediente, Alessia mi monta a cavalcioni, afferra l’asta, la guida verso la vulva e la fa entrare dentro di sé chiudendo gli occhi.
Le sfugge un gemito e anche a me: è rovente e bagnatissima. Ci guardiamo negli occhi e inizia a muovere il bacino mentre sento le sue ginocchia stringere i fianchi, come se volesse tenermi prigioniero. Adesso è lei che mi sta scopando: muove il bacino alternando i movimenti e ruotandolo per massimizzare la stimolazione, è un’amazzone che mi sta cavalcando. Ogni tanto si ferma per baciarmi ma poi riprende la cavalcata, a ogni affondo spinge contro di me come a sfruttare ogni millimetro del mio cazzo. Inizia ad ansimare, sento le contrazioni, aumenta il ritmo per poi gemere e lasciarsi andare a un lungo orgasmo. Quando le contrazioni finiscono poggia il viso sulla mia spalla per riprendere fiato, poi si rianima e mi dice “è stato talmente intenso che non so se riesco a rialzarmi”. Scoppiamo a ridere e poi le dico “vediamo cosa posso fare per non finire entrambi a terra” e scoppiamo di nuovo a ridere.
Le dico di provare a puntarsi sulle mie spalle per alzarsi, ci riesce ma mettendo i piedi a terra le cedono le ginocchia. Le prendo entrambe le mani per sorreggerla e mi alzo anch’io. Si appoggia a me e dice soltanto “andiamo di là”.
Arriviamo in camera da letto e lei ci crolla sopra aprendo le cosce. In un secondo sono sopra di lei, la mia lingua nella sua bocca e il mio cazzo nella sua vagina. Questa irruenza le
provoca un gemito ma poi mi abbraccia e spinge il bacino contro di me, non vuole proprio lasciarmi uscire!
Ora comando io e la penetro con affondi cadenzati e profondi ma non violenti, voglio godermi il momento e soprattutto voglio godermi il contatto con la sua pelle di seta. Le sue mani scorrono lungo la schiena e mi afferrano i glutei come se non facessi abbastanza…o forse perchè ho un bel culo, almeno così dicono.
Continuo così per non so quanto tempo, con le sue mani saldamente arpionate alle mie chiappe, guardandoci negli occhi e ansimando nelle rispettive bocche ma poi arrivo al punto di rottura e finalmente vengo anch'io. Ho anch'io un orgasmo lunghissimo e la quantità di sperma che eiaculo sembra non finire mai. Le mani di Alessia non si spostano e di nuovo le sue cosce mi stringono a lei. Crollo sulla sua spalla e lei mi accarezza il viso. Non voglio dire nulla, sarebbe deleterio. La sento picchiettare sulla spalla, apro gli occhi e mi dice “scusa ma…dovrei andare in bagno”. In effetti anch'io avrei necessità quindi mi alzo. Si alza anche lei solo che appena é in piedi sgrana gli occhi e corre via con una mano tra le cosce imprecando. Rimango lí come uno scemo e mi viene da ridere, sento una voce dal bagno che urla “cosa ti ridi!? Per fortuna che prendo la pillola, mi hai riempita come un cannolo!”. La raggiungo in bagno e la trovo seduta sul water: i capelli sfatti, il corpo lucido di sudore, lo sguardo sorpreso. Le dico “scusa ma la scena mi ha fatto troppo ridere e poi é anche merito tuo se avevo così tanto amore liquido da darti” lei dice “amore liquido mi mancava” e ridiamo insieme. Mi cede il posto sul water per spostarsi sul bidet e ne approfitto per osservare le sue spalle, la lunga chioma bionda e i suoi glutei. Lei se ne accorge, si gira e mi fa segno di avvicinarmi.
Mi alzo e mentre é ancora sul bidet le bacio il collo, risalgo verso l’orecchio e ci infilo la lingua dentro bloccandole istantaneamente il respiro. La sua mano scatta dietro la mia nuca e sento le unghie conficcarsi nella pelle mentre ansima. Poi si gira di scatto e mi bacia con forza infilando la lingua nella mia bocca quasi con violenza. Limoniamo furiosamente e ho un’erezione quasi istantanea. La cappella si appoggia sulla sua schiena, si stacca dal bacio…o forse é meglio dire che mi tira via lei, e si alza. Ritorniamo in camera, sale sul letto e si mette in una delle più belle pecorine che io abbia mai visto, si gira e mi dice “ti dispiacerebbe leccarmi prima?” Le rispondo “con piacere” e mi chino dietro di lei dedicandomi a quella pesca carnosa che secerne umori dal sapore quasi tropicale.
Mentre la lecco però mi cade l’occhio sulla rosellina poco sopra, così invitante e così rosa.
Decido di osare e salgo per dare una leccata veloce. Alessia si irrigidisce, ahia.
Provo a contenere il danno: mi alzo, le accarezzo la schiena e le chiedo se é tutto a posto. Lei risponde “si cioé…nessuno mi ha mai leccata lí” le chiedo se avesse fatto sesso anale e risponde “si ma non é andata bene, uso solo qualche giochino”.
Le faccio la proposta: “se vuoi inizio a leccarti lí, poi se te la senti riproviamo” ci pensa un attimo e risponde “va bene, vediamo”.
Non torno subito sull’ano ma riparto dalla vulva anche perché ho scoperto che adoro le sue grandi labbra! Lentamente salgo e inizio a leccare quel fiorellino con delicatezza. Si irrigidisce di nuovo ma poi si rilassa. Il mio dito indice le sfiora il clito mentre la punta della lingua segue il contorno dell'ano provocandole sensazioni nuove che la fanno ansimare e tremare come una foglia. Continuo così per un po' e poi cambio registro: lecco con più intensità e infilo il pollice nella vulva per cercare di stimolare la zona CUV. Il corpo di Alessia é scosso da brividi incontrollabili e dalla sua bocca escono gemiti, parole sconnesse e respiri affannosi. I muscoli pulsano facendo aprire l’ano sotto la mia lingua e la vagina pulsa intorno al mio pollice mentre punto G e clitoride sono diventati turgidi e spugnosi. A un certo punto l’ano si apre abbastanza per infilarci la punta della lingua, in quel momento il corpo di
Alessia si irrigidisce e dalla sua bocca sfugge un urlo. I muscoli delle gambe si muovono incontrollati e involontariamente scappa da me. Me la ritrovo sdraiata sulla pancia con tutta la zona genitale scossa da contrazioni mentre respira affannosamente emettendo gemiti a ogni espirazione. Rimango lì in ginocchio ad osservare quel bellissimo spettacolo della natura quando una volta finita la tempesta Alessia si gira e indicando il comodino mi dice “ok, me la sento. Il lubrificante é nel cassetto”.
Recupero il flacone e lei si rimette a pecora. Ne faccio colare una quantità abbondante sul suo ano e sul mio cazzo, appoggio la cappella e prima che possa proferire parola Alessia mi anticipa dicendo “vai”. Cerco di essere il più delicato possibile ma si sente che ci ha già giocato: il suo ano è morbidissimo ed entro senza fatica. Sicuramente il mio pene è più largo dei giochini a cui è abituata visto che le sfugge un lungo sospiro. Inizio a muovermi piano ma sento che posso osare di più. Aumento il ritmo e la forza e vengo ripagato con dei bellissimi gemiti oltre allo spettacolo visivo del suo fiorellino che copia le forme del mio pene come facevano le sue labbra prima. Sta provando a usare i muscoli per non perdere il contatto e il suo ano sembra fatto su misura per me, una stretta dolce e calda che mi fa impazzire. Le mie mani passano dai fianchi alle spalle e istintivamente Alessia si solleva inarcando la schiena. Altrettanto istintivamente la mia mano destra finisce sul suo collo e stringe delicatamente e quella sinistra le afferra i capelli tirando un po' meno delicatamente mentre la infilzo con un colpo deciso.
Urla, un urlo di piacere e di liberazione.
Fanculo la delicatezza, adesso possiamo fare sul serio! Tengo in tensione i capelli, stringo la presa al collo e inizia una monta selvaggia. Ad ogni affondo geme, ma poi i colpi sono talmente ravvicinati che tutto diventa un gemito unico. Anch'io gemo e ansimo, cerco di resistere ma é tutto così eccitante e perfetto che non so quanto resisterò. A un certo punto sento l’ano contrarsi e diventare più stretto, dalla bocca di Alessia escono parole sconnesse soffocate dalla mia mano e a un certo punto dopo qualche secondo di apnea emette un lunghissimo “siiiii” urlando a piena voce: il suo primo orgasmo anale. Adesso sono io che inarco la schiena, prendo la scossa e vedo le stelle mentre tutto il mio basso ventre pulsa e schizzo sperma bollente come una bottiglia di spumante stappata. Urlo, spalanco gli occhi e poi li chiudo, non so cosa facciano le mie mani, perdo completamente il controllo del mio corpo.
Il tutto dura un tempo che può essere troppo o troppo poco, fatto sta che mi ritrovo sudato, ansimante, con le gambe doloranti e le mani sulla schiena di Alessia che nel frattempo si é afflosciata sul letto. Riesco a spostarmi e cado quasi a peso morto di fianco a lei. Ho i battiti a mille, il respiro pesante e la vista annebbiata. Sbatto le palpebre per mettere a fuoco e la vedo di fianco a me, nella mia stessa situazione.
Alessia rompe il silenzio e mi chiede se riesco a girarmi. Mi metto supino e si accoccola vicino a me. Mi guarda e mi dice “ti va di rimanere a dormire?” le rispondo “si, anche perché sono a pezzi e non riuscirei ad alzarmi”. Si avvicina, mi bacia sulla guancia e sussurra “grazie, lo sono anch’io e non volevo che te ne andassi”.
Poi poggia la testa sul mio petto, ci auguriamo la buonanotte e crolliamo in un sonno profondo.
Se, come me, fate i pendolari da anni avrete sicuramente stretto amicizia con altri compagni di avventura conosciuti sui mezzi o semplicemente avete memorizzato le facce delle persone che fanno il vostro stesso tragitto. Magari siete anche rimasti folgorati dalla bellezza di una persona e avete passato il tempo del tragitto a guardarla e memorizzarne i tratti, scrutarne i movimenti e fare fantasie.
Ecco, questa storia inizia con uno di questi momenti. Come ogni lunedì arrivo in stazione e prendo il solito treno. Cerco un posto dove sedermi e vengo appunto folgorato dalla bellezza che ho davanti: una ragazza bionda, con grandi occhiali da vista e piercing al naso, la pelle bianca come il latte (senza lattosio nel mio caso) e gli occhi di un grigio che io di solito chiamo “Grigio caccia militare”.
Per il resto della settimana ogni giorno mi siedo di fronte a lei e provo a incrociare il suo sguardo, ma lei è persa a guardare fuori dal finestrino e le maledette AirPods non permettono la conversazione.
Lei mi piace molto e la voglia anche solo di sentire la sua voce è tanta. Ma non voglio sembrare il solito maniaco da treno come purtroppo ne ho visti in questi anni. Decido quindi di usare un metodo analogico ma efficace: scrivere un bigliettino e lasciarglielo prima di scendere alla mia fermata, in modo tale che non sia costretta a leggerlo davanti a me.
Scelgo con cura le parole che scrivo nel bigliettino, lascio il mio numero di telefono in fondo e lo richiudo scrivendo “leggimi” su un lato.
La mattina dopo ho il cuore a mille. Fortunatamente il sedile davanti a lei è libero, lei è splendida come sempre e persa nel guardare fuori dal finestrino. Arrivo alla mia fermata e appoggio il bigliettino sul coperchio del cestino dei rifiuti. Lei si gira, lo guarda e mi guarda con aria interrogativa. Silenziosamente le indico il bigliettino, la saluto con la mano e mi alzo per scendere. Una volta sceso guardo il finestrino dove è seduta e sta leggendo il bigliettino, poi il treno riparte.
La giornata lavorativa prosegue senza nessuna avvisaglia. Inizio a pensare che nel migliore dei casi avesse buttato il bigliettino o nel peggiore fosse andata in caserma a denunciarmi per stalking. Finito il lavoro vado in palestra, recupero il telefono che era rimasto nell’armadietto in modalità aereo e mi trovo un messaggio Whatsapp da un numero sconosciuto ma con un viso conosciuto come immagine del profilo.
Aspetto di essere a casa per leggere il messaggio e penso “dai almeno non mi ha denunciato”. Per farla breve, si tratta del più classico “due di picche”: mi fa i complimenti per le parole che le ho scritto, è rimasta sorpresa dal metodo di approccio ma alla fine non vuole approfondire la nostra conoscenza…anzi, “non può”.
Quest’ultima frase mi fa pensare che sia fidanzata e la prendo con filosofia: alla fine l’ho fatta sorridere e ho fatto una cosa bella, è quello che conta.
Decido di non cercarla più sul treno ma mi tengo il numero salvato…non si sa mai. Qualche settimana dopo mi presento in stazione e salgo sul mio solito treno che però non parte. Il capotreno annuncia che a causa del maltempo è caduto un albero sui binari, la linea è interrotta e non si sa in quanto tempo sarà liberata.
La reazione delle persone è prevedibile: imprecazioni, telefonate, messaggi…tutti vogliono disperatamente arrivare al lavoro. Tranne me. La problematica è abbastanza grande da permettermi di prendere una giornata di ferie che devo pensare a come riempire dato che si rivela inaspettata. Scendo dal treno e mi dirigo verso il sottopasso quando mi sento
chiamare da una voce sconosciuta. Mi giro ed è lei: Alessia, la ragazza del bigliettino. Mi viene incontro e mi dice “scusami ma conosco solo te sul treno, non so come tornare a casa e nessuno che conosco può venire a prendermi qui, potresti darmi un passaggio?”.
Come faccio a dire di no a quei grandi occhi imploranti e quelle guance rosse?
C’è un problema però: abito a 15 minuti dalla stazione, ci vengo a piedi e il temporale che ha provocato il problema sulla linea si sta avvicinando minacciosamente.
Le spiego la situazione e le chiedo se avesse paura di bagnarsi, abbozza un sorriso e mi risponde “non ho altra scelta, almeno torno a casa”.
Va bene, estraiamo gli ombrelli e ci mettiamo in marcia. Il temporale ci investe in pieno con vento forte e pioggia praticamente orizzontale. Quando arriviamo al mio appartamento dico ad Alessia di rimanere ferma sull’ingresso. Vado in camera e le porgo dei vestiti asciutti indicandole il bagno e dicendole “sei bagnata come un pulcino, adesso cambiati e asciugati poi vediamo cosa fare con i tuoi vestiti, lasciali pure per terra”. La sua pelle bianca diventa rossa sulle guance, sgrana gli occhi e balbetta un “grazie”. La aspetto per cambiarmi anch’io ed esce con addosso la felpa e i pantaloni della tuta che le ho dato. Avete presente quelle persone che non importa cosa abbiano addosso ma sono sempre belle? Ecco, Alessia è una di quelle. Le sorrido quando esce e le dico di accomodarsi in salotto. Mi do un’asciugata, mi cambio anch’io e la raggiungo. Nonostante siamo a luglio la tempesta ha abbassato la temperatura e Alessia è raggomitolata sul divano. Le chiedo se ha freddo e annuisce.
Anch’io ho freddo nonostante i vestiti cambiati e mi si accende la lampadina sotto forma della domanda “vuoi una tazza di tè?”.
Alessia sorride e annuisce, io vado in cucina a mettere su l’acqua e lei mi segue come un’ombra. Si siede al tavolo e non mi perde di vista un attimo mentre metto le tazze in microonde e poi metto le bustine in infusione.
Le porgo la tazza e la prende con entrambe le mani per scaldarsi. Le chiedo se é tutto a posto dato il suo silenzio e lei annuisce, poi ci pensa un attimo e dice “scusa ma non mi aspettavo tutta questa gentilezza da parte tua, io pensavo di cavarmela con un passaggio a casa e invece…”. Le rispondo che non avrei potuto accompagnarla a casa in quelle condizioni, si sarebbe potuta ammalare. Finalmente sorride e dice “prima il bigliettino, poi questo…credo di aver sbagliato su di te Fabio, sei il primo uomo che conosco che non ci prova palesemente”.
Le rispondo “mi hai detto che non potevi approfondire la nostra conoscenza e rispetto questa decisione, ma questo non mi vieta di aiutarti. D’altronde mi hai chiesto tu aiuto no?” Finalmente ride e dice “si, hai ragione” poi mi tocca la mano “grazie, sei una brava persona”.
Rispondo “prego, mi fa piacere che tu lo apprezzi”.
Sorridiamo e lei mi stringe la mano, poi finiamo il té e mi chiede di accompagnarla a casa. Durante il tragitto Alessia si apre un po' con me e mi racconta del suo lavoro, dei suoi interessi e del perchè mi ha rifiutato: arriva da una serie di incontri disastrosi con ragazzi che pensano solo alla palestra, al calcio e a scopare senza sentimento aspettandosi di piacere per gli addominali. Questo l’ha portata a dire di no in automatico a qualsiasi tentativo di approccio. Non è fidanzata come pensavo, è solo sfortunata e disillusa.
Arriviamo sotto casa sua e arriva il momento di salutarci. L’imbarazzo si taglia con il coltello ed é lei a romperlo dandomi un bacio sulla guancia e dicendo “grazie per tutto, non so come sdebitarmi ma ci penserò” le rispondo “non preoccuparti, ho fatto solo quello che sentivo di fare”. Mi dà un altro bacio e ci salutiamo.
La mattina dopo (era un venerdì) mi sveglio e mi trovo un vocale di Alessia inviato a tarda notte: “Ciao Fabio, scusa per l’ora ma questa cosa mi sta facendo perdere il sonno, per
fortuna che domani lavoro da casa. Avrei voluto tanto che tu mi baciassi come si deve prima, forse avrei dovuto baciarti io…insomma, se stasera non hai impegni ti aspetto da me, voglio baciarti”. Si percepisce il desiderio nella sua voce, in mezzo all’imbarazzo. Le rispondo che anch'io avrei voluto baciarla ma quella sera avremmo rimediato. Suono alla sua porta e mi apre con un vestito leggero e lungo, di quelli che vanno di moda adesso e lasciano scoperti i fianchi. Non mi da il tempo di salutarla che mi trovo le sue braccia al collo e le sue labbra sulle mie, mi sta baciando come se non aspettasse altro da tutto il giorno. Le mie mani si posano su quei fianchi lasciati nudi dal vestito e la pelle è esattamente come la immaginavo: morbida e vellutata. Continuiamo a baciarci e le mie mani non si muovono dai suoi fianchi, siamo cristallizzati lì nell’ingresso a fare quello che entrambi desideravamo.
Dopo quel bacio lunghissimo Alessia si stacca e senza sciogliere l’abbraccio mi dice “Spero tu faccia sesso con lo stesso cuore con cui mi hai aiutata, perchè preferisco farlo con te piuttosto che con l’ennesimo belloccio egoista che mi usa e basta”. Lo ammetto, questa frase mi ha fatto sciogliere il cuore. Detto questo fa un passo indietro, si slaccia il vestito e lo fa cadere a terra rivelando ciò che finora era solo nei miei sogni: un corpo a clessidra con un seno della giusta dimensione ma sodissimo, cosce tornite, un ventre delizioso e nemmeno un pelo sul pube. Adesso sono io che vado verso di lei, torno ad afferrarla per i fianchi e la tiro a me per baciarla con più passione. Le lingue si intrecciano e le sue mani mi accarezzano la schiena fino ai miei glutei mentre sento il suo corpo caldo contro il mio. Mentre continuiamo a baciarci io mi sbottono la camicia e lei come per telepatia mi slaccia i jeans. Poi si inginocchia, me li abbassa assieme ai boxer e inizia un pompino appassionato. Non ha fretta, non vuole mostrare le sue doti orali, non vuole farmi venire, vuole solo godersi il momento insieme a me. Le labbra non si staccano per un attimo dal mio membro, sia quando lo fa scorrere dentro la sua bocca che quando lo bacia e lo lecca mentre i polpastrelli mi sfiorano i testicoli provocandomi brividi e gemiti. Ogni tanto apre gli occhi per osservare le mie reazioni ma subito dopo li richiude per tornare in quello stato di trance. Dopo essersi dedicata a me si alza e mi porge la mano. La prendo e lei mi fa strada in salotto facendomi godere lo spettacolo dei suoi glutei. Ci avviciniamo al divano e mi dice “siediti, se non ti dispiace vorrei stare io sopra” con un sorriso malizioso a cui non posso dire di no. Mi siedo obbediente, Alessia mi monta a cavalcioni, afferra l’asta, la guida verso la vulva e la fa entrare dentro di sé chiudendo gli occhi.
Le sfugge un gemito e anche a me: è rovente e bagnatissima. Ci guardiamo negli occhi e inizia a muovere il bacino mentre sento le sue ginocchia stringere i fianchi, come se volesse tenermi prigioniero. Adesso è lei che mi sta scopando: muove il bacino alternando i movimenti e ruotandolo per massimizzare la stimolazione, è un’amazzone che mi sta cavalcando. Ogni tanto si ferma per baciarmi ma poi riprende la cavalcata, a ogni affondo spinge contro di me come a sfruttare ogni millimetro del mio cazzo. Inizia ad ansimare, sento le contrazioni, aumenta il ritmo per poi gemere e lasciarsi andare a un lungo orgasmo. Quando le contrazioni finiscono poggia il viso sulla mia spalla per riprendere fiato, poi si rianima e mi dice “è stato talmente intenso che non so se riesco a rialzarmi”. Scoppiamo a ridere e poi le dico “vediamo cosa posso fare per non finire entrambi a terra” e scoppiamo di nuovo a ridere.
Le dico di provare a puntarsi sulle mie spalle per alzarsi, ci riesce ma mettendo i piedi a terra le cedono le ginocchia. Le prendo entrambe le mani per sorreggerla e mi alzo anch’io. Si appoggia a me e dice soltanto “andiamo di là”.
Arriviamo in camera da letto e lei ci crolla sopra aprendo le cosce. In un secondo sono sopra di lei, la mia lingua nella sua bocca e il mio cazzo nella sua vagina. Questa irruenza le
provoca un gemito ma poi mi abbraccia e spinge il bacino contro di me, non vuole proprio lasciarmi uscire!
Ora comando io e la penetro con affondi cadenzati e profondi ma non violenti, voglio godermi il momento e soprattutto voglio godermi il contatto con la sua pelle di seta. Le sue mani scorrono lungo la schiena e mi afferrano i glutei come se non facessi abbastanza…o forse perchè ho un bel culo, almeno così dicono.
Continuo così per non so quanto tempo, con le sue mani saldamente arpionate alle mie chiappe, guardandoci negli occhi e ansimando nelle rispettive bocche ma poi arrivo al punto di rottura e finalmente vengo anch'io. Ho anch'io un orgasmo lunghissimo e la quantità di sperma che eiaculo sembra non finire mai. Le mani di Alessia non si spostano e di nuovo le sue cosce mi stringono a lei. Crollo sulla sua spalla e lei mi accarezza il viso. Non voglio dire nulla, sarebbe deleterio. La sento picchiettare sulla spalla, apro gli occhi e mi dice “scusa ma…dovrei andare in bagno”. In effetti anch'io avrei necessità quindi mi alzo. Si alza anche lei solo che appena é in piedi sgrana gli occhi e corre via con una mano tra le cosce imprecando. Rimango lí come uno scemo e mi viene da ridere, sento una voce dal bagno che urla “cosa ti ridi!? Per fortuna che prendo la pillola, mi hai riempita come un cannolo!”. La raggiungo in bagno e la trovo seduta sul water: i capelli sfatti, il corpo lucido di sudore, lo sguardo sorpreso. Le dico “scusa ma la scena mi ha fatto troppo ridere e poi é anche merito tuo se avevo così tanto amore liquido da darti” lei dice “amore liquido mi mancava” e ridiamo insieme. Mi cede il posto sul water per spostarsi sul bidet e ne approfitto per osservare le sue spalle, la lunga chioma bionda e i suoi glutei. Lei se ne accorge, si gira e mi fa segno di avvicinarmi.
Mi alzo e mentre é ancora sul bidet le bacio il collo, risalgo verso l’orecchio e ci infilo la lingua dentro bloccandole istantaneamente il respiro. La sua mano scatta dietro la mia nuca e sento le unghie conficcarsi nella pelle mentre ansima. Poi si gira di scatto e mi bacia con forza infilando la lingua nella mia bocca quasi con violenza. Limoniamo furiosamente e ho un’erezione quasi istantanea. La cappella si appoggia sulla sua schiena, si stacca dal bacio…o forse é meglio dire che mi tira via lei, e si alza. Ritorniamo in camera, sale sul letto e si mette in una delle più belle pecorine che io abbia mai visto, si gira e mi dice “ti dispiacerebbe leccarmi prima?” Le rispondo “con piacere” e mi chino dietro di lei dedicandomi a quella pesca carnosa che secerne umori dal sapore quasi tropicale.
Mentre la lecco però mi cade l’occhio sulla rosellina poco sopra, così invitante e così rosa.
Decido di osare e salgo per dare una leccata veloce. Alessia si irrigidisce, ahia.
Provo a contenere il danno: mi alzo, le accarezzo la schiena e le chiedo se é tutto a posto. Lei risponde “si cioé…nessuno mi ha mai leccata lí” le chiedo se avesse fatto sesso anale e risponde “si ma non é andata bene, uso solo qualche giochino”.
Le faccio la proposta: “se vuoi inizio a leccarti lí, poi se te la senti riproviamo” ci pensa un attimo e risponde “va bene, vediamo”.
Non torno subito sull’ano ma riparto dalla vulva anche perché ho scoperto che adoro le sue grandi labbra! Lentamente salgo e inizio a leccare quel fiorellino con delicatezza. Si irrigidisce di nuovo ma poi si rilassa. Il mio dito indice le sfiora il clito mentre la punta della lingua segue il contorno dell'ano provocandole sensazioni nuove che la fanno ansimare e tremare come una foglia. Continuo così per un po' e poi cambio registro: lecco con più intensità e infilo il pollice nella vulva per cercare di stimolare la zona CUV. Il corpo di Alessia é scosso da brividi incontrollabili e dalla sua bocca escono gemiti, parole sconnesse e respiri affannosi. I muscoli pulsano facendo aprire l’ano sotto la mia lingua e la vagina pulsa intorno al mio pollice mentre punto G e clitoride sono diventati turgidi e spugnosi. A un certo punto l’ano si apre abbastanza per infilarci la punta della lingua, in quel momento il corpo di
Alessia si irrigidisce e dalla sua bocca sfugge un urlo. I muscoli delle gambe si muovono incontrollati e involontariamente scappa da me. Me la ritrovo sdraiata sulla pancia con tutta la zona genitale scossa da contrazioni mentre respira affannosamente emettendo gemiti a ogni espirazione. Rimango lì in ginocchio ad osservare quel bellissimo spettacolo della natura quando una volta finita la tempesta Alessia si gira e indicando il comodino mi dice “ok, me la sento. Il lubrificante é nel cassetto”.
Recupero il flacone e lei si rimette a pecora. Ne faccio colare una quantità abbondante sul suo ano e sul mio cazzo, appoggio la cappella e prima che possa proferire parola Alessia mi anticipa dicendo “vai”. Cerco di essere il più delicato possibile ma si sente che ci ha già giocato: il suo ano è morbidissimo ed entro senza fatica. Sicuramente il mio pene è più largo dei giochini a cui è abituata visto che le sfugge un lungo sospiro. Inizio a muovermi piano ma sento che posso osare di più. Aumento il ritmo e la forza e vengo ripagato con dei bellissimi gemiti oltre allo spettacolo visivo del suo fiorellino che copia le forme del mio pene come facevano le sue labbra prima. Sta provando a usare i muscoli per non perdere il contatto e il suo ano sembra fatto su misura per me, una stretta dolce e calda che mi fa impazzire. Le mie mani passano dai fianchi alle spalle e istintivamente Alessia si solleva inarcando la schiena. Altrettanto istintivamente la mia mano destra finisce sul suo collo e stringe delicatamente e quella sinistra le afferra i capelli tirando un po' meno delicatamente mentre la infilzo con un colpo deciso.
Urla, un urlo di piacere e di liberazione.
Fanculo la delicatezza, adesso possiamo fare sul serio! Tengo in tensione i capelli, stringo la presa al collo e inizia una monta selvaggia. Ad ogni affondo geme, ma poi i colpi sono talmente ravvicinati che tutto diventa un gemito unico. Anch'io gemo e ansimo, cerco di resistere ma é tutto così eccitante e perfetto che non so quanto resisterò. A un certo punto sento l’ano contrarsi e diventare più stretto, dalla bocca di Alessia escono parole sconnesse soffocate dalla mia mano e a un certo punto dopo qualche secondo di apnea emette un lunghissimo “siiiii” urlando a piena voce: il suo primo orgasmo anale. Adesso sono io che inarco la schiena, prendo la scossa e vedo le stelle mentre tutto il mio basso ventre pulsa e schizzo sperma bollente come una bottiglia di spumante stappata. Urlo, spalanco gli occhi e poi li chiudo, non so cosa facciano le mie mani, perdo completamente il controllo del mio corpo.
Il tutto dura un tempo che può essere troppo o troppo poco, fatto sta che mi ritrovo sudato, ansimante, con le gambe doloranti e le mani sulla schiena di Alessia che nel frattempo si é afflosciata sul letto. Riesco a spostarmi e cado quasi a peso morto di fianco a lei. Ho i battiti a mille, il respiro pesante e la vista annebbiata. Sbatto le palpebre per mettere a fuoco e la vedo di fianco a me, nella mia stessa situazione.
Alessia rompe il silenzio e mi chiede se riesco a girarmi. Mi metto supino e si accoccola vicino a me. Mi guarda e mi dice “ti va di rimanere a dormire?” le rispondo “si, anche perché sono a pezzi e non riuscirei ad alzarmi”. Si avvicina, mi bacia sulla guancia e sussurra “grazie, lo sono anch’io e non volevo che te ne andassi”.
Poi poggia la testa sul mio petto, ci auguriamo la buonanotte e crolliamo in un sonno profondo.
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