I ricordi di Debby: un giorno al lago
di
Debby
genere
trio
Salve a tutti. Sono tornata, ma non so se ancora per molto. Sono in riflessione. Intanto ... vorrei condividere con voi un vecchio, piacevole ricordo. Avevo ventidue anni ed avevo iniziato una relazione con un uomo di quattordici anni più di me. A pensarci ora non sembra una grande differenza, ma allora era un abisso. Io avevo già avuto esperienze sessuali complete, intendiamoci (ho dato la fica a sedici anni ed il culo a diciannove), però la sua esperienza mi intimoriva e mi rendeva particolarmente accondiscendente.
Devo dire che era un gran porcone, ma, forse, mi piaceva proprio per questo. Veniva da un matrimonio fallito a causa delle sue continue avventure con altre donne. Per un po' ho pensato che di me si fosse veramente innamorato e che non mi avrebbe tradita come aveva fatto con la moglie. Invece ...
Spesso mi faceva indossare biancheria di pizzo sotto a giacche molto scollate per poi slacciarmi la giacca mentre eravamo in macchina, nel traffico. La gente, dalle altre macchine, si girava a guardare e lui, di tutta risposta, mi infilava la mano nel reggiseno scostandolo e lasciandomi, quindi, a seno nudo. All'inizio mi vergognavo. Non ero una verginella, ma i miei rapporti, fino ad allora, erano stati estremamente convenzionali. Poi, però, mi abituai lentamente. Mi cominciò a piacere.
Una volta mi fece delle foto osé (allora c'erano le vecchie macchinette col rullino) e le portò ad un suo amico per svilupparle. Quindi mi costrinse ad accompagnarlo a ritirarle. Quando il suo amico ce le restituì mi fece i complimenti, ridendo in modo complice con lui, e la cosa mi fece sentire talmente tanto in difficoltà che gli tolsi la parola e gli tenni il muso per tutta la sera. Fu allora che il "gioco" tra noi si modificò un pochino per diventare quello che avremmo vissuto nei due anni seguenti e, forse, quello che, anche in seguito, non ho fatto altro che cercare. Tornati a casa, infatti, non sembrava affatto contento del mio atteggiamento, così mi prese con la forza, mi spogliò, mi adraiò sul letto e si fece succhiare il cazzo mentre mi parlava. Mi spiegò che lui mi amava, ma che non tollerava certe prese di posizione, perché avrei dovuto ringraziarlo per l'eccitazione che mi aveva provocato. Mi disse che a lui piacevano le sensazioni forti e che la sua donna, se davvero l'amava, doveva assecondarlo. Quindi mi chiese se l'amavo e, con la bocca piena del suo meraviglioso, possente cazzo, feci cenno di sì.
"Bene, allora infilati questa e seguimi" mi disse, rinfilandosi il cazzo nei pantaloni e porgendomi un abitino a canottiera, abbottonato davanti e molto corto, che normalmente usavo in casa. Quando aprii il cassetto della biancheria per mettermi anche quella, però, mi raggiunse un ceffone sonoro sul culo.
"Ma che...?" replicai incazzata.
Giù un altro schiaffo.
"Zitta, porcona. Allora non hai capito niente" e mi baciò con passione. "Mi ami, tesoro?" disse quindi con un tono molto dolce.
"Sì, certo" replicai sinceramente.
"Bene, allora devi assecondare la mia passione per te. Forza, vestiti come ti ho detto di fare, ma senza indossare biancheria"
Feci come mi aveva ordinato. Il vestito era davvero corto e lui me l'aveva fatto slacciare molto sul seno. Ero praticamente nuda.
Scendemmo in strada, entrammo in macchina. Era sera. Nessuno mi aveva notata, ma, poco dopo, al primo semaforo, lui mi infilò la mano nella scollatura scansando l'abito e mostrando una mia tetta a quello con il motorino che ci affiancava.
Chiaro che ci seguì per un lungo tratto, continuando a godersi lo spettacolo ad ogni semaforo. Altri, poi, se ne aggiunsero. Avevamo un codazzo. Infine prese una strada di periferia abbastanza isolata. Ci stavamo portando dietro il motorino ed una macchina con quattro ragazzotti arrapati. La macchina ci affiancò, tirò giù il finestrino e gli chiese dove potessero rimorchiare una mignotta da scopare.
Luca disse loro che, se si accontentavano, potevano scopare me. Gli chiesero di potermi vedere meglio. Mi fece scendere e mi sbottonò il vestito completamente. Ero nuda. Mi sentivo davvero messa alla berlina e trovavo umiliante ciò che mi stava facendo. Di sicuro, però, mio malgrado, sentii che mi stavo eccitando e lo assecondai fino in fondo. Anche quello col motorino era sceso e si era unito al gruppo.
Iniziarono a toccarmi: mi spremevano le tette, mi passavano le mani sulla fica, mi infilavano dita nel culo. Guardavo Luca cercando il suo intervento, sperando che dicesse basta. Niente.
"Allora, vi piace?" domandò ai ragazzi
"Può andare. Quanto?"
"Gratis"
"Gratis?" rispose uno di loro esterrefatto.
"Sì, gratis. Una botta a testa, però. Nient'altro"
Accettarono subito e si misero in fila dietro di me. Io avevo la pancia poggiata sul cofano e le gambe larghe. Uno per volta mi penetrarono e mi sborrarono dentro, chi nella fica, chi nel culo. Quindi se ne andarono.
Luca mi abbracciò e mi disse di non aver mai amato nessuna quanto amava me. Ero stordita.
"Ti è piaciuto, tesoro?" mi chiese.
"Sì ... credo ..."
"Credi?"
"Sì, mi è piaciuto, ma ... mi gira la testa ..."
"Immagino, amore mio. Vieni che ti faccio passare questa sensazione. E' normale che ti succeda la prima volta, sai? Però consolati, perché mi sei piaciuta tantissimo. Sei il mio grande amore. Non ti lascerò mai. Vieni qui" e mi baciò appassionatamente. Ero ancora nuda. In breve si eccitò e volle darmelo anche lui, solo che vedemmo dei fari in lontananza, quindi mi fece infilare il vestito, sempre slacciato, e mi fece sedere in macchina. Tra le gambe la sborra di quei ragazzi aveva cominciato a colare. Mise una mano lì in mezzo.
"Senti che bella puttanella che sei" e mi costrinse a toccarmi.
"Sei bella piena di sborra, eh? Ti piace essere piena?"
"Sì" confessai con mio stupore.
Mi costrinse ad infilarmi due dita nella fica e poi a leccarmele.
"Ti piace, tesoro?"
"Sì" continuai a dire, sapendo di essere sincera, mio malgrado.
La macchina che stava arrivando passò oltre e lui riprese a menarsi il cazzo fino a che non mi fece sedere su di lui e mi sborrò nella fica.
Il giorno dopo avevo la fica in fiamme. Era domenica. Mi alzai non troppo tardi e gli preparai una buona colazione. Indossavo lo stesso vestito della sera prima, senza niente sotto. Avevo una smania forte. Era folle crederlo: dopo essere stata scoipata da tutti quegli uomini, ancora avevo voglia. Quando si alzò lo capì subito.
"Porcellina meravigliosa, ti sei messa così perché hai voglia di essere montata?"
Risposi con un bacio appassionato che lui mi costrinse a continuare sul suo cazzo forzandomi a mettermi in ginocchio.
Avevo la bocca piena di cazzo mentre lui assaggiava le brioches ed il caffellatte, quindi mi disse di restare così, mangiare qualcosa ed aspettarlo che si sarebbe vestito in un minuto e saremmo andati a fare una gita.
Mi portò al lago. Ero contenta, ma non sapevo come fare: non avevo portato costume, né asciugamani. Fermò la macchina in un posto abbastanza isolato e ci sistemammmo sull'erba accanto all'acqua. Quindi prese il telefono della macchina (aveva il veicolare) e chiamò una sua amica. Era di lì, a quanto capii. Ci raggiunse in dieci minuti.
Bellissima, in una parola. Alta, snella, soda, pressappoco della mia età. Si baciarono. Mi alzai come una furia e gli urlai che non doveva permettersi.
Mi fulminò con lo sguardo, mi diede un ceffone in faccia, mi strappò il vestito di dosso, me fece sedere ai piedi di un albero e mi legò, con gli elastici del windsurf che aveva in macchina, al tronco. Quindi ricominciò a pomiciare con lei. Si spogliarono e fecero sesso alla grande. Anche a lei la picchiava sul culo e le diceva che era una bellissima mignotta e che l'amava tanto. Ma lei, al contrario di me, sembrava abituata e molto, molto felice.
Io soffrivo di gelosia e, nel frattempo, mi bagnavo la fica. La cosa mi spaventava. Mi misi a piangere. Luca non si fermò.
"Senti come frigna, la troia!" disse alla sua amica.
"E' una cagnetta in calore. Secondo me piange perché si sta eccitando. Scommetti che ha la fica tutta bagnata?"
"Accetto la scommessa. Che ci giochiamo?"
"Se vinco io la lecchi tu. Se vinci tu la lecco io" disse lei.
Naturalmente vinse lei, perché ero fradicia, e così Luca mi leccò fino a farmi urlare di piacere.
Quando finalmente furono stufi di scopare e lui la riempì nel culo. Si rivestirono, si salutarono e lei andò via. Solo allora Luca mi slegò e mi disse di vestirmi nuovamente che saremmo tornati a casa.
"Allora, ti sei divertita?" disse in macchina.
Ero ancora furiosa e gli risposi a monosillabi.
"No"
"Non essere ipocrita. Eri bagnata come il lago. Ti sei divertita eccome. Lo rifacciamo presto"
"No"
Mi raggiunse uno schiaffo in pieno viso.
"Lo rifacciamo e basta. Che palle che sei! Se vuoi che ci lasciamo dillo pure. Ma se vuoi stare con me devi farmi felice"
Tacqui.
"Anzi, adesso facciamo ancora un giochino"
"Che ti stai inventando?" chiesi.
"niente di nuovo. Tranquilla. Qualcosa che ho già sperimentato"
Mi portò in una strada dove c'erano mignotte.
"Facciamo un bel mignottour"
Risi. Nonostante tutto mi stavo divertendo e la sua perversione mi legava molto.
Mi impose di slacciarmi il vestito e cominciò a camminare lentamente davanti alle mignotte, delle donne di una bellezza sconvolgente e di una grande sensualità. Mi chiese chi mi piacesse.
"Non mi piacciono le donne"
"Non essere così suora! Forza! Il sesso è fantasia pura. Mi spieghi che differenza c'è tra la mia lingua e la lingua di una donna? Devi aprire i tuoi orizzonti se vuoi piacermi sempre di più. Dai, forza, dimmi quale preferisci"
Indicai una donna mora, alta, molto formosa, sui trentacinque anni. Era matura rispetto alle altre e, forse, con un po' di cellulite sulle cosce, ma non so perché mi attraeva molto.
Lui si accostò, scese il finestrino e le chiese quanto volesse per un triangolo. La cifra fu abbordabile e la fece salire.
La portammo in casa.
Lì mi iniziò al sesso con le donne. Sara, così si chiamava (non la dimenticherò mai) iniziò a baciarmi, a toccarmi, a farsi toccare. Quindi si sedette sul letto, si allargò la fica con le mani e mi invitò a leccarla. Luca mi fece mettere in ginocchio.
"Lecca! Ti ho detto lecca!" e spinse la mia faccia tra le sue gambe. Risero insieme, mentre io assaggiavo la mia prima fica. Mi piaceva. Sapeva di liquido femminile ma anche di sperma. Le chiesi se qualcuno le fosse venuto dentro. Risero di cuore.
"Qualcuno?" rispose lei.
Luca iniziò a baciarla. Io la leccavo, ormai con grande gusto. Lei godeva alla grande.
"Ora smetti ed unisciti a noi" mi disse Luca e ci sdraiammo tutti e tre sul letto. Lo vidi penetrarla nella fica e nel culo, con grande passione, poi mi fece sdraiare su di lei e mi disse di baciarla e di succhiarle i seni, nel frattempo mi penetrò nel culo. Quando stava per venire, quindi, mi fece inginocchiare. Lui mi prendeva nel culo e lei mi leccava la fica. Fu allora, credo, che capii; capii che la lingua di una donna, su di me, poteva più del cazzo e pur amando averlo dentro che mi sfregava la parete del culo e mi sfondava violentemente, venni alla grande grazie alla leccata di quella mignotta sconosciuta che ancora oggi desidero e ricordo con immenso piacere.
Devo dire che era un gran porcone, ma, forse, mi piaceva proprio per questo. Veniva da un matrimonio fallito a causa delle sue continue avventure con altre donne. Per un po' ho pensato che di me si fosse veramente innamorato e che non mi avrebbe tradita come aveva fatto con la moglie. Invece ...
Spesso mi faceva indossare biancheria di pizzo sotto a giacche molto scollate per poi slacciarmi la giacca mentre eravamo in macchina, nel traffico. La gente, dalle altre macchine, si girava a guardare e lui, di tutta risposta, mi infilava la mano nel reggiseno scostandolo e lasciandomi, quindi, a seno nudo. All'inizio mi vergognavo. Non ero una verginella, ma i miei rapporti, fino ad allora, erano stati estremamente convenzionali. Poi, però, mi abituai lentamente. Mi cominciò a piacere.
Una volta mi fece delle foto osé (allora c'erano le vecchie macchinette col rullino) e le portò ad un suo amico per svilupparle. Quindi mi costrinse ad accompagnarlo a ritirarle. Quando il suo amico ce le restituì mi fece i complimenti, ridendo in modo complice con lui, e la cosa mi fece sentire talmente tanto in difficoltà che gli tolsi la parola e gli tenni il muso per tutta la sera. Fu allora che il "gioco" tra noi si modificò un pochino per diventare quello che avremmo vissuto nei due anni seguenti e, forse, quello che, anche in seguito, non ho fatto altro che cercare. Tornati a casa, infatti, non sembrava affatto contento del mio atteggiamento, così mi prese con la forza, mi spogliò, mi adraiò sul letto e si fece succhiare il cazzo mentre mi parlava. Mi spiegò che lui mi amava, ma che non tollerava certe prese di posizione, perché avrei dovuto ringraziarlo per l'eccitazione che mi aveva provocato. Mi disse che a lui piacevano le sensazioni forti e che la sua donna, se davvero l'amava, doveva assecondarlo. Quindi mi chiese se l'amavo e, con la bocca piena del suo meraviglioso, possente cazzo, feci cenno di sì.
"Bene, allora infilati questa e seguimi" mi disse, rinfilandosi il cazzo nei pantaloni e porgendomi un abitino a canottiera, abbottonato davanti e molto corto, che normalmente usavo in casa. Quando aprii il cassetto della biancheria per mettermi anche quella, però, mi raggiunse un ceffone sonoro sul culo.
"Ma che...?" replicai incazzata.
Giù un altro schiaffo.
"Zitta, porcona. Allora non hai capito niente" e mi baciò con passione. "Mi ami, tesoro?" disse quindi con un tono molto dolce.
"Sì, certo" replicai sinceramente.
"Bene, allora devi assecondare la mia passione per te. Forza, vestiti come ti ho detto di fare, ma senza indossare biancheria"
Feci come mi aveva ordinato. Il vestito era davvero corto e lui me l'aveva fatto slacciare molto sul seno. Ero praticamente nuda.
Scendemmo in strada, entrammo in macchina. Era sera. Nessuno mi aveva notata, ma, poco dopo, al primo semaforo, lui mi infilò la mano nella scollatura scansando l'abito e mostrando una mia tetta a quello con il motorino che ci affiancava.
Chiaro che ci seguì per un lungo tratto, continuando a godersi lo spettacolo ad ogni semaforo. Altri, poi, se ne aggiunsero. Avevamo un codazzo. Infine prese una strada di periferia abbastanza isolata. Ci stavamo portando dietro il motorino ed una macchina con quattro ragazzotti arrapati. La macchina ci affiancò, tirò giù il finestrino e gli chiese dove potessero rimorchiare una mignotta da scopare.
Luca disse loro che, se si accontentavano, potevano scopare me. Gli chiesero di potermi vedere meglio. Mi fece scendere e mi sbottonò il vestito completamente. Ero nuda. Mi sentivo davvero messa alla berlina e trovavo umiliante ciò che mi stava facendo. Di sicuro, però, mio malgrado, sentii che mi stavo eccitando e lo assecondai fino in fondo. Anche quello col motorino era sceso e si era unito al gruppo.
Iniziarono a toccarmi: mi spremevano le tette, mi passavano le mani sulla fica, mi infilavano dita nel culo. Guardavo Luca cercando il suo intervento, sperando che dicesse basta. Niente.
"Allora, vi piace?" domandò ai ragazzi
"Può andare. Quanto?"
"Gratis"
"Gratis?" rispose uno di loro esterrefatto.
"Sì, gratis. Una botta a testa, però. Nient'altro"
Accettarono subito e si misero in fila dietro di me. Io avevo la pancia poggiata sul cofano e le gambe larghe. Uno per volta mi penetrarono e mi sborrarono dentro, chi nella fica, chi nel culo. Quindi se ne andarono.
Luca mi abbracciò e mi disse di non aver mai amato nessuna quanto amava me. Ero stordita.
"Ti è piaciuto, tesoro?" mi chiese.
"Sì ... credo ..."
"Credi?"
"Sì, mi è piaciuto, ma ... mi gira la testa ..."
"Immagino, amore mio. Vieni che ti faccio passare questa sensazione. E' normale che ti succeda la prima volta, sai? Però consolati, perché mi sei piaciuta tantissimo. Sei il mio grande amore. Non ti lascerò mai. Vieni qui" e mi baciò appassionatamente. Ero ancora nuda. In breve si eccitò e volle darmelo anche lui, solo che vedemmo dei fari in lontananza, quindi mi fece infilare il vestito, sempre slacciato, e mi fece sedere in macchina. Tra le gambe la sborra di quei ragazzi aveva cominciato a colare. Mise una mano lì in mezzo.
"Senti che bella puttanella che sei" e mi costrinse a toccarmi.
"Sei bella piena di sborra, eh? Ti piace essere piena?"
"Sì" confessai con mio stupore.
Mi costrinse ad infilarmi due dita nella fica e poi a leccarmele.
"Ti piace, tesoro?"
"Sì" continuai a dire, sapendo di essere sincera, mio malgrado.
La macchina che stava arrivando passò oltre e lui riprese a menarsi il cazzo fino a che non mi fece sedere su di lui e mi sborrò nella fica.
Il giorno dopo avevo la fica in fiamme. Era domenica. Mi alzai non troppo tardi e gli preparai una buona colazione. Indossavo lo stesso vestito della sera prima, senza niente sotto. Avevo una smania forte. Era folle crederlo: dopo essere stata scoipata da tutti quegli uomini, ancora avevo voglia. Quando si alzò lo capì subito.
"Porcellina meravigliosa, ti sei messa così perché hai voglia di essere montata?"
Risposi con un bacio appassionato che lui mi costrinse a continuare sul suo cazzo forzandomi a mettermi in ginocchio.
Avevo la bocca piena di cazzo mentre lui assaggiava le brioches ed il caffellatte, quindi mi disse di restare così, mangiare qualcosa ed aspettarlo che si sarebbe vestito in un minuto e saremmo andati a fare una gita.
Mi portò al lago. Ero contenta, ma non sapevo come fare: non avevo portato costume, né asciugamani. Fermò la macchina in un posto abbastanza isolato e ci sistemammmo sull'erba accanto all'acqua. Quindi prese il telefono della macchina (aveva il veicolare) e chiamò una sua amica. Era di lì, a quanto capii. Ci raggiunse in dieci minuti.
Bellissima, in una parola. Alta, snella, soda, pressappoco della mia età. Si baciarono. Mi alzai come una furia e gli urlai che non doveva permettersi.
Mi fulminò con lo sguardo, mi diede un ceffone in faccia, mi strappò il vestito di dosso, me fece sedere ai piedi di un albero e mi legò, con gli elastici del windsurf che aveva in macchina, al tronco. Quindi ricominciò a pomiciare con lei. Si spogliarono e fecero sesso alla grande. Anche a lei la picchiava sul culo e le diceva che era una bellissima mignotta e che l'amava tanto. Ma lei, al contrario di me, sembrava abituata e molto, molto felice.
Io soffrivo di gelosia e, nel frattempo, mi bagnavo la fica. La cosa mi spaventava. Mi misi a piangere. Luca non si fermò.
"Senti come frigna, la troia!" disse alla sua amica.
"E' una cagnetta in calore. Secondo me piange perché si sta eccitando. Scommetti che ha la fica tutta bagnata?"
"Accetto la scommessa. Che ci giochiamo?"
"Se vinco io la lecchi tu. Se vinci tu la lecco io" disse lei.
Naturalmente vinse lei, perché ero fradicia, e così Luca mi leccò fino a farmi urlare di piacere.
Quando finalmente furono stufi di scopare e lui la riempì nel culo. Si rivestirono, si salutarono e lei andò via. Solo allora Luca mi slegò e mi disse di vestirmi nuovamente che saremmo tornati a casa.
"Allora, ti sei divertita?" disse in macchina.
Ero ancora furiosa e gli risposi a monosillabi.
"No"
"Non essere ipocrita. Eri bagnata come il lago. Ti sei divertita eccome. Lo rifacciamo presto"
"No"
Mi raggiunse uno schiaffo in pieno viso.
"Lo rifacciamo e basta. Che palle che sei! Se vuoi che ci lasciamo dillo pure. Ma se vuoi stare con me devi farmi felice"
Tacqui.
"Anzi, adesso facciamo ancora un giochino"
"Che ti stai inventando?" chiesi.
"niente di nuovo. Tranquilla. Qualcosa che ho già sperimentato"
Mi portò in una strada dove c'erano mignotte.
"Facciamo un bel mignottour"
Risi. Nonostante tutto mi stavo divertendo e la sua perversione mi legava molto.
Mi impose di slacciarmi il vestito e cominciò a camminare lentamente davanti alle mignotte, delle donne di una bellezza sconvolgente e di una grande sensualità. Mi chiese chi mi piacesse.
"Non mi piacciono le donne"
"Non essere così suora! Forza! Il sesso è fantasia pura. Mi spieghi che differenza c'è tra la mia lingua e la lingua di una donna? Devi aprire i tuoi orizzonti se vuoi piacermi sempre di più. Dai, forza, dimmi quale preferisci"
Indicai una donna mora, alta, molto formosa, sui trentacinque anni. Era matura rispetto alle altre e, forse, con un po' di cellulite sulle cosce, ma non so perché mi attraeva molto.
Lui si accostò, scese il finestrino e le chiese quanto volesse per un triangolo. La cifra fu abbordabile e la fece salire.
La portammo in casa.
Lì mi iniziò al sesso con le donne. Sara, così si chiamava (non la dimenticherò mai) iniziò a baciarmi, a toccarmi, a farsi toccare. Quindi si sedette sul letto, si allargò la fica con le mani e mi invitò a leccarla. Luca mi fece mettere in ginocchio.
"Lecca! Ti ho detto lecca!" e spinse la mia faccia tra le sue gambe. Risero insieme, mentre io assaggiavo la mia prima fica. Mi piaceva. Sapeva di liquido femminile ma anche di sperma. Le chiesi se qualcuno le fosse venuto dentro. Risero di cuore.
"Qualcuno?" rispose lei.
Luca iniziò a baciarla. Io la leccavo, ormai con grande gusto. Lei godeva alla grande.
"Ora smetti ed unisciti a noi" mi disse Luca e ci sdraiammo tutti e tre sul letto. Lo vidi penetrarla nella fica e nel culo, con grande passione, poi mi fece sdraiare su di lei e mi disse di baciarla e di succhiarle i seni, nel frattempo mi penetrò nel culo. Quando stava per venire, quindi, mi fece inginocchiare. Lui mi prendeva nel culo e lei mi leccava la fica. Fu allora, credo, che capii; capii che la lingua di una donna, su di me, poteva più del cazzo e pur amando averlo dentro che mi sfregava la parete del culo e mi sfondava violentemente, venni alla grande grazie alla leccata di quella mignotta sconosciuta che ancora oggi desidero e ricordo con immenso piacere.
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