Schiavitù - cap 4
di
Fayand
genere
dominazione
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Tutto quello che leggerete è frutto di fantasia
Il giorno successivo andai a lavorare, lasciando detto ai miei collaboratori di chiamarmi immediatamente se ci fosse stato qualsiasi problema con la ragazza.
Era però una situazione che dovevo risolvere, stavo pensando di spostarla in un’altra casa, con il minimo necessario di contatti con l’esterno.
La giornata fu pesante e terribile, quando decisi di tornarmene a casa ero molto, molto arrabbiato. Per l’incompetenza di qualcuno avevo perso molto tempo, ed era una cosa che non sopportavo, i soldi si guadagnano e si perdono, è nelle cose, ma il tempo invece se ne va e basta, non torna mai, quindi non si può sprecare così.
Il cielo era plumbeo come il mio umore, tempo di scendere dall’auto ed entrare in casa e un tuono dà voce alle nuvole torve che coprono tutto. I domestici sono già andati via, mi cambio in fretta e vado a recuperare gli arrivi dell’altro giorno. Oggi voglio vedere se davvero quello che mi hanno scritto riguardo Grace è vero. Prendo un completino minimale, pelle nera, catenelle, borchie. Apro la porta di camera sua, praticamente manco la guardo. “Mettiti questo e raggiungimi in camera”. L’ho maltrattata, e non è colpa sua se ho avuto una giornata di merda, ma lei non è una persona giusto?capisco che la mia domanda non è così sarcastica, ho ancora dei dubbi sulla cosa…vediamo di fugarne qualcuno.
Poco dopo arriva, sembra davvero uscita da un incubo di De Sade, una musa che risveglia passioni proibite.
La faccio mettere in ginocchio su una sedia, piegata in avanti, lo sterno appoggiato allo schienale, mani dietro la schiena fermate dalle manette. Prendo un frustino, è corto, simile a quello che si usano per i cavalli. Ammiro per un attimo quel culo. Lo so che sono monotono, fissato, ma davvero, quel culo è una delle cose più belle che io abbia mai visto.
È la prima volta che frusto qualcuno, ma qualche video l’ho visto, proviamo…do un colpetto, senza troppa forza, ma più che altro senza convinzione. Grace emette un suono, un gemito basso, sexy, ma lontano da quello che dovrei sentire con una frustata. Riprovo, non molto più forte ma con un movimento più secco, più deciso. Sento il frustino fendere l’aria per quei pochi centimetri, finché non collide con il suo corpo. Questa volta il risultato è diverso, emette un urlo soffocato, le ha fatto male. Vedo comparire sul culo un segno scuro, dritto, di un affascinante rosso livido. Non credevo le lasciasse il segno, ma vedere quello sfregio su quell’opera d’arte mi eccita. Lo rifaccio, un urlo breve, significativo. Le fa molto male, ma non si muove di mezzo centimetro, non cerca di sottrarsi, non si lamenta neppure in realtà. Ho un’idea, per puro caso, mi viene vedendo i suoi piccoli, delicati piedi, con la pianta rivolta verso l’alto. Colpisco lì, forte. Questa volta urla davvero, un puro e semplice urlo di dolore. Lo rifaccio, urla ancora, vedo anche una lacrima le solca una guancia. Eppure, di nuovo, non un movimento. Non sembrava neppure piacerle però, semplicemente stava lì, a soffrire passivamente, accettando tutto come un dato di fatto e basta. Mi fa incazzare, concentro su di lei tutta la rabbia, la frustrazione, il rancore accumulato in tanti anni, ma non è lei a farmi incazzare, è la sua passività. Non so bene cosa fare, esito. L’ho comprata per questo, eppure non ha senso. So che una come lei, in altre circostanze, non mi avrebbe manco guardato, ma ora posso farle qualsiasi cosa. Vorrei abusare di lei, mi eccita da morire la cosa, ma non voglio che lei subisca il mio abuso, voglio farle del male ma non mi piace vederla soffrire, voglio scoparla finché non implora pietà ma so che è un rapporto rubato. Appoggio il cazzo durissimo al suo ano, spingo, forte. Entra, lei urla, un po’ per il dolore della penetrazione un po’ per le ferite della frusta. Continuo avanti e indietro, dentro e fuori, fregandomene dei suoi gemiti. Le piace?le fa male?entrambe?
Non mi interessa, voglio solo prenderla, punirla, possederla, salvarla. Sento lo sfintere stretto eppure morbido, mi avvolge il cazzo come un guanto, delicato, fermo, eccitante da morire.
La insulto, le parlo, “prendilo troia, ti sfondo il culo, ti sborro nel culo” “sì sì padrone si” “dai puttana, ti farcisco di sborra, godo, godoooo” e le vengo dentro, nel culo, a lungo, potenti fiotti di sperma che si schiantano nel suo intestino, offensivi come questo stupro e inutili come questo rapporto.
Non serve però a rasserenarmi, sono ancora incazzato, quel groviglio di pensieri ed emozioni è sempre lì. Lei non si muove, lo sperma le cola dal culo, e lei sta lì, come se non fosse successo niente. Le tolgo le manette “spogliati” si toglie quel completino minuscolo “a quattro zampe a terra” esegue, le prendo i lunghi capelli scuri, come se fossero un guinzaglio, la porto cosi fino al bagno, la faccio entrare nella doccia, in ginocchio.
Mi metto di fronte a lei e comincio a pisciarle addosso. Sul seno, in faccia, sui capelli. Niente, al massimo chiude gli occhi, ma non si muove di un centimetro. È come pisciare su una statua, tutto quello che ottengo è di aver sporcato un’opera d’arte.
Le dico di lavarsi e tornare in camera sua, me ne vado mentre si sta alzando ad aprire l’acqua.
Devo fare ordine, devo decidere come gestirla, cosa fare con lei, cosa voglio da lei. C’è troppa confusione e non posso andare avanti così, questi primi giorni sono stati profondamente destabilizzanti.
Per me, lei invece ha le idee perfettamente chiare.
Mi siedo per respirare un attimo, bevo un sorso di scotch, osservo il liquido ambrato nel bicchiere… devo sistemarla in un’altra casa. Averla qui mi focalizza solo su di lei, e non posso permettermelo, non è mia figlia, non è mia moglie. Non è manco una puttana però, quindi devo studiarmela bene, non fare le cose di fretta e ragionare su tutte le possibilità.
Nel frattempo però avevo già cominciato a pensare con il cazzo, indugiavi su cosa avrei potuto farle domani, pensavo di farle dei video, mi passò anche per la testa di prendere un’altra ragazza, per vedere se avrebbero instaurato un qualche tipo di rapporto, se l’avrebbe fatta sentire meno sola. E poi naturalmente di scoparle assieme, di farle scopare fra di loro…dovevo smetterla, era proprio lì il problema.
Con lei ragionavo con il cazzo. E questo non andava per niente bene.
Vado a vedere come sta, butto giù il contenuto del bicchiere e mi alzo. Apro la porta timidamente, e la vedo seduta sul letto, nuda. Che stupido, non le avevo detto di rivestirsi. Incredibile…ma chissenefrega per adesso. La vedo che si muove leggermente seduta sul letto, le fanno male le frustate. Entro, lei si alza, e di nuovo vedo che le fa male stare in piedi, per le altre frustate. La abbraccio, ricambia, ogni volta mi sembra una bambola, piccina, fragile. La faccio sdraiare sul letto, di lato, la testa appoggiata sulle mie ginocchia, le accarezzo i capelli, profumano di shampoo alla vaniglia, sono morbidi, setosi. Devo organizzarle anche estetista e parrucchiere periodico. Visite mediche, esercizio fisico, una dieta sana. Un sacco di cose, ci penseremo. Per ora continuo ad accarezzarla, pettinarla, coccolarla, finché non si addormenta.
Tutto quello che leggerete è frutto di fantasia
Il giorno successivo andai a lavorare, lasciando detto ai miei collaboratori di chiamarmi immediatamente se ci fosse stato qualsiasi problema con la ragazza.
Era però una situazione che dovevo risolvere, stavo pensando di spostarla in un’altra casa, con il minimo necessario di contatti con l’esterno.
La giornata fu pesante e terribile, quando decisi di tornarmene a casa ero molto, molto arrabbiato. Per l’incompetenza di qualcuno avevo perso molto tempo, ed era una cosa che non sopportavo, i soldi si guadagnano e si perdono, è nelle cose, ma il tempo invece se ne va e basta, non torna mai, quindi non si può sprecare così.
Il cielo era plumbeo come il mio umore, tempo di scendere dall’auto ed entrare in casa e un tuono dà voce alle nuvole torve che coprono tutto. I domestici sono già andati via, mi cambio in fretta e vado a recuperare gli arrivi dell’altro giorno. Oggi voglio vedere se davvero quello che mi hanno scritto riguardo Grace è vero. Prendo un completino minimale, pelle nera, catenelle, borchie. Apro la porta di camera sua, praticamente manco la guardo. “Mettiti questo e raggiungimi in camera”. L’ho maltrattata, e non è colpa sua se ho avuto una giornata di merda, ma lei non è una persona giusto?capisco che la mia domanda non è così sarcastica, ho ancora dei dubbi sulla cosa…vediamo di fugarne qualcuno.
Poco dopo arriva, sembra davvero uscita da un incubo di De Sade, una musa che risveglia passioni proibite.
La faccio mettere in ginocchio su una sedia, piegata in avanti, lo sterno appoggiato allo schienale, mani dietro la schiena fermate dalle manette. Prendo un frustino, è corto, simile a quello che si usano per i cavalli. Ammiro per un attimo quel culo. Lo so che sono monotono, fissato, ma davvero, quel culo è una delle cose più belle che io abbia mai visto.
È la prima volta che frusto qualcuno, ma qualche video l’ho visto, proviamo…do un colpetto, senza troppa forza, ma più che altro senza convinzione. Grace emette un suono, un gemito basso, sexy, ma lontano da quello che dovrei sentire con una frustata. Riprovo, non molto più forte ma con un movimento più secco, più deciso. Sento il frustino fendere l’aria per quei pochi centimetri, finché non collide con il suo corpo. Questa volta il risultato è diverso, emette un urlo soffocato, le ha fatto male. Vedo comparire sul culo un segno scuro, dritto, di un affascinante rosso livido. Non credevo le lasciasse il segno, ma vedere quello sfregio su quell’opera d’arte mi eccita. Lo rifaccio, un urlo breve, significativo. Le fa molto male, ma non si muove di mezzo centimetro, non cerca di sottrarsi, non si lamenta neppure in realtà. Ho un’idea, per puro caso, mi viene vedendo i suoi piccoli, delicati piedi, con la pianta rivolta verso l’alto. Colpisco lì, forte. Questa volta urla davvero, un puro e semplice urlo di dolore. Lo rifaccio, urla ancora, vedo anche una lacrima le solca una guancia. Eppure, di nuovo, non un movimento. Non sembrava neppure piacerle però, semplicemente stava lì, a soffrire passivamente, accettando tutto come un dato di fatto e basta. Mi fa incazzare, concentro su di lei tutta la rabbia, la frustrazione, il rancore accumulato in tanti anni, ma non è lei a farmi incazzare, è la sua passività. Non so bene cosa fare, esito. L’ho comprata per questo, eppure non ha senso. So che una come lei, in altre circostanze, non mi avrebbe manco guardato, ma ora posso farle qualsiasi cosa. Vorrei abusare di lei, mi eccita da morire la cosa, ma non voglio che lei subisca il mio abuso, voglio farle del male ma non mi piace vederla soffrire, voglio scoparla finché non implora pietà ma so che è un rapporto rubato. Appoggio il cazzo durissimo al suo ano, spingo, forte. Entra, lei urla, un po’ per il dolore della penetrazione un po’ per le ferite della frusta. Continuo avanti e indietro, dentro e fuori, fregandomene dei suoi gemiti. Le piace?le fa male?entrambe?
Non mi interessa, voglio solo prenderla, punirla, possederla, salvarla. Sento lo sfintere stretto eppure morbido, mi avvolge il cazzo come un guanto, delicato, fermo, eccitante da morire.
La insulto, le parlo, “prendilo troia, ti sfondo il culo, ti sborro nel culo” “sì sì padrone si” “dai puttana, ti farcisco di sborra, godo, godoooo” e le vengo dentro, nel culo, a lungo, potenti fiotti di sperma che si schiantano nel suo intestino, offensivi come questo stupro e inutili come questo rapporto.
Non serve però a rasserenarmi, sono ancora incazzato, quel groviglio di pensieri ed emozioni è sempre lì. Lei non si muove, lo sperma le cola dal culo, e lei sta lì, come se non fosse successo niente. Le tolgo le manette “spogliati” si toglie quel completino minuscolo “a quattro zampe a terra” esegue, le prendo i lunghi capelli scuri, come se fossero un guinzaglio, la porto cosi fino al bagno, la faccio entrare nella doccia, in ginocchio.
Mi metto di fronte a lei e comincio a pisciarle addosso. Sul seno, in faccia, sui capelli. Niente, al massimo chiude gli occhi, ma non si muove di un centimetro. È come pisciare su una statua, tutto quello che ottengo è di aver sporcato un’opera d’arte.
Le dico di lavarsi e tornare in camera sua, me ne vado mentre si sta alzando ad aprire l’acqua.
Devo fare ordine, devo decidere come gestirla, cosa fare con lei, cosa voglio da lei. C’è troppa confusione e non posso andare avanti così, questi primi giorni sono stati profondamente destabilizzanti.
Per me, lei invece ha le idee perfettamente chiare.
Mi siedo per respirare un attimo, bevo un sorso di scotch, osservo il liquido ambrato nel bicchiere… devo sistemarla in un’altra casa. Averla qui mi focalizza solo su di lei, e non posso permettermelo, non è mia figlia, non è mia moglie. Non è manco una puttana però, quindi devo studiarmela bene, non fare le cose di fretta e ragionare su tutte le possibilità.
Nel frattempo però avevo già cominciato a pensare con il cazzo, indugiavi su cosa avrei potuto farle domani, pensavo di farle dei video, mi passò anche per la testa di prendere un’altra ragazza, per vedere se avrebbero instaurato un qualche tipo di rapporto, se l’avrebbe fatta sentire meno sola. E poi naturalmente di scoparle assieme, di farle scopare fra di loro…dovevo smetterla, era proprio lì il problema.
Con lei ragionavo con il cazzo. E questo non andava per niente bene.
Vado a vedere come sta, butto giù il contenuto del bicchiere e mi alzo. Apro la porta timidamente, e la vedo seduta sul letto, nuda. Che stupido, non le avevo detto di rivestirsi. Incredibile…ma chissenefrega per adesso. La vedo che si muove leggermente seduta sul letto, le fanno male le frustate. Entro, lei si alza, e di nuovo vedo che le fa male stare in piedi, per le altre frustate. La abbraccio, ricambia, ogni volta mi sembra una bambola, piccina, fragile. La faccio sdraiare sul letto, di lato, la testa appoggiata sulle mie ginocchia, le accarezzo i capelli, profumano di shampoo alla vaniglia, sono morbidi, setosi. Devo organizzarle anche estetista e parrucchiere periodico. Visite mediche, esercizio fisico, una dieta sana. Un sacco di cose, ci penseremo. Per ora continuo ad accarezzarla, pettinarla, coccolarla, finché non si addormenta.
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