Morbosa Corrispondenza – Capitolo 15

di
genere
incesti

Alessio
Il libro di Matematica era tremendamente noioso e le palpebre di Alessio si muovevano come mantici. Seduto accanto a lui, suo cugino Toni lo osservava con un’espressione rassegnata, tamburellando con le dita sul quaderno.
“Ale, concentrati. Se non impari almeno questa formula, all’interrogazione sei spacciato.”
“Mh? Sì, sì, ho capito...” Borbottò Alessio, voltando svogliatamente pagina.
Proprio in quel momento entrò la zia Mena, portando con sé un vassoio con due bicchieri di tè freddo e dei biscotti.
La zia era uno spettacolo: castana, con lunghi capelli mossi che le scendevano sulle spalle e occhi chiari pieni di energia. Il suo corpo era tonico, formoso nei punti giusti, con curve che sembravano scolpite. Indossava un top sportivo aderente, che lasciava scoperto un accenno d’addominali, dei leggings corti, fascianti come una seconda pelle.
Fino a qualche tempo fa, lei era solo "la zia", una presenza familiare che gli portava la merenda e gli faceva qualche battuta affettuosa. Ma ora... qualcosa era cambiato. Era nel pieno della pubertà, e le ragazze occupavano sempre più spesso i suoi pensieri. Il suo corpo stava cambiando, il pisello gli si induriva continuamente, gli spuntavano peli in posti in cui non li aveva mai avuti.
E c’era questa sua passione per la biancheria femminile che lo faceva sentire in colpa e aveva solo provocato casini.
Ma ora gli era tutto più chiaro: il suo interesse per l’altro sesso stava crescendo e, anche se non sapeva bene come gestirlo, era impossibile ignorarlo.
Ecco perché non riusciva più a vedere la zia con la stessa innocenza di quando era bambino. I suoi occhi si soffermavano sulle sue forme, sul modo in cui il tessuto aderente seguiva ogni linea del suo corpo. Sentì il viso scaldarsi e cercò di distogliere lo sguardo.
“Ecco qua, ho portato qualcosa ai miei studenti preferiti!” Disse la zia con un sorriso luminoso.
Si avvicinò a Toni e gli diede un bacio sulla fronte, poi si voltò verso Alessio e gli sfiorò la guancia con un buffetto leggero. Lui sentì il calore della sua pelle e un brivido inaspettato gli attraversò la schiena.
“Come va lo studio?” chiese, posando il vassoio sul tavolo.
“Bene...” Mormorò Alessio, gli occhi fissi sulla scollatura della zia. Doveva avere delle tette incredibili.
Mena sorrise, forse intuendo qualcosa, poi si diresse verso la porta. “Vado a correre un po’. A dopo, ragazzi!”
“A dopo!” Risposero in coro.
Dopo pochi minuti, Toni diede un’occhiata al telefono e disse: “dai Ale, continua da solo. Io mi allontano un attimo, mi ha scritto Anna e vuole parlarmi.”
“Vai tranquillo, Toni.” Eppure, nella sua testa c’erano ben altre cose a cui pensare oltre allo studio.

Anna
Si avvicinò con passo veloce, quasi saltellante, e appena fu abbastanza vicina gli circondò il collo con le braccia, baciandolo con passione.
“Toni, devo dirti una cosa fantastica!” Esclamò Anna.
“Cosa, amore?” Chiese lui, sorridente e piacevolmente sorpreso.
“Ieri ho fatto il mio primo provino come cantante ed è andato benissimo!”
Non era esattamente vero, ma quelli erano dettagli. In realtà erano mesi che faceva provini di nascosto.
Gli raccontò dell’ultimo provino, quello decisivo. Era andato molto bene per la presenza di Jake, un famoso autore che era entusiasta della sua voce e la riteneva un giovane talento. Un riconoscimento elettrizzante per una ragazza alle prime armi.
Raccontarlo ora a Toni la riempiva di energia: le parole uscivano veloci, accompagnate da sorrisi radiosi.
Lui non stava reagendo come lei aveva immaginato. Nessun sorriso di incoraggiamento, nessuna domanda, nessuna scintilla nei suoi occhi chiari. Impassibile.
Annuiva ogni tanto, mormorava qualche suono vago, ma era evidente che non fosse propriamente felice.
L’entusiasmo di Anna si spense come una fiamma nel buio. Poi, senza mezzi termini, chiese: “qual è il problema?”
Il ragazzo incrociò le braccia: “ieri mi avevi detto che andavi a nuoto, come al solito.”
Anna non se lo aspettava, sbatté le palpebre e balbettò: “non te l’ho detto perché avevo paura che il provino andasse male… e poi volevo farti una sorpresa.”
“Sì, come no…” Mormorò lui, poco convinto.
Lei non riuscì a nascondere la delusione. “Qual è il vero problema, Toni?»
Lui sbuffò. “Il nuoto è uno sport serio. Il canto è solo un passatempo.”
“Posso fare entrambi”, ribatté Anna. “Non sono fissata solo con lo sport, come te. E non sono nemmeno stronza, come te.”
Toni strinse la mascella, mettendo in evidenza i muscoli del collo. “Cosa ti aspettavi che dicessi, dopo che mi hai mentito per una cosa così futile?”
“Un abbraccio sarebbe stato il minimo. Ma forse ho aspettative troppo alte.”
Anna si voltò senza aggiungere altro, con il cuore più pesante di quando era arrivata.
“Aspetta! Ascoltami!” Le urlò dietro.
Anna lo ignorò. Si disse che quella sera avrebbe scritto a Lia.

Alessio
Pochi minuti dopo che il cugino uscì, Alessio si alzò dalla sedia con lo stesso passo di quando voleva rubacchiare le caramelle dalla dispensa.
Il corridoio era vuoto, la casa tranquilla, la badante era in camera dello zio. Il cuore gli batteva forte.
Via libera, la porta della camera di zia era socchiusa.
La stanza di Mena lo colpì immediatamente: il profumo che si levava dall’ambiente, i cosmetici appoggiati su una cassettiera, un paio di scarpe da corsa che aveva lasciato in disordine accanto al letto.
Alessio si sentiva come se stesse violando un luogo sacro, ma non riusciva a fermarsi. Più guardava, più si sentiva attratto da ogni piccolo particolare. Si avvicinò al comodino, vide una foto di lei e Toni in vacanza.
Lo guardò a lungo, e per un attimo, un pensiero lo attraversò: come sarebbe stato, per lui, crescere al posto di Toni? La curiosità e l’attrazione si mischiavano in un vortice di emozioni confuse. Poi, un’idea folle gli balenò in mente.
Si avvicinò alla cassettiera con mano tremante, aprì il cassetto in alto e trovò la biancheria di Mena.
Un paio di slip in pizzo nero e una vestaglia leggera di seta trasparente che lo intrigava. Davvero sua zia aveva biancheria così.. sensuale? Il tessuto scivoloso della seta e il pizzo delicato lo fecero quasi trasalire, le sue mani tremarono leggermente mentre toccava quei capi, e per un attimo il tempo sembrò fermarsi.
Il calore che sentiva salire dentro di sé era misto tra eccitazione e vergogna. Quando trovò un bel reggiseno nero in pizzo, il suo respiro si fermò per un attimo. Lo prese tra le mani e lo portò al naso, inspirando profondamente l'odore di quella femmina meravigliosa, un profumo dolce e leggermente muschiato.
Si sedette sul letto, il cuore che batteva forte mentre continuava ad annusare il reggiseno e tirava fuori il pisello adolescenziale.
Duro, pulsante di desiderio. Con una mano teneva il reggiseno della zia vicino al viso, inspirando profondamente l'odore inebriante che emanava.
L'altra mano si muoveva lentamente su e giù lungo l'asta, aumentando gradualmente il ritmo. Iniziò a masturbarsi lentamente, immaginando le mani della zia attorno al suo cazzo. Sentiva il suo tocco delicato e sensuale, mentre lo accarezzava con maestria. Il tessuto morbido e profumato lo eccitava oltre misura. Vedeva nei suoi pensieri le curve formose avvolte in quel reggiseno, e questo lo faceva impazzire di desiderio. Il tessuto morbido contro la sua pelle, l'odore inebriante che riempiva le sue narici.
Chiuse gli occhi, aumentò il ritmo e immaginò i maestosi seni della zia che ondeggiavano davanti a lui, a malapena coperti da quel reggiseno inzuppato del suo sperma.
Sentì i testicolini iniziare a formicolare, la mente persa nel profumo e nel sapore di quella porca eccitante, fino a quando non poté più trattenersi e raggiunse l'apice del piacere: sospirando, appoggiò il glande sul reggiseno della zia e liberò tantissimi fiotti di sperma sul tessuto, impregnandolo quasi del tutto di filamenti bianchi e bollenti di seme appiccicoso.
"Alessio..."
Fu in quel momento che la porta si aprì ed entrò zia Mena.
Alessio si bloccò, il cuore in gola. Ma invece di urlare o cacciarlo via dalla stanza, lei semplicemente uscì chiudendo la porta dietro di sé, lasciandolo solo con i suoi pensieri confusi ed eccitati.
Lui non sapeva cosa dire o fare, si sentiva esposto e vulnerabile come mai prima d'ora.
Si ricompose e la raggiunse in soggiorno, la voce tremante: "mi dispiace così tanto, zia! Ti prego perdonami! Prometto che non accadrà mai più. Ti prego, zia", iniziò a supplicare. Mena lo guardò con amore e comprensione.
"Tesoro, va tutto bene. Non sono arrabbiata con te", disse. "Davvero?" chiese Alessio mentre si abbracciavano. "Certo che no, Ale. È normale alla tua età avere certe..pulsioni." Rispose Mena.
“Sì..”
Si sedettero lì per qualche minuto in silenzio, finché Alessio non si calmò completamente.
Non riusciva a credere che sua zia non fosse arrabbiata.
"Non dirlo a mia madre, ti prego", implorò lui.
"Mi punirebbe come ha punito..." Si fermò, rendendosi conto di aver detto troppo.
"Chi?" chiese Mena, perplessa.
"Nessuno." Rispose Alessio in fretta. "Comunque è severa."
Mena lo strinse a sé, rassicurante.
"Non lo dirò a tua madre. Probabilmente reagirebbe male."
Sorridente, Mena gli diede un bacio sulla guancia e aggiunse: "vieni con me, adesso."
Poi, la zia lo prese per mano e lo riportò in camera sua.

Toni
Era ovvio che Alessio avrebbe smesso di studiare in sua assenza; inutile insistere, probabilmente era da qualche parte a giocare alla PlayStation.
Meglio così, Toni non era proprio dell’umore adatto per lo studio.
Il comportamento di Anna era inqualificabile. Dentro, un nodo di rabbia e amarezza gli stringeva lo stomaco.
Non era solo la bugia sul provino a dargli fastidio—quella era la punta dell’iceberg. Era l’idea che la sua fidanzata fosse fatta così, una manipolatrice infida che si nascondeva dietro al velo della ragazza sensibile che chiede attenzioni.
Una gatta morta.
Non voleva pensarci, sentiva il bisogno di scappare e tornare il bambino che si gettava tra le braccia di Mamma.
Deluso, fece quello che faceva sempre nei periodi di stress: si chiuse in camera sua e iniziò a cercare sul PC dei video porno d'incesto madre figlio, sognando di essere sessualmente confortato dalla mamma. Trovò un bel video d'incesto, chiamato "one moment with mommy rachael cavalli".
Rachael, la protagonista, era una madre che scopriva che il figlio timido veniva maltrattato dalle compagne di scuola e decideva di farci sesso per tirarlo su di morale. Peccato che l'attrice (bionda e burrosa) non somigliasse molto alla madre (castana e atletica) anche se le mammelle erano simili per dimensioni.
La scena preferita di Toni era quella in cui Rachael pomiciava col figlio, le lingue che saettavano.
Scena estremamente delicata, lussuriosa; dopo estenuanti carezze e una lunga sequela di baci teneri, lei gli faceva uno striptease mozzafiato per poi salire a cavalcioni, nuda, su di lui.
Iniziò a segarsi guardando questa scena, il membro lungo e durissimo come un pistone. Non voleva venire troppo presto e iniziò a muoverlo tenendo la mando alta, stimolando il glande e frizionando leggermente il prepuzio mentre vedeva le grosse mammelle di Rachael sballonzolare.
Immaginava la madre Mena entrare nella sua stanza, con un sorriso complice sulle labbra.
"Ho sentito che hai bisogno di conforto", avrebbe detto, avvicinandosi a lui e accarezzandogli i capelli.
"Non preoccuparti", avrebbe sussurrato. "La mamma è qui per te."
E poi l'avrebbe baciato, dolcemente all'inizio, poi con sempre più passione. Quanto sarebbe bello avere un rapporto così aperto e intimo con la propria madre.
Fantasie, sarebbe stato impossibile. Dopo una decina di minuti, rimase estasiato dal movimento della bocca di Rachael sull’arnese del figlio. Le curve carnose seguivano il movimento mentre il cazzo scivolava appena tra di esse, lasciando una scia di umidità che brillava sotto la luce.
Ogni sfumatura della bocca si tendeva e rilassava, le linee si modellavano in una danza di contatto e distacco, mentre la saliva si mischiava con il liquido preseminale sulle labbra socchiuse, bagnandole di un velo lucente.
Che bocchinara.
Come Anna.
Se davvero si fosse fidata di lui, glielo avrebbe detto, no? "Amore, vado a fare un provino, tifa per me." Invece niente. Menzogne, silenzi. La verità era che quella puttanella di Anna non vedeva l’ora di spompinare “quelli giusti”: produttori, autori e chiunque altro potesse farle una promessa in più.
E lui? Restava lì fermo, a fare il cornuto?
No, grazie.
Il volto di Rachael divenne quello della mamma che gli accarezzava il petto, sussurrandogli: "piccolo mio, nessuno ti ingannerà mai finché sarò qui." Lei era l’unica che non mentiva, che sapeva cosa volesse dire amare davvero. Con questo pensiero in mente, Toni ebbe un orgasmo travolgente, inondandosi il petto con fiotti di seme denso e perlaceo, mentre l'attore del video spruzzava il proprio piacere sulla fica bollente della madre - l'unico posto degno per un amplesso così intenso.
Si sdraiò sul letto, il respiro ancora affannato. Il video era finito, ma la sua mente continuava a vagare. La realtà era ben diversa. La madre non sarebbe mai entrata nella sua stanza in quel modo.
E Toni sapeva che doveva trovare un modo per soddisfare le sue fantasie senza coinvolgerla. Forse avrebbe dovuto cercare qualcuno che condividesse le sue passioni- non come quella arrizzacazzi della sua ragazza.
Purtroppo, tutto quello che trovava sul web erano maniaci e persone che volevano essere pagate per farlo - e lui non aveva un soldo.
Non gli restava che accontentarsi di quei porno e immaginare che la sua "Rachael" entrasse di soppiatto trovandolo pronto per lei.
Ma poi riapriva gli occhi e la parete davanti a lui era la stessa di sempre.
E Anna era ancora lì, da qualche parte, a cantare per altri.

Alessio
"Zia, scusami... io non potevo farlo a casa. La mamma non me lo permette, sai com’è fatta. Mi tiene sempre d'occhio, non posso mai fare nulla senza che lei lo sappia."
Mena sospirò e gli accarezzò dolcemente i capelli, sedendosi sul letto accanto a lui.
"Beh, Alessio, questa non è casa di tua madre e qui comando io. Nessuno ti dirà di no se vuoi un po' di.. privacy, basta solo che tu faccia attenzione a non sporcare."
Alessio strabuzzò gli occhi, incredulo: “davvero?”
“Casa mia è un’isola tranquilla per tutti i miei familiari. Se vuoi gustarti un momento di tranquillità in pace, qui potrai farlo." Disse lei con tono rassicurante, inclinando leggermente la testa e fissandolo negli occhi.
Gli occhi di Alessio si illuminarono per un istante, ma prima che potesse esultare, la zia si alzò.
"A due condizioni: non devi sporcare e dopo che.. finisci.. devi studiare seriamente. E stai attento alla pulizia. Guarda qui."
E indicò la grossa macchia di sbobba secca sul reggiseno.
"Pulirla sarà un problema, e se sporchi il letto, mi arrabbierò davvero."
Alessio non poteva fare a meno di notare quanto fossero vicine le dita della zia alla sua sborra. Il pensiero lo faceva impazzire di desiderio.
“Guarda che pasticcio. Lo sperma è difficile da lavare via, sai? Devi usare acqua fredda e tamponare delicatamente la macchia…”
Mena continuava a indicare le chiazze di sperma con un dito.
"Vedi qui, Alessio? Devi essere delicato quando lo pulisci."
Prese a guardare la sua bocca e la sua scollatura, sognando di metterlo tra le sue tette o tra le sue labbra e provare cosa significasse schizzare la sua sborra adolescenziale direttamente sul corpo di zia.
"E se non lo lavi bene," continuò Mena, avvicinando il naso al reggiseno sporco, "l'odore di sperma può anche rimanere per giorni."
Alessio deglutì, cercando di controllare i suoi pensieri mentre guardava la zia annusare il suo sperma.
Non sapeva se la zia Mena lo stesse facendo apposta o se fosse solo la sua mente a giocargli brutti scherzi.
“Ale? Mi ascolti?”
“Uhm.. Sì, zia!”
“Come dicevo, se vuoi farti una sega qui dopo la scuola per sfogarti, puoi farlo ogni giorno." Rise leggermente mentre diceva questo.
“Ripeto, se sporchi cuscini e lenzuola," disse Mena, facendosi seria. "l'accordo tra noi finisce subito."
Alessio quasi urlò, emozionato. "Va bene, zia. Starò attentissimo."
Mena annuì soddisfatta. Lui, un po' stordito, la osservò mentre metteva in un sacchetto il reggiseno sporco di sperma e ne tirava fuori un altro da un cassetto. Mena mise il reggiseno pulito sul cuscino e indicò quello sporco: "questo, a lavare." Poi indicò quello pulito: "questo, lo appoggerò ogni mattina per te sul cuscino. Finisci e lascialo lì."
Alessio iniziò a balbettare.
“Da-da-davvero?” Mena annuì, prendendo il reggiseno sporco di sperma e mettendolo in un sacchetto di plastica. “Sì, davvero. Ma devi essere pulito e ordinato.”
Alessio la guardò con occhi pieni di gratitudine. Non si aspettava di trovare una complice così.
"Affare fatto?" Senza esitare, la zia allungò il mignolo.
“Va bene..”
Alessio sorrise intrecciò il suo mignolo con quello della zia. Poi lei lo strinse in un abbraccio affettuoso. Il piccolo Alessio rimase per un attimo senza parole, emozionato da quell’improvvisa alleanza e dal profumo femminile della zia.
Alessio non smetteva di ringraziarla, non si accorgeva nemmeno di avere di nuovo un’erezione e che la zia gli stava guardando il rigonfiamento, divertita dalla scenetta.
”Zia..posso..?”
Lei sorrise e chiese:”cosa?”
"Posso avere subito un reggiseno?"
Domandò Alessio, eccitato.
"E un po’ di privacy, immagino! Stai crescendo eh.. E io che pensavo che restassi sempre il mio piccolo nipotino.”
Disse la Zia, dandogli un bacio sulla fronte. Al bacio, Alessio sentì il cazzo sussultare e una goccia di presperma bagnargli le mutande.
“Zia..”
Mena ridacchiò, gli diede un buffetto sulla guancia e gli mise un reggiseno sportivo verde in mano.
"Ecco, furbetto. Ma ricordati le regole."
Si avviò verso la porta e prese a chiuderla.
Alessio, seduto sul letto, iniziò subito a spogliarsi, non prima di aver lanciato un ultimo sguardo alla donna dei suoi sogni, immaginandola alle prese con i desideri di un adolescente arrapato.
Poco prima che la porta si chiudesse del tutto, il suo sguardo incrociò quello della zia. Lei fece in tempo a vedere il pantalone di Alessio a terra e il bozzo gonfio nelle mutande del nipote.
Scosse leggermente la testa con un sorriso complice, facendogli l’occhiolino, prima di lasciarlo libero di pensare a lei.

Lia
La notte avvolgeva la città in un silenzio irreale ma Lia restava sveglia, sdraiata sul letto con il telefono tra le mani, gli occhi chiari fissi sullo schermo illuminato, le dita scivolavano veloci sulla tastiera digitando parole dolci.
"Mi manchi da morire..."
Si morse il labbro.
"Anche tu, biondina. Vorrei tanto stringerti adesso." Rispose Anna con una pioggia di cuori.
"Mi fai impazzire, lo sai? Non vedo l'ora di rivederti. Senza te, la notte è vuota..”
“Sai cos'è successo oggi?" Scrisse Anna all'improvviso. "Il mio provino è andato benissimo! Jake era entusiasta, mi ha detto che la mia voce è speciale. Avevo la pelle d'oca! Ma Toni? Lui non ha apprezzato per niente. Ha detto che il nuoto è più importante."
Lia inarcò un sopracciglio, infastidita. "Che idiota. Mio cugino non capisce niente. Brava, sarai una cantante eccezionale! E dimmi, era la stessa pelle d’oca che provavi quando ti baciavo io?" aggiunse maliziosa.
Anna restò in silenzio per qualche secondo, poi rispose con l’emoji dei delle labbra rosse: "i tuoi baci non si battono!" Lia sospirò, eccitata.
"Ti bacerei piano dietro l'orecchio, scivolerei con le labbra lungo il collo e poi stringerei le tue mani nelle mie, mentre accarezzo il tuo corpo perfetto."
Quelle conversazioni la facevano impazzire. Tolse la parte di sopra del pigiama, rimanendo mezza nuda.
"Dimmi di più... voglio immaginarti accanto a me", replicò Anna. Poche paroline dolci bastavano a farla eccitare, il cuore che batteva un po’ più veloce.
"Sento il tuo respiro vicino, mi perdo nel tuo profumo, mentre ti accarezzo."
“Sei nuda, vero?”
“Come fai a saperlo?” Rispose Lia.
“Sei sempre nuda, a questo punto.”
“Colpa tua!”
“Amore.. Sono nuda anch’io.”
Lia spalancò gli occhi quando vide arrivare una foto dei seni di Anna, piccoli, proporzionati, con capezzoli appuntiti che sembravano quasi voler bucare lo schermo.
Insinuò la mano tra le cosce con curiosità e desiderio, sfiorando appena il ciuffetto di peli biondi sul monte di Venere, sentendo la morbidezza sotto i polpastrelli per poi spostarsi verso le grandi labbra, accarezzandole con delicatezza, apprezzando la loro carnosa pienezza.
Era bagnata fradicia.
“Sei una visione. I tuoi capezzoli mi fanno impazzire. Vorrei poterli succhiare adesso”, scrisse Lia e, con un leggero movimento, portò le dita umide al capezzolo, stimolandolo per bene; accarezzarsi il seno, florido e procace, le dava sempre un piacere particolare.
“E io vorrei sentire la tua lingua dentro di me…” Rispose Anna.
Lia non ci pensò due volte e le inviò una foto della sua patatina carnosa, con il pelo biondo ben curato. “Ti aspetta…”
“Non vedo l’ora di affondare la mia lingua in quella meraviglia. Toccati per me..” Lia si spogliò del tutto, presa da quella frenesia masturbatoria, aprendo le grandi labbra per rivelare le piccole labbra, sottili e invitanti.
Iniziò ad accarezzarsi, godendo delle parole della sua amante, sentendo un calore dolce diffondersi nel petto.
All'improvviso, il rumore della porta d'ingresso che si apriva la fece trasalire. Suo padre era tornato.
Una risata femminile squillò nel silenzio della casa. Lia si irrigidì, trattenendo il respiro.
Non era solo.
Dalla sua stanza sentì passi incerti, il suono di labbra che si incontravano in baci esagerati e la voce bassa di Sergio che canticchiava sottovoce: “ti hanno visto bere a una fontana che non ero io..”
Dal corridoio provenivano rumori di movimenti incerti, il tintinnio delle chiavi cadute a terra, risate e un'esclamazione soffocata da parte della donna.
Sergio sogghignò, probabilmente ubriaco, e mormorò qualcosa con voce bassa e roca: “ti hanno visto spogliata la mattina, birichina biricò!”
Lia sbuffò, contrariata. Non era la prima volta che assisteva, seppur involontariamente, a una scena del genere.
Suo padre non sembrava capace di stare solo e si circondava di donne che a lei parevano tutte uguali, incapaci di formulare un pensiero che non fosse un frivolo schiamazzo. La ragazza di quella notte non faceva eccezione, ridacchiava come una gallina e probabilmente era altrettanto stupida.
Ci aveva fatto l'abitudine. Suo padre era fatto così: un galletto in tiro, per rimanere nella metafora. La donna rispose con un'altra risata squillante, seguita dal rumore di un bacio schioccato e dall'eco della sua voce che diceva con tono civettuolo: "sei terribile..." Li sentì entrare in stanza e buttarsi sul letto, ridendo.
Si voltò sul fianco, infastidita.
Forse aveva sbagliato a sistemare il padre nella camera degli ospiti accanto alla sua; forse, inconsciamente, l'aveva fatto per tenerlo d'occhio.
Ora se ne pentiva: ogni rumore attraversava le sottili pareti, ogni sussurro, ogni risata sguaiata.
Sentì ancora il suono dei loro baci, e la voce di lui, roca, che intonava un altro verso della canzone: “ti hanno visto alzare la sottana, la sottana fino al pelo. Che nero!” Risate soffocate.
Poi, il fruscio dei vestiti che si sfilavano, il cigolio del letto quando si abbandonarono sopra il materasso.
“Tutto bene, Lia?” Scrisse Anna, notando il silenzio della biondina. “Scusa, stavo ammirando la tua foto. Hai un fisico statuario..”
“Le statue non si bagnano.. Giudica tu!”
Una foto incredibile. Porca puttana, quant’era bella la passerina di Anna! Liscia e ben pronunciata. Inzuppata di umori.
“Voglio esplorare ogni centimetro del tuo corpo e succhiare quella patatina dolcissima”. Scrisse di getto e riprese a sfiorarsi, ipnotizzata da quell’immagine.
“Mi sto scopando per te, biondina. Sento la tua lingua scivolare verso il clitoride, la mia piccola perla nascosta che sta andando a fuoco per te.”
Lia si morse il labbro, tentando di lasciarsi assorbire dalle parole dell'amata, ma ogni volta che si abbandonava a quell'immagine, la risata sguaiata dell’altra donna la riportava alla realtà.
Fu tentata di sbattere il pugno sulla parete, poi lasciò perdere.
Anche perché ci stava facendo l’abitudine, tutto sommato. Il silenzio tra i sospiri di piacere di Lia era rotto dai gemiti provenienti dalla stanza accanto. Suo padre stava facendo sesso con una sconosciuta, e Lia non poteva fare a meno di ascoltare.
“Hai delle tettone bellissime: soffici, calde, lisce..” Anna stava perdendo il controllo, schiava della lussuria.
Lia riprese a toccarsi delicatamente, seguendo il ritmo dei gemiti che riempivano l'aria.
Nella sua mente, le fantasie prendevano forma. Immaginava di essere scoperta dal padre e di lasciarlo guardare mentre leccava la fica di Anna.
“Mi stai mettendo il fuoco addosso, moretta. Voglio scoparti fino a farti sbrodolare tutta!”
Avrebbe dovuto comprare un dildo, pensò Lia. Un grosso cazzo. Massiccio.
“Sì, scopami, ti prego!”
“Ti scoperò tutte le volte che vuoi, come la nostra prima volta!”
“Sto godendo, biondina! Vengo!”
Mentre i grugniti di piacere del padre diventavano sempre più intensi, Lia iniziò a sentire un calore crescere dentro di lei.
Poi, d'un tratto, un urlo.
Spalancò gli occhi, il cuore le saltò in gola.
Un tonfo sordo, poi un'imprecazione soffocata.
Suo padre si era alzato di scatto, probabilmente per un crampo improvviso. "Ahi! Maledizione!" sbraitò con voce strozzata dal dolore, bestemmiando oscenamente.
La donna, che fino a un attimo prima gli si era attorcigliata addosso con fare languido, ora sembrava palesemente infastidita.
"Ma che fai?" Sbuffò, incrociando le braccia sul petto.
“Un crampo fortissimo!” Urlò lui.
"Quanti anni hai? Novanta?" Disse lei, divertita.
"Sei un'ingrata del cazzo!"
La donna scoppiò a ridere, ma il suo tono era tagliente: "non hai finito? Il tempo è scaduto, bello. Per il recupero, dovresti pagare un extra... se la gamba ti regge!"
"Ma vai a farti fottere, puttana!"
"Ci ho provato, ma evidentemente non eri all'altezza."
Ribatté lei, velenosa.
"Trovatene un’altra! Magari una della tua età, stavolta."
Rivestitasi in fretta, Lia si affacciò dalla sua stanza e la vide sparire nel buio della notte, seguita da Sergio che arrancava con un’andatura malferma, avvolto in un lenzuolo.
"Stronza!" gridò suo padre sbattendole la porta dietro.
Lia sospirò e lo vide tornare seduto sul bordo del letto, massaggiandosi la gamba con una smorfia di dolore; non seppe che dirgli, ancora distratta dall’orgasmo rovinato.
"Torna a dormire, papà."
Sergio sollevò lo sguardo verso di lei e abbozzò un sorriso stanco.
Sapeva che non poteva cambiare il passato, ma forse poteva ancora prendersi cura di lui.
scritto il
2025-02-21
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