Rachele #2.1
di
movement
genere
etero
L’immagine sullo schermo non è a fuoco, sinceramente pensavo fosse più facile - d’altra parte se ne vedono tante.
Rallento, provo a ricalibrare.
Tra un affondo e l’altro qualcosa migliora, ora si vede quello che si deve vedere: il mio pisello che scompare e riappare tra le carni di Rachele, l’orlo del suo delicato vestito a fiori amaranto su fondo bianco perla.
Poi il video restituirà anche lo sbatacchiare dei nostri corpi, gli affanni, financo il suono della sua madida intimità che mi accoglie e quello del materasso che fa da contrappunto, comunque nessun elemento che ci renda davvero riconoscibili se non, al limite, a chi deve.
*
«Chiara va molto d’accordo con Mattia»
«definisci “molto d’accordo” …?»
«scopano da un po’»
È uno scherzo? Un… warning? O sono stato invitato ad un tête-à-tête ora aperitivo solo per un rapido e brutale aggiornamento del concetto di “andare molto d’accordo”?
Mattia lo inquadro alla svelta: è un tipo fisicato di economia, un belloccio della corsa campestre. Non ne avevo idea.
«senti, non farla difficile. Devo farti una confidenza… una proposta»
Ora, mi verrebbe soprattutto da dire, cara Rachele, che o è una confidenza o è una proposta. Ma poi, soprattutto: dieci giorni fa tu mi hai fatto un pompino e io ho ricambiato e per quanto sorprendentemente gustoso sia stato il tutto - da quando siamo in confidenza, io e te?
*
Ad essere onesti non sono convinto sia buona pubblicità. Da qui, così, il mio pisello non mi pare ci faccia una gran figura, sminuito dall’abbondanza del posteriore della mia improbabile complice.
Le starà piacendo? A giudicare dal respiro corto e da come si tende verso il bordo delle lenzuola, gradisce. E poi: quando si è sfilata le mutandine di pizzo, alzata il vestito e girata in ginocchio, l’ho trovata già molto pronta. Il mio entusiasmo è stato un po’ più meccanico. Ma dopotutto, ora come ora non è male.
*
Quando precipita la situazione, quand’è che tutto diventa irrimediabilmente psichedelico?
Mi convinco che l’idea di Rachele abbia un qualche senso attorno al terzo, quarto spritz. O almeno, mi persuado che assecondandola e fidandomi otterrei anch’io qualcosa che desidero.
E allora ci stringiamo la mano: sta bene.
Penso che sarà una mezza follia o quantomeno una complicata partita a scacchi.
In ogni caso non ho niente da perdere, al limite un po’ di dignità.
Ma penso anche che certe domeniche pomeriggio dovrebbero solo essere lasciate andare.
*
Stoppo la registrazione e mollo il telefono sul letto. Trenta secondi non di più, s’era detto. Afferro i fianchi di Rachele e accelero, sembra apprezzi il cambio di ritmo: chiudiamola qui.
Senza ricomporsi si riappropria del cellulare, apre la gallery, guarda il video: «bene!», me lo ripassa. Anche questo era nei patti.
Un primo piano pornografico, la sua fica che sgocciola fuori il mio seme. Scatto, restituisco il telefono.
Il suono dei messaggi che partono.
Tagliamo l’attesa delle spunte blu dividendoci una sigaretta pancia all’aria.
Rallento, provo a ricalibrare.
Tra un affondo e l’altro qualcosa migliora, ora si vede quello che si deve vedere: il mio pisello che scompare e riappare tra le carni di Rachele, l’orlo del suo delicato vestito a fiori amaranto su fondo bianco perla.
Poi il video restituirà anche lo sbatacchiare dei nostri corpi, gli affanni, financo il suono della sua madida intimità che mi accoglie e quello del materasso che fa da contrappunto, comunque nessun elemento che ci renda davvero riconoscibili se non, al limite, a chi deve.
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«Chiara va molto d’accordo con Mattia»
«definisci “molto d’accordo” …?»
«scopano da un po’»
È uno scherzo? Un… warning? O sono stato invitato ad un tête-à-tête ora aperitivo solo per un rapido e brutale aggiornamento del concetto di “andare molto d’accordo”?
Mattia lo inquadro alla svelta: è un tipo fisicato di economia, un belloccio della corsa campestre. Non ne avevo idea.
«senti, non farla difficile. Devo farti una confidenza… una proposta»
Ora, mi verrebbe soprattutto da dire, cara Rachele, che o è una confidenza o è una proposta. Ma poi, soprattutto: dieci giorni fa tu mi hai fatto un pompino e io ho ricambiato e per quanto sorprendentemente gustoso sia stato il tutto - da quando siamo in confidenza, io e te?
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Ad essere onesti non sono convinto sia buona pubblicità. Da qui, così, il mio pisello non mi pare ci faccia una gran figura, sminuito dall’abbondanza del posteriore della mia improbabile complice.
Le starà piacendo? A giudicare dal respiro corto e da come si tende verso il bordo delle lenzuola, gradisce. E poi: quando si è sfilata le mutandine di pizzo, alzata il vestito e girata in ginocchio, l’ho trovata già molto pronta. Il mio entusiasmo è stato un po’ più meccanico. Ma dopotutto, ora come ora non è male.
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Quando precipita la situazione, quand’è che tutto diventa irrimediabilmente psichedelico?
Mi convinco che l’idea di Rachele abbia un qualche senso attorno al terzo, quarto spritz. O almeno, mi persuado che assecondandola e fidandomi otterrei anch’io qualcosa che desidero.
E allora ci stringiamo la mano: sta bene.
Penso che sarà una mezza follia o quantomeno una complicata partita a scacchi.
In ogni caso non ho niente da perdere, al limite un po’ di dignità.
Ma penso anche che certe domeniche pomeriggio dovrebbero solo essere lasciate andare.
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Stoppo la registrazione e mollo il telefono sul letto. Trenta secondi non di più, s’era detto. Afferro i fianchi di Rachele e accelero, sembra apprezzi il cambio di ritmo: chiudiamola qui.
Senza ricomporsi si riappropria del cellulare, apre la gallery, guarda il video: «bene!», me lo ripassa. Anche questo era nei patti.
Un primo piano pornografico, la sua fica che sgocciola fuori il mio seme. Scatto, restituisco il telefono.
Il suono dei messaggi che partono.
Tagliamo l’attesa delle spunte blu dividendoci una sigaretta pancia all’aria.
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