Amiche per il corpo

di
genere
saffico

Alessia e Diana erano amiche da una vita. Elementari, medie, superiori: sempre assieme, sempre nello stesso banco. Avevano scelto facoltà diverse, ma il legame era rimasto: un’amicizia così forte è rara, di questi tempi. Conoscevano una i gusti dell’altra, anche in fatto di uomini. Mai prima d’ora erano state attratte da un’esperienza omosessuale. Un pomeriggio, tuttavia, le cose cambiarono.

Le vacanze di Natale erano appena iniziate, e come di consueto si trovarono a casa di Diana per il tradizionale scambio di regali. Il prossimo esame sarebbe stato per entrambe a fine gennaio, quindi avrebbero avuto il tempo per rilassarsi. Non era il solo elemento in comune: da qualche mese erano single. Fra le due, era stata Alessia a darsi maggiormente da fare, ma aveva fatto colpo solo su qualche trascurabile energumeno da discoteca. Diana invece stava uscendo lentamente da una storia di due anni con Francesco: era stata la sua prima vera storia importante, ma purtroppo era finita.

I genitori di Diana erano fuori casa, perciò le due ragazze si trovavano da sole. Chiacchierarono a lungo, come erano abituate a fare fin dalla più tenera età.
“Mi è venuta sete”, disse Alessia.
“Anche a me. Vieni in cucina, che ti offro qualcosa!”, rispose Diana.
“Succo d’arancia, acqua, coca cola… Serviti pure!”.
“Prenderò un succo d’arancia, grazie!”.
Alessia bevve con gusto. Diana le fece notare che una goccia di succo le stava scivolando sotto la maglietta. “Nessun problema! La recuperiamo subito!”. Con l’indice fermò la goccia e se la portò alla bocca. “Fatto!”, e sorrise a Diana, che contraccambiò.
Tornarono in camera: erano allegre come sempre. Piene di vita, come la canzone di Jovanotti. Poco dopo, Alessia andrò in bagno, mentre Diana continuava a cantare il nuovo singolo di J-Ax.

Dieci minuti più tardi, Alessia non era ancora ritornata dal bagno. Diana andò a chiamarla.
“Ale, tutto bene?”, chiese dalla porta del bagno. Nessuna risposta. Riprovò, ma l’esito fu il medesimo. Aprì, ma non c’era nessuno. “Sarà nell’altro bagno!”, pensò Diana. Si diresse lì. Forse per noncuranza, o forse perché era destino, aprì il battente senza bussare. Trovò Alessia priva di mutandine con in mano l’asciugamano di cortesia: aveva appena terminato di lavarsi.
“Scusa se non ho bussato, perdonami!”, affermò Diana uscendo precipitosamente. Era diventata paonazza in viso. Può sembrare strano, ma non aveva mai visto la sua amica con le parti più intime al vento. E tantomeno aveva potuto ammirare il suo curatissimo boschetto di Venere.
Alessia uscì dal bagno apparentemente a proprio agio. “Non preoccuparti, amica. Colpa mia che mi sono trattenuta troppo in bagno. E poi, diciamolo, ci conosciamo da una vita e non ci siamo mai viste nude? Dai, che cavolata!”. Diana fu incapace di replicare. Più che alle ambigue parole dell’amica, era colpita da una sensazione stranissima che la tormentava da un po’: non era in grado di identificarla, ma percepiva che nell’aria c’era qualcosa di diverso dal solito, quel pomeriggio. E il piccolo incidente con Alessia aveva di fatto amplificato quel senso di euforia. Sarà il Natale, provò a tranquillizzarsi Diana. Peccato che lei odiasse il Natale.

“Da quanti anni ci conosciamo?”, fece Alessia. Erano sdraiate sul letto.
“Quindici, quasi sedici”, rispose Diana.
“E non hai mai fantasticato su noi due?”.
A che gioco stava giocando Alessia? “In realtà no, ti ho sempre visto come un’amica. Anzi, come l’amica per eccellenza”.
“Anche io, Diana. Ma non sarebbe bello essere noi due contro tutti? Sbaglio se affermo che ci completiamo a vicenda?”. Alessia si avvicinò. Fra viso e viso lo spazio si stava riducendo sensibilmente. Diana, dal canto suo, era paralizzata. I suoi occhi color nocciola si specchiavano in quelli verde smeraldo dell’amica. Era come ipnotizzata. Una parte di lei avrebbe voluto alzarsi; l’altra, quella predominante, la convinse a rimanere lì.
“La storia con Francesco non ha dimostrato anche a te quanto siano stronzi gli uomini?”. Le accarezzò il volto. Un brivido corse lungo la spina dorsale di Diana. Perché le faceva quest’effetto??? “In effetti è vero, hai ragione…”, sussurrò Diana. Alessia colmò l’esigua distanza fra le due bocche e la baciò.

Fu come respirare aria fresca, per Diana: campane suonarono a festa nella sua mente. Alessia era giovane, bella, e soprattutto era sua amica: mai le avrebbe fatto del male. La sua bocca sapeva di arancia, la sua lingua… beh, la sua lingua stava esplorando ogni centimetro della bocca di Diana. Che si lasciò andare completamente. Circondò con le braccia il viso di Alessia, e restituì il bacio con un ardore, frutto di un desiderio mai espresso, ma che ora stava esplodendo in tutta la sua potenza. Alessia cominciò a baciare il collo dell’amica: Diana agevolò l’operazione togliendosi la maglietta. Anche volendo, non sarebbero state in grado di fermarsi. Quando la passione chiama, è doveroso rispondere.
Non appena le dita smaltate di Alessia raggiunsero i seni, a Diana scappò un gemito. Alessia continuò a baciarla, a leccarla in ogni parte del corpo, anche sulle gambe depilate. Si erano già viste in reggiseno e mutandine, ma ora la situazione era completamente differente: si stavano conoscendo come amanti. Diana, preso a due mani un coraggio che non credeva di possedere, ribaltò Alessia e cominciò a baciarle il corpo ben levigato da anni di palestra. Le infilò la lingua nell’ombelico, poi si dedicò alle cosce, notando con una punta di orgoglio che le mutandine rosse di Alessia erano zuppe. Come le sue, d’altronde.
“Arriviamo sino in fondo, ti prego…”. Il tono di Alessia era supplicante. Da maestra si era improvvisamente trasformata in allieva. “Naturalmente, mia piccola Alessia”: Diana ci aveva preso gusto. In un batter d’occhio furono nude e sempre più ansimanti. La lingua di Diana si avvicinò con circospezione al sesso di Alessia; lo mise a fuoco, e sferrò l’attacco. Un attacco dolcissimo, visto come Alessia si contorceva. Il movimento circolare della lingua di Diana continuava senza un attimo di sosta: l’orgasmo arrivò, devastante, e travolse ogni cosa.
Bacio veloce sulle labbra della padrona di casa, e Alessia la ebbe sotto di sé. Le torturò i capezzoli ipersensibili: bastò qualche leccata a far ansimare Diana. Nascose il volto fra le cosce dell’amica e le stimolò il clitoride con dito e lingua: Diana non aveva mai provato una sensazione così celestiale. Altro che Francesco!!! Venne copiosamente, gridando: “Oh, Alessia!!!!”. Il brivido dell’eccitazione scemò lentamente. Ora erano avvinghiate l’una all’altra, come due giovani virgulti appena sbocciati.
“Finalmente ho capito cosa veramente significhi fare l’amore”, disse Alessia, fra un bacio e l’altro.
“Travolgente. Non riesco a trovare altri aggettivi”, concordò Diana.

Ripresero a baciarsi con passione, mentre il sole tramontava all’orizzonte, regalando un ultimo bagliore a quella nuova e magnifica coppia di giovani donne.
scritto il
2016-09-27
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