Nudista senza speranza IX

di
genere
dominazione

Oggi è il gran giorno, andrò da Paola, come al solito sono completamente nuda, a quattro zampe distesa in soggiorno mentre con la mano destra sto sfregamento energicamente sulla mia figa. Ieri sono stata cattiva e Marco, il mio padrone, ha dovuto sculacciarmi e frustarmi con la sua cintura. Ero eccitatissima, più mi colpiva più abbaiavo e squirtavo. Ho sete, gattonando mi avvicino alla mia ciotola e mostro il mio deretano tutto rosso per colpa delle sue cinghiale e lappo lentamente l'acqua. Lo guardo di sfuggita, faccio l'offesa ma mi piace pensare che stia osservando il mio sesso e noto con grande piacere, visto le dimensioni del suo amichetto, turgido e pulsante là sotto in mezzo alle gambe, che gli sta piacendo. Le mie tette sono schiacciate sul pavimento in parquet e a lui sembra piacere mentre il mio collo è decorato con lo strumento che ci lega, che dal primo giorno ha dichiarato il suo possesso su di me e sul mio corpo. Il collare. Penso a Paola e alla sua figa, alle sue cosce, al suo culo. Chissà se lei mi porterà a fare delle passeggiate o mi chiederà frustandomi di leccarle la passera o i capezzali, sono eccitatissima. E fuffy? Lecchese anche lei, ogni centimetro del suo corpo.
«Continua a bere», mi dice sussurrandomelo mentre mi morde affettuosamente una chiappa.
Poi sposta la sua bocca e tirando fuori la lingua inizia a inumidito il sesso. Adesso anche lui è carponi e il suo cazzo è enorme, riesco a vedere la punta chinandomi mentre bevo. Vuole penetarmi e io devo obbedire, sono la sua schiava.
«Va bene padrone, se lo desidera può penetrarmi», sussurro amiccandogli e facendo sì che questo sia un momento tutto nostro. Poi mi sposto allungando le braccia e alzando il culo, mostrandogli la figa in tutta la sua bellezza. E lui me la lecca facendomi godere, succhiando e bevendo tutti i miei succhi ormonali.
«Vuoi essere penetrata?», mi sussurra lui con la bocca ancora piena dei miei liquidi. E poi senza nemmeno darmi il tempo di rispondere mi morde nuovamente una chiappa. Poi mi afferra le gambe e mi capovolge, adesso mi sento indifesa. A gambe aperte e con i capezzoli che puntano direttamente ai suoi occhi.
«Sì padrone, fammi ancora una volta tua!», grido non preoccupandomi di nient'altro. Tra le mie gambe si è formato un lago e il padrone con sua divina lingua pulisce prima per terra e poi tornare a colpire delicatamente le mie grandi labbra facendomi sussultare tutte le volte, non riesco a trattenermi e dall'eccitazione mi faccio la pipì addosso, o meglio addosso al padrone, ma lui non si scompone lecca anche la mia urina e torna a coccolare la mia figa. È un uomo incredibile, mi coccola e mi punisce e io lo adoro, voglio stare sempre ai suoi piedi e nuda. Poi sale si sistema meglio con le braccia e i nostri sguardi si incrociano in modo diretto, oggi è la prima volta. Si abbassa e afferra tra i denti una delle mie tette.
Poi mi bacia, sento tutto il sapore della mia vagina e del mio piscio in bocca. Restiamo così, abbracciati, nudi e felici per dieci lunghi e interminabili minuti, dieci fantastici minuti dove i nostri corpi privi di tutto si rendono conto di avere tutto ciò di cui hanno bisogno. Il suo cazzo è sulla mia fica e le nostre lingue danzano insieme.
«Ti porto a letto, voglio scopare là», mi dice staccandosi, io rimango per terra e mi inginocchio, mi sistemo i capelli, tutti indietro lungo le spalle. Sono eccitatissima e la mia figa non ha ancora smesso di colare umori. Marco torna con il guinzaglio me lo allaccia al collarr e mi invita a seguirlo a quattro zampe in camera. Lo seguo come una cagnolina fedele, nuda e carponi guardo le varie stanze dell'appartamento di Marco che ormai ho imparato a conoscere e forse da domani inizieranno a mancarmi. Arrivati mi slaccia il guinzaglio e mi fa salire sul letto. Rimango a quattro zampe e lui mi infila il cazzo nella figa. Inizia a sbattermi prima delicatamente, poi violentemente, altri dieci minuti di follia. Le mie tette sballonzolano avanti e indietro e sento una forte tentazione di squirtare anche qui sul letto.
Mi spinge sulle chiappa e mi capovolge anche qui sul letto, mi viene sopra e mi eicula sul viso, sulle tette e sull'ombelico. Poi lecca tutto fermandosi sulla vagina e le tette. Mi sembra di rivivere pa scena di prima ma questa volta siamo sul morbido.
«Marco», lo avviso. «Mi scappa la pipì, devo andare in bagno».
«No, mi piscerai in bocca», scende dal letto e si sdraia a terra, completamente nudo e con una sola cosa che attrae il mio interesse, scendo e mi sistemo con la figa sulla sua bocca e piscio liberandomi, ma appena ho finito ecco che risento la sua lingua e le sue dita che iniziano a stimolarmi là sotto. Decido di prendere il premio per le mie scopate, e crollando dopo i vari orgasmi abbasso la testa davanti al cazzo di Marco, poi inclinabile testa e gli do dei colpetti con la mia lingua.
«Vuoi il mio cazzo in bocca, cagna?»
«Sì padrone voglio pulire il suo cazzo»
«Va bene, ma prima voglio scoparti e baciarti da sdraiato, quindi siediti sul mio cazzo».
Subito mi giro e mi siedo su di lui avendo cura di infilare il suo cazzo nella mia amichetta laggiù e poi mi appoggio al suo petto fino a posare nuovamente le mie labbra sulle sue.
«Ti amo Marco», gli sussurro mentre con un colpo di reti stiamo facendo sesso.
«Anche io Lucia, penso tu sia il mio tipo di donna ideale, ma adesso voglio scoparti e basta», mi dice e inizia a scoparmi fortissimo. Finito di fare sesso mi accompagna in doccia e ci laviamo. Nella doccia si inginocchia e mi ridà qualche laccata là sotto, tutto finisce con un'insaponata e una sciacquata.
Ad un certo punto suona il telefono.
Marco va a rispondere. Torna da me e mi abbraccia. Poi mi accarezza la fica e mi bacia. «Matilde sta venendo a prenderti, ci rivediamo tra una settimana».
Subito mi inginocchio, bacio i piedi del mio padrone e tornando in quadrupedia gli mostro la figa.
«Matilde ha detto di vestirti bene, ti ho già preparato un vestito e della biancheria adatta, buona fortuna e esperienza, tesoro», Marco mi bacia in bocca lasciandomi in piedi e nuda.
«Ah, un'ultima cosa, togliti il collare, Paola te ne metterà uno nuovo», poi sparisce e torna vestito da ufficio. Prende la porta di casa e se ne va.
È passata un'ora da quando Marco se ne andato. Subito mi sono tolta il collare, ma sono rimasta nuda e sentendomi spaesata mi sono sdraiata a terra. Con un mano ho iniziato a masturbarmi freneticamente tanto che una pozzanghera si è riformata a terra, subito mi metto a leccarla, quando il citofono suona.
«Chi è?», chiedo.
«Sono Matilde, apri stronza».
«Lo sai, vero che sono nuda? No?», lo sussurro per non farmi sentire.
«Bene, aprire e vatti a vestire, non abbiamo tutto questo tempo».
Sono ancora scombussolata, comunque apro il portone del condominio e socchiudo la porta, poi vado in camera. Marco ha preparato il mio vestito, quello blu, lungo fino alle caviglie, di fianco c'è un reggiseno bianco e un paio di mutandine e ai piedi del letto un paio di scarpe anch'esse blu. Faccio veloce mi infilo le calze, le mutande e il reggiseno, poi il vestito e infine le scarpe. Matilde è arrivata, uscendo dalla stanza, le vado incontro. Anche lei è insolitamente vestita, un paio di jeans bianchi che stringono il suo culo in un confetto, una camicia bianca che racchiude quelle tette profumate e dolci che vorrei leccare dalla mattina alla sera e infine una giacca marrone che è abbinata alla borsa che ha appoggiato sul divano non appena è entrata.
«Sei molto elegante, tesoro», poi si avvicina e mi stampa un bacio sulle labbra. «Andiamo, ho parcheggiato in doppia fila», i suoi capelli biondi mi danzano davanti agli occhi.
«Va bene, sono pronta», usciamo insieme e chiudo a chiave la porta e sistemo le chiavi sotto allo zerbino. Marco le troverà lì al suo rientro.
Silenziosamente scendiamo le scale e sarò subito sul suv di Matilde, è un'auto molto bella, spaziosa, lucida e sembrerebbe molto prestante. Stiamo uscendo da Milano, prendiamo un pezzo di autostrada, poi superstrada e infine via normale, non ci sono cartelli, sembra un posto fuori dal mondo, una sola strada, adornata da aceri ormai nella loro piena fase autunnale colorati di arancione, giallo e rosso e cumuli di foglie colorate dalle tonalità pastello ai lati della strada. L'auto si ferma in un parcheggio vicino ad un grande cancello in ferro. Matilde parcheggia la macchina, si sistema i capelli in una lunga coda bionda apre la tasca del cruscotto prende un collare d'argento e se lo allaccia. Dopo ciò inizia a spogliarsi, si sfila tutto fino a rimanere di fianco a me completamente nuda.
«Vuoi leccarmela», mi dice.
«Lo vorrei eccome, ma non posso».
«Brava, trattieniti».
Matilde scende dall'auto e si mette a quattro zampe.
«Che fai?» le dico scendendo dall'auto.
«Non hai ancora capito? In questa casa non posso nè indossare vestiti nè camminare a due gambe», mi dice mentre ci avviamo al cancello. «E tra poco non potrai farlo nemmeno tu».
Suono il citofono e il cancello si apre, io entro e Matilde a quattro zampe mi segue, è eccitatissima sembra una cagna in calore, zampetta nell'erba del giardino si sfrega la figa per terra, mi tocca chiamarla per avere la sua attenzione, proprio come con un cane. Non avevo mai visto una trasformazione così radicale davanti ai miei occhi.
Con molti richiami mi conduce alla porta d'ingresso della casa, lei entra dalla porticina sgattaiolando nuda come un verme. E io spingo la porta. Paola è davanti ai miei occhi, completamente nuda ma seduta su quello che sembra essere un trono.
«La mia cagnolina», strilla mentre Matilde le si avvicina, lei restando a quattro zampe si striscia alle gambe della donna mentre la corvina l'accarezza grattandole il culo e la figa, facendola friggere di passione.
«E tu? Cosa fai ancora vestita?», mi chiede.
«Spogliati e indossa il collare, da oggi sei una delle mie cagne e dovrò educarti, spogliati e inginocchiati».
Obbedisco subito e improvvisamente torno nuda mi inginocchio ai piedi di Paola e lei mi allaccia un collarino di cuoio marrone mi metto a quattro zampe e inizio a leccarle i piedi.
«Fuffy leccale la figa, è un ordine».
Così Matilde inizia a infilarmi la lingua laggiù, adesso quest'avventura è iniziata e sono già madida di sudore e umori.
«padrona sono la sua umile cagna, spero mi porti a fare delle lunghe e rilassanti passeggiate».
Le dico mentre le pulisco i piedi.
«Lo farò se ti comporterai bene, bel frattempo leccami la fica, devo anche pisciare».
Salgo mettendo il viso sulla sedia mentre Matilde mi sta lecando il fondoschiena riesco a sentire la lingua che mi assapora dopo avermi colpito. Poi allungo la lingua e assaporo il fiore più prelibato della mia padrona e capisco di essere nel posto giusto, nuda con un collare al collo, schiava e animaletto di un'altra donna.



scritto il
2024-11-25
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