Ludovica #1.1
di
movement
genere
etero
Ma possibile? Tra tutti i posti, questo?
Da quel poco che scorgo, in realtà, ci sarebbe di che rallegrarsi.
Ma è assurdo.
Però è lei.
È uguale.
Mi controlla da dietro il ciuffo, mi sa che sta pensando lo stesso di me.
Io sono arrivato alla mia conclusione, con un po’ d’imbarazzo viste le circostanze.
Ma credo anche lei, perché appena ricambio lo sguardo mi sorride senza più interrogativi.
Ora che sconveniente sarebbe più che altro non dar seguito all’essersi riconosciuti, chi rompe il ghiaccio?
Scivola lei dalla mia parte del bancone, ciabattando leggera negli infradito.
Butto giù un altro sorso.
Quest’angolo di Mediterraneo è all’improvviso si è fatto strettissimo.
Seguono convenevoli come ci incontrassimo per caso in centro al sabato pomeriggio.
Lei è stata a Bali, in Sud Africa, ora è fissa a Dubai. In Italia non torna da anni. Insegna yoga, fa “la consulente”. È in vacanza, come tutti qui del resto. Mi pare una vita interessante e frivola allo stesso tempo.
La ricordo come una che se la tirava tantissimo. Ruffiana con i professori, gelida con noi degli ultimi banchi.
Il caldo e l’alcol mi annebbiano un po’. Invece lei sembra a suo agio al cento per cento.
Sorseggia piano il mojito e mi racconta che ha saputo che Giorgia si è sposata e ha divorziato e che Paola non la sente più da tanto, tantissimo, anche se erano rimaste migliori amiche anche all’università; e anche di Simona, che ha mollato gli studi e poi boh, chissà dov’è finita (taccio), che Fabiana ha fatto carriera e insegna proprio là nella nostra scuola; che è stata qualche volta a Milano da Matteo ma poi ha perso i contatti
e
bla, bla, bla.
Non me ne frega granché.
Non vedevo Ludovica dal giorno della maturità e m’interesserebbe più che altro capire, se mai ci fosse un modo, davvero, come è possibile che dopo così tanto tempo io e lei siamo finiti nello stesso momento nel medesimo girone dell’inferno e tra tutti il più beffardo - cioè quest’isoletta del cazzo lontanissima da casa, non solo su questa spiaggia accalcata tra la pineta e il blu, ma proprio ora, in questo baretto con il tetto di paglia e la birra sgasata, tra altri cento corpi nudi.
Da quel poco che scorgo, in realtà, ci sarebbe di che rallegrarsi.
Ma è assurdo.
Però è lei.
È uguale.
Mi controlla da dietro il ciuffo, mi sa che sta pensando lo stesso di me.
Io sono arrivato alla mia conclusione, con un po’ d’imbarazzo viste le circostanze.
Ma credo anche lei, perché appena ricambio lo sguardo mi sorride senza più interrogativi.
Ora che sconveniente sarebbe più che altro non dar seguito all’essersi riconosciuti, chi rompe il ghiaccio?
Scivola lei dalla mia parte del bancone, ciabattando leggera negli infradito.
Butto giù un altro sorso.
Quest’angolo di Mediterraneo è all’improvviso si è fatto strettissimo.
Seguono convenevoli come ci incontrassimo per caso in centro al sabato pomeriggio.
Lei è stata a Bali, in Sud Africa, ora è fissa a Dubai. In Italia non torna da anni. Insegna yoga, fa “la consulente”. È in vacanza, come tutti qui del resto. Mi pare una vita interessante e frivola allo stesso tempo.
La ricordo come una che se la tirava tantissimo. Ruffiana con i professori, gelida con noi degli ultimi banchi.
Il caldo e l’alcol mi annebbiano un po’. Invece lei sembra a suo agio al cento per cento.
Sorseggia piano il mojito e mi racconta che ha saputo che Giorgia si è sposata e ha divorziato e che Paola non la sente più da tanto, tantissimo, anche se erano rimaste migliori amiche anche all’università; e anche di Simona, che ha mollato gli studi e poi boh, chissà dov’è finita (taccio), che Fabiana ha fatto carriera e insegna proprio là nella nostra scuola; che è stata qualche volta a Milano da Matteo ma poi ha perso i contatti
e
bla, bla, bla.
Non me ne frega granché.
Non vedevo Ludovica dal giorno della maturità e m’interesserebbe più che altro capire, se mai ci fosse un modo, davvero, come è possibile che dopo così tanto tempo io e lei siamo finiti nello stesso momento nel medesimo girone dell’inferno e tra tutti il più beffardo - cioè quest’isoletta del cazzo lontanissima da casa, non solo su questa spiaggia accalcata tra la pineta e il blu, ma proprio ora, in questo baretto con il tetto di paglia e la birra sgasata, tra altri cento corpi nudi.
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