La vacanza in cui mi innamorai di tre bellissime ragazze pt. 10

di
genere
pissing

Giorno 10 – Mercoledì

Mi svegliai sentendomi bagnare, e con un odore pungente, dolciastro sul viso. Aprii gli occhi e vidi del viola e del rosa su di me. Tolsi quelle che erano le mutandine di Sara e Martina dal viso, poi mi accorsi che entrambe stavano giocando, baciando e leccando il mio durello mattutino.
- Buongiorno. - esordii
- buongiorno - dissero loro in coro. Martina si staccò e venne a baciarmi.
- ti è piaciuto questo risveglio? - M
- assolutamente - dissi stiracchiandomi un po’. Poi portai le braccia su di lei e la misi su di me. La sua figa mi bagnava l’addome. La fissavo statuaria sopra di me, quel seno meraviglioso che mi invitava ad amarla. Lei cominciò a sfregarsi su di me portando il viso sul mio per ritornare a baciarmi, la sua lingua giocava con la mia, i nostri denti si toccavano di tanto in tanto, le nostre labbra venivano morse alternandosi. Ad un certo punto smisi di sentire le mani e la bocca di Sara. Montò su pure lei e il mio pisellone entrò tranquillamente nella sua già umida fica. Cominciò a muoversi prima delicatamente, poi più velocemente. Martina si mise in piedi lasciandomi petto e addome bagnati, quella visone fu divina, angelica. Non potei che dirle “fai quello che vuoi”. Lei allora prese nuovamente le mutandine, me le ficcò in bocca, poi si voltò dandomi le spalle, e poggiò la fica sulla bocca di Sara che cominciò a farla godere. Portai le mani sui fianchi di Sara per aumentare il ritmo. Ma davanti ai miei occhi c’era solo il culo meraviglioso di Martina e volevo baciarlo e godermelo. Presi un po’ di forza e mi spinsi in avanti incurvandomi cercando di arrivare al suo sedere ma fallii. Rimasi sdraiato ancora più eccitato spinsi dentro Sara con più vigore, lei non riuscì a mantenersi sulla fica di Martina a causa dei gemiti che le procuravo. Martina allora si voltò nuovamente verso di me e mi si sedette in faccia senza farmi levare gli slip da dentro la bocca. Cominciò a muoversi su tutto il viso, il mio naso massaggiava labbra e clitoride, lei si bagnava e si aggrappava ai miei capelli stringendoli per l’eccitazione. Dopo qualche minuto sentii il mio pisello libero, nuovamente all’aria fresca. Non potevo vedere nulla, se non tutta la parte superiore del corpo di mia sorella, e non capivo.
- cazzo! - urlò Sara - questo sì, questo sì che è venire. Wow, tremo tutta. Ora vieni su di me. -esclamò.
Mi sentii stringere il cazzo dalla sua mano, iniziò a segarmi velocemente.
- la voglio, sborrami addosso - era completamente fuori controllo, la cosa mi faceva impazzire, c’ero quasi.
Martina era ancora sopra di me, e non accennava a smettere, gemeva, chiamava il mio nome, perdeva fluidi. A me non dispiaceva affatto. Però stavo arrivando, il mio corpo era sempre più teso, cercai di appigliarmi a qualcosa. Trovai un piede e una gamba, non capivo a chi appartenessero, mi strinsi forte a loro. Finalmente venni. Spruzzai molto.
- sì, sì così. Tutto, ancora dai. - avevamo perso Sara.
Si ficcò il cazzo in bocca e continuò a giocarci, mentre si afflosciava. Poi lo sentii libero da prese esterne, evidentemente era soddisfatta di tutto. Qualche minuto e Martina concluse finalmente. Ero esausto, lei si gettò di fianco a me e mi guardava innamorata, in estasi. Rimase così per un po’, poi guardò Sara che era in posizione opposta alla mia, il piede che avevo preso era il suo, dato che era stirata supina e le sue gambe mi cingevano i fianchi.
- la tua sborra! - esclamò Martina che prima mi tolse le mutandine dalla bocca, da buttare praticamente, poi si fiondò su Sara, effettivamente aveva il mio sperma ovunque, sulle tette, sull’addome fino alla vulva. Cominciò a leccarla e raccoglieva la mia sborra.
- merda, non ci sappiamo più controllare eh? - chiesi ridendo. Ero ancora col viso bagnato dagli umori di Martina, ma Sara volle aiutarmi a pulirmi. Quando Martina finì di leccarla lei arrivò sulla mia bocca e cominciò a baciarmi, ma mi leccava sulle guance, sul naso, le labbra, mi ficcò la lingua in gola esagerando nella foga. Poi si staccò.
- bene, resistere sarà difficile. Vado a lavarmi che devo andare a prendere le gemelle. -
Effettivamente erano le 9.30, le cugine di Sara sarebbero arrivate per le 10 circa e così Sara si alzò per sistemarsi e dirigersi in stazione. Io e Martina restammo a letto avvinghiati l’uno all’altra, tutti ancora zozzi e sudici.
- dobbiamo lavarci anche noi - le dissi.
-sì, appena sara va via sistemiamo qua e ci andiamo a lavare. -
Rimanemmo stretti in quell’abbraccio un’altra decina di minuti, poi dovevamo uscire dalla stanza e sistemarla per bene. Ci sbrigammo e poi andammo in doccia, lì però riprendemmo a toccarci, ormai ci piaceva da morire per farne a meno. Ci insaponammo a vicenda, ci lavammo i capelli alternandoci. Dopo esserci asciugati io però mi fermai sul suo sedere, lo baciai più volte.
- dai basta, è già tardi -
- sì, ma non so quando posso toccarti di nuovo. -
- ci sarà il momento. Adesso vestiamoci. - dovetti mollare la presa dal suo meraviglioso culetto.
Ci andammo a mettere i costumi come da programma e scendemmo giù. Io presi come sempre un gelato e mi andai ad accendere la play per giocare un po’, Martina prima tolse il foglietto delle leggi di torno, poi prese un libro e si mise a leggere accanto a me.
Erano le 10.42 quando sentimmo la macchina di Sara arrivare e ci dirigemmo fuori, in attesa di conoscere le due nuove coinquiline. Scese prima Sara e subito dopo dal lato passeggero uscì una ragazzina con dei sandali aperti ai piedi, si vedevano le unghie smaltate di nero, lunghe gambe bianche, indossava una gonna corta e un top, era monocolore dato che era vestita di nero, all’ombelico scoperto aveva un piercing, portava qualche bracciale al polso destro; finalmente vidi il viso, aveva delle labbra delicate, un po’ chiare, guance leggermente rosate, ciglia nere e occhi verdi con intorno dell’ombretto blu scuro, aveva un piercing sulla narice destra, i capelli erano corvini, le arrivavano alle spalle, erano lisci e le coprivano in parte la fronte. Era davvero molto bella, un’aria innocente e da pseudo-dura, aveva una vena dark.
Poi scese la sorella, ovviamente identica a lei, solo che aveva un pantaloncino e una maglietta e un paio di converse ai piedi, ma sempre nera e aveva i capelli raccolti, ma non dava l’idea dark della sorella. Erano alte uguali, meno di me e poco più di mia sorella, i capelli dello stesso colore, gli occhi pure, la forma della bocca, del naso, anche lei con un piercing. Forse differivano solo sul seno, la prima mi sembrò abbastanza piatta, l’altra invece aveva un rigonfiamento maggiore sotto la maglietta.
Ci presentammo. Ludovica era la prima ad essere uscita dalla macchina, Valentina la sorella. Le accompagnammo nelle stanze, in realtà preferirono sistemarsi nella stessa e ovviamente scelsero quella con il lettone.
-sistematevi, riposatevi, fate quello che volete. Noi siamo giù. - disse Sara, così andammo via e tornammo al piano di sotto.
Ci dirigemmo subito in giardino sotto l’ombrellone.
- perciò, cosa gli hai detto? - chiesi
- che solitamente io prendo il sole nuda e che voi avete cominciato a farlo in questi giorni per curiosità e vi è piaciuto. Che tra di noi non c’è stato e non c’è imbarazzo, e che pertanto se vorranno potranno fare lo stesso. Ho anche detto che però non lo avremmo fatto senza loro “lasciapassare”. A me l’hanno già dato, quindi fate come volete voi due. -
- sì, ma loro cosa hanno detto? -
- hanno sorriso e hanno detto che ci penseranno. Non ci resta che aspettare. -
Così Sara si spogliò ed era nuovamente nuda, la lasciai a chiacchierare con Martina in piscina, io rientrai dentro per finire alla play e poi le avrei raggiunte.
Dopo neanche una decina di minuti scesero le gemelle con solo la parte bassa del costume. Sì, non se lo erano fatto dire due volte, Valentina si dimostrava più prosperosa della sorella. Io restai come un cretino, come se fosse la prima volta che vedevo delle tette.
- qualcosa non va? - mi disse Ludovica.
- no, assolutamente. Non mi aspettavo di vedervi così. -
- ce l’ha detto Sara che state nudi sempre. Noi al momento ci scopriamo solo il seno, non è la prima volta che vedi delle tette. -
- no, certo, pensavo fosse più graduale la cosa, ma va benissimo così. Io prima volevo chiedere a voi se andava bene che anch’io fossi nudo, con tutto quello che ne consegue insomma. -
Intervenne valentina. -va benissimo, quando vuoi. Non volevamo fare le caga cazzi, in fondo anche a noi piace stare nude, a casa lo siamo sempre, in queste settimane non abbiamo mai indossato niente praticamente. -
- anche noi, come madre natura ci ha fatto. Piacevole. -
- lo sappiamo, però al momento non ce la sentiamo di stare totalmente nude qui con voi, cioè non abbiamo tale confidenza da farci vedere completamente. -
- nono certo, infatti volevo chiedere a voi. Io finisco qua e vengo fuori.-
Le due uscirono fuori, non potevo crederci, già partivamo bene. Ludovica aveva un seno piccolo grazioso, finora tutte le tette viste erano state più grandi. La sorella era combinata come Sara. I loro capezzoli però erano rosa scuro, quasi rossi.
Finii le ultime partite e poi andai fuori. Le trovai tutte e quattro stirate su dei teli direttamente sul prato. Anche Martina aveva tolto il costume e pertanto lei e Sara erano nude sotto al sole, totalmente abbronzate. Mi accorsi di questo per la prima volta, soprattutto paragonandole alle gemelle bianche latte. Dato che avevamo preso sempre il sole nudi non avevamo i segni dell’abbronzatura, eravamo completamente ambrati, sul culo, sulle tette, sulle fighe e sul cazzo. Saltava molto all’occhio, come i seni bianchi porcellana delle gemelle, tutte e quattro avevano gli occhiali da sole, sembrava la copertina di un album.
Io decisi di tenermi il costume, almeno per il momento, per evitare erezioni vistose. Mi misi accanto a loro e passammo il tempo a chiacchierare. Scoprii così che dovevano andare all’ultimo anno del liceo classico, erano maggiorenni da due mesi, dissero che Valentina avrebbe provato ad entrare a medicina, Ludovica avrebbe fatto storia dell’arte. Io e mia sorella ne fummo entusiasti, in pratica erano simili a noi, io facevo storia e Martina sarebbe andata a studiare medicina. Ci trovammo subito in sintonia, non sembravano così distaccate come Sara ce le aveva raccontate. Ad un certo punto arrivò la fame e così rientrammo per preparare un piatto di pasta.
Dopo pranzo le sorelle tornarono in camera, Sara e Martina si andarono a riposare pure non prima di aver parlato bene delle gemelle e complimentandoci con loro (senza che fossero lì) per averci mostrato subito le tette. Io rimasi in salone per giocare ancora alla play. Rimanemmo con mia cugina e Martina di andarci a fare una passeggiata nei dintorni e decidemmo di fare un aperitivo al tramonto bevendo qualche cosa.
Così verso le quattro di pomeriggio scesero mia cugina e mia sorella pronte per andare ad esplorare le campagne circostanti. Ci cospargemmo di crema solare, un conto è abbronzarsi, un altro è bruciarsi. Le ragazze indossarono solo le ciabatte rimanendo nude, io mantenni il costume.
- ma non vi mettete almeno il costume? - chiesi loro dato che stavamo andando chissà dove.
- ma no, non c’è nessuno qua per chilometri e chilometri. Non serve. - mia cugina fu perentoria, io assecondai ma mi sembrava comunque estremo.
Comunque, avevamo uno strato non indifferente di crema solare.
-Voi l’altro giorno siete andati verso quella direzione, ma là non c’è niente, solo una casetta distrutta giusto? - ci disse mentre uscivamo dal cancello d’ingresso, che poi abbiamo chiuso.
-sì, sono quattro mura e basta, poi intorno c’è un vigneto e molti alberi, pure un boschetto in realtà - risposi.
- di qua è più bello -
Così la seguimmo per stradine sterrate sotto al sole cocente, sudavamo schiacciando con le infradito ai piedi erbacce e sterpaglie. Dopo aver attraversato un piccolo tratto di fitta vegetazione, tra alberi e cespugli, in un campo verdissimo, un prato gigante coi fili d’erba alti fino alle cosce. Effettivamente era bellissimo. Sara si addentrò.
- lo attraversiamo e arriviamo in un posto che vi piacerà moltissimo, però dobbiamo fare attenzione perché è un po’ pericoloso. -
Arrivammo a metà del verde campo, Sara si fermò, intorno a noi c’era un enorme silenzio, si sentivano solo i rumori della natura, qualche cicala lontana, qualche uccellino o grillo, l’aria era ferma e noi grondavamo di sudore.
- qui non c’è mai nessuno, siamo completamente soli. Ogni tanto, quando ci sono i miei in casa, vengo qua e mi metto in questa posizione, mi tolgo tutto e mi masturbo. - ci spiegò - potremmo scopare qua, tanto non c’è nessuno qua. Prima di riprendere però devo fare pipì, mi scappa perché non l’ho fatta a casa. Se dovete anche voi, possiamo farla qua - e così Sara allargò le gambe rimanendo in piedi e dopo poco cominciò ad urinare.
Inutile dire che la cosa mi eccitò, dato che non c’era nessuno intorno a noi, se non la natura, mi tolsi il costume e così finalmente ero nudo insieme a loro. Mi iniziai a toccare mentre loro guardavano sorridendo. Sara finì e continuammo.
Così riprendemmo a camminare con mia cugina davanti a noi mentre la seguivamo da dietro, con Marti che aveva preso nella sua mano destra il mio cazzo ormai gigante e me lo teneva come fosse la mia mano. Arrivammo ad un altro muro di alberi e cespugli, lo passammo con non senza difficoltà ma subito dopo c’era un piccolo sentiero che conduceva su un altro appezzamento di terra dove si ergeva una grande struttura. Sembrava una casa a due piani, dalla nostra posizione potevamo vedere solo l’ingresso senza porta che dava su una stanza.
Sara ci precedette ed entrò. La seguimmo. Ci ritrovammo in una sorta di hall, di sala d’ingresso, vi era solo una vecchia sedia di legno leggermente piegata da un lato; da lì sulla destra si entrava in un grande salone, vi erano due file di strani macchinari arrugginiti, e sulla parete di fronte una scala che conduceva ad una porta al secondo piano, forse l’ufficio del capo.
- è un vecchio mulino. - esordì Sara - andiamo di qua -
Passammo allora attraverso i macchinari ed entrammo in un’altra stanza situata in fondo a sinistra. Qui vedemmo uno scenario meraviglioso. Quest’altra stanza mancava di una parete e pertanto dava direttamente sulla natura: c’era un fiumiciattolo dall’acqua limpidissima che scorreva appena un metro oltre la costruzione, c’era un piccolo pezzetto di erba che permetteva di andare fin dentro il fiume che scorreva lentamente. Il rumore dell’acqua si sentiva appena, era molto delicato. Poi dominava il silenzio, di fronte a noi dopo il corso d’acqua e un pezzo di prato c’erano alberi, come fossero un muro, invece a destra e sinistra, per qualche metro, dopo la struttura vi era dell’erba, come dei piccoli giardinetti, poi riprendeva la natura, tra cespugli e alberelli.
- quando i miei sono a casa e io voglio stare un po’ per me, vengo qui e mi rilasso. - ci spiegò - mi porto un libro e leggo, o mi ascolto musica, e spesso mi masturbo. È meraviglioso farlo qui. -
- eh ci credo. Qui sei all’aperto, in pubblico in un certo senso, ma sempre da sola. Ovvio che è eccitante. - dissi mentre cominciai a toccarmi per farmelo tornare duro, dato che si era ammosciato nel frattempo.
- non perdi tempo infatti. - mi rispose
- sì, mi voglio segare. -
Sara si andò a sedere all’interno del basso fiumiciattolo, Martina oltrepassò l’acqua e si sedette a gambe incrociate sul prato, mi fece segno di raggiugerla. Così feci, toccai l’acqua fredda e mi inginocchiai davanti a lei.
- segati davanti a me. - mi sussurrò.
Iniziai a smanettare, sempre più vigorosamente. Passarono dieci minuti e io continuavo a muovere la mano su e giù, sudavo e il mio pene era porpora. Lei mi guardava impassibile, ferma nella sua posizione. Sara si era voltata verso noi, e anche lei da dentro il torrente mi fissava. Stavo perdendo le forze ma l’eccitazione aumentava. Finalmente tesi il mio corpo, in quella scomoda posizione, Marina allora imitò la mia posizione e trovai i suoi occhi all’altezza dei miei, mi guardava con una espressione desiderosa e insieme colpevole, in un certo senso. Una strana espressione, quasi implorante.
- aahh, cazzo! -
Schizzai davanti a me, cioè su tutto l’addome di Martina. La sborra era stata abbondante, iniziava a colare lentamente verso la vulva. Lei mi portò le sue mani sulle mie spalle. Il suo viso si contrasse, come per uno sforzo. Dopo qualche secondo mi sentii le ginocchia, che schiacciavano i fili d’erba, bagnarsi. Si stava pisciando addosso, sentii il suo calore e quando smise sentivo il suo respiro spezzato.
- non l’ho fatta prima. - disse ridacchiando.
Io la baciai, portai le mie braccia dietro la sua schiena e la strinsi a me. Le nostre lingue giocavano passionalmente, con foga ci scambiavamo le posizioni delle labbra, succhiavo il suo labbro inferiore e lei il mio. Sentivo il mio pene umido di sperma schiacciato sul suo monte di venere appiccicoso, sentivo le mie cosce bagnarsi con le sue, già bagnate. Il gioco durò qualche minuto, poi mi spostò.
- ci dobbiamo sciacquare, siamo appiccicosi. -
Ci mettemmo a mollo, sentii l’acqua fredda baciarmi il culo, sensazione strana ma piacevole.
- voi due siete super eccitanti da vedere. - ci disse Sara mentre sorrideva.
Rimanemmo lì un’altra mezzora, giocammo lanciandoci dell’acqua e scherzando. Poi decidemmo di rientrare.
Arrivammo finalmente a casa verso le 18 e 30, perfetto per l’aperitivo che avevamo programmato. Trovammo Ludovica e Valentina che uscivano dalla piscina, avevano preso un po’ di colore. Ci seguirono dentro casa mentre si asciugavano. Avevano preso di buon grado il nostro stile di vita dato che le loro tette erano libere, come del resto erano scalze. Notai solo in quel momento i piedi di Valentina, erano molto carini, non aveva le unghie smaltate.
Mentre eravamo in cucina a bere un bicchiere d’acqua dietro l’altro, iniziammo a pensare a cosa fare.
- c’è birra, possiamo fare degli spritz o altri cocktail, c’è il vino. Insomma, scegliete voi quello che volete e lo vado a prendere nell’altra stanza. Il ghiaccio è nel freezer. - descrissi loro l’ampia scelta del menù.
Incredibilmente, di comune accordo, optammo per lo spritz. Così andai a prendere i “materiali”, aiutato da Martina mentre Sara si era andata a lavare. Le gemelle si rimisero in giardino aspettando che anche io e mia sorella ci lavassimo, avevamo sudato parecchio ritornando.
Quando Sara tornò da noi prese il mio posto come barman e cominciò a fare un calderone pieno di spritz. Io e Marti andammo su per lavarci, ovviamente facemmo finta di fare a turno, ma in trealtà entrammo insieme in bagno, e per la prima volta ci chiudemmo a chiave.
Entrammo insieme in doccia, io però dovevo fare pipì e così feci per uscire e andare sul water, ma Martina mi bloccò.
- puoi farla qui, io pure devo fare pipì. Rientra. -
Mi misi allora dandole le spalle, così potevo farla non su di lei, ma lei mi prese e mi fece voltare proprio mentre avevo iniziato. Così mi ritrovai a pisciarle addosso, sull’addome e sulle cosce, con quell’oro che scendeva fino ai suoi piedini. Iniziò pure lei, dapprima rimase all’in piedi e ferma, lasciandosela scorrere giù per le gambe così che le nostre pipì si mischiassero. Poi improvvisamente allargò le gambe e cominciò, non so come, a spruzzarmi sul ventre. Io avevo smesso di urinare ma ne avevo ancora un po’ che era rimasta in canna. Così sentivo quel suo liquido caldo sulla mia pelle, che scendeva e circondava il mio pisello, che iniziava a crescere. Fu dritto dopo pochissimo, mentre lei continuava a fare questo gioco, e quando smise iniziò a passare velocemente la sua mano sulla figa bagnata e così schizzava le ultime gocce ovunque. Non so per quale motivo ma tutto ciò mi eccitava. Il rumore dell’acqua aperta e non diretta su di noi in sottofondo, aveva coperto tutti i rumori. Io ero bagnato del suo liquido, e così come mi ero bloccato ripresi a fare l’ultima parte, e con il cazzo duro usciva a getto tutta sul corpo di Martina. Lei mi guardava fissandomi negli occhi, mordendosi il labbro inferiore. Smisi dopo qualche secondo, ebbi un brivido e un sospiro.
- cos… cosa era? - chiesi
- niente, cosa vuoi che sia, un gioco. E poi l’altro giorno ti era piaciuto, o almeno mi era sembrato... - mi rispose prima perentoria, salvo poi concludere dubbiosa.
- sì, ma infatti non capisco, un po’ mi eccita questa cosa. -
Io mi avvicinai e mi strinsi a lei, e così bagnati ci eravamo stretti ancora una volta in un abbraccio. Ci baciammo. Poi finalmente dirigemmo l’acqua su di noi per lavarci, io mi calmai e così una volta conclusa la doccia potemmo uscire sena aver perso tropo tempo.
Erano le 19.20 circa quando ci ritrovammo in giardino per bere.
Passammo un’oretta a chiacchierare parlando del più e del meno, ogni tanto canticchiavamo qualche canzone e soprattutto mandavamo giù uno spritz dietro l’altro. Ormai ere buio quando in un momento di silenzio, forse dovuto all’alcol che stavamo bevendo che ci rendeva brilli, Sara e Martina decisero di buttarsi in acqua invitandoci a seguirle.
- Sì. Ma via il costume. - mi rimproverò Sara mentre stavo per tuffarmi a bomba. Eseguii, dimenticandomi momentaneamente delle gemelle che erano dietro me. Così, nudo con il pene moscio e dondolante mi lanciai in acqua.
- stessa cosa per voi. - continuò verso Valentina e Ludovica.
- sì! Nude! Nude! - incitò mia sorella.
Loro si guardarono, sorrisero.
- d’accordo. - disse Valentina, la riconoscevo solo perché non aveva piercing sull’ombelico.
Si voltò verso Ludovica, si chinò e le tolse l’ultima parte sopravvissuta del costume. Poi si alzò e la sorella fece lo stesso.
Finalmente vedevo quel ben di dio delle loro vagine, entrambe pelose, ma con cura, nessun cespuglio, erano eleganti. Si tuffarono anche loro. Dopo qualche risatina di giubilo delle ragazze tornò il silenzio tra noi, in sottofondo si sentiva solo la musica uscire da una cassa bluetooth.
- cosa volete fare? - chiese Martina alle gemelle.
- non so… qualche gioco, dove chi sbaglia beve. - disse Ludovica mentre guardava la sorella.
- era proprio quello che volevo sentire. -disse Sara - Robi vai a prendere dentro una bottiglia di… scegli tu. Così facciamo gli shot. -
Eseguii ed uscii dalla piscina, mi asciugai e mi accorsi che il cazzo era diventato barzotto. Feci finta di niente e andai dentro. Optai per il gin, secondo me più “shottabile” tra tequila e vodka.
Tornai brandendo la bottiglia in una mano e nell’altra i bicchierini, e trovai le ragazze nuovamente sedute sul prato intorno ad un tavolino che mi aspettavano. Mi sedetti anche io poggiando le cose sul tavolo.
- beh, ragionavamo di fare “non ho mai”. Che dici? - mi domandò Martina.
- dico che andiamo in coma etilico. Va bene, chi inizia? - accettai di buon grado suscitando molte risate per la battuta idiota. “Non ho mai” è quel gioco dove beve chi ha fatto ciò che il narratore dice di non aver fatto, giusto per ricordare.
- tu, ultimo arrivato male accontentato. - S
- va bene, allora… - era difficile trovare qualcosa, in più avevamo bevuto tanto e mangiato poco e l’alcol iniziava a pesare - direi che non ho mai comprato dei preservativi. -
- serio? - non capii se Sara era annoiata dalla domanda o stranita.
Mandarono giù mia cugina e le gemelle.
- vado io - disse Martina che era dopo di me, alla mia sinistra - non sono mai stata con un ragazzo straniero. -
Bevve solo Sara.
- ecco… cosa posso dire… siete partiti subito forti. Beh, io non ho mai baciato un ragazzo. -
E ancora solo Sara e Martina. Io non capii perché aveva comprato dei preservativi ma non aveva mai baciato qualcuno. Poi era il turno di Valentina, seduta subito dopo Martina.
- io non mi sono mai masturbata in pubblico -
- sei partita subito forte. - le disse Sara.
E qui bevemmo io mia cugina e mia sorella. Le gemelle sorrisero maliziosamente.
- io… non mi sono mai fatto la pipì addosso a qualcuno. Un po’ di riposo che tra poco vomito. -
Ci fu silenzio, la domanda era particolare. Non è che ci aveva visto il pomeriggio in bagno?
Io e Martina ci guardammo e mandammo giù lo shot. Inaspettatamente anche le gemelle ci seguirono.
Fu di nuovo il mio turno.
- cavolo… ma posso dire una cosa ma poi bere comunque? -
Le ragazze si guardarono per cercare una risposta.
- beh credo che possiamo aggiungerla noi questa regola. Così è più semplice. - Ludovica si espose.
- ma sì, sticazzi. - concluse perentoria Sara.
- bene, io non hi mai toccato una ragazza. -
Incredibilmente bevemmo tutti.
- sì è più semplice, io sono abbastanza brillo non posso pensare troppo. - conclusi.
- allora io dico… che… non ho mai avuto un cazzo in bocca. -
Sara e Martina buttarono giù.
- intesi anche di gomma? - chiese Valentina.
- eh no, uno vero, bello duro, pulsante. - finì Martina.
- io non ho mai baciato una ragazza. - riprese Valentina, che bevve e la seguimmo tutti.
Ludovica iniziava a mostrarsi più beata, più sorridente.
- ioooo… non mi sono mai masturbata insieme ad un’altra persona. -
E di nuovo tutti. Toccava di nuovo a Sara che fino a quel momento aveva bevuto più di tutti.
- alloraaa… io ho… scusate, non ho mai leccato una figa. -
Esattamente come prima shottammo tutti. Fu l’ultimo giro perché sia Sara che Ludovica caddero indietro mezze addormentate. Decidemmo di portarle nelle loro stanze, così mi alzai mostrando il cazzo durissimo. Valentina esclamò un “wow” ma feci finta di niente, anche lei stava cedendo. Martina mi aiutò a fatica a portare Sara al secondo piano, la sistemammo in stanza ma mia sorella le si accasciò accanto stremata e la lasciai lì a dormire. Tornai giù, con sempre meno forze, e aiutai Valentina a portare sua sorella in stanza, cercando bene di non toccare niente di inappropriato. Una volta sistematesi pure loro, me ne riandai in giardino, mi misi sotto l’ombrellone e mi stesi su una sdraio. Avevo ancora il cazzo durissimo, così cominciai a segarmi, su e giù con la mano, passarono minuti, tanti, e io continuavo. Improvvisamente dalla porta di casa sbucò Valentina, venuta per recuperare i pezzi di costume. Io vedevo un po’ annebbiato, all’inizio non me ne accorsi e pertanto mi stavo continuando a segare davanti a lei. Me ne resi conto solo quando la misi a fuoco e vidi che era ferma dall’altro lato della piscina che mi guardava. Impassibile e statuaria mi fissava mentre mi masturbavo con sempre più foga. Cercai di far finta di niente, come s e non l’avessi vista, la cosa mi eccitava ancora di più e sentii man mano arrivare l’orgasmo. Lei era rimasta lì, a vedere un ragazzino segare il proprio cazzo all’aperto. Emisi un gemito, spruzzai su in aria e le gocce andarono sul mio addome e tutto intorno. Levai la mano dal cazzo umido e mi cadde stanca fuori la sdraio, andando a toccare l’erba. Ridiedi un’occhiata dall’altro lato ma non vidi nessuno. Era stata una mia allucinazione? O era successo realmente? Fatto sta che dopo poco mi addormentai lì fuori, tutto appiccicoso di sperma.
scritto il
2025-03-27
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