Desiderio Senza Volto

di
genere
incesti

Era un giovedì pomeriggio di fine estate quando Luca, studente universitario, un ventiduenne dal fisico asciutto e muscoloso con capelli scuri che ricadevano in ciocche ribelli sulla fronte e occhi di un verde intenso che rivelavano una curiosità insaziabile, decise di passare il tempo in un bar del centro, così da studiare fuori casa dove il silenzio era insopportabile visto che viveva ancora a casa e entrambi lavoravano fino a tardi. Luca, alto e con un'aria di chi sa di essere desiderabile, indossava jeans che mettevano in risalto la sua figura e una maglietta nera che aderiva perfettamente al suo corpo tonico, al collo la sua immancabile catenina d'oro, non se ne separava mai.
Mentre sorseggiava il suo caffè con lo sguardo distratto sul libro di diritto privato, l'aria di noia cominciò a dissolversi quando alzò gli occhi verso la folla che riempiva il bar, un caleidoscopio di vite in pausa o in movimento, gente di passaggio. In un angolo, c'era un gruppo di studentesse universitarie, l'energia giovanile che emanavano era palpabile. Una di loro, con capelli castani legati in una coda alta e un paio di occhiali dalla montatura nera sfoggiava una camicia bianca leggermente trasparente sotto un cardigan grigio aperto, i jeans skinny le avvolgevano le gambe con eleganza. Accanto a lei, una ragazza dai capelli biondi ondulati e un viso spruzzato di lentiggini indossava un vestito a fiori che le cadeva morbidamente sulle spalle, lasciando intuire una silhouette invidiabile ; i loro libri e laptop erano sparsi sul tavolo, tra tazze di caffè e biscotti, la conversazione animata ma concentrata. Non lontano, una madre di famiglia si era concessa una pausa dal lavoro, la sua postura rilassata ma composta tradiva un mix di stanchezza e sollievo. Aveva scelto un abito verde smeraldo, semplice ma ben tagliato, che le metteva in risalto la figura e una sciarpa di seta avvolta con nonchalance intorno al collo. I capelli, raccolti in un elegante chignon, mostravano qualche filo grigio che aggiungeva fascino alla sua bellezza matura, accanto a lei, la sua borsa di lavoro, piena di documenti e il cellulare che occasionalmente vibrava per i messaggi.
Tra queste figure, alcune donne erano meno memorabili: una in particolare, con un abbigliamento pratico e anonimo, jeans e maglione largo, il viso senza trucco e lo sguardo perso nel vuoto, sembrava essere lì solo per la necessità del caffè piuttosto che per il piacere della compagnia. Gli studenti maschi erano altrettanto vari. Uno di loro, con un cappellino da baseball e una felpa con il logo dell'università, discuteva animatamente di un progetto, gesticolando con una penna in mano. Un altro, più silenzioso, con occhiali rotondi e un look da intellettuale, sfogliava le pagine di un manuale di economia, la fronte corrugata in concentrazione. C'erano i lavoratori notturni, quelli che avevano lavorato fino a tarda notte e che ora si concedevano un momento di relax. Un uomo con la barba incolta, la camicia fuori dai pantaloni e le borse sotto gli occhi, beveva una birra con un'espressione di stanco sollievo. Parlava con un collega, il loro dialogo punteggiato da risate e sbadigli, i loro vestiti ancora impregnati dell'odore di cucina o di ufficio.

Infine, c'era chi semplicemente chiacchierava tra amici, il tavolo pieno di tazze vuote e nuovi bicchieri di birra, l'atmosfera allegra e rilassata. Le loro voci si mescolavano con la musica di sottofondo, creando una sinfonia di vita quotidiana. Un gruppo di amici, chiaramente reduci da una notte di lavoro o studio, rideva forte, uno di loro con una maglietta macchiata di caffè, un altro con un giornale aperto davanti, fingendo di leggere mentre ascoltava le battute.
In questo microcosmo di umanità, c'era chi cercava un momento di pace, chi una pausa dalla routine, chi un'oasi di socialità in un mondo solitario. Ogni persona, con il suo abbigliamento, le sue espressioni, e le sue piccole storie non dette, contribuiva a creare un ambiente vibrante e variegato, dove ogni sorso di caffè o birra raccontava qualcosa di più di una semplice pausa, torna a concentrarsi sul libro tornando a ignorare il mondo attorno a se.
Luca, con un'improvvisa necessità alla vescica, chiude il suo libro di diritto privato, fiducioso che nessuno lo ruberà in sua assenza. Si alza dalla sedia, dà un'occhiata veloce alla folla del bar e si dirige verso il corridoio che porta ai bagni. Supera la porta con la scritta "Donne", l'insegna illuminata da una luce soffusa, e entra nel bagno degli uomini.
Il bagno è tipico di un locale affollato: specchi lungo una parete riflettono la luce dei neon, lavandini in ceramica bianca con rubinetti bruniti dal tempo e un odore persistente di disinfettante misto a quello più umano dei frequentatori. Le cabine sono dall'altra parte, delle strutture in legno chiaro, ognuna con una porta che promette un minimo di privacy. Luca sceglie una di queste, chiudendosi dentro. La luce è regolata da un timer, che si spegne dopo pochi minuti di inattività, lasciando il bagno in una penombra interrotta solo dal ronzio del sistema di ventilazione.

Mentre si prende cura del suo bisogno, il suo telefono emette un suono, segnalando l'arrivo di un messaggio. Distraendosi, Luca tira fuori il cellulare dalla tasca, la luce dello schermo crea un piccolo alone luminoso nel buio. Si attarda a rispondere, e la luce del bagno si spegne, lasciandolo in una oscurità quasi totale, rotta solo dal chiarore del telefono.

Proprio in quel momento, un altro bagliore cattura la sua attenzione. Proveniente da una parte bassa della parete divisoria tra le cabine, un fascio di luce filtra attraverso un piccolo buco, posizionato a mezza altezza. La curiosità lo spinge a chinarsi. Si abbassa lentamente, il volto quasi a livello del pavimento, il cuore che batte un po' più forte per l'intrusione inaspettata di un mistero in un luogo così comune.

Il buco non grandissimo ma nemmeno poco, sui sette centimetri di diametro offre una vista limitata ma intrigante sul dietro della cabina, in direzione dei bagni femminili, un buco nella parete divisoria che dava proprio verso una delle cabine delle donne. Questo buco, strategicamente posizionato, permetteva di vedere in quel momento una sconosciuta dal collo in giù, senza rivelare il suo viso.
Dall'altra parte, la donna era seduta sul water, le gambe aperte, offrendo una visione che fece accelerare il battito di Luca. Indossava un abito rosso, aderente e corto, che finiva a metà coscia, rivelando gambe lunghe e ben modellate, avvolte in calze nere autoreggenti che terminavano in tacchi a spillo. L'abito si stringeva alla vita, accentuando un busto generoso, i seni pieni che spingevano contro il tessuto, lasciando intravedere il pizzo del reggiseno attraverso un'audace scollatura. Le sue mani erano impegnate in un atto di piacere personale, le dita che scivolavano tra le pieghe umide del suo sesso, visibile attraverso il tanga nero che indossava sotto l'abito.
Luca, sopraffatto da un'eccitazione che gli faceva girare la testa, non poté più resistere. Il suo membro, duro come non mai, era già fuori dai pantaloni, e iniziò a segarsi con movimenti frenetici, il respiro affannoso mentre osservava ogni minimo movimento della donna dall'altra parte. La vista di lei attraverso quel buco nella parete aveva acceso in lui una fiamma che non poteva essere ignorata.
La donna si avvicinò, forse guidata da un istinto primordiale, forse aveva sentito i suoi rumori anche se lievi e i loro occhi si incontrarono, anche se i dettagli erano nascosti dall'oscurità. Luca, inizialmente imbarazzato, cercò di ritirarsi nell'ombra, ma il suo desiderio era troppo forte, il suo sesso troppo duro. Si morse il labbro, il cuore che batteva come un tamburo, e si avvicinò di nuovo, offrendo la possibilità alla donna di allontanarsi se lo avesse voluto.
Ma lei rimase e quando Luca spinse il suo membro attraverso il buco, la sentì subito, la calda umidità della sua bocca che lo avvolgeva, le sue labbra, turgide e morbide, scivolavano lungo la sua lunghezza, la lingua che si muoveva con abilità, danzando e accarezzando ogni centimetro, un pompino che lo portò sull'orlo del delirio. I gemiti di entrambi, soffocati ma intensi, riempivano l'aria, il suono del piacere che attraversava quel confine proibito. Poi, senza dire una parola, la donna si alzò, e Luca sentì il fruscio dei vestiti. Lei si tolse la parte superiore, rivelando seni pieni e sodi, la pelle che brillava debolmente alla luce del bagno dalla parte di lei. I capezzoli erano eretti, piccoli e scuri, invitanti come frutti maturi. Si girò, offrendo una vista completa del suo corpo, e si chinò, avvicinando i seni al buco.
Con movimenti deliberati, iniziò a fare una spagnola, accogliendo il membro di Luca tra i suoi seni, stringendolo con una pressione perfetta. Il calore della sua pelle, la morbidezza dei seni che si muovevano ritmicamente, creando un tunnel di piacere che lo faceva impazzire. Ogni spinta tra quei seni meravigliosi era come un bacio erotico, la sensazione di essere accarezzato e amato da quella parte del corpo così sensuale.
I gemiti di Luca si fecero più forti, il piacere che cresceva a ogni movimento, la donna che continuava a muoversi, i suoi seni che accoglievano, stringevano, accarezzavano il suo sesso con una maestria che lo portò al limite. Infine il culmine, un orgasmo che lo attraversò come un fulmine, sborrando copiosamente tra i suoi seni, il suo seme che macchiava la sua pelle mentre lei continuava a muoversi, prolungando il piacere fino all'ultimo spasmo. Pensava che era finito ma lei non aveva finito, lo prese di nuovo in bocca era era esperta, quella lingua, il suo risucchio, riporto il membro di lui di nuovo duro, eccitato come mai era Luca in vita sua. La sua lingua che danzava lungo la sua lunghezza in un pompino che lo fece quasi di nuovo impazzire, i suoi gemiti erano soffocati ma chiari, il suono del piacere condiviso attraverso uno spazio così ristretto.
La donna si alzò, girandosi con il sedere verso il buco, sollevando l'abito per offrire una vista ancora più intima. Con un movimento deciso, si impalò su di lui, ogni spinta fatta attraverso quel buco sembrava un'esplorazione di un territorio proibito. Il suo corpo si muoveva con una grazia e una sensualità che contrastavano con l'atto crudo e primitivo. Luca sentiva ogni contrazione, ogni gemito che la sconosciuta cercava di trattenere mentre il piacere cresceva.
Il culmine arrivò quando Luca, travolto dall'orgasmo, sborrò dentro di lei, i loro corpi in sincronia anche se separati dalla parete. Si ritirò lentamente, lasciando la donna dall'altra parte in un silenzio rotto solo dai loro respiri affannosi.
Tornato nella sala del bar, il cuore di Luca batteva ancora forte. Cercava tra la folla, desideroso di vedere il volto di colei che aveva appena posseduto con tale intensità. E poi la vide, sua madre, Giada, una donna di 45 anni che ancora portava con sé la bellezza della giovinezza, la donna che gli aveva regalato e messo al collo la catenina d'oro che contava molto per lui. Aveva indosso esattamente quell'abito rosso, le calze nere e i tacchi a spillo che aveva visto attraverso il buco. I suoi capelli castani erano ora sciolti, incorniciando un viso che conosceva fin troppo bene.
Maria, con un sorriso innocente che contrastava con l'atto appena compiuto, si avvicinò a lui, ignara del legame appena creato tra loro. Luca, con un mix di orrore e desiderio, si rese conto che aveva appena esplorato il corpo di sua madre in un modo che né la sua mente né il suo cuore erano preparati ad accettare. Seduto, con il suo caffè ormai freddo, cercava di elaborare questa verità sconvolgente, un segreto che avrebbe per sempre cambiato il loro rapporto, ma ora finse che non era accaduto nulla, lei che lo informava che era uscita prima da lavoro, che aveva una bella notizia per lui, stasera avrebbe preparato il suo piatto preferito, era di ottimo umore come mai non la vedeva da tanto, troppo tempo, tornò a casa con lei.
scritto il
2024-12-29
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