Sostituto portiere di notte, 3a parte: L'arte di fare il culo a maschi e femmine
di
Errepiù
genere
bisex
Dietro la villa dei Kappa c'era una grande piscina a forma di cuore. Quando misi i piedi nell'acqua gelida e cristallina mi bloccai, rabbrividendo, ma Elise mi prese per mano, mi tolse l'accappatoio e mi trascinò dentro la piscina. Tra una risata e l'altra, Manfred mi raccontò che l'acqua proveniva da un ruscello che tagliava in due il campo da golf di loro proprietà che si intravvedeva in lontananza. Restammo a sguazzare nudi e felici come bambini finché il sole cominciò a scendere. Elise si allontanò per andare a preparare la cena e Manfred mi prese sottobraccio con la scusa di farmi provare le nove buche del green.
"Mio caro Alex, tu sei un bravo ragazzo e noi ti vogliamo bene, ma sei sicuro di poter soddisfare Elise?" disse, facendosi serio in volto. Restai senza fiato come se mi avesse tirato un pugno sullo stomaco, poi risposi che mi ero innamorato di lei e che non l'avrei delusa.
"Meglio per te. Elise è un'amante insaziabile con grandi fantasie erotiche, perciò, se non te la senti, dopo cena possiamo riportarti in albergo e rimandare tutto al mese prossimo" disse, mettendomi una mano sulla spalla e guardandomi fisso negli occhi. Sicuramente arrossii e, con la testa in fiamme, cercai di fare una battuta di spirito per scrollarmi di dosso l'imbarazzo che stavo provando.
"Vorrà dire che mi darai una mano anche tu" replicai sorridendo, senza valutare che lo stavo invitando a partecipare all'incontro amoroso con sua moglie, cioè il classico autogol dell'ultimo minuto, perché era quello che si aspettava di sentire da me.
"Devo farti una confidenza, ma prima mi devi promettere che non ne parlerai ad anima viva, né tanto meno ad Elise. Poco prima del D-day, i nazisti arrestarono lei e la sua famiglia con l'accusa di far parte della Resistenza francese. Elise aveva appena sedici anni e subì ripetute violenze sessuali, davanti e dietro, da parte di un ufficiale delle SS in presenza dei genitori e del fratello maggiore, i quali resistettero alle torture e non rivelarono i nomi dei compagni di lotta, finendo inevitabilmente a Mauthausen, da dove non fecero più ritorno. Lei si salvò e andò a vivere dal nonno in campagna, ma quel terribile trauma non l'ha più abbandonata. Quando iniziò a lavorare in azienda sembrava un uccellino caduto dal nido in cerca della madre. A me era stata segnalata perché parlava perfettamente quattro lingue, al punto che la volli come mia segretaria personale per tenere i contatti con i clienti di mezzo mondo. Elise era diventata indispensabile per il mio lavoro e mi accompagnava nei viaggi d'affari all'estero. Mi innamorai della sua intelligenza e della sua avvenenza fisica, ampiamente ricambiato, nonostante la differenza di età e, dopo aver divorziato da mia moglie, la sposai a Parigi alla presenza del nonno materno, unico familiare rimasto in vita, alsaziano di nascita e socialista tutto d'un pezzo, che era stato costretto a fuggire in Francia dopo l'avvento al potere di Hitler. La nostra unione era malvista in azienda, forse perché lei aveva mantenuta la cittadinanza francese, tanto che i rapporti con le altre segretarie erano pessimi come se fosse stata una spia. Decidemmo di comune accordo che si licenziasse dall'azienda, anche perché desideravamo avere un figlio che, come sai, non è stato possibile avere. Amareggiata, Elise cominciò a insegnare lingue in un liceo della zona e fu la nostra fortuna, perché riacquistò l'amor proprio e la serenità interiore per raccontarmi quello che le era successo a Parigi. Lei è il mio angelo ed io non potrei vivere senza il suo amore. Quindi, ricordati che, se tu sei qui, lo devi a Elise e che io faccio e continuerò a fare qualsiasi cosa che lei mi chiederà di fare, anche se a volte non siamo totalmente d'accordo" concluse Manfred, proprio mentre rientravamo in casa.
Elise ci accolse con un bacio. L'abito nero che indossava esaltava la sua prorompente bellezza, lasciandomi senza parole. Probabilmente aveva intuito che i miei rapporti con suo marito erano difficili e volle stemperare la tensione chiedendomi di stappare il vino.
Per cena indossai l'unica giacca scura che avevo sui jeans a zampa di elefante e rimasi sorpreso di ricevere dei complimenti per la mia banale eleganza. Parlammo della recente discesa sulla luna da parte degli astronauti americani e risposi alle loro domande a proposito dell'Istituto alberghiero e della mia decisione di lavorare all'estero per perfezionare il tedesco. Ancora una volta Manfred riuscì a sorprendermi, stappò una bottiglia di champagne e propose di brindare alla nostra amicizia e poi uscì a fumare il sigaro. Elise si accostò a me, sussurrandomi all'orecchio di dirle qualcosa di carino. Le dissi che la trovavo bellissima e che avevo voglia di fare l'amore, così che, quando la sua mano mi sfiorò l'uccello, mi feci coraggio e aggiunsi in italiano: "Vorrei tanto mettertelo anche in culo", guadagnandomi un bacio profondo con la lingua al posto del ceffone che mi aspettavo di prendere. Si dà il caso che Manfred rientrasse proprio in quel momento magico e comprendesse l'italiano.
"Di quale culo stai parlando?" chiese con un sorrisetto complice. Io entrai nel panico e raccontai le scene erotiche che avevo visto in una tomba etrusca di Tarquinia durante la gita scolastica in Toscana e alto Lazio. Manfred stappò un'altra bottiglia ed Elise prese un libro dalla fornitissima libreria e lo aprì sulle pagine dove erano raffigurate le scene erotiche della Tomba dei Tori fortemente ingrandite. Arrossii nuovamente, buttai giù un sorso di champagne e cominciai a raccontare un'esperienza indimenticabile.
"La professoressa di lettere nutriva la vostra stessa passione per gli Etruschi e riuscì ad organizzare una vacanza studio a Firenze, Siena e Tarquinia. Dato che era esperta di storia dell'arte ci fece da guida assieme a don Vittorino che insegnava religione e sapeva arrossire più velocemente di me. Per noi ragazzi di terza fu una gita bellissima e impegnativa a causa delle sveglie mattutine, ma ne valse la pena perché nessuno di noi era stato agli Uffizi, né aveva potuto ammirare il campanile di Giotto, la cupola del Brunelleschi o la maschera funebre di Dante a Palazzo Vecchio. A Siena avevamo apprezzato la trattoria piuttosto che la Piazza del Campo e il centinaio di gradini della Torre del Mangia, ma le vere meraviglie le abbiamo scoperte a Tarquinia. Già in pullman la professoressa ci aveva spiegato che gli Etruschi esprimevano la gioia di vivere anche nelle tombe scavate sottoterra per accogliere i defunti nell'ultimo viaggio verso l'aldilà, ritenendolo un luogo di serenità del tutto privo del concetto di peccato da scontare in un posto terrificante come l'inferno cristiano. La visita alla Tomba dei Tori era l'ultima prevista e molti miei compagni restarono in superficie a cazzeggiare con la scusa del caldo e della stanchezza, controllati a vista da don Vittorino che non aveva gradito le spiegazioni della professoressa sugli usi e costumi di un popolo felice e poco incline alla guerra, dove le donne godevano dell'assoluta parità di diritti e doveri con gli uomini, anche in campo sessuale, e dove l'omosessualità e la prostituzione, anche maschile, erano ammessi e considerati normali. Anche il nostro gruppetto era stanco del viaggio, al punto che all'inizio della visita nessuno si accorse delle scene erotiche dipinte nel frontone della camera principale. Come si vede molto bene qui sul libro, la prima scena rappresenta un insolito ménage à trois tra due uomini e una donna, la quale giace sulla schiena dell'uomo in ginocchio che si regge sugli avambracci. Il terzo uomo é in piedi e la sta penetrando tenendole le gambe aperte con le mani e, particolare che allora mi era sfuggito, ha lo sguardo rivolto verso il culo dell'uomo accucciato forse in vista di un rapporto omosessuale. Ovviamente la professoressa non commentò la scena, preferì concentrare la nostra attenzione sul toro accucciato a terra che sembra del tutto indifferente a quello che si stava svolgendo dietro di sé. La seconda scena raffigura un rapporto omosessuale con un uomo in piedi che sta penetrando un altro soggetto chinato in avanti, che si sta reggendo ad un alberello e ha la testa girata all'indietro, come se temesse di farsi vedere da qualcun altro. La professoressa aggiunse che, pur essendo l'omosessualità ampiamente accettata tra gli Etruschi, così come presso altre civiltà antiche, il ruolo del maschio passivo era motivo di vergogna o di derisione. Ricordo che un mio compagno aggiunse sottovoce: - Ecco perché diciamo 'mi stai prendendo per il culo', anziché dire 'mi stai prendendo in giro' - e giù a ridere come pazzi. La professoressa se ne risentì e ci chiese di fare le domande solo alla fine della spiegazione. Quindi ci invitò ad osservare il toro avanzare verso la coppia con un'aria minacciosa e una vistosa erezione del pene, dal significato oscuro, ma totalmente diverso rispetto alla scena dell'atto amoroso eterosessuale a tre o bisessuale che evidentemente non dava scandalo. Nello sconcerto generale, mi venne spontaneo chiederle come mai il corpo dell'uomo passivo fosse raffigurato con un colore ocra chiaro rispetto agli altri due uomini attivi (ocra scuro) e alla donna (rosa chiaro) come si vede chiaramente qui", dissi, indicando i particolari nella foto fortemente ingrandita. Non ero l'unico ad avere la gola secca per l'eccitazione: fingendo di voler osservare la foto da vicino Elise mi strusciò le tette addosso, mentre Manfred, con la fronte imperlata di sudore, preferì versarci il resto della bottiglia. Brindammo alla nostra salute, incrociando i calici. Mi sentivo particolarmente euforico per la vicinanza di Elise, al punto che non mi sottrassi agli abbracci e allo scambio di intensi baci alla russa con Manfred che, contemporaneamente accarezzava il fondoschiena alla moglie. Immaginai di essere io al suo posto, finché Elise mi riportò alla realtà, perché voleva conoscere la risposta della professoressa alla mia maliziosa domanda.
Io ero seduto in prima fila e, grazie all'apertura laterale della cattedra, riuscivo a guardare le gambe alla professoressa, specialmente quando le accavallava, pur seguendo la lezione con grande attenzione; probabilmente lei se n'era accorta e mi citava ad esempio come il migliore della classe, in realtà ero innamorato di lei, nonostante la grande differenza di età, ma non osavo dichiararlo per timore di una risposta negativa.
Lo scorso anno l'ho incontrata per caso in treno; andavamo entrambi a Venezia, io per lavoro e lei per una mostra a Palazzo Ducale. Fu felice di apprendere che ero soddisfatto del mio lavoro in un albergo di lusso e volle sapere dei miei progetti per i futuri lavori all'estero. Quando le ricordai della gita in Toscana e della Tomba dei Tori fu lei ad arrossire per prima. Era mattino presto e in treno c'erano solo pendolari mezzo addormentati, così mi feci coraggio e le proposi di incontrarci nel pomeriggi per un caffè, lei, sorpresa delle sorprese, accettò l'invito molto volentieri. Sedemmo all'esterno di un bar in una piazzetta poco frequentata dai turisti e le aprii il mio cuore senza provare alcun imbarazzo. Mi illuminai d'immenso quando disse di sentirsi molto lusingata che un bel giovanotto le facesse dei sinceri apprezzamenti, ma si era appena sposata e non poteva permettersi fughe dalla realtà. Vedendomi deluso, ammorbidì i toni e disse che sarebbe tornata volentieri a Tarquinia e magari a Vulci con me per uno scambio di opinioni tra adulti intelligenti, anche perché erano emerse nuove ipotesi di studio sulla vita sociale degli Etruschi e, in particolare, sulla necropoli e sui primi re di Roma provenienti da Tarquinia. Maria Vittoria, così si chiamava la mia professoressa, si scusò per non aver potuto rispondere alla mia domanda in presenza di minorenni e di un prete bacchettone che avrebbe sicuramente contestato le sue spiegazioni sui costumi sessuali degli Etruschi e dei Romani, loro eredi spirituali, presenti pure in altre forme tra gli Egizi e i Greci, cioè la promiscuità sessuale uomini donne. Recenti studi hanno ridimensionato il giudizio negativo formulato dai contemporanei sulla civiltà etrusca (VII-IV secolo a.c.) mettendo in luce la parità tra uomini e donne a livello sociale, sesso compreso, confermando peraltro che la libertà sessuale era connaturata alla loro religione politeista, che non considerava peccato il sesso fatto per puro piacere e che, anzi, lo prevedere in certi riti sacri, come i lupercali, praticati dai sacerdoti romani che usavano correre nudi fustigando le donne che incrociavano per strada allo scopo di favorirne la fecondità attraverso pratiche sado-masochiste ben accette dalle donne sterili. Lei mi considerava maturo per poter comprendere il suo pensiero a proposito della religione cristiana che aveva sostituito, anche con la forza, le religioni politeiste praticate prima della caduta dell'Impero Romano, ottenendo dal potere civile l'esclusiva competenza in materia di reati contrari alla fede, cioè indagare, torturare e condannare a penitenze estreme e talvolta al rogo migliaia di sudditi colpevoli di aver praticato atti sessuali non finalizzati alla procreazione umana, cioè allo scopo primario della vita sul nostro pianeta, perché garantisce la sopravvivenza e l'immortalità del genere umano, ma anche agli animali e alle piante. Le terribili punizioni dell'Inferno e i piaceri del Paradiso previsti dalle religioni monoteiste servono per asservire il popolo ignorante al potere costituito, che non a caso si regge sull'appoggio della religione di stato, usando la tecnica del bastone e della carota."
"Sei un uomo fortunato. Ecco da dove proviene la tua cultura e la tua capacità di valutare i comportamenti umani senza dare giudizi affrettati!" esclamò Elise commossa, baciandomi sugli occhi; Manfred non fu da meno e si augurò di poter un giorno incontrare la mia professoressa per uno scambio di idee sulle bellissime abitudini degli Etruschi, disse, strizzandomi l'occhio e proponendo un altro brindisi alla libertà di pensiero. Finalmente salimmo le scale per andare a dormire, ovvero a scopare, dato che eravamo tutti abbastanza eccitati. (continua)
"Mio caro Alex, tu sei un bravo ragazzo e noi ti vogliamo bene, ma sei sicuro di poter soddisfare Elise?" disse, facendosi serio in volto. Restai senza fiato come se mi avesse tirato un pugno sullo stomaco, poi risposi che mi ero innamorato di lei e che non l'avrei delusa.
"Meglio per te. Elise è un'amante insaziabile con grandi fantasie erotiche, perciò, se non te la senti, dopo cena possiamo riportarti in albergo e rimandare tutto al mese prossimo" disse, mettendomi una mano sulla spalla e guardandomi fisso negli occhi. Sicuramente arrossii e, con la testa in fiamme, cercai di fare una battuta di spirito per scrollarmi di dosso l'imbarazzo che stavo provando.
"Vorrà dire che mi darai una mano anche tu" replicai sorridendo, senza valutare che lo stavo invitando a partecipare all'incontro amoroso con sua moglie, cioè il classico autogol dell'ultimo minuto, perché era quello che si aspettava di sentire da me.
"Devo farti una confidenza, ma prima mi devi promettere che non ne parlerai ad anima viva, né tanto meno ad Elise. Poco prima del D-day, i nazisti arrestarono lei e la sua famiglia con l'accusa di far parte della Resistenza francese. Elise aveva appena sedici anni e subì ripetute violenze sessuali, davanti e dietro, da parte di un ufficiale delle SS in presenza dei genitori e del fratello maggiore, i quali resistettero alle torture e non rivelarono i nomi dei compagni di lotta, finendo inevitabilmente a Mauthausen, da dove non fecero più ritorno. Lei si salvò e andò a vivere dal nonno in campagna, ma quel terribile trauma non l'ha più abbandonata. Quando iniziò a lavorare in azienda sembrava un uccellino caduto dal nido in cerca della madre. A me era stata segnalata perché parlava perfettamente quattro lingue, al punto che la volli come mia segretaria personale per tenere i contatti con i clienti di mezzo mondo. Elise era diventata indispensabile per il mio lavoro e mi accompagnava nei viaggi d'affari all'estero. Mi innamorai della sua intelligenza e della sua avvenenza fisica, ampiamente ricambiato, nonostante la differenza di età e, dopo aver divorziato da mia moglie, la sposai a Parigi alla presenza del nonno materno, unico familiare rimasto in vita, alsaziano di nascita e socialista tutto d'un pezzo, che era stato costretto a fuggire in Francia dopo l'avvento al potere di Hitler. La nostra unione era malvista in azienda, forse perché lei aveva mantenuta la cittadinanza francese, tanto che i rapporti con le altre segretarie erano pessimi come se fosse stata una spia. Decidemmo di comune accordo che si licenziasse dall'azienda, anche perché desideravamo avere un figlio che, come sai, non è stato possibile avere. Amareggiata, Elise cominciò a insegnare lingue in un liceo della zona e fu la nostra fortuna, perché riacquistò l'amor proprio e la serenità interiore per raccontarmi quello che le era successo a Parigi. Lei è il mio angelo ed io non potrei vivere senza il suo amore. Quindi, ricordati che, se tu sei qui, lo devi a Elise e che io faccio e continuerò a fare qualsiasi cosa che lei mi chiederà di fare, anche se a volte non siamo totalmente d'accordo" concluse Manfred, proprio mentre rientravamo in casa.
Elise ci accolse con un bacio. L'abito nero che indossava esaltava la sua prorompente bellezza, lasciandomi senza parole. Probabilmente aveva intuito che i miei rapporti con suo marito erano difficili e volle stemperare la tensione chiedendomi di stappare il vino.
Per cena indossai l'unica giacca scura che avevo sui jeans a zampa di elefante e rimasi sorpreso di ricevere dei complimenti per la mia banale eleganza. Parlammo della recente discesa sulla luna da parte degli astronauti americani e risposi alle loro domande a proposito dell'Istituto alberghiero e della mia decisione di lavorare all'estero per perfezionare il tedesco. Ancora una volta Manfred riuscì a sorprendermi, stappò una bottiglia di champagne e propose di brindare alla nostra amicizia e poi uscì a fumare il sigaro. Elise si accostò a me, sussurrandomi all'orecchio di dirle qualcosa di carino. Le dissi che la trovavo bellissima e che avevo voglia di fare l'amore, così che, quando la sua mano mi sfiorò l'uccello, mi feci coraggio e aggiunsi in italiano: "Vorrei tanto mettertelo anche in culo", guadagnandomi un bacio profondo con la lingua al posto del ceffone che mi aspettavo di prendere. Si dà il caso che Manfred rientrasse proprio in quel momento magico e comprendesse l'italiano.
"Di quale culo stai parlando?" chiese con un sorrisetto complice. Io entrai nel panico e raccontai le scene erotiche che avevo visto in una tomba etrusca di Tarquinia durante la gita scolastica in Toscana e alto Lazio. Manfred stappò un'altra bottiglia ed Elise prese un libro dalla fornitissima libreria e lo aprì sulle pagine dove erano raffigurate le scene erotiche della Tomba dei Tori fortemente ingrandite. Arrossii nuovamente, buttai giù un sorso di champagne e cominciai a raccontare un'esperienza indimenticabile.
"La professoressa di lettere nutriva la vostra stessa passione per gli Etruschi e riuscì ad organizzare una vacanza studio a Firenze, Siena e Tarquinia. Dato che era esperta di storia dell'arte ci fece da guida assieme a don Vittorino che insegnava religione e sapeva arrossire più velocemente di me. Per noi ragazzi di terza fu una gita bellissima e impegnativa a causa delle sveglie mattutine, ma ne valse la pena perché nessuno di noi era stato agli Uffizi, né aveva potuto ammirare il campanile di Giotto, la cupola del Brunelleschi o la maschera funebre di Dante a Palazzo Vecchio. A Siena avevamo apprezzato la trattoria piuttosto che la Piazza del Campo e il centinaio di gradini della Torre del Mangia, ma le vere meraviglie le abbiamo scoperte a Tarquinia. Già in pullman la professoressa ci aveva spiegato che gli Etruschi esprimevano la gioia di vivere anche nelle tombe scavate sottoterra per accogliere i defunti nell'ultimo viaggio verso l'aldilà, ritenendolo un luogo di serenità del tutto privo del concetto di peccato da scontare in un posto terrificante come l'inferno cristiano. La visita alla Tomba dei Tori era l'ultima prevista e molti miei compagni restarono in superficie a cazzeggiare con la scusa del caldo e della stanchezza, controllati a vista da don Vittorino che non aveva gradito le spiegazioni della professoressa sugli usi e costumi di un popolo felice e poco incline alla guerra, dove le donne godevano dell'assoluta parità di diritti e doveri con gli uomini, anche in campo sessuale, e dove l'omosessualità e la prostituzione, anche maschile, erano ammessi e considerati normali. Anche il nostro gruppetto era stanco del viaggio, al punto che all'inizio della visita nessuno si accorse delle scene erotiche dipinte nel frontone della camera principale. Come si vede molto bene qui sul libro, la prima scena rappresenta un insolito ménage à trois tra due uomini e una donna, la quale giace sulla schiena dell'uomo in ginocchio che si regge sugli avambracci. Il terzo uomo é in piedi e la sta penetrando tenendole le gambe aperte con le mani e, particolare che allora mi era sfuggito, ha lo sguardo rivolto verso il culo dell'uomo accucciato forse in vista di un rapporto omosessuale. Ovviamente la professoressa non commentò la scena, preferì concentrare la nostra attenzione sul toro accucciato a terra che sembra del tutto indifferente a quello che si stava svolgendo dietro di sé. La seconda scena raffigura un rapporto omosessuale con un uomo in piedi che sta penetrando un altro soggetto chinato in avanti, che si sta reggendo ad un alberello e ha la testa girata all'indietro, come se temesse di farsi vedere da qualcun altro. La professoressa aggiunse che, pur essendo l'omosessualità ampiamente accettata tra gli Etruschi, così come presso altre civiltà antiche, il ruolo del maschio passivo era motivo di vergogna o di derisione. Ricordo che un mio compagno aggiunse sottovoce: - Ecco perché diciamo 'mi stai prendendo per il culo', anziché dire 'mi stai prendendo in giro' - e giù a ridere come pazzi. La professoressa se ne risentì e ci chiese di fare le domande solo alla fine della spiegazione. Quindi ci invitò ad osservare il toro avanzare verso la coppia con un'aria minacciosa e una vistosa erezione del pene, dal significato oscuro, ma totalmente diverso rispetto alla scena dell'atto amoroso eterosessuale a tre o bisessuale che evidentemente non dava scandalo. Nello sconcerto generale, mi venne spontaneo chiederle come mai il corpo dell'uomo passivo fosse raffigurato con un colore ocra chiaro rispetto agli altri due uomini attivi (ocra scuro) e alla donna (rosa chiaro) come si vede chiaramente qui", dissi, indicando i particolari nella foto fortemente ingrandita. Non ero l'unico ad avere la gola secca per l'eccitazione: fingendo di voler osservare la foto da vicino Elise mi strusciò le tette addosso, mentre Manfred, con la fronte imperlata di sudore, preferì versarci il resto della bottiglia. Brindammo alla nostra salute, incrociando i calici. Mi sentivo particolarmente euforico per la vicinanza di Elise, al punto che non mi sottrassi agli abbracci e allo scambio di intensi baci alla russa con Manfred che, contemporaneamente accarezzava il fondoschiena alla moglie. Immaginai di essere io al suo posto, finché Elise mi riportò alla realtà, perché voleva conoscere la risposta della professoressa alla mia maliziosa domanda.
Io ero seduto in prima fila e, grazie all'apertura laterale della cattedra, riuscivo a guardare le gambe alla professoressa, specialmente quando le accavallava, pur seguendo la lezione con grande attenzione; probabilmente lei se n'era accorta e mi citava ad esempio come il migliore della classe, in realtà ero innamorato di lei, nonostante la grande differenza di età, ma non osavo dichiararlo per timore di una risposta negativa.
Lo scorso anno l'ho incontrata per caso in treno; andavamo entrambi a Venezia, io per lavoro e lei per una mostra a Palazzo Ducale. Fu felice di apprendere che ero soddisfatto del mio lavoro in un albergo di lusso e volle sapere dei miei progetti per i futuri lavori all'estero. Quando le ricordai della gita in Toscana e della Tomba dei Tori fu lei ad arrossire per prima. Era mattino presto e in treno c'erano solo pendolari mezzo addormentati, così mi feci coraggio e le proposi di incontrarci nel pomeriggi per un caffè, lei, sorpresa delle sorprese, accettò l'invito molto volentieri. Sedemmo all'esterno di un bar in una piazzetta poco frequentata dai turisti e le aprii il mio cuore senza provare alcun imbarazzo. Mi illuminai d'immenso quando disse di sentirsi molto lusingata che un bel giovanotto le facesse dei sinceri apprezzamenti, ma si era appena sposata e non poteva permettersi fughe dalla realtà. Vedendomi deluso, ammorbidì i toni e disse che sarebbe tornata volentieri a Tarquinia e magari a Vulci con me per uno scambio di opinioni tra adulti intelligenti, anche perché erano emerse nuove ipotesi di studio sulla vita sociale degli Etruschi e, in particolare, sulla necropoli e sui primi re di Roma provenienti da Tarquinia. Maria Vittoria, così si chiamava la mia professoressa, si scusò per non aver potuto rispondere alla mia domanda in presenza di minorenni e di un prete bacchettone che avrebbe sicuramente contestato le sue spiegazioni sui costumi sessuali degli Etruschi e dei Romani, loro eredi spirituali, presenti pure in altre forme tra gli Egizi e i Greci, cioè la promiscuità sessuale uomini donne. Recenti studi hanno ridimensionato il giudizio negativo formulato dai contemporanei sulla civiltà etrusca (VII-IV secolo a.c.) mettendo in luce la parità tra uomini e donne a livello sociale, sesso compreso, confermando peraltro che la libertà sessuale era connaturata alla loro religione politeista, che non considerava peccato il sesso fatto per puro piacere e che, anzi, lo prevedere in certi riti sacri, come i lupercali, praticati dai sacerdoti romani che usavano correre nudi fustigando le donne che incrociavano per strada allo scopo di favorirne la fecondità attraverso pratiche sado-masochiste ben accette dalle donne sterili. Lei mi considerava maturo per poter comprendere il suo pensiero a proposito della religione cristiana che aveva sostituito, anche con la forza, le religioni politeiste praticate prima della caduta dell'Impero Romano, ottenendo dal potere civile l'esclusiva competenza in materia di reati contrari alla fede, cioè indagare, torturare e condannare a penitenze estreme e talvolta al rogo migliaia di sudditi colpevoli di aver praticato atti sessuali non finalizzati alla procreazione umana, cioè allo scopo primario della vita sul nostro pianeta, perché garantisce la sopravvivenza e l'immortalità del genere umano, ma anche agli animali e alle piante. Le terribili punizioni dell'Inferno e i piaceri del Paradiso previsti dalle religioni monoteiste servono per asservire il popolo ignorante al potere costituito, che non a caso si regge sull'appoggio della religione di stato, usando la tecnica del bastone e della carota."
"Sei un uomo fortunato. Ecco da dove proviene la tua cultura e la tua capacità di valutare i comportamenti umani senza dare giudizi affrettati!" esclamò Elise commossa, baciandomi sugli occhi; Manfred non fu da meno e si augurò di poter un giorno incontrare la mia professoressa per uno scambio di idee sulle bellissime abitudini degli Etruschi, disse, strizzandomi l'occhio e proponendo un altro brindisi alla libertà di pensiero. Finalmente salimmo le scale per andare a dormire, ovvero a scopare, dato che eravamo tutti abbastanza eccitati. (continua)
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