Sofia, la ragazza pazzerella che mi sverginò

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genere
prime esperienze

Sono trascorsi quasi vent'anni, ma il ricordo di Sofia è ancora vivo nella mia mente. Sofia era una mia compagna di classe alle superiori: una ragazza allegra, esuberante e imprevedibile, capace di sorprenderci sempre con le sue idee stravaganti. La sua voglia di vivere e divertirsi sembrava non avere limiti. Tuttavia, la sua esuberanza non si accompagnava a un adeguato impegno scolastico; anzi, per lei la scuola era solo una perdita di tempo. Aveva già perso un anno prima di unirsi alla mia classe e sembrava destinata a perderne un altro, ma a lei non importava affatto.

Abitava a tre chilometri da casa mia e ci trovavamo a prendere lo stesso autobus per andare a scuola. Al mattino Sofia saliva prima di me e mi riservava un posto appoggiando il suo zainetto. Quando mi vedeva salire, mi faceva segno di sedermi accanto a lei. Durante il tragitto, le nostre conversazioni spaziavano su qualsiasi argomento tranne che sulla scuola, alla fine la sua risata contagiosa riusciva sempre a strapparmi un sorriso.

Un mattino di fine aprile, Sofia mi chiese se avessi studiato Storia, confessando di non aver nemmeno aperto il libro e temendo di essere interrogata. Io, che avevo dato solo una rapida occhiata all'argomento, fui sorpreso quando propose di marinare la scuola per andare al mare, piuttosto che rischiare una figuraccia in classe. Il tempo era sereno, il sole splendeva alto nel cielo, ma un venticello fastidioso, proveniente dalla costa, portava con sé un lieve brivido che disturbava la dolcezza della giornata.

Non ci impiegò molto per convincermi. «Sei veramente incorreggibile», le dissi, mentre lei sorrideva con quella sua aria maliziosa. Giunti alla stazione centrale dei bus, ci dirigemmo verso il mezzo diretto alla località balneare più vicina. Prima di salire, notai Sofia che si avvicinava a un giovane nordafricano; gli allungò una banconota e lui le consegnò uno spinello, che lei nascose velocemente nello zainetto.

Il viaggio durò quasi un’ora, e a bordo c'erano solo una decina di passeggeri. Ci sedemmo nell’ultimo sedile e, dato che Sofia non aveva dormito molto la notte precedente, si lasciò andare appoggiando la testa sulla mia spalla. In quella posizione potevo percepire la morbidezza e la consistenza del suo seno che spingeva sul mio avambraccio, l'erezione fu inevitabile.

Mentre la guardavo, sentivo il suo respiro sul mio collo. Era davvero carina, con quel fisico snello e agile. I suoi capelli castani, lunghi e mossi, brillavano alla luce del sole, evidenziando i riflessi ramati. I suoi grandi occhi verdi, pieni di vitalità, e le lentiggini sul suo naso la rendevano ancora più affascinante. Indossava abiti casual: jeans attillati e felpa oversize.

Quando arrivammo alla spiaggia, i lavoratori balneari stavano allestendo lettini e ombrelloni per l’imminente arrivo dei primi turisti. Sofia mi prese per mano e mi trascinò verso la riva. «Fermiamoci qui», disse, indicandomi un masso dove mi fece sedere.

Trovò un angolino tranquillo per fumare tranquillamente il suo spinello, lontana da sguardi indiscreti. Dopo averlo acceso e tirato la prima boccata, me lo passò. Un po’ perplesso, visto che non avevo mai fumato di quella roba, provai anch’io, ma la prima boccata mi fece tossire, e Sofia scoppiò a ridere. Poco dopo, decise di cimentarsi in un'altra delle sue stravaganze: «Facciamo il bagno?» mi chiese.

La giornata era bella, ma nonostante fossimo a fine aprile, il mare sembrava ancora troppo freddo e si era alzato il vento. Cercai una scusa, seppur banale: «Come facciamo a fare un bagno se non abbiamo i costumi?». Ma Sofia, sempre pronta a improvvisare, rispose: «E tu pensi di aver bisogno di un costume da bagno per tuffarti? Sotto i pantaloni hai i boxer, giusto?».

Quando annuii, lei concluse: «Perfetto, i boxer ti faranno da costume. Dai, prepariamoci. Ci divertiremo un sacco!». In un attimo, si tolse la felpa, rivelando un reggiseno sportivo che evidenziava le forme delle sue bocce. Con la stessa disinvoltura, si liberò dei jeans e mi incoraggiò a fare lo stesso. Fu la mia incoscienza, alimentata dallo spinello, a convincere un pigro come me a spogliarsi per affrontare il mare con i soli boxer.

Saltellando e lamentandomi per il freddo, la raggiunsi in acqua, quando fui a tiro, lei cominciò a schizzarmi emettendo degli urletti. Come avevo previsto, l'acqua era gelida, ci rimasi immerso per una decina di minuti poi, nonostante la mia resistenza, ritornai a riva gemendo di freddo. Sofia mi seguì, lamentandosi perché desiderava rimanere ancora. Recuperati i vestiti, lasciati tra gli scogli, le feci notare: «E ora ci rivestiamo tenendo l’intimo bagnato? Questo non l'avevi considerato?»

Ma Sofia, sempre brillante, indicò un gruppo di cabine, poco lontane, e disse: «Andiamo a cambiarci lì». Purtroppo le prime tre cabine erano state chiuse a chiave dal bagnino, ma aveva dimenticato la quarta che si aprì. La invitai a cambiarsi per prima. «Ma che stai dicendo?» mi rispose lei con un sorriso sornione «Su, entriamo tutti e due assieme». Rimasi senza parole, la sola idea che ci saremmo visti nudi a vicenda fece galoppare il mio cuore.

Senza tradire il minimo imbarazzo Sofia pinzò il tessuto elastico del reggiseno sportivo sollevandolo per sfilarlo dalla testa, esponendo al mio sguardo arrapato le sue sode tette. Su di esse si notava l'effetto del bagno nell'acqua fredda: le areole si erano raggrinzite e i capezzoli inturgiditi. Pochi istanti dopo si liberò anche delle mutandine, mostrando senza pudore in suo sesso completamente depilato.

Ripose il reggiseno nello zainetto assieme alle mutandine e, completamente nuda, si girò verso di me per chiedermi «E tu cosa aspetti?». Ero molto impacciato ma, con il cuore che batteva forte presi coraggio e abbassai lentamente i boxer sotto il suo sguardo curioso. Caddi nell'imbarazzo più totale quando mi resi conto che il mio pene era notevolmente rimpicciolito a causa dell'acqua fredda. Per lo stesso motivo le palle si erano sollevate, salendo fin sotto all'asta del pene.

«Che carino il tuo pisellino» affermò Sofia prendendomi in giro, ma subito dopo aggiunse «Conosco un metodo per resuscitarlo». Si inginocchiò di fronte a me e, senza esitare, prese fra le labbra quel mozzicone che avevo fra le gambe in quel momento. Cominciò a succhiarlo, forte e intensamente, ci mise passione e i risultati furono evidenti: il mio piccino cambiò completamente aspetto diventando lungo, grosso ed eretto.

Mi masturbò delicatamente per alcuni istanti prima di farlo entrare di nuovo in bocca, ora il mio membro la riempiva. Cominciò a muovere la testa avanti ed indietro, succhiando forte. Le appoggiai una mano sulla nuca per aiutarmi a spingere il pene più a fondo. In breve Sofia riuscì a prendere un ritmo regolare. La sua bocca non mi concedeva tregua, faceva entrare e uscire il pene con un ritmo sempre più incalzante.

Quando comprese che stavo per venire, smise di succhiarmi il cazzo e mi fece sdraiare sul pavimento in legno della cabina. Mi ritrovai disteso, il cuore che batteva forte nel petto per l'emozione, mentre la guardavo salire sopra di me. I suoi occhi brillavano di una luce intensa, e un sorriso malizioso giocava sulle sue labbra. In quel momento, il mondo esterno svanì; esisteva solo lei e la connessione che stavamo creando.

Lei guidò il mio pene all'ingresso della vagina e poi si impalò senza esitare. Nel momento della penetrazione, reclinò la testa all'indietro e una smorfia apparve sul suo viso. Quando iniziò a muoversi, sentii una scarica di emozioni travolgenti. Ogni suo movimento era un mix di grazia e potere; lei era padrona della situazione, e io mi lasciai guidare, abbandonandomi completamente al suo ritmo. Non avevo bisogno di controllare nulla; potevo semplicemente godermi quel momento.

Le sue mani si posarono sul mio petto, ogni suo tocco era un invito a lasciarmi andare, mi stava guidando in un meraviglioso viaggio di piacere. La sua presenza era magnetica; mi sentivo attratto da lei in modo totale. Il suo corpo si muoveva con sicurezza, mi cavalcava muovendo i fianchi con un movimento lento e circolare. Ogni sua mossa mi provocava ondate di piacere che si diffondevano in tutto il mio essere. La connessione tra noi era palpabile; non era solo fisica, ma anche emotiva.

Sentii il calore crescere dentro di me, mentre la nostra intimità si intensificava. Le sue generose tette si scuotevano al ritmo che lei imprimeva alla cavalcata. Alzai le braccia e le strinsi fra le mani affondandovi le dita. Mentre lei accelerava emettendo gemiti di piacere, sentii che mi stavo avvicinando sempre di più al limite.

Avrei voluto trattenermi, far durare quel momento il più a lungo possibile, ma era difficile con i suoi fianchi che si muovevano sempre più velocemente. Percepii che stavo per raggiungere il punto di non ritorno, pochi istanti dopo fui sopraffatto da un potente orgasmo, il primo avuto durante un rapporto sessuale. Certo, nulla a che vedere con quelli che avevo provato fino a quel momento masturbandomi.

Emisi un basso gemito e raggiunsi l'orgasmo, fiotti di sperma caldo le riempirono la vagina. Lei non si fermò subito, era prossima a venire. Il suo corpo si irrigidì, ebbe degli spasmi, si contorse e venne. Sofia si accasciò su di me, con la testa appoggiata sul mio petto, mentre entrambi cercavamo di riprendere fiato. Siamo rimasti lì per qualche minuto, con i corpi nudi a diretto contatto baciandoci con passione.

Al termine dell'anno scolastico, Sofia fu bocciata, io invece me la cavai con un solo debito da recuperare a settembre. Non la vidi più ma, il ricordo della ragazza che mi sverginò, rimarrà sempre vivo nella mia mente...


© SUPERSEX

scritto il
2024-11-15
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