Io, lei e la Nutella - seconda parte
di
estroverso18
genere
etero
(Continuazione di Io, lei, e la Nutella - Prima Parte)
Con quel suo fare da gatta che amavo tanto, Alice mi disse, a pochi centimetri dalle labbra: “Sei stato proprio un artista di gran livello. Ora tocca a me dipingere. Sdraiati a pancia sotto. Subito!”. Avevo sempre sospettato che fosse un’indemoniata, e questo ordine impartito con tanta sicurezza ne era ulteriore riprova. Come avevo guidato io il gioco fino a pochi secondi prima, ora toccava a lei: non ne ero certo dispiaciuto…
Mi distesi prono sul letto: sentivo le sue dita che mi spalmavano la Nutella sulla schiena, seguendo la curvatura della spina dorsale. Non appena cominciò a leccare, mi scappò un: “Uaoooooo” che lei interpretò (giustamente) come un incentivo a proseguire.
Da brava crocerossina, si occupò anche delle braccia. Niente l’avrebbe potuta fermare: riservò attenzione pure alle orecchie, una parte del mio corpo che era particolarmente sensibile agli stimoli. Ci infilò la lingua, e io feci fatica a rimanere lucido: l’eccitazione, mista all’adrenalina, era devastante, e il mio membro, seppur compresso dal materasso, cominciava a dare evidenti segni d’impazienza. Alice, una volta che ebbe terminato di dedicarsi al resto, mi fece girare, spalmò un filo di Nutella sul mio pene ben eretto e succhiò con vivo entusiasmo: non ci sono parole adeguate per esprimere il diluvio di emozioni di quegli attimi. So solo che in pochi istanti venni, e pure copiosamente, nella sua bocca. Da brava ragazza quale non era, inghiottì lo sperma senza problemi, mentre io mi godetti quel momento: credevo davvero di essere in paradiso, sempre che esistesse…
La serata, tuttavia, non era ancora finita.
Andammo in bagno: sarebbe bello dire “per ricomporci”, ma non era così, perché non ne avevamo nessuna intenzione. Pochi minuti, e fummo di nuovo sul materasso, a scambiarci carezze e baci, inizialmente più morbidi, più dolci, più sensuali. Ben presto, ahimè, questi baci persero la loro innocenza: ve l’ho detto, non eravamo mai sazi, il desiderio reciproco ci infiammava di continuo. Avevo un’ardente voglia di fare l’amore con Alice: questa era la verità.
Presi un condom dal cassetto della scrivania, me lo infilai, puntando i miei occhi nei suoi: lei, con uno sguardo da vera tigre, aprì le gambe, mostrandomi il suo sesso (che ormai conoscevo più che bene) decorato da una leggera peluria dorata. Senza attendere un secondo in più, mi feci strada nei suoi meandri più segreti: all’inizio spinsi con dolcezza, poi aumentai il ritmo per assecondare questa nostra voglia costante di sentirci in simbiosi, come un’entità unica. Venne prima lei di me, urlando il mio nome, cosa che feci anche io.
Mi sdraiai accanto a lei. Ci abbracciammo e iniziammo a parlare di molti argomenti stupidi finché, esausti, alle tre e mezza di notte scivolammo in un meritato e piacevolissimo sonno.
Ancora ignoravo che anche la sera successiva il dessert non sarebbe cambiato…
The End
P.S.: Alice ritornerà…
Con quel suo fare da gatta che amavo tanto, Alice mi disse, a pochi centimetri dalle labbra: “Sei stato proprio un artista di gran livello. Ora tocca a me dipingere. Sdraiati a pancia sotto. Subito!”. Avevo sempre sospettato che fosse un’indemoniata, e questo ordine impartito con tanta sicurezza ne era ulteriore riprova. Come avevo guidato io il gioco fino a pochi secondi prima, ora toccava a lei: non ne ero certo dispiaciuto…
Mi distesi prono sul letto: sentivo le sue dita che mi spalmavano la Nutella sulla schiena, seguendo la curvatura della spina dorsale. Non appena cominciò a leccare, mi scappò un: “Uaoooooo” che lei interpretò (giustamente) come un incentivo a proseguire.
Da brava crocerossina, si occupò anche delle braccia. Niente l’avrebbe potuta fermare: riservò attenzione pure alle orecchie, una parte del mio corpo che era particolarmente sensibile agli stimoli. Ci infilò la lingua, e io feci fatica a rimanere lucido: l’eccitazione, mista all’adrenalina, era devastante, e il mio membro, seppur compresso dal materasso, cominciava a dare evidenti segni d’impazienza. Alice, una volta che ebbe terminato di dedicarsi al resto, mi fece girare, spalmò un filo di Nutella sul mio pene ben eretto e succhiò con vivo entusiasmo: non ci sono parole adeguate per esprimere il diluvio di emozioni di quegli attimi. So solo che in pochi istanti venni, e pure copiosamente, nella sua bocca. Da brava ragazza quale non era, inghiottì lo sperma senza problemi, mentre io mi godetti quel momento: credevo davvero di essere in paradiso, sempre che esistesse…
La serata, tuttavia, non era ancora finita.
Andammo in bagno: sarebbe bello dire “per ricomporci”, ma non era così, perché non ne avevamo nessuna intenzione. Pochi minuti, e fummo di nuovo sul materasso, a scambiarci carezze e baci, inizialmente più morbidi, più dolci, più sensuali. Ben presto, ahimè, questi baci persero la loro innocenza: ve l’ho detto, non eravamo mai sazi, il desiderio reciproco ci infiammava di continuo. Avevo un’ardente voglia di fare l’amore con Alice: questa era la verità.
Presi un condom dal cassetto della scrivania, me lo infilai, puntando i miei occhi nei suoi: lei, con uno sguardo da vera tigre, aprì le gambe, mostrandomi il suo sesso (che ormai conoscevo più che bene) decorato da una leggera peluria dorata. Senza attendere un secondo in più, mi feci strada nei suoi meandri più segreti: all’inizio spinsi con dolcezza, poi aumentai il ritmo per assecondare questa nostra voglia costante di sentirci in simbiosi, come un’entità unica. Venne prima lei di me, urlando il mio nome, cosa che feci anche io.
Mi sdraiai accanto a lei. Ci abbracciammo e iniziammo a parlare di molti argomenti stupidi finché, esausti, alle tre e mezza di notte scivolammo in un meritato e piacevolissimo sonno.
Ancora ignoravo che anche la sera successiva il dessert non sarebbe cambiato…
The End
P.S.: Alice ritornerà…
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