Il primo approccio alle mie fantasie
di
Rebecca pallida
genere
pissing
Vorrei ringraziare chi scrive nei commenti sotto i racconti, non riesco a rispondervi direttamente ma sappiate che apprezzo.
Per contattarmi rebeccapallida@libero.it
Scrivo queste righe sdraiata sul divano in uno dei pochi pomeriggi in cui sono sola in casa. Sto ascoltando le suites per violoncello di Bach, mentre sorseggio un the ed accarezzo la gatta. Vorrei cercare di riordinare le idee e proseguire il racconto in maniera comprensibile, ma ogni poche frasi mi torna in mente un ricordo, un’immagine, un pensiero.
Quando abbiamo cominciato a stare assieme Stefano abitava già da solo, e naturalmente io ero il più possibile da lui, a volte anche quando lui era a lavorare. Faceva un lavoro pesante, con turni molto irregolari ed impegnativi, io volevo contribuire così trovai un lavoro anch’io. Non vi dirò cosa facevo e faccio tutt’oggi perché è una cosa piuttosto particolare, ma vi basti sapere che di fatto mi occupavo di artigianato. Imparare è stato lungo, ci sono voluti anni, ma mi piace e mi riesce bene. In quel periodo appena potevamo andavamo da qualche parte, facevamo molte cose assieme, ma fondamentalmente scopavamo in continuazione. Mi piaceva ogni volta di più, c’era un idea di intimità, di protezione, c’era sentimento, ma era anche semplicemente sesso, ottimo sesso, forte, appassionato, spinto. Pian piano scoprivamo cosa ci piaceva reciprocamente, anche se in quel momento il mio interesse particolare era ancora un segreto. Dovevo arrivarci però, era una cosa di cui dovevo metterlo a conoscenza, solo cercavo di farlo un po’ per volta, dovevo essere molto delicata. D’altra parte stavo imparando cosa piaceva a lui, e alcune cose mi stavano coinvolgendo. Ricordo una sera di fine estate, faceva caldo, ero sdraiata sulla schiena, lui in ginocchio, avevo le gambe appoggiate al suo petto, mi stava penetrando a fondo, sentivo quel suo bellissimo cazzo entrarmi dentro, dilatarmi riempirmi, ogni affondo mi dava piacere, avevo già avuto due orgasmi, e stava per venire anche lui. Ero sudata, accaldata, ma sapevo che questa cosa gli piaceva, e sapevo come voleva concludere. Mi sono messa seduta sul bordo del letto, lui in piedi davanti a me, ho preso il cazzo in mezzo alle tette, bianche, voluminose, morbide, e ho cominciato a muoverle su e giù, con calma ma in modo costante. “Cazzo si, mi fai impazzire” ho abbassato il viso, tirato fuori la lingua,e cominciato a leccare la cappella. È venuto, una serie di schizzi forti e prolungati, che mi hanno coperto il viso e il seno, uno strato di sborra calda, appiccicosa. Mi piaceva sentirmela addosso, avevo una parte di lui su di me…pensavo avessimo finito, ma invece la cosa eccitava anche lui, mi ha presa e mi messa sopra di lui, impalandomi nuovamente, scopandomi come non mai, il cazzo era di marmo nonostante fosse appena venuto. “Sei meravigliosa, ti adoro, così tutta sporca, sei bellissima” sudata, coperta di sborra come una puttana da film porno, gli ho sussurrato ad un orecchio “ti amo”. “Anch’io”. Era la prima volta che ce lo dicevamo. Abbiamo un concetto di romanticismo piuttosto particolare, lo so, ma per noi funziona così.
Qualche giorno dopo presi coraggio e decisi che dovevo affrontare l’argomento. Ovviamente ci voleva un modo soft e semplice di farlo, molto per gradi, ma andava fatto, decisi però, per cominciare, di cercare di introdurre il pissing tra i nostri giochi.
Sapevo a che ora sarebbe tornato a casa, così mi sono fatta trovare pronta: autoreggenti nere, gonnellina scozzese nera e rossa che copriva davvero poco, reggiseno nero, niente mutandine, capelli legati in due lunghi codini.
Devo dire che l’abbigliamento ha fatto il suo effetto perché praticamente, quando è arrivato, non ha fatto in tempo ad entrare che mi aveva già messo a pecora sul divano.
Coglierei l’occasione per un inciso, le signore che leggono sapranno a cosa mi riferisco, e i maschietti ne facciano tesoro. Con lui, dal primo momento fino letteralmente a stamattina, mi sono sempre sentita desiderata, bella, a mio agio e “giusta”, non so come altro spiegarvelo, ma sono sicura che avere capito cosa intendo. E considerate cosa piace a me…
Dopo poco ci siamo spostati in camera, mi ha messo nuovamente a pecora, mi aveva tolto il reggiseno, mi scopava con foga, colpi violenti e veloci, le mani strette sui fianchi, all’altezza della vita, le tette che oscillavano oscenamente avanti e indietro, mi sentivo in mano sua, mi martellava, godevo, “cazzo di scopami, rompimi la fica, insultami” “si troia ti scopo, prendilo tutto, dimmi che lo vuoi” “lo voglio, voglio il tuo cazzo, dammelo, fammi godere come una vacca” e via così con altre amenità che onestamente non ricordo…con lui posso abbandonarmi ad una condizione in cui perdo il controllo, non capisco più nulla tranne quello che provo, fisicamente ed emotivamente, il mondo per me inizia e finisce con i nostri corpi.
Poi mi gira sulla schiena, si mette sopra di me, apro le gambe per accoglierlo, ho ancora le autoreggenti, so che gli piacciono, avvolgo le gambe attorno al suo corpo, lo abbraccio, finalmente gli sussurro all’orecchio “voglio una cosa” “quello che vuoi” esito un secondo, ho avuto paura, ma dovevo essere onesta “voglio che mi fai la pipì addosso”. Lo avevo detto, era stato come togliersi un macigno dal petto, ma quei pochi istanti sono sembrati infiniti “ok, adesso?” “Dopo, prima vieni, io voglio venire mentre lo fai” poco dopo l’ho sentito venire dentro di me, riempirmi, la sensazione, l’idea di avere il ventre pieno del suo seme stava per farmi avere un orgasmo…ma ho resistito, l’ho preso per mano e l’ho portato in bagno nella vasca e mi sono inginocchiata. “Non preoccuparti, lo voglio, per favore fallo, e guardami mentre mi tocco” presi a masturbarmi aspettando il getto…arrivò poco dopo, caldo, un po’ appiccicoso per lo sperma rimasto uretra, ma così meravigliosamente…non so cosa, ma l’intimità che mi trasmetteva era incredibile. Avevo gli occhi chiusi, con una mano mi masturbavo con l’altra prendevo un po’ di urina e me la portavo alle labbra, venni così, così due dita in bocca e due nella fica. Un orgasmo forte, felice, innamorato. Appena ripresa mi tolsi al volo le calze fradicie, trascinai Stefano nella doccia e aprii l’acqua, mi sciacquai la bocca poi lo baciai, lo abbracciai, e scoppiai in lacrime. Un pianto di gioia, liberatorio, commosso. Ero felice.
Per contattarmi rebeccapallida@libero.it
Scrivo queste righe sdraiata sul divano in uno dei pochi pomeriggi in cui sono sola in casa. Sto ascoltando le suites per violoncello di Bach, mentre sorseggio un the ed accarezzo la gatta. Vorrei cercare di riordinare le idee e proseguire il racconto in maniera comprensibile, ma ogni poche frasi mi torna in mente un ricordo, un’immagine, un pensiero.
Quando abbiamo cominciato a stare assieme Stefano abitava già da solo, e naturalmente io ero il più possibile da lui, a volte anche quando lui era a lavorare. Faceva un lavoro pesante, con turni molto irregolari ed impegnativi, io volevo contribuire così trovai un lavoro anch’io. Non vi dirò cosa facevo e faccio tutt’oggi perché è una cosa piuttosto particolare, ma vi basti sapere che di fatto mi occupavo di artigianato. Imparare è stato lungo, ci sono voluti anni, ma mi piace e mi riesce bene. In quel periodo appena potevamo andavamo da qualche parte, facevamo molte cose assieme, ma fondamentalmente scopavamo in continuazione. Mi piaceva ogni volta di più, c’era un idea di intimità, di protezione, c’era sentimento, ma era anche semplicemente sesso, ottimo sesso, forte, appassionato, spinto. Pian piano scoprivamo cosa ci piaceva reciprocamente, anche se in quel momento il mio interesse particolare era ancora un segreto. Dovevo arrivarci però, era una cosa di cui dovevo metterlo a conoscenza, solo cercavo di farlo un po’ per volta, dovevo essere molto delicata. D’altra parte stavo imparando cosa piaceva a lui, e alcune cose mi stavano coinvolgendo. Ricordo una sera di fine estate, faceva caldo, ero sdraiata sulla schiena, lui in ginocchio, avevo le gambe appoggiate al suo petto, mi stava penetrando a fondo, sentivo quel suo bellissimo cazzo entrarmi dentro, dilatarmi riempirmi, ogni affondo mi dava piacere, avevo già avuto due orgasmi, e stava per venire anche lui. Ero sudata, accaldata, ma sapevo che questa cosa gli piaceva, e sapevo come voleva concludere. Mi sono messa seduta sul bordo del letto, lui in piedi davanti a me, ho preso il cazzo in mezzo alle tette, bianche, voluminose, morbide, e ho cominciato a muoverle su e giù, con calma ma in modo costante. “Cazzo si, mi fai impazzire” ho abbassato il viso, tirato fuori la lingua,e cominciato a leccare la cappella. È venuto, una serie di schizzi forti e prolungati, che mi hanno coperto il viso e il seno, uno strato di sborra calda, appiccicosa. Mi piaceva sentirmela addosso, avevo una parte di lui su di me…pensavo avessimo finito, ma invece la cosa eccitava anche lui, mi ha presa e mi messa sopra di lui, impalandomi nuovamente, scopandomi come non mai, il cazzo era di marmo nonostante fosse appena venuto. “Sei meravigliosa, ti adoro, così tutta sporca, sei bellissima” sudata, coperta di sborra come una puttana da film porno, gli ho sussurrato ad un orecchio “ti amo”. “Anch’io”. Era la prima volta che ce lo dicevamo. Abbiamo un concetto di romanticismo piuttosto particolare, lo so, ma per noi funziona così.
Qualche giorno dopo presi coraggio e decisi che dovevo affrontare l’argomento. Ovviamente ci voleva un modo soft e semplice di farlo, molto per gradi, ma andava fatto, decisi però, per cominciare, di cercare di introdurre il pissing tra i nostri giochi.
Sapevo a che ora sarebbe tornato a casa, così mi sono fatta trovare pronta: autoreggenti nere, gonnellina scozzese nera e rossa che copriva davvero poco, reggiseno nero, niente mutandine, capelli legati in due lunghi codini.
Devo dire che l’abbigliamento ha fatto il suo effetto perché praticamente, quando è arrivato, non ha fatto in tempo ad entrare che mi aveva già messo a pecora sul divano.
Coglierei l’occasione per un inciso, le signore che leggono sapranno a cosa mi riferisco, e i maschietti ne facciano tesoro. Con lui, dal primo momento fino letteralmente a stamattina, mi sono sempre sentita desiderata, bella, a mio agio e “giusta”, non so come altro spiegarvelo, ma sono sicura che avere capito cosa intendo. E considerate cosa piace a me…
Dopo poco ci siamo spostati in camera, mi ha messo nuovamente a pecora, mi aveva tolto il reggiseno, mi scopava con foga, colpi violenti e veloci, le mani strette sui fianchi, all’altezza della vita, le tette che oscillavano oscenamente avanti e indietro, mi sentivo in mano sua, mi martellava, godevo, “cazzo di scopami, rompimi la fica, insultami” “si troia ti scopo, prendilo tutto, dimmi che lo vuoi” “lo voglio, voglio il tuo cazzo, dammelo, fammi godere come una vacca” e via così con altre amenità che onestamente non ricordo…con lui posso abbandonarmi ad una condizione in cui perdo il controllo, non capisco più nulla tranne quello che provo, fisicamente ed emotivamente, il mondo per me inizia e finisce con i nostri corpi.
Poi mi gira sulla schiena, si mette sopra di me, apro le gambe per accoglierlo, ho ancora le autoreggenti, so che gli piacciono, avvolgo le gambe attorno al suo corpo, lo abbraccio, finalmente gli sussurro all’orecchio “voglio una cosa” “quello che vuoi” esito un secondo, ho avuto paura, ma dovevo essere onesta “voglio che mi fai la pipì addosso”. Lo avevo detto, era stato come togliersi un macigno dal petto, ma quei pochi istanti sono sembrati infiniti “ok, adesso?” “Dopo, prima vieni, io voglio venire mentre lo fai” poco dopo l’ho sentito venire dentro di me, riempirmi, la sensazione, l’idea di avere il ventre pieno del suo seme stava per farmi avere un orgasmo…ma ho resistito, l’ho preso per mano e l’ho portato in bagno nella vasca e mi sono inginocchiata. “Non preoccuparti, lo voglio, per favore fallo, e guardami mentre mi tocco” presi a masturbarmi aspettando il getto…arrivò poco dopo, caldo, un po’ appiccicoso per lo sperma rimasto uretra, ma così meravigliosamente…non so cosa, ma l’intimità che mi trasmetteva era incredibile. Avevo gli occhi chiusi, con una mano mi masturbavo con l’altra prendevo un po’ di urina e me la portavo alle labbra, venni così, così due dita in bocca e due nella fica. Un orgasmo forte, felice, innamorato. Appena ripresa mi tolsi al volo le calze fradicie, trascinai Stefano nella doccia e aprii l’acqua, mi sciacquai la bocca poi lo baciai, lo abbracciai, e scoppiai in lacrime. Un pianto di gioia, liberatorio, commosso. Ero felice.
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