Il bagnino e le due signore - II Parte
di
Ero10
genere
etero
*
“allora, non è che sono riuscita a pensare molto, ero troppo presa dal tuo racconto … anzi, mi sono proprio eccitata, avrei voglia di masturbarmi … se mi masturbassi. Non lo faccio più da tanto tempo …
“male, molto male, ma ne parliamo dopo. Dai, sto aspettando, fammi sentire la tua storia
“ok, ok, non ti scaldare. Io non sono diretta come te quindi, vediamo, ecco, sì, diciamo che visto e considerato che non avrei mai il coraggio di approcciarlo in spiaggia, attenderei di incontrarlo in giro, per caso – o anche no – lo saluterei e gli chiederei se vuole bere qualcosa.
Forse sarà sorpreso di sentire che intendevo dire se voleva venire a bere qualcosa a casa mia, ma almeno avrei messo le cose in chiaro.
Una volta a casa, con due bicchieri di vino in mano, anzi no, anzi no … si può cambiare? Io sto bevendo un bicchiere di vino, bianco, freddo e lui una birra, dalla bottiglia. Nel frattempo parliamo del più e del meno, del suo lavoro soprattutto, ed io mi sforzo di mettere in mostra il più possibile tette e cosce, sono senza reggiseno, sotto il vestito corto e largo, che ad ogni movimento lascia più che intravedere la rotondità del seno, anche i capezzoli se li vuole cercare, e tutta la gamba, sino quasi all’inguine.
Mi accorgo che guarda, senza nascondersi troppo, ed anche io insisto con lo sguardo sulla patta del suo bermuda corto, troppo stretto probabilmente, o magari è troppo grosso quanto c’è sotto. Magari, appunto.
Gli chiedo se si accorge di come lo guardano le ragazzine, e le ragazze o le donne come me, in spiaggia e lui mi risponde, quasi confessandosi, un po’ intimidito, che sì, se ne accorge, ed è contento. Cerca di stare sempre attento al suo lavoro, però è molto gratificato dagli sguardi che molte gli lanciano, dalle avances che gli fanno.
Mi dice di essersene fatte tante, ma comunque molte meno di quante avrebbe potuto, di quante avrebbero voluto, di quanto glielo hanno chiesto. A volte gli dispiace, anche, non mostrarsi disponibile, però, potendo scegliere ha deciso di scegliere. Mi dice che sceglie non tanto in base alla bellezza, non solo, perché certo è bello guardare da vicino una bella donna, però non è affatto detto che siano le più eccitanti. Capita abbastanza spesso che si lasci andare per un particolare modo di fare, o di parlare, o di ammiccare, di provocare ed anche a letto, dopo, non sono certo le più carine ad essere più intraprendenti, più soddisfacenti, secondo lui la diceria che le brutte lo fanno meglio perché devono compensare la mancanza di altri attributi è sostanzialmente vera. Anche se non è che sia mai andato con una brutta, ha solo voluto distinguere tra ragazze molto belle, solo belle o comunque piacevoli ed attraenti.
Gli chiedo allora dell’età e mi dice di non avere pregiudizi, in spiaggia ci sono ragazzine, ma non può permettersele anche quando sono molto carine e molto provocanti perché non vuole avere problemi col lavoro e con i loro genitori. Solo maggiorenni dunque (come se una ventenne non fosse una … ragazzina). Pensa – mi dice – una volta una quattordicenne mi ha aspettato dentro la mia cabina che avevo lasciato sbadatamente aperta e appena sono entrato mi è saltata addosso graffiandomi per la foga, sono dovuto uscire di corsa ed andare a casa senza neanche cambiarmi.
E poi ci sono donne mature, ma anche con quelle non vuole avere niente a che fare nonostante siano dirette e pronte a tutto, perché non vuole avere problemi col lavoro e con i loro mariti (io nascondo immediatamente la fede). Pensa – mi dice – che una volta una signora, pure piacente, mi ha offerto dei soldi per portarla fuori a cena in un posto isolato dove, mi ha detto testualmente, affittano anche delle belle camere da letto … si vede che passati i quaranta diventa difficile trovare qualche uomo.
Ok, ok, ora arriva il bello, devo stare calma, trovare un diversivo per togliermi la fede (non vorrei rovinare tutto per un … dettaglio) ed un modo per metterlo con le spalle al muro e per eccitarlo, ovviamente.
Ha finito la birra, intanto che parlavamo, mi alzo quindi, gli prendo la bottiglia vuota dalle mani, chinandomi verso di lui in modo che possa guardare la mia terza abbondante, coppa C, ed i miei capezzoli che sono già turgidi. Credo abbia apprezzato, mi giro, spero apprezzi anche il mio culo, e me ne vado in cucina, dove prendo un’altra bottiglia di birra dal frigo, infilo la fede nel cassetto delle posate, mi sfilo le mutandine e le lego attorno il collo della bottiglia.
Di certo non mi considera una ragazzina, vediamo se mi considera una quarantenne insoddisfatta o se mi colloca – speriamo – in quelle “passabili” o “scopabili”, come vuole lui e, soprattutto, se il giochino delle mutandine riesce a catturarlo. Devo farcela, ho capito di avere una voglia matta di succhiargli il cazzo.
Torno di là in men che non si dica, lui si era quasi distratto guardano un CD sul tavolinetto, forse mi vuole chiedere di metterlo su ma non c’è tempo, non posso mica rimanere con la bottiglia in mano, così lo invito a sedersi di nuovo, mi avvicino a lui fino a sfiorargli le gambe con il ginocchio, le divarico un po’, sicura della mia ceretta fresca fresca, e gli offro la birra. Lui a questo punto è fantastico. Prende la birra, mi guarda, dal basso in alto e si sofferma a fissarmi negli occhi, mi fa capire che è sorpreso dalla mia invenzione, che ha gradito. Io abbasso lo sguardo, non per vergogna ma solo per fissare i suoi bermuda e capire se ha gradito sul serio. Lui allora sfila le mutandine dalla birra, le annusa, beve un lungo sorso e poi infila direttamente un suo dito nella mia fica, senza preamboli. Io sobbalzo, credevo mi accarezzasse un po’ … prima.
Lo muove, poco, lo spinge, poco, poi lo tira fuori. Lo annusa, lo lecca. Volevo capire se le mutandine te le eri appena sfilate – mi dice – se non fosse stato così, me ne sarei andato, i trucchetti non mi piacciano, ma tu sei stata sincera ed è stata una mossa sorprendente.
Brava Cristina … brava …
Lui beve ancora, un lungo sorso stavolta. E la sua mano torna sotto il mio vestito, per accarezzarmi piano. La coscia, l’inguine, le labbra della mia fica, senti i miei peli folti, cerca … e trova … mmm … il clitoride, lo stuzzica piano, scende di nuovo tra le grandi labbra, le apre, ci infila il dito, due dita, la muove piano. Io sono molto bagnata, lui si fa un’altra bella sorsata e poi, sempre piano prende la bottiglia e mi infila il collo su per la fica. Il vetro freddo mi da un grandissimo brivido, una sensazione assolutamente nuova. Muove la bottiglia su è giù, la fretta sembra non esistere, il tempo sembra essersi fermato così ed io ho tanta voglia di godere. Per fortuna si ferma, toglie la bottiglia se la poggia sulle labbra e la scola sino in fondo, infilandola tutta in bocca quando sta per finire e leccandole tutto il collo quando è finita. Per assaporare i miei umori, credo. Buona questa birra – dice – che marca è? Ride di gusto, ridiamo insieme.
Poi di scatto si alza, si sfila bermuda e slip e si rimette seduto. Ha proprio un gran bel cazzone sto figli di buona donna, ed è quasi duro adesso. Mi prende una mano, se la posa sopra al pisello, la guida come dovesse insegnarle a stringerlo e maneggiarlo. Lo so fare, gli dico, lasciami pure provare, anche se in effetti era davvero molto tempo che non toccavo un pene così grande. Diversi anni.
Mi lascia poco tempo, ho appena cominciato a segarlo che mi ferma, mi guarda, mi dice di togliermi il vestito che non ricordavo neanche più di avere e mi fa inginocchiare tra le sue gambe.
Che spettacolo, visto da vicino fa quasi impressione, lo prendo in bocca. Qui, non ho bisogno di aiuti. Inizio a leccarlo piano, lungo l’asta, gli metto una mano sulle palle e comincio ad accarezzarle, proseguo con la bocca poi, mi infilo dentro la sua cappella e succhio, piano, ancora.
Lui allora mi prende la testa, avvolgendo la mano sui miei capelli e mi spinge giù, sono costretta a farmi entrare quel bel cazzo quasi intero nella mia bocca, arrivo fino a dove posso, senza affogare (che facendo un pompino ad un bagnino sarebbe davvero il colmo).
Serro le labbra sulla sua verga e vado su e giù al ritmo che mi impone che la sua mano sulla mia testa, la mia invece di mano continua ad stringere ed accarezzare la sue palle che iniziano a tendersi anche loro. La sua mano è forte, mi stringe i capelli, mi fa quasi male … il sua cazzo è duro, mi spinge tra palato e gola, mi fa quasi male … sto godendo, davvero, mi sta scopando la bocca ed io godo, senza neanche toccarmi.
Mi sento un po’ troia, anche io.
Alla fine smette, finalmente, mi tira su, io gli lascio le palle, mi guarda negli occhi, è sicuro di se, quasi distaccato, comunque tranquillo, per un attimo devo guardargli il cazzo ancora in tiro per capire che è ancora eccitato.
Io invece credo di essere venuta. Mi tocco la fica, è bagnata, molto, infilo un dito per sentire quanto, e lo sento quel dito, un brivido, sì sono venuta … di già, senza niente.
Lui no, però, e comincia a dimostrarlo. Mi accarezza il seno, il mio seno, il mio grande orgoglio di donna, quello che almeno per un attimo distrae la maggior parte degli sguardi che i maschi mi poggiano in viso.
Che bello, sai, quando succede mi sembra di avere … un superpotere.
Accarezzare non è la parola giusta, le sue mani strusciano, ruvide, stringono, palpano, pizzicano, il seno, i capezzoli, poi il ventre, non c’è niente di soffice, mi sta impastando, ora mi stringe i glutei, mi esplora tra le gambe, passa le dita sul mio buco del culo, lo spinge ma non ci vuole entrare, subito dopo sì, però, mi mette la mano sulla fica, ed il dito medio (credo) dentro.
Lo muove forte, deciso, io non capisco più niente, mi sento stanca anche, mi appoggio a lui, la mia testa sul suo petto, completamente imbambolata, quasi assente, lui si accorge, si scosta, mi fa sdraiare, capisce che non può andare più avanti, che non avrebbe senso che se aspetta ancora non ci riuscirei più.
Sono in terra, quindi, sul tappeto davanti il divano, ho già divaricato le gambe, so di essere molto bagnata, sento la mente altrove, gli occhi sono socchiusi … estasi … ecco cosa provo, vedo un ombra che si avvicina … mi sento leggera … eppure sento un peso sopra di me … sono rilassata … sìììì, ohhh, sììì …
Inarco la schiena, allargo le gambe, ancora di più, sta entrando dentro di me, lo sento che si trattiene, avrebbe voluto fottermi duramente, sbattermi contro il divano, prendermi da dietro, ma ha capito che in questo stato non ce l’avrei fatta, ed allora entra piano, ma entra, entra, entra, lo sento tutto, mi sento riempita, sono immobile.
Lui no, inizia a pompare, sempre piano e così, mi conquista, ancora, inizio a seguire il suo ritmo, e lui inizia ad incrementarlo, io lo seguo ancora, con le ultime energie e lui inizia a spingere sul serio, inizio a mugolare, mi sento una ragazzina, piccoli gridolini, lui ride e spinge, sono tutta bagnata, sento i miei umori scorrere sulle cosce, ora allargo anche le braccia e lui me le stringe, si puntella quasi ed inizia a spingere FOTTIMI, FOTTIMI, gli grido, e lui spinge forte, veloce, mi fa male, ma quanto è bello … vengo, vengo, vengo … continua a spingere … e io continuo a venire, continua a spingere … ed io sto morendo, continua a spingere ed io non ce la faccio più, esausta, sudata, bagnata, venuta, libero una mano, gliela poggio sulla spalla, lui capisce e si ferma, io mi sposto un po’, lui tira fuori il suo gran cazzone e mi guarda, poi si guarda tra le gambe.
Ha ragione lui, non può finire così, non sarebbe giusto, non mi faccio pregare, glielo prendo forte in mano, inizio a segarlo ed a pomparlo con la bocca, vado, vado, vado, inizio a sentire in bocca i fremiti della sua carne, sempre più insistenti, lo vedo inarcarsi un po’ e … un fiotto di sperma mi invade la bocca, mi stacco, il secondo schizzo mi centra la guancia, il terzo mi va sulla mano e poi il resto rimane li, senza altra forza per saltare via, io appoggio di nuovo la bocca, continuo altre due o tre volte a succhiargli il cazzo, è venuto, finalmente. Sono esausta.
*
“Cazzo, cazzo, cazzo … anche io non trovo le parole, sarei io la troia, ma che ti è venuto in mente, mi hai fatto eccitare alla grande, sono tutta bagnata, guarda, senti, che fantasia
Lei ride, di gusto, si scola il suo bicchiere, diventa seria per un attimo e …
“Non è fantasia, me lo sono fatto sul serio, praticamente come ti ho raccontato, l’anno scorso
…
Ammutolisco, non capisco se mi sta prendendo in giro o se sta dicendo la verità, o meglio, non voglio capire, non mi viene altro da chiedere se non “E poi come è andata?
“uno stronzo, ecco cos’è … dopo non mi ha più neanche guardato, buongiorno e buonasera, come se non fosse successo niente, anzi peggio, e pensare che ho ingoiato il suo sperma …
“mi spiace, cara, però non credo che dovresti pensarci troppo, era una scopata, solo una scopata e mi sembra che sia stata bella quindi io, al posto tuo, non mi lamenterei…
“è proprio questo il punto, è stata talmente bella che … avrei voluto farne ancora … anche se mi rendo conto che poteva essere pericoloso, che Luca se ne poteva accorgere ma … che ti devo dire … io ancora ci penso
“me ne sono accorta cara, vieni qui, fatti abbracciare e, ascoltami, pensa solo che sei stata brava e che … ti invidio molto e che, come me, ti invidiano tutte quelle della spiaggia che, invece, non se lo sono fatto
“hai ragione, eccomi, tienimi un po’ con te, fammi sentire coccolata, versami altro vino e rimetti l’audio alla televisione, cosi mi distraggo.
“allora, non è che sono riuscita a pensare molto, ero troppo presa dal tuo racconto … anzi, mi sono proprio eccitata, avrei voglia di masturbarmi … se mi masturbassi. Non lo faccio più da tanto tempo …
“male, molto male, ma ne parliamo dopo. Dai, sto aspettando, fammi sentire la tua storia
“ok, ok, non ti scaldare. Io non sono diretta come te quindi, vediamo, ecco, sì, diciamo che visto e considerato che non avrei mai il coraggio di approcciarlo in spiaggia, attenderei di incontrarlo in giro, per caso – o anche no – lo saluterei e gli chiederei se vuole bere qualcosa.
Forse sarà sorpreso di sentire che intendevo dire se voleva venire a bere qualcosa a casa mia, ma almeno avrei messo le cose in chiaro.
Una volta a casa, con due bicchieri di vino in mano, anzi no, anzi no … si può cambiare? Io sto bevendo un bicchiere di vino, bianco, freddo e lui una birra, dalla bottiglia. Nel frattempo parliamo del più e del meno, del suo lavoro soprattutto, ed io mi sforzo di mettere in mostra il più possibile tette e cosce, sono senza reggiseno, sotto il vestito corto e largo, che ad ogni movimento lascia più che intravedere la rotondità del seno, anche i capezzoli se li vuole cercare, e tutta la gamba, sino quasi all’inguine.
Mi accorgo che guarda, senza nascondersi troppo, ed anche io insisto con lo sguardo sulla patta del suo bermuda corto, troppo stretto probabilmente, o magari è troppo grosso quanto c’è sotto. Magari, appunto.
Gli chiedo se si accorge di come lo guardano le ragazzine, e le ragazze o le donne come me, in spiaggia e lui mi risponde, quasi confessandosi, un po’ intimidito, che sì, se ne accorge, ed è contento. Cerca di stare sempre attento al suo lavoro, però è molto gratificato dagli sguardi che molte gli lanciano, dalle avances che gli fanno.
Mi dice di essersene fatte tante, ma comunque molte meno di quante avrebbe potuto, di quante avrebbero voluto, di quanto glielo hanno chiesto. A volte gli dispiace, anche, non mostrarsi disponibile, però, potendo scegliere ha deciso di scegliere. Mi dice che sceglie non tanto in base alla bellezza, non solo, perché certo è bello guardare da vicino una bella donna, però non è affatto detto che siano le più eccitanti. Capita abbastanza spesso che si lasci andare per un particolare modo di fare, o di parlare, o di ammiccare, di provocare ed anche a letto, dopo, non sono certo le più carine ad essere più intraprendenti, più soddisfacenti, secondo lui la diceria che le brutte lo fanno meglio perché devono compensare la mancanza di altri attributi è sostanzialmente vera. Anche se non è che sia mai andato con una brutta, ha solo voluto distinguere tra ragazze molto belle, solo belle o comunque piacevoli ed attraenti.
Gli chiedo allora dell’età e mi dice di non avere pregiudizi, in spiaggia ci sono ragazzine, ma non può permettersele anche quando sono molto carine e molto provocanti perché non vuole avere problemi col lavoro e con i loro genitori. Solo maggiorenni dunque (come se una ventenne non fosse una … ragazzina). Pensa – mi dice – una volta una quattordicenne mi ha aspettato dentro la mia cabina che avevo lasciato sbadatamente aperta e appena sono entrato mi è saltata addosso graffiandomi per la foga, sono dovuto uscire di corsa ed andare a casa senza neanche cambiarmi.
E poi ci sono donne mature, ma anche con quelle non vuole avere niente a che fare nonostante siano dirette e pronte a tutto, perché non vuole avere problemi col lavoro e con i loro mariti (io nascondo immediatamente la fede). Pensa – mi dice – che una volta una signora, pure piacente, mi ha offerto dei soldi per portarla fuori a cena in un posto isolato dove, mi ha detto testualmente, affittano anche delle belle camere da letto … si vede che passati i quaranta diventa difficile trovare qualche uomo.
Ok, ok, ora arriva il bello, devo stare calma, trovare un diversivo per togliermi la fede (non vorrei rovinare tutto per un … dettaglio) ed un modo per metterlo con le spalle al muro e per eccitarlo, ovviamente.
Ha finito la birra, intanto che parlavamo, mi alzo quindi, gli prendo la bottiglia vuota dalle mani, chinandomi verso di lui in modo che possa guardare la mia terza abbondante, coppa C, ed i miei capezzoli che sono già turgidi. Credo abbia apprezzato, mi giro, spero apprezzi anche il mio culo, e me ne vado in cucina, dove prendo un’altra bottiglia di birra dal frigo, infilo la fede nel cassetto delle posate, mi sfilo le mutandine e le lego attorno il collo della bottiglia.
Di certo non mi considera una ragazzina, vediamo se mi considera una quarantenne insoddisfatta o se mi colloca – speriamo – in quelle “passabili” o “scopabili”, come vuole lui e, soprattutto, se il giochino delle mutandine riesce a catturarlo. Devo farcela, ho capito di avere una voglia matta di succhiargli il cazzo.
Torno di là in men che non si dica, lui si era quasi distratto guardano un CD sul tavolinetto, forse mi vuole chiedere di metterlo su ma non c’è tempo, non posso mica rimanere con la bottiglia in mano, così lo invito a sedersi di nuovo, mi avvicino a lui fino a sfiorargli le gambe con il ginocchio, le divarico un po’, sicura della mia ceretta fresca fresca, e gli offro la birra. Lui a questo punto è fantastico. Prende la birra, mi guarda, dal basso in alto e si sofferma a fissarmi negli occhi, mi fa capire che è sorpreso dalla mia invenzione, che ha gradito. Io abbasso lo sguardo, non per vergogna ma solo per fissare i suoi bermuda e capire se ha gradito sul serio. Lui allora sfila le mutandine dalla birra, le annusa, beve un lungo sorso e poi infila direttamente un suo dito nella mia fica, senza preamboli. Io sobbalzo, credevo mi accarezzasse un po’ … prima.
Lo muove, poco, lo spinge, poco, poi lo tira fuori. Lo annusa, lo lecca. Volevo capire se le mutandine te le eri appena sfilate – mi dice – se non fosse stato così, me ne sarei andato, i trucchetti non mi piacciano, ma tu sei stata sincera ed è stata una mossa sorprendente.
Brava Cristina … brava …
Lui beve ancora, un lungo sorso stavolta. E la sua mano torna sotto il mio vestito, per accarezzarmi piano. La coscia, l’inguine, le labbra della mia fica, senti i miei peli folti, cerca … e trova … mmm … il clitoride, lo stuzzica piano, scende di nuovo tra le grandi labbra, le apre, ci infila il dito, due dita, la muove piano. Io sono molto bagnata, lui si fa un’altra bella sorsata e poi, sempre piano prende la bottiglia e mi infila il collo su per la fica. Il vetro freddo mi da un grandissimo brivido, una sensazione assolutamente nuova. Muove la bottiglia su è giù, la fretta sembra non esistere, il tempo sembra essersi fermato così ed io ho tanta voglia di godere. Per fortuna si ferma, toglie la bottiglia se la poggia sulle labbra e la scola sino in fondo, infilandola tutta in bocca quando sta per finire e leccandole tutto il collo quando è finita. Per assaporare i miei umori, credo. Buona questa birra – dice – che marca è? Ride di gusto, ridiamo insieme.
Poi di scatto si alza, si sfila bermuda e slip e si rimette seduto. Ha proprio un gran bel cazzone sto figli di buona donna, ed è quasi duro adesso. Mi prende una mano, se la posa sopra al pisello, la guida come dovesse insegnarle a stringerlo e maneggiarlo. Lo so fare, gli dico, lasciami pure provare, anche se in effetti era davvero molto tempo che non toccavo un pene così grande. Diversi anni.
Mi lascia poco tempo, ho appena cominciato a segarlo che mi ferma, mi guarda, mi dice di togliermi il vestito che non ricordavo neanche più di avere e mi fa inginocchiare tra le sue gambe.
Che spettacolo, visto da vicino fa quasi impressione, lo prendo in bocca. Qui, non ho bisogno di aiuti. Inizio a leccarlo piano, lungo l’asta, gli metto una mano sulle palle e comincio ad accarezzarle, proseguo con la bocca poi, mi infilo dentro la sua cappella e succhio, piano, ancora.
Lui allora mi prende la testa, avvolgendo la mano sui miei capelli e mi spinge giù, sono costretta a farmi entrare quel bel cazzo quasi intero nella mia bocca, arrivo fino a dove posso, senza affogare (che facendo un pompino ad un bagnino sarebbe davvero il colmo).
Serro le labbra sulla sua verga e vado su e giù al ritmo che mi impone che la sua mano sulla mia testa, la mia invece di mano continua ad stringere ed accarezzare la sue palle che iniziano a tendersi anche loro. La sua mano è forte, mi stringe i capelli, mi fa quasi male … il sua cazzo è duro, mi spinge tra palato e gola, mi fa quasi male … sto godendo, davvero, mi sta scopando la bocca ed io godo, senza neanche toccarmi.
Mi sento un po’ troia, anche io.
Alla fine smette, finalmente, mi tira su, io gli lascio le palle, mi guarda negli occhi, è sicuro di se, quasi distaccato, comunque tranquillo, per un attimo devo guardargli il cazzo ancora in tiro per capire che è ancora eccitato.
Io invece credo di essere venuta. Mi tocco la fica, è bagnata, molto, infilo un dito per sentire quanto, e lo sento quel dito, un brivido, sì sono venuta … di già, senza niente.
Lui no, però, e comincia a dimostrarlo. Mi accarezza il seno, il mio seno, il mio grande orgoglio di donna, quello che almeno per un attimo distrae la maggior parte degli sguardi che i maschi mi poggiano in viso.
Che bello, sai, quando succede mi sembra di avere … un superpotere.
Accarezzare non è la parola giusta, le sue mani strusciano, ruvide, stringono, palpano, pizzicano, il seno, i capezzoli, poi il ventre, non c’è niente di soffice, mi sta impastando, ora mi stringe i glutei, mi esplora tra le gambe, passa le dita sul mio buco del culo, lo spinge ma non ci vuole entrare, subito dopo sì, però, mi mette la mano sulla fica, ed il dito medio (credo) dentro.
Lo muove forte, deciso, io non capisco più niente, mi sento stanca anche, mi appoggio a lui, la mia testa sul suo petto, completamente imbambolata, quasi assente, lui si accorge, si scosta, mi fa sdraiare, capisce che non può andare più avanti, che non avrebbe senso che se aspetta ancora non ci riuscirei più.
Sono in terra, quindi, sul tappeto davanti il divano, ho già divaricato le gambe, so di essere molto bagnata, sento la mente altrove, gli occhi sono socchiusi … estasi … ecco cosa provo, vedo un ombra che si avvicina … mi sento leggera … eppure sento un peso sopra di me … sono rilassata … sìììì, ohhh, sììì …
Inarco la schiena, allargo le gambe, ancora di più, sta entrando dentro di me, lo sento che si trattiene, avrebbe voluto fottermi duramente, sbattermi contro il divano, prendermi da dietro, ma ha capito che in questo stato non ce l’avrei fatta, ed allora entra piano, ma entra, entra, entra, lo sento tutto, mi sento riempita, sono immobile.
Lui no, inizia a pompare, sempre piano e così, mi conquista, ancora, inizio a seguire il suo ritmo, e lui inizia ad incrementarlo, io lo seguo ancora, con le ultime energie e lui inizia a spingere sul serio, inizio a mugolare, mi sento una ragazzina, piccoli gridolini, lui ride e spinge, sono tutta bagnata, sento i miei umori scorrere sulle cosce, ora allargo anche le braccia e lui me le stringe, si puntella quasi ed inizia a spingere FOTTIMI, FOTTIMI, gli grido, e lui spinge forte, veloce, mi fa male, ma quanto è bello … vengo, vengo, vengo … continua a spingere … e io continuo a venire, continua a spingere … ed io sto morendo, continua a spingere ed io non ce la faccio più, esausta, sudata, bagnata, venuta, libero una mano, gliela poggio sulla spalla, lui capisce e si ferma, io mi sposto un po’, lui tira fuori il suo gran cazzone e mi guarda, poi si guarda tra le gambe.
Ha ragione lui, non può finire così, non sarebbe giusto, non mi faccio pregare, glielo prendo forte in mano, inizio a segarlo ed a pomparlo con la bocca, vado, vado, vado, inizio a sentire in bocca i fremiti della sua carne, sempre più insistenti, lo vedo inarcarsi un po’ e … un fiotto di sperma mi invade la bocca, mi stacco, il secondo schizzo mi centra la guancia, il terzo mi va sulla mano e poi il resto rimane li, senza altra forza per saltare via, io appoggio di nuovo la bocca, continuo altre due o tre volte a succhiargli il cazzo, è venuto, finalmente. Sono esausta.
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“Cazzo, cazzo, cazzo … anche io non trovo le parole, sarei io la troia, ma che ti è venuto in mente, mi hai fatto eccitare alla grande, sono tutta bagnata, guarda, senti, che fantasia
Lei ride, di gusto, si scola il suo bicchiere, diventa seria per un attimo e …
“Non è fantasia, me lo sono fatto sul serio, praticamente come ti ho raccontato, l’anno scorso
…
Ammutolisco, non capisco se mi sta prendendo in giro o se sta dicendo la verità, o meglio, non voglio capire, non mi viene altro da chiedere se non “E poi come è andata?
“uno stronzo, ecco cos’è … dopo non mi ha più neanche guardato, buongiorno e buonasera, come se non fosse successo niente, anzi peggio, e pensare che ho ingoiato il suo sperma …
“mi spiace, cara, però non credo che dovresti pensarci troppo, era una scopata, solo una scopata e mi sembra che sia stata bella quindi io, al posto tuo, non mi lamenterei…
“è proprio questo il punto, è stata talmente bella che … avrei voluto farne ancora … anche se mi rendo conto che poteva essere pericoloso, che Luca se ne poteva accorgere ma … che ti devo dire … io ancora ci penso
“me ne sono accorta cara, vieni qui, fatti abbracciare e, ascoltami, pensa solo che sei stata brava e che … ti invidio molto e che, come me, ti invidiano tutte quelle della spiaggia che, invece, non se lo sono fatto
“hai ragione, eccomi, tienimi un po’ con te, fammi sentire coccolata, versami altro vino e rimetti l’audio alla televisione, cosi mi distraggo.
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