Un fine settimana indimenticabile

di
genere
gay

Il pensionato era quasi vuoto. I pochi amici che mi ero fatto durante il mio anno di matricola erano andati a casa o al mare per le vacanze di Pasqua.

Il mio compagno di stanza era andato a casa, per me era impossibile, i miei genitori stavano risparmiando fino all'ultimo centesimo per pagare le mie spese all’università e non potevano permettersi il costo del viaggio. Il mio compagno mi aveva invitato a casa sua per quella settimana ma avevo rifiutato. La sua arroganza ed i sottintesi erano tollerabili solo a piccole dosi. Passare una settimana con lui era più di quanto potessi sopportare.

Per mesi avevo aspettato ansiosamente la pace e la quiete del Natale per interrompere dopo un periodo estenuante di lezioni. Mi ero portato avanti con le lezioni e nonostante il freddo avevo fatto il turista esplorando le attrazioni urbane, almeno quelle potevo permettermele. Ora le vacanze primaverili erano più corte ma, con un tempo più caldo promettevano di essere più divertenti.

Da mercoledì però la noia cominciò a farsi strada, avevo finito tutti i compiti e non potevo fare altro finché non tornavano i professori. Avevo anche letto un paio di libri che non avevo avuto tempo di leggere prima. Cosa fare quella sera? Mi venne un cattivo pensiero, avrei fatto un a cosa che avevo voluto fare da sempre ma di cui non avevo mai avuto l'opportunità.

Presi la metropolitana dove sapevo che c’erano numerose librerie per adulti e piccoli teatri dove si proiettavano film a luci rosse. Avevo intenzione di vedere un film porno ma dopo aver girato a lungo vidi che tutti i manifesti dei film rappresentarono donne, non era quello che volevo.

Sapevo da molto tempo di essere diverso, io non ero attirato dalle ragazze e quello che cercavo era trovare qualcuno come me. Avevo indagato con quel poco che c’era in biblioteca sull’omosessualità, sapevo perciò che là fuori c’erano uomini come me anche se, come me, praticamente tutti nascondevano la loro vera identità. Speravo di trovarne uno, un giorno.

Abbandonai i cinema e mi avventurai in una libreria per adulti, forse avrei potuto trovare qualche cosa che mi interessava. Quando entrai una voce roca mi apostrofò: "Quanti anni hai, ragazzo?"

Guardai e vidi la fonte della voce. Un vecchio uomo grigio sedeva dietro una cassa e mi guardava.
"Diciotto", risposi.
"Non li dimostri", ringhiò. "Fammi vedere la carta d’identità."
Estrassi la mia patente e gliela mostrai. Lui la studiò attraverso gli occhiali bifocali, sembrò concentrarsi ma alla fine ringhiò: "Ok, ne hai diciotto, non avevo mai incontrato qualcuno del tuo paese."

Mi rese la patente, ero abituato a reazioni quando la gente vedoeva da dove arrivavo. Avevo anche inventato repliche gentilmente sarcastiche a secondo delle situazioni ma quella volta presi la patente e mi incamminai per uno stretto corridoio nel negozio affollato.

Dopo dieci minuti fu chiaro che non avrei trovato quello che cercavo. C'erano dildo ed altri giocattoli che avevo trovato affascinanti ma i prezzi erano incredibilmente alti. Anche le riviste erano costose ma avrei pagato se si fosse trattato di quello per cui ero lì. Uscii dal negozio deluso e frustrato, passeggiai per la zona per un po’ per uccidere il tempo e poi presi il sottopassaggio pedonale.

Tornato al pensionato mi feci una doccia per pulirmi della sporcizia della città. Il vantaggio era che non essendoci nessuno, avevo la possibilità di farmi una sega prima di ritornare nella mia stanza. Era ancora presto, neanche le dieci, ma andai a letto e mi addormentai.

Il giorno seguente faceva caldo, mi misi shorts da palestra, una t-shirt, scarpe da ginnastica ed andai al parco per godermi il sole ed un buon libro. Speravo che un po’ di lettura avrebbe allontanato la mia solitudine. Trovai una zona erbosa, mi tolsi la t-shirt per ripristinare l’abbronzatura e mi sdraiai sullo stomaco per leggere.

Molti minuti più tardi sobbalzai per una voce vicino a me: "Deve essere un bel libro."

Alzai lo sguardo e vidi un ragazzo seduto sull'erba vicino a me. Aveva carnagione e capelli neri e tratti sudamericani. Non indossava camicia, solo shorts larghi e sneakers usate senza calze. Ma fu la sua faccia a catturare la mia attenzione. Occhi scuri brillavano sotto sopracciglia arcuate ed un mezzo sorriso che segnalava una natura amichevole.

Aveva lasciato cadere a terra una borsa da palestra molto gonfia: "L’ho chiamata due volte, signore. Ma lei non ha risposto."
"Mi spiace", mi scusai. "Dovevo essere preso dal libro." Girai il libro per tenere il segno e con la copertina in vista.
Vi uno sguardo e chiese: "Le piacciono i mistery?"
"Di tanto in tanto, sì", risposi mentre mi chiedevo perché mi aveva interrotto.
"Anch’io lo faccio.", sorrise. "Ma non ho molte opportunità di leggere."
"E perché?"
La sua espressione diventò improvvisamente seria. "Troppo occupato", disse abbassando gli occhi.
"Occupato?" Chiesi. "Cosa ti tiene così occupato?"

Si bloccò prendendo qualche filo d’erba e rotolandolo tra le dita. "Qualunque cosa possa fare per guadagnare qualche soldo. Ecco perché mi sono avvicinato per parlarle. Ma vedo che la sto disturbando, la lascerò da solo."

Si alzò per andare via ma la mia curiosità era stata svegliata. "Aspetta, non andare. Sarebbe un piacere avere qualcuno con cui parlare. Siediti.”
Lui si sedette, a gambe incrociate questa volta e non potei fare a meno di vedere il gonfiore nella gamba degli shorts. Non indossava mutande e la punta di un cazzo era chiaramente visibile. Distolsi rapidamente gli occhi, un'abitudine che avevo praticato a lungo, ma l'immagine rimase nella mia mente mentre chiamavo in causa pensieri che non potevo eliminare. Divenni consapevole del suo corpo: snello ma non magro, sodo ma non muscoloso e capezzoli scuri che contrastavano con la sua pelle bronzea. Un giovane da non far girarare le teste ma ciononostante bello.

Anche se tentavo di essere discreto, il mio sguardo fisso ed il mio silenzio dovettero rivelare i miei pensieri perché lui sorriso e disse: "Com’è quello che vede, signore?"
La sua domanda mi fece girare la testa. Brancolai freneticamente per trovare qualche cosa da dire per spiegare o scusare il mio avventato e pericoloso comportamento. Non mi venne in mente nulla, così balbettai: "Stavo solo ammirando il tuo bel corpo, nient’altro." Immediatamente mi pentii di averlo detto. Non è il genere di cose che uno dice ad un altro uomo, ancora meno ad un estraneo.

Ma il giovane eliminò gli steccati chiedendo: "Vuole vedere di più?" e tirò indietro la gamba degli shorts per darmi una visione senza ostacoli del suo uccello che pendeva invitante sopra uno scroto pendulo.

Degli allarmi suonarono nella mia testa. Il giovane mi si stava offrendo e se avessi accettato la sua offerta implicita, avrei rivelato per la prima volta la mia omosessualità. (Il termine "gay" non era ancora entrato nell’uso comune.) Istintivamente mi ritirai dicendo: “Cosa ti fa pensare che sarei interessato a vedere di più? "

"Mah, forse la speranza. Quando la vidi sdraiato a leggere, mi piacque quello che vedevo. Quindi la chiamai e mi avvicinai. Poi ho visto come mi guardava, ho molta esperienza, capisco quando un uomo è interessato a me. Io penso che lei lo sia. Ho torto?"

Io non ero pronto ad ammettere il mio interesse ma ero tentato. La mia resistenza si affievolì rapidamente quando lui furbescamente alzò la gamba dei pantaloni e si accarezzò un po’.

"Che bel cazzo", dissi senza pensare e compresi improvvisamente che avevo confermato il suo sospetto.
Rapidamente lui passò agli affari: "Posso farle un pompino. O lei può incularmi. Lei mi piace e posso farle uno sconto.”

"È così che guadagni i soldi? Vendendo il tuo corpo?"
Non volevo insultarlo ma lui la prese evidentemente così. "Ehi", disse provocantemente. "È meglio che vendere droga. Il mio quartiere è pieno di spacciatori e tossicomani. Io non voglio farne parte. Se posso rendere felici gli uomini, non è meglio che rovinare le vite di tossicodipendenti e rischiare anche la mia vita?"
"Scusami, non volevo insultarti. Non sapevo il genere di vita che facevi. Mi perdoni?"
"Ok, ma per la mia offerta? Vuole fare del buon sesso?"

Volevo davvero fare del buon sesso, lo volevo da anni. E questo giovane non solo era disposto a farlo ma era anche bello e mostrava un’insolita iniziativa. Dopo la delusione della sera precedente, non avevo voglia di perdere l'opportunità per del vero sesso, avrei preferito farlo con qualcun altro e non con un professionista ma non avrei potutto avere un’altra opportunità per chi sa quanto tempo. Avevo la sicurezza della privacy della mia stanza così chiesi: "Quanto?"
Lui disse il prezzo ed aggiunse rapidamente: "E’ la metà di quello che chiedo di solito, ma lei ha un corpo veramente sexy."

"Ho un problema", dissi addolorato. "Non ho soldi di scorta." Odiavo dover rifiutare la sua offerta. Al solo guardarlo mi era diventato dannatamente duro.
"Peccato!", gemette. "Credo che dovrò trovare qualcun’altro. Ma sicuramente non sarà bello come lei."

Non volevo che si allontanasse, anche se non potevo permettermi il suo prezzo, mi sarebbe piaciuta la compagnia di un bel giovane per un po’. "Il meglio che posso fare è pagarti un buon pasto. Vuoi venire con me a pranzo? Mi piacerebbe la tua compagnia."
Mi guardò come se un pasto lo allettasse ma disse: "Non posso farle fare sesso solo per un pasto, signore!"
"Non fraintendermi, il fatto è che mi piacerebbe avere compagnia a pranzo... senza obbligo di sesso. Che te ne pare?"
La verità era che volevo compagnia, qualcuno con cui parlare, ma volevo anche scoprire qualcosa di più del perché il giovane vendeva il suo corpo.
"Ok, non faccio un buon pasto da alcuni giorni."

Mi dissi che non potevamo parlare della sua vita e della sua "occupazione" in un ristorante così suggerii: "Che ne dici se andiamo a prenderci qualche cosa e torniamo qui al parco per un picnic?"
"Non male, nella maggior parte dei ristoranti non mi servirebbero così vestito."

Andammo ad un vicino McDonald, sulla porta lui esitò e disse: "Non penso che mi faranno entrare, aspetterò qui."
"Come vuoi, cosa devo prendere?"
"E’ lei che sta comprando, signore. Scelga lei e mi sorprenda."
Comprai due Big Mac, due confezioni grandi di patatine, una bibita grande ed una torta di mele per lui. Io presi un cheeseburger ed una bibita perché non avevo abbastanza soldi.

I suoi occhi quasi gli uscirono dalla testa quando vide le dimensioni del sacchetto ma non commentò. Ritornammo al parco, cercammo un posto ombreggiato (faceva piuttosto caldo.), e ci sedemmo sull’erba, io aprii il sacchetto e divisi il contenuto.

"Questo è tutto mio?" chiese incredulo. "Lei non ha fame o ha speso tutto?"
"Ambedue" Ed era vero, io avevo fame ma lui aveva bisogno di cibo più di me.

Lui divorò senza smettere di parlare, cosa che sembrava confermare che non mangiava da giorni. Io mordicchiai il mio panino e centellinai la mia bibita mentre mille domande mi passavano per la mente, cosa lo spingeva a prostituirsi? Che famiglia aveva? Viveva per strada e, in tal caso, come sopravviveva?

Quando finalmente ebbe finito, disse: "Grazie, signore. Mi sento molto meglio ora. Lei è stato veramente buono ad offrirmi il pranzo... e senza aspettarsi di fare sesso, voglio dire."
"Beh, c'è una cosa che puoi fare per me. Sono curioso sul perché lo fai. Me lo diresti?"
Lui fece un’espressione curiosa che non riuscivo ad interpretare, cominciai a preoccuparmi di indagare in qualche cosa di cui non voleva parlare. Ma la mia preoccupazione fu breve e lui cominciò a parlare.

"Lei non sa probabilmente com’è vivere in certe case popolari", cominciò. "Droga, crimine, bande, povertà. Andare a scuola era il momento di massima luce delle mie giornate. Almeno ero ragionevolmente sicuro. Questo fino a quando i compagni non scoprirono che ero un frocio. Avrei potuto continuare a vivere con loro nonostante gli insulti, ma poi loro cominciarono a picchiarmi. Abbandonai la scuola ma non potevo dire ai miei genitori la vera ragione perché anche loro mi avrebbero odiato. Allora dissi che mi arruolavo nell’esercito ed andai via."
"Ma sei abbastanza vecchio per arruolarti?" Non dimostrava più di sedici anni.
"No, ho diciotto anni ma è facile trovare carte d’identità false. Tentarono di dissuadermi ma io dissi che non volevo finire come miei fratelli, ho due fratelli più vecchi, uno è in prigione per traffico di droga, l'altro è stato ucciso dai poliziotti durante una rapina. Mamma rimase sconvolta perché me ne andavo ma papà capì. Lui disse che era orgoglioso che non fossi come i miei fratelli." Fece una pausa prima di continuare. "Non sarebbe orgoglioso di me ora se sapesse quello che faccio."
"Da quanto tempo sei sulla strada?"
“Circa tre mesi, la prima settimana o due sono state le peggiori ma poi ho imparato come attirare gli uomini che vogliono quello che io voglio. Ed non per vantarmi ma posso dare del sesso veramente magnifico." Fece una pausa e mi guardò come per vedere se il ‘sesso veramente magnifico' avesse potuto adescarmi per pagare il prezzo che chiedeva.
‘Se solamente avessi i soldi!’ Pensai.

Il suo umore cambiò, fissò per terra e chiese: "Cos’altro vuole conoscere di un ragazzo diverso e prostituta?"
"Ehi! " Lo interruppi. "Non parlare così di te. Tu hai trovato il coraggio di uscire da un cattivo ambiente. Hai avuto l’iniziativa di farlo da solo. Posso dire che sei magnifico e, credimi, non ti condanno per quello che stai facendo."

Un mezzo sorriso attraversò il suo viso mentre diceva: "Grazie, signore. La maggior parte delle persone mi tratta come feccia, anche i miei clienti. Lei non è come loro."
"Io sono ancora curioso", dissi. "Perché ti ostini col sesso? Hai tentato di trovare un lavoro regolare? "

Lui rise per la prima volta da quando ci eravamo incontrati: "Chi assumerebbe uno che ha lasciato il liceo a diciassette anni?" Chiese con un tono deciso. "Ho provato in molti posti ma l’unica cosa che ho trovato è stata una sporca tavola calda, volevano un lavapiatti ma poi mi hanno licenziato quando ho chiesto di regolarizzarmi. Non ne ho bisogno per quello che faccio ora. Inoltre... non so perché glielo sto dicendogli ma mi piace quello che faccio. Mi piace il sesso... anche se il cliente è vecchio o grasso o ubriaco o puzza di fumo."

"Quindi sei felice di quello che fai?”
Ci pensò per un po’: "Soprattutto... mi piace veramente il sesso. Non ne ho mai abbastanza. Ma poi..."
Abbassò di nuovo gli occhi, capii che non voleva parlare del lato negativo del suo lavoro. Ma io avevo ancora un certo numero di domande: "Ma poi cosa?"
Mi guardò, era la mia immaginazione o sembrò improvvisamente triste?
"Non è tutto piacere", finalmente disse. "Soffro la fame quando non riesco a trovare un cliente. Vivere sulla strada non è come vivere con una famiglia. E poi ci sono le cose strane come sculacciamenti o farmi comportare come un bambino di dieci anni. Uno avrebbe anche voluto radermi per farmi sembrare un bambino piccolo, io presi i miei vestiti e corsi via. La maggior parte degli uomini vogliono un pompino o incularmi. Quello è il genere di sesso che mi piace."

Mi sentii molto dispiaciuto per lui. I suoi problemi con i clienti strani quasi mi colpirono meno del suo dover vivere in strada. Questo mi fece pensare.

"Ti è mai capitato di passare una notte intera con un cliente e in un vero letto?"
"Due volte", rispose. “La maggior parte degli uomini vogliono una cosa fatta alla svelta e poi io sono libero, sperando di trovare un altro cliente."
"Io non ho soldi ma ti posso offrire un letto per dormire. Vivo in un pensionato studentesco, il mio compagno di stanza non ci sarà fino a domenica sera. Potresti stare nel mio alloggi per tre notti senza essere obbligato a fare sesso. Voglio solo darti tre notti di conforto. Sarai libero di venire ed andare come vuoi ma avrai un letto per dormire... ed una doccia calda se vuoi... Che ne dici?"

"Non vuole fare sesso?" chiese in tono incredulo.
"Mi piacerebbe fare sesso con te ma non è per questo che ti ho fatto l'offerta. Non è molto ma mi piacerebbe farti semplicemente un favore. E mi piacerebbe la tua compagnia."
"Mi piacerebbe, signore, ma dovrei soddisfare uno dei miei clienti regolari stasera."
"Come ti ho detto tu sei libero di andare e venire come vuoi. Devi passare la notte con lui?"
"No, tutto quello che vuole è spogliarmi nel suo furgone e farmi una sega. Così gli diventa duro, mi incula rapidamente, mi paga e poi mi saluta."

"Ok. Vieni con me, potrai fare la doccia, cambiare vestiti se vuoi, credo tu abbia vestiti nella sacca."
Mi guardò a lungo senza parlare. Stavo per iincoraggiarlo ma lui chiese: "Perché sta facendo questo?"
"Te l’ho detto, voglio farti un favore. Tu sei un bravo ragazzo che ha avuto momenti difficili. Forse io posso renderteli più facili... almeno per qualche notte di sonno decente.”
"Ok", disse.

Lo portai nella mia stanza che era disordinata ma lui fu entusiasta dei libri, dei poster e dei vestiti nell'armadio. Gli chiesi se voleva fare una doccia e lui disse che sarebbe stato bello. Gli diedi un asciugamano, sapone e shampoo e poi dissi: "Il pensionato è praticamente vuoto ma penso che sia meglio che io venga con te nel caso qualcuno veda un estraneo nella doccia. Ti presenterò come mio cugino che è venuto a trovarmi. Come ti chiami?"
"Jose."
"Io Roberto e tu non mi devi più chiamare signore."

Fece una doccia molto lunga, molto calda e sembrò godersela. Non c'era più alcun bisogno di celare i miei interessi sessuali ed io approfittai dell'opportunità di far correre i miei occhi sul suo corpo lucente e sodo mentre si asciugava. Lui notò il mio sguardo di ammirazione, sorrise e fece in modo di mostrarmi il suo cazzo virile e le palle. Si girò anche e si piegò per asciugarsi le gambe, mostrandomi il sedere sodo ed il buco corrugato. Quella visione mi provocò un’erezione. Tentai di nasconderla ma lui comunque la vide e rise: "Le piace quello che vede, signore?"
"Sì", dissi raucamente. "Moltissimo. Ma chiamami Roberto, mai più signore. Ok?"
"Ok, Roberto" disse girandosi verso di me e prendendo molto più tempo del necessario per asciugarsi l’inguine.

Quando tornammo nella mia stanza, la mia promessa di non fare sesso cominciò a svanire; ero stato sincero nell'invitarlo per alcune notti in un vero letto ma la risoluzione di mantenere la promessa stava affievolendosi. Il desiderio stava erodendo la mia integrità.

Andai alla mia parte di armadio per cercare dei vestiti puliti. Jose cavò dalla sua borsa i suoi. Quando vidi che erano non solo sporchi ma consunti e logori, dissi: "Sembra che i tuoi vestiti abbiano visto giorni migliori, ne ho alcuni di cui non ho bisogno."
Presi un paio di chino slacks, una t-shirt, una felpa, un paio di calze e glieli diedi: "Prendi questi, mettendoli sembrerai ancora più bello."
Lui mi guardò, temevo di averlo insultato con la mia offerta: "I miei sono piuttosto sporchi, non è vero?"
"E’ comprensibile", dissi io tentando di ammorbidire la critica implicita nella mia offerta.
Mi sembrò di vedere una lacrima nei suoi occhi mentre mi guardava e diceva: "Perché sei così buono con un prostituto?"
"Smettila! tu non sei un prostituto, te l’ho già detto, tu sei un giovane che ha avuto il buon senso di uscire da un cattivo ambiente... che ha avuto l'iniziativa di farlo da solo... che usa il suo talento per sopravvivere. Perché sono buono? Perché ti rispetto! Non posso fare molto per aiutarti se non darti poche notti di conforto ma tu meriti di più."

Mi sembrò spaventato dal mio tono e mi guardò. Improvvisamente avvolse le braccia intorno alla mia vita, posò la testa sulle mie spalle e pianse. Io gli resi l’abbraccio e lo tenni stretto. Restammo così, con i soli asciugamani intorno alla vita, pelle contro pelle. Se non fosse stato per le sue lacrime ed i suoi singhiozzi, sarebbe stato estremamente erotico. Ma in quel momento tutto quello che sentivo era comprensione per un giovane che senza dubbio aveva molto potenziale ma che era la vittima della povertà e dell’odio per gli omosessuali.

Quando riprese un po’ il controllo delle sue emozioni, si scusò per aver pianto. Io l'assicurai che ci stava dover piangere e che non doveva aver vergogna di se stesso. Sembrò riprendersi ed io lo condussi a sedere sull'orlo del letto. Quello che avvenne poi mi prese completamente di sorpresa.
Lui tolse l'asciugamano dalla sua vita e lo lasciò cadere sul pavimento, poi tolse il mio e lo lasciò cadere sopra il suo. Si sdraiò indietro tirandomi giù accanto a se. Strisciò su di me e cominciò a baciarmi. Io mi chiesi se era solo gratitudine. La mia domanda ebbe risposta quando appoggiò il suo inguine al mio. Le sue motivazioni potevano includere la gratitudine ma sembrava che volesse sesso.

Spinsi via la sua faccia e dissi: "Ho promesso, non sei obbligato a fare sesso con me."
"Ma io lo voglio!" esclamò. "Io ti voglio, ti ho voluto da quando ti ho visto nel parco. Non è questione di business come con gli altri. Mi piaci. Io voglio farti felice. Anch’io voglio essere felice. Per favore non dire di no. Lasciami fare l'amore con te."

Non c’era bisogno d’altro per convincermi. Come un omosessuale frustrato stavo per perdere la mia verginità. Mi ero proposto una cosa ma ero a letto con un povero giovane che voleva sesso... non per soldi, non per il piccolo favore che gli facevo, ma (volevo credere) perché un vincolo profondo si era creato fra di noi.

Più di un’ora più tardi, dopo un'esperienza che è persistita vividamente nella mia memoria per decenni, interrompemmo il nostro abbraccio e scendemmo dal letto.
“Ceniamo", dissi "Poi potrai andare all’appuntamento col tuo cliente."
"Mi hai offerto il pranzo, non mi devi offrire anche la cena."
"Sciocchezze, io devo comunque mangiare e mi piacerebbe avere la compagnia di un bel giovane. Ora vestiti."
Lui mi abbracciò, mi baciò e disse: "Grazie, signore... voglio dire grazie, Roberto."

I miei vestiti erano un po’ grandi per il suo piccolo corpo ma gli cambiarono di molto l’aspetto, era sexy come quando era nudo. Sembrarono fargli cambiare anche atteggiamento. Uscimmo dal pensionato e mentre ci dirigevamo al ristorante tenne la testa alta ed aveva un passo diverso. Il ristorante era piccolo ma serviva del buon cibo in grosse porzioni ad un prezzo ragionevole. Per lui il piacere di entrare in un ristorante senza paura di essere buttato fuori era evidente.

Mentre mangiavamo mi faceva una domanda dopo l’altra su di me, sulla mia famiglia, sul mio studio ed sui miei piani futuri. Tornando al pensionato lui si fermò all'ingresso del sottopassaggio, doveva andare ad incontrare il suo cliente. Decidemmo che ci saremmo rivisti davanti al pensionato tra le 9,30 e le 10 così potevo scortarlo nell'edificio.

Alle 10 e mezza ero preoccupando, quasi frenetico, immaginando ogni genere di problemi che avesse potuto incontrare: rapinato, rapito, ferito da un cliente violento. Ma poi lo vidi girare l'angolo, mi vide e mi corse incontro con un sorriso che fugò tutte le mie preoccupazioni. Mi gettò le braccia al collo e mi abbracciò così stretto da togliermi il fiato.

Emozionato disse in un fiato: "Ha portato un amico! Mi hanno pagato doppio! Sono ricco!"
"E io sono felice per te."
"Questo non è il meglio, Roberto. Lui ha due o tre altri amici. Non più la cosa fatta alla svelta nel suo furgone, starò nel suo appartamento ed intratterrò i suoi amici quando sono arrapati."

"Un vero colpo di fortuna", dissi mentre mi chiedevo con che genere di uomini Jose si stava mettendo. L’avrebbero trattato col rispetto che si meritava o l'avrebbero usato soltanto per la soddisfazione sessuale?
Anche se avrebbe avuto un luogo dove stare, ero molto preoccupato per lui. "Spero che lui non si aspetti che tu ti prenda cura dei suoi amici gratuitamente."
La sua esuberanza aumentò: "No! Loro mi pagheranno. Lui per il suo sesso mi darà vitto ed alloggio. Non potrei essere più felice, Roberto. Non sarò più in strada. Non avrò più fame. Avrò soldi per vestiti ed altro. Ed avrò tutto il sesso io voglio!"
"Meraviglioso", dissi.

Poi mi guardò con un'espressione seria e disse: "Ma ci sono anche cattive notizie. Voleva che andassi stasera a casa con lui. Gli ho detto che non potevo fino a domenica. Io voglio passare altro tempo con te. Tu mi piaci molto, Roberto. Tu mi hai trattato come una vera persona. Io ti perderò. Io voglio darti tanta felicità quanta tu hai dato a me."

Quella notte, tutto sabato, sabato notte e parte della domenica, Jose ed io restammo vestiti solamente per andare fuori per un rapido pasto. Per la maggior parte del tempo restammo a letto dove lui mi introdusse ad una quantità stupefacente di piaceri sensuali e sessuali.

Piangemmo quando ci salutammo il pomeriggio della domenica. Lui andò via per una casa nuova. Io rimasi con i teneri ricordi di pochi giorni spettacolari con un giovane a cui il futuro, pregai, avrebbe portato gioia.
di
scritto il
2016-01-27
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