Giochi di società (continua la storia di noi tre)

di
genere
trio

Ultimo weekend di agosto. Le vacanze si allontanano e si succhiano fili di relax da un’aria che sa già di impegni, di lavoro, di abitudini.
Sergio e Monica optano per una due-giorni casalinga, all’insegna del “mettiamo a posto qualcosa”, “leggiamo qualcos’altro” … Una noia mortale!
“Che programmi hai per la giornata?” mi chiede Sergio abbracciandomi e dandomi un bacio del buongiorno tanto prolungato e sensuale da richiamare l’attenzione di Monica, la quale interviene prontamente avvicinandosi a Sergio, accarezzandogli la schiena ed unendosi alla sua domanda, senza tralasciare di specificare che loro due sarebbero rimasti in casa, loro due avrebbero letto qualcosa insieme loro due …
“Pensavo di fare una passeggiata fuori. C’è una giornata spettacolare”
“Fuori?” chiede con fare allarmato Monica. “Fuori dove, tesoro? Non sai che c’è il bollino rosso ovunque? Sono i due giorni del grande controesodo. Vai anche solo a venti chilometri da qui e la paghi con due ore di fila stasera!”
“In effetti …” concorda Sergio.
“Può darsi. Intanto io vado fuori” rispondo stizzita.
“Ma …” Sergio ha l’aria di volermi trattenere con argomenti che non vuole esplicitare davanti a Monica.
“Ma, cosa? Ho deciso, ormai. Vado fuori. Chi mi ama mi segua” e ridendo per aver ben colto la titubanza arrapata di Sergio, entro in bagno.
Poco dopo arriva Sergio. Ero completamente nuda e stavo per entrare in doccia.
Mi abbraccia e mi comincia ad accarezzare la fica, baciandomi sul collo.
“Pensavo che saremmo potuti restare in casa e …”
“E …?” rispondo intrigante.
“E … Insomma Debby, voglio scopare con te. Non dirmi che non l’hai capito. Monica vuole fare la moglie, oggi. Non è per questo che l’ho sposata”
“Hai un’idea di quanto tu ti permetta il lusso di essere contraddittorio e folle?”
“Sì, hai ragione. L’ho sposata perché la volevo come moglie …”
“Non sono argomenti che amo trattare, lo sai. Vorrei ricordarti che, prima che arrivasse lei, io e te eravamo una coppia da più di un anno e lei doveva essere solo una scopata diversa. Era me che avresti dovuto sposare e lei sarebbe stata la nostra compagna. Invece … Ora di che ti lamenti? E con me per giunta!”
“Lo so, lo so, hai ragione. E’ che … con te il sesso è sempre stato più forte di qualunque sentimento; li offusca tutti. Mentre con Monica ho potuto accorgermi di amarla”
“Bene. Allora amala anche oggi, perché vorrei tornare da Gianni, in campagna. Mi ha invitata a giocare con lui e con Irina a carte: strip-poker”
“Ancora quello?”
“Geloso?”
“E’ il tuo ex, non uno qualunque. Non dovrei essere geloso? Mi spieghi cosa ci trovi in quel vecchio, a parte la tua predilezione per i vecchi?”
“Non prediligo i vecchi, ma gli uomini arrapanti e lui lo è”
“Più di me?”
“In modo diverso …”
“Non te lo permetto”
“Davvero? Allora ammanettami al letto, imprigionami in garage. Fa’ qualcosa, perché altrimenti non mi fermi. Piuttosto, se le faccende domestiche che ti propone Monica non ti vanno a genio, potresti accompagnarmi. C’è la sua compagna, Irina, che è un gran pezzo di fica e bacia alla grande … l’ho provata per bene …”
Sergio non risponde, ma mi prende la testa e schiaffa la lingua in bocca, spingendo e succhiando così tanto da farmi pensare che voglia staccarmi la lingua ed entrarmi dentro da lì. Finito quel bacio, accompagnato da mani voraci della mia fica e dei miei seni, mi dice:
“Vado a vestirmi. Sbrigati o faremo tardi. Monica metterà a posto da sola”
Le urla di Monica si sentono fino in bagno. Gli dice che è uno stronzo, uno zotico puttaniere privo di affidabilità. Sergio ride. Quindi viene da me, che, nel frattempo mi ero preparata, e mi sollecita a muoverci.
Indosso un abitino molto scollato e niente biancheria, come piace a Gianni. Mentre guido Sergio mi esplora: fa cadere una spallina, scansa la scollatura, prende a massaggiarmi il seno, quindi, lasciando la tetta fuori dall’abito, mi alza la gonna e mi solletica il clitoride. Qualche macchina rallenta, altre suonano.
“Smettila, ci guardano”
“No. Guardano te. Ti pensano una mignotta. E lo sei. Quindi …”
Mi rimetto dentro la tetta, lascio che mi tocchi ancora la fica. Finalmente arriviamo. Sono eccitatissima e tutta bagnata. Gianni viene ad aprirci il cancello e, senza neanche degnarmi di uno sguardo, va a salutare cordialmente Sergio. Si presentano, si stringono la mano, vanno verso casa. Li seguo.
“Comunque ciao, eh?” dico a Gianni, il quale si volta a malapena e risponde al mio saluto.
“Debby è una vera troia” dice, quindi, rivolgendosi a Sergio. “Se non le infili la lingua in bocca e non le tocchi la fica non si sente salutata. Tu permetti?”
“Certo, fai pure!” esclama Sergio, estremamente arrapato per la complicità instaurata da Gianni e per la scarsa considerazione che egli mostra di provare per me.
Gianni si avvicina e mi bacia in bocca appassionatamente; quindi mi alza il vestito e mi massaggia per bene la fica, sussurrandomi parole oscene in un orecchio.
Nel frattempo ci raggiunge Irina.
“Amore mio!” esclama Gianni. “Vieni, guarda chi c’è. Te la ricordi? Su, dalle un bel bacio. Voglio vedervi insieme, come due brave amichette”
Irina si accosta e ci baciamo in bocca appassionatamente, stringendoci e strofinandoci l’un l’altra. Gianni, allora, alza l’abito di Irina, anche lei senza biancheria, ovviamente, e mostra il culo a Sergio, il quale strabuzza gli occhi davanti a tanta bellezza e si complimenta con Gianni.
“Vieni, vieni, puoi toccare”
Sergio non se lo fa ripetere due volte e comincia a palpare Irina, ancora avvinghiata a me. Nel frattempo Gianni cala l’abito di Irina, esponendo le sue tettine sode. Sergio le copre con le sue mani e, mentre si strofina sul culo, massaggia le tette violentemente.
“A dire il vero non ho gran voglia di giocare a poker” dice Gianni. “Che ne dici se le portiamo in un localino da queste parti? E’ un privè molto particolare: gli uomini espongono le proprie donne e ricevono offerte in denaro da chi se le vuole scopare”
“Ci sto!” risponde entusiasta Sergio.
Il tempo di chiudere la porta di casa e siamo tutti e quattro nella macchina di Gianni. Il locale è, in realtà, una grande villa; il proprietario, amico intimo di Gianni, ci accoglie con grande calore ed indirizza me ed Irina in una stanza attigua, dove troviamo altre tre donne, tra i diciotto ed i venticinque anni, bellissime e completamente nude, pronte per l’asta. Una di loro dice di essere venute lì con il suo capufficio; le altre due hanno tra il pubblico entrambi i genitori. Sbircio dalla tenda per capire chi siano questi strani tipi di genitori: dall’apparenza sembrano ineccepibili professionisti e donne castigate. Inizia l’asta.
Francesca G.: mora, alta un metro e settanta, magra, labbra carnose, seno terza misura, fica pelosa. Incede con un’andatura da troia, ancheggiando e facendo ballare i seni. Fioccano le offerte. Alla fine viene ceduta ad un uomo grasso e stempiato, sulla sessantina, per milleduecento euro, che vengono incassati dalla madre, la quale saluta la figlia con un gran bacio in bocca ed una strizzata di tette da vertigine. Francesca avanza immediatamente verso l’acquirente, il quale la fa accomodare sulle ginocchia in attesa dell’asta successiva: ne vuole due, è evidente.
Caterina R. è più timida. Lei dice che è la prima volta. E’ lì col suo capufficio: le ha promesso un avanzamento. Non è molto alta, ma ha un gran culo, morbido e leggermente sovrappeso, ma estremamente arrapante. Tette quarta misura, esageratamente ballonzolanti. Il sessantenne che ha già preso Francesca avanza con le offerte, ma ad aggiudicarsela è un uomo molto bello, sui cinquanta, seduto in fondo alla sala, il quale, appena Caterina si accosta, le ordina di mettersi in ginocchio e di succhiarglielo. Il capufficio di Caterina, seduto poco distante, si alza a prendere il denaro, quindi guarda la ragazza con fare sprezzante e suggerisce al compratore di fustigarla se non dovesse succhiare bene.
Tocca, quindi, ad Annabella S., una ventenne stratosferica, per la quale, forse, lascerei persino Sergio e Monica, dedicandomi alla sua fica quotidianamente. Alta, snella, soda, tette piccole, ma significative, fica carnosa e rosea, completamente depilata. La comprano Sergio e Gianni per duemila euro. Il padre della ragazza si avvicina ai due, prende i soldi, quindi si avvicina alla figlia, la bacia in bocca e suggerisce agli uomini di prenderla da tutte le parti perché è aperta in tutti i canali.
E’ arrivato il nostro turno. Va prima Irina, che viene acquistata dai genitori di Annabella. Poi vado io che vengo comprata da due donne molto arrapanti, bisessuali.
Il salone si trasforma nel teatro di un’orgia senza pari.
Io mi ritrovo a gambe larghe, mentre una delle due, Gianna, mi lecca la fica e l’altra, Marilena, mi fustiga le chiappe con un frustino di cuoio nodoso, che, poi, mi infila sia nella fica che nel culo, facendomi abbondantemente godere. Naturalmente rendo il favore succhiandomele a dovere e facendole venire più volte nella mia bocca. Finito con loro, mi siedo lì accanto e guardo Gianni e Sergio che si stanno godendo i favori di Annabella, mettendogli nel culo ogni genere di oggetto, mentre a turno la scopano davanti; ed Irina che, invece, è ancora impegnata in una leccata di fica mentre viene sodomizzata.
Dopo un paio di ore usciamo da quella villa delle godurie, andiamo a pranzo in un paesino vicino, quindi prendiamo un gelato, sulla rocca, accanto al castello ed, infine, torniamo verso casa. Io ed Irina siamo estremamente soddisfatte, ma ancora vogliose. Gli uomini si perdono in chiacchiere. Cerchiamo, quindi, un angolino appartato per divertirci un po’, io e lei da sole. Ci infiliamo nella dependance della servitù: la donna di servizio, Consuelo, è nella casa padronale a servire l’aperitivo a Sergio e Gianni ed il marito, a quanto ne sa Irina, è partito per il Perù. L’appartamento è buio. Appena dentro cominciamo a baciarci e toccarci avidamente. Ci spogliamo. Irina mugugna come una troia. Io mi eccito ancora di più e le mordo le labbra, il collo, le orecchie, infilando le dita nella sua fica morbida e bagnata. Ci dirigiamo verso il tavolo, inciampiamo sulla sedia.
“Ahi!” si lamenta Irina.
“Zitta!” le dico ridendo e mi inchino per baciarle il piede che ha battuto.
Procediamo a tentoni. Irina conosce la casa. Vuole portarmi nella camera da letto. Siamo praticamente arrivate, ma sentiamo una voce maschile provenire dal letto. Facciamo un balzo indietro.
“Chi siete?”
Chiede l’uomo accendendo la luce.
Io ed Irina non facciamo in tempo ad allontanarci.
A quanto pare il marito della donna di servizio era tornato quella notte e stava ancora dormendo a causa del jet leg.
“E’ lei, signora?” chiede ad Irina.
“Sì, Ramiro. Tranquillo. Andiamo via …”
“Perché?” chiede Ramiro e nel mentre si alza. E’ nudo ed il suo cazzo enorme è duro come un obelisco.
Irina si aggrappa al mio braccio. Non sa cosa fare. Vorremmo andarcene, ma siamo ipnotizzate da quel cazzone. Ci raggiunge. Tocca il seno di Irina, quindi il mio; porta le mani sulle nostre fiche.
“Depilati!” mi ordina, indicandomi il bagno. Obbedisco, quasi in preda ad una droga. Prendo la sua schiuma da barba ed il suo rasoio e mi depilo completamente la fica. Torno in camera da letto e Ramiro si sta scopando Irina pesantemente, facendola godere come una cagna.
“Vieni qui, bella signora” mi dice. Obbedisco di nuovo. Mi sento in trance. Mette la mano sulla mia fica e si complimenta per l’ottimo lavoro di rasatura. Quindi ci affonda il viso e comincia a leccarmi come un forsennato, facendomi godere abbondantemente. Nel frattempo mi fa sdraiare a pancia su ed ordina ad Irina di accovacciarsi sulla mia faccia, prendendo a scoparmi violentemente. La fica di Irina puzza di piscio. Immagino che Ramiro non abbia il cazzo profumato. Mi viene quasi la nausea. Proseguo incitata da lui che mi stantuffa provocandomi un piacere immenso. Irina viene sulla mia bocca. Succhio tutto. Ramiro la scansa e si getta su di me. Mi bacia in bocca. Il suo fiato è pestilenziale. Cerco di sottrarmi, ma mi prende il viso con una mano, quindi mi sorride, lasciando vedere denti marci alternati a denti d’oro, e riprende a baciarmi. Irina ci dice di fare presto perché la moglie potrebbe tornare da un momento all’altro.
Ramiro esce dalla mia fica e mi inonda la bocca di sperma, imponendomi di ingoiarlo. Mi viene quasi da vomitare. Soddisfatto il suo desiderio si sdraia sul letto e riprende a dormire. Io ed Irina ci rivestiamo e sgattaioliamo fuori da quella casa, cercando di non farci vedere da nessuno.
Quando torniamo in salotto, i due porconi dei nostri uomini cornuti ci chiedono dove siamo state.
“Le ho mostrato il viale dei cinghiali” risponde Irina prontamente.
“Il viale dei cinghiali!” esclama Gianni ridendo di lei. “Si chiama sentiero, non viale, brutta ignorante. Vieni qui” e la chiama a sé per darle una sberla sul culo, scherzosamente.
“Sì, hai ragione, scusa” risponde Irina.
“Brava. Così va meglio. Mi piace la sua remissività” dice, rivolgendosi a Sergio. “Fa tutto quello che dico, vive per soddisfarmi, in pratica. Come posso non amarla?” ride.
Irina si volta verso di me ed abbozza anche lei un sorriso. Ben diverso da quello di Gianni, però, considerato che lui ride di lei, mentre lei ride delle corna che gli ha messo con il marito della cameriera!
Nel frattempo la cameriera entra e chiede a Gianni di potersi ritirare in casa per vedere se al marito, rientrato quella notte dal Perù, occorra qualcosa. Sarebbe tornata verso le otto per preparare la cena.
“Vai pure” la congeda Gianni.
Io ed Irina torniamo a guardarci, certe che al marito di Consuelo non serva davvero nulla, in quel momento, e chiediamo di poterci allontanare per fare una doccia.
“Certo, ma solo se la fate insieme e lasciate la porta aperta” risponde Sergio.
“Vuoi scopare di nuovo?” gli chiede Gianni.
“No. Ma mi piace vedere Debby con un’altra donna. Ha molta fantasia e passione con le donne. Se non le piacesse tanto il cazzo direi che sia lesbica. Possiamo riprenderle con la videocamera? Vorrei portare il video a Monica, stasera. Mi serve qualcosa con cui fare pace. Sarà arrabiatissima per averla lasciata a casa da sola”
“Certo! La videocamera ce l’hai?”
“Sì, in macchina”
“Bene. Sentito ragazze? Datevi da fare”
Io finsi di essermi appena depilata, proprio per l’occasione, e, subito dopo cominciammo a lesbicare come forsennate. In fondo era l’occasione che stavamo cercando ancor prima di essere trapanate dal cazzo di Ramiro, quando ci eravamo rifugiate lì proprio per strofinarci l’un l’altra in santa pace!
di
scritto il
2010-09-04
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