La sua ricca puttanella 4

di
genere
gay

Capitolo 4: Finale di partita

Alberto si svegliò la mattina seguente con il peggior mal di testa post sbornia che avesse mai provato. Tutto sul suo corpo era indolenzito. Il campanello della porta suonò spaventandolo ed aumentandogli il mal di testa. Si guardò intorno per la stanza, vide che era solo con bottiglie di vino dappertutto sul tavolo e sul pavimento. Suo padre si sarebbe incazzato quando si sarebbe accorto che sei costose bottiglie di vino erano state consumate e lui non era pronto a sentire la sua collera.
Si alzò dal divano zoppicando e strofinandosi la testa, aprì la porta e Manuel e suo zio erano là fuori sorridenti.
"Buon giorno Senor." Dissero.
"Ciao." Disse Alberto senza entusiasmo e non disponibile per una conversazione.
Manuel vide com’era conciato ed il suo sorriso divenne più luminoso.
"Potete andare dietro, io resterò qui." Disse e Manuel lo vide rientrare nella sua stanza e sbattere la porta. Loro andarono in giardino e cominciarono a lavorare.
Alberto si strappò i vestiti della sera precedente e si trascinò sotto la doccia. L'acqua fredda lo aiutò a svegliarsi e fece del suo meglio per stare vigile. La sua mente cominciò a chiedersi cosa era accaduto la notte prima.
Si ricordò della bella cena con Christian, di essere andato al club e di aver ballato tutta la notte. Alberto pensò che questa fosse la ragione per cui tutto il suo corpo era dolorante, ma non capiva perché il suo sedere era così dolorante. Si stava lavando i denti quando ricordò che Manuel era con loro e che lui aveva fatto in modo di allontanarlo.
Si mise gli shorts ed una t-shirt ed andò in cucina a fare spuntino con qualche cosa. Gettò uno sguardo fuori della la finestra e vide Manuel e suo zio occupati in giardino. Guardò con insistenza Manuel e si sentì all'improvviso poco bene.
In quel momento un dolore acuto gli attraversò il didietro e la sua mente rimise insieme i pezzi delle ultime attività della notte precedente.

Manuel si alzò e si asciugò il sudore dalla fronte sentendo che l'umidità della giornata cominciava ad aumentare. Gettò uno sguardo alla finestra e vide Alberto che lo fissava. Sorrise e gli fece segno con la mano. Alberto istintivamente rispose al saluto ma stava ancora concentrandosi su quello che era accaduto.
"Dannazione forse dovrei ritornare a dormire, forse si è trattato solo di un sogno." Pensò. Gli era passata la fame, ritornò nella sua stanza e si sdraiò sul letto.
Manuel lo guardò allontanarsi e cominciò a chiedersi se era un segnale per lui di seguirlo. Non ci volle molto ad Alberto per ritornare a dormire ed i suoi sogni immediatamente gli tornarono in mente.
Pezzi della notte gli si presentarono ma nulla che rivelasse. Vide Christian ridere e scherzare con la bottiglia di vino in mano e berci. Poi la sua mente sentì qualcuno chiamare il suo nome. Aprì gli occhi, la visione della persona era offuscata ma era chiaro che si trattava di Manuel che gli sorrideva.
Alberto si svegliò dal suo sogno e trovò Manuel vicino al letto che lo guardava.
"Manuel?!... Cosa diavolo!... Perché sei qui?" Gridò Alberto.
"Shhh.... Mio zio ci sentirà." Disse tranquillamente Manuel, poi cominciò a togliersi la camicia ed Alberto era realmente confuso.
"Aspetta... Cosa stai facendo?... Smetti di toglierti i vestiti!"
"Perché? Questo è quello che vuoi, no?" Disse Manuel confuso.
"No... Manuel non è questo quello che voglio. Io ho un ragazzo... ricordi Christian... la notte scorsa. Quel ragazzo che era con me era il mio uomo." Disse Alberto.
"Sì.... e penso che abbia visto tutto quello che abbiamo fatto ieri notte." Disse Manuel con un cattivo sorriso furbesco.
"Cosa?... Cosa intendi?... Io non... Io non ho chiavato con te... non è vero?... Tu menti!" Gridò Alberto.
"Sfortunatamente non mento." Disse calmo Manuel. "Ambedue eravate ubriachi fradici la notte scorsa ma una cosa voi due avevate in comune, eravate ambedue vigili. Tu continuavi ad implorarmi di incularti... Lui era seduto proprio vicino a noi a guardare tutto" Spiegò Manuel.
"No... No... Non ti credo... Non può essere possibile!" Disse Alberto, credendo invece a tutto quello che lui stava dicendo.
"Perché non lo chiami. Se lui dice che non sto dicendo tutta la verità, se dice che è tutta una bugia, io mi scuserò." Disse Manuel.
".... E tu e tuo zio lascerete la mia casa e non ritornerete mai più. Non chiedo altro." Aggiunse Alberto.
Manuel accennò con la testa, ma era fiducioso.
Alberto prese il cellulare e chiamò Christian. Lo fece trillare e trillare ma lui alla fine rispose.
"Christian! Ehi baby stavo proprio… Pronto?... Christian?" Alberto era scioccato, Christian non gli aveva mai ha appeso da quando erano insieme.
Alberto ricompose rapidamente il numero e lasciò suonare ripetutamente. "No Christian per favore rispondi!... Ho veramente bisogno di te!"
"Così... direi che avevo ragione." Disse Manuel enfatizzando la situazione. "No! Questo non prova niente. Christian probabilmente è... ancora... ubriaco dalla notte scorsa! Probabilmente non riesce a ragionare chiaramente!... Sì è così!"
Manuel non poteva credere di essere lui la causa di tutto questo ma era troppo divertente per lui. Alberto tentò altre volte di telefonare ma non ebbe risposta; lasciò cadere il telefono sul letto e si mise le mani sul viso e letteralmente stava per cominciare a piangere.
Poi successe.... Il telefono suonò; Alberto lo prese rapidamente e fu sorpreso di sentire la voce di Christian. "Christian! Non so come ti ho offeso o quello che è accaduto la notte scorsa ma qualunque cosa fosse... "
"Smetti di parlare." Disse Christian adirato. Alberto si fermò e fu preso dall'ansia. "Ho visto tutto quello che hai fatto la notte scorsa. Pensavo fosse la mia immaginazione ma tutto quello che dicevi... Tutto quello che lui faceva a te era vero."
"No! Christian non è vero! Lui mi ha costretto a farlo!" Disse Alberto tentando di difendersi. "No, ti ho sentito, Alberto, gli hai detto che l’amavi... "
Manuel non voleva assistere alla telenovela così si rimise la camicia e tornò ad aiutare suo zio finché Alberto non ebbe finito.
"... Non farti rivedere! E’ finita! Non voglio più stare con te!" Gridò Christian al telefono.
"No per favore!! Manuel!!!... Voglio dire... Christian!!! Mi spiace!!! Ti amo!!"
"Manuel?!... Fottiti ragazzo!... Non chiamarmi mai più. Non voglio vederti mai più! Non infastidirti a venire a cercarmi! E’ finita!" Christian chiuse la comunicazione, gettò il telefono sul pavimento e si sdraiò sul letto.
Era così incazzato che non sapeva cosa fare. Gettò uno sguardo ai due regali che aveva comprato per il compleanno di Alberto e che aveva gettati sul pavimento, senza preoccuparsi del fatto che erano molto costosi.
Decise di andare in cantina e lasciare le frustrazioni in palestra.

Alberto si sdraiò sul letto a piangere, non era preoccupato che qualcuno potesse sentirlo piangere come un bambino. Il suo piano di tenere Manuel fuori della sua vita era andato miseramente a vuoto e lui si sentiva così stupido. Quella era la cosa peggiore che gli potesse accadere. Continuò a piangere fino a che non ebbe più lacrime e rimase sdraiato fissando una fotografia di lui e Christian sulla spiaggia. Tutti quei ricordi di loro due ora erano distrutti e lentamente si addormentò.
Manuel nel frattempo era felice che lui e suo zio avessero pressoché finito in giardino. Avevano lavorato sodo ed ora lui era pronto per tornare a casa e fare una bella lunga doccia prima di andare a pranzo.
Guardò attraverso la finestra e vide la porta chiusa della stanza di Alberto e pensò che il ragazzo probabilmente stava piangendo come un micino dopo avere scoperto la verità. Rise al pensiero di quella situazione molto prevedibile, già sapeva quello che Alberto avrebbe fatto poi.

Nel frattempo Christian stava dando pugni incredibili al sacco da boxe, colpendolo con tutta la sua energia fino a restare senza fiato. Si sedette sulla panca respirando affannosamente e tentando di non farsi prendere dalle emozioni. Ripresa la sua energia si mise a correre sul tapis roulant, quando fu stanco passò a flessioni sulle braccia finché non furono così deboli da non sopportare più il suo peso. Christian crollò a terra e cadde addormentato.

Una volta finito, Manuel e suo zio andarono a congedarsi ma Manuel sentì il russare di Alberto nella sua stanza e decise di non disturbarlo. Disse a suo zio in spagnolo che sarebbe ritornato più tardi e se ne andarono.

Christian si svegliò alcune ore più tardi con la testa che pulsava, ma era molto più calmo. Pensò di nuovo ad Alberto e cominciò improvvisamente a pentirsi di tutto quello che aveva detto al telefono.
Poi pensò che forse Alberto stava dicendo la verità e che era solo un sogno. Alberto non gli aveva mai mentito prima. Si sedette e pensò per un minuto. Doveva vedere Alberto e scusarsi. Doveva fargli sapere che c'era ancora amore ed avrebbero potuto uscirne. Si alzò, corse alla macchina e si diresse verso la casa di Alberto.

Alberto si svegliò quattro ore più tardi intontito e con gli occhi che dolevano per il gran piangere. Guardò l'orologio e vide che erano le quattro. Aveva fame ma non poteva mangiare dopo il dramma che era successo.
Si alzò, andò in soggiorno ed accese la Tivù, notò che Manuel e suo zio se n’erano andati e, lo doveva ammettere, il giardino era stupendo, meglio di quanto si sarebbe aspettato. Poi il campananello della porta suonò. Alberto non era dell'umore di parlare con qualcuno, ma si incamminò lentamente verso la porta.
Quando aprì fu scioccato nel vedere Manuel, ancora più sexy di quando l’aveva visto la prima volta. Ma non ne fu colpito... almeno così pensava.
"Cosa diavolo fai qui? Non voglio che tu torni mai più in questa casa!" Disse adirato.
"Rilassati, sono solo venuto a prendere i nostri soldi. Avrei voluto chiedertelo prima ma tu stavi dormendo così... " Disse con calma Manuel.
"Va bene... solo rimani lì e ti compilerò l’assegno." Andò velocemente nell'ufficio di suo padre, vide un assegno già scritto e rapidamente corse fuori per darglielo. Allungò l’assegno e fissò Manuel con faccia adirata. L’uomo ci mise troppo a prenderlo e questo lo fece incazzare.
"Prendi questo fottuto assegno e vai all’inferno, fuori di qui!" Gridò. Manuel sapeva esattamente cosa fare, vedeva il punto debole del ragazzo ed era pronto a colpirlo lì.
Prese la mano del ragazzo, lo tirò vicino a se e mise le labbra contro quelle di Alberto che fu colto di sorpresa. Che coraggio in questo ragazzo che tentava di baciarlo!
Alberto fece del suo meglio per tirarsi via ma Manuel lo tenne stretto e le sue labbra erano così gustose da creare dipendenza. Alberto precipitò lentamente nella sua trappola e riprese il ruolo di sottomesso. Manuel lo spinse dentro la porta senza chiuderla ed i vestiti cominciarono a volare dappertutto mentre andavano in camera da letto. Tutti i pensieri di Christian, l’odio per Manuel presto scomparvero e tutto quello che lui focalizzò era che stava di nuovo facendo l'amore col suo giardiniere...
Erano completamente nudi e Manuel precipitò sopra Alberto sul letto baciandolo il più intensamente ed appassionatamente possibile. Alberto gemette forte sentendo il grosso cazzo duro strofinare contro il suo, avvolse le braccia intorno all’altro e sentì il calor bianco tra di loro.
Manuel era dappertutto sul ragazzo, leccando e succhiando le sue labbra, toccando con la lingua gli orecchi scendendo poi al collo. L'atmosfera sessuale riempì rapidamente la stanza provocata dall’aroma e dal sudore dei corpi. Alberto fece le fusa e gridò il nome di Manuel preso nell'estasi dell’amore.
Alberto gli afferrò l’uccello, lo masturbò e tornò a baciarlo. Manuel afferrò il sedere del ragazzo e lo strofinò e modellò rudemente come fosse pasta. Rotolò portando Alberto su di sè, dandogli la libertà di prendere il controllo. Alberto scese a succhiare felicemente il pene Manuel che gemette forte: "Oh dannazione ragazzo, succhiami il cazzo!" I lamenti di Alberto erano forti e lui letteralmente si trasformò in una persona completamente diversa.
Sbavando e soffocando sul grande bastone alloggiato nella gola. Manuel strofinò i morbidi capelli del ragazzo che muoveva la bocca su e giù rudemente sul suo uccello, bestemmiò e gridò mentre Alberto lo eccitava sempre più. Smise di succhiarlo e strisciò di nuovo in su alla faccia di Manuel per baciarlo appassionatamente. La fessura del suo sedere strofinò su e giù sul suo cazzo, il sedere che implorava di essere di nuovo riempito dal suo grosso pene duro.

Nel frattempo Christian aveva raggiunto la casa, saltò fuori dalla macchina, prese i due regali per Alberto e li portò con sè, poi si fermò alla vista della porta spalancata. Divenne nervoso, si diresse rapidamente verso la casa ma si fermò ancora una volta nel vedere i vestiti sul pavimento. Sentendo poi i forti lamenti che venivano dalla stanza di Alberto. La porta della stanza era spalancata e quando si avvicinò il profumo di maschio diventò più forte ed i lamenti più forti e libidinosi.
Christian sbirciò dentro e vide il suo amico che selvaggiamente cavalcava il ragazzo del giorno precedente. La mente di Christian ritornò alla notte quando aveva visto la stessa cosa salvo il luogo e la passione ovvia che riempiva la stanza. Riusciva a mala pena a guardare per la sensazione di sentirsi stupido, sconvolto ed adirato tutto in una volta di nuovo. Scappò fuori della casa e sbattè la porta, ritornò nella sua macchina e partì a gran velocità.

Alberto e Manuel erano così presi dal sesso che non sentirono la porta sbattere. Quello che Alberto poteva focalizzare era il piacere che Manuel prendeva col suo buco del culo. Manuel lo stava riempendo completamente e ne amava ogni secondo.
"Oh cazzo Manuel, è così bello! Inculami forte! Inculami! Ohhh... sì, così!" Gridò Alberto.

Manuel rispose con ceffoni sul bianco sedere sexy e stretto del ragazzo. Il letto oscillava avanti ed indietro contro il muro. Alberto rimbalzò su e giù, sempre più forte su Manuel portandolo ad un punto che lui non pensava fosse possibile. Gli piaceva guardare quel ragazzo farlo! Decise di prendere il controllo e mise Alberto alla pecorina.
Stava per incularlo senza condom e questo lo eccitava al massimo. Vide il suo cazzo come una forma indistinta mentre inculava il ragazzo con forza. Alberto gridò come una cagna in calore ed a Manuel non importava se gli stava facendo male, era determinato ad eiaculare dentro il ragazzo, nient’altro. Sentì il suo carico salire dalle palle e gridò forte, abbastanza forte perché i vicini di casa sentissero e sparò sette o otto sprizzi del suo seme profondamente nel sedere di Alberto.
"Oh mio Dio! Oh merda!... Non ci posso credere!" Gridò Alberto sentendo il suo seme scaricarsi sulle lenzuola. La stanza era piena di respiri ansanti e spesso di profumo di sesso maschile. Manuel crollò sopra Alberto e si sdraiarono insieme sul letto scioccati dal sesso sorprendente che avevano appena avuto. Manuel non riusciva a ricordare di aver fatto prima di allora del sesso come quello.... Mai!
Manuel era pronto perché Alberto gli dicesse di sì, si essere la sua cagna, ma per il momento anche lui era troppo esaurito per parlare ed ambedue si addormentarono.
di
scritto il
2014-01-03
4 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Pic nic

racconto sucessivo

Dopo la festa
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.