Fallo, Stronzo
di
AngelicaBellaWriter
genere
dominazione
Tradita. E adesso sono io che scopo.
Anna non piange. Non c’è più spazio per le lacrime da quando ha visto suo marito Marco, con quella bocca incollata alla figa sudata della puttana della palestra. Non ha nemmeno urlato. L’ha guardato mentre lei godeva sopra di lui, ha visto le mani di lui stringerle le cosce, e poi ha chiuso la porta.
Il silenzio è stato la sua unica risposta.
Ma adesso cammina per strada con il cuore che brucia come benzina accesa. I tacchi rimbombano sull’asfalto bagnato mentre si dirige verso il bar dove ha deciso di far esplodere la sua vendetta. Non vuole pensare, vuole solo scopare. Vuole essere riempita, svuotata, profanata fino a quando Marco non sarà più nella sua testa.
Eccoli lì. Cinque ragazzi, seduti al tavolo nell’angolo, il fumo delle sigarette che avvolge i loro sorrisi maliziosi. Uno di loro, Luca, la guarda come se sapesse già cosa sta per succedere.
«Ciao», dice lui, senza nemmeno far finta di essere educato.
Anna si lecca il labbro. «Portami via.»
Il magazzino. Il materasso lurido.
Il materasso è macchiato di chissà cosa: sperma secco, polvere, sudore. Perfetto. Anna si toglie il cappotto e lo butta per terra. Non ha bisogno di preliminari, di giochi di seduzione. Non è qui per essere corteggiata.
Luca le strappa la camicetta con un gesto brutale, i bottoni che volano via. Un altro le solleva la gonna e le abbassa le mutandine. È già bagnata. Non se ne vergogna. Vuole che lo vedano, che sappiano quanto è pronta a lasciarsi distruggere.
«In ginocchio», ordina Luca, afferrandola per i capelli.
Anna obbedisce. Apre la bocca, lo prende dentro, profondo, fino a quando le lacrime le scendono lungo le guance. Dietro di lei, qualcuno la penetra con una spinta brutale, senza preavviso. Il dolore è immediato, ma lo trasforma in piacere. Ogni colpo è una frustata contro il suo cuore, ogni spinta cancella un ricordo di Marco.
Le mani la afferrano ovunque: seni, fianchi, cosce. Le lasciano lividi che domani porterà come medaglie. Uno dopo l’altro, la usano. La bocca, il culo, la figa. Non le importa più chi è dentro di lei. È solo carne che si muove, che geme, che urla.
Luca le sussurra all’orecchio: «Di’ a tuo marito che non ti ha mai scopata così.»
Anna ride, soffocata da un gemito. «Fallo ancora. Più forte, stronzi.»
Quando l’ultimo viene dentro di lei, si lascia cadere sul materasso, il corpo tremante, coperto di sudore e liquido vischioso. Ma non è finita. Non è mai abbastanza.
A casa, Marco aspetta.
Rientra che puzza ancora di sperma, il viso segnato dai morsi, le gambe che le tremano. Marco è in cucina, seduto con la sua tazza di caffè, come se non avesse mai messo la faccia tra le gambe di un’altra.
«Dove sei stata?» le chiede, senza alzare lo sguardo dal telefono. Forse le sta scrivendo. Forse le sta dicendo che gli manca già.
Anna sorride. «Fuori a scopare.»
Marco alza la testa, sbianca. «Che cazzo stai dicendo?»
Lei si avvicina, si appoggia al tavolo, lasciando che il vestito scivoli leggermente sulle cosce, mostrando la pelle ancora rossa dalle mani dei ragazzi. «Hai sentito bene. E non è stato con uno solo. Erano cinque. Uno dietro l’altro. Mi hanno sbattuta come non hai mai saputo fare.»
Il respiro di Marco accelera. «Stai mentendo.»
Anna si china verso di lui, il viso a pochi centimetri dal suo. «Voglio che immagini le loro mani su di me. Voglio che pensi a come mi hanno riempita.»
«Perché?» La voce di Marco è spezzata, quasi un lamento.
Lei lo fissa. «Perché mi hai costretta. Mi hai lasciata morire mentre leccavi quella troia.»
Le mani di Marco tremano. «Io… non volevo farlo. Lei sapeva di me.»
Anna si ferma. «Sapeva di cosa?»
Marco abbassa lo sguardo. «Di quello che sono. Mi piace essere sottomesso. Mi piace che mi comandino. Mi piace essere umiliato.»
Il silenzio esplode tra loro. Anna si passa una mano tra i capelli, incredula. Poi, lentamente, un sorriso le si allarga sul viso. È il sorriso di chi ha appena capito di avere il coltello dalla parte del manico.
«Vuoi essere umiliato?» chiede.
Marco annuisce, il volto in fiamme.
Anna allarga le gambe, senza fretta, seduta sul bordo del tavolo. Non indossa mutandine. È ancora umida, sporca dei loro fluidi.
«Allora inginocchiati», ordina.
La resa
Marco si inginocchia davanti a lei. Il suo respiro è pesante, il viso arrossato dalla vergogna e dall’eccitazione. Anna lo guarda dall’alto, le dita che si intrecciano nei suoi capelli.
«Lì dentro ci sono ancora loro. Lo senti?» gli sussurra, tirandogli la testa verso di sé. «Voglio che pulisci tutto. Voglio che leccando ogni goccia ti ricordi che sei solo un verme.»
Marco obbedisce. La sua lingua scivola lungo di lei, lenta all’inizio, poi più veloce, disperata. Ogni gemito di Anna è un colpo alla sua dignità, ma lui non si ferma. Vuole essere punito. Vuole sentirla godere mentre lo calpesta.
Anna stringe i denti, il corpo che si tende sotto le sue carezze umilianti. «Bravo, stronzo. Continua. Sei solo il mio schiavo ora.»
L’orgasmo arriva violento, come una tempesta. Anna urla, afferrando i capelli di Marco con forza, affondando contro il suo viso finché non sente il piacere dissolversi in una scossa finale.
Lo spinge via, ansimante, mentre lui cade all’indietro, con il viso ancora umido. Si alza, si sistema il vestito e lo guarda dall’alto, soddisfatta.
«Pulisciti, verme. E ricordati che non ci sarà una prossima volta.»
Senza dire altro, lascia la cucina e sbatte la porta dietro di sé, lasciando Marco inginocchiato nel suo stesso fallimento.
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