Il triangolo a due lati
di
Jack29
genere
tradimenti
Il sole stava tramontando, Greta e Roberto erano intenti a ultimare i preparativi per la cena che ogni estate organizzavano nel loro giardino. Come da tradizione, il cibo e il buon vino avrebbero allietato la serata in compagnia dei loro amici più cari.
“È tutto pronto lì a tavola?” chiese Greta sincerandosi che Roberto avesse finito di apparecchiare.
“Certo.” Replicò lui raggiungendola e aiutandola a guarnire gli antipasti.
Pian piano iniziarono ad arrivare gli ospiti. Il primo fu Guido, che i due non vedevano da quasi sei mesi per via del lavoro che lo teneva sempre lontano. Era molto elegante e Greta per la prima volta lo guardò con sguardo diverso dal solito. Era sempre stato l’amico del fidanzato, un po’ fuori dalle righe, di quelli simpatici ma con cui aveva poco da parlare. Solitamente non si curava troppo, aveva un fisico nella media, appariva sempre un po’ sciatto. Quella sera, però, era diverso. Si era fatto crescere una barba curata, indossava una camicia di seta e un pantalone che ne risaltava la muscolatura delle gambe. La cosa che la colpì maggiormente, in realtà, fu il profumo. Una fragranza da uomo che le faceva un effetto strano, le provocava una sorta di istinto animale che la confondeva e le faceva apparire il ragazzo come un adone. Era cambiato, non c’era dubbio.
Si salutarono con gioia e approfittò dell’abbraccio per saggiare quello che scoprì essere un fisico definito. Che era successo in quei mesi? Aveva deciso di rivoluzionare la sua vita?
Qualche minuto dopo si presentò anche Paolo e la coppia, Giulia e Marco, che portarono del limoncello casalingo e un rum pregiato. Il quantitativo di alcol, sommato a quello che avevano già a casa, era decisamente sopra il necessario. Si accomodarono tra fiumi di vino e portate deliziose, in pochi minuti tutti ridevano e chiacchieravano divertiti.
Intorno alle 23 era stato spolverato anche il dessert, la tavolata era brilla, lo si intuiva dagli sguardi e dagli argomenti sempre più strani e spesso piccanti che spuntavano fuori. Deciso ad animare bonariamente la serata, Paolo esordì: “Ragazzi, perché non facciamo un gioco? Ho scaricato un’app sul telefono e sembra divertente”.
La proposta fu accolta bene perché si sa, più bevi e più ti viene voglia di fare cose stupide. Le regole erano molto semplici, si trattava di un “obbligo o verità” a punti. Chi avrebbe affrontato più sfide senza tirarsi indietro avrebbe vinto un premio, che decidemmo di comune accordo essere la bottiglia di rum portata un paio di ore prima.
Le prime domande erano troppo adolescenziali, così ridicole che presto finirono per annoiare i giocatori.
“Dai ma che è sta roba…”, commentò Guido sbadigliando.
“Che ci posso fare?” si difese l’amico: “non le invento mica io!”
“Ho capito, fammi cercare qualcosa si meglio”.
In un paio di minuti, mentre il gruppo chiacchierava, scovò un gioco più spinto, anche se a pagamento, e decise di spendere quei 3€ in più per evitare di ritornare nella banalità.
Stesse regole, stesso premio. Si riparte.
Turno di Paolo, verità: “racconta la tua prima volta”.
Un po’ imbarazzato si forzò a dare una descrizione approssimativa dell’atto, concludendo sbrigativamente tra il dissenso degli avversari. Decisero di dargliela per buona.
Turno di Roberto, obbligo: “dai un bacio a stampo al giocatore alla tua destra”. Nulla di che, era la sua ragazza, punto facile.
Turno di Greta, obbligo: “sfilati il reggiseno e lancialo al giocatore che preferisci”.
Greta indossava una maglietta bianca che le arrivava sopra l’ombelico, una gonna non troppo spinta e delle calze a rete, il suo indumento preferito. Le amava perché la facevano sentire sexy, le risaltavano le forme e potevano essere abbinate agli anfibi di pelle per creare quell’effetto grunge che la faceva impazzire. È una ragazza minuta, capelli neri sempre raccolti in uno chignon, seno piccolo ma sodo e un sedere tondo e armonico.
In un gesto coordinato, slacciò il reggiseno da sotto la maglia e dopo una decina di secondi lo videro apparire tra le sue mani. Lo roteò un po’ sull’indice, finché non lo lanciò un po’ a caso colpendo Guido, divertito. Adesso la visione era interessante, quelle tette piccole e sode pungevano il cotone della maglia, quasi a volerla bucare.
Arrivati a Giulia e Marco il clima si spense, erano molto appiccicati e sembravano nel loro mondo. Le grandi gelosie tra loro si erano mostrate già nei turni precedenti, per cose innocenti, e alla richiesta dell’app di fare uno spogliarello, si ritirarono direttamente, lamentandosi della sbronza e della stanchezza. Occuparono il divano letto in salotto e presto si addormentarono. Era tradizione che tutti rimanessero a dormire lì, per non far guidare nessuno da ubriaco e per poter fare le ore piccole senza troppi pensieri.
Rimasero Guido, Paolo, Roberto e Greta.
Nessuno di loro sembrava mollare, sia per orgoglio che per accaparrarsi la super bottiglia portata dalla coppia.
“Se vinco io non ne assaggiate neanche un goccia!” esclamò la ragazza ridendo.
I turni proseguivano in richieste fattibili ma di certo interessanti.
Turno di Guido: “fingi di essere un ballerino e seduci le ragazze presenti”.
Ne era rimasta una sola. Convinto di risultare ridicolo e guardando l’amico in cerca di approvazione, si avvicinò a lei cercando di imitare quello che si vede nei film agli addii al celibato.
Greta, seduta, si trovò il pacco di Guido a pochi centimetri dal volto, animato dai goffi movimenti di anca. Imbarazzata, avvampò in un istante e bocciò il suo tentativo. La verità era che aveva odorato nuovamente quel profumo, che abbinato alla visione, le aveva fatto provare un brivido tra le gambe.
Turno di Paolo: “imita la tua posizione preferita a letto”.
Voglioso di togliersi il dente e tornare a posto, mimò frettolosamente una pecorina vicino alla sedia. Fu molto divertente.
Turno di Roberto: “Jolly, salti un turno”
Altro punto facile, un regalo. Si dice che chi sia fortunato al gioco sia sfortunato in amore, e viceversa, ma a lui pareva avere entrambi i doni.
Turno di Greta: “Chiuditi 5 minuti in uno sgabuzzino col ragazzo più alto nella stanza”.
Calò il silenzio, Guido si alzò compiaciuto, lei si lamentò dicendo che sarebbe stato solo noioso e non ne aveva voglia.
Roberto rimase un po’ infastidito da quell’obbligo, era geloso, così la appoggiò cercando di darle ragione.
“D’accordo, ma per così poco ti perderai un punto prezioso”, commentò tempestivamente Paolo accarezzando la bottiglia.
Non poteva dargliela vinta, per orgoglio, era l’unica ragazza e non voleva sembrare debole. Prese Guido per mano accompagnandolo fino al ripostiglio e con decisione si chiusero dentro.
Lo spazio era stretto, senza finestre, i loro corpi si trovarono presto a pochi centimetri di distanza, con il seno che si schiacciava morbidamente contro il ventre del ragazzo. Nessuno dei due aveva mai pensato all’altro in modo strano, erano sempre stati amici, forse anche meno, visto che poche volte si erano confrontati in una chiacchierata. Complice l’alcol, l’imbarazzo fu meno del previsto, così si trovarono a guardarsi negli occhi per qualche secondo. Da quella posizione Greta non poteva che ammirare il petto tatuato del ragazzo, attraverso la fine camicia.
Iniziò a sentirsi eccitata, aveva dei brividi, pensò che fosse a causa del vino. Mai fino a quell’istante aveva pensato di tradire Roberto, che amava follemente, era sempre stata una fidanzata modello già dal primo incontro.
Anche Guido era su di giri, il pantalone mostrava chiaramente un rigonfiamento sul cavallo, verso sinistra, dove cadde subito l’occhio della ragazza.
Intanto i ragazzi in giardino chiacchieravano punzecchiando Roberto, alludendo a chissà cosa stesse succedendo.
L’aria lì dentro, infatti, era proprio tesa, sentivano i loro stessi respiri rompere il silenzio, poi successe qualcosa.
Il ragazzo le si avvicinò delicatamente rimanendo fermo a pochi centimetri dalle sue labbra, i nasi si sfiorarono. Fece per tirarsi istintivamente indietro, ma l’attrazione era forte, troppo forte. A quel punto, percepito ancor più intensamente quell’odore da uomo, completò il movimento e, senza pensarci, si abbandonò a un lungo bacio che vide le loro lingue intrecciarsi passionalmente. Le mani iniziarono a cercarsi l’un l’altro, quelle di Guido scesero timidamente su fianchi, cingendola, poi risalirono avidamente verso i seni. Greta lo abbracciava all’altezza del collo, dal basso. Esplorate le sue labbra, allungò la mano sulla patta gonfia dell’uomo massaggiandolo dall’esterno, tentò di aprire la zip e il bottone, quando gli amici bussarono alla porta.
“Ehilà, tutto bene? Tempo scaduto!” gridò Roberto mentre poggiava l’orecchio sul legno per origliare.
Sobbalzò, il suo cuore, che già batteva a mille, aumentò il ritmo.
Che aveva fatto? Era sicuramente colpa dell’ubriacatura, si disse tra se e se. Era stato solo un semplice bacio, per giunta durante un gioco stupido.
I due amanti si ricomposero e uscirono fingendo di lamentarsi di quanto fosse stato noioso e infinito quell’obbligo, non destarono sospetti e si riaccomodarono sulle sedie in plastica del giardino.
Il gioco proseguì ancora qualche turno, in cui i quattro si sfidarono allegramente raccontandosi fantasie, gusti, preferenze.
Degna di nota fu l’uscita di Guido, interpellato dall’app: “La mia fantasia più grande è scoparmi una ragazza senza conoscerci, senza parlarci, attraendoci con gli sguardi. Sfogarci l’uno sull’altra e andarcene via entrambi soddisfatti”.
La spiegò posando spesso gli occhi su Greta, senza farsi notare, ma a lei questo non sfuggì.
Si accordarono per un ultimo giro, rendendosi conto che nessuno avrebbe mollato. Si concluse a Greta: “mostra le tette per cinque secondi”.
Roberto avvampò e cercò di correre ai ripari: “dai falle vedere a me, così guadagni lo stesso il punto”, credendo che la sua Greta non volesse rivelare le grazie agli amici.
Inaspettatamente ribattè: “ma dai, tu le vedi ogni giorno. Lascia che ne godano anche i tuoi amici per poco. Consideratelo il cadeau per gli ospiti”.
Finendo la frase, si voltò verso Guido e Paolo e sollevò lentamente la maglia sopra la testa, mimando quasi una danza sensuale. Roberto assistette alla scena alle spalle, mentre i due amici si ritrovarono a un paio di metri da quelle due tette sode, con i capezzoli turgidi che svettavano verso l’alto.
“Uno, due, tre, quattro, cinque.” contò lei, prima di ricomporsi come nulla fosse successo.
Era molto strano, sicuramente era già abbastanza ubriaca, non era mai stata così disinvolta e provocante.
Dopo attimi di imbarazzo scoppiarono tutti a ridere, tranne il fidanzato, che parve sulle sue, infastidito da quell’atteggiamento così libertino. Il gioco era terminato in un pareggio.
Finalmente stapparono il rum, ne versarono un bicchiere a testa e finirono la serata sorseggiandolo e fumando una sigaretta. Era tempo di riposare.
Riguardo ai posti per dormire si trovarono in difficoltà, era rimasto un solo letto singolo e un matrimoniale, ma erano in quattro. Guido e Paolo si contesero il singolo lanciando una monetina, che regalò la comodità della solitudine a quest ultimo. Era un disastro.
Roberto, Greta e Guido si accordarono per stringersi in tre, in modo che i due uomini, più grandi di statura, si disponessero ai latti del materasso, mentre la ragazza si mise al centro, era la soluzione più semplice. La coppia, per due motivi diversi apparve contrariata. Greta aveva una sincera paura di cosa sarebbe potuto succedere, Roberto, invece, sprizzava gelosia da tutti i pori. Infine, ognuno nella sua testa, quasi contemporaneamente, giunsero alla conclusione che era una situazione troppo strana per cui preoccuparsi, si rilassarono.
Il trio era già in tenuta da notte, tutti comodi con tshirt larghe e pantaloncini di tuta.
Il fidanzato, ormai provato dai bicchieri di troppo, accusò un po’ di mal di testa, ma si addormentò dopo un paio di minuti.
Greta e Guido, al contrario, rimasero svegli, girati uno di spalle all’altra per evitare l’imbarazzo, ma non facevano altro che ripensare a quello che era successo un’ora prima.
Il tempo passava, l’insonnia cresceva, i loro corpi iniziarono quasi inconsapevole a cercarsi. Prima con la schiena, poi con un timido piedino tra le lenzuola, infine la ragazza sentì chiaramente il compagno di letto girarsi, come se volesse cingerla a cucchiaio. Rimase ferma, pietrificata, finse di essere addormentata ma non risultò credibile.
I primi minuti non successe nulla, fin quando sentì la mano calda di Guido poggiarsi sul suo fianco. Continuò a far finta di nulla, intanto i suoi seni venivano raggiunti dalle dita che iniziavano a stimolarle i capezzoli. Farfugliò qualcosa, come se fosse il massimo sforzo per esprimere il suo dissenso.
Non poteva crederci, che intenzioni aveva Guido? Non poteva essere così imprudente da fare tutto ciò. Poi pensò a se stessa, non aveva mai fatto le corna a nessuno, la prima volta sarebbe stata a dieci centimetri dal suo amato?
Intanto iniziò a percepire nuovamente l’eccitazione, era di nuovo ammaliata da quell’odore e da quelle mani audaci.
Guido le baciò il collo, gradualmente, leccandole i lobi. Portò le dita fino all’elastico delle mutandine di Greta e venne stoppato. La ragazza, in un barlume di lucidità, gli stava bloccando la mano. Non si fece scoraggiare, così aumentò il ritmo della lingua, le massaggiò i fianchi, il culo, finché le ultime resistenze caddero ed ebbe accesso all’ambito monte di venere. Capì che era depilata, solo un piccolo triangolino di peluria ornava la figa, che essendo al buio poteva godersi solo tramite il tatto.
Le passò le dita sulle grandi labbra, si fece strada verso l’interno e iniziò a penetrarla con dolcezza mentre lei soffocava i gemiti nel cuscino. Si sfilò e andò dritto a stuzzicarle il clitoride, a quel punto la sentì inumidirsi abbondantemente, quasi a bagnare il materasso. Fu questione di minuti prima di sentirle tremare le gambe, usando tutte le energie per non mostrare quell’orgasmo intenso che la pervase fino al ventre.
Entrambi si sporsero a controllare Roberto, che a quanto pare dormiva alla grande, palese dal fatto che di tanto in tanto russasse.
Seguirono attimi di recupero, ma Guido non aveva intenzione di finire lì.
Abbassò i boxer, appoggiando il suo membro tra le natiche di Greta, che sbarrò gli occhi per la sorpresa. Lo raggiunse portando un braccio dietro la schiena. Era già duro, lo sentiva enorme, iniziò a masturbarlo come poteva in quella posizione scomoda, lubrificandolo con la saliva che di tanto in tanto sputava silenziosamente sulla mano.
I tempi erano maturi, lui le afferrò i pantaloncini rosa che usava per dormire, li piegò poco sotto il culo e puntò il suo arnese dritto dritto nella figa. Non incontrò resistenza, entrambi erano già eccessivamente lubrificati da quei preliminari così intensi. Greta allargò la gamba per facilitare il movimento, sporgendosi indietro col sedere.
Non potevano far rumore, e nemmeno agitare il letto, così prese a scoparla con movimenti lenti ma decisi, mentre i loro corpi giacevano a cucchiaio.
Greta percepiva la cappella dilatarle ampiamente le labbra, doveva essere una taglia XL. Ogni colpo si sentiva più piena e godeva di quel cazzo pulsante che la stava possedendo così virilmente, senza chiedere. Avrebbe voluto urlare, ansimare, girarsi e succhiarglielo come se non ci fosse un domani, ma non poteva. Era bloccata in quella situazione strana, in cui guardava il corpo addormentato del suo ragazzo mentre un altro uomo la stava scopando da dietro, sembrava fatto a posta per ricordarle quanto fosse sbagliato. Si sentiva una vera troia in quel momento.
I suoi pensieri, già offuscati, furono interrotti dalle dita di Guido che le entrarono in bocca, per essere succhiate. Istintivamente chiuse gli occhi e iniziò a leccare e roteare la lingua, come a far godere un secondo uomo.
Guido era ormai al limite del trattenersi e si stava godendo l’amante come poche volte in vita sua. Diede un ultimo sguardo verso Roberto, accelerò il ritmo e un calore immenso infuocò il suo cazzo. Un orgasmo pervase tutta la lunghezza del suo membro fino alla punta, dalla quale iniziò a schizzare sborra su sborra.
Greta ebbe un mancamento quando sentì il liquido denso e appiccicoso farsi strada dentro di se, inondandola. Le provocò piacere, la fece sentire porca, desiderata e trasgressiva, ma forse era troppo.
Non avevano usato protezioni, d’accordo, lei prendeva la pillola, ma comunque le sembrò una mancanza di rispetto verso il suo fidanzato. “Certo, come se tutto il resto non contasse”, pensò poi nella sua mente.
Impaurita dal fatto che tutto quel seme potesse colarle fuori e sporcare lasciando prove, si tirò immediatamente sù pantaloni e mutande. Guido fece lo stesso, nessuno aggiunse niente.
I due amanti, di nuovo di spalle, iniziarono a rimuginare sui loro peccati, entrambi erano stati infedeli, chi all’amico, chi al compagno.
Quasi come una punizione del karma, Greta fu costretta per tutta la notte a tenersi la figa e le mutandine pieni di sperma, dato che l’alzarsi avrebbe comportato lo svegliare Roberto per scavalcarlo. Tutto ciò rendeva impossibile togliersi dalla testa l’accaduto.
Era l’alba quando riuscirono finalmente a prender sonno.
In tarda mattinata, tutti si iniziarono ad alzare accusando un po’ di postumi, raccogliendo le proprie cose e congedandosi. Greta e Guido, insieme a Roberto, si svegliarono e li raggiunsero in sala. I due amanti si scambiarono un’ultima occhiata di intesa e si salutarono. Lui sarebbe partito per altri otto mesi e avrebbero avuto tempo di riflettere sul da farsi. Intanto, optarono per il silenzio, cercando di mettere da parte quella notte di bagordi ed eccessi, che li aveva portati ad unirsi in una sorta di triangolo perverso.
Intanto i suoi slip erano ancora appiccicosi e le labbra della sua vagina sembravano incollarsi. La ragazza, realizzando ciò, si voltò verso Roberto, lo baciò e tornarono alla loro giornata. Nulla fu più come prima dentro la sua testa…
“È tutto pronto lì a tavola?” chiese Greta sincerandosi che Roberto avesse finito di apparecchiare.
“Certo.” Replicò lui raggiungendola e aiutandola a guarnire gli antipasti.
Pian piano iniziarono ad arrivare gli ospiti. Il primo fu Guido, che i due non vedevano da quasi sei mesi per via del lavoro che lo teneva sempre lontano. Era molto elegante e Greta per la prima volta lo guardò con sguardo diverso dal solito. Era sempre stato l’amico del fidanzato, un po’ fuori dalle righe, di quelli simpatici ma con cui aveva poco da parlare. Solitamente non si curava troppo, aveva un fisico nella media, appariva sempre un po’ sciatto. Quella sera, però, era diverso. Si era fatto crescere una barba curata, indossava una camicia di seta e un pantalone che ne risaltava la muscolatura delle gambe. La cosa che la colpì maggiormente, in realtà, fu il profumo. Una fragranza da uomo che le faceva un effetto strano, le provocava una sorta di istinto animale che la confondeva e le faceva apparire il ragazzo come un adone. Era cambiato, non c’era dubbio.
Si salutarono con gioia e approfittò dell’abbraccio per saggiare quello che scoprì essere un fisico definito. Che era successo in quei mesi? Aveva deciso di rivoluzionare la sua vita?
Qualche minuto dopo si presentò anche Paolo e la coppia, Giulia e Marco, che portarono del limoncello casalingo e un rum pregiato. Il quantitativo di alcol, sommato a quello che avevano già a casa, era decisamente sopra il necessario. Si accomodarono tra fiumi di vino e portate deliziose, in pochi minuti tutti ridevano e chiacchieravano divertiti.
Intorno alle 23 era stato spolverato anche il dessert, la tavolata era brilla, lo si intuiva dagli sguardi e dagli argomenti sempre più strani e spesso piccanti che spuntavano fuori. Deciso ad animare bonariamente la serata, Paolo esordì: “Ragazzi, perché non facciamo un gioco? Ho scaricato un’app sul telefono e sembra divertente”.
La proposta fu accolta bene perché si sa, più bevi e più ti viene voglia di fare cose stupide. Le regole erano molto semplici, si trattava di un “obbligo o verità” a punti. Chi avrebbe affrontato più sfide senza tirarsi indietro avrebbe vinto un premio, che decidemmo di comune accordo essere la bottiglia di rum portata un paio di ore prima.
Le prime domande erano troppo adolescenziali, così ridicole che presto finirono per annoiare i giocatori.
“Dai ma che è sta roba…”, commentò Guido sbadigliando.
“Che ci posso fare?” si difese l’amico: “non le invento mica io!”
“Ho capito, fammi cercare qualcosa si meglio”.
In un paio di minuti, mentre il gruppo chiacchierava, scovò un gioco più spinto, anche se a pagamento, e decise di spendere quei 3€ in più per evitare di ritornare nella banalità.
Stesse regole, stesso premio. Si riparte.
Turno di Paolo, verità: “racconta la tua prima volta”.
Un po’ imbarazzato si forzò a dare una descrizione approssimativa dell’atto, concludendo sbrigativamente tra il dissenso degli avversari. Decisero di dargliela per buona.
Turno di Roberto, obbligo: “dai un bacio a stampo al giocatore alla tua destra”. Nulla di che, era la sua ragazza, punto facile.
Turno di Greta, obbligo: “sfilati il reggiseno e lancialo al giocatore che preferisci”.
Greta indossava una maglietta bianca che le arrivava sopra l’ombelico, una gonna non troppo spinta e delle calze a rete, il suo indumento preferito. Le amava perché la facevano sentire sexy, le risaltavano le forme e potevano essere abbinate agli anfibi di pelle per creare quell’effetto grunge che la faceva impazzire. È una ragazza minuta, capelli neri sempre raccolti in uno chignon, seno piccolo ma sodo e un sedere tondo e armonico.
In un gesto coordinato, slacciò il reggiseno da sotto la maglia e dopo una decina di secondi lo videro apparire tra le sue mani. Lo roteò un po’ sull’indice, finché non lo lanciò un po’ a caso colpendo Guido, divertito. Adesso la visione era interessante, quelle tette piccole e sode pungevano il cotone della maglia, quasi a volerla bucare.
Arrivati a Giulia e Marco il clima si spense, erano molto appiccicati e sembravano nel loro mondo. Le grandi gelosie tra loro si erano mostrate già nei turni precedenti, per cose innocenti, e alla richiesta dell’app di fare uno spogliarello, si ritirarono direttamente, lamentandosi della sbronza e della stanchezza. Occuparono il divano letto in salotto e presto si addormentarono. Era tradizione che tutti rimanessero a dormire lì, per non far guidare nessuno da ubriaco e per poter fare le ore piccole senza troppi pensieri.
Rimasero Guido, Paolo, Roberto e Greta.
Nessuno di loro sembrava mollare, sia per orgoglio che per accaparrarsi la super bottiglia portata dalla coppia.
“Se vinco io non ne assaggiate neanche un goccia!” esclamò la ragazza ridendo.
I turni proseguivano in richieste fattibili ma di certo interessanti.
Turno di Guido: “fingi di essere un ballerino e seduci le ragazze presenti”.
Ne era rimasta una sola. Convinto di risultare ridicolo e guardando l’amico in cerca di approvazione, si avvicinò a lei cercando di imitare quello che si vede nei film agli addii al celibato.
Greta, seduta, si trovò il pacco di Guido a pochi centimetri dal volto, animato dai goffi movimenti di anca. Imbarazzata, avvampò in un istante e bocciò il suo tentativo. La verità era che aveva odorato nuovamente quel profumo, che abbinato alla visione, le aveva fatto provare un brivido tra le gambe.
Turno di Paolo: “imita la tua posizione preferita a letto”.
Voglioso di togliersi il dente e tornare a posto, mimò frettolosamente una pecorina vicino alla sedia. Fu molto divertente.
Turno di Roberto: “Jolly, salti un turno”
Altro punto facile, un regalo. Si dice che chi sia fortunato al gioco sia sfortunato in amore, e viceversa, ma a lui pareva avere entrambi i doni.
Turno di Greta: “Chiuditi 5 minuti in uno sgabuzzino col ragazzo più alto nella stanza”.
Calò il silenzio, Guido si alzò compiaciuto, lei si lamentò dicendo che sarebbe stato solo noioso e non ne aveva voglia.
Roberto rimase un po’ infastidito da quell’obbligo, era geloso, così la appoggiò cercando di darle ragione.
“D’accordo, ma per così poco ti perderai un punto prezioso”, commentò tempestivamente Paolo accarezzando la bottiglia.
Non poteva dargliela vinta, per orgoglio, era l’unica ragazza e non voleva sembrare debole. Prese Guido per mano accompagnandolo fino al ripostiglio e con decisione si chiusero dentro.
Lo spazio era stretto, senza finestre, i loro corpi si trovarono presto a pochi centimetri di distanza, con il seno che si schiacciava morbidamente contro il ventre del ragazzo. Nessuno dei due aveva mai pensato all’altro in modo strano, erano sempre stati amici, forse anche meno, visto che poche volte si erano confrontati in una chiacchierata. Complice l’alcol, l’imbarazzo fu meno del previsto, così si trovarono a guardarsi negli occhi per qualche secondo. Da quella posizione Greta non poteva che ammirare il petto tatuato del ragazzo, attraverso la fine camicia.
Iniziò a sentirsi eccitata, aveva dei brividi, pensò che fosse a causa del vino. Mai fino a quell’istante aveva pensato di tradire Roberto, che amava follemente, era sempre stata una fidanzata modello già dal primo incontro.
Anche Guido era su di giri, il pantalone mostrava chiaramente un rigonfiamento sul cavallo, verso sinistra, dove cadde subito l’occhio della ragazza.
Intanto i ragazzi in giardino chiacchieravano punzecchiando Roberto, alludendo a chissà cosa stesse succedendo.
L’aria lì dentro, infatti, era proprio tesa, sentivano i loro stessi respiri rompere il silenzio, poi successe qualcosa.
Il ragazzo le si avvicinò delicatamente rimanendo fermo a pochi centimetri dalle sue labbra, i nasi si sfiorarono. Fece per tirarsi istintivamente indietro, ma l’attrazione era forte, troppo forte. A quel punto, percepito ancor più intensamente quell’odore da uomo, completò il movimento e, senza pensarci, si abbandonò a un lungo bacio che vide le loro lingue intrecciarsi passionalmente. Le mani iniziarono a cercarsi l’un l’altro, quelle di Guido scesero timidamente su fianchi, cingendola, poi risalirono avidamente verso i seni. Greta lo abbracciava all’altezza del collo, dal basso. Esplorate le sue labbra, allungò la mano sulla patta gonfia dell’uomo massaggiandolo dall’esterno, tentò di aprire la zip e il bottone, quando gli amici bussarono alla porta.
“Ehilà, tutto bene? Tempo scaduto!” gridò Roberto mentre poggiava l’orecchio sul legno per origliare.
Sobbalzò, il suo cuore, che già batteva a mille, aumentò il ritmo.
Che aveva fatto? Era sicuramente colpa dell’ubriacatura, si disse tra se e se. Era stato solo un semplice bacio, per giunta durante un gioco stupido.
I due amanti si ricomposero e uscirono fingendo di lamentarsi di quanto fosse stato noioso e infinito quell’obbligo, non destarono sospetti e si riaccomodarono sulle sedie in plastica del giardino.
Il gioco proseguì ancora qualche turno, in cui i quattro si sfidarono allegramente raccontandosi fantasie, gusti, preferenze.
Degna di nota fu l’uscita di Guido, interpellato dall’app: “La mia fantasia più grande è scoparmi una ragazza senza conoscerci, senza parlarci, attraendoci con gli sguardi. Sfogarci l’uno sull’altra e andarcene via entrambi soddisfatti”.
La spiegò posando spesso gli occhi su Greta, senza farsi notare, ma a lei questo non sfuggì.
Si accordarono per un ultimo giro, rendendosi conto che nessuno avrebbe mollato. Si concluse a Greta: “mostra le tette per cinque secondi”.
Roberto avvampò e cercò di correre ai ripari: “dai falle vedere a me, così guadagni lo stesso il punto”, credendo che la sua Greta non volesse rivelare le grazie agli amici.
Inaspettatamente ribattè: “ma dai, tu le vedi ogni giorno. Lascia che ne godano anche i tuoi amici per poco. Consideratelo il cadeau per gli ospiti”.
Finendo la frase, si voltò verso Guido e Paolo e sollevò lentamente la maglia sopra la testa, mimando quasi una danza sensuale. Roberto assistette alla scena alle spalle, mentre i due amici si ritrovarono a un paio di metri da quelle due tette sode, con i capezzoli turgidi che svettavano verso l’alto.
“Uno, due, tre, quattro, cinque.” contò lei, prima di ricomporsi come nulla fosse successo.
Era molto strano, sicuramente era già abbastanza ubriaca, non era mai stata così disinvolta e provocante.
Dopo attimi di imbarazzo scoppiarono tutti a ridere, tranne il fidanzato, che parve sulle sue, infastidito da quell’atteggiamento così libertino. Il gioco era terminato in un pareggio.
Finalmente stapparono il rum, ne versarono un bicchiere a testa e finirono la serata sorseggiandolo e fumando una sigaretta. Era tempo di riposare.
Riguardo ai posti per dormire si trovarono in difficoltà, era rimasto un solo letto singolo e un matrimoniale, ma erano in quattro. Guido e Paolo si contesero il singolo lanciando una monetina, che regalò la comodità della solitudine a quest ultimo. Era un disastro.
Roberto, Greta e Guido si accordarono per stringersi in tre, in modo che i due uomini, più grandi di statura, si disponessero ai latti del materasso, mentre la ragazza si mise al centro, era la soluzione più semplice. La coppia, per due motivi diversi apparve contrariata. Greta aveva una sincera paura di cosa sarebbe potuto succedere, Roberto, invece, sprizzava gelosia da tutti i pori. Infine, ognuno nella sua testa, quasi contemporaneamente, giunsero alla conclusione che era una situazione troppo strana per cui preoccuparsi, si rilassarono.
Il trio era già in tenuta da notte, tutti comodi con tshirt larghe e pantaloncini di tuta.
Il fidanzato, ormai provato dai bicchieri di troppo, accusò un po’ di mal di testa, ma si addormentò dopo un paio di minuti.
Greta e Guido, al contrario, rimasero svegli, girati uno di spalle all’altra per evitare l’imbarazzo, ma non facevano altro che ripensare a quello che era successo un’ora prima.
Il tempo passava, l’insonnia cresceva, i loro corpi iniziarono quasi inconsapevole a cercarsi. Prima con la schiena, poi con un timido piedino tra le lenzuola, infine la ragazza sentì chiaramente il compagno di letto girarsi, come se volesse cingerla a cucchiaio. Rimase ferma, pietrificata, finse di essere addormentata ma non risultò credibile.
I primi minuti non successe nulla, fin quando sentì la mano calda di Guido poggiarsi sul suo fianco. Continuò a far finta di nulla, intanto i suoi seni venivano raggiunti dalle dita che iniziavano a stimolarle i capezzoli. Farfugliò qualcosa, come se fosse il massimo sforzo per esprimere il suo dissenso.
Non poteva crederci, che intenzioni aveva Guido? Non poteva essere così imprudente da fare tutto ciò. Poi pensò a se stessa, non aveva mai fatto le corna a nessuno, la prima volta sarebbe stata a dieci centimetri dal suo amato?
Intanto iniziò a percepire nuovamente l’eccitazione, era di nuovo ammaliata da quell’odore e da quelle mani audaci.
Guido le baciò il collo, gradualmente, leccandole i lobi. Portò le dita fino all’elastico delle mutandine di Greta e venne stoppato. La ragazza, in un barlume di lucidità, gli stava bloccando la mano. Non si fece scoraggiare, così aumentò il ritmo della lingua, le massaggiò i fianchi, il culo, finché le ultime resistenze caddero ed ebbe accesso all’ambito monte di venere. Capì che era depilata, solo un piccolo triangolino di peluria ornava la figa, che essendo al buio poteva godersi solo tramite il tatto.
Le passò le dita sulle grandi labbra, si fece strada verso l’interno e iniziò a penetrarla con dolcezza mentre lei soffocava i gemiti nel cuscino. Si sfilò e andò dritto a stuzzicarle il clitoride, a quel punto la sentì inumidirsi abbondantemente, quasi a bagnare il materasso. Fu questione di minuti prima di sentirle tremare le gambe, usando tutte le energie per non mostrare quell’orgasmo intenso che la pervase fino al ventre.
Entrambi si sporsero a controllare Roberto, che a quanto pare dormiva alla grande, palese dal fatto che di tanto in tanto russasse.
Seguirono attimi di recupero, ma Guido non aveva intenzione di finire lì.
Abbassò i boxer, appoggiando il suo membro tra le natiche di Greta, che sbarrò gli occhi per la sorpresa. Lo raggiunse portando un braccio dietro la schiena. Era già duro, lo sentiva enorme, iniziò a masturbarlo come poteva in quella posizione scomoda, lubrificandolo con la saliva che di tanto in tanto sputava silenziosamente sulla mano.
I tempi erano maturi, lui le afferrò i pantaloncini rosa che usava per dormire, li piegò poco sotto il culo e puntò il suo arnese dritto dritto nella figa. Non incontrò resistenza, entrambi erano già eccessivamente lubrificati da quei preliminari così intensi. Greta allargò la gamba per facilitare il movimento, sporgendosi indietro col sedere.
Non potevano far rumore, e nemmeno agitare il letto, così prese a scoparla con movimenti lenti ma decisi, mentre i loro corpi giacevano a cucchiaio.
Greta percepiva la cappella dilatarle ampiamente le labbra, doveva essere una taglia XL. Ogni colpo si sentiva più piena e godeva di quel cazzo pulsante che la stava possedendo così virilmente, senza chiedere. Avrebbe voluto urlare, ansimare, girarsi e succhiarglielo come se non ci fosse un domani, ma non poteva. Era bloccata in quella situazione strana, in cui guardava il corpo addormentato del suo ragazzo mentre un altro uomo la stava scopando da dietro, sembrava fatto a posta per ricordarle quanto fosse sbagliato. Si sentiva una vera troia in quel momento.
I suoi pensieri, già offuscati, furono interrotti dalle dita di Guido che le entrarono in bocca, per essere succhiate. Istintivamente chiuse gli occhi e iniziò a leccare e roteare la lingua, come a far godere un secondo uomo.
Guido era ormai al limite del trattenersi e si stava godendo l’amante come poche volte in vita sua. Diede un ultimo sguardo verso Roberto, accelerò il ritmo e un calore immenso infuocò il suo cazzo. Un orgasmo pervase tutta la lunghezza del suo membro fino alla punta, dalla quale iniziò a schizzare sborra su sborra.
Greta ebbe un mancamento quando sentì il liquido denso e appiccicoso farsi strada dentro di se, inondandola. Le provocò piacere, la fece sentire porca, desiderata e trasgressiva, ma forse era troppo.
Non avevano usato protezioni, d’accordo, lei prendeva la pillola, ma comunque le sembrò una mancanza di rispetto verso il suo fidanzato. “Certo, come se tutto il resto non contasse”, pensò poi nella sua mente.
Impaurita dal fatto che tutto quel seme potesse colarle fuori e sporcare lasciando prove, si tirò immediatamente sù pantaloni e mutande. Guido fece lo stesso, nessuno aggiunse niente.
I due amanti, di nuovo di spalle, iniziarono a rimuginare sui loro peccati, entrambi erano stati infedeli, chi all’amico, chi al compagno.
Quasi come una punizione del karma, Greta fu costretta per tutta la notte a tenersi la figa e le mutandine pieni di sperma, dato che l’alzarsi avrebbe comportato lo svegliare Roberto per scavalcarlo. Tutto ciò rendeva impossibile togliersi dalla testa l’accaduto.
Era l’alba quando riuscirono finalmente a prender sonno.
In tarda mattinata, tutti si iniziarono ad alzare accusando un po’ di postumi, raccogliendo le proprie cose e congedandosi. Greta e Guido, insieme a Roberto, si svegliarono e li raggiunsero in sala. I due amanti si scambiarono un’ultima occhiata di intesa e si salutarono. Lui sarebbe partito per altri otto mesi e avrebbero avuto tempo di riflettere sul da farsi. Intanto, optarono per il silenzio, cercando di mettere da parte quella notte di bagordi ed eccessi, che li aveva portati ad unirsi in una sorta di triangolo perverso.
Intanto i suoi slip erano ancora appiccicosi e le labbra della sua vagina sembravano incollarsi. La ragazza, realizzando ciò, si voltò verso Roberto, lo baciò e tornarono alla loro giornata. Nulla fu più come prima dentro la sua testa…
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La Scommessa sull’Europeo - Capitolo 3racconto sucessivo
Una proposta indecente
Commenti dei lettori al racconto erotico