Schiavitù - cap 1 Introduzione
di
Fayand
genere
dominazione
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Il seguente scritto è un’opera di fantasia, ogni riferimento è fatti e persone è puramente casuale.
Il punto fondamentale di tutta questa storia è che sono ricco. Molto ricco.
E questo, vi assicuro, fa la differenza. È meglio però che vi racconti un minimo di me prima di arrivare ai fatti.
Vengo da una famiglia benestante, perché ovviamente, per fare soldi, servono soldi, inutile girarci intorno, devi saperli far fruttare, ma senza una base solida non puoi investire. Da ragazzino ero piuttosto brutto, un po’ sfigato, forzato da regole ed etichette borghesi ormai antiquate che mi rendevano goffo con i miei coetanei. Inutile dire che le ragazze nemmeno mi guardavano, e di questo pativo molto. Quando i miei amici cominciavano ad avere le prime relazioni e le prime esperienze io ero assolutamente tagliato fuori, e questa situazione si è protratta per diversi anni. Voglio essere del tutto sincero con chi mai leggerà queste poche righe, ho sofferto la solitudine, volevo una ragazza a cui voler bene, con cui condividere le cose belle e i progetti per il futuro, ma nulla, continuavo ad essere respinto. Così ho fatto quello che mi restava da fare, ovvero studiavo, lavoravo, e cercavo di elevarmi dal punto di vista economico e sociale, sperando che questo sopperisse al resto e mi aiutasse a trovare la mia strada con le donne.
Mi sono laureato, ho approfondito , imparato, investito sulle mie idee, e prima dei 30 avevo un’azienda. Naturalmente non era tutto rose e fiori, i rischi d’impresa erano alti e le notti insonni tante, viaggiavo molto spesso, trascuravo completamente la vita relazionale di qualsiasi giovane della mie età, ma sono stato bravo e fortunato, e i fondi crescevano. Da lì ho iniziato a diversificare gli investimenti, espandermi, costruire diversi strati di movimenti, conoscere le persone giuste che mi potevano aprire altre porte, e alla fine, dopo decenni di lavoro sono finalmente arrivato dove volevo, a quel punto in cui, in realtà, vuole arrivare chiunque prenda la mia strada. Non misurare più la propria ricchezza in soldi, ma in potere. E ormai ne ho tanto, abbastanza da avere accesso ad un determinato tipo di divertimenti, ed è proprio su questi che vorrei incentrare i miei racconti.
Un punto importante per capire il seguito è che in tutto questo il mio rapporto con le donne ha continuato ad essere fallimentare. Certo, ora ne potevo avere quante volevo, ma loro non volevano me, volevo solo i miei soldi, e per questo le disprezzavo. Ho frequentato alcune delle escort più care d’Europa, e le ho sempre trovate oneste, uno scambio come qualsiasi altro, molto preferibile ad un rapporto falso e in ultima analisi molto più costoso. Sono un misogino?si, senza dubbio, inutile girarci intorno.
Venendo però a quello che voglio raccontarvi tutto comincia qualche anno fa, durante un viaggio di lavoro in cui incontro i vecchio amico che non vedevo da molto. La sera usciamo a bere qualcosa, ci si racconta un po’ tutto quello che abbiamo fatto negli ultimi tempi, e intanto le birre si accumulano. Inevitabilmente si arriva a parlare di donne, e dopo le solite battute e commenti ad un certo punto tira fuori una specie di biglietto da visita dicendomi “manda una mail qui, vedrai che mi ringrazierai”. Sul biglietto c’è solo uno strano indirizzo mail, immagino sia il contatto di qualche escort o di un bordello chissà dove, ma come dicevo l’ora è tarda, le birre tante e quindi metto il biglietto in tasca senza preoccuparmi più di tanto.
Tornato a casa svuoto la giacca e ritrovo il bigliettino. Incuriosito provo a mandare una mail, non è un indirizzo italiano quindi scrivo in inglese, dicendo semplicemente che un amico mi ha dato questo indirizzo e vorrei capire di cosa si tratta. Manco un’ora dopo l’invio mi arriva la risposta, piuttosto criptica in effetti. Indica semplicemente un ristorante della mia città, dicendomi che ci saremmo incontrati lì tra due giorni, al bar, alle 18. Onestamente sono incuriosito, tutto questo sembra uscito da un film, e per quanto non mi aspetto niente di davvero interessante è un piacevole diversivo dalla monotonia del lavoro.
I due giorni passano in fretta, e mi presento al luogo dell’appuntamento con qualche minuto di anticipo. Trovo ad aspettarmi un uomo sulla sessantina, molto ben vestito, parla molto bene italiano ma dall’accento mi sembra di capire che provenga dall’Europa dell’est. Dopo le presentazioni e i convenevoli arriviamo agli affari, e mi dice che il gruppo che rappresenta si occupa di fornire prodotti assolutamente esclusivi e di lusso ai pochi uomini che posso apprezzarli ed ovviamente permetterseli. Mi racconta che per la realizzazione di questi prodotti ci vogliono diversi anni di lavoro, di investimento e di pazienza, anche considerando che il controllo qualità (usa esattamente questa espressione) è estremamente rigido e almeno metà dei risultati ultimi non è considerabile soddisfacente e viene eliminato.
A questo punto sono piuttosto confuso, e con un po’ più di impazienza di quella che mi piace mostrare negli affari chiedo senza mezzi termini esattamente cosa mi sta proponendo. L’uomo tira fuori un tablet, lo accende e me lo mostra. Vedo immagini di ragazze, di diversa nazionalità, tutte in abbigliamento e pose decisamente sexy. Gli dico che se ho bisogno di una troia non mi deve perdere una serata al bar e faccio per andarmene, quando mi dice “aspetti, non ci siamo capiti, non parlo di prostitute, parlo di schiave. Noi non vendiamo i servizi delle ragazze, vendiamo le ragazze”.
Questo mi lascia onestamente attonito, eppure sento qualcosa svegliarsi in fondo al cervello, e, inutile negarlo, nei pantaloni.
Avete presente quando vi dicevo che i soldi, oltre una certa misura, diventano irrilevanti a quel punto parliamo di potere?ecco, intendevo ottenere i permessi per costruire qualcosa in una zona storica e non edificabile, intendevo avere accesso a certe informazioni con largo anticipo, ottenere dei regimi fiscali agevolati per le proprie aziende, o partecipare a certi eventi o ancora sapere che le autorità non avrebbero indagato su certi affari. Beh qui stavamo dando un significato totalmente diverso al termine potere. Non ho mai pensato di poter possedere una persona, eppure era esattamente quello che mi si stava proponendo. Ovviamente ero curioso ma scettico, così ho chiesto come sarebbe avvenuto il tutto. Inizia a raccontarmi che queste ragazze veniva da paesi del terzo mondo, da famiglie in situazioni di estrema povertà, e venivano letteralmente acquistate dalla famiglia per delle somme considerevoli, che avrebbero consentito la sopravvivenza del resto della famiglia per diversi anni. Venivano acquistate molto giovani, portate in luoghi protetti in cui crescere sane, nutrite e curate, e “formate” all’obbedienza, addestrate a servire, inquadrate in una vita di totale depersonalizzazione, inculcando loro l’idea di essere un bene, un oggetto, non un essere umano. Alcune non si rivelavano adatte allo scopo, e venivano scartate. Non ho avuto il coraggio di chiedere cosa intendesse per scartate. In tutto questo diedi per ovvio che lo scopo ultimo fosse di natura sessuale, ma in realtà, da come il mio interlocutore poneva il tutto, mi resi conto che non era necessariamente così, di un oggetto si può disporre in qualsiasi modo, anche per pulsioni molto più macabre. Del resto al venditore, una volta incassato il compenso, non interessava nulla della sorte della merce, doveva solo garantire che alla consegna fosse in salute e totalmente remissiva.
Ero piuttosto sconvolto, non mi aspettavo nulla del genere, queste cose si vedono solo al cinema. Gli dissi che dovevo pensarci e lo avrei ricontattato, ma mentre guidavo fino a casa, fermo sotto la luce rossa di un semaforo, sapevo che avevo già deciso, dovevo solo scendere a patti con la scelta e con il tipo di persona che avevo scoperto di essere.
Passò qualche giorno, cercai di scacciare l’idea di comprare una ragazzina che aveva la sola colpa di essere nata nel lato sbagliato del mondo. Era un pensiero abominevole eppure colpiva in pieno la mia unica debolezza, soddisfava il mio profondo disprezzo per le donne, mi vendicava di una giovenizza in solitudine ed era un tipo di affare a me ancora sconosciuto. Non aveva senso in realtà far pagare i miei disagi ad una sconosciuta, ma non potevo che vederlo come una rivincita verso il genere femminile. In quei giorni chiamai due escort, pensai che forse sfogandomi avrei visto con più chiarezza la follia di questa proposta, eppure niente, anzi, mentre le scopavo pensavo a come sarebbe stato possederle, cosa le avrei costrette a fare per me.
Una sera piovosa, sorseggiando scotch, scrissi a quell’uomo. Mi mandò una specie di catalogo, da cui scegliere il mio acquisto. Praticamente scelsi quasi a caso, una ragazza asiatica piccina e minuta, con un bel culetto tondo e un accenno di seno. Non sapevo da dove venisse, forse era coreana, forse thailandese, non me ne fregava niente, l’uomo si complimentò per la scelta e mi comunicò il prezzo. Era alto, senza dubbio, ma diciamo che ho in garage auto che costano la stessa cifra. Pagai con un bonifico istantaneo da un conto non tracciabile di una banca estera abituata a certe transazioni particolari, e praticamente subito mi dissero che avrebbe to consegnato la merce la settimana successiva.
Ero ancora preda di sentimenti contrastanti, da un lato credevo semplicemente che fosse una truffa e di aver buttato via l’equivalente di un appartamento di lusso, dall’altro lato pensavo a come avrei gestito le cose una volta consegnata.
In questo momento, mentre sto scrivendo, la ragazza in questione è inginocchiata davanti a me, sul tappeto davanti al divano, e mi sta praticando un pompino talmente profondo da vedere il rigonfiamento del cazzo nella sua gola, quindi, alla fine, non era una truffa.
Il seguente scritto è un’opera di fantasia, ogni riferimento è fatti e persone è puramente casuale.
Il punto fondamentale di tutta questa storia è che sono ricco. Molto ricco.
E questo, vi assicuro, fa la differenza. È meglio però che vi racconti un minimo di me prima di arrivare ai fatti.
Vengo da una famiglia benestante, perché ovviamente, per fare soldi, servono soldi, inutile girarci intorno, devi saperli far fruttare, ma senza una base solida non puoi investire. Da ragazzino ero piuttosto brutto, un po’ sfigato, forzato da regole ed etichette borghesi ormai antiquate che mi rendevano goffo con i miei coetanei. Inutile dire che le ragazze nemmeno mi guardavano, e di questo pativo molto. Quando i miei amici cominciavano ad avere le prime relazioni e le prime esperienze io ero assolutamente tagliato fuori, e questa situazione si è protratta per diversi anni. Voglio essere del tutto sincero con chi mai leggerà queste poche righe, ho sofferto la solitudine, volevo una ragazza a cui voler bene, con cui condividere le cose belle e i progetti per il futuro, ma nulla, continuavo ad essere respinto. Così ho fatto quello che mi restava da fare, ovvero studiavo, lavoravo, e cercavo di elevarmi dal punto di vista economico e sociale, sperando che questo sopperisse al resto e mi aiutasse a trovare la mia strada con le donne.
Mi sono laureato, ho approfondito , imparato, investito sulle mie idee, e prima dei 30 avevo un’azienda. Naturalmente non era tutto rose e fiori, i rischi d’impresa erano alti e le notti insonni tante, viaggiavo molto spesso, trascuravo completamente la vita relazionale di qualsiasi giovane della mie età, ma sono stato bravo e fortunato, e i fondi crescevano. Da lì ho iniziato a diversificare gli investimenti, espandermi, costruire diversi strati di movimenti, conoscere le persone giuste che mi potevano aprire altre porte, e alla fine, dopo decenni di lavoro sono finalmente arrivato dove volevo, a quel punto in cui, in realtà, vuole arrivare chiunque prenda la mia strada. Non misurare più la propria ricchezza in soldi, ma in potere. E ormai ne ho tanto, abbastanza da avere accesso ad un determinato tipo di divertimenti, ed è proprio su questi che vorrei incentrare i miei racconti.
Un punto importante per capire il seguito è che in tutto questo il mio rapporto con le donne ha continuato ad essere fallimentare. Certo, ora ne potevo avere quante volevo, ma loro non volevano me, volevo solo i miei soldi, e per questo le disprezzavo. Ho frequentato alcune delle escort più care d’Europa, e le ho sempre trovate oneste, uno scambio come qualsiasi altro, molto preferibile ad un rapporto falso e in ultima analisi molto più costoso. Sono un misogino?si, senza dubbio, inutile girarci intorno.
Venendo però a quello che voglio raccontarvi tutto comincia qualche anno fa, durante un viaggio di lavoro in cui incontro i vecchio amico che non vedevo da molto. La sera usciamo a bere qualcosa, ci si racconta un po’ tutto quello che abbiamo fatto negli ultimi tempi, e intanto le birre si accumulano. Inevitabilmente si arriva a parlare di donne, e dopo le solite battute e commenti ad un certo punto tira fuori una specie di biglietto da visita dicendomi “manda una mail qui, vedrai che mi ringrazierai”. Sul biglietto c’è solo uno strano indirizzo mail, immagino sia il contatto di qualche escort o di un bordello chissà dove, ma come dicevo l’ora è tarda, le birre tante e quindi metto il biglietto in tasca senza preoccuparmi più di tanto.
Tornato a casa svuoto la giacca e ritrovo il bigliettino. Incuriosito provo a mandare una mail, non è un indirizzo italiano quindi scrivo in inglese, dicendo semplicemente che un amico mi ha dato questo indirizzo e vorrei capire di cosa si tratta. Manco un’ora dopo l’invio mi arriva la risposta, piuttosto criptica in effetti. Indica semplicemente un ristorante della mia città, dicendomi che ci saremmo incontrati lì tra due giorni, al bar, alle 18. Onestamente sono incuriosito, tutto questo sembra uscito da un film, e per quanto non mi aspetto niente di davvero interessante è un piacevole diversivo dalla monotonia del lavoro.
I due giorni passano in fretta, e mi presento al luogo dell’appuntamento con qualche minuto di anticipo. Trovo ad aspettarmi un uomo sulla sessantina, molto ben vestito, parla molto bene italiano ma dall’accento mi sembra di capire che provenga dall’Europa dell’est. Dopo le presentazioni e i convenevoli arriviamo agli affari, e mi dice che il gruppo che rappresenta si occupa di fornire prodotti assolutamente esclusivi e di lusso ai pochi uomini che posso apprezzarli ed ovviamente permetterseli. Mi racconta che per la realizzazione di questi prodotti ci vogliono diversi anni di lavoro, di investimento e di pazienza, anche considerando che il controllo qualità (usa esattamente questa espressione) è estremamente rigido e almeno metà dei risultati ultimi non è considerabile soddisfacente e viene eliminato.
A questo punto sono piuttosto confuso, e con un po’ più di impazienza di quella che mi piace mostrare negli affari chiedo senza mezzi termini esattamente cosa mi sta proponendo. L’uomo tira fuori un tablet, lo accende e me lo mostra. Vedo immagini di ragazze, di diversa nazionalità, tutte in abbigliamento e pose decisamente sexy. Gli dico che se ho bisogno di una troia non mi deve perdere una serata al bar e faccio per andarmene, quando mi dice “aspetti, non ci siamo capiti, non parlo di prostitute, parlo di schiave. Noi non vendiamo i servizi delle ragazze, vendiamo le ragazze”.
Questo mi lascia onestamente attonito, eppure sento qualcosa svegliarsi in fondo al cervello, e, inutile negarlo, nei pantaloni.
Avete presente quando vi dicevo che i soldi, oltre una certa misura, diventano irrilevanti a quel punto parliamo di potere?ecco, intendevo ottenere i permessi per costruire qualcosa in una zona storica e non edificabile, intendevo avere accesso a certe informazioni con largo anticipo, ottenere dei regimi fiscali agevolati per le proprie aziende, o partecipare a certi eventi o ancora sapere che le autorità non avrebbero indagato su certi affari. Beh qui stavamo dando un significato totalmente diverso al termine potere. Non ho mai pensato di poter possedere una persona, eppure era esattamente quello che mi si stava proponendo. Ovviamente ero curioso ma scettico, così ho chiesto come sarebbe avvenuto il tutto. Inizia a raccontarmi che queste ragazze veniva da paesi del terzo mondo, da famiglie in situazioni di estrema povertà, e venivano letteralmente acquistate dalla famiglia per delle somme considerevoli, che avrebbero consentito la sopravvivenza del resto della famiglia per diversi anni. Venivano acquistate molto giovani, portate in luoghi protetti in cui crescere sane, nutrite e curate, e “formate” all’obbedienza, addestrate a servire, inquadrate in una vita di totale depersonalizzazione, inculcando loro l’idea di essere un bene, un oggetto, non un essere umano. Alcune non si rivelavano adatte allo scopo, e venivano scartate. Non ho avuto il coraggio di chiedere cosa intendesse per scartate. In tutto questo diedi per ovvio che lo scopo ultimo fosse di natura sessuale, ma in realtà, da come il mio interlocutore poneva il tutto, mi resi conto che non era necessariamente così, di un oggetto si può disporre in qualsiasi modo, anche per pulsioni molto più macabre. Del resto al venditore, una volta incassato il compenso, non interessava nulla della sorte della merce, doveva solo garantire che alla consegna fosse in salute e totalmente remissiva.
Ero piuttosto sconvolto, non mi aspettavo nulla del genere, queste cose si vedono solo al cinema. Gli dissi che dovevo pensarci e lo avrei ricontattato, ma mentre guidavo fino a casa, fermo sotto la luce rossa di un semaforo, sapevo che avevo già deciso, dovevo solo scendere a patti con la scelta e con il tipo di persona che avevo scoperto di essere.
Passò qualche giorno, cercai di scacciare l’idea di comprare una ragazzina che aveva la sola colpa di essere nata nel lato sbagliato del mondo. Era un pensiero abominevole eppure colpiva in pieno la mia unica debolezza, soddisfava il mio profondo disprezzo per le donne, mi vendicava di una giovenizza in solitudine ed era un tipo di affare a me ancora sconosciuto. Non aveva senso in realtà far pagare i miei disagi ad una sconosciuta, ma non potevo che vederlo come una rivincita verso il genere femminile. In quei giorni chiamai due escort, pensai che forse sfogandomi avrei visto con più chiarezza la follia di questa proposta, eppure niente, anzi, mentre le scopavo pensavo a come sarebbe stato possederle, cosa le avrei costrette a fare per me.
Una sera piovosa, sorseggiando scotch, scrissi a quell’uomo. Mi mandò una specie di catalogo, da cui scegliere il mio acquisto. Praticamente scelsi quasi a caso, una ragazza asiatica piccina e minuta, con un bel culetto tondo e un accenno di seno. Non sapevo da dove venisse, forse era coreana, forse thailandese, non me ne fregava niente, l’uomo si complimentò per la scelta e mi comunicò il prezzo. Era alto, senza dubbio, ma diciamo che ho in garage auto che costano la stessa cifra. Pagai con un bonifico istantaneo da un conto non tracciabile di una banca estera abituata a certe transazioni particolari, e praticamente subito mi dissero che avrebbe to consegnato la merce la settimana successiva.
Ero ancora preda di sentimenti contrastanti, da un lato credevo semplicemente che fosse una truffa e di aver buttato via l’equivalente di un appartamento di lusso, dall’altro lato pensavo a come avrei gestito le cose una volta consegnata.
In questo momento, mentre sto scrivendo, la ragazza in questione è inginocchiata davanti a me, sul tappeto davanti al divano, e mi sta praticando un pompino talmente profondo da vedere il rigonfiamento del cazzo nella sua gola, quindi, alla fine, non era una truffa.
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